CUORE IN VACANZA S`INNAMORA Di Antonio Lorenzin

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CUORE IN VACANZA S`INNAMORA Di Antonio Lorenzin
CUORE IN VACANZA S'INNAMORA
Di Antonio Lorenzin
Adattamento di Katia Assuntini
Buio in scena. Nel silenzio una voce off di adolescente maschio, ispirata, intensa. E’ la voce di
Antonio.
ANTONIO - VOCE OFF: Barcellona. Meta di molti. Come tutta la Spagna, del resto. Gaudì. La
Sagrada Familia. E le sue altre opere. Stupende. Magnifiche. Ma nulla in confronto a ciò di cui
l'uomo vive. Quella cosa che se non ci fosse si sopravvivrebbe, senza vivere. Quella cosa che Gaudì
forse non ha mai provato. Quella cosa che si chiama amore. L'amore. Il cuore che batte. L'emozione
che ti suscita soltanto un'altra persona.
Stacco. MUSICA (composta da Antonio).
Si illumina la scena. È un autobus stilizzato, molto colorato, prospettico, file di poltroncine da tre
da un lato e dall'altro. Ai lati e dietro, i finestrini, come degli schermi, su cui scorre la strada, la
cittá, il viaggio, come nei vecchi film anni '40.
Sul proscenio, all'estrema destra, il guidatore; all'estrema sinistra, appoggiato su un sedile, la
guida con il microfono in mano che guarda distrattamente fuori dal finestrino. Sull'autobus una
ventina di persone sedute, prevalentemente 40-50enni a coppie, chi parla, chi legge, chi ascolta
musica, chi dorme, chi si sposta per parlare con un altro gruppo, chi fa le riprese di ció che scorre
fuori dai finestrini e chi fa le foto in posa al proprio amato.
Bisbiglio confuso di persone che parlano, qualche risata, rumore dell'autobus in movimento ma
sempre con la musica predominante.
Buio, sfuma la musica, stessa voce di prima. Mentre parla, un occhio di bue illumina le persone o i
gruppi indicati.
ANTONIO - VOCE OFF: Una noia totale. Gioventù in minoranza in un gruppo in media sui 50,
circa. Non me ne intendo. 40, 50. uguale. Ho 15 anni, sai cosa ne so della differenza tra quelli di 40
e 50. Un po' di rughe in più. Boh. E poi l'unico ragazzo di tutta la corriera, io. E una ragazza, 12
anni, lei. Peggio ancora. Anch'io ero vecchio per lei.
Buio. MUSICA (ripresa del pezzo musicale precedente).
Si riaccende la luce solo su lui, il ragazzo, Antonio, che si sporge a guardare nel sedile davanti a
lui la ragazza, Alessia, che fa i compiti. Sfuma la musica e si alza l'audio ambiente, prende forma la
realtà anche sonora dell'autobus.
ALESSIA (girandosi): ciao, Alessia.
ANTONIO (saltando sul seggiolino davanti accanto a lei): Antonio. Tutto bene?
ALESSIA: Sí, e tu?
ANTONIO: Anch'io. (indicando i libri) Ma ti sei portata i libri in vacanza?
ALESSIA: Per forza, devo fare un sacco di compiti.
ANTONIO: Ma dai è quasi l’ultimo dell’anno! Io ho deciso che li faccio tutti dopo, quando torno a
casa.
ALESSIA: E chi li sentiva i miei?!?
ANTONIO: Ma come vai a scuola?
ALESSIA: Così... buono, perché buono vogliono i miei genitori! Tranne in musica, (mentre parla
mostra il libro che sta leggendo, è un testo di educazione musicale) discreto...ma cosa mi interessa
come è fatto uno strumento? Cioè, capisco le note, la respirazione, eccetera, ma cosa me ne faccio
io se so che la tromba ha questo, quello o quell'altro?
ANTONIO: Fortuna che alle superiori non si fa!!
MIODRAG (al microfono): Benvinguts a Barcellona! Esto es el primer lavoro de Gaudí. Mira che
lampiones en esta plaza! Che lindos soy!
ANTONIO (con il naso attaccato al finestrino e, con la scusa, molto vicino ad Alessia): Ma guarda
che lampioni! No veramente. Il solito pirla di architetto. Ma cosa li pagano a fare questi? Vengo io e
faccio tutto. Anche meglio.
ALESSIA (ironica): Ah si?
ANTONIO: Non mi dirai che ti piacciono!
ALESSIA: Boh! Però sono meglio dei libri di storia dell’arte, qui almeno si vede.
ANTONIO: E soprattutto niente interrogazioni.
ALESSIA: Sì, forse anche per quello!
Ridono.
Poi Alessia si alza e va a sedersi vicino alla madre. L'autobus è tutto illuminato. MUSICA (“Love
the way you lie” Eminem Rihanna).
Alessia e Antonio sono seduti distanti, lui la guarda cercando di non farsi notare. Lei ogni tanto gli
sorride. I “vecchi”, dietro continuano a fare attività varie, come prima. Qualcuno si accorge della
passione di Antonio, e ridacchia.
Sfuma la musica, sale l'audio ambiente, la luce si concentra su Antonio e Miodrag, che gli si
avvicina e gli parla in confidenza.
MIODRAG: Vayas a sentarte cerca de tu morosa, che fai ancora qui?
ANTONIO (imbarazzato): Possibile che quando un ragazzo parla con un ragazzo...é solo un amico
e quando parla con una ragazza....é fidanzato?
MIODRAG: (ridendo e allontanandosi) Como quieras, mi amigo!
Buio e inizia MUSICA, flamenco, Antonio viene in proscenio e parla verso il pubblico, ogni tanto
accenna dei passi della danza.
ANTONIO: Zoppicai parlando. Come se il mio cuore volesse tapparmi quella lurida boccaccia che
invece voleva esprimere l'idea del cervello. In quel momento capii che non provavo solo amicizia,
ma amore. Volevo sapere se mi amava. Se mi pensava. Se poteva esserci qualcosa tra di noi.
Volevo sapere cosa pensava. Pensavo a cosa potesse pensare. Cosa sta facendo lei? Sorride?
Piange? Perché?
Facevo paura a me stesso. Non capivo. Il cuore. Fermati. Fammi pensare col cervello.
Niente. Battito. Ti-ta. Ti-ta. Ti-ta ti-ta. Ti-ta ti-ta. Ti-ta ti-ta ti-ta. Ti-ta ti-ta ti-ta. Ti-ta ti-ta ti-ta ti-ta
ti-ta. Ti-ta ti-ta ti-ta ti-ta. Il cuore accelerava. Cosa pensa? cosa fa? Pensa a me? A chi pensa? E il
flamenco. I tacchi che picchiavano davano ancora più velocità al mio cuore.
Tutto il mio corpo era in subbuglio. Sudato. Battito a mille. Ecco come m'attirò nella sua esca
infernale. Sì, perché lei mica mi amava. Il bus ci accompagnò all'hotel. Ero stremato.
Maledetto amore, perché mi colpisci ancora? Dormendo avrei forse tolto quell'amore di dosso. La
mattina dopo feci anche la doccia, come per riuscire a lavarmi via l'amore. Ma quel dannato rimase.
Però si placò e mi fece perlomeno vivere. Vivere amando, senza soffrire troppo.
Ancora due passi di danza, il pezzo musicale finisce. Buio.
Risale l'audio dell'autobus, di nuovo luce su loro due seduti.
ANTONIO: Vuoi ascoltare musica?
ALESSIA: No, grazie. Sono stanca.
ANTONIO: Hai ragione. Sappi comunque che se non vuoi svegliarti perché sei stanca dovrai farlo
poi perché dobbiamo visitare la città, se vuoi svegliarti sei pronta per la giornata e non devi faticare
dopo. Insomma, non hai tanto tempo per dormire e non potresti fare altro che cercare di svegliarti.
ALESSIA: Che hai detto?
ANTONIO: No, volevo dire che…
ALESSIA (interrompendolo): Sì, sì, ho capito… però ho sonno!
