I Protagonisti - Esperti Formatori Sportivi

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I Protagonisti - Esperti Formatori Sportivi
RUGBY
Enciclopedia dello Sport
di Giacomo Mazzocchi, Laura Pisani
I Protagonisti:
Per gran parte della sua storia quasi bicentenaria l'attività agonistica del rugby non è dovuta
ricorrere a manifestazioni codificate come i campionati. Specialmente nel mondo anglosassone il
rugby era vissuto come una serie di sfide a livello locale, nazionali e internazionali. Quest'attività
veniva regolata dal sistema delle fixtures, che prevedeva di fissare un programma di incontri, in
genere tradizionali, stagione per stagione. A queste sfide non venivano assegnati punteggi anche
se, non ufficialmente, veniva poi fatto un conteggio delle partite vinte, pareggiate e perse. Nella
stessa etica del più puro dilettantismo, fra giocatori e club non esisteva alcun vincolo: ognuno era
libero di giocare con chi voleva e di cambiare qualora lo ritenesse opportuno senza chiedere
permessi. È con l'avvento del professionismo, ufficialmente nel 1995, che anche nei paesi
anglosassoni si cominciò a parlare di campionati ufficiali, di punteggi e di classifiche e per i
giocatori cominciò a instaurarsi il regime del vincolo di appartenenza e delle regole cui sottostare
per trasferirsi da una squadra all'altra. Ma fino a quel momento, almeno presso i paesi
appartenenti all'International Rugby Board (IRB), non esisteva il 'cartellino' ed era possibile che un
principe russo come Aleksandr Obolenski finisse per rappresentare l'Inghilterra in quattro
occasioni ufficiali. Ovviamente ogni dato relativo alla vita di un giocatore di rugby, anche
importante, non aveva alcuna necessità di essere notato da parte di un organismo deputato a
farlo, e la carriera dei giocatori procedeva in maniera sostanzialmente anonima attraverso le
circostanze della loro vita: le scuole che potevano cambiare, le università, le residenze della
famiglia, il servizio militare, gli spostamenti legati al lavoro.
William Wavell Wakefield
Grande giocatore dell'Inghilterra, nacque a Beckenham il 10 marzo 1898 e morì a Kendal il 12
agosto 1983. I ruoli ricoperti erano quelli di numero 8 e di terza linea centro. Dopo l'esordio nella
scuola di Sedberg militò nelle squadre Leicester, Harlequins (Londra), Royal Air Force, Cambridge
University e nella rappresentativa del Middlesex. Nel 1920 fu convocato per la sua prima partita in
nazionale, con cui raggiunse 31 caps (presenze) ricoprendo inoltre, dal 1923 al 1927, il ruolo di
capitano. Nel 1950 divenne presidente dell'International Board.
Wakefield era un vero fenomeno. Alto e possente, era veloce come un trequarti; sin dal periodo
scolastico si affermò nelle gare di velocità e da militare fu campione della RAF sul quarto di miglio
(400 m). Caratterialmente era un leader e fin da ragazzo fu eletto regolarmente capitano in tutte
le squadre in cui giocava. La sua tattica preferita, con cui riuscì a realizzare moltissime mete,
consisteva nel fare in modo che i trequarti trasmettessero velocemente la palla all'ala e che
quest'ultima calciasse a sua volta il pallone al centro per la presa irruenta e puntuale del capitano.
Questo tipo di impostazione tattica, inoltre, è rimasto per un cinquantennio lo schema offensivo
per moltissimi club. Il primato di presenze nella nazionale inglese è appartenuto a Wakefield per
più di quarant'anni. Al termine della sua strepitosa carriera Lord Wakefield di Kendal divenne
deputato della Camera dei Comuni e poi membro della Camera dei Lord.
Danie Craven
Giocatore (mediano di mischia) e poi tecnico e dirigente, nacque a Stellenbosch, in Sudafrica, l'11
ottobre 1911.
Giocò nel 1931 contro il Galles la sua prima partita in nazionale, nella quale vestì anche la maglia di
capitano collezionando 14 caps, 2 mete e 6 punti realizzati.
Craven è stato fra i più grandi mediani di mischia degli anni Trenta; dopo 8 anni con la maglia degli
Springboks interruppe la sua carriera di giocatore, nel 1939, per lo scoppio della seconda guerra
mondiale. Terminato il conflitto, ricoprì un ruolo di protagonista assoluto nel rugby sudafricano
per altri quarant'anni, nelle vesti di selezionatore e allenatore della nazionale negli anni Cinquanta,
quindi come managerdegli Springboks e infine, dal 1956 al 1993, come presidente della
Federazione sudafricana. Craven, che fu un giocatore noto per le sue doti di intelligenza tattica
nella guida degli avanti, introdusse il passaggio del mediano di mischia in tuffo. La sua conoscenza
perfetta del gioco e la sua prestanza fisica gli permisero di ricoprire in nazionale ben 4 ruoli
(mediano di mischia, mediano di apertura, centro e numero 8), avvenimento negli anni Trenta
assolutamente inusuale. È scomparso il 4 gennaio 1993.
