alimenti in scatola
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alimenti in scatola
ENTRA IN NEGOZIO E… Mangio sano, informato e soddisfatto Ceci, piselli, fagiolini al naturale, ma anche carotine, mais, “macedonie” di verdure, contorni con più ingredienti. Le verdure in barattolo si offrono in moltissimi gusti e un numero sempre maggiore di preparazioni. Hanno dalla loro parte l'indiscutibile vantaggio della estrema praticità: basta aprire il barattolo e servirsi. Lo scotto da pagare? Una perdita di vitamine e di gusto, tanto maggiori quanto più lunga è la conservazione. La sterilizzazione in barattolo è una delle più diffuse tecniche di conservazione, e il suo uso ebbe inizio nel XIX secolo. Insieme a tecniche antichissime come l'essiccazione di carne e pesce con il sole, e l'uso del sale, fino ad arrivare a operazioni moderne come la surgelazione e la liofilizzazione, fa parte dei metodi messi a punto nel corso dell’evoluzione tecnologica per mantenere a lungo le derrate alimentari proteggendole dai diversi fattori di degradazione. Responsabile del progetto: ACU - Associazione Consumatori Utenti - Onlus Progetto editoriale: Giubilesi & Associati - Progetto grafico: Luca Negri & Associati - Milano - Fotografie: Orlando Zambarbieri A osservare un barattolo di conserva sembra che non ci sia granché da leggere. Invece può essere interessante scoprire alcune cose. Incominciamo dall'elenco degli ingredienti. CONSERVANTI SI' O NO? Per molte persone “verdura conservata” è sinonimo di “verdura con conservanti”. In realtà, la lunga vita di questi prodotti è data dai trattamenti termici di sterilizzazione che portano alla distruzione da una parte degli enzimi e dall'altra di tutti i microrganismi presenti che porterebbero l'alimento a degradarsi. Per questo motivo è difficile trovare tra gli ingredienti di un ortaggio in barattolo i conservanti. C'è però una sostanza, in questi casi classificata come “antiossidante”, che viene utilizzata con frequenza nelle giardiniere e in tutti quei prodotti preparati con carciofini e patate: è l'anidride solforosa (codice E220), ammessa dalla legge. Evita l'imbrunimento di questi ingredienti e, in genere, viene indicata come residuo derivante dai trattamenti subiti dagli ortaggi. L'anidride solforosa è un additivo diffuso (è quasi sempre presente nel vino), che può essere tossico a elevate concentrazioni (tra l'altro distrugge la vitamina B1). IL PESO E' PRECISO? Quando si tratta di “liquido di governo”, nel senso di una componente di scarso valore come l'acqua, sul barattolo deve sempre essere riportata la doppia indicazione del peso totale e del peso sgocciolato. E' un dato da tenere sotto controllo perché potrebbero essere messi in vendita in due confezioni all'apparenza delle stesse dimensioni, quantità ben diverse di prodotto. Per esempio, nel caso di una cottura al vapore, l'acqua che accompagna il vegetale è inferiore rispetto ai casi in cui la cottura coincide con la sterilizzazione in barattolo (in questo caso è necessaria una quantità maggiore d'acqua). Attenzione, però: se insieme all'acqua è aggiunto dell'olio, l'indicazione del peso sgocciolato potrebbe mancare: questo accade spesso per le “macedonie” di ortaggi. MA QUANTO DURANO? I produttori danno alle loro conserve termini minimi di conservazione che cadono anche 2-3 anni dopo la preparazione. Tuttavia con il passare del tempo perdono alcune caratteristiche del gusto. COME RICONOSCERE LE CONSERVE PIU' FRESCHE? Bisogna controllare il codice del lotto stampigliato sul barattolo. La lettera M indica che sono dell'ultimo raccolto, quello del 2001. Questo vale per tutte le conserve vegetali; la lettera cambia tutti gli anni. In ogni caso si consiglia di consumare questi prodotti il più vicino possibile alla data della loro preparazione. MA QUAL E' LA CAUSA DELL'ALTERAZIONE? Sono numerosi i fattori che possono portare un alimento, di origine sia vegetale che animale, all'alterazione. Vediamoli. I microrganismi Non si vedono, ma sono dappertutto: nell'aria come sulla nostra pelle, sulla buccia dei vegetali, sugli strumenti di cucina. Solo alcuni sono patogeni: la maggior parte non ci danneggia, e tante volte risultano invece utili. Sono i batteri, le muffe, i lieviti: moltiplicandosi, però, possono alterare gli alimenti, facendoli marcire e ammuffire. Gli enzimi Sono molecole particolari presenti naturalmente negli alimenti. Nelle carni permettono la frollatura, un processo utile ma che deve essere interrotto al momento giusto, perché altrimenti la carne si degraderebbe. Nella frutta e nella verdura gli enzimi provocano il rammollimento, la perdita di freschezza, l'inscurimento. Il caldo Con le alte temperature sono accelerati sia la crescita dei microrganismi che l'azione degli