ANTONIO: Beh, io ascolto il CD di Michael, se vuoi, puoi ascoltare anche tu. (canticchiando)
She's going in Hollywood / She's going in Hollywood tonight / She's going in Hollywood / She's
going in Hollywood tonight / It's true, that you...
Alessia chiude gli occhi. Antonio dopo pochi secondi si toglie una cuffia e dando di gomito ad
Alessia, gliela porge.
ANTONIO: Questa devi proprio ascoltarla!
ALESSIA(sbadigliando): Ok...
ANTONIO: (canticchia) I like the way are you holding me / (it doesn't matter how you're loving
me)/ I like the way are you loving me / (it doesn't matter how you're holding me) / I like the
way..Too bad, hollywood... /Too bad / Hollywood... / Monster / He's a monster He'san animal...
Stupenda! Non capisco molto, ma quel poco che capisco mi basta.
ALESSIA: Finalmente è finita!
ANTONIO: Sono un po' una lagna le ultime canzoni dei cd, eh?
ALESSIA: Abbastanza.
ANTONIO: Senti questa... prima non l'avevi sentita Hollywood tonight. All'inizio parte che sembra
una canzone da cerimonia. Aspetta che parta. Vedrai che ti piacerà.
MIODRAG: Ti-tu. Siamo arrivati. Esta manana visitamos la Sagrada Familia y la casa de Gaudí.
ALESSIA: Tieni (rendendogli le cuffie)
ANTONIO (guardandola): L'hai fatto apposta perché non ti piace la mia musica?
Alessia sorride. Stacco con buio.
MUSICA (“Hate that I love you” Rihanna). Antonio viene di nuovo avanti verso il pubblico, come
per parlarci in confidenza.
ANTONIO: Non avevo mai visto una cosa più bella. Meraviglioso.
Ritiro quello che ho detto prima su Gaudì, guardando quei lampioni. Gaudì è un grande. Nessuno,
soprattutto io, poteva fare di meglio. Mi guardavo in giro, stupefatto: aveva ideato tutto quel genio.
Nonostante ciò a volte il mio sguardo si perdeva, cercando lei, Alessia. Stupendo nome. Dopo aver
visto questo, tornammo sull'autobus. Ancora lei. Vicino a me. Ti amo. Quando tornammo in
albergo, mi misi sul letto e ascoltai (I like) The way you love me. Mentre la ascoltavo, pensavo a
lei, e la immaginavo dove pensavo fosse. A cena, lei si sedette lontano da me. Ci rimasi male. E qui
il fato rientrò in scena. Mise lei esattamente di fronte a me. Non dovevo girare il collo, spostare la
sedia. Era esattamente di fronte a me. Due tavolate più avanti, ma sempre di fronte a me. Ma la
mattina del giorno dopo, lei non c'era. Ascoltai ciò che dissero i suoi genitori, facendo finta di non
ascoltare: “ È rimasta in albergo, non stava tanto bene...”
MUSICA (“La notte” Modá). Dietro i finestrini inizia a piovere e la cittá igrigisce.
ANTONIO: NO! non... perché? io... lei... cosa? e... ma... come? Non può essere.
Mattina senza lei. Mattina senza sole. Sembrava che ne risentisse anche la natura. Tutto era grigio.
Compensava il mio dolore. Riuscì anche ad attenuarlo. Ascoltando musica forte alternata a debole.
E mi divertì lo stesso, al vedere gli altri, ma dentro di me, il buio. Notte.
Notte . /Il sole spento mi guarda /piangendo pure lui./ Io piango ma non lacrime:/ piango il cuore,/
un attimo di dolore./ 'Notte.
Questi erano i sentimenti dentro di me. Fuori di me, ridevo con Miodrag e il suo amico.
Tornammo in hotel. Lei era ancora nella sua stanza.
Vado? Non vado? Vorrà compagnia? Si vado, sai che noia la solitudine! Non è detto, magari le
piace. E allora vado e le chiedo! E se dorme? Picchiando sulla porta la svegli. E magari non ha
neanche la forza di venire ad aprire. Ahhhhhhhhhhhhhhh! Tilt.
