Economia svizzera. Quo vadis?

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Economia svizzera. Quo vadis?
Numero 1 — Aprile 2014
Economia
svizzera.
Quo vadis?
Scopri l’attività AITI 2013-2014
nell’inserto speciale
Fondazione III Millennio:
ricollocamento e formazione
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
L’EDITORIALE
Più attenti e vicini
al mondo delle imprese
Stefano Modenini - Direttore AITI
Fare Impresa. Abbiamo scelto questo titolo per la nuova pubblicazione
periodica di AITI, perché vogliamo significare il ruolo dell’impresa e
dell’imprenditore nella nostra società moderna. E’ sovente difficile
comprendere all’esterno delle aziende le dinamiche di funzionamento
delle stesse, i problemi che devono essere affrontati nei diversi ambiti, le
sfide legate ad esempio all’innovazione o al posizionamento nei mercati
in espansione.
Il nostro compito attraverso questa pubblicazione è però anche quello
di rendere il territorio attento alla presenza di un tessuto industriale
variegato e competitivo. Di fronte al riposizionamento della piazza
finanziaria, l’industria, primo creatore della ricchezza cantonale in
termini di prodotto interno lordo, rappresenta pure un datore di lavoro
interessante per le giovani generazioni. E’ però necessario un forte
impulso soprattutto alla formazione professionale.
Impressum
Fare Impresa
Editore:
Associazione industrie ticinesi (AITI)
Redazione:
AITI
Corso Elvezia 16, c.p. 5130, 6901 Lugano
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Diffusione:
Tiratura: 1’400 copie
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CHF 10.- annuo (+IVA)
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per i non soci 20.- annuo (+IVA)
Frequenza:
Fare Impresa appare almeno 4 volte all’anno.
2
Attraversiamo fasi difficili legate alla situazione finanziaria
internazionale, al cambiamento del mercato del lavoro, senza
dimenticare la sfida energetica, i fenomeni della migrazione e il nostro
rapporto con l’Europa. Per l’impresa programmare il futuro – e di
conseguenza prendere le decisioni più opportune – diventa sempre
più compito complesso. Molti hanno la sensazione che mentre altri
paesi industrializzati si stanno allontanando da modelli economici e
di gestione dello Stato inconcludenti se non addirittura fallimentari,
la Svizzera stia rischiando di percorrere la strada inversa: il maggiore
intervento dello Stato nel mercato del lavoro ne è la testimonianza.
Fare Impresa è una rivista di approfondimento. A ogni occasione
cercheremo di presentare i temi e le testimonianze più pertinenti
che sono espressione del mondo imprenditoriale. Una finestra aperta
sull’industria e sugli altri settori ad essa legati che vuole promuovere
conoscenza ma pure dibattito.
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
PRIMO PIANO
Oggi l’economia svizzera funziona.
Ma domani?
p. 5
INSERTO SPECIALE
Scopri l’attività di AITI 2013-2014
p. 10
NETWORK
Fondazione III Millennio:
ricollocamento e formazione
p. 19
L’EDITORIALE
P. 2
Più attenti e vicini al mondo delle imprese
IN BREVE
INSERTO SPECIALE
DA P. 10
Scopri l’attività di AITI 2013-2014
P. 4
NETWORK
DA P. 19
Il PIL svizzero continua a crescere
Fondazione III Millennio: ricollocamento e formazione
I salari minimi sono un pericolo
soprattutto per i giovani
LE RUBRICHE
I SOCI INFORMANO
Monika Rühl direttrice di economiesuisse
Gruppo Regazzi, Pamp SA e Plastical Sagl
Impiego, crescono gli occupati
Risk Management aziendale
AITISERVIZI
In aumento la produzione dell’industria svizzera
PRIMO PIANO
Oggi l’economia svizzera funziona. Ma domani?
DA P. 21
ECONOMIESUISSE
Evitiamo esperimenti sui salari
DA P. 5
L’AGENDA
P. 24
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Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
IN BREVE
Il PIL svizzero continua a crescere
Monika Rühl direttrice
di economiesuisse
Nel quarto trimestre 2013 il prodotto
interno lordo reale della Svizzera (PIL)
è aumentato dello 0,2% rispetto al
trimestre precedente. Dal lato della spesa,
alla crescita del PIL hanno contribuito
soprattutto i consumi e gli investimenti
fissi lordi, mentre la bilancia commerciale
delle merci e dei servizi ha fornito impulsi
negativi. Dal lato della produzione, invece,
ha contribuito in particolare l’aumento
della produzione di valore aggiunto nel
commercio all’ingrosso. Rispetto al 4°
trimestre del 2012 è risultato un aumento
del PIL pari all’1,7%. Secondo una prima
valutazione provvisoria basata sui risultati
delle stime trimestrali, per il 2013 il tasso
di crescita annuo del PIL a prezzi costanti è
del 2,0% (1% nel 2012).
I salari minimi sono un pericolo
soprattutto per i giovani
4‘000 franchi per tutti?
Maggiore disoccupazione
e precariato?
www.salario-minimo-no.ch
al salario minimo
L’iniziativa popolare «Per la protezione di
salari equi (Iniziativa sui salari minimi)»,
che chiede alla Confederazione e ai Cantoni
di impegnarsi in favore della promozione
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dei salari minimi nei contratti collettivi
di lavoro e di introdurre per legge un
salario minimo di 22 franchi all’ora, pari
a circa 4000 franchi al mese, non solo
metterebbe in pericolo i posti di lavoro, ma
ostacolerebbe ancor più l’ingresso nella
vita attiva per le persone poco qualificate
e i giovani. A sostenerlo sono il Consiglio
federale e il Parlamento federale che
raccomandano pertanto di respingere
l’iniziativa.
Monika Rühl
sarà dal prossimo
settembre la
direttrice di
economiesuisse,
l’associazione
mantello
dell’economia
svizzera. Dal
2011 Rühl è
Segretaria generale del Dipartimento
federale dell’economia, della formazione e
della ricerca (DEFR).
Impiego,
crescono gli occupati
Nel quarto trimestre 2013 l’occupazione
complessiva in Svizzera è cresciuta
dell’1,0% rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente. Per la prima
volta dal quarto trimestre 2012, anche
l’impiego nel settore secondario ha
conosciuto una debole ripresa (+0,4%).
In aumento la produzione
dell’industria svizzera
Secondo i risultati provvisori dell’Ufficio
federale di statistica (UST), nel
quarto trimestre 2013 la produzione
nell’industria svizzera è aumentata dello
0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente. Le cifre d’affari sono invece
rimaste invariate. L’afflusso di ordinazioni
è calato dello 0,6%, mentre le ordinazioni
in portafoglio sono salite del 2,0%.
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
PRIMO PIANO
Incontro con Beat Kappeler
Oggi
l’economia
svizzera
funziona.
Ma domani?
Dove stanno andando l’economia e l’industria
svizzera? Su quali carte occorre puntare ora che
le esportazioni sembrano aver ripreso slancio e
c’è già chi parla di congiuntura tornata al bello?
Potrebbe essere d’aiuto guardare al nostro passato,
al passato della nostra economia, per cercare di
trovare le risposte giuste? Beat Kappeler scrittore
e commentatore economico ne è convinto. Tanto
più che nel suo ultimo libro “Wie die Schweizer
Wirtschaft tickt: Die letzten 50 Jahre und die
nächsten....”, Kappeler - prossimo ospite d’onore
dell’Assemblea generale ordinaria di AITI prevista
tra pochi giorni, il 9 aprile, a Locarno - compie
un’analisi che sorprende e non lascia scampo,
soprattutto alla Banca Nazionale Svizzera (BNS)
che “nel 2010 ha comprato in modo scriteriato Euro
e Dollari” o a certe formazioni “i candidati ai vari
corsi in Business Administration a mio giudizio
perdono un paio d’anni di lavoro...”, senza parlare
del salario minimo, definito da Kappeler “un pericolo
per l’economia svizzera” o della Sinistra “spostatasi
troppo a sinistra”, troppo verso “una forte lotta
ideologica già vista negli anni ‘20”.
>
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Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
A cura di:
Angelo Geninazzi e Andrea Bertagni
Foto pagina precedente:
Percento Culturale Migros ©2010
>
Chi è Beat Kappeler
Beat Kappeler è commentatore
economico alla Neue Zürcher
Zeitung am Sonntag.
Dal 1977 al 1992 è stato
Segretario nazionale, responsabile
degli affari economici presso
l’Unione sindacale svizzera
e ha partecipato ai negoziati
nell’industria orologiera.
Dal 1992, unitamente alla
pubblicazione di numerosi libri,
è professore straordinario presso
l’Università di Losanna e membro
dell’autorità di sorveglianza del
mercato della comunicazione
svizzera.
Nato a Villmergen nel 1946,
sposato e padre di due figli adulti.
La sua piccola collezione di orologi
si prefigge di ripercorrere le
tappe dello sviluppo dell’orologio
meccanico automatico.
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Iniziamo proprio da qui, in un
capitolo lei parla di uno scambio di
posizioni ideologiche tra Sinistra e
Destra verificatosi tra gli anni ‘70 e
‘90. Cosa intende esattamente?
Ho vissuto la fase in cui la parte
sinistra dello scacchiere politico ha
abbondonato le posizioni del pensiero
“win win“, passando da un partito guidato
da lavoratori e sindacati ad una forte
lotta ideologica già vista negli anni
‘20. La Sinistra si è dunque spostata a
Sinistra. Per contro le grandi associazioni
dell’economia privata si sono spostate
al centro dopo aver difeso per anni in
silenzio i cartelli e i giochetti con le
riserve occulte e l’insider trading, essersi
schierate per l’Apartheid in Sudamerica
e contro un diritto azionario trasparente
e in parte anche contro il commercio
aperto secondo il Gatt e le organizzazioni
mondiali del commercio. Da quasi 20
anni queste posizioni hanno lasciato
spazio ad una linea liberale anglosassone.
I due gruppi si sono dunque mossi molto,
la sinistra non propriamente a suo
vantaggio.
Come sono cambiate le
associazioni imprenditoriali e le
associazioni sindacali negli ultimi
50 anni, anche nell’ottica del
partenariato sociale?
In Svizzera abbiamo ancora molti
contratti collettivi di lavoro che
definiscono le condizioni salariali e di
lavoro senza l’intervento dello Stato.
Tuttavia molti di questi vengono in
seguito dichiarati vincolanti, di modo
che lo Stato gioca un suo ruolo. E’ però
drammatico che negli ultimi anni
innumerevoli condizioni di lavoro e
assicurazioni siano diventate parte delle
competenze dello Stato, in particolare
per quanto concerne il settore del diritto,
del lavoro e delle assicurazioni sociali. Si
è inoltre dimenticato che in passato le
casse disoccupazione erano gestite dai
Cantoni, Comuni e sindacati, che in molte
imprese vi erano già casse pensioni e che
accanto a loro vi erano molte associazioni
che proponevano sistemi di risparmio.
Nel primo capitolo ripercorre
le difficoltà che negli anni ‘50 si
avevano per ottenere informazioni.
In particolare scrive “Le PTT
praticavano tariffe telefoniche
internazionali completamente
sproporzionate, garantendosi utili
che – versati alla Confederazione
– potevano essere considerati una
sorta di tassa per finanziare le
sovvenzioni militari o per l’olio di
colza”. Oppure, “la spedizione di
cartoline postali costava 5 centesimi
ma solo se il messaggio era limitato
a 5 parole, altrimenti la tariffa
aumentava malgrado la prestazione
della Posta fosse la medesima”.
L’informazione era razionata e
non vista di buon occhio da parte
dell’élite. Eppure la Svizzera ha
conosciuto la crescita maggiore
proprio in quegli anni. Come si
spiega questa asimmetria?
La Svizzera non era la sola a praticare
tariffe simili; altre nazioni salassavano
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
Si fa presto a dire industria. Ma di cosa stiamo parlando?
PIL Svizzera
PIL Ticino
27%
21%
Attivi nell’industria svizzera
Attivi nell’industria ticinese
900’000 / 25%
28’000 / 14.7%
Si fa presto a dire industria svizzera e industria ticinese.
Ma cosa caratterizza la prima? Cosa la seconda? Esistono
più parallelismi o differenze? Iniziamo con il contributo al
Prodotto interno lordo (PIL). L’industria svizzera contribuisce
con il 27% al PIL nazionale, quella ticinese al PIL cantonale
con il 21%. Proseguiamo con l’occupazione. L’industria
svizzera dà lavoro a 900mila persone, il 25% del totale.
Quella ticinese con 28mila persone rappresenta il maggior
datore di lavoro dell’economia cantonale. Guardiamo i
settori. Meccanica, elettronica, chimico-farmaceutica,
metallurgia, industria medicale, orologieria e metalli preziosi,
industria alimentare e industria delle materie sintetiche e
dei tessili, con sfumature diverse, contribuiscono al buon
nome di entrambe le industrie. Come l’alto valore aggiunto,
l’elevata qualità e l’innovazione tecnologica e scientifica dei
prodotti industriali svizzeri e ticinesi che pongono molte
industrie svizzere e ticinesi ai vertici dei rispettivi mercati di
riferimento internazionali.
Sia le industria svizzere, che quelle ticinesi puntano inoltre
forte sulle esportazioni, vendendo almeno l’80% dei prodotti
all’estero. Germania, Italia, Stati Uniti, Francia, ma anche
India, Cina e altri Paesi emergenti assorbono la maggior
parte di tutte le esportazioni. Uno dei segreti del successo?
Sicuramente l’innovazione. Nel confronto internazionale la
Svizzera vanta eccellenti istituti di ricerca che contribuiscono
in modo determinante al potere innovativo dell’industria
nazionale e cantonale.
le chiamate internazionali in modo
analogo. Un vantaggio lo avevano però
le grandi nazioni poiché molti contatti
si svolgevano all’interno dei confini
nazionali; ad esempio una telefonata
tra Roma e Milano non era ovviamente
considerata internazionale mentre
una tra Lugano e Milano sottostava
alle tariffe internazionali sebbene la
distanza fosse minore. Non si deve però
dimenticare che allora non si potevano
inviare documenti tramite rete
telefonica, e dunque erano necessarie
le lettere. Era un altro mondo! Inoltre le
grandi imprese svizzere, a causa degli
enormi “costi di transazione” dei contatti
internazionali, sviluppavano sedi
secondarie, fabbriche e rappresentanze
in ogni nazione abbastanza grande, così
come negli USA. Le odierne possibilità
di comunicazione, molto più facili, il
traffico aereo e le tariffe degli efficienti
trasporti internazionali, rendono meno
imprescindibile questo tipo di strategia.
La Sinistra si
è spostata a sinistra
e ha abbandonato
le politiche
“win win”
Lei sostiene che “la Banca
Nazionale Svizzera non è stata e
non è infallibile come molti dicono”.
In particolare si riferisce ad errori
commessi negli anni 60 che hanno
portato in Svizzera moltissimi
Fonte: USTAT
lavoratori stranieri, posticipando
i cambiamenti strutturali e
prolungando la crisi. Anche la
politica della BNS nel 2010 non
la trova d’accordo. Trova dei
parallelismi tra le due epoche?
Dobbiamo distinguere due fasi.
Nei primi anni ‘60, un po’ come oggi,
la Germania e la Svizzera erano molto
concorrenziali. La Germania apprezzava
il Marco tedesco per rallentare la
crescita mentre la Banca Nazionale
Svizzera non faceva altrettanto. In
questo modo l’espansione dell’industria
si è verificata in ampiezza e non
in profondità, grazie alla sempre
maggior importazione di forza lavoro
dall’estero che non ha aumentato
la produttività: in questo modo si
>
7
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
> sono mantenute le vecchie strutture
dell’industria dell’abbigliamento, del
tessile e della costruzione che, dopo
l’apprezzamento del Franco nel 1973
dopo la crisi petrolifera sono crollate. Vi
sono parallelismi invece con la pressione
al rialzo del Franco svizzero nel 1978,
contro la quale la Banca Nazionale ha
proclamato un tasso di cambio “ben
superiore allo 0.8” nei confronti del Marco
tedesco. Questa operazione era riuscita
molto bene, ma la BNS si è dimenticata
di ciò quando nel 2010 ha iniziato a
comprare scriteriatamente valute (Euro
e Dollari). Solo nella tarda estate del
2011 è ritornata sull’esempio del 1978,
proclamando il cambio a 1.20 tramite la
promessa di interventi sul mercato delle
valute in caso fosse necessario.
Spesso confronta la crescita
negli anni 50 della Svizzera a quella
I corsi in
“Business
Administration”
fanno perdere ai
candidati un paio di
anni di lavoro
odierna della Cina: sia dal punto
di vista quantitativo ma anche
ad esempio sotto aspetti della
mobilità. Ci spieghi meglio.
In quegli anni i tassi di
crescita dell’economia svizzera
erano veramente alti, per molto
tempo si attestavano sopra il 5
o 6%. Ma, similmente a quanto
successo finora in Cina, è stato
soprattutto una crescita dei fattori
di produzione – si investiva più
capitale e si assumevano più
persone. L’economia nel suo insieme
cresceva dunque fortemente, un po’
meno pro capite. Tuttavia aumentò
anche la produttività. Questo non
soltanto grazie alla tecnica e ad
altri fattori, ma anche attraverso la
mobilità geografica e professionale
dei lavoratori. Nell’Altipiano si
estesero i centri industriali attorno
a Zurigo e nei Cantoni di Argovia
e Basilea mentre in Ticino la forza
lavoro ha progressivamente lasciato
le valli. La mobilità professionale
si è palesata nel cambiamento di
funzione di molti artigiani verso
Giambattista Ravano, direttore DTI SUPSI
Piero Martinoli, presidente Università della Svizzera italiana
Il futuro dell’industria è
Il futuro dell’industria è
.... nell’essere all’avanguardia
L’industria Svizzera, e con lei quella ticinese, avranno
un futuro se continueranno a puntare all’eccellenza
nell’innovazione e quindi a quei segmenti basati su
tecnologia d’avanguardia. Coniugando i valori della Svizzera
come qualità di vita, socialità, sanità d’avanguardia,
compatibilità ambientale, con le capacità industriali di
concepire e produrre con eccellenti caratteristiche, settori
quali il biomedtech, le tecnologie informatiche, la robotica,
le nanotecnologie, i materiali avanzati saranno vincenti.
8
.... nell’essere aperta al mondo
Vedo – e un po’ sogno – un’industria svizzera e ticinese
sempre più innovativa, altamente specializzata, aperta
al mondo e al contempo attenta al proprio contesto. Per
fare in modo che questo accada, serve proseguire sulla via
intrapresa sin qui, fatta di un’intrinseca relazione con il
mondo della ricerca scientifica, un clima politico sinergico
e sereno dentro e fuori dai nostri confini, la valorizzazione
di settori davvero capaci di portare reale valore aggiunto al
Paese e a chi ci vive e lavora.
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
posti di responsabilità nei servizi
pubblici e privati. Molti docenti sono
stati istruiti in corsi di un semestre,
molti hanno cominciato una carriera
in banca o in un’assicurazione.
Anche l’Amministrazione pubblica
ha iniziato ad ingrandirsi. In quel
periodo non si richiedevano diplomi
o altre formalità, in questo modo
il mercato del lavoro era molto più
reattivo. Oggi molti aspiranti ad un
posto di quadro di impresa ampliano
la loro formazione con tutta una serie
di corsi in “Business Administration”,
sebbene io abbia la sensazione che
la conoscenza e l’abilità si sviluppino
maggiormente nella pratica. Non
dobbiamo dimenticare che le
posizioni di quadro sono un “bene
di posizione”, e dunque limitate
da un punto di vista numerico. La
concorrenza e i diplomi non portano
Con l’introduzione
del
salario minimo
l’economia sarebbe in
pericolo
dunque a vantaggi se tutti ne hanno. Il
numero di posti di quadro è sempre il
medesimo. Ma i candidati perdono tutti
un paio di anni di lavoro…
Gli anni che descrive sono
stati anche contraddistinti da
regolamentazioni che provenivano
dagli anni ‘30 in cui si cercava di
limitare i cambiamenti strutturali
attraverso apposite leggi. La sua
descrizione di come l’economia si è
in seguito sviluppata evidenzia che
questo cambiamento è avvenuto
comunque, ma più tardi e in modo
più doloroso. Secondo lei la società
svizzera di oggi ha tratto gli
insegnamenti da questi errori del
passato?
Da una parte l’economia cartellare
che è uscita dagli anni di crisi del 1929
era veramente molto diversa da quella
odierna. Vi era il divieto di creare filiali
di imprese di vendita, supermercati,
fabbriche di scarpe, parrucchieri,
imprese di trasporti, mentre molte
altre erano contingentate e sottoposte
a permessi. Inoltre l’economia si è
>
Meinrado Robbiani, segretario cantonale OCST
Rudolf Minsch, presidente direzione generale di economiesuisse
Il futuro dell’industria è
Il futuro dell’industria è
.... nel lavoro qualificato
Il futuro dell’industria ticinese deve puntare ad una
netta riconversione - d’altronde già in atto - verso attività
innovative e lavoro qualificato. Si tratta perciò di valorizzare
il lavoro e i lavoratori, riconoscendoli quale più strategica
risorsa. Occorre anche un più profondo radicamento
nel territorio. Al riguardo, il dialogo sociale tra imprese
e sindacati è un contributo prezioso per una migliore
saldatura tra imprese e territorio, tra economia e società.
.... nella formazione
Nonostante la forza del franco svizzero e gli alti salari, la
Svizzera può contare ancora sulla presenza di un buon
tessuto industriale. Una delle ragioni principali risiede nel
nostro sistema formativo. A garantire all’industria l’alta
qualità del lavoro di cui ha bisogno sono gli apprendisti,
i diplomati delle scuole universitarie professionali e i
laureati. Se continueremo anche in futuro a scommettere
sul contatto (anche) precoce tra scuola e mondo del lavoro, il
settore industriale svizzero rimarrà ai vertici anche in futuro.
9
Fare Impresa
L’attuale
stato di salute
dell’economia
elvetica
Con un Prodotto interno
lordo (PIL) dato in crescita sia
quest’anno (+2,3%), che nel
2015 (+2,7%), e un motore
delle esportazioni in fase di
riavvio dopo un lungo periodo
di stagnazione, l’economia
elvetica sembra pian piano
destinata a lasciarsi alle
spalle gli anni orribili 20082012, contraddistinti dalla
diminuzione della crescita
del PIL svizzero, dal calo
dei consumi dei Paesi UE,
dall’apprezzamento del franco
svizzero sulle altre monete e dal
rallentamento della crescita del
PIL europeo e delle economie
emergenti. Pur con tutta la
prudenza e le incognite del caso
- anche se la ripresa economica
sta avanzando negli USA e
nei Paesi forti dell’eurozona, la
situazione economica nei Paesi
euro del Sud resta molto tesa e
molti Paesi emergenti stanno
incontrando difficoltà a trovare
nuovo slancio economico non è insomma azzardato
intravvedere all’orizzonte per
l’economia svizzera nuovi
spiragli (congiunturali) di
ottimismo, benché il ritorno al
bello proceda tutto sommato
molto a rilento. A incidere
sull’ottimismo è la svolta nelle
esportazioni elvetiche, il cui
tasso di cambio minimo con
l’euro sta rappresentando un
importante fattore di sostegno,
che, per la prima volta nel terzo
trimestre 2013, hanno dato
segni più marcati di ripresa in
diversi settori.
10
.7%
+2
.3%
+2
%
+1.
4
%
+1.
2
.2%
+2
.3%
+3
-2.
4%
+5
%
+6
.4%
+6
%
+3
%
Numero 1 — Aprile 2014
Evoluzione
del PIL
elvetico
‘04 ‘05 ‘06 ‘07 ‘08 ‘09 ‘10 ‘11 ‘12 ‘13 ‘14 ‘15
Fonte: USTAT
> creata volontariamente dei cartelli
in ogni settore, tutti i prezzi e le zone
di vendita erano discusse a tavolino.
Nel 1945 sono stati revocati questi
contingenti e divieti, dopo il 1985 i
cartelli sono stati combattuti attraverso
un nuova entità anti-cartelli che oggi
è la Commissione per la concorrenza.
Quello che però è ancora simile a quel
periodo sono le enormi regolamentazioni
in tutto il settore agricolo nonché
l’insufficiente apertura dei mercati della
posta e dell’elettricità; inoltre dopo
l’apprezzamento del Franco si sono
scoperti molti canali d’importazione e
vendita protetti che hanno trasferito solo
lentamente i benefici della svalutazione
dell’Euro. A questo si aggiunge che con
le “misure fiancheggiatrici” alla libera
circolazione delle persone, il mercato del
lavoro è stato fortemente regolamentato.
Se adesso si aggiungesse anche un salario
minimo – triplo di quello proposto da
Obama – come voluto dall’iniziativa “per
salari equi”, l’economia svizzera sarebbe
in pericolo.
Che ruolo avrà in futuro la
Svizzera – in particolare l’industria
elvetica – sulla piazza mondiale? La
deindustrializzazione è una minaccia
per il nostro Paese?
La definizione di deindustrializzazione
è calzante per l’Italia, la Francia, il
Regno Unito e gli Stati Uniti, non però
per la Svizzera. Tuttavia la statistica
evidenzia, rispetto ad alcuni anni fa,
una minor quota di lavoratori anche
alle nostre latitudini. Questo però
non prende in considerazione che da
30 anni a questa parte le imprese
produttive si sono focalizzate su una
produzione molto automatizzata. Molte
hanno esternalizzato tutto il resto – la
pianificazione, l’informatica, la caffetteria,
la stamperia, la pulizia, i servizi
immobiliari, i trasporti, la logistica, ecc....
Questi servizi sono però direttamente
in relazione con un’industria altamente
produttiva e automatizzata: una relazione
mutualmente vitale. In Europa si è
interpretato in modo errato questa
focalizzazione come licenziamenti
unilaterali, “la fine del lavoro”. Per
questo motivo i sindacati e i politici
pensavano che si potesse ridistribuire
lo scarso lavoro facendo lavorare tutti
meno a lungo. Questa è stata una
conclusione affrettata poiché non esiste
una “torta finale” di lavoro e nell’Europa
occidentale i lavoratori costavano troppo
e questi servizi dunque non sono potuti
nascere. Inoltre i datori di lavoro hanno
potuto investire i loro buoni profitti
in macchinari sempre più innovativi,
facendo aumentare la produttività per
ogni forza lavoro. La Svizzera funziona
per gli industriali e per i lavoratori!
■
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
Rapporto
d’attività
2013-2014
11
Fare Impresa
Rapporto d’attività
2013-2014
Temi
prioritari
Mercato del lavoro
Il 2013 è stato pienamente
caratterizzato dalla discussione
sull’evoluzione del mercato del lavoro
in Ticino. L’aumento del numero dei
lavoratori frontalieri, prevalentemente
nel settore terziario, le situazioni di abuso
delle condizioni di lavoro e il dumping
salariale riscontrato in alcune situazioni
hanno innescato acute tensioni fra le
parti sociali e un maggiore interventismo
dello Stato, obbligato del resto a
intervenire in ossequio alle disposizioni
sulle misure d’accompagnamento
all’accordo sulla libera circolazione delle
persone fra Svizzera e Unione europea.
Contratti normali di lavoro
AITI, unitamente a Swissmem e a
diverse imprese, nel mese di febbraio
del 2013 ha inoltrato un ricorso al
Tribunale federale contro l’introduzione
decisa dal Consiglio di Stato del cantone
Ticino di due contratti normali di lavoro,
uno nel settore della produzione di
apparecchiature elettriche e uno in
quello della fabbricazione di computer,
prodotti di elettronica e ottica. Il ricorso
non era principalmente rivolto contro
la fissazione di un salario minimo di
tremila franchi mensili, quanto
piuttosto sulle modalità utilizzate
per determinare il presunto dumping
salariale rispetto al salario di
riferimento della professione. Inoltre,
un uso estensivo dei contratti normali
di lavoro prefigura a detta dell’AITI la
volontà dello Stato d’imporre salari
minimi obbligatori, ciò che non è
permesso nell’attuale ordinamento
legale. Il Tribunale federale ha
purtroppo infine respinto il ricorso
e i contratti normali di lavoro sono
entrati in vigore il 1° gennaio 2014.
Contratti collettivi di lavoro
A più riprese il sindacato per
fare fronte alle presunte derive del
mercato del lavoro ha proposto la
sottoscrizione di contratti collettivi
di lavoro. L’AITI da parte sua
ha ribadito che non è possibile
sottoscrivere un contratto collettivo
per tutta l’industria perché si
tratta di un settore eterogeneo, con
caratteristiche molto diverse fra un
ramo d’attività e l’altro. Semmai,
laddove vi sarà un consenso delle
parti sociali, sarà possibile giungere
alla definizione di contratti collettivi
Fondazione III Millennio
Commissioni e
gruppi di lavoro
collegati all’AITI
12
Nata nel 1996 come centro di
formazione no profit a sostegno del
reinserimento di persone disoccupate
del settore industriale, nel tempo la
Fondazione III Millennio ha ampliato
la propria offerta formativa in modo
coerente con le esigenze del mercato
del lavoro e delle imprese. Nel
corso dell’anno 2013 ha svolto corsi
di rilevamento delle competenze
professionali che hanno coinvolto
353 persone provenienti dal settore
industriale. In quest’ambito e nello
stesso periodo sono stati organizzati
120 stage professionali che hanno
portato al collocamento di 53
persone.
