Recensione_2015-16_n° 8_La regola del gioco

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Recensione_2015-16_n° 8_La regola del gioco
Cineforum G. Verdi
www.cineverdi.it
La regola del gioco
CAST TECNICO ARTISTICO
Regia
Michael Cuesta
Sceneggiatura
Peter Landesman
Soggetto
Nick Schou, Gary Webb
Fotografia
Sean Bobbitt
Montaggio
Brian A. Kates
Musiche
Nathan Johnson
Distribuzione
BIM Distribuzione
Paese
USA 2014
Durata
112’
INTERPRETI E PERSONAGGI
Jeremy Renner
Gary Webb
Rosemarie DeWitt Susan Webb
Ray Liotta
John Cullen
Barry Pepper
Russell Dodson
Elizabeth Winstead Anna Simons
Tim Blake Nelson Alan Fenster
Che cosa fa (o dovrebbe fare) un giornalista?
Raccontare i fatti e informare l’opinione
pubblica, ossia la gente normale la quale
ha il diritto, ad esempio, di conoscere
come funziona il sistema dal quale è
governata. Tuttavia, “Alcune storie sono
troppo vere per essere raccontate”.
Questa è l’amara conclusione alla quale
il protagonista del film non vuole arrendersi e contro la quale continua pervicacemente a combattere.
Il giornalista Gary Webb, efficacemente
interpretato dall’attore Jeremy Renner, si
trova, per caso, coinvolto in uno scoop
che non solo potrebbe dare la svolta alla
sua carriera ma che, soprattutto, è destinato a scandalizzare o, meglio, suscitare
disgusto nella cittadinanza: disgusto per
41°° anno
8°° film
la natura degli attori coinvolti (enti gover
governativi) ma soprattutto p
per la spiacevole
sensazione che “il fine giustifichi i mezzi”
anche a costo di sacrificare vittime
ignare del fatto di essere pedine di un
gioco più grande e che non hanno avuto
la possibilità di scegliere di abbracciare
la lotta alla quale sono immolate.
Il lavoro investigativo porta Gary Webb a
scoprire il coinvolgimento della CIA nello
spaccio di droga negli USA, negli anni
del mandato presidenziale Re
Reagan, che
aveva come destinataria la popolazione
afro-americana
americana e i cui proventi erano
destinati a finanziare l’acquisto di armi
per sostenere i Contras del Nicaragua
nella lotta contro il regime comunista.
Tramite un racconto coerente e lucido il
regista Michael Cuesta non descrive
solo l’evolversi della inv
investigazione in
uno stile da reportage ma si sforza di
trasferire plasticamente sullo schermo
l’effetto che quella scelta politica ha
prodotto su una parte della società
americana, ovvero quella che si è deciso
consapevolmente di sacrificare.
E’ sufficiente
e una sola scena, ossia quel
quella in cui il giornalista scende dall’auto nel
quartiere di South Central, per restituire
allo spettatore gli effetti devastanti della
diffusione localizzata della droga e la
ghettizzazione che essa ha prodotto in
una fascia della
la popolazione.
Ciò che intende fare Webb è permettere
alla persone di domandarsi se l’espor
l’esportazione del modello di libertà americana
nella lotta al comunismo valeva il costo
di nuova schiavitù, la schiavitù alla droga
e se sia accettabile una società in cui i
“guardiani” della democrazia ritengano di
non dover rispondere delle proprie azio
azioni. Per un breve momento sembra che il
La regola del gioco
18 - 19 - 20 - 21 novembre 2015
coraggioso giornalista trovi altri disposti
a condividere con lui il fardello della
indignazione sociale, morale e umana di
tale vicenda, salvo poi trovarsi solo.
dipinto come un “pazzo visionario”:
l’aspro discorso di Gary Webb al
momento della consegna del premio
come giornalista dell’anno rivela la
delusione di un uomo per il tradimento
dei colleghi che gli voltano le spalle ma
anche l’umanità di un uomo al quale
sono state tolte le certezze di ciò che lo
definisce, il valore della verità e il valore
del proprio lavoro.
Il riscatto di Gary Webb e del suo lavoro
vengono lasciati a delle note prime dei
titoli di coda che alimentano nello spettatore il senso di sconforto che domina
l’intero film: possibile che l’aver pagato
con la morte la tenacia con cui si è difesa la verità meriti solo poche stringate
parole alla fine del film della propria vita?
Possibile che quando finalmente tutti
sono costretti ad ammettere che la dark
alliance fra CIA e trafficanti di droga
esisteva, si debba constatare che esiste
un tempo per la verità e che la verità ha
una scadenza passando in secondo
piano surclassata dallo scandalo
sessuale Clinton-Lewinsky?
Il film di Michael Cuesta non cerca di
appassionare lo spettatore con colpi di
scena o immagini di grande pathos
emotivo, si limita a mostrare la cruda
semplicità della verità.