Alla fine, domanda non domanda, non andai.
Stacco. Buio. Luce sull’autobus. Musica.
Antonio con le cuffie e un fumetto. Cupo. D’improvviso sobbalza quando Alessia gli va vicino.
ALESSIA: Mi siedo qui?
ANTONIO: Certo. Ciao
ALESSIA: Ciao
ANTONIO: Stai meglio?
ALESSIA: Abbastanza.
ANTONIO: Ti è passato il mal di gola?
ALESSIA: Abbastanza.
ANTONIO: Hai lottato per uscire?
ALESSIA: Abbastanza.
ANTONIO: Certo che hai la risposta automatica. Il tuo “abbastanza” mi ricorda la risposta alla
domanda com'è andata a scuola... “bene”.
ALESSIA: Forse. (Poi prende il cellulare ed inizia a mandare sms)
Antonio resta lì come un cretino. Dopo un po’ Alessia si mette una cuffia e da l’altra ad Antonio.
ALESSIA: Vuoi? Sappi che non ascolto truzzo come te.
ANTONIO: Ok.
ALESSIA: Così ti fai una cultura al di fuori del truzzo.
ANTONIO: Io? Ma se una volta ascoltavo punk, rock eccetera?
ALESSIA: Ok. Questa è Californication.
ANTONIO: Guarda che la conosco, anzi so tutto il testo a memoria e la so anche suonare con la
chitarra, pure con l'assolo. E’ il mio cavallo di battaglia.
ALESSIA: (ironica) Wow!
Stacco. Buio. Parte la musica di Califonication. Occhio di bue su Antonio in proscenio.
Decisamente depresso.
ANTONIO: Lei non mi ama, ormai non ho dubbi. Non mi vede nemmeno. Ma il mio cuore batte
per lei! E’ arrivata la notte di Capodanno. Si festeggia. Anch’io vorrei festeggiare, ma lei? Speravo
che lei venisse con me, invece… Mi guardo dietro. Avanti. Niente. Lei non c'è. Maledetto nuovo
anno, non sei ancora nato e già mi fai questo?
Mi giro. Lei. Con i suoi. Ma vai! Ma vieni! Ma chi sono!
Leggero cambio luce che illumina fiocamente i passeggeri dell’autobus tutti eleganti ed eccitati, tra
loro Alessia. Nuova MUSICA, una musica da festa. Sul fondale un enorme orologio comincia il
conto alla rovescia 59 – 58 – 57 ecc.
ANTONIO: (Ancora in proscenio) L'anno nuovo arrivò senza che noi sapessimo quando fosse
esattamente. Perlomeno lei era lì vicino a me, in quella mandria di vecchi che mi augurarono buon
anno.
Consiglio: non festeggiate in Piazza di Spagna se siete a Barcellona, festeggiate in spiaggia.
Piazza di Spagna non c'è niente, Plaza Catalunya c'è solo casino e ambulanze... La spiaggia invece è
strafica!!!
Nel viaggio di ritorno parlammo ancora ma il mio amore si stava esaurendo pian piano. E così il
cuore tornò tranquillo, senza rimpianti. E io stetti bene. L'amore se ne andò com'era venuto: mi
svegliai dopo aver festeggiato capodanno e quasi non l'amavo. Mi svegliai il giorno dopo e non
l'amavo più.
Alla fine della battuta l’orologio sul fondale segna 00.00!
Buio – Rumore di fuochi d’artificio e musica forte.
Resta la musica e l’orologio sul fondale inizia a scorrere velocissimo.
Ad un tratto si ferma sulle 13.15.
Luce su palco, la scena è completamente diversa. E’un piccolo monolocale molto
“spagnoleggiante”. Divano letto chiuso, un tavolino con 2 sedie, un piccolo armadio e un fornello
da campeggio appoggiato su un mobiletto.
Alessi, che adesso ha circa 30 anni, entra ed esce dalla quinta che “da sul bagno” si sta vestendo e
intanto parla al cellulare. In sottofondo c’è la voce in spagnolo di una piccola televisione.