Aleksandr Obolenski
È stato, storicamente, un giocatore inglese pur essendo nato a Pietrogrado, nel 1916. Il suo ruolo
era di trequarti ala. Ha giocato con la Oxford University e ha collezionato 4 presenze nella
nazionale inglese. Nel 1936 realizzò 2 mete contro la Nuova Zelanda a Twickenham, per la vittoria
inglese 13-0, e 17 mete in Brasile contro una selezione locale, per la vittoria inglese 80-0. Per
questa prestazione è diventato il realizzatore di mete più prolifico della storia del rugby.
Obolenski, chiamato dai media Obo, era figlio del principe Aleksej, ufficiale delle guardie imperiali
dello zar, e venne portato in Inghilterra durante la rivoluzione russa. È stato il primo e unico
cittadino russo a giocare con la maglia dell'Inghilterra. La vita dell'aristocratico russo si concluse
nel 1940, all'età di 24 anni, nei cieli di Norfolk durante una battaglia aerea contro i tedeschi.
Sergio Lanfranchi
Nato a Parma nel 1925, ha ricoperto in carriera il ruolo di pilone, militando nel Parma, nel
Grenoble e nella squadra di Montceau-les-Mines. Esordì in nazionale il 27 marzo 1949 a Marsiglia
contro la Francia (0-27) e giocò l'ultima partita il 29 marzo 1964 a Parma, sempre contro la Francia
(3-12). Aveva dunque 24 anni all'esordio in maglia azzurra e ne aveva 39 quando l'indossò per
l'ultima volta: Lanfranchi è il giocatore italiano con la carriera internazionale più lunga. Ha
collezionato 21 capscon 5 mete, 2 calci di punizione e una trasformazione. Ha vinto un titolo
italiano con il Parma (1949) e un titolo di campione di Francia con il Grenoble.
Nessuno ha fatto meglio di lui, neanche giocatori celebrati come Carlo Checchinato di Rovigo, gli
aquilani Antonio Di Zitti e Massimo Mascioletti, l'argentino Diego Domínguez, il veneto Giancarlo
Pivetta, il bresciano Paolo Vaccari, che si sono fermati tutti a quota 14 anni, contro i 15 del
giocatore emiliano. Ma non è stata solo la longevità la caratteristica di Lanfranchi: era un giocatore
straordinario, unico, perché al fisico massiccio e potente, che gli consentiva di giocare in qualsiasi
ruolo fra gli avanti e che nel rugby professionistico moderno lo avrebbe esaltato maggiormente,
affiancava capacità tecniche eccellenti e poliedriche, come quelle di calciatore. Nel suo carniere
azzurro figurano 5 mete (che per un avanti degli anni Cinquanta e Sessanta non erano poche
considerando i soli 21 caps che si potevano disputare in 15 anni), ma anche una trasformazione e
due calci piazzati. Il tutto sottolineato da doti di grande combattente e trascinatore. Lanfranchi
lasciò Parma dopo la conquista dello scudetto nel 1949 per trasferirsi definitivamente negli anni
Cinquanta a Grenoble. In Francia, dove restò per 15 stagioni, i giornali scrivevano che il più grande
pilone francese era un italiano. Il rugby per il pilone parmense era tutto. Compiuti i fatidici 40 anni,
rimase in Francia per continuare a giocare nel piccolo club di Montceau-les-Mines.
John Wilson Kyle
Nato a Belfast il 10 gennaio 1926, è stato un grande mediano di apertura. Dopo l'esordio alla
Belfast School militò nel Munster e giocò a livello internazionale dal 1947 al 1958 raggiungendo
46 caps per l'Irlanda e 6 per i Lions Britannici.
Nel 1948, al suo secondo anno in nazionale, condusse l'Irlanda a realizzare nel Cinque nazioni il
suo primo Grande Slam del dopoguerra. Kyle fu un regista dal gioco rapido, astuto e calcolatore,
capace di sfruttare ogni debolezza e momento di deconcentrazione dell'avversario. La sua
specialità era il gioco tattico 'al piede', ma curiosamente nella sua decennale carriera in nazionale
tentò una sola volta il drop, riuscendoci, in occasione della sfida contro il Galles nel 1956. In
Francia lo soprannominarono 'il Fantasma' perché inafferrabile e in Nuova Zelanda, dopo una serie
di partite dei Lions, 'il Doppio' per la sua capacità di essere sempre nel vivo del gioco tanto in
difesa quanto in attacco. I suoi impegni con la nazionale irlandese non gli impedirono di studiare
con profitto medicina presso la Queen's University di Belfast. Terminata l'attività agonistica a 32
anni, si recò prima in Malaysia e poi in Zambia dove esercitò la professione medica.
Anthony Joseph Francis O'Reilly
Nato a Dublino il 7 maggio 1936, dopo l'esordio con l'Old Belvedere indossò le maglie del Leicester
e del London Irish. Trequarti ala dal fisico imponente (1,88 m per 93 kg), al momento dell'esordio
in nazionale a 18 anni e mezzo contro la Francia, nel gennaio del 1955, aveva giocato appena 4
partite nell'Old Belvedere. Ancora più curiosa la sua ultima partita in maglia verde nel febbraio del
1970, quando aveva 34 anni e da 7 aveva smesso l'attività internazionale. Tony O'Reilly era, infatti,
un affermato uomo d'affari che giocava a rