VAFFANSTUDIO
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C.i.p. IL GIORNALINO LIBERO , AUTOFINANZIATO ED INDIPENDENTE V AFFANSTUDIO N UMERO DUE I lavoratori e le lavoratrici di Acerra chiedono risposte: «Siamo disperati e soli!» C ONTRO D iciassette Febbraio 2014: la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori della Campania, indetta dalle diverse organizzazioni sindacali, si espande a macchia d’olio, e giunge anche all’Alfonso Maria de’ Liguori, il liceo polispecialistico di Acerra, occupato dagli addetti alle pulizie. Le agitazioni erano iniziate già da qualche tempo, tramite tre giorni di sciopero, ma con l’avvicinarsi del “colpo mortale” – così definiscono i lavoratori e le lavoratrici la scadenza dell’appalto delle pulizie del 28 Febbraio – i manifestanti hanno ritenuto necessario bloccare tutte le attività didattiche ed occupare i plessi scolastici della regione, dimostrando che dopotutto il corretto funzionamento della scuola dipende anche da loro, che contribuiscono a rendere l’ambiente igienico e pulito. «Il colpo mortale», ci spiega Michele Sorrentino, rappre- I 5000 LICENZIAMENTI sentante sindacale della CGIL e addetto alle pulizie in mobilitazione «consiste in nuovi tagli, dal 35% al 50%, che riguardano sia il personale, sia il monte ore e sia, inevitabilmente, i salari, già troppo bassi.» Le 36 ore di lavoro che dopo anni di lotta erano state conquistate dai lavoratori sono dunque in pericolo, e a pochi giorni dalla scadenza dell’appalto più di 5000 addetti alle pulizie rischiano il licenziamento e la cassa integrazione, e per gli altri si prospetta una condizione ancora più precaria di lavoro. «Siamo disperati», è il loro inequivocabile commento, che evidenzia l’inefficienza di un Governo debole con i forti e forte con i deboli, che non si preoccupa di garantire una vita dignitosa a chi onestamente ogni giorno lavora per sostentare la propria famiglia, ma che anzi ritiene la protesta sbagliata in modi e tempi, e si prepara a sgomberare più di 70 scuole in occupazione. La loro richiesta di stabilizzazione, dunque, risuona prepotentemente anche nella città di Acerra, e chi ha risposto immediatamente alla richiesta di comprensione e solidarietà dei lavoratori sono gli studenti: «Non si può condannare l'occupazione in quanto tale, ed essa pur rimanendo una forma di protesta estrema per esprimere il proprio dissenso si rivela nella maggior parte dei casi la più incisiva e forte, nonostante i disagi che si creano inevitabilmente per altre componenti della comunità scolastica. I lavoratori hanno tutta la solidarietà degli studenti. Non si può rimanere indifferenti», recita il loro comunicato stampa. La Costituzione stabilisce che la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro, ma negli ultimi anni, sembra più fondata sui tagli e sulle false promesse. A cura di Francesco Esposito A firma della redazione tutta Chi è il nuovo ministro Fra le pagine di Io e te, Ucraina sull’orlo della guerra: perché? di Niccolò Ammaniti della (d)istruzione? (scritto da Sabatino Rosario Esposito) (scritto da Valentina Terracciano) (scritto da Davide Pascarella) Governo Renzi, governo Letta, governo Monti, governo Berlusconi, sempre la solita storia: la scuola non funziona. Il nuovo ministro Giannini non si differenzia dai vecchi, e riporta in auge gli scempi già visti e cancellati anni fa: scuole sempre più private, prestito d’onore… si può? (a pag. 16) Ammaniti è senza dubbio uno degli autori più interessanti del duemila: dal crudo realismo di Fango agli ultimi lavori, premiati anche con un premio Strega, ha stravolto un po’ la monotona scena letteraria italiana. Il suo ultimo lavoro è Io e te… facciamo un viaggio fra le sue pagine? (a pag. 10) Il terrore di un conflitto armato aleggia sull’intera Europa; il lezzo di guerra inizia ad essere fiutato nei paesi più vicini a Russia ed Ucraina: in che situazione ci troviamo? Cosa sta spingendo i due paesi l’uno contro l’altro? Ragioni politiche, geografiche, etniche… o altro? (a pag. 5) C o s ’ è Vaffanstudio? Vaffanstudio è un giornalino studentesco libero, autofinanziato, apartitico ed indipendente, nato dalla volontà dei ragazzi del Liceo Alfonso Maria De’ Liguori di poter esprimere la propria opinione in ogni ambito. In questo numero Attualità: il dramma delle nuove generazioni. Liceo: nasce ufficialmente il comitato studentesco. Italia: pedofilia ed eutanasia, pareri contrastanti. Cinema: speciale Premio Oscar. Musica: il punk. Poesia: Pablo Neruda. E tanto altro. Perché “Vaffanstudio”? Graffiante, provocatorio, diretto. Rimane impresso nella mente. Invita a studiare. Perché no, piuttosto? Biocidio & Attualità V AFFANSTUDIO #A CERRA Volti che si inabissano nell’ordinario di cui siamo composti; corpi che sfilano e si maledicono, camminando in quell’aria sudicia. Nitide macchie di sudore sui corpi affranti. Mille catastrofi che sfiorano o inabissano quei cauti gioielli viventi. Torrenti di pensieri che, continuamente, scorrono e divengono. Consuete lotte per l’affermazione di valori inesistenti. Gentaglia che si contente un potere assoluto, di cui tutti siamo succubi e il ribelle viene diffamato; il popolo è eretico, poiché non crede, non “professa” l’unica fede dello stato. Ubriachi di futili passioni, cortigiani e finti samaritani, fetidi di sensazioni. Si capta negatività nelle iridi degli schiavi, che vagheggiano una libertà spirituale che li attanaglia, ma assentono comunque al fatum che li ostacola. Ci si invaghisce dello scrittore dannato e riluttante, dice la verità e il pubblico odia le menzogne. Parla poco e stila tanto; crea una sua lingua, mentre si appropria della cultura. Narcisisti scontrosi che ti sputano in faccia la libertà. Inesistenze che prendono vita, mentre i principi bruciano. Cadono mondi e le distese di parole su cui siamo fondati. Aspri veleni giacciono nell’aria, così come il rammarico ipocondriaco dei passanti, che scrutano gli “arva” delicati e consumati. Boschi di paure, selve oscure e paludi rarefatte. Mondi eterni scomposti, nuvole pizzicanti. Sincerità sprecata, vite afflitte ed infrante. Soddisfazioni perdute, normalità ricercata, ciclicità distrutta e riproduzione contagiata. Fortuna, mistero o reale virtù ritrovata? Pecore a tre teste, sembra fantascienza. Paralisi di tristezza, comunità irrilevante ed ormai imperfetta; figli di una natura ammalata; la stessa che è eterna saggezza. Ho una macchina da scrivere senza fogli, né inchiostro; sono pensieri che tasto senza mai trattenerli. Mi scontro sulla mia terra sconfitta, il cui respiro affannato mi strema. Evinco dimostrazioni impossibili, ma tanto già so che non servirà a nulla il mio pensiero, perché la condizione da me introdotta, non vale ancora. Contrapposizioni che attanagliano il profumo infetto del mio reame, colori che appassiscono a causa dell’invincibile “infezione del cielo”. Qui un tempo i prati brulicavano di fortuna e vita, ora non esce manco più sangue dai corpi morti invano. Tratto da #Acerra, a cura di Maria Perfetto F INALMENTE NASCE IL COMITATO STUDENTESCO DEL L ICEO A cura di Francesco Esposito Uno spazio reale di condivisione, discussione e partecipazione per gli studenti del liceo De’ Liguori: questo è il Comitato Studentesco che ufficialmente, nel Febbraio del 2014, apre i battenti. Il DPR 567 del ‘96 valorizza il ruolo del Comitato Studentesco, unico organo di partecipazione democratica degli studenti della scuola, che introduce lo studente all’approfondimento del concetto di rappresentanza: ne fanno parte, infatti, tutti i Rappresentanti di Classe, d’Istituto e degli Studenti alla Consulta Provinciale. Nasce dunque, anche al liceo di Acerra, uno strumento di democrazia che permette lo sviluppo della cittadinanza attiva del giovane, protagonista prima nella scuola e poi nella società, tramite ore di confronto e tramite la crescita della comunicazione, che avviene, appunto, per voce dei Rappresentanti di Classe, che hanno il compito di ricordare ciò che emerge dalle discussioni delle assemblee delle loro singole classi e di portare quindi all’attenzione del Comitato le problematiche, le proposte, i bisogni e i desideri di tutti gli studenti della scuola. Naturalmente, potranno partecipare come uditori alle assemblee del Comitato anche coloro che non occupano ruoli istituzionali nella comunità scolastica. Oltre a discutere tali proposte e ad elaborare poi documenti da presentare al Consiglio d’Istituto, l’organo collegiale studentesco può approvare o meno i progetti che fanno riferimento ai soldi destinati alla DPR 567/96, che devono essere presentati con un budget dettagliato ed una relazione sui costi. Il Comitato, secondo il comma 5 dell’articolo 4 del suddetto DPR, adotta un regolamento interno di organizzazione dei propri lavori, anche per commissioni e gruppi, ed esprime un gruppo di gestione, coordinato da uno studente maggiorenne, che può assumere la responsabilità della realizzazione e del regolare svolgimento di talune iniziative. Durante la prima riunione, gli studenti del liceo discuteranno anche e soprattutto di questo. «Un notevolissimo passo avanti per la comunità liceale acerrana. Il Comitato, oltre ad essere un forte mezzo per gestire correttamente le proprie idee, è un altro collante per il liceo, già unito in ideali e motivazioni. Sono spe- ranzoso per quanto riguarda la durata, sicuramente longeva, del progetto», dichiara Giovanni Bruno, Rappresentante d’Istituto del liceo, fra i principali promotori della nascita dell’organo. I Rappresentanti d’Istituto sperano, infatti, che i tanti semi gettati quest’anno siano coltivati con responsabilità da chi l’anno prossimo rimarrà in questa scuola e avrà il compito di continuare a costruire su queste basi. Un importante augurio è che discutendo in Comitato possano nascere altri gruppi autogestiti di studenti che la pensano allo stesso modo, i collettivi, e che tutti insieme possano lavorare per il raggiungimento degli obiettivi preposti per il liceo De Liguori e per la scuola italiana in generale. C.i.p. P AGINA 2 DUE Cronaca & Attualità P AGINA 3 I N B ELGIO L ’ EUTANASIA È LEGALE PER I MINORI : GIUSTO O NO ? A cura di Maria Perfetto [Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza] - Deuteronomio, 30:19. Cos’è la vita? «La piena irresponsabilità dell'uomo per il suo agire e per il suo essere è la goccia più amara che chi persegue la conoscenza deve inghiottire.», rispondeva Nietzsche. eutanaṡìa s.f. [dal greco εὐϑανασία, composto di εὖ, «bene» e ϑάνατος, «morte». 