In tutta questa seconda parte la voce della televisione in sottofondo è sempre presente.
ALESSIA: (mentre esce ed entra in scena e si veste) Insomma, stamattina ero per strada e uno
all’improvviso urla: Alessia! Così mi giro e vedo un ragazzo… aveva un viso familiare, ma non
sapevo proprio chi fosse. Lui, mi guarda con degli occhi lucidi… no, forse non dorme da giorni.
A un certo punto mi dice: “Sei tu?”. Ma che domande: ovvio che sono io! Ma lui insiste: “Sei tu
Alessia?”. Però ti giuro, io non avevo idea di chi fosse, così glielo chiedo, no? Gli dico: “Sì, sono
io. Ma tu chi sei?”. E lui: “Antonio. Ti ricordi?” Niente, buio totale. Poi lui mi dice: “Era
capodanno e lo festeggiammo qui, a Barcellona”. Ma io, niente, continuo a non ricordarmi. E lui:
“Dai, quel viaggio organizzato, quand’era? Sì, il 2010 e noi due eravamo gli unici ragazzi e siamo
stati quasi sempre insieme: io ti ho fatto ascoltare musica truzza e il CD di Michael, tu altra musica
truzza e canzoni vecchie. Eravamo...” A quel punto ho capito! Era un tipo che avevo incontrato la
prima volta che sono venuta a Barcellona, ero con i miei e lui, che aveva un paio d’anni più di me,
continuava a starmi appiccicato e a farmi ascoltare della musica orribile (Alessia ride per qualcosa
che dice l’amica al telefono) Eh, lo so anch’io che sono passati più di dieci anni! Che ne so, si vede
che ha una memoria spaventosa, io non lo avrei mai riconosciuto… però forse si ricorda di me
perché anche per lui era la prima volta a Barcellona. Come fare per dimenticarsi di una città così? È
per questo che mi sono trasferita qui!... Comunque per farla breve mi ha chiesto di uscire stasera…
sì, mi ha invitato a cena. Ma, non lo so, dovrebbe passare a prendermi tra poco, no, non sono ancora
pronta… è che non so se mettermi il vestito rosso o quello a fiori… Sì, lui è davvero carino, mica
me lo ricordavo così carino, e poi mi sembra anche in gamba… No, non lo so, abbiamo parlato solo
5 minuti, per la strada, stasera mi racconterà un po’ di cose… Allora? Vestito rosso o a fiori? Dai,
provo il rosso…(Come Alessia ha infilato il vestito, si sente il campanello) Accidenti, è già qui e io
non sono ancora pronta… (ridendo) sì, sì un’ottima scusa per farlo salire… dai, ora vado, ti chiamo
domani e ti racconto… sì, sì, ciao!
Alessia riattacca e risponde al citofono
ALESSIA: Ciao, puoi salire un attimo che sto finendo di prepararmi?
Mentre aspetta che Antonio arrivi, Alessia raccoglie un sacco di vestiti e li butta nell’armadio.
Antonio entra in scena, anche lui sui 30 anni, jeans e maglione. E’ un bel ragazzo ma ha l’aria
stanca e tirata.
ALESSIA: Scusami sono un po’ in ritardo, siediti intanto che ti verso un bicchiere di vino.
Antonio si siede sul divano, Alessia porta due bicchieri di rosso.
ALESSIA: Facciamo un brindisi! Agli incontri dell’ultimo dell’anno!
ANTONIO: Già, sembra che io e te siamo destinati a vederci solo a Barcellona il 30 di gennaio… è
un po’ strano, no? Il destino…
ALESSIA: Eh sì, abbastanza.
ANTONIO: Vedo che non hai perso la risposta automatica…
ALESSIA: (ridendo) E’ vero, mi ero dimenticata di quanto ti dava fastidio che rispondessi sempre
“abbastanza”. Dai, finisco di prepararmi, ci metto un attimo. (Alessia esce in quinta)
ANTONIO: Allora orami vivi qui?
ALESSIA (da fuori scena) Sì, sono 5 anni!
ANTONIO: Quanto ti invidio! Anche io avrei voluto trasferirmi prima. Però finalmente ce l’ho
fatta, domani vado a vedere casa nuova. Dalle fotografie sembra stupenda, spaziosa e con un sacco
di luce…
ALESSIA: (rientrando in scena e iniziando a preparare la borsa) Ora sono io che invidio te, io
vivo in 40 metri quadri e una finestra sola!
ANTONIO: Beh però è davvero molto carino qui.
ALESSIA: Sì, abbastanza, oh scusami, la risposta automatica! E invece questa casa dov’è?
ANTONIO: Non troppo lontano da qui, ma non lo so con esattezza, non le conosco le strade
ancora. Mi sembra che si chiami Carrer d’Alcolea…
ALESSIA: Sì, so dov’è. Beh, ma se hai voglia, visto che domani è domenica, vengo con te, così ti
insegno la strada…
ANTONIO: Ma certo! Grazie!
ALESSIA: Ok, sono pronta, finalmente!
ANTONIO: Perfetto, Ti va di andare a mangiare qualcosa? Italiano ?
ALESSIA: Sì, saranno due anni che non mangio italiano.
Alessia si mette la giacca, Antonio in piedi sembra imbarazzato.
ALESSIA: Andiamo?
ANTONIO: (titubante) S-sì…
ALESSIA: Problemi?
ANTONIO: No, sono solo in imbarazzo…
ALESSIA: E perché?
ANTONIO: Ecco, non ho prenotato l’albergo perché pensavo di entrare oggi in casa nuova. Poi c’è
stato un disguido e mi hanno rimandato a domani, ho telefonato in un sacco di posti ma è il 30
dicembre non ho trovato nemmeno una camera. Così, però solo se non ti scoccia, ecco, pensavo…
non è che mi ospiti per stanotte?
ALESSIA: Ma certo! (guardandosi intorno) staremo un po’ stretti…
ANTONIO: Grazie. Allora andiamo?
I due escono. Buio in scena.
Luce in scena. Alessia è mezza addormentata nel suo letto. Entra in scena Antonio con la colazione.
ANTONIO: Buongiorno
ALESSIA: Buongiorno a te… oh, grazie!
Alessia inizia a mangiare, Antonio è in piedi titubante…
ALESSIA: Sei già pronto per uscire?
ANTONIO: Ecco, prima di andare a vedere la casa devo fare una cosa… te l’avrei detto ieri sera ma
poi abbiamo parlato d’altro… sono un po’ in imbarazzo… ma non è come sembra, io…
ALESSIA: Così mi preoccupi, che è successo?
ANTONIO: Ecco, devo andare all’aeroporto, tra un’ora arriva mia moglie!
Alessia resta con la brioche a mezz’aria. Scioccata.
ANTONIO: Davvero, ora non c’è il tempo, ma dopo, dopo ti spiego tutto…
ALESSIA: Non mi sembra ci sia gran che da spiegare. Grazie per la colazione e chiudi la porta
quando esci.
ANTONIO: Davvero, non è come sembra.
ALESSIA: Certo, ora se non ti dispiace…
ANTONIO: Va bene vado, ma promettimi che più tardi mi farai spiegare…
ALESSIA: Come no… Ciao
Antonio esce di scena. Alessia scoppia a piangere mentre finisce la brioche.
Buio in scena.
Luce in scena. Si sente la voce di Alessia da fuori scena. E’ al telefono.
ALESSIA: Sì, Sì, lo ammetto. Mi piace. Mi piace proprio tanto. Strano, perché dieci anni fa non lo
calcolavo neanche. Però questo è farsi male. (entrando in scena) Cosa vuole questo da me? Mi
piace. Di più. Mi potrei innamorare. I suoi modi, le sue carinerie. Certo, anch'io! Come fa a non
essere sposato uno così?... Insomma, mi ha mandato un messaggio per vederci nel pomeriggio e io
gli ho pure detto di sì. Idiota. Idiota. Perché dire di sì? (imitando la voce di Antonio)“D'accordo... ci
troviamo in Plaza Catalunya davanti all'Hard Rock cafè, alle 3, ok?”
Idiota, io, non lui! Idiota. Alle 2 e 50 sono lì, davanti all'Hard. Lui non c'è. Non c'è neanche alle 3. E
io, come una deficiente, invece di andarmene resto lì a sperare in quest'amore impossibile. Perché?
E continuo a dirmi che deve arrivare, non può darmi buca! E invece mi arriva un sms: “Scusami, ma
non posso venire. Possiamo fare per stasera.”… No, non gli ho ancora risposto! E che gli dico?
Non voglio farmi del male, ma neanche rimpiangere per sempre questa occasione, anche se mi sa
che l’occasione la vedo solo io. Però scusa, perchè non sta con sua moglie a festeggiare il
capodanno? Perché telefona a me? Non lo so che gli rispondo… ci devo pensare… ora vado a fare
la spesa, devo ricordarmi di comprare i 12 acini d'uva. Sì e poi ne mangio uno a ogni rintocco… da
sola! Come… Ma davvero secondo te dovrei dargli una possibilità… non lo so ci penso… Sì, dai ci
sentiamo dopo.
Alessia riattacca e resta seduta sul divano pensierosa. Dopo un po’ prende il cellulare e sillaba
mentre scrive il messaggio.
ALESSIA: Stasera alle 10 passa di qui. Dobbiamo parlare.
Buio in scena.
Luce in scena, Alessia passeggia nervosa e continua a guardare l’orologio
ALESSIA: (fra sé) Ora basta aspettare!
Si sente il campanello. Dopo un attimo Antonio entra in scena, è trafelato e tutto scarmigliato
ANTONIO: Scusa per il ritardo, la città è un delirio.
Alessia resta in silenzio, offesa.
ANTONIO: Ci stiamo separando!
Alessia continua a restare in silenzio
ANTONIO: Ci credi se ti dico che non ti ho mai dimenticata?
ALESSIA: (acida) Cos’è il ritornello che il primo amore non si scorda mai? Invece che sei sposato
mi pare tu te lo sia dimenticato in fretta l’altra notte!
ANTONIO: Te lo ripeto, ci stiamo separando.
ALESSIA: E’ per questo che siete a Barcellona insieme?
ANTONIO: Francesca è spagnola. Ci siamo conosciuti in Italia ma ci siamo sposati qui, per la sua
famiglia. Abbiamo sempre vissuto in Italia e lei vuole restare là, ma i documenti andavano firmati
qui, per questo è venuta. Oggi ho fatto tardi dall’avvocato, per questo ho saltato il nostro
appuntamento…
ALESSIA: Voglio bere! (si versa del vino e lo offre ad Antonio)
ANTONIO: So che volevi festeggiare in spiaggia, ma rischiamo di restare bloccati in macchina se
usciamo ora, è quasi mezzanotte, che vuoi fare?
ALESSIA: Questo significa che l’argomento tu sposato, io amante è già chiuso?
ANTONIO: Io ti amo, ti amo da quel primo incontro. Non pensavo di essere ancora innamorato,
ma me ne sono accorto subito, appena ti ho rivista. Avrei lasciato mia moglie comunque, ma dopo
ieri notte ho pensato fosse giusto accelerare i tempi, per me, per te e anche per lei.
ALESSIA: Ah!
ANTONIO: Allora, che vuoi fare?
Alessia prende un sacchettino dal tavolo e tira fuori un grappolo d’uva.
ALESSIA: Qui a Barcellona c’è una tradizione, si magia un acino d’uva ad ogni rintocco, dicono
che porta fortuna.
La luce si abbassa, ritorna la musica da festeggiamento del primo capodanno, botti e rumori.
L’orologio sul fondale inizia il conto alla rovescia: 10 – 9 – 8 - ecc.
Alessia e Antonio si guardano in silenzio.
L’orologio segna le 00.00.
Alessia da un chicco d’uva ad Antonio, Antonio invece la bacia.
Buio.
FINE.