Mantra iniziale e finale.rtf

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Tratto da: http://www.yogadharma.it
“Lezione per i principianti sul significato del Mantra iniziale e finale”
tenuta da Hari Singh Khalsa
Ong Namo Guru Dev Namo
Ad Gureh Nameh, Jugad Gureh Nameh,
Sat Gureh Nameh, Siri Guru Dev-eh Nameh
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Sat Nam
Fateh Dharma
Premessa
Quanto di seguito riportato costituisce il contenuto di una lezione tenuta da Hari Singh presso il
Centro Yoga Dharma, in occasione di una classe per principianti. Nel riportare per iscritto la
lezione si è voluto mantenere il carattere discorsivo per rimanere fedeli al contenuto e alla
freschezza degli insegnamenti.
Introduzione
Abbiamo cominciato questa lezione recitando il mantra iniziale. Spesso noi recitiamo il mantra
con la propensione ad usare nello yoga lo stesso metodo che si usa nel bhoga (la vita sensoriale,
di tutti i giorni). Bhoga e yoga sono opposti, se bhoga porta fuori, yoga porta dentro, se una cosa
funziona nel bhoga in generale si può dire che l'opposto funziona nello yoga. Se nel bhoga noi
vogliamo "avere" cercheremo di possedere, di accumulare, nello yoga, nel dharma se vogliamo
"avere" l'unica strada è condividere. Io non so spiegare questo, so soltanto che questo è quello
che succede nella mia vita, questo è quello che faccio e questo è quello che il Guru mi dona. Più
il Guru mi dona più condivido, più condivido e più il Guru mi dona.
Alcuni vedono l'Ashram, così bello e pensano che sia la mia casa, ma io mi sento ospite e
custode, anche se ho dovuto vendere la casa in cui abitavo per aprire l'Ashram. A volte quando
c'è una festa vedo decine di persone che non conosco e mi dico: "ma io qui ci abito" e voi lo
sapete quanti incontri e feste si facciano! Quando ho lasciato la casa dei miei sono andato a
vivere nel centro yoga ed assistevo ad un continuo uscire ed entrare di gente, a qualsiasi orario,
si mangiava insieme, si stava insieme, la porta era sempre aperta ogni tanto anche per i ladri,
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ma non c'era gran che da prendere! Gli studenti erano dello stesso avviso, hanno visto uscire una
persona con lo stereo in mano e hanno detto: "è normale" e non era poi così normale, però
andava bene lo stesso! Poi per un periodo sono andato a vivere in casa di Guru Inder Kaur e
insieme abbiamo pensato che sarebbe stato bene lasciare di nuovo tutto quanto nelle mani del
Guru. E' stato difficile, ma la condivisione è l'essenza stessa del dharma. Se tu condividi con gli
altri il Guru condivide con te.
Nel bhoga se noi vogliamo farci sentire parliamo a voce alta e se c'è qualcuno che parla più forte
di noi alzeremo la voce fino ad arrivare a strillare. Nello yoga è il contrario, se vogliamo farci
ascoltare dobbiamo sussurrare e il mantra è l'arte dell'ascolto. So che a volte il mantra partendo
dal cuore coinvolge interamente la nostra anima e siamo portati a recitarlo ad alta voce,
soprattutto le persone pure di cuore fanno questo, si lasciano proprio coinvolgere, mentre le
persone un po' più "smaliziate" controllano meglio il volume della loro voce. Quando il mantra
germoglia dal nostro cuore noi ci sentiamo portati a vibrarlo con tutto il nostro essere e, a volte,
ad alzare la voce. Quando siete innamorati vi viene voglia di gridarlo a tutti, ma non penso che
andiate dal vostro amato e vicino all'orecchio gli urliate "ti amo", generalmente lo sussurrerete e
per il mantra vale la stessa cosa. Il mantra contiene parole d'amore, di un amore profondo,
trascendentale, un amore che coinvolge ogni cellula del nostro essere, il mantra va vibrato più
che recitato. Ma l'importante è che voi manteniate l'ascolto del vostro cuore e se ci sono
momenti in cui vi va di strillare il mantra allora strillatelo che è comunque una cosa bella!
Mantra Yoga
Nello yoga è detto "se non puoi fare Kundalini Yoga, se non puoi fare Hata Yoga, se non puoi fare
Bhakti Yoga, se non puoi fare Jnana Yoga ecc.. puoi fare Mantra Yoga!". Il Mantra Yoga lo
possono fare tutti quanti, non costa nulla, non c'è bisogno di titoli di studio, non c'è bisogno di
conoscenza, non c'è bisogno di capacità fisiche è semplicemente una questione di cuore puro. Il
Mantra Yoga è forse il sistema più semplice, ma anche più complesso di fare yoga, è potente,
alla portata di tutti, è un sistema piuttosto lungo, ma tutti quanti possono farlo.
Significato della parola “mantra”
Molti di noi danno per scontato il significato della parola mantra. Ci sono delle parole che sono
entrate nell'uso comune, per esempio sui giornali troviamo "il guru della finanza", oppure ho
sentito parlare dei chakra con molta facilità, ho sentito frasi del tipo "prenditi questa
(riferendosi a boccette con liquidi colorati) che ti apre i chakra", questo per dire come alcune
parole siano entrate nel linguaggio comune.
La parola mantra deriva dalla radice sanscrita "man" che significa mente e "tra" che si può
tradurre in molti modi, noi preferiamo "colei che purifica, che protegge", per cui il mantra è una
frase ermetica, dall'alto potere vibratorio che protegge la nostra mente.