1. Nel pensiero filosofico antico, la morte bella, tranquilla e naturale, accettata con spirito sereno e intesa come il perfetto compimento della vita. 2. Morte non dolorosa, ossia il porre deliberatamente termine alla vita di un paziente al fine di evitare, in caso di malattie incurabili, sofferenze prolungate nel tempo o una lunga agonia. (Enciclopedia Treccani). La svolta del nostro secolo: approvano l’eutanasia in Belgio anche sui minori. Sono 86 i voti a favore, 44 i contrari e 12 gli astenuti. Dal 2002 il Belgio aveva approvato tale pratica, ma adesso essa è stata estesa anche sui minori, nonostante la nota contrarietà da parte della Chiesa e di alcuni medici. L’arcivescovo di Bruxelles, AndréJoseph Léonard, ha dato vita ad un suo movimento di preghiera nella diocesi, per esprimere il proprio dissenso riguardo la decisione, così come tutta la Chiesa belga. Ci si preoccupa eccessivamente: il tutto è visto come un’opportunità di farla finita per chi è stanco di vivere. La protesta si evolve, tuttavia, e un gruppo di 38 pediatri diffonde la propria opinione: è così necessario compiere suicidi assistiti su minori in stato vegetativo? Non sono solo i pediatri e la Chiesa a opporsi; cittadini denominati Dossards jaunes si uniscono: si definiscono apolitici e aconfessionali, denunciano l’incompetenza dei parlamentari rispetto a tale ambito, scendono in piazza e condannano i 6mila casi di eutanasia effettuati nel paese. Un “gran” passo avanti, dunque. I paesi in cui tale pratica viene effettuata sono, in ogni caso, svariati, e puntare il dito verso il Belgio sarebbe sbagliato. L’associazione italiana di Oncologia Medica si ritiene favorevole nella maggior parte dei casi, ma il moralismo attanaglia la gente: non bisogna sottrarre il libero arbitrio agli ammalati, che devono poter decidere da sé della propria vita, se in condizioni di farlo. È possibile legalizzarla in Italia? Non proprio. Come non ricordare le polemiche generate dal caso di Eluana Englaro? Silvio Berlusconi in quel caso affermò che la ragazza avrebbe persino potuto avere un figlio, per fermare l’omicidio, in maniera assolutamente deprimente e ripugnante. prodotti nella parte finale della sua esistenza. Così scriveva: « Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. [...] Purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita, è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. » Dunque, breve, ma toccante: in poche righe, rende l’angoscia e “Eluana respira, ha una vita il tormento di una vita non piena, le sentenze non sono vissuta. state chiare” , titolò rincarando la dose La Repubblica il 31 «Non c’è salvezza possibile», scrigennaio 2009. veva Saramago. «E poi, che significa parlare di salvezza? Che sia La scienza confermò dapprima fisica o metafisica, non abbiamo via le condizioni di sicuro nond’uscita. Se si considera che l’ultimiglioramento della donna, ma frase del romanzo è anche la mentre Chiesa e politici contiprima, si capirà che tutto si ripete, nuavano a obbligarla a continuasenza scampo.» re la sua pura agonia, di “vivere”, morendo, ogni gior- Ed allora speriamo che un giorno. Eluana invecchiava, tra le no tutta questa ipocrisia venga mura di un ospedale. La chia- spazzata via, sovrastata da un mano “difesa della vita”, ma briciolo di pietà per queste quale? Ricordiamo, inoltre, il persone che, nate con dignità, è famosissimo ‘caso mediatico’ di con dignità che vorrebbero Piergiorgio Welby: ancora morire, senza provare le tortucosciente, si oppose all’accani- re della sofferenza fisica e lamento terapeutico e si batté per sciando la loro vita nella tranil diritto all’eutanasia. Lottò quillità, chiudendo gli occhi e duramente per l’interruzione semplicemente dormendo. delle cure che lo tenevano in vita, soprattutto negli scritti I TALIANI SEMPRE PIÙ TOLLERANTI SUGLI ABUSI AI MINORI A cura di Christian Soriano Per molti anni il reato di pedofilia è stato additato come il peggior crimine che un uomo potesse commettere, con l'indignazione dei cittadini che spinse a proporre misure repressive come la castrazione chimica. Ma le notizie degli ultimi giorni ci descrivono uno strano cambio dell’opinione pubblica. Mentre il mondo sta diventando sempre più intransigente in materia (l'ONU ha accusato il Vaticano di aver permesso gli abusi sessuali dei preti), un italiano su 3 (38%), secondo l'indagine Ipsos per Save the children, afferma di tollerare rapporti sessuali tra adulti e adolescenti. Com'è possibile che in Italia si stia andando in direzione completamente opposta a quella della tutela dei minori? In quest'ultimo periodo stiamo assistendo ad uno strano (ma ormai non più tanto) caso di indirizzamento mediatico. Di pedofilia ne si sente parlare sempre di meno e in toni sempre più distorti. In breve tempo, quasi senza che ce ne rendessimo conto, le vittime si sono trasformate in "babysquillo", quasi a voler attribuire una parte della colpa anche a loro. Una buffa coincidenza anche la somiglianza della percentuale del premio di maggioranza (37%) con quella della tolleranza verso questi rapporti (38%), un dato che, senza ricadere in uno sterile complottiamo, disegna una situazione su cui bisogna far chiarezza. Sarà che il desiderio di voler legittimare determinate figure politiche invischiate in casi del genere sia così forte ed inculcato da sopraffare persino la morale? Noi vi invitiamo a riflettere. C.i.p. N UMERO Cronaca & Attualità V AFFANSTUDIO S UICIDA A 14 ANNI PER INSULTI ONLINE : È QUESTA LA NUOVA GENERAZIONE ? A cura di Davide Pascarella Shoccante l’avvenimento: s’è gettata dal tetto di un hotel, precipitando per trenta metri nel vuoto ed atterrando, sfracellandosi, sul marciapiede. La causa, assurda, gli insulti ricevuti su Ask.fm, un social network che permette di inoltrare e rispondere a domande, anonime o meno. Tragedia senza pari per i genitori, ai quali è indirizzata l’ultima lettera della quattordicenne, trovata accanto al suo zaino insieme ad altre: «Scusatemi per avervi deluso», scrive. Autolesionista, fumatrice, forse per moda: erano queste le sue caratteristiche, sulle quali gli insultatori facevano leva. Esagerando, troppo, con toni cattivi e sadici. Sicuramente una ragazza debole, con problemi interiori già presenti da prima degli attacchi ci- bernetici. Ma non è l’unico caso del genere. Questo non è che l’ultimo di una serie di suicidi (o tentati tali) di ragazzi e ragazze che i diciott’anni neanche li avevano compiuti. Lanciarsi da un palazzo, tagliarsi una vena, e per i più audaci impiccarsi in un parco: queste le risposte della società moderna, o di una parte di essa, ai problemi della vita adolescenziale. Che senso ha questa dilagante «imbecillità», questa fragilità nei giovani che mai nella storia ha avuto pari? Penso a malincuore che la vita reale, in contrapposizione a quella virtuale, abbia perso di valore; viviamo in un mondo nel quale una realtà fittizia può prendere (ed, in alcuni casi, ha già preso) il posto di quella effettiva. Soffrire a causa del simulato, del non-concreto, è ormai diventato qualcosa di talmente grave, per alcuni, da privare l’esistere del suo valore: a volte per un tormento interiore dettato da ben più gravi situazioni, ma purtroppo a volte anche per semplici crisi tipiche dei teenagers. Fosse un caso isolato, si andrebbe a puntare il dito verso il singolo atto, ma il fatto è ben più grave. La quattordicenne in coma per aver tentato il suicidio a Reggio Calabria dopo la diffusione di un suo video erotico privato; il quindicenne gay romano suicidatosi per gli insulti omofobi che riceveva; sono solo altre vittime, ragazzi divorati da un qualcosa di più grande di loro, emblemi di una realtà ciclica che si ripete quotidianamente. I giovani hanno perso l’attaccamento alla vita? O sono stati solo divorati dalla modernità, educati ad una violenza verso gli altri e verso sé stessi per il solo gusto del barbarico? E, di contro, sono anche diventati più fragili, insicuri, incapaci di affrontare il minimo problema senza ricorrere alla drasticità? A mio parere: sì. Sono due facce della stessa medaglia: la modernità ha generato giovani violenti “per vezzo”, non solo fisicamente ma anche psicologicamente, incapaci di concepire la gravità dei propri gesti; e giovani fragili, troppo predisposti ad abbattersi, con una visione distorta della loro età e del loro tempo. I bulli del novecento agiscono su due binari: quello corporeo (mentre gli altri filmano con i loro smartphones, come a Bollate), e quello telematico, ben nascosti dietro uno schermo e un protettivo anonimato. È scempio generazionale? Sì. F ACIMMECE ‘ E FATT ’ ‘ E LL ’ ATE ! - UN INCONTRO CON L UCIA B ORSELLINO A cura di Mary Perfetto e Saba- progetto Organizzare la spetino R. Esposito ranza, che si sta svolgendo da circa un anno. Pilastro Gli studenti dell’Alfonso dell’evento, come probabilMaria De’ Liguori accolgono mente si sarà capito, non è Lucia Borsellino, assessore altro che la legalità. Sono alla sanità della regione Sicipresenti Lucia ed il marito lia e figlia dell’inestimabile Fabio, insieme al magistrato Paolo Borsellino; magistrato D’Onofrio, il vescovo emeitaliano, assassinato nella rito Don Riboldi, il rapprestrage di via d’Amelio dal sentante degli avvocati di nemico peggiore dello stato Nola, Don Manganiello e il italiano: Cosa Nostra. Eroe sindaco di Acerra, Raffaele dell’antimafia: ci piace ricorLettieri. Insieme hanno predarlo così. Colui che lottò sentato il libro di Agnese per la giustizia, in uno stato Borsellino, madre di Lucia dove tutt’ora la politica non scomparsa un anno fa, accoda risposte concrete all’elegliendo le domande, tutte e vatissimo tasso di criminalità in ogni ambito, degli studenpresente, che contrasta la ti. Partendo dalle proprie libera evoluzione di un paese esperienze, hanno favorito che di risorse ne ha a miun dibattito speciale: sulle gliaia. La giornata è parte del prime lotte anticamorra di Don Riboldi tra Sicilia e Campania, sulla martoriata Scampia di Don Manganiello, per poi giungere al rapporto che Lucia e Agnese avevano con il padre e i suoi colleghi. Varie sono state le “spiegazioni” dei presenti: ci si è concentrati sul come agire in magistratura, nonostante la problematicità dei tempi dei processi (si ricordi il processo Borsellino, stesso). Si riflette, inoltre, sul peso che la corruzione e l’omertà hanno avuto in quegli anni e continuano ad avere. L’interesse è acceso; ci si interroga sull’importanza della lotta ‘popolare’ e sulla necessità di avere eroi all’altezza di Paolo Borsellino. A questo proposito, vi è l’importante intervento del marito di Lucia, Fabio. Invita la massa studentesca a non arrendersi, a far rumore e soprattutto, a non generalizzare. Il potere, anche se prevalentemente corrotto, presenta particolarismi nobili. Nel suo quasi “discorso” si rimanda, inoltre, agli auctores: Seneca e Cicerone; in particolare, a Seneca. Non è importante quanto uno viva, ma come il tempo sia vissuto. È “contento” di non aver conosciuto Paolo: se l’avesse fatto si sarebbe sentito una nullità a confronto, non ce l’avrebbe fatta. Pensando all’eroe di famiglia si emoziona, e perlopiù si arrabbia. Poi don Manganiello sottoli(Continua a pagina 5) C.i.p. P AGINA 4 Cronaca & Attualità DUE P AGINA 5 U CRAINA SCISSA E SULL ’ ORLO DELLA GUERRA : PERCHÉ ? A cura di Davide Pascarella Una Kiev messa a ferro e fuoco dai manifestanti, minacce di lotta armata, in uno scenario che degli anni duemila non ha nulla: questa la situazione attuale in Ucraina, paese sull’orlo di una guerra civile già da diversi mesi. Le immagini raccapriccianti di morti e feriti le abbiamo viste tutti, trasmesse con un grande gusto del brutale da quasi ogni telegiornale, ma una cosa non è ancora chiara ai più: cosa c’è sotto tale conflitto. Dalla dissoluzione dell’URSS nel 1991, i confini dell’Ucraina racchiudono territori all’interno dei quali sono presenti fortissime differenze linguistiche, religiose, economiche e culturali. Da un lato, quello est, persiste la mentalità filorussa; dall’altro, quello ovest, c’è la volontà di collegarsi ai paesi dell’Unione Europea. Questioni prettamente politiche? Non proprio. Come dietro ad ogni crisi, ci sono dietro sempre, anche e soprattutto ragioni economiche. Nel caso dell’Ucraina, lo stato economico del paese era vicino al collasso al momento dello scoppio della rivolta. Il suo indebitamento verso i creditori esteri era arrivato ai 140 miliardi di dollari, il suo export era calato del 10% rispetto all’anno precedente mentre la produzione industriale continuava a diminuire fin dal 2010, basandosi principalmente su un’industria siderurgica particolarmente sensibile al calo di domanda mondiale dell’acciaio. Dietro la maschera filoeuropeista F ACIMMECE ‘ E (Continua da pagina 4) nea l’importanza dell’attenzione al ‘sociale’ e della lotta, con un grido: «Abbiamo bisogno di eroi!». Toccante, a questo proposito, il lungo intervento del magistrato campano D’Onofrio. «Facimmece ‘e fatt’ ‘e ll’ate», è questo lo slogan: non lasciamo che le cose vadano come vsnno, se non ci stanno bene e se non rispettano la giustizia. La protagonista FATT ’ ‘ E LL ’ ATE ! - “romantica”, dunque, si nasconde come sempre il denaro. Nell’agosto del duemilatredici, la Russia di Putin impose gravi restrizioni sulle importazioni dall’Ucraina per convincere il presidente Yanukovych ad interrompere le trattative con l’Unione Europea per la firma del trattato di libero commercio, dopo aver già drasticamente alzato i prezzi di vendita del gas al governo di Kiev al momento dell’insediamento dei governi filooccidentali, con l’evidente scopo di farli crollare quanto prima: attanagliato dalle pressioni russe, Yanukovych firmò un accordo di un patto economico con la Russia per evitare il default, segnando l’inizio delle rivolte poi denominate dell’Euromaidan. Si sbaglia e si strumentalizza UN INCONTRO CON dell’incontro è comunque la Borsellino, gran donna, che ci apre gli occhi con la sua lucidità: una domanda, particolarmente, la smuove; il peso del cognome Borsellino. Ebbene, è difficile portare un cognome di così alto calibro. La gente scruta dal nome, senza essere a conoscenza delle “imprese” che porti a termine. Lucia, infatti, così come molyi altri lavoratori, ha dovuto costruire la sua carriera, senza alcuna racco- dunque definendo tale rivolta come filo-russa o filoeuropea: è una rivolta puramente filo-Ucraina, nata con lo scopo di far cadere il governo corrotto e staccarsi dall’influenza distorta di Putin. Ed ora? Lo scenario è tragico. Le forze armate russe sono schierate a Sebastopoli, principale porto della Crimea, regione autonoma ucraina ormai occupata militarmente dal governo di Mosca, e si stanno preparando ad un’eventuale guerra. La Russia incombe, e il nuovo governo ucraino teme l’attacco militare. Dalla sua parte si schierano gli Stati Uniti, che minacciano non solo la risposta al fuoco ma anche l’esclusione della Russia dal G8, ma ciò non sembra sortire effetti: si è agli sgoccioli? Si spera davvero di no. L UCIA B ORSELLINO mandazione. Si affronta l’argomento corruzione, che esiste e persevera, ma si può combattere. Inevitabilmente, poi, la fatidica domanda arriva: «Suo padre poteva salvarsi?». Silenzio, in un primo momento; poi, la risposta più triste, forse, dell’intera giornata: un semplice si. Gli studenti, in ogni caso, vogliono conoscere la loro importanza: la lotta di popolo è utile davvero? «È fondamentale», rispondono Lucia e Don Ri- boldi, «per la ricerca della verità e per non abbandonare magistrati, giornalisti e poliziotti, che come Paolo e Giovanni, in quegli anni, hanno perso la vita». Subentra, poi, di nuovo Fabio: «Bisogna credere nelle istituzioni, che sono la più grande espressione di democrazia, ma anche della giustizia che il cittadino deve pretendere quotidianamente», chiudendo così un incontro che resterà a lungo nella nostra memoria. C.i.p. N UMERO V AFFANSTUDIO P UNK : FRA CRESTE , CHITARRE DISTORTE E GIOVENTÙ SBALLATE A cura di Christian Soriano e Davi- Negli States — de Pascarella Il proto-punk — volendo fare un azzardato paragone fra il cantautorato ed il punk, si troverebbero di sicuro diverse analogie fra i due generi: sia il punk che il cantautorato (così come il jazz) nascono come musica da e per emarginati, ed entrambi non richiedono una grande capacità compositiva, poiché basano la propria forza l’uno sui testi colti e poetici e l’altro su un impatto sonoro e visivo devastante. Ma come nasce, nel periodo del “calmo” rock ‘n’ roll, questo genere distruttivo che è il punk? Possiamo vedere come pilastro del movimento il genere detto proto -punk, la cellula embrionale che ha generato tutto ciò che è venuto dopo in questa branchia della musica. I più celebri gruppi ritenuti precursori del genere punk sono gli Stooges di Iggy Pop, gli Who, i Neu! (che si dice facessero il punk prima del punk), ma, a parte gli onnipresenti Frank Zappa e Capitain Beefheart, che hanno influenzato quasi ogni genere dagli anni ‘70 in avanti, i veri capostipiti del punk sono ritenuti i Velvet Underground, che, con il loro uso del feedback, della distorsione e del rumore, e con i loro primi due album, hanno ridisegnato la concezione della musica, aprendo la strada ed ispirando molte delle successive band punk e post-punk. È il 1976 quando i “Fast Four” entrano nella scena americana affermandosi come prima band puramente punk rock del globo. Stiamo parlando dei Ramones che in quell'anno pubblicano l'omonimo album. Quattro giovani che avevano impugnato gli strumenti più per noia che per altro, i quali furono costretti a scrivere inediti poiché la loro (in)capacità tecnica non gli consentiva di suonare cover. Il CBGB, Country Blue Grass Blues, locale che aveva già visto esibirsi molti esponenti della scena proto punk neyorkese, divenne il calderone dove poté svilupparsi questo nuovo sound americano, grazie a gruppi come i sopracitati Ramones (che avevano iniziato ad esibirsi già dal 1974), i Television, Patti Smith, i Blondie e i più intellettuali Talking Heads. « […] per quelli che non hanno visitato il posto, pensate al bagno di casa vostra ma solo un po' più grande, coperto di graffiti e con puzza di piscio praticamente ovunque […] » dirà Alan Parker del locale. Insomma, il club adatto per questo genere di musica grezzo, violento e decisamente non politically correct che nella seconda metà degli anni '70 si prepara a sbarcare nel Regno Unito. Malcolm McLaren che, essendo negli States come manager non ufficiale dei New York Dolls, venne a conoscenza del CBGB e decise di portare la moda punk nel suo negozio di abbigliamento a Londra. Di lì a poco si promosse manager di una band messa insieme con alcuni dei suoi clienti abituali; band che si esibirà il 6 Novembre 1975 con il nome di Sex Pistols e che inizierà ad avere un discreto successo, anche grazie alla loro anticonvenzionalità progettata quasi a tavolino dallo stesso Malcolm. Accanto a loro, grazie al lavoro di un altro manager, Bernard Rhodes, si formano altre due colonne portanti del movimento punk inglese, ossia i The Clash e i The Damned. Ma l'evento fondamentale che avviò lo sviluppo dirompente della scena punk inglese fu il concerto in Inghilterra dei Ramones, aperti tra l'altro dagli stessi The Clash e Sex Pistols, che portò alla pubblicazione dei primi singoli