Commissione consultiva
permessi di lavoro UE 2 (Bulgaria
e Romania), prestatori di servizio e
cittadini stati terzi
La commissione consultiva che
autorizza la concessione dei permessi
di lavoro che permettono di esercitare
un’attività lucrativa ( permesso B
e permesso L di breve durata) si è
riunita 16 volte nel corso dell’anno
2013. Le imprese associate all’AITI
hanno cosi’ potuto ottenere 87
permessi di lavoro per cittadini
provenienti dai paesi UE2 (Bulgaria
e Romania), prestatori di servizio e
cittadini stati terzi.
Fare Impresa
Rapporto d’attività
2013-2014
di lavoro per singolo ramo d’attività.
Esistono parimenti numerosi
contratti di lavoro aziendali che
non pongono alcun problema
in relazione alle condizioni di
lavoro e che rappresentano uno
strumento moderno e flessibile per
regolare il rapporto di lavoro fra
l’azienda e il collaboratore. L’AITI
è dunque dell’opinione che vada
pure incoraggiata questa forma di
contratto, facendo sì che l’azienda
instauri un dialogo effettivo e
costante con i propri collaboratori,
ad esempio anche attraverso la
creazione di una commissione interna
che faccia da tramite fra la direzione
aziendale e il personale.
Completamento della
galleria del San Gottardo
Il Ticino ha vinto una prima
importante battaglia. Sovvertendo
i pronostici il Consiglio federale ha
infine approvato il messaggio alle
Camere federali per la costruzione
di una seconda galleria autostradale
al Gottardo. Il Comitato cantonale
a sostegno della proposta, di cui
l’AITI fa parte, sta seguendo l’iter
parlamentare e preparando la futura
campagna di votazione, in quanto
qualora il Parlamento federale
dovesse dare luce verde al raddoppio
del Gottardo verrà sicuramente
lanciato il referendum.
Fondazione AGIRE
Nata nel 2010 nell’ambito della
politica di sviluppo economico del
Cantone, la Fondazione AGIRE, di
cui AITI è membro fondatore, nel
2013 ha svolto centinaia di incontri
al mese, valutando 120 prodotti,
processi o idee e identificando 40
opportunità di innovazione. Nel 2013
sono stati sostenuti inotre 32 progetti
di ricerca applicata tra Supsi e
aziende ticinesi, mentre soni stati 2,5
i milioni di franchi a sostegno delle
nuove aziende. I progetti sostenuti
nel 2013 hanno generato un indotto
di 30 milioni di franchi sul mercato
del lavoro ticinese.
Commissione tripartita per la
gestione del Fondo cantonale per
la formazione professionale
Ha lo scopo di finanziare le spese
della formazione professionale
che non sono interamente coperte
dalla Confederazione e dal Cantone.
Interviene a copertura ad esempio
delle spese per esami finali, copre le
spese di trasporto degli apprendisti,
finanzia i corsi interaziendali, i
centri di formazione aziendali e
progetti di formazione continua.
La Commissione, composta da
rappresentanti dello Stato e delle
parti sociali, nel 2013 ha confermato
l’aliquota di finanziamento allo 0,9
per mille.
Proposte dell’economia
per delle riforme fiscali
Per cercare anche di uscire dalla
logica di contrapposizione fra chi propone
sgravi fiscali e chi invece vi si oppone,
le principali associazioni economiche
nel 2013 hanno presentato una prima
serie di proposte di riforme fiscali
a livello cantonale, elaborate da un
gruppo di fiscalisti, che hanno raccolto
l’interesse dell’Autorità cantonale. In
questa prima fase ci si è concentrati
soprattutto su misure che altri Cantoni
svizzeri già adottano, come ad esempio
gli accantonamenti per ricerca e sviluppo,
oppure gli alleviamenti dell’imposta
sulla sostanza. Nell’ambito delle
persone giuridiche si fa riferimento
all’introduzione di strumenti come il
licence box.
Formazione:
un impegno su più fronti
Senza dimenticare anche il livello
terziario della formazione e quello
più direttamente legato al mondo
accademico, nel 2013 AITI si è spesa
in particolare sulla promozione presso i
giovani e le famiglie della conoscenza e
della forza attrattiva delle professioni più
legate all’industria. Esemplare in questo
senso è il progetto “Industria? We Like
It!”, lanciato da AITI l’ottobre scorso, con
l’obiettivo di promuovere tra i giovani
delle scuole medie del cantone Ticino
le opportunità di carriera e formazione,
nonché la storia e l’importanza
>
...E inoltre
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Forum industriale ticinese
Commissione tripartita in materia di
libera circolazione delle persone
Gruppo mercato del lavoro
Commissione tripartita in materia di
disoccupazione per gli URC
Commissione per l'innovazione
economica
Commissione cantonale per la
formazione professionale
Conferenza della Svizzera italiana
per la formazione continua degli
adulti
Gruppo strategico della politica
regionale
Piattaforma Ticino Milano Expo
2015
13
Fare Impresa
Rapporto d’attività
2013-2014
Comitato AITI 2012-15
> economica del settore industriale cantonale. Dopo
aver toccato le sedi di scuola media di Balerna e
Viganello, il progetto, che nel corso del 2014 farà
tappa anche nelle sedi di scuola media di Cadenazzo,
Losone e Giornico, ha già riscosso un discreto
successo tra i ragazzi, i genitori, le scuole e sui
media, se è vero che sono stati oltre 430 gli allievi
coinvolti, oltre 50 i genitori avvicinati, 10 le aziende
associate AITI che hanno aperto le loro porte e
ben 12 i servizi giornalistici apparsi sui media
cantonali. Un altro progetto, che vede l’AITI tra i
principali promotori, è il progetto LIFT partito in via
sperimentale lo scorso settembre in 5 sedi di scuola
media, con cui si vogliono sensibilizzare i ragazzi di
3a e 4a media al mondo professionale attraverso un
accompagnamento continuo e dinamico a scuola e a
stages pratici in azienda.
Più dedicate al mondo delle imprese e
all’implementazione delle loro esigenze formative
sono invece le discussioni avviate nel 2013 con
alcune imprese industriali dell’industria dei metalli
preziosi e dell’industria orologiera, tese a innescare
un meccanismo formativo virtuoso all’interno
delle aziende industriali e fornire ai comparti un
adeguato ricambio di manodopera qualificata. Molto
positiva è anche l’unione delle forze, questa volta
in ambito associativo, che ha visto AITI e AMETI,
l’Associazione delle industrie metalmeccaniche
ticinesi, presentarsi insieme all’edizione 2014
appena conclusasi di EspoProfessioni.
Daniele Lotti *
Presidente
Società Elettrica Sopracenerina SA
Locarno
Fides Baldesberger
Outils Rubis SA
Stabio
Roberto Ballina
Tensol Rail SA
Giornico
Antonio Brina
Casram SA
Mezzovico
Marco Cobianchi *
Schindler Elettronica SA
Locarno
Giuseppe Facchini
Precicast SA
Novazzano
Marco Favini
Rex Articoli Tecnici SA
Mendrisio
Roberto Gallina *
Roga SA
Rancate
Michele Genovesi
Ginsana SA
Bioggio
Farma Industria Ticino *
Organizzazioni
di categoria
14
Farma Industria Ticino, l’associazione
delle industrie chimiche e farmaceutiche
del Cantone Ticino, ha introdotto a
inizio 2014 un suo Codice Etico, con
lo scopo di promuovere e garantire
comportamenti responsabili da parte
dei manager e dei collaboratori e di
salvaguardare le aziende associate a FIT
da comportamenti poco corretti e non in
linea con i valori dell’Associazione.