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Durante una mia conferenza, un ragazzo affermò che "il mantra è un lavaggio del cervello" ed io
gli risposi: "si hai ragione, è un lavaggio del cervello, lava la nostra mente da tutte le impressioni
a cui siamo sottoposti durante l'arco dell'intera giornata". Alla lezione precedente per scherzare
ho detto "oggi sono felice perché non ho visto nessun telegiornale". Se facciamo riferimento ai
media, per esempio, guardate quanta pubblicità contiene un giornale, durante i programmi
televisivi sono continue le interruzioni pubblicitarie, se andate al cinema prima del film
trasmettono la pubblicità e anche se non fate nessuna di queste cose basta che camminiate per
strada per vedere decine e decine di manifesti pubblicitari. Anche se voi non li "vedete" la vostra
mente li cataloga, li mette in un piano chiamato "dimenticatoio", voi non ne siete coscienti, ma
li percepite e questo solo per parlare della pubblicità! Siamo sottoposti ad un continua, costante
pressione psicologica. Il mantra è un lavaggio del cervello? Si! Lava il cervello, protegge la nostra
mente da tutte quelle impressioni che giornalmente ci vengono messe dentro. Per cui possiamo
definire il mantra come "una frase dall'alto potere vibratorio che protegge la nostra mente". In
questo modo ho dato una definizione ma non ho detto come funziona.
Il mantra è il linguaggio attraverso il quale noi comunichiamo con la nostra energia.
Il mantra è un linguaggio. In natura ogni cosa comunica. Le piante comunicano tra loro, gli
animali comunicano tra loro, gli uomini comunicano tra loro, pure i computer, se parlano lo
stesso linguaggio, comunicano tra loro e se parlano linguaggi diversi si deve prima tradurre il
linguaggio. Immaginate di conoscere il giapponese e andare in Giappone e chiedere "vorrei un
succo d'arancia ed un panino con il formaggio", mangiate il panino e bevete il succo. Immaginate
ora di andare in Giappone e non conoscere il giapponese dopo un paio d'ore può darsi che
riuscirete a prendere un bicchiere d'acqua e un pezzo di torta. Mangerete lo stesso,
sopravvivrete, ma è diverso!
Il mantra è il linguaggio attraverso il quale noi comunichiamo con la nostra energia. E' un
linguaggio antico tramandato dagli antichi Risci e fatto di vibrazioni. I Risci erano delle
canalizzazioni, l'energia divina per comunicare con l'uomo ha bisogno di un traduttore e questo è
stato il compito dei Risci dare voce, tradurre, le esperienze divine. Attraverso queste
canalizzazioni siamo entrati in relazione con questo linguaggio segreto, intimo, potente, per
comunicare con la nostra energia.
Ogni mantra ha una caratteristica particolare, nel senso che comunica cose diverse fra loro. Da
queste caratteristiche dipende una canalizzazione energetica piuttosto che un'altra, alcuni
benefici piuttosto che altri.
Il sanscrito ci permette di arrivare il più vicino possibile alla vibrazione emessa dall'oggetto.
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Noi usiamo dei termini in una lingua conosciuta come il sanscrito (e qui allargo un po' il discorso
non solo al Kundalini Yoga, ma allo yoga in generale). Perché usiamo questa lingua particolare?
Forse perché i Risci parlavano in quella maniera? E' riduttivo! Il sanscrito è una lingua molto
antica, ma non è per questo che viene usata.
Nei Veda è scritto: "In principio era Brahman con il quale era la parola"
Qualche decina di secoli dopo ritroviamo nel Vangelo di Giovanni (1-1) lo stesso concetto: "In
principio era il Verbo (la parola), il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio..."
Da qualche tempo, non moltissimo, anche la scienza moderna ha riconosciuto quello che era
scritto da 5000 anni nei Veda e cioè che ogni cosa nell'universo emette una vibrazione, questa
vibrazione può essere definita come suono. La scienza impiega molto tempo per arrivare a fare
delle affermazioni per potersi considerare una scienza esatta. Nella spiritualità non si afferma
che questa è la verità, ma che questo è un sentiero che può portare alla conoscenza, non si
afferma mai "è così!". Mentre nella pseudo-scienza si dice "questo è così, ma se non è
dimostrabile, cioè se non ti diamo noi il benestare vuol dire che non è vero". Nello yoga si
afferma da millenni, che ogni cosa è stata creata dall'OM primordiale, che ogni cosa emette una
sua vibrazione e questa vibrazione noi la chiamiamo "nome naturale della cosa".
Ora immaginate di vedere un fiore, lungo, alto, con una corolla gialla, con il pistillo grande e noi
lo chiamiamo girasole, ma questa è una convenzione. Alcune persone che si riconoscono in un
idioma particolare, che vivono in un'area geografica limitata, hanno deciso per convenienza che
quell'oggetto si chiamasse girasole. Se andiamo in un'altra area geografica con un altro idioma,
con un'altra lingua, lo stesso fiore si chiamerà in un'altra maniera ecc…, ma quell'oggetto ha una
sua vibrazione e quella vibrazione noi la chiamiamo "nome naturale della cosa".
Il mantra è ciò che più d'ogni altro si avvicina alla vibrazione della cosa stessa ed è per questo
che noi usiamo questa lingua molto antica chiamata sanscrito, perché rispetto alle lingue
moderne il sanscrito consta di 52 lettere contro le normali 20-25 dei linguaggi moderni.