e album british. Se da un lato, quindi, questi gruppi trovano ispirazione dai diretti cugini americani, dall'altro essi diventano anche mezzo di espressione e denuncia sociale dei giovani di quel periodo, che si trovavano a fronteggiare problemi come la forte recessione economica e l'alto tasso di disoccupazione giovanile. E sarà proprio questo elemento a costituire un tratto distintivo della scena e a segnare le differenze con la matrice più glam americana. tutti i gruppi e gli artisti hanno abbracciato il movimento “puro” del punk. Alcuni, infatti, hanno fuso, sperimentato, provato ad oltrepassare il canone “standard” di quella corrente. Contemporaneamente all’ascesa del punk, sono stati l’hardcore ed il post-punk ad affermarsi come generi più “di nicchia”, producendo lavori come Fresh Fruit for Rotting Vegetables dei Dead Kennedys e Zen Arcade degli Husker Du per l’hardcore, ed Unknown Pleasures dei Joy Division e The modern dance dei Pere Ubu per il post-punk. Data la vita breve che ha avuto l’intera corrente punk “genuina”, restata “sulla cresta della onda” per meno di un decennio, alcuni album importanti derivati dall’influenza del movimento sulla scena musicale contemporanea sono stati prodotti dopo la “decadenza” del genere. Per la new wave, uno dei generi più strettamente “figli” del panorama punk, sono stati esponenti di rilievo i Talking Heads, con il loro album Remain in Light, e gli italiani CCCP Fedeli alla Linea, con il punk filosovietico del loro Affinità/divergenze; per la scena alternative lo sono stati invece i primi Green Day con Dookie ma soprattutto i Fugazi con il loro Repeater; per il grunge lo sono stati i Nirvana, con Bleach; e per la scena sperimentale lo sono Il boom britannico — Asstati i Minutemen con il loro sieme alla nascita del punk rock Double Nickels on the Dime. Atamericano vi fu anche quella di tualmente, il genere punk non è una controcoltura, visibile sopiù suonato se non in forma di prattutto nello stile adottato “surrogati”, lontano dalla sua dalle band e i giovani che graviforma originale e fin troppo tavano attorno a quel movimen- Oltre il punk — fra headbancontaminato dalla musica pop. to. Di questo ne approfittò ging e creste vertiginose, non C.i.p. Musica P AGINA 6 Musica DUE L ONDON C ALLING (1979) 1979. I The Clash pubblicano l'album che li consacrerà alla storia della musica: London Calling. In copertina c'è Paul Simonon, curvo in avanti, col suo Fender Precision teso dietro la testa nell'istante precedente all'impatto dello strumento col palco del The Palladium. Una fotografia emblematica, che per la rivista Q rappresenta la più grande immagine rock della storia, incorniciata da un artwork ispirato a quello dell'album di debutto di una grande fonte di ispirazione per la band: Elvis Presley. Ed è già dalla copertina che è possibile notare la tensione dei The Clash tra il rock ballabile delle origini e quello violento e anticonformista del punk degli anni P AGINA 7 T HE C LASH '70; una tensione che rappresenta una vera e propria caratteristica di questo gruppo, che riuscì a creare un vero e proprio genere che solo i The Clash hanno avuto. Non si tratta semplicemente di timbro, metriche o quant'altro ma di un vero e proprio genere a se stante che riunisce insieme elementi punk, rock and roll, ska e persino jazz. L'album si apre con l'omonima traccia, tra linee di basso in stile raggae, chitarre elettriche e voci che in alcuni punti diventano paranoici urli, ad intonare lo scenario apocalittico che vede Londra colpita da un disastro nucleare; nel finale stupisce molto la trovata di non concludere il brano sulla tonica o farlo sfu- mare (tipico della musica leggera) ma in un modo mai visto primo, che lascia perplesso l'ascoltatore: le ultime parole intonate da Joe Strummer sono accompagnate dal feedback della chitarra che va a risolversi in un S.O.S. nel linguaggio morse. L'album poi continua con i tipici toni raggae affiancati da interventi soul, pop rock e country-western. I testi, pregni di riferimenti politici e sociali, fuoriescono dalla bocca di Joe Strummer quasi come una denuncia, mantenendo, però, una certa dose di ironia incalzata anche dai ritmi ska. A differenza della produzione punk degli anni '70 essi si rivelano più maturi, arrivando ad affrontare importanti temi R AMONES E' il 1976, e il mondo del rock si trova a fare i conti con qualcosa di mai ascoltato prima d'ora. Quattro ragazzi di New York, con una registrazione frettolosa dal budget di soli 6000 dollari, hanno scosso in modo irreversibile il panorama musicale. Stiamo parlando di Ramones, il primo album dell'omonima band, un muro sonoro di 28 minuti registrato su 2 miseri canali, come avevano fatto anche i Beatles per i loro primi album. Blitzkrieg Bop, primo singolo rilasciato, è il brano d'apertura. Una guerra (1976) R AMONES lampo, nel vero senso della parola: batteria su 4/4 e un riff che nella sua semplicità è di un impatto incredibile. I toni, quasi da surf rock, non cambiano per tutta l'incalzante mezz'ora dell'album, facendo da sfondo alle voci di Joey e Dee Dee. Voci che intonano testi quanto mai vicini alla realtà giovanile della New York degli anni '70: la fuga dalla noia attraverso la droga (Now I Wan- U NKNOWN PLEASURES (1979) J OY D IVISION Unknown Pleasures, è il primo album dei Joy Division, precursore del genere post-punk e pietra miliare della musica degli anni ‘70, ‘80 e ‘90. Un testamento, così possiamo definirlo: una sintesi del dramma umano di Ian Curtis, frontman e vocalist del gruppo, che racchiude in dieci tracce la sua lucida disperazione, il travaglio di una vita passata fra crisi epilettiche e depressione cronica a soli vent’anni di età. La sonorità dell’album e la figura di Ian sentieri oscuri della mente di Curtis, avanzando di canzone in canzone, non si fa che esplorarne gli angoli. Le chitarre ruvide e grezze al limite della distorsione, che sembrano sputare scintille e ruggine; gli abissi dei giri di basso a metà fra tetro ed ipnotico; la voce mistica urlante sofferenza; la forza devastante; la rabbia brutale; l’ultimo grido verso una realtà dalla quale piano lui stesso, Ian, si allontana inesorabilmente, verso il desiderio di morte rievocano inevitabilmente quelle di due personaggi della scena rock del decennio subito precedente: quella di Lou Reed, per il crudo spessore dei testi, e quella di Jim Morrison, per la devastante intensità dell’interpretazione vocale. È dal primo brano, Disorder, che si può constatare, perdendosi fra i nevrotici suoni di una batteria sorda ed un basso in trance, che la musica di Unknown Pleasures è il male di vivere scritto in spartiti. Inoltrandosi fra i come consumismo e apatia politica, la guerra civile, la disoccupazione, i conflitti razziali, l'uso di droghe, la sicurezza nei rapporti sessuali ed anche l'amore. Un album sicuramente rappresentativo del suo genere ma che ha avuto la lungimiranza per affacciarsi, uscendo dalla scena punk del 1970, negli anni '80. na Sniff Some Glue), la cultura delle horror fiction (Chain Saw), prostituzione (53rd & 3rd) e violenza. Il tutto visto, però, non sotto un'ottica di denuncia o ripudio, ma di estrema e spaventosa normalità che non fa trapelare nessuna forma di nichilismo. È il loro mondo e lo comunicano così, senza filtri e con grande spensieratezza: “Hey, ho… let’s go!” che lo porterà al suicidio un anno dopo: questo è Unknown Pleasures, padre del dark, macigno dall’immane mole, musicale e simbolo, sia musicalmente che graficamente, grazie alla copertina ormai celeberrima, degli anni ‘80. C.i.p. N UMERO Cinema + Speciale Oscar V AFFANSTUDIO L A G RANDE B ELLEZZA A cura di Maria Perfetto Sorrentino vince l’Oscar, la verità viene premiata. Napoli trionfa. «Thanks to my sources of inspiration: Federico Fellini, Talking Heads, Martin Scorsese and Diego Armando Maradona. Thanks to Roma, and thanks to Napoli», dice lui. Ha fatto scalpore questo film italiano che, quindici anni dopo La vita è bella di Benigni, è tornato vincitore dagli Oscar con il titolo di Miglior film straniero. Come evocato dal titolo e dall’ormai celebre monologo di un superbo Servillo, non si può non riflettere su cosa sia la bellezza, dopo la visione di questo film. Soffermiamoci sulla bellezza, allora, sulla grande bellezza: in fondo, essa cos’è? In una temperie in cui i valori muoiono, dove persino la Chiesa è affollata di persone senza ‘vocazione’, difficile definirla. «È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il ru- more» dice Jep Gambardella (Servillo), nel “prologo” del film che ha già fatto il giro del mondo. Notiamo all’inizio l’imponente statua di Garibaldi sul Gianicolo, dove si intravede la scritta “Roma o morte”, simbolo della decadenza che contorna tutto il film. «Ho corso il rischio di essere esagerato, presuntuoso e sincero» rilascia il regista in un’intervista. «Jep vede la normalità come un sogno indecifrabile» ripete Sorrentino. Si muove tutto intorno alla rovina e un’apparenza che non è verità: uomini e donne legati ad un partito comunista che non esiste più, e una ricchezza in conflitto con contenuti poveri o inesistenti, come quando Jep stordisce con le sue parole la collega scrittrice (colei si riempie la bocca di valori che però nel suo vivere contraddice), o parla della sua crisi interiore con il cardinale, il quale però continua ad elogiarsi esclusivamente per le sue doti in ambito culinario senza ascoltarlo, o parla con un artista che non sa spiegare il termine con cui definisce la propria arte, vibrazione. Jep Gambardella, il protagonista, è uno scrittore che si è guadagnato la fama di intellettuale grazie al solo libro che ha scritto (uno, perché il mondo è forse così povero di contenuti?) e cerca costantemente la sua grande bellezza. Attraversa una vita piena di personaggi strambi. Ha una profonda amicizia con la direttrice del giornale per cui scrive. Si invaghisce di una spogliarellista, che pratica tale mestiere per pagarsi delle cure mediche. Passa il suo tempo con un Romano, sceneggiatore teatrale che alla fine però fugge da Roma come se fosse una bella donna di cui ha paura, e con altri con cui condivide la vacuità dei suoi tempi, con cui ne condivide i fallimenti. Si attornia di persone che sniffano per ammaliarsi di un finto briciolo di felicità, e di finti colti, portatori di valori e ideali che però non sanno professare. Treni di persone che non arrivano da nessuna parte, o di “pazzi” che si cospargono l’intero corpo di vernice, che si suicidano, perché la grande bellezza che vedono negli scritti dei ‘classici’ non la sanno interpretare, e che tra l’altro non hanno amici. E, ai funerali, le solite parole, quelle consuete, da dire per forza, perché sono idonee. E fra l’indifferenza atroce, si scopre che il vicino di casa di Jep è un latitante. Viene arrestato alla fine del film; e Jep, depresso e fallito, mai si era accorto di vivere di fianco a una persona del genere. La vita inconcludente si conclude con la morte. Una Roma deprimente e potente, così come i personaggi che ci sfilano dentro. Un film senza coordinate temporali, quasi disarticolato, ma grandioso proprio grazie a questi elementi. La schiavitù degli “artisti”: fra chirurgia estetica e droghe. Un’Italia, inabissatasi nello squallore, di una bellezza ricercata, ma non compresa. Bellezza e cultura, nascoste dagli animi vuoti di chi le possiede. Un insieme di immagini ben delineate, che lanciano messaggi consistenti: la nostra società è impregnata di decadenza; i malavitosi trasformano la politica in uno spaccio di interessi economici, i “vip” sono schiavi di un’estetica che li divora, tutto scorre e nessuno s’accorge di nulla. Muoiono uomini, come se fosse la cosa più normale del mondo, mentre la Chiesa diventa chef, gli spogliarellisti intellettuali, gli stupidi geni e i valori surreali. Soggiogati dalle apparenze, dalle illusioni, da etichette inesistenti: un’accusa, un richiamo alla normalità, che probabilmente è “Grande Bellezza”, in un film indubbiamente da vedere. E D ANCHE A SCUOLA IL CINEFORUM AL VIA A cura di Francesco Esposito Prendono corpo i progetti che gli studenti del liceo si erano augurati iniziando quest’anno scolastico. Fra le ambizioni dei ragazzi punto focale era promuovere modalità di apprendimento innovative, che non si fermassero alla semplice lezione tradizionale ed ai limiti entro cui per troppi anni la scuola italiana e acerrana si è tenuta. Didattica alternativa è quella che, con l’iniziativa della professoresse Marina Montano e Maddalena Venuso e del professore Giuseppe Perfetto, trova realizzazione o, almeno, inizio, nell’auditorium della scuola, il 21 Febbraio, giorno del primo cineforum di un progetto che ha finalmente preso il via e che ha coinvolto, nella prima giornata, i ragazzi frequentanti le classi quinte. «Avevamo notato che i ragazzi, generalizzando, non hanno riferimenti, non riescono a collegare le immagini a una storia, a delle origini, a un percorso estetico. E da questo confronto fra me e la prof.ssa Venuso, e successivamente il prof. Perfetto nasce questo progetto.» – ci spiega la professoressa Montano, che si sofferma anche sulla scelta dei film e sulle finalità dell’iniziativa: «La scelta dei film è stata dettata dalle programmazioni di italiano e filosofia e dall'esigenza di proporre ai ragazzi degli spunti di riflessione e ricerca. Per esempio, la grande bellezza si collega ai programmi con l'estetismo e il decadentismo. Gli spunti che volevamo proporre tramite questo film erano un occhio critico all'ambiente culturale attuale ed il riferimento alla storia del cinema (Sorrentino e i riferimenti a Fellini, ad esempio). L'altra finalità importante era darvi e darci un momento di dibattito collettivo, lontano dallo spazio-aula, con la possibilità di (Continua a pagina 9) C.i.p. P AGINA 8 Cinema + Speciale Oscar DUE T HE W OLF A cura di Francesca Cuozzo Noi italiani con il premio Oscar abbiamo sempre avuto un legame speciale, un vanto che portiamo con fierezza: siamo il paese straniero più premiato di sempre. Grazie al genio di molti dei nostri artisti - primo tra tutti il maestro del cinema Federico Fellini, regista pluripremiato con quattro statuette d’oro al miglior film straniero, una alla carriera e con quattro nomination come miglior regista - abbiamo da sempre eccelso in campo internazionale. Ad 86 anni dalla fondazione degli Accademy Awards, meglio noti come premi Oscar, dobbiamo riconoscere che, se noi abbiamo vissuto la storia del cinema, essi l’hanno premiata. A dir il vero, quest'anno gli Awards hanno candidato davvero ottimi film, che personalmente ho amato: American Hustle, che ha avuto ben 10 nomination, 12 Anni Schiavo, che ha vinto il titolo di miglior film, ed il film di cui vi voglio parlare: The wolf of Wall Street, film di Martin Scorsese, interpretato da Leonardo di Caprio, nominato ma non vincitore nelle categorie di Miglior Film, Miglior attore protagonista, Miglior regia, Miglior sceneggiatura non originale, e Miglior attore non protagonista. Questa è stata la sesta candidatura per di Caprio, protagonista di alcuni dei più premiati film degli ultimi vent’anni, il quale ha lavorato con alcuni tra i più grandi registi della nostra epoca (Woody Allen, Martin Scorsese, Quentin Tarantino, ED (Continua da pagina 8) confronto diretto tra gli alunni di quinta dei tre indirizzi oltre che con i professori, che hanno solo l'intenzione di spingervi a dialogare criticamente. a discutere, a elaborare dei collegamenti.» Qual è la grande bellezza, d’altronde, se non ascoltare i pareri, i giudizi, gli elogi e le perplessità di una critica cinematografica giovane e senza nemmeno ancora il diploma, di ragazzi che dibattono sui vari spunti che offre la OF P AGINA 9 W ALL S TREET Christopher Nolan), non avendo però mai portato a casa la più ambita statuetta. Di Caprio è divenuto famoso internazionalmente verso la fine degli anni 90' grazie a Titanic, film vincitore di 11 Premi Oscar, fra i cui il grande assente fu proprio quello del miglior attore protagonista. Dopo di esso, abbiamo assistito alla sua vera e propria ascesa nel mondo del cinema: infatti lo abbiamo visto protagonista di film con temi importanti, come The Gangs of New York, The Departed, e film con temi complessi come Inception e Shutter Island. Quest'anno, Leonardo si è immerso proprio nel fitto copione proprio di The Wolf of Wall Street, diretto dal suo grande mentore Scorsese. Il film, tratto dall'omonimo romanzo, racconta una storia vera, che guardando il film può sembrare addirittura irreale, ma che fa decisamente venir voglia di diventare un broker: la trama, ambientata nel 1987, tratta di Jordan Belfort, un giovane broker, colpito da immensa sfortuna: durante il suo primo giorno di lavoro si verifica lo storico lunedì nero, il più grande disastro economico di sempre. La Borsa crolla, lasciando senza lavoro il protagonista, il quale inizia a cercare lavoro, e grazie ad un call center scopre le "penny stock", azioni quotate pochissimo, ma sulle quali vi è un guadagno del 50%. Grazie a queste, Jordan costruisce un suo impero truffaldino: inizia a tradire regolarmente la moglie, a fare uso di quantitativi enormi di droga ed a sperperare i suoi soldi. Anche in questo film Leonardo ha dimostrato la sua bravura come attore, esprimendo al meglio tutte le emozioni del protagonista: magistrale è una scena in cui, paralizzato da un’overdose di quaaludes lemon, tenta comunque di scendere le scale e mettersi al voltante della sua auto, in una maniera che credo nessuno avrebbe potuto interpretare meglio, così complessa ma con un pizzico di comicità. Dopo tutti questi anni, sono rimasta delusa. Penso di non essere l'unica a credere che finalmente sia arrivato il momento di dare a questo grande uomo e grande attore il premio che merita, che già in troppe pellicole aveva meritato di vincere prima. Perché, se non lo vince adesso, allora quando potrà? ANCHE A SCUOLA IL CINEFORUM AL VIA pellicola. Il primo successo di questo tanto apprezzato progetto è probabilmente ravvivare nei giovani lo spirito di partecipazione che permette di liberarsi e di emanciparsi da schemi vecchi e nuovi che non fanno bene alla società: da un lato la scuola vista in modo tradizionale e non sempre educativo, dall’altro l’indisposizione involontaria del giovane del decennio corrente all’assemblea e alla discussione e cioè, in poche parole, l’indifferenza a ciò che è politica. E di spunti di discussione il film di Paolo Sorrentino, “La grande bellezza”, ne ha offerti eccome. E se fra i ragazzi c’è chi ha giudicato il film vincitore dell’Oscar noioso e frammentario, c’è pure chi ha apprezzato il film di Sorrentino ed ha colto nelle avventure del protagonista, Jep Gambardella insegnamenti importanti e ha scovato, fra le immagini della pellicola, sfaccettature nascoste. Fra i dibattiti sulla colonna sonora e sulle inquadrature più particolari, le riflessioni sulla vita mondana e sulla sua inconcludenza, il meravigliarsi per un film che coglie la bellezza paesaggistica e culturale di Roma, e fra parallelismi e contrasti con il teatro-canzone di Gaber, con Fellini e addirittura con lo stoicismo e l’epicureismo, si sono infatti dipanati gli iter di pensiero dei critici del liceo, giovani ed improvvisati. Il progetto è partito ed i ragazzi rispondono. Il liceo De Liguori continua sempre a crescere. C.i.p. N UMERO Letteratura & Poesia V AFFANSTUDIO I O E TE , N ICCOLÒ A MMANITI (2010) lo costringe ad andare da uno psicologo, che gli diagnostica un disturbo narcisistico della personalità: secondo lo psicologo Lorenzo si sente inconsciamente superiore agli altri, credendo che gli unici a meritare il suo affetto siano suo padre, sua madre e sua nonna. Crescendo, Lorenzo sembra apparentemente confondersi tra gli altri ma “più inscenavo quella farsa più mi sentivo diA cura di Valentina Terracciano verso. Il solco che mi divideva