Parteciperà inoltre per la prima volta
con un suo spazio comune denominato
“Piazza Ticino” al CPHI di Parigi,
importante fiera di settore.
Fare Impresa
Rapporto d’attività
2013-2014
AITI Servizi
Umberto Giovine *
Consitex SA
Lugano
Rolando Hirsbrunner
Agie Charmilles SA
Losone
Claudio Libotte
Mikron SA Agno
Lugano
Alberto Petruzzella
Credit Suisse - Clientela aziendale
Lugano
Fabio Regazzi *
Vicepresidente
Regazzi SA
Gordola
Alberto Siccardi
Medacta International SA
Castel S. Pietro
Cesare Sinigaglia
Fiamm Sonick SA
Stabio
Marcel Vuerich
The Swatch Group Assembly SA
Genestrerio
AITI Servizi, istituita nel 2004, è la società di
servizi di AITI.
Essa ha lo scopo di offrire consulenze di varia
natura alle imprese associate: insourcing (attraverso
i propri collaboratori) e outsourcing, mediante
Convenzioni con società terze, leader nel loro settore
di riferimento.
Il core business dei servizi insourcing è
rappresentato dal brokeraggio assicurativo (ramo
persone e rami tecnici): settore che, negli anni, si
è guadagnato la fiducia di 86 aziende (associate e
non). Nel 2013, ha ottenuto 18 nuovi mandati.
A febbraio 2013, nel team di AITI Servizi, c’è
stato un avvicendamento: Marco Miniscalco è infatti
stato sostituito da Stefano del Cò, che oggi affianca il
broker senior Francesco Rossi.
Per quanto concerne le Convenzioni, ambito di
competenza di Simona Galli, nel 2013 sono state
avviate 4 nuove partnership. La prima in ordine
cronologico, siglata con PwC Lugano, riguarda la
consulenza fiscale e legale commerciale; la seconda,
firmata con OSM Network, offre servizi di consulenza
strategica alle imprese in difficoltà o intenzionate
a sviluppare nuovi segmenti di mercato. La terza,
stipulata con Deloitte, riguarda la resa di servizi di
gestione contabile e amministrativa. La quarta – che
ha, quale contraente, T.U.S. Take Unconventional
Services – prevede assistenza nel Business Travel
Management.
* Membri del Consiglio di Presidenza AITI
...E inoltre
Associazioni affiliate
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
SAQ Swiss Association
for Quality *
SOA Scuola svizzera
di organizzazione aziendale *
AMETI Associazione industrie metalmeccaniche ticinesi
CCIS Camera di commercio italiana per la Svizzera
CCSI Camera di commercio svizzera in Italia
SMC Swiss marketing Ticino
USIC Gruppo carozzieri ticinesi sezione Ticino
USM Unione svizzera del metallo
VISCOM Associazione svizzera per la comunicazione visuale sezione Ticino
WTC Associazione World Trade Center Lugano
* Associazioni di cui l’AITI tiene i servizi di Segreteria
15
Fare Impresa
Rapporto d’attività
2013-2014
Il 2013 in
immagini
16
Fare Impresa
Rapporto d’attività
2013-2014
17
Fare Impresa
Rapporto d’attività
2013-2014
Associazioni economiche nazionali
di cui AITI è membro
L’anno 2013
di economiesuisse
Unione svizzera
degli imprenditori
Per economiesuisse della Svizzera italiana il 2013 è
stato un anno, malgrado tutto, positivo.
A livello svizzero l’accettazione da parte della
popolazione, il 3 marzo, dell’iniziativa Minder “contro
le retribuzioni abusive” ha portato l’organizzazione a un
riposizionamento strategico, con una chiara volontà di
focalizzare le attenzioni e le energie su un numero minore
di temi. Inoltre vi è stato un avvicendamento a livello della
Presidenza con Heinz Karrer, già Presidente AXPO, che ha
sostituito il dimissionario Rudolf Wehrli.
Sul fronte delle votazioni vi è stato un secondo
appuntamento importante, che riguarda un’iniziativa
lanciata dai giovani socialisti che mirava a fissare un
rapporto di 1 a 12 tra il salario inferiore e quello superiore
all’interno di una stessa azienda. Questa proposta non ha
raccolto i favori del popolo, nemmeno di quello ticinese che
con il 52% dei voti l’ha rifiutato. A livello svizzero il tasso è
stato superiore al 65%.
Quale membro dell’Unione svizzera degli imprenditori
(USI), AITI partecipa tradizionalmente all’attività di questa
importante associazione economica nazionale. AITI è infatti
rappresentata direttamente nel Comitato dell’USI nella
persona dell’imprenditore Roberto Gallina, Direttore della
Roga SA di Mendrisio.
AITI, attraverso la sua Segreteria, partecipa pure alle
attività commissionali, in particolare la Commissione che si
occupa di diritto del lavoro e quella che discute dei contratti
collettivi in vigore. Accanto a queste attività USI organizza
regolarmente incontri con i direttori e segretari delle
associazioni che ne fanno parte. La Commissione del Diritto
del lavoro analizza la funzionalità del mercato del lavoro
e promuove lo scambio di esperienze dei membri dell’USI
in materia. Fra i temi prioritari si colloca il funzionamento
dell’accordo bilaterale CH-UE sulla libera circolazione
delle persone e le relative misure d’accompagnamento. La
Commissione dei contratti collettivi di lavoro ha il delicato
compito di sostenere un partenariato sociale che si deve
fondare sull’equilibrio fra gli interessi dei datori di lavoro e
quelli della manodopera.
Eventi con economiesuisse
per la Svizzera italiana
Il 21 novembre 2013 si è tenuto alla sala multiuso di
Sant’Antonino un pomeriggio organizzato da economiesuisse
e dedicato interamente alla fiscalità nazionale e cantonale
nonché alla presentazione di uno studio intitolato “Piazza
fiscale svizzera – Sfide e soluzioni”. Per l’occasione è giunto
in Ticino il direttore a.i. Rudolf Minsch che ha illustrato
le esigenze dell’economia nei confronti della Riforma III
dell’imposizione delle imprese, i cui lavori sono attualmente
in corso a livello della Confederazione. Il piatto forte è
in seguito stato offerto dalle associazioni economiche
cantonali, ABT, AITI, Cc-Ti, CATEF e SSIC, che hanno
proposto un pacchetto fiscale all’attenzione delle autorità
cantonali. La manifestazione, alla quale erano presenti oltre
120 persone, rappresenta così il punto di partenza per una
discussione in materia di imposte cantonali.
Il 17 gennaio 2014 si è inoltre tenuto il terzo incontro
nella Svizzera italiana intitolato “Come ottenere appalti
pubblici”. L’Ufficio federale per la costruzione e logistica
(UFCL) è giunto in Ticino e ha illustrato ai numerosi
partecipanti al seminario a quali elementi dare particolari
attenzione in occasione dell’allestimento di un’offerta per
appalti pubblici. L’appuntamento per il 2015 è già fissato.
Non da ultimo, economiesuisse è apparsa 175 volte sulla
stampa di lingua italiana, partecipa a diverse commissioni
e gruppi di lavoro che si confrontano con la politica
economica regionale. Tramite mandato AITI rappresenta
economiesuisse nella Svizzera italiana
18
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
NETWORK
Fondazione III Millennio
I disoccupati
e i lavoratori
dell’industria?
Non vengono
mai lasciati soli
Reinserimento di persone
disoccupate iscritte agli Uffici di
collocamento, che hanno maturato
significative esperienze in ambito
industriale, ma anche promozione della
formazione professionale continua
“quale elemento essenziale per garantire
vantaggi competitivi, sia alle imprese
sia ai collaboratori”. È questo il duplice
obiettivo della Fondazione III Millennio,
unità formativa di AITI diretta da Marco
Conti, nata 18 anni fa come Centro di
formazione no profit a supporto del
il mutamento dei bisogni guardando
ad un contesto più ampio - ci spiega
Conti - ma anche per introdurre
nuovi servizi legati all’evoluzione
tecnologica espressamente rivolti alle
imprese ticinesi, senza dimenticare la
partecipazione attiva a progetti europei
concernenti la formazione professionale,
di base e continua, anche se alla luce
degli avvenimenti politici delle ultime
settimane questo obiettivo rischia di non
essere raggiunto nei termini previsti”.
Per raggiungere questi obiettivi
appare però fondamentale un
costante contatto con il territorio e
le esigenze delle imprese.
In effetti questo contatto è
reinserimento di persone alla ricerca
essenziale, irrinunciabile. Proprio il
d’impiego, specializzatasi sempre più nel
contatto con le aziende ci permette
corso degli anni sia nell’offerta formativa
di percepire il mutare dei bisogni. Da
sia nelle attività di supporto diretto al
sempre l’imprenditore è colui che sa
sostegno del reinserimento professionale.
cogliere la nuova
Diventata
opportunità generata
La Fondazione III Millennio
maggiorenne, oggi
dal cambiamento
è l’unità formativa di AITI
la Fondazione è al
trasformandola
lavoro per arrivare
poi in attività
nel 2014 “all’ampliamento dell’offerta
economica. Nel mondo moderno il
formativa attraverso collaborazioni con
cambiamento genera vorticosamente
enti formativi che operano anche fuori
nuove opportunità che per essere colte
dal contesto nazionale e così cogliere
necessitano di costante evoluzione
>
19
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
Sostegno attivo
Ogni anno almeno il 50%
dei disoccupati dell’industria
beneficia di misure attive di
sostegno all’occupazione e di
ricollocamento da parte della
Fondazione III Millennio
2010
48%
2011
56%
2012
50%
Media annua di disoccupati
nell’industria
725
622
685
Misure attive
Fondazione III Millennio
348
350
347
La Fondazione III Millennio nasce nel
> tecnologica e quindi costante adeguamento
1996 come Centro di formazione no profit a
delle conoscenze e delle competenze. In questo
supporto del reinserimento di persone alla
continuo cambiamento è necessario ascoltare
ricerca d’impiego. Nel primo periodo la proposta
puntualmente il mercato e gli imprenditori
formativa era rivolta a corsi di aggiornamento
per fornire offerte formative allineate ai
e riqualifica professionale per i collaboratori
nuovi bisogni. Per le imprese la disponibilità
delle aziende metalmeccaniche che vivevano il
di collaboratori costantemente aggiornati
periodo di transizione tecnologica che ha portato
facilita l’implementazione di nuove tecnologie
alla larga diffusione delle macchine a controllo
e nuovi processi produttivi. Per i collaboratori
numerico computerizzato dette comunemente
il costante aggiornamento aumenta il valore
CNC. In quel contesto l’offerta formativa rivolta
della prestazione fornita e all’occorrenza facilita
all’acquisizione di nuove competenze nella
enormemente il processo di reinserimento
programmazione di macchine
professionale. Formazione
a controllo numerico (CNCe ricerca sono i cardini
Il nostro punto di forza
CAM), rappresentava un
su cui costruire il
è anticipare
elemento di innovazione legato
successo delle imprese
i bisogni formativi
all’evoluzione tecnologica
in un mondo sempre più
delle aziende e
molto apprezzato sul mercato
globalizzato. Il nostro
dei lavoratori
del lavoro. Nel tempo l’attività
punto di forza risiede
di FTM si è poi diversificata
nella capacità di seguire,
ampliando sia l’offerta formativa sia le attività
anzi direi di anticipare i bisogni formativi
di supporto diretto al sostegno del reinserimento
delle aziende e dei lavoratori attraverso offerte
professionale. In questo contesto è cosi maturata
costantemente allineate all’evoluzione del
nel 1999 la nostra integrazione in ACTOR- come
mercato. unità formativa del Centro risorse umane di AITI.
Oggi elaboriamo interventi formativi in diversi
Tutti obiettivi e progetti frutto di
settori, ma sempre allineati alle esigenze delle
un’esperienza maturata in 18 anni di storia
imprese.
sempre a stretto contatto, ancora una volta,
■
con le esigenze delle imprese del territorio.
www.fondazioneterzomillennio.ch
20
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
SPAZIO SOCI
Giovani e formazione:
continua l’impegno del Gruppo Regazzi
Una giornata di formazione in azienda per conoscere il
funzionamento, le modalità di lavoro e soprattutto le
opportunità professionali. L’hanno trascorsa di recente 12
ragazzi presso la sede di Regazzi TSF (Tecnica Serramenti e
Facciate) SA di Gordola, nell’ambito della partecipazione al
concorso per l’attribuzione delle tre borse di studio Efrem
Regazzi del valore di 1’000 franchi annui ciascuna. Scopo
della borsa di studio è quello di promuovere e incentivare i
giovani ad intraprendere una professione nel settore della
metalcostruzione, che presenta delle opportunità professionali
e di carriera molto interessanti, in un’azienda, il Gruppo
Regazzi, da sempre sensible al tema della formazione
professionale, visto che nel corso della sua storia ha formato
130 apprendisti e attualmentene ne conta ben 14, pari al 10%
dei dipendenti.
La foto ritrae i 12 partecipanti alla giornata, accanto al fondatore della Regazzi SA,
Efrem Regazzi, il presidente del Consiglio di amministrazione, Fabio Regazzi, e il
direttore Roberto Frei.
Pamp SA
rinnova il suo impegno per
uno sviluppo sostenibile
È stato presentato nei giorni scorsi a Vezia il quarto bilancio
di sostenibilità di PAMP SA, azienda di Castel San Pietro
attiva nella lavorazione dei metalli preziosi, leader a livello
mondiale in questo settore. Con questo bilancio PAMP
SA sottolinea l’attenzione e l’impegno dell’azienda nel
campo della responsabilità sociale, mettendo in evidenza
in particolare gli sforzi compiuti in ambito ambientale,
prevenzione rischi e organizzativo.
www.pamp.ch
www.regazzi.ch
Tecnopolo Ticino a Chiasso:
c’è anche Plastical Sagl
C’è anche Plastical Sagl, azienda associata AITI e operante
nell’ambito della consulenza in comunicazione e strategia
aziendale, tra le aziende localizzate a Chiasso all’interno del
Tecnopolo gestito direttamente dalla Fondazione AGIRE.
La realizzazione della sede web/digitale di Chiasso, oltre a
essere il primo elemento del modello di Tecnopolo Ticino,
è un ulteriore passo concreto nell’attuazione della strategia
di sviluppo economico del Cantone, resa possibile dal nuovo
paradigma della politica economica regionale, volta a
incentivare lo spirito imprenditoriale e la creazione di nuovi
posti di lavoro qualificati, valorizzando importanti risorse
intellettuali e professionali indigene.
www.plastical.com
21
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
Più l’analisi dei rischi è
trasparente, maggiori sono
le ricadute positive.