Attraverso queste 52 lettere siamo in grado di creare 22850 monosillabi diversi per arrivare il più
vicino possibile alla vibrazione emessa dall'oggetto.
Nello yoga si dice che quando tu possiedi la vibrazione dell'oggetto, tu possiedi l'oggetto stesso.
Anticamente (ma anche adesso) gli ebrei copiavano a mano gli scritti della Torà, dell'antico
testamento, e quando in una pagina era scritto il nome di Dio ed essi sbagliavano a copiare
qualcosa, quella pagina non si strappava come si poteva fare con le altre, ma veniva conservata,
non si buttava perché tra Dio e il Nome di Dio non c'e differenza.
Il linguaggio dei mantra ci permette di arrivare il più possibile vicino alle vibrazioni interne che
il nostro corpo emette.
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Gli antichi Risci usavano questo linguaggio per cercare di arrivare il più possibile vicino alle
vibrazioni interne emesse dal nostro corpo.
Guardiamo con attenzione il simbolo della Comunità Yoga Dharma, il Dharma Yantra alle mie
spalle e vediamo che su ogni chakra è scritta una lettera (Lam, Vam, Ram, Yam, Ham, Om)
chiamata bija mantra. Consideriamo ad esempio l'Anahata Chakra (4° Chakra) il cui bija mantra
è Yam. Gli antichi Risci, attraverso il collegamento mistico, avevano osservato che una persona
in piena armonia nell'Anahata Chakra emetteva un suono interiore, una vibrazione, che essi
erano in grado di percepire, e questo suono era proprio Yam. Allora pensarono: "se una persona
in piena armonia emette questa vibrazione, vediamo se io, riuscendo ad avvicinarmi il più
possibile (la nostra voce non ha infinite possibilità) a questa vibrazione, posso ricondurmi ad una
condizione di armonia del 4° chakra". Essi verificarono che emettendo la vibrazione del bija
mantra Yam, potevano influire profondamente, in maniera positiva nel processo di
armonizzazione dell'Anahata Chakra.
Da questi primi esperimenti sono passate decine di migliaia di anni, Yogi Bhajan dice che le
prime forme standardizzate di yoga, tramandate oralmente, sono datate intorno a 40.000 anni
fa. Ma anche volessimo ricondurci a momenti storici, cioè con prove storiche, i reperti di
Harappa e Mohenjo-daro, datati intorno al 3000 a.C., testimoniano che lo yoga ha almeno 5000
anni. In queste migliaia di anni molti maestri, molti esseri illuminati si sono succeduti nella
sperimentazione della pratica dei mantra fino ad arrivare a circa (mi pare di aver letto questo
dato stratosferico strano anche per me) 70 milioni di mantra principali ed un numero infinito di
altri mantra. Questo dato lo riporta, se non sbaglio, Alain Daniélou in "Miti e dei dell'india". Alain
Daniélou è uno degli autori più preparati tra quelli che hanno trattato dell'India ed è degno di
tutta fede.
Il Gurmuk: la lingua del Guru
Abbiamo visto l'origine del mantra, cosa significa, a cosa serve, ma poi vediamo lì scritto sulla
lavagna: Gobinde (Sostenitore), Mukande (Liberatore), Udare (Illuminatore), Apare (Infinito),
Hariang (Distruttore), Kariang (Creatore), Nriname (Senza nome), Akame (Senza desiderio), che
non è sanscrito. Vi domanderete come mai visto che abbiamo detto che il sanscrito è la lingua
migliore per recitare il mantra. Dobbiamo fare ora un discorso ristretto al Kundalini Yoga.
Dobbiamo parlare del Gurmuk. Questo mantra è scritto in Gurmuk, lingua derivante dal sanscrito
da non confondere con il Punjabi (la lingua parlata nel nord dell'India) usata nelle scritture Sikh.
Il Gurmuk è una lingua creata appositamente da Guru Angad, il successore di Guru Nanak, con il
solo scopo di creare delle vibrazioni spirituali, infatti, è una lingua in cui non si trovano tutte le
parole. Il sanscrito è come il latino per noi, cioè una lingua parlata di uso comune. Il Gurmuk no!
Manca di parole di vita quotidiana. Il Gurmuk è una lingua che viene soltanto salmodiata,
recitata, ma non parlata. Il Gurmuk è la lingua del Guru.
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Noi, differentemente dagli indiani, crediamo che i Gur Sikh siano stati degli yogi e questo lo ha
testimoniato Guru Ram Das dicendo "Guru Ram Das è salito sul trono del Raja Yoga". Guru Angad
aveva una grande capacità di controllo dell'energia ed era a conoscenza degli 84 punti
fondamentali che si trovano sul palato, alcuni all'interno dell'arcata lungo la linea dei denti e
altri situati lungo la linea mediana. Molti mantra agiscono sulla stimolazione di questi punti
creando delle canalizzazioni dell'energia per cui il Gurmuk può essere definito un'ulteriore e
successiva specializzazione del linguaggio per comunicare con la nostra energia.
Gli indiani pensano che il Punjabi e il Gurmuk siano analoghi ma essi, mentre capiscono il
Punjabi non capiscono tutto il Gurmuk. Quando io chiedo loro di tradurmi quello che dice il Siri
Guru Granth Sahib (il testo sacro del Sikhismo) scritto in Gurmuk, essi lo comprendono
concettualmente, anche perché ripete sempre le stesse cose (pur componendosi di circa 1534
pagine), l'essenza è sempre la stessa: medita sul nome, recita il nome ecc.. Concettualmente
questo è il contenuto, ma con mille sfumature diverse difficilmente traducibili.
Il Naad
Ora noi abbiamo un dono ancora più prezioso, infatti, Yogi Bhajan è uno dei più grandi
conoscitori, non solo attuali, ma in assoluto, del Naad Yoga, cioè dello yoga della
comunicazione, del suono. Infatti egli ci ha donato una infinità di mantra. Quanti ne conoscete?!
Quanti ne avete recitati?! E quanti non ne conoscete?! E di quanti io stesso non ne sono venuto a
conoscenza?! Altri grandi maestri, importanti come Yogi Bhajan, hanno dato pochissimi mantra.
Ho ricevuto l'iniziazione al mantra On Nama Shivaya da Muktananda, prima lo recitavo con
grande devozione, dopo l'iniziazione lo stesso, non è cambiato nulla! Yogi Bhajan dice "io non ho
mai dato l'iniziazione a nessuno perché se io ti inizio e Dio non ti inizia che potere ha la mia
iniziazione? E anche se io non ti inizio e Dio ti inizia che potere ha la mia non iniziazione?". Yogi
Bhajan ha donato la scienza dello yoga a tutti quanti perché è convinto che la sola conoscenza
non ti permetta di avere l'esperienza, se lo pratichi hai esperienza, se non lo pratichi non hai
esperienza, questa è la selezione vera. E lo stesso discorso vale per il mantra.
Significato interno ed esterno del mantra. Il Guru Mantra
Il mantra può avere un significato esterno, ma più importante è il suo significato interno.
Prendiamo ad esempio il Guru Mantra (il mio mantra personale ed anche quello di Yogi Bhajan)
lo recito da più di trenta anni, lo avrò recitato per 10 milioni di volte, è quello di cui posso
parlare con maggiore precisione. Viene detto che il mala viene potenziato dopo 125 mila volte
che viene recitato il mantra, quel mala allora è ultra potenziato.
Il Guru Mantra ha un grande potere
Guru Guru Wahe Guru, Guru Ram Das Guru
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Vediamo il significato parola per parola. Gu (tenebre) ru (luce), Wahe deriva dalla parola
persiana Wahid che significa "uno solo", Ram può essere visto come Rama (Dio), ma anche
scomposto in Ra e Ma il cui significato è di nuovo tenebre luce, luna e sole, Das significa servo.
Cosi il significato letterale o esterno è
tenebre luce tenebre luce uno solo tenebre luce
tenebre luce luna sole servo tenebre luce
Non ho capito molto! Sembra senza senso! Ma il mantra ha un significato che va oltre quello
esterno ed è quello chiamato interno o Shabad cioè la vibrazione interiore. Il mantra ha quindi
due forme quella esteriore che si sente e la vibrazione interiore che non si sente. Il significato di
questo mantra è l'apertura del 4° chakra, l'amore incondizionato, la vibrazione universale del
cuore, la devozione. Questo è il Mantra del Guru, è la forma più alta in assoluto di amore,
l'amore che viene donato che non chiede nulla in cambio, che esiste per esistere. C'è scritto
questo? No, non c'è scritto! Ma questo è quello di cui, quando lo recitate per 10 milioni di volte,
cominciate a prendere coscienza. Le persone però, soprattutto in occidente, vogliono sapere che
cosa stanno recitando, ed è giusto, ed è questo lo scopo di questa lezione.
Il significato della prima parte del mantra iniziale: Ong Namo Guru Dev Namo
Voi siete arrivati qui un giorno, una persona vi ha accolto, vi ha dato un foglietto, vi ha detto:
questo è il mantra iniziale, quello con cui iniziamo la lezione, ci si mette in questa posizione… e
si recita il mantra
Ong Namo Guru Dev Namo
Ad Gureh Nameh, Jugad Gureh Nameh,
Sat Gureh Nameh, Siri Guru Dev-eh Nameh
e voi vi siete messi lì e lo avete recitato. Va benissimo. Gli insegnanti della comunità non fanno
così, vengono lì ve lo spiegano, vi dicono che cosa è, mettono molto impegno nella
presentazione del mantra. Perché questo? Perché è il primo impatto che voi avete con il mondo
dello yoga e il primo impatto è fondamentale. Se iniziate male poi si zoppica sul cammino dello
yoga.
Che cosa significa il mantra
Ong Namo Guru Dev Namo - Io mi inchino alla infinita coscienza che è dentro di me.
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Questo per noi non è un mantra come tanti altri, abbiamo fatto di questo la bandiera del nostro
lavoro. Vedete perché abbiamo dato così grande importanza al Dharma Yantra fino a farlo
diventare il simbolo stesso della comunità? L'idea di realizzarlo è nata da una meditazione e la
sua esecuzione dal lavoro di un gruppo di studenti. Il Dharma Yantra rappresenta, per chi sa
guardarlo, una mappa, un percorso, una cartina da seguire. Questa avventura parte dal
Muladhara Chakra e arriva fino al punto che rappresenta la realizzazione dello yoga, dove Shiva
e Shakti si uniscono. All'interno del cerchio esterno si trovano infatti rappresentati i sette chakra
più il simbolo della "unione" a testimoniare la frase di Guru Ram Das "kundalani surjit in sad
sangad" e cioè che dopo aver percorso il mistico sentiero dell'elevazione della Shakti, per
ottenere la reale manifestazione della Kundalini bisogna vivere nella "comunità di santi" (sad
sangad).