dagli altri si faceva sempre più Io e te. profondo. Da solo ero felice, con “Mentre nella vita di tutti i gli altri dovevo recitare.” giorni quello che accade non Un giorno, casualmente, può essere sempre plateale, nei sente parlare un gruppo di miei romanzi non potrei mai suoi compagni, che stanno parlare di una vita vissuta in organizzando un settimana maniera “normale” dove la nor- bianca a Cortina d’Ampezzo, malità sia il suono del presente.” rimanendo molto deluso una Niccolò Ammaniti è uno volta scoperto di non essere scrittore italiano, vincitore stato invitato. di un premio Strega ed ap- Tornato a casa, decide di partenente al movimento mentire alla madre dicendo letterario dei “cannibali”, di essere stato invitato alla movimento italiano che settimana bianca da alcuni dall’uscita del romanzo nel suoi amici. La donna, com1996 Gioventù cannibale andò mossa per la contentezza, a raggruppare sotto il pro- corre in bagno, per non far prio nome vari scrittori ca- vedere al figlio il suo pianto ratterizzati dal crudo e fero- di gioia, ma Lorenzo se ne ce realismo che accomunava accorge ugualmente. Nei i loro romanzi, fra cui lo giorni successivi la madre è stesso Ammaniti, Enrico Brizzi, Aldo Nove e l’americano Chuck Palahniuk. Io e te è il settimo romanzo di Niccolò Ammaniti, dal quale è stato anche tratto l’omonimo film di Bartolucci. Questo libro, ambientato nella Roma del duemila , vede come suo protagonista Lorenzo Cuni, un ragazzino di 14 anni che fin da piccolo ha avuto problemi di socializzazione. La madre, preoccupata del suo comportamento, così eccitata che Lorenzo non riesce a dirle la verità sulla settimana bianca. Il giorno della partenza, il ragazzo è pronto per andare in montagna con la tuta e i doposci, e si fa accompagnare dalla madre fino a qualche incrocio prima del posto in cui i suoi amici avevano appuntamento. Sceso dall’auto si reca sul posto e osserva i suoi compagni partire per Cortina. Lorenzo inizia così a girovagare per Roma. Dopo un po’ la madre lo chiama chiedendogli di poter ringraziare la mamma che li avrebbe ospitati: il ragazzo nel panico inventa una scusa per coprire la sua bugia, e poi si informa se casa sua sia vuota. Dopo aver aspettato un po’, senza farsi notare dal custode della palazzina, va in cantina, dove in precedenza aveva sistemato alcune provviste di cibo e diversi svaghi. Con varie scuse riesce a gestire la madre al telefono, ma dopo poco riceve una telefonata inaspettata da parte della sorellastra, Olivia, più grande di nove anni e che praticamente non conosce. Olivia si informa se casa sua in quel momento sia libera. Dopo poco proprio la sorellastra, scesa in cantina per cercare uno scatolone, scopre Lorenzo, e, ricattandolo, lo convince a farla rimanere con lui. Improvvisamente Olivia inizia a stare male, vittima di una crisi d’astinenza da eroina, e chiede al fratellastro di portarle dei sonniferi. Lorenzo, preoccupato, corre a prenderli nella borsa della nonna, in quel momento ricoverata in ospedale, morente. Ritornato in cantina, trova Olivia a terra, quasi morta, le dà un sonnifero e la avvolge in una coperta. La ragazza dorme per giorni interi, riuscendosi però a riprendere lentamente. Inizialmente il rapporto fra lei e Lorenzo non è uno dei migliori, perché sono entrambi diffidenti nei confronti dell’alto, ma lentamente questa situazione li unisce e cominciano ad avere una certa complicità: Lorenzo comincia a comprendere molte cose di sé stesso e Olivia riscopre dopo tanto tempo un rapporto umano sincero. Quando arriva il giorno del ritorno a casa di Lorenzo, Olivia se ne va prima che il fratellastro se ne possa accorgere, lasciandogli una lettera nella quale promette di disintossicarsi. Dopo dieci anni, il finale: Lorenzo si trova in una stanza, solo, davanti ad un tavolo dove giace il corpo di Olivia, morta, per overdose, il nove gennaio 2010, chiudendo con questo dramma e questa promessa non mantenuta questa storia. C.i.p. P AGINA 10 Letteratura & Poesia DUE S APRAI CHE NON T ’ AMO E CHE T ’ AMO P AGINA 11 PABLO NERUDA come sono concepite, lasciando spazio a nuove visioni dell’amore, dei sentimenti, della vita stessa. Il silenzio, che per noi è generalmente simbolo di un atteggiamento chiuso o indifferente, può essere anche un modo per comunicare; il fuoco, paradossalmente, può essere freddo: ogni moneta ha un’altra faccia che tende a tenere nascosta, ogni persona ha un lato che non mostra agli altri e che molti, dominati dalla superficialità, non si sbilanciano a cercare. Saprai che non t'amo e che t'amo perché la vita è in due maniere, la parola è un'ala del silenzio, il fuoco ha una metà di freddo. Io t'amo per cominciare ad amarti, per ricominciare l'infinito, per non cessare d'amarti mai: per questo non t'amo ancora. T'amo e non t'amo come se avessi nelle mie mani le chiavi della gioia e un incerto destino sventurato. Il mio amore ha due vite per amarti. Per questo t'amo quando non t'amo e per questo t'amo quando t'amo. Pablo Neruda A cura di Mariarosaria Arena ed vo il premio Nobel per la Antonella Santoro letteratura, “per una poesia che con l’azione di una forza elePablo Neruda fu una delle mentare porta vivo il destino ed i menti più chiare, aperte e sogni del continente”. Dopo brillanti della poesia del nouna vita passata a poetare di vecento, nonché una delle sentimento, passione e amofigure più importanti di tutta re, morì a settant’anni, pochi la letteratura latinoamericamesi dopo il golpe di Pinona. Nato nel 1904, visse duchet e in condizioni dubbie rante l’infanzia la prima guerche hanno più volte lasciato ra mondiale, e durante la pensare ad una morte per piena età adulta la seconda, omicidio. rimanendone inevitabilmente segnato. Sostenitore del co- In questo sonetto, tratto dai munismo, convinzione per la suoi Cento sonetti d’amore, quale subirà diverse censure e Neruda prova ad esprimere persecuzioni politiche, arri- le incertezze e le contraddivando ad espatriare per non zioni della vita: nei suoi versi, esserne vittima, si candidò a le certezze che si hanno, le presidente del Cile nel 1970, cose che danno per scontate, mentre vinse l’anno successi- si scoprono essere diverse da La sua non-logica si trasmette quindi al sentimento dell'amore, paradigma, appunto, dell’irrazionalità: egli confessa di amare la sua donna; ciò che prova non è una condizione stabile bensì l'inizio di un lungo percorso che lo condurrà verso un sentimento infinito, in modo che le emozioni provate non possano mai affievolirsi. Proprio perché questo cammino non è ancora completo, dice di “non amarla ancora”, cioè di non amarla con l'intensità con cui vorrebbe. La condizione instabile dell’amore viene evidenziata nei versi in cui lo scrittore sente di possedere tra le mani le chiavi della gioia e allo stesso tempo un destino incerto e quasi probabilmente triste. Come possiamo definire qualcosa certo, senza aver prima provato l’incerto? Neruda, infatti, si sente talvolta vicino, talvolta lontano dalla donna amata, in un catulliano odi et amo che invece dell’odio pone come condizione secondaria la dolorosa l’incertezza. “Odio ed amo. Per quale motivo lo faccia, forse ti chiederai. Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.”, Catullo scriveva. L’amore, però, mai si interroga abbastanza come invece fa l’amante, perché non ci saranno mai abbastanza risposte, e dietro ad ogni risposta ci sarà sempre una nuova domanda. È un amore dubbioso, ma che resta pur sempre amore. Un amore di quelli che non si stancano, di quelli che non muoiono, ma continuano a nascere giorno per giorno sempre più intensamente, di quelli che, nonostante le mille domande, trovano risposte soltanto negli occhi dell’amante. “Il mio amore ha due vite per amarti”: una vita felice, una dolorosa. L’amore, dopotutto, non ha vita senza il dolore. Ma all’amante non importa: nulla potrà alterare il suo amore, che sopravvive in ogni caso, sia nell’una che nell’altra metà nella quale Neruda è diviso. I “ DISSING ” DEI GRANDI POETI : QUANDO LA RABBIA STRAPPA UNA RISATA ( IN VERSI , PERÒ !) A cura di Davide Pascarella Nella sottocultura hip-hop, il concetto di dissing è assai chiaro: sono considerati dissing tutti i brani musicali i cui testi contengono, esplicita- mente o meno, insulti, denigrazioni ed altri tipi di infamie nei confronti di altri rappers di crew o gang rivali. Nella storia dell’hip-hop i dissing sono stati numerosi, ed alcuni (come quelli fra i due “giganti” Tupac e Notorius BIG) hanno portato a vere e proprie rivalità finite anche in tragedia. Ma, guardandoci alle spalle, dov’è che questa usanza dell’insulto in rima ha avuto origine? Facciamo allora un breve viaggio fra i poeti… che non parlarono solo in modo aulico! (Continua a pagina 12) C.i.p. N UMERO I “ DISSING ” (Continua da pagina 11) Volendo tornare davvero un po’ indietro nel tempo, noteremo che effettivamente già dai tempi dei romani non tutti i poeti non erano, come il più banale degli stereotipi vuole, esclusivamente aulici. Primo fra tutti ad avviare dei veri e propri conflitti letterari fu Catullo, forse il più grande fra i poeti latini, che, accusato da alcuni personaggi suoi contemporanei di essere poco virile a causa di alcune poesie romantiche che aveva composto, non esitò a scrivere, oltrepassando anche il limite della decenza, dei versi rabbiosi ed a tratti anche ironici, che letti al giorno d’oggi strappano un sorriso, per schernire coloro che DEI GRANDI POETI : QUANDO LA RABBIA STRAPPA UNA RISATA l’avevano insultato. Fra i suoi carmi (alcuni di immensa bellezza come il celebre Odi et amo, il numero 85), non tutti hanno toni tipici della poesia: ne è un esempio il numero 88, nel quale egli inveisce contro Gellio così: V AFFANSTUDIO ( IN duecento, quando Dante Alighieri iniziò una tenzone con Forese Donati, cugino della moglie Gemma ed esponente di una famiglia dei guelfi neri, dunque di ideale politico opposto. Nella famosa tenzone, Dante scrive, in