Risk
Management
aziendale
Nel sistema di governo delle imprese, un obiettivo primario
della Direzione e del CdA è rappresentato dal Risk Management.
Nessun investimento è senza incertezza quindi, saper
comprendere e padroneggiare il rischio, è una delle chiavi per
gestire gli investimenti e i loro ritorni.
Proprio per consentire alle aziende di governare al meglio i propri
rischi - a beneficio dei costi e della tutela dei lavoratori - Aiti
Servizi e Silaq hanno messo a
Il Risk Management
punto il Disciplinare Tecnico,
ha un approccio
uno strumento operativo capace
sistemico e proattivo
di rendere trasparenti i criteri di
analisi del rischio, agevolando
così il raggiungimento di due importanti risultati: l’acquisizione
di una più completa coscienza dei rischi effettivi dell’azienda e
il conferimento di una maggiore coerenza al valore del premio
assicurativo.
Il Risk Management è un processo di analisi continua, che
ha lo scopo di identificare risposte appropriate ai diversi fattori di
rischio, attraverso un approccio sistemico e proattivo. In questo
contesto, l’adozione del Disciplinare tecnico conduce a una
gestione positiva del rischio, orientata alla creazione di valore.
In sintesi:
•
definisce il reale profilo di rischio;
•
individua le criticità e le priorità d’intervento;
•
analizza e fornisce le soluzioni appropriate ad abbassare
o eliminare tutti i rischi;
•
riduce i costi di gestione;
•
migliora l’efficienza dei processi, la prevenzione dei danni
e la gestione degli incidenti;
•
riduce le perdite;
•
massimizza gli utili;
•
migliora la salute e la sicurezza;
•
innalza il grado di protezione complessivo.
Per una consulenza o per maggiori informazioni sul
Disciplinare tecnico, potete contattare Francesco Rossi:
[email protected].
www.aitiservizi.ch
22
Fare Impresa
Numero 1 — Aprile 2014
Foglio di informazione
2/2014
News
Commento del mese
«Economia verde» sì, economia pianificata no
La Confederazione intende modernizzare la legge sulla protezione dell’ambiente
e, per poterlo fare, interviene sul mercato. Tuttavia, la chiave per una gestione
più efficace e più economica delle risorse e per un consumo più ecologico risiede
nell’innovazione.
Iniziativa parlamentare «Punire severamente la vendita di dati bancari»
economiesuisse sostiene gli sforzi profusi per proteggere meglio la sfera privata
dei clienti delle banche ed è d’accordo di inasprire le sanzioni in caso di attacco
al segreto professionale. L’organizzazione ritiene tuttavia importante che il testo
di legge non sia formulato in maniera troppo rigida.
Cambiamento importante su simap.ch, la piattaforma d’informazione sui mercati pubblici
A partire dal 3 marzo 2014, la piattaforma elettronica della Confederazione, dei
cantoni e dei comuni dedicata ai mercati pubblici ha fatto un ulteriore passo verso una gestione integrata degli appalti pubblici. Da ora in poi le imprese saranno
chiamate a creare un nuovo profilo offerente, con il loro numero di identificazione
(IDI), entro un termine di due mesi. Con le nuove funzioni, le imprese potranno
non solo informarsi sui concorsi pubblici, ma anche presentare per via elettronica delle offerte giuridicamente vincolanti.
Ulteriori informazioni: www.economiesuisse.ch
Grafico del mese
Pigione annua media per un appartamento di 4 locali (2011)
Sciaffusa
Basilea
Liestal
Aarau
Delémont
Soletta
Lucerna
Neuchâtel
Frauenfeld
Zurigo Herisau
Zugo
Svitto
Sarnen Stans
Berna
Friborgo
San Gallo
Appenzello
Glarona
Coira
Altdorf
Losanna
Ginevra
> 32' 000
30' 000 – 32' 000
28' 000 – 30' 000
26' 000 – 28' 000
24' 000 – 26' 000
Sion
Bellinzona
22' 000 – 24' 000
20' 000 – 22' 000
18' 000 – 20' 000
16' 000 – 18' 000
< 16' 000
Fonti: Wüest & Partner, Credit Suisse Economic Research, Geostat.
0
25
50 km
di Rudolf Minsch,
Presidente della direzione di
economiesuisse a.i.
Evitiamo altri
esperimenti
3
Dopo l’iniziativa sull’immigrazione di massa, la prossima
decisione di politica economica è
prevista per il 18 maggio. L’iniziativa
sui salari minimi intende obbligare
tutte le imprese svizzere a versare un
salario di almeno 22 franchi all’ora a
tutti i loro dipendenti – indipendentemente dai settori, dalla regione o
dalle qualifiche dei collaboratori. In
gioco vi è il nostro mercato del lavoro
liberale e un dialogo tra i partner
sociali che si è finora rivelato efficace. L’iniziativa avrebbe conseguenze
in numerosi settori: salari minimi
dettati dallo Stato indeboliscono la
competitività, accelerano le misure
di razionalizzazione e sfociano nella
soppressione di impieghi – in particolare nelle regioni agricole. Inoltre,
il sistema di formazione duale ne
soffrirebbe, dal momento che diminuirebbe l’incentivo ad una maggiore
formazione e al perfezionamento.
Le persone che l’iniziativa pretende
di proteggere sarebbero le prime a
fare le spese di salari minimi rigidi:
in particolare le persone che entrano
nel mercato del lavoro, quelle poco
qualificate e quelle che intendono
riprendere un’attività. Un classico
effetto boomerang. Considerata la
situazione che si è venuta a creare
dopo il voto del 9 febbraio, dobbiamo
cercare di evitare alle nostre imprese
questi oneri supplementari. Porle davanti a questa doppia sfida lancerebbe un segnale negativo per la piazza
economica svizzera.
Contatto economiesuisse Lugano, Federazione delle imprese svizzere, Corso Elvezia 16, casella postale 5563, CH- 6901 Lugano
Telefono +41 91 922 82 12, Fax +41 91 923 81 68, www.economiesuisse.ch
23
AGENDA
Formazione
Corso “Project Management”
Date:
giovedì 15 maggio (dalle ore 8.00
alle ore 17.00) + martedì 20 maggio
e mercoledì 4 giugno (dalle ore
17.00 alle ore 20.00)
Durata:
una giornata + 2 sere
Location:
Aula di formazione di AFG &
Partners a Camorino (Centro Ala,
Via Monda 2C)
Docenti:
Andrea Zambarda + Fabio FrigoMosca
Partner:
LHH + AFG Management
Consulting
Tassa
d’iscrizione:
CHF 1’020 (per Associati AITI) –
CHF 1’200 (per non Associati AITI)
Infotainment
Lezione-spettacolo
“Camillo Olivetti,
alle radici di un sogno”
Compagnia Teatrale di Laura Curino
Data:
giovedì 22 maggio
Durata:
dalle 18.00 alle 20.10, con standing
dinner finale
Location:
Aula Magna SUPSI di Trevano
Partner:
SUPSI - DSAS
Formazione
Aggiornamento sulle
“Imposte alla fonte”
Data:
martedì 27 maggio
Durata:
dalle 14.00 alle 18.00, con business
coffee-break
Location:
da definire
Docente:
Michele Scerpella
Tassa
d’iscrizione
CHF 70 (per Associati AITI) —
CHF 90 (per non Associati AITI)
Iscrizioni:
[email protected]
091 911 84 72
Per abbonamenti o
richieste di copie aggiuntive:
[email protected]
www.aiti.ch/fare-impresa