Quando noi recitiamo "Ong Namo Guru Dev Namo" stiamo definendo un principio: non ci
inchiniamo di fronte ad immagini, a divinità, ma ci inchiniamo di fronte a noi stessi o meglio
ancora di fronte a quella parte di noi che rappresenta l'energia divina. In termini un po' più vicini
alla nostra tradizione viene detto che Dio creò l'uomo plasmando la creta, fatto ciò aveva
realizzato un pupazzo, perfetto, ma sempre un pupazzo! Che cosa ha fatto il creatore per dargli
vita? Gli ha soffiato il suo alito di vita. Ora, se voi prendete la parte più piccola infinitesimale
dell'infinito sempre infinito rimane, noi andiamo a connetterci a quella parte infinita, in questo
caso, per l'esempio che ho fatto, a quel soffio di vita che il creatore ci donò. Per questo
riconosciamo in noi stessi l'energia infinita, l'energia divina e ci inchiniamo di fronte a questa
energia. Una cosa che ripetono i grandi maestri illuminati è questa "l'unica differenza tra me e
te è che io sono sveglio e tu sei addormentato". Non c'è differenza, la mia energia divina è come
la tua energia divina, ognuno di noi è formato dalla stessa essenza, della stessa energia di vita,
solo che non ne abbiamo più consapevolezza.
Oggi abbiamo fatto la lezione sui dieci corpi, l'unico corpo che noi vediamo e percepiamo
attraverso i nostri sensi è il 5° corpo perché emette luce opaca e siccome noi percepiamo il
mondo esterno attraverso i sensi e i nostri sensi sono limitati e hanno soltanto la percezione di
questa luce noi ci identifichiamo ormai soltanto con il nostro corpo fisico, vediamo solo quello e
crediamo di essere soltanto quello, non abbiamo più consapevolezza della parte divina. Quando
recitiamo il mantra iniziale dobbiamo riconoscere in noi e ricontattare in noi questa parte
divina.
Io mi inchino all'infinita energia "Ong Namo Guru Dev Namo", Guru Dev significa il "Guru
trasparente" il "Guru interiore", all'energia infinita, al maestro Sat Guru che è dentro di me e
questo è un percorso, è un percorso che ancora una volta mette in evidenza l'importanza
dell'assunzione delle proprie responsabilità, noi in comunità, nel nostro cammino ci assumiamo
la responsabilità di andare avanti o di fermarci lungo il percorso. Ancora una volta diciamo
questo è il mio cammino, io lo posso percorrere oppure io posso rifiutare di percorrerlo, non
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dipende da elargizioni divine che possono arrivare per grazia di Dio, è un percorso, se io devo
arrivare da qui a Milano questo percorso lo posso fare in macchina, a piedi, in bicicletta, in
aereo, in monopattino, come voglio! Oppure posso dire: "non lo faccio!". Abbiamo una mappa,
abbiamo un buon sistema da poter seguire. E' una grande responsabilità, non mi rimetto nelle
mani di una divinità, la quale chissà perché, dovrebbe soffermarsi ad elargire la sua grazia nei
miei confronti, ma io mi impegno con sforzo, con sacrificio, con dedizione nella pratica dello
yoga per raggiungere le tappe segnate su questa mappa.
Il potere della prima parte del mantra iniziale: Ong Namo Guru Dev Namo.
Vibrazione di gruppo e protezione di gruppo. Capacità di creare un'unica vibrazione che
permette di scuotere la catena che unisce tutte le persone che fanno Kundalini Yoga.
1. Vibrazione di gruppo
Abbiamo detto che ogni mantra ha un suo potere particolare, cioè canalizza un determinato tipo
di energia. Il potere particolare di questo mantra consiste nel creare una vibrazione di gruppo.
Quando si entra qui, nella sala di meditazione, ognuno di noi proviene da una situazione diversa:
c'è chi viene dal lavoro, chi viene dall'aver fatto shopping, chi viene da casa, e portano con se la
vibrazione che lo ha accompagnato durante la giornata ed è sintonizzato su una frequenza
diversa. Se noi lavorassimo direttamente con le tecniche senza la recitazione del mantra,
sarebbe come ascoltare la musica senza aver preso bene la frequenza della radio, si sentirebbe
la musica, ma gracchiante, disturbata, sentiremmo del rumore di sottofondo. Invece questo
mantra ci dà la possibilità di sintonizzarci tutti quanti sulla stessa lunghezza d'onda per creare
armonia, per creare musicalità, per far si che l'insegnamento possa arrivare profondamente e
semplicemente nel cuore di tutti gli studenti. E quando lavoriamo in gruppo, l'ho detto tante
volte, al di la di un lavoro individuale, noi lavoriamo sulla energia di gruppo, è fondamentale che
si possa lavorare tutti quanti creando un'unica vibrazione. E' un po' come fanno i musicisti nelle
orchestre ogni maestro di musica avrà sicuramente il suo strumento più che accordato, ma
perché usano i momenti precedenti alla sinfonia per accordarsi tra di loro? Perché, per creare
una giusta armonia, è importante non soltanto sintonizzarsi su se stessi, ma essere intonati con
se stessi e con gli altri per ottenere una grande sinfonia, una grande armonia. In occidente tutto
questo si fa prima, si fa dietro le quinte, in India durante i primi 45 minuti di concerto i maestri
accordano gli strumenti davanti al pubblico. Questa è una cosa che irrita molto il pubblico
occidentale. Ho visto gente esasperata dopo i primi 20 minuti. Stanno accordando gli strumenti?
Stanno giocando, stanno ascoltando il pubblico, stanno creando questa forma di sintonia tra chi
crea la musica e chi la ascolterà e può essere una cosa snervante, però poi il risultato sarà
sublime. Ed è un po' in questa ottica che noi dobbiamo vedere il mantra iniziale, accordarci tutti
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quanti sulla stessa lunghezza d'onda in modo tale che la lezione risulterà più sciolta più diretta,
più profonda.
2. Protezione di gruppo
Questo mantra a poi un altro potere che è quello di creare una vibrazione di protezione di
gruppo. Per farvi comprendere meglio questo concetto vi riporto la mia esperienza che in tanti
anni mi ha visto insegnare nei posti e nelle situazioni più diverse. Mi sono trovato ad esempio in
quartieri non certo tranquilli come il Villaggio Olimpico o Primavalle e nonostante questo, non si
è mai creato nessun problema particolare. Ho iniziato ad insegnare nei prati del Villaggio
Olimpico a volte alla sera sfruttando la luce dei lampioni. Spesso si avvicinavano delle persone a
chiedere che cosa facevamo, oppure quando recitavamo i mantra c'erano persone che si
sedevano con noi per ascoltare, ma mai, neanche una volta, abbiamo avuto il benché minimo
problema. Poi ci spostammo a Monte Antenne e fu lo stesso. A volte quando c'erano dei gruppi
un po' rumorosi sembrava quasi che noi fossimo invisibili, eravamo una ventina di persone e
questi gruppi di ragazzi passavano senza neanche accorgersi che c'eravamo. Lo stesso quando ci
trasferimmo nel quartiere di Primavalle (20 anni fa un quartiere difficile). Ora noi frequentiamo
qui, in questa sala di meditazione molto accogliente, gli inquilini di questo palazzo ci hanno
fatto un po' di problemi, ma il Guru ci ha protetti. Questo perché quando ci troviamo nella sua
casa, il Guru ha cura di noi, creando una vibrazione di protezione.
3. Capacità di creare un'unica vibrazione che permette di scuotere la catena che unisce tutte le
persone che fanno Kundalini Yoga
Inoltre questo mantra ha la capacità di creare un'unica vibrazione che permette di scuotere la
catena che unisce tutte le persone che fanno Kundalini Yoga, dalla persona che inizia oggi fino a
Yogi Bhajan e ai grandi maestri prima di lui. E questo costituisce una grande forza perché non
siamo singole entità che si affacciano al mondo della spiritualità. Quando ci muoviamo, ci
muoviamo con la forza, la potenza e la grandezza di una scuola che conta qualche milione di
persone nel mondo.
La seconda parte del mantra iniziale è:
Ad Gureh Nameh, Jugad Gureh Nameh, Sat Gureh Nameh, Siri Guru Dev-eh Nameh
Abbiamo detto che la parola mantra deriva dalla radice sanscrita "man" che significa mente e
"tra" che significa colei che protegge. Abbiamo detto anche che si tratta di un linguaggio
attraverso il quale noi comunichiamo con la nostra energia.
Quindi la seconda parte del mantra iniziale
Ad Gureh Nameh, Jugad Gureh Nameh, Sat Gureh Nameh, Siri Guru Dev-eh Nameh
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al di la del significato esteriore che è
io mi inchino al Guru originario, mi inchino al Guru che sempre sarà
ha un significato profondo che è quello di ribadire ancora una volta che la nostra energia è
infinita, immortale, eterna e che noi non ci riferiamo all'energia transitoria del nostro corpo
fisico, ma andiamo a contattare il nostro spirito, la nostra essenza, la nostra anima che è eterna
e noi ci inchineremo sempre di fronte a questa energia infinita eterna.
Il potere di questa seconda parte del mantra iniziale è quello di creare una vibrazione di
protezione individuale, cioè di creare uno scudo protettivo intorno a noi. Yogi Bhajan consiglia di
recitarlo ogni qual volta si entra in macchina "in modo tale da fare tardi all'appuntamento con la
morte". Se voi lo recitate ogni volta prima di mettere in moto la macchina e partire, Yogi Bhajan
dice che arriverete con un pochino di ritardo all'appuntamento con la morte.
Come si recita il mantra iniziale
1. Prima parte del mantra
Vediamo come viene recitata la prima parte del mantra. Si inspira prima di iniziare e si recita:
O (corto) ng (lungo) Na mo
Quando recitiamo Ong la lingua spinge sul palato. Poi si inspira dalla bocca e si recita
velocemente
Guru Dev Namo - poi si inspira dal naso.
2. Seconda parte del mantra
Durante la seconda parte del mantra
Ad Gureh Nameh, Jugad Gureh Nameh, Sat Gureh Nameh, Siri Guru Dev-eh Nameh
si fa una visualizzazione particolare. Immaginate di suddividere la vostra testa in quattro
spicchi. Quando recitate Ad Gureh Nameh visualizzate un fascio di luce che parte dal punto del
3° occhio e copre il primo quarto, quando recitate Jugad Gureh Nameh questo fascio copre il
secondo quarto, al Sat Gureh Nameh il terzo ed infine al Siri Guru Dev-eh Nameh l'ultimo quarto.
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1° quarto: Ad Gureh Nameh
2° quarto: Jugad Gureh Nameh
3° quarto: Sat Gureh Nameh
4° quarto: Siri Guru Dev-eh Nameh
Di nuovo, per altre due volte, iniziando la visualizzazione da sinistra e ruotando in senso
antiorario verso destra.
Postura
Ora descriviamo la posizione in cui viene recitato il mantra. Si sta con le gambe incrociate, la
schiena dritta, il mento spinto leggermente in basso. Possiamo usare come facilitazione un
cuscino messo sotto in modo tale che il bacino faccia una piccola rotazione in avanti, le vertebre
lombari risultino sulla stessa linea e la colonna sia diritta.
Una delle cose che succedono quando recitiamo il mantra è che il mento si alzi e la testa vada
indietro, perché? Ogni volta che recitiamo il mantra o meditiamo, creiamo energia e produciamo
una sostanza che si chiamata Amrita secreta da un punto chiamato bindu situato dietro la
sommità del capo. Amrita è un termine Sanscrito che significa "nettare"; nella mitologia indiana
essa è la bevanda degli dei che dona l'immortalità. L'Amrita, nel punto in cui nasce, contiene sia
sostanze velenose che altamente benefiche per il nostro organismo. Allo stato originale, ancora
non separato, è depositata all'interno del Lalana Chakra, un chakra minore situato dietro il
palato molle, che si comporta come una dispensa. Il Lalana Chakra è come una bolla che si
riempie di nettare e il movimento della punta della lingua su di essa è come una spada che le
permette di aprirsi. Chiaramente la dispensa deve essere continuamente riempita attraverso la
meditazione altrimenti rimane vuota. Da questa "bolla" l'Amrita scende verso il basso e
attraversa il Vishuddha Chakra (il 5° chakra). Vishuddha significa "la purificatrice", "colei che
purifica". Infatti, in questo punto avviene la separazione della parte velenosa, che è canalizzata
verso il fuoco del Manipura Chakra (il 3° chakra) e bruciata, e la parte benefica che si diffonde
in tutto il corpo. L'Amrita, all'interno del nostro corpo, produrrà una diminuzione della velocità
d'invecchiamento dei nostri tessuti, da cui il nome "nettare dell'immortalità". Ma se il Visuddha
Chakra non è stimolato, l'Amrita lo attraversa senza essere separata e si va a canalizzare nel
fuoco del terzo chakra dove è bruciata e tutto, o la maggior parte di ciò che è prodotto
attraverso lo sforzo della meditazione, semplicemente è perso. Se noi portiamo il mento in
dentro e in basso si viene a creare una chiusura chiamata Jalandhara Bandha che aiuta a
stimolare il Vishuddha Chakra e permette al processo di purificazione di avere i tempi per agire.
Spesso le persone che hanno iniziato a praticare da poco tempo tengono ad alzare il mento.
Questo succede per una difesa del corpo a non mettere in circolo sostanze negative. L'Amrita,
infatti, è una sostanza molto forte e richiede potenza per gestirla. Il meditante con un minimo
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d'esperienza deve applicare il Jalandhara Banda affinché il processo di purificazione possa
avvenire.
Un'altra cosa importante: le mani sono nel Mudra Namaskara (o Mudra del Saluto). Le mani
aperte, premute (perfettamente piatte) una contro l'altra, poste davanti allo sterno, gli
avambracci sono paralleli al pavimento. Per tanto tempo abbiamo chiamato questo mudra,
Mudra della Preghiera, ma non ci si deve mettere come quando si prega in chiesa, questa è una
degenerazione del mudra, se vi mettete nella posizione giusta vedrete come la preghiera stessa
creerà una risonanza più potente dentro di voi. In questa posizione abbiamo la stimolazione
delle nadi che passano attraverso le braccia e vanno direttamente al nostro cuore. Se teniamo i
gomiti in basso non c'è nessuna stimolazione. Noi abbiamo vari modi per comunicare con
l'energia, uno è il mantra (la sorella del mantra è lo yantra), un altro modo sono le mudra. Il
mudra è la scienza del gesto (il termine mudra significa sigillo), le nostre mani rappresentano le
nostre polarità, troppo o troppo poco, colui che eccita e colui che inibisce, il sole e la luna. Cosa
facciamo praticando yoga? Lo yoga è conosciuto come la via dell'esaltazione o la via
dell'inibizione? O come la via del mezzo, la via dell'equilibrio? Lo yoga è la via dell'equilibrio.
Allora noi comunichiamo alla nostra energia attraverso il mudra che stiamo lavoriamo sul canale
centrale, sulla Sushumna Nadi, ne su Pingala, ne su Ida, su Sushumna, ne troppo, ne troppo
poco, il giusto. L'energia che viene stimolata verrà attraverso questo processo sensibilizzata ad
entrare nel canale centrale, nella Sushumna Nadi.
La prima parte del mantra finale Sat Nam
Il mantra finale è Sat Nam ripetuto per tre volte, un lungo Sat ed un breve Nam.
Vi riporto come mi è stata detta da alcune persone una particolarità interessante su questo
mantra. Secondo queste fonti, che riferiscono parole dette da Yogi Bhajan (non ho motivo di
dubitare della loro esattezza anche se io non ne ero a conoscenza) il Sat rappresenta la nostra
vita, un Sat lungo, potente, bello, armonioso, luminoso è testimone della nostra vita e proietta
la nostra energia anche sulla nostra vita futura. Un lungo Sat significa una lunga vita luminosa. Il
Nam rappresenta la nostra morte, un Nam molto lungo rappresenta una morte lunga e dolorosa.
Detto così voi ve lo ricorderete sicuramente! Il rapporto tra un Sat ed un Nam è di 35 a 1, 35
secondi di Sat per un secondo di Nam.
La seconda parte del mantra finale: Fateh Dharma
Fateh Dharma è complicatissimo da spiegare.
