IL MITO DELLA NUTRIZIONE STIMOLANTE Da un vecchio articolo
Transcript
IL MITO DELLA NUTRIZIONE STIMOLANTE Da un vecchio articolo
IL MITO DELLA NUTRIZIONE STIMOLANTE Da un vecchio articolo di Steve Taber, una puntualizzazione e uno stile esemplare di osservazione degli alveari rivolto alla pratica. Nota del traduttore: all’epoca della stesura dell’articolo Steve Taber viveva a Vacaville, California, situata nell’interno, tra San Francisco e Sacramento, dagli inverni miti ed estati calde, con media delle massime estiva di 34-35°C e media delle minime invernale di 2-3°C. L’arnia a cui Taber fa riferimento è l’arnia Langstroth, col nido delle stesse misure del melario, che permette manipolazioni difficili con l’arnia Dadant-Blatt (sovrapposizione del nido al melario, arnia grattacielo, ecc.). L’arnia Langstroth è in genere a dieci telaini di mm 448x232, distanziati di 35 mm da centro a centro. Non è chiaro di che tipo di ape si fa uso, anche se possiamo ipotizzare che si tratti di ligustica. Qualunque differenza di contesto nulla toglie comunque alla qualità dell’osservazione e al suo indirizzo pratico-produttivo. (P.F.) Questo articolo affronta il concetto di “stimolo” -che molti apicoltori pensano di poter esercitare sulle api nutrendole con sciroppo zuccherino. Per “stimolare” si intende portare le api ad allevare più covata e più api, e quindi ad avere una popolazione di api più consistente al momento del flusso nettarifero. Ebbene, non è così. Pensateci un po’ e probabilmente concorderete con me. Nessun animale (e le api sono animali) può essere stimolato a fare qualsiasi cosa essendo nutrito con una dieta di semplici carboidrati, se non per un breve momento. Se le api devono essere stimolate ad allevare più covata per produrre più api prima del flusso nettarifero, occorre sia somministrata loro una dieta equilibrata. E una dieta equilibrata per le api è la stessa che per tutti gli altri animali; dovrà contenere carboidrati, proteine, grassi, vitamine, minerali e certi sali. Come sapete, il miele consiste principalmente in carboidrati, il che comporta che sia il polline a fornire tutto il resto della nutrizione necessaria. Analisi chimiche hanno rivelato una notevole variabilità nel valore nutritivo del polline di differenti specie di piante. Ci possiamo aspettare che una miscela di pollini di piante diverse sia più nutriente, per le api, che non il polline proveniente da una singola fonte, così come noi non possiamo, nella nostra dieta, ricavare tutto quello di cui abbiamo bisogno da carne, patate e una verdura. Abbiamo anche bisogno di frutta, noci, molti tipi di verdura e una varietà di carni diverse, uova e latte o latticini. Quando è fondamentale per me stimolare le api, per esempio a metà inverno, quando voglio avere fuchi maturi a fini di inseminazione artificiale verso il primo di gennaio, dò come nutrimento una miscela di polline (vero polline, non un surrogato) e zucchero, aggiungendo un po’ d’ acqua per amalgamare il tutto. Se la miscela consiste in due parti di zucchero per una di polline, le api accumuleranno nell’alveare lo zucchero in più come se fosse miele. Se la miscela consiste in 2 parti di polline per una di zucchero, le api consumeranno miele in prossimità della covata. Questa miscela di polline e zucchero (una pasta densa) viene posta nelle immediate vicinanze del glomere e viene rinnovata ogni 4-6 giorni perché le api la consumeranno molto velocemente. Sì, le api vengono stimolate, e allevano più api che non a primavera. Quando inizio questo regime intorno al primo di dicembre, otterrò quasi sempre che le famiglie allevino fuchi intorno al primo di gennaio. Torniamo allora al mito. Di solito le api sviluppano la loro popolazione in primavera e il consiglio che viene dato è che le api hanno bisogno di una soluzione leggera di acqua e zucchero per stimolarle ad allevare più covata. Funziona? Sì. Perché allora ho parlato di mito? La maggior parte degli apicoltori tengono le loro api in una camera di covata oppure in una e mezza, sistemando un escludiregina sopra la camera di covata più alta quando inizia il flusso nettarifero. In uno spazio così limitato le api con la regina non hanno abbastanza capacità nei favi per immagazzinare miele sufficiente, sicchè in realtà sono alla fame. Appena le api arrivano a un livello di fame in un qualsiasi favo, il ritmo di ovideposizione si riduce e le larve vengono mangiate per ridurre la richiesta di cibo nell’alveare. Il fatto può verificarsi in qualche parte dell’alveare e non in qualche altra. Facciamo un esempio. La primavera prossima, dopo che è stato raccolto tanto polline ma ancora poco o niente miele –diciamo all’incirca quando il tarassaco ha finito di fiorire- guarda attentamente il nido di covata. Vedi miele e polline in ogni favo? E i telaini di covata nel mezzo della covata sono quasi secchi e senza miele? E i telaini sovrastanti il nido rivelano che la regina sta avanzando verso l’alto con la covata, ma non c’è quasi miele nei telaini centrali? Al tempo stesso puoi notare che i favi esterni sono quasi solidi e pieni di miele opercolato. Se è questo che si verifica, nutrendo con sciroppo zuccherino allevierai la fame al centro del nido di covata e la regina andrà aumentando il ritmo della deposizione. Non avrai stimolato le api ad allevare più covata; avrai ridotto l’area di fame all’interno della famiglia. Il vecchio miele opercolato dell’anno precedente adesso sarà granuloso e difficile per le api da usare. Quando i telai di miele sono distribuiti in tre corpi-cassa standard o in quattro del tipo Illinois, così che si può collocare un po’ di miele al di sotto, un po’ di lato e un po’ al di sopra del nido di covata, allora le api possono disopercolarlo e liquefarlo molto più prontamente. E una nutrizione stimolante di solo sciroppo zuccherino non sarà necessaria. Analogamente, ho ascoltato gli argomenti degli apicoltori del Sud e del Sudovest in previsione della fine dell’estate. Il flusso nettarifero è da tempo finito e le api hanno bisogno di cibo, ma gli apicoltori non nutrirebbero le api ora perché lo zucchero si trasformerebbe in più api in un momento in cui più api sono inutili. Questa è una considerazione seria, quando stai parlando di nutrire un migliaio di famiglie con un gallone (circa 3 litri e 800) di sciroppo al costo di 2.20 dollari il gallone- più la manodopera. Le api non si nutrono di miele o zucchero per il solo fatto che essi sono lì. Studi del dott.C. Peng dell’Università di California hanno mostrato che alveari più popolosi per l’impollinazione del mandorlo vengono ottenuti nutrendo le famiglie d’autunno, non solo con sciroppo zuccherino, ma anche con un surrogato del polline. In poche parole, cercate di far sì che la zona dedicata alla covata sia circondata di miele quasi sempre. Durante le 3 o le 8 settimane di flusso nettarifero, le api avranno abbastanza miele dappertutto nell’alveare. Molte altre volte nel corso dell’anno non avranno abbastanza miele, se saranno tenute confinate nello spazio limitato di un corpo cassa o un corpo cassa e mezzo. Avranno frequentemente, nel corso dell’anno, periodi in cui soffriranno parzialmente la fame. Del miele opercolato o non opercolato collocato al di sotto del nido di covata sarà spostato dalle api in una zona al di sopra del nido di covata e in questo modo fornirà un rifornimento immediato per la nutrizione stimolante, impedendo che accada una situazione di fame. Da American Bee Journal, ottobre 1986