Ellen Balasso
[email protected]
Infatti, la acclamazione dell’impavido
Gary Webb lascia il posto alla necessità
di insabbiare un fatto “scomodo” diffamando colui che se ne è fatto portavoce
e screditandone il lavoro. La vicenda
lavorativa si innesta nella vicenda
famigliare e mostra l’inquietudine di un
uomo appassionato della verità e del
proprio lavoro, diviso fra l’imperativo
morale di rivelare una scellerata stortura
del sistema e l’ansia di salvaguardare il
proprio mondo e i propri affetti.
Il titolo originale del film Kill the messenger rende appieno il risvolto di denuncia
che è insito nella narrazione di questa
storia vera basata su due libri: Dark
Alliance, resoconto dell’indagine investigativa narcotraffico-Cia firmata dallo
stesso Webb, e Kill the Messenger di
Nick Shou, biografia di Gary Webb.
Il film rappresenta sia la celebrazione
dell’impegno che Webb ripose nella
ricerca della verità (ex post, acclarato
che i fatti raccontati sono veritieri,
nessuno potrebbe esimersi dall’apprezzare il lavoro investigativo) sia il senso di
amarezza e di inquietudine che inevitabilmente segnò la vita del protagonista
che si trovò improvvisamente ad essere
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41°° anno
8°° film
Il regista
L’attore
Michael Cuesta
nato l’8 luglio 1963
a New York (USA)
Jeremy_Renner
nato il 7 gennaio 1971
a Modesto (USA)
alcuni tra i film più importanti
(2014) Kill the messenger
(2009) Tell tale
(2005) 12 and holding
(2001) L.I.E.
La locandina
per The Hurt Locker e per The Town
(2012) The bourne legacy
(2010) The town
(2007) The hurt locker
(2005) Take
Voti film rassegna
stavano a cuore e quelle che lo hanno
ostacolato. Qualcuno si chiederà perché nel
film non compaiano gli ultimi anni della sua
vita. Io credo che la sua storia sia già stata
abbastanza difficile, e noi volevamo fare un
film sulla sua vita, sui suoi successi e i suoi
difetti, e sul mostro contro cui ha dovuto
lottare”. “Gary ha pagato un prezzo
altissimo. Volendo trovare in questa vicenda
un lato positivo, possiamo dire che alla fine è
riuscito a far crollare la CIA: ha portato il
Direttore dell’Agenzia, John Deutch, davanti
alla comunità afro-americana.
americana. Un evento
senza precedenti. Ha smascherato gli intrighi
dell’informazione e della politica”.
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La teoria del tutto
La famiglia Belier
Suite Francese
L’ultimo lupo
Still Alice
Nessuno si salva da solo
Mia madre
18 - 19 - 20 - 21 novembre 2015
Il prossimo film
Premi e riconoscimenti
Il protagonista Jeremy Renner è
stato candidato all’Oscar 2 volte:
alcuni tra i film più importanti
da una intervista al regista
“Gary era un doberman. Grintoso e insistente, affrontava i fatti con la convinzione incrollabile che il pubblico avesse diritto a sapere la
verità. Era il cronista della gente comune, del
popolo. Aveva un’idea molto chiara del significato di cose come la verità e la giustizia. Era
una persona autentica, che amava i gruppi
punk e l’hockey. Non aveva paura di mettersi
contro i pezzi grossi. Abbiamo bisogno di
persone come lui, soprattutto oggi che
rischiamo di perderci nel labirinto mediatico
di politicanti e opinionisti”.
“Per me era importante assumere il punto di
vista di Gary” spiega Cuesta. “Volevo mettere
al centro le sue motivazioni, le cose che gli
La regola del gioco
di Fatih Akim
Germania – drammatico – 138’
Il film racconta il genocidio degli armeni nel
1915 e l'avventurosa ricerca di sopravvissuti
da parte dei loro parenti. Il protagonista
Tahar Rahim vaga per molti anni in cerca
delle figlie disperse, viaggiando per diversi
continenti. Un film epico e puro, di grande
intensità e bellezza.
La parola al pubblico
4,44
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4,29
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4,06
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Cinema Verdi - Breganze
martedì 24 novembre ore 20.45
rassegna SENZA ORARIO SENZA BANDIERA
Forza maggiore
ingresso gratuito per i soci Cineforum
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L’ULTIMO LUPO
“I paesaggi stupendi, i colori, la natura, i volti di un
popolo lontano e fiero … la storia di un lupo che
nella mia mente ha rievocato numerose emozioni
e portato ad altre suggestion: il “mito” della lupa
di Roma, San Francesco e il lupo ammansito .. le
fiabe dell’infanzia”
“Rientrata a casa con addosso le splendide
immagini del film. Quei panorami e quei colori mi
sono piaciuti più ancora della storia in sé, che pur
sa inviare messaggi e scatenare discussioni.
L’amore non è schiavizzare un dio bensì spronarlo
a correre nelle immense steppe della vita.” G.