Vedremo che Fateh Dharma non è una mia invenzione!
In altre scuole di Yogi Bhajan che non siano la Comunità Yoga Dharma sentirete recitare il Sat
Nam e basta. In altre scuole ancora c'è stato un periodo in cui si recitava dopo il Sat Nam:
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Wahe Guru Ji Ka Khalsa, Wahe Guru Ji Ki Fateh!
che è il modo in cui si salutano i Sikh ortodossi. In India si usa di più il "Sat Siri Akal".
Anche noi qualche anno fa recitavamo "Wahe Guru Ji Ka Khalsa, Wahe Guru Ji Ki Fateh!"
sull'onda della vibrazione che c'era all'epoca. Poi c'è stato un momento in cui ho sentito il dovere
di preservare la comunità da ogni identificazione religiosa. Allora vi domanderete perché oggi
parlo apertamente di tutto questo, vi invito al tempio ecc..? Perché contrariamente ai Sikh
italiani (3-4 se si riuniscono in molti), i Sikh indiani non hanno proprio il principio della
conversione, del proselitismo. In India sono una minoranza religiosa che rappresenta l'1,9% della
popolazione (al 1981) sono molti di più i cristiani che non i Sikh, perché questi non hanno nessun
interesse a fare proselitismo, non è nella loro cultura. I primi 85 Sikh non nati da una famiglia
Sikh sono stati 85 americani sostenuti da Yogi Bhajan circa 30-35 anni fa. I Sikh indiani,
viceversa, non hanno mai fatto nessun proselitismo, anzi se qualche occidentale andasse al
tempio e esprimesse la volontà di diventare Sikh, vedrebbero questo con timore. Per questo io vi
invito spontaneamente a venire al tempio perché so che loro vi abbracciano vi accolgono, che vi
vedono come fratelli punto e basta, senza nessun secondo fine. Invece nel passato c'è stata una
forte tendenza alla conversione da parte di pseudo Sikh italiani nei confronti degli altri studenti
ed è stato necessario proteggere la comunità da tutto questo.
Come stavo dicendo c'è stato un periodo in cui si recitava
Wahe Guru Ji Ka Khalsa, Wahe Guru Ji Ki Fateh!
che significa
Tutte le vittorie al Guru, tutte le vittorie al Khalsa
e questo era un atteggiamento molto preciso al livello religioso. Ci si rivolgeva non solo al
Sikismo ma al Khalsa ("ciò che è puro" o "comunità dei puri"), che è un ordine dei Sikh, molto
particolare. Decisi allora che era venuto il momento di ampliare questa visione ed ho introdotto
Fateh Dharma
Dove Fateh significa vittoria e Dharma è la legge universale, ma possiamo aiutarci con un'altra
definizione "la strada spirituale". Fateh Dharma significa "vittoria al cammino spirituale". Quale
cammino spirituale? Al "vostro cammino spirituale", non c'è "un cammino spirituale" è il "vostro
cammino spirituale", è una esortazione a continuare. Fateh Dharma non è una mia invenzione,
Guru Gobind Singh aveva un discepolo prediletto che chiamò "il mio eroe". Egli rimase sempre
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fedele agli insegnamenti del suo maestro e creò questo grido per preservarli. Non si tratta perciò
di un saluto, ma di un grido di guerra, un grido di battaglia. Quando portava con se i suoi
discepoli per lottare per l'indipendenza del proprio pensiero, della propria religione, per opporsi
alle invasioni egli gridava Fateh Dharma. Immaginate che non era nemmeno Sikh! Egli era un
meditante, una persona veramente speciale! Avrebbe potuto continuare a meditare, continuare
a lavorare come persona Santa, ma quando Guru Gobind Singh lo vide e parlò con lui, egli capì
che era giunto il momento di servire il Guru. Per cui quando recitiamo Fateh Dharma, ancora
una volta dichiariamo con forza "vittoria al nostro cammino spirituale" quale che sia, non ha
importanza. Questo è l'insegnamento anche di Guru Nanak che diceva "non ha importanza se
preghi questo o preghi quello l'importante è che preghi".
L'inchino finale a noi stessi
Alla fine del mantra ci inchiniamo a noi stessi, alla nostra energia divina. Ancora una volta,
quello che abbiamo detto all'inizio "io mi inchino alla infinita energia che è dentro di me" poi lo
facciamo, lo facciamo proprio come gesto, come ringraziamento a noi stessi alla nostra energia
divina e alla energia divina degli altri con cui abbiamo lavorato.
* Domande
Perché il mantra iniziale viene recitato per tre volte?
Perché gli indiani quando vogliono che una cosa sia esattamente quella, che non ci sia dubbio o
possibilità di diversa interpretazione, quando vogliono essere categorici, la ripetono tre volte.
Ad esempio avete fatto caso che il mantra Shanti (pace) viene ripetuto per tre volte? “Pace,
pace, pace”, per indicare che è proprio quello, non c'è un imperativo o un rafforzativo, tre volte
significa quello, basta, senza ombra di dubbio.
Che differenza c'è tra Om ed Ong?
Om porta fuori energia, Ong è la nasalizzazione di Om e porta dentro.
Infatti quando voi avete finito di praticare yoga, anche dopo aver lavorato parecchio,
indipendentemente dalla stanchezza fisica, siete pieni di energia. Le prime volte quando ancora
non si è imparato a stabilizzare il livello di energia, si può avere addirittura difficoltà a dormire
di notte dopo aver fatto una lezione di yoga e si ha la sensazione di poter ricominciare la
giornata da capo.