un sonetto contro Forese, «Come chiamare, Gellio, quello alludendo ad una sua presunche si eccita con madre e sorella? ta incapacità di soddisfare la […] Un’azione che neanche moglie fra le lenzuola: Teti ed Oceano potrebbero lavare, neanche se egli, chinato il «Di mezzo agosto la trovi incapo, si succhiasse da solo il freddata; ora figurati ogn’altro membro, poiché nessuno conosce mese! […] La tosse, ’l freddo e una qualunque depravazione l’altra mala voglia, non le venche possa superar questa.» gon per gli umori vecchi, ma per il difetto ch’ella sente al nido.» Dai “carmi proibiti” di Catullo, ci si deve spostare un po’ Dopo questi due esempi, più avanti negli anni per ri- l’ultimo, estremamente più trovare nuovi scontri simili moderno, che volevo ripordi rilevanza letteraria: preci- tare, è forse il più autentico, samente alla fine del mille- comico e colto modo di uli- VERSI , PERÒ !) miare poeticamente dei tre: mi riferisco al Cyrano de Bergerac, personaggio letterario di Edmond Rostand. Cyrano, considerato miglior rimatore e spadaccino di Francia, viene continuamente umiliato per colpa dell’enorme stazza del suo naso: quando per l’ennesima volta viene insultato di fronte alla donna che ama, estrae la sua spada, sfidando il visconte di Valvert in un duello, durante il quale improvvisa, combattendo, le sue rime, sconfiggendo l’avversario esattamente dopo l’ultima quartina della ballata, rivelandosi curiosamente precursore delle sfide rap del ventesimo secolo e, perché no, strappandoci anche un sorriso, con questa curiosa e rara particolarità poetica. U N VOLTO AI NOSTRI ARTICOLI — ILLUSTRAZIONI E FOTOGRAFIE Manifesto della mobilitazione per la scuola (pag. 16) ↓ ↑ Scena del film Io e te, tratto dal libro di Ammaniti (pag.10) Sorrentino e Servillo con l’Oscar vinto (pag. 8) → C.i.p. Letteratura & Fotografia P AGINA 12 DUE Arte P AGINA 13 I VANO L A M ONTAGNA : ARTE , VITA & FILOSOFIA (IIw, su croce nera di Malevic. Ignoranza, Socrate, Filosofia ) A cura di Davide Pascarella Piccoli pezzi, brandelli di culture e filosofie da ogni parte del tempo e del mondo: questo ritrovo osservando le opere di Ivano La Montagna, acerrano d'origine ed architetto con un amore platonico per l'arte. Ivano, in realtà, mostra nelle proprie opere molto più che banale citazionismo. Alla base delle sue composizioni, che spaziano da opere in digital art a quadri in carbone su carta, c’è un profondo percorso di ricerca, che viene espresso in metafore, allegorie, rappresentazioni quasi mistiche. «È un viaggio fra lingue e linguaggi di ogni tipo. Lingue vive, lingue morte, lingue comprensibili e non: non cambia nulla.», dice, quando gli chiedo cosa sia veramente alla base dei suoi lavori. Un (Ivano con “Cruzar el Paso” ad una sua mostra) viaggio, sì. È un viaggio da apolidi nel mondo dell'espressione quello che si affronta catapultandosi nelle sue opere: in alcune aprendosi strada a forza fra simbolismi e figure titaniche; in altre addirittura guardando la realtà attraverso veri e propri portali, rappresentati dalle forme rigorose del suprematista Malevic. Cosa incontriamo allora in questo viaggio, incamminandoci su questo sentiero? Prima di tutto, una sorta di parallelismo fra l'incredibile pluralità di lingue e l'incredibile pluralità di culture, epoche e pensieri analizzati: dalla cosmopolita filosofia greca di Socrate, passando per l' all'apparenza freddo linguaggio matematico dei limiti di Leibniz, che secondo Ivano «per primi sono riusciti a descrivere praticamente l'immensità di un dio», fino ai segni grafici primordiali mai decifrati delle tribù pellirosse degli indiani d'America, sembra esserci un filo conduttore ad unire mondi così tanto distanti. Poi: una grande passione. «Perché hai iniziato a disegnare?» «Perché ne avevo bisogno», mi risponde con semplicità. Ed è forse questo che riesce a rendere le sue opere affascinanti anche se si ignorano le idee sulle quali si (IIIw, su cerchio nero di Malevic. mondo. È una penna bagnata Saggezza, KongFuzi, Pedagogia) d’inchiostro nero a trafiggere alle spalle Pasolini, perché fu basano. È solo quando gli la sua penna ad ucciderlo, ciò chiedo chi sono le sue più che scrisse e ciò che pensò, grandi fonti di ispirazione che mentre il suo volto giovane, tentenna. «Socrate, Pasolini, immagine di un’infanzia felice Gurdjeff, Caravaggio» è la sua passata nella finta civiltà della risposta «De André, De Roma fascista, si sgretola, Filippo. Ma sono simpatie, pietrificato e disgregato non “amicizie”; non posso dire di dal tempo ma dall’omologarisentire davvero zione: quell’omologazione dell'influenza di qualcuno in malsana che ci viene fatta inparticolare», precisa dopo. gerire a forza da mass-media e Fra i Cuentos de viajes televisione. Concludo con la extraordinarios, racconti di viaggi descrizione di quest'opera straordinari, che lui stesso perché credo che alla fine, definisce come un cammino dopo tante parole che possono fra i tipi di conoscenza, ed i tanto esaltare quanto confonvaro suoi lavori digitali, Cruzar dere, solo l'ammirare i suoi el paso, carbone su carta, è la lavori potrà rendere con giuprima opera che mi colpisce in stizia il suo valore artistico. pieno, perché è alta quasi un metro ed in primo piano vedo (Iw, su quadrato nero di Malevic. la faccia di Pier Paolo Pasolini, Sapienza, Leibniz, Matematica) uno dei giganti della cultura del novecento italiano. Cruzar el paso può voler dire attraversare il passo, ma non serve molta fantasia per poterlo collegare all'attraversare il Pasolini, ossia lo scopo dell’opera: penetrare le idee di questo scrittore, e mettere a fuoco la sua vita e la sua visione del C.i.p. N UMERO I L “ MISTERO ” V AFFANSTUDIO T RENTAQUATTRO BARRE , ALCATRAZ DEI SEI IN CONDOTTA : COME FUNZIONA ? Rieccoci, ascoltate tutti, uno ad uno: un grande applauso alla squadra anti-fumo! Nei bagni si respira, niente più fumogeni da stadio. Un grande applauso a Tommaso e Luca, un bacio a Savio! A cura di Francesco Esposito e gole e di massa, delle uscite Sabatino R. Esposito anticipate, ed in generale del comportamento a scuola, che Chiede chiarezza la platea deve essere corretto e rispetstudentesca del liceo De’ toso delle norme, senza diffiLiguori in merito all’attribucoltà di autocontrollo né amzione scellerata dei voti di monimenti disciplinari. A condotta nei documenti di questi criteri, nella circolare valutazione del primo quadrin°105, se ne sono aggiunti mestre. Molti studenti, infatdei nuovi, tra cui risalta l’octi, considerano eccessivamencupazione dell’istituto, avvete bassa ed ingiusta la valutanuta fra novembre e dicemzione condivisa dai Consigli bre, ed il rendimento scoladi Classe. Molti i sei in constico. Da questo momento, dotta, moltissimi i sette, rare alle recriminazioni dei ragazzi le tracce di otto, di nove, o di che hanno conseguito un voto giudizi particolarmente posibasso, ha risposto il gioco tivi. Sorgono dunque spontadello scarica barile: i docenti nee le domande: quali sono, fanno risalire ai Consigli di in verità, i motivi di queste Classe il parto di queste scodecisioni? Quali sono i criteri mode decisioni, chi parlando di cui si è realmente tenuto di una certa influenza del conto? I Rappresentanti d’IDirigente Scolastico che stituto fanno sapere che la avrebbe spinto per tener congriglia di valutazione è stata to dell’occupazione, chi assucondivisa in Consiglio d’Istimendosene tutte le responsatuto solo nel mese di Genbilità ritenendo di non aver naio, mentre addirittura gli invece preso considerazione il studenti ne sono venuti a criterio. Altri ancora, invece, conoscenza appena prima o asseriscono di aver consideranelle stesse giornate in cui si to l’occupazione dei ragazzi riunivano i Consigli di Classe nell’assegnazione del voto, e venivano spedite le nuove senza alcuna influenza del pagelle online, tramite la Dirigente. I rappresentanti comunicazione n° 105, a cui degli studenti in questa situaera la griglia allegata. La cozione confusa hanno chiesto municazione in analisi, oltre a chiarimenti al preside, che ha specificare il suo fine stesso dato risposte inequivocabili: i nell’autovalutazione, ha come voti di condotta assegnati, oggetto delle “raccomandascelti accuratamente dai Conzioni” ulteriori rispetto a sigli di Classe, rispecchiano la quelle già discusse in Consigriglia informativa già citata e glio d’Istituto, dove si era già non dipendono affatto dalla raccomandato di tener conto occupazione, variabile non dei ritardi, delle assenze sin- assoluta. È stato chiarito anche che secondo l’interpretazione delle nuove leggi, che la condotta è da considerarsi come una normale disciplina scolastica, e che il sei, oltre a non precludere alcuna strada a chi lo consegue, rappresenta la sufficienza. Su questo ci sarebbe da riflettere. Restano ancora tante ombre su queste decisioni, seguite dalle proteste dei ragazzi e anche di alcuni genitori, e che hanno addirittura portato all’allontanamento volontario di uno studente. Le ombre nascono spontanee alla lettura della comunicazione n°105, e saranno oggetto di riflessione per studenti, docenti e genitori nei prossimi mesi. Gli studenti difendono “con le unghie e con i denti” il percorso di protesta e di aggregazione confluito poi nell’occupazione di quest’autunno di lotta, ritenendo che tale percorso abbia unito tanti studenti della scuola perseguendo un obiettivo comune e formandosi con confronti, laboratori alternativi e attività. È certo che chi ha partecipato a questo percorso non deve essere penalizzato con l’arma dei voti in condotta, ma che quel momento sia ricordato come accrescitivo dei rapporti sociali e culturali fra i ragazzi, oltre che alternativo e inconsueto rispetto al quotidiano ritmo scolastico. V UOI SCRIVERE CON NOI ? V UOI SUPPORTARCI ? Siamo meno di quindici, e garantire qualità quando si è in così pochi è sempre difficile. Inoltre, se già mantenere il livello di articoli pubblicati mensilmente sempre uguale è impegnativo, immagina la difficoltà di espandersi, trattare più argomenti ed in maniera più approfondita. Vuoi scrivere con noi? Abbiamo bisogno di te! Contattaci se hai idee, capacità e voglia di scrivere, e dacci una mano affinché Vaffanstudio cresca sempre di più. Il nostro giornalino, data la sua natura di produzione studentesca, è copiato in proprio e totalmente gratuito. Andiamo avanti in due modi: con i soldi di sponsor che decidono di finanziare la stampa delle copie che regaliamo, e con le offerte a piacere che riceviamo dai lettori che desiderano farle. Ti piace il nostro giornalino? Non tirarti indietro! Lascia qualcosa per permetterci di stampare la tua copia anche il mese prossimo, se ti va. Ritorniamo seri, la sdrammatizzazione è finita. Non è che col 6 in condotta non si va in gita. Sempre stato preciso e educato? Allora non preoccuparti. Ma ti prego taci se prendi rapporti e arrivi sempre tardi! Stima per gli ex-LSU, che meritano lo stipendio. Tu tagli e togli? Divampano come un incendio. Siamo stati onorati dalla presenza di Lucia Borsellino. Esempi di vita morale, di come campare, riposa in pace Paolino! Prima riunione ufficiale del comitato studentesco! Presieduto da Gennaro, Giovanni e Francesco. Inoltre da Mattia, Raffaele e Miriana. Forma di democrazia importante per la scuola acerrana! Tutti a lamentarci, uagliù stanno facendo la rivoluzione in Ucraina. Pazziamm e ririmm, qua si è suicidata una ragazzina! Per colpa di cosa? Di ASK? Ma scherziamo?! Il senno l’abbiamo perso e manco lo cerchiamo! L’eutanasia, sonno eterno. Non mi esprimo, sono indegno. Ma chi siamo noi per togliere la vita? Lasciamo farlo alla morte, cancella, gomma con matita. Assurdi, vogliono abolire l’arte, è come privarsi dell’aria. Soprattutto in un paese così ricco artisticamente come l’Italia! Penso a questo e mi cadono le braccia, arti cianotici. Immorale come chi tollera gli adolescenti coi pedofili. E anche questa è finita, con garbo vi saluto. Alcatraz, De Liguori, forza 3000 Newton! C.i.p. Vario P AGINA 14 Enigmistica & passatempi DUE P AROLE C ROCIATE [ 1: 2: 3: N .002 4: P AGINA 15 ] A 5: 6: 7: 8: 9: 10: CURA DI D EEP 11: Dopo aver risolto questo schema normalmente, riportare la lettera più presente in ogni riga nelle caselle sopra. Si otterranno i cognomi di due pittori impressionisti. Le soluzioni di ogni numero sono sul nostro sito, nella sezione “Rubriche”. Orizzontali: Verticali: 1: Le tribune del Foro Romano – 6: Originaria di Trastevere o dell’EUR – 11: Unità di misura utilizzata nel campo della tipografia – 13: La membrana che ricopre parzialmente la vagina – 14: Tranquillo, calmo, quieto – 15: Un prefisso per “sei”– 16: Un centesimo di dollaro – 17: Un famoso videogame MMORPG – 18: Tenuta tipicamente americana per l’allevamento di bestiame – 20: Il metallo più prezioso – 21: Arbusto sacro a Venere – 22: Il Dio del Nord delle mitologie vichinghe – 23: Rovigo (sigl.) - 24: Cortile interno caratteristico delle case spagnole – 25: La parte colorata dell'occhio – 27: Il pezzo degli scacchi posto all'estremo della scacchiera – 28: Pianta dai rami fitti e sottili – 29: Poeticamente, il giorno – 30: Il commento del Vangelo durante la messa – 32: Piacevole, amabile, gradevole – 33: La scheda che permette il funzionamento di un telefonino – 34: Quella che si respira è composta da azoto e ossigeno – 35: Dante vi pone i traditori dei parenti – 36: Il Joan pittore surrealista spagnolo – 37: Uno è formato da trecentosessantacinque giorni – 38: Simpatici scherzi, ragazzate – 39: Il Claude pittore impressionista francese – 40: Il numero del vincitore – 41: L'André Gourhan antropologo francese – 42: Che non demorde facilmente – 43: Fra mi e sol – 44: Ricoperto da una patina – 45: Il “buon ladrone” sulle croci dietro Gesù 1: Richiesta giudiziaria per ottenere l’annullamento di un atto – 2: Scrisse di Achille ed Ulisse – 3: Con tangente e coseno fra le funzioni trigonometriche – 4: La sigla della dinamite – 5: Il sovrano – 6: Onesto e giusto – 7: L'aeroporto al Serio di Bergamo – 8: Uomini... all'inglese – 9: L'ex-partito di Fini e La Russa – 10: Relativo al settentrione – 11: Vado fuori – 12: L'onomatopea che esprime dubbio – 14: Successione continua – 15: Fra emme ed o – 17: Il copricapo del clero nelle occasioni solenni – 19: L'opera più famosa di Verdi – 21: La Montessori pedagogista italiana – 22: Secrezione dell'apparato digerente – 24: La paralisi infantile che ha terrorizzato il '900 – 25: La Nemirovsky scrittrice francese – 26: Discepolo di San Paolo – 27: Tre numeri indovinati al Lotto – 28: E' paranoica per Giovanni Lindo Ferretti – 29: Strategia di marketing che consiste nella comunicazione diretta con l'utente – 31: Piovve dal cielo per sfamare il popolo di Israele – 32: Lo Swartz programmatore americano suicida nel 2013 – 33: Il monte ove Dio consegnò i Dieci Comandamenti – 35: Antiche popolazioni che vissero fra Lettonia e Lituania – 36: Prima del Martre e del Parnasse parigini – 37: Insieme al bau nel principio che determina la configurazione elettronica atomica – 38: Una scommessa… all’inglese – 39: Io stesso – 41: La nota del diapason – 42: Torino (sigl.) Nota dell’enigmista: mi si perdoni l’eventuale difficoltà di certe definizioni. L’enigmistica è un’arte che si affina col tempo, ed a 16 anni... sono solo all’inizio! C.i.p. N UMERO G IORNALINO DEGLI STUDENTI COPIATO IN PROPRIO La “direzione” di Vaffanstudio: Direttori e caporedattori: Davide Pascarella Christian D. Soriano Maria Perfetto Sabatino R. Esposito Per contatti [email protected] Sito web www.vaffanstudio.altervista.org Su Facebook facebook.com/vaffanstudio D ISPONIBILE ANCHE ONLINE! SCARICABILE LIBERAMENTE SU: WWW. VAFFANSTUDIO.ALTERVISTA.ORG A cura di Sabatino R. Esposito — Il 22 febbraio scorso viene proclamato il nuovo ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca scientifica del governo Renzi: Stefania Giannini, ex rettore dell'università di Perugia, eletta al senato nella lista di Scelta Civica e, dal 7 maggio 2013, membro della settima commissione permanente, istituita sui temi dell'istruzione pubblica e beni culturali. Nuove e vecchie dichiarazioni spuntano tra i giornali, in tv e su internet: alcune passabili, ma alcune purtroppo nettamente in linea rispetto alle tendenze negative dei parlamentari e dei ministri verso la scuola pubblica negli ultimi anni. Tra queste affermazioni una in particolare andrebbe evidenziata: in una trasmissione radiofonica mattutina, il neo-ministro ha dichiarato che le scuole statali e le scuole private dovrebbero avere eguali diritti, ritornando sul tema che scosse le piazze non più di un anno fa e si concluse con la bocciatura in parlamento del ddl. 953, della deputata Aprea. Non è l’unica dichiarazione “incriminata”: in diverse altre interviste la Giannini ha ribadito la sua intenzione di voler lavorare col MIUR sulla formazione dei licei quadriennali, e sull'istituzione, inoltre, di un fondo nazionale per le borse di studio, erogato sotto forma di prestito d'onore. Quest'ultimo, fortunatamente fallimentare negli scorsi anni in Italia, negli USA e nel Regno Unito, teoricamente consisterebbe nell’erogare fondi agli studenti in difficoltà dando loro la possibilità di restituire il denaro negli anni, ma praticamente aggrava solamente i debiti già consistenti delle famiglie, indebitando gravemente anche gli studenti verso le banche; mentre il liceo quadriennale, invece, sarebbe soltanto l’ennesimo sfregio al nostro sistema scolastico, già mutilato in qualità e quantità negli anni, poiché andrebbe a tagliare non solo un intero anno di studi, ma anche a ridurre o eliminare materie come filosofia e storia dell’arte dall’iter istruttivo. Nell’intervista cui stavamo facendo riferimento, la Giannini aggiunge anche di voler abolire gli scatti di anzianità per i docenti, dicendo di avere l’intenzione di iniziare a ragionare «per merito e valutazione». I sindacati, al fronte di tali interventi, si sono subito dichiarati contrari all'abolizione degli scatti, ritenendoli l’unico modo per recuperare il potere d’acquisto dei salari più bassi d’Europa, quelli italiani, con il contratto di categoria bloccato dal 2006. Rete della conoscenza ed altri sindacati studenteschi hanno iniziato ad attivarsi, e, nelle prossime manifestazioni al MIUR, gli studenti e la piazza si opporranno a ciò, così come all’anticipazione ad aprile dei test universitari solitamente svolti a settembre. Un nuovo personaggio ambiguo dunque nel mondo dell’istruzione italiana: cambierà qualcosa? Poche sono le speranze. C I SUPPORTANO ... Corso V. Emanuele II, 141/143, Acerra. 081 520 3059. www.altrovecafe.it V UOI IL TUO SPONSOR QUI ? Distribuire gratuitamente il giornalino ci è dall’inizio sembrata la cosa più giusta da fare. Abbiamo accettato da sempre le piccole offerte, ma per stampare le nostre copie e garantirne la distribuzione a docenti, studenti e tutti coloro che ne fanno richiesta quotidianamente serve qualcosa di più. Se hai un’attività commerciale e vuoi aiutare il nostro progetto, contattaci per pubblicizzarla sulle nostre pagine. L’offerta è mensile ed a piacere. Via Giovanni XXIII, 14/16/18, Acerra. 081 520 4488 [email protected] Si ringraziano: tutti i ragazzi che hanno richiesto il giornale, tutti coloro che l’hanno scaricato e lo stanno leggendo, tutti gli sponsor che hanno collaborato alla stampa della copia cartacea. Si ringrazia ogni “giornalista” che ha scritto, fotografato, illustrato insieme a noi; ogni genitore che ha diffuso il nostro progetto, ogni persona che ci ha aiutati, ogni nostro sostenitore. Grazie a tutti. E un ringraziamento speciale va ad Alessandro e Gennaro, per l’aiuto “tecnico”. Hanno partecipato: Christian D. Soriano, Maria Perfetto, Davide Pascarella, Sabatino R. Esposito, Francesca Cuozzo, Valentina Terracciano, Antonella Santoro, Mariarosaria Arena, Alcatraz, Francesco Esposito. C.i.p. C HI È IL NUOVO MINISTRO DELLA ( D ) ISTRUZIONE ?