enzimi. L'umidità I microrganismi non si sviluppano in ambiente asciutto: l'aumento di umidità, oltre a provocare il rammollimento, favorisce lo sviluppo di batteri e muffe. L'aria e la luce L'ossigeno dell'aria e la luce degradano alcune vitamine, come la A e la C, portano a cambiamenti nel colore (pensa a come cambia la mela tagliata) e, con il passare del tempo, all'irrancidimento dei grassi. Il tempo E' la causa principale (seppur indiretta) di alterazione: tanto più tempo passa dalla raccolta del vegetale, dalla macellazione dell'animale, dalla preparazione della conserva, tanto più probabile sarà l'alterazione. Naturalmente non mancano le eccezioni dove il passare del tempo è prezioso: è il caso del vino che migliora invecchiando. ALIMENTI IN SCATOLA Campagna promossa dall'Unione Europea - Schede scuole superiori PER SAPERNE DI PIÙ LA SICUREZZA COME VENGONO PREPARATE COSI' EVITI IL BOTULINO Consideriamo innanzitutto la materia prima utilizzata. Può capitare di leggere sulle confezioni frasi del tipo “piselli preparati freschi”: ma esistono possibilità diverse? In generale, quando si tratta di prodotti composti da un solo ingrediente che viene in genere lavorato fresco, come per esempio i piselli in barattolo, si tratta in effetti di ortaggi raccolti appena prima della lavorazione. Ci sono poi prodotti trattati a partire dal seme secco, come succede sicuramente nel caso di ceci e lenticchie. Quando invece si tratta di miscele di cereali che hanno, per loro natura, periodi di maturazione diversi allora è probabile che alcune componenti siano state in qualche modo conservate. Le diverse fasi della preparazione delle verdure in barattolo riproducono, a grandi linee, i procedimenti delle tecniche casalinghe di ottenimento delle conserve. I vegetali sono scelti, puliti, tagliati, lavati e quindi sottoposti a un rapido trattamento in acqua bollente o con vapore. E' una “scottatura” che prende il nome di blanching e ha lo scopo di inattivare gli enzimi presenti sulla superficie dell'ortaggio e che potrebbero provocare, nel corso della preparazione, trasformazioni non desiderabili, in primo luogo un cambiamento di colore. Questo trattamento ha sostituito l'uso di coloranti che una volta venivano utilizzati, per esempio, per mantenere verde il colore dei piselli. Le verdure vengono dunque messe nei barattoli di vetro o nelle latte insieme al liquido previsto: acqua e sale, aceto, miscele di acqua e aceto, a volte olio. Si chiude e si passa alla sterilizzazione, che vale allo stesso tempo come cottura: dura mezz'ora o più, anche in funzione delle dimensioni del barattolo. Sempre più spesso, però, si procede a una cottura a vapore del prodotto in sé, che viene poi confezionato in condizioni asettiche: in questo modo si evita il lungo processo di sterilizzazione in barattolo, ottenendo un prodotto dalle caratteristiche di gusto e composizione più vicine a quello fresco. C'è molta soddisfazione a preparare da sé le conserve, ma non bisogna dimenticarsi di seguire le regole di sicurezza. Sì, perché le nostre cucine non sono industrie conserviere con sterilizzatori e autoclavi, e quindi le pratiche d'igiene devono essere sempre seguite con attenzione massima. In particolare, è importante garantirsi del tutto dallo sviluppo del botulino, un batterio che produce una tossina mortale (dà un effetto simile al tetano e, in effetti, il Clostridium botulinum ha molte caratteristiche in comune con il Bacillus tetani). Il botulino si trova normalmente nella terra, e da questa può passare ai vegetali (coltivati ma anche spontanei, come i funghi) e ritrovarsi infine nel piatto, se al momento della preparazione la pulizia non è più che perfetta. Il problema dello sviluppo del botulino non si pone per i cibi freschi: questo batterio non si moltiplica in presenza di aria, e le poche cellule che possono essere presenti non danno effetti negativi per la nostra salute. Ma quando invece si trova chiuso in un barattolo di conserva ha tutto il tempo per aumentare di numero e produrre la tossina. Come fare per non correre alcun rischio? Anche per il botulino può valere il famoso slogan: “se lo conosci lo eviti”. E' importante sapere, quindi, che questo batterio non ama l'acidità, perché ne inibisce la crescita. Di conseguenza: è meglio preparare le conserve sott'aceto, oppure cuocere nell'aceto le verdure prima di metterle sott'olio e osservare una scrupolosa pulizia. Altra caratteristica importante del botulino è che insieme alla forma vegetativa normale è presente sotto una “forma di resistenza” chiamata spora, in grado di sopravvivere al trattamento al calore. Con un primo riscaldamento, quindi, vengono uccisi i batteri, ma non le spore. Quando la temperatura ritorna a quella ambiente, la spora passa alla forma normale.