Delrio giura. Resta aperto il capitolo Ned

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Delrio giura. Resta aperto il capitolo Ned
Delrio giura. Resta aperto il capitolo Ned
Il nuovo ministro delle Infrastrutture: gli italiani hanno bisogno di opere e di vedere che le cose procedono
Mattarella loda la «personalità solida e lo spessore politico». Ancora da assegnare gli Affari regionali
ROMA Graziano Delrio ha giurato ieri sera al Quirinale, davanti
a Sergio Mattarella (soddisfatto
per «la personalità solida e la
caratura e lo spessore politico»
dell'ex sottosegretario), come
ministro delle Infrastrutture e
dei Trasporti. Ne aveva dato
l'annuncio nel pomeriggio Matteo Renzi, in un Consiglio dei
ministri che ha rinviato a dopo
Pasqua la scelta del suo successore come sottosegretario alla
presidenza del Consiglio. Né ha
sciolto l'altro nodo del rimpasto, il nuovo incarico da assegnare al Nuovo centrodestra,
che ha perso una pedina importante, Maurizio Lupi, dimissionario in seguito allo scandalo
sulle Grandi opere che ha coinvolto Ercole Incalza.
Delrio è uno degli uomini più
fidati di Renzi e viene inserito in
un ruolo chiave dell'esecutivo,
in un ministero «pesante», che
tiene le leve degli appalti. Il suo
predecessore, Lupi, gli ha fatto
gli auguri: «Un'ottima scelta.
Sono sicuro che farà un buon lavoro». E così i colleghi di partito. Da Debora Serracchiani:
«Sono certa che Delrio farà fruttare la visione europea dimostrata nella gestione delle risorse comunitarie». A Ermete Realacci: «Può vantare l'esperienza
di un sindaco che ha fatto bene». Lo stesso Renzi ha twittato:
«Buon lavoro a Graziano Delrio,
amico vero e prezioso compagno di strada». Drastico, invece,
il no dei 5 Stelle: «Da Lupi a
Delrio: dal garante di Ncd al garante delle Coop. Siamo finiti
dalla padella alla brace». Qual-
che mugugno arriva dalla minoranza dem, che teme un eccesso
di «renzismo» nel governo:
«Benissimo Delrio - dice Pippo Civati -, ma bisognerà capire se sarà di famiglia o riuscirà a essere un po' laico. Palazzo
Chigi ormai è una fortezza, una
torre d'avorio tutta renziana».
Un assaggio della politica che
farà il neoministro l'ha data nella mattinata di ieri, presentando un progetto per nuove palestre all'Istituto di credito sportivo: «Non bisogna pensare chele
infrastrutture siano importanti
quando sono grandi o quando
collegano grandi poli. Ci sono
infrastrutture che sono necessarie alla vita della comunità: e
quelle sportive o le nostre scuole lo sono. Ci sono infrastrutture che magari fanno piccoli col-
legamenti, ma hanno grande
efficacia nella vita delle persone». In serata poi ha commentato l'incarico: «Gli italiani hanno bisogno di tante opere, hanno bisogno di vedere chele cose
procedono».
Restano da decidere le prossime mosse del rimpasto. Il
ruolo di sottosegretario a Palazzo Chigi, ma anche l'incarico da
assegnare a Ncd, penalizzato
dagli avvicendamenti. C'è da coprire la poltrona del ministro
degli Affari regionali, dopo che
a fine gennaio si è dimessa Maria Carmela Lanzetta. A questo
dicastero potrebbero essere aggiunte, per renderlo più pesante, le deleghe sul Sud e sui fondi
comunitari.
Alessandro Trocino
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Al Colle
Il neoministro
delle
Infrastrutture
Graziano Delrio
lascia con la
famiglia il
Quirinale al
termine dei
giuramento
davanti al
presidente
della
Repubblica
Sergio
Mattarel la
(foto Ansa)
i dicasteri dei
governo Renzi.
I ministri sono
attualmente
15: dopo le
dimissioni di
Maria Carmela
Lanzetta c'è da
attribuire il
dicastero degli
Affari
Regionali, che
dovrebbe
essere affidato
al Nuovo
centrodestra
.n
Profilo
L'ex sindaco
padre di 9 figli
che rifiutò
di andare al Milan
di Antonella Baccaro
A agosto dell'anno
scorso le solite voci
maligne lo davano
fuori da Palazzo Chigi per
incomprensioni con il
premier. Da ieri l'ex
sottosegretario alla
presidenza del Consiglio,
Graziano Delrio, è
effettivamente fuori da quel
palazzo. Ma per prendere la
guida di uno dei dicasterichiave del governo: quello
delle Infrastrutture e dei
Trasporti, liberatosi perle
dimissioni di Maurizio Lupi.
Una promozione senz'altro,
ma anche un compito
arduo, quello che il quasi 55
enne ex sindaco di Reggio
Emilia, padre di nove figli,
giocatore del Milan mancato
(era stato selezionato ma
rinunciò) dovrà portare a
termine: di certo il più
importante della sua vita.
Col predecessore ha in
comune l'origine popolare,
l'attaccamento al territorio,
una fede cattolica praticata e
la passione per lo sport. Per
il resto non potrebbero
esserci persone più diverse:
estroverso e portato alla
battuta Lupi, silenzioso e
quasi ieratico nella prosa
Delrio. Un globe-trotter che
negli ultimi mesi ha
macinato chilometri su è
giù per l'Italia, ma
soprattutto giù, visto che
l'ultima missione che si era
dato era quella di
intervenire sul divario di
sviluppo del Meridione. «H
Sud quest'anno potrebbe
crescere più del Nord, a
condizione che sappia
spendere i residui fondi del
periodo 2007-2013» ha
ripetuto.
Un tema che ora potrà
declinare in modo diverso,
concentrandosi sul gap
infrastrutturale del Sud. La
partenza è in salita: martedì
prossimo dovrà già
presentare in Consiglio dei
ministri il nuovo allegato al
Def (documento di
economia e finanza)
predisposto da Lupi per
ridurre la lista delle opere
prioritarie a solo 49
progetti. Poi in Senato lo
attende il disegno di legge
delega per la riforma del
Codice degli appalti,
cruciale in un momento in
cui la corruzione pare
inarrestabile. In lista poi c'è
la riforma della legge
Obiettivo. E della struttura
tecnica di missione che
sovrintende a essa, per anni
diretta da Ercole Incalza,
finito agli arresti. Se sarà o
meno spostata a Palazzo
Chigi è dirimente per
comprendere la portata del
mandato assunto ieri da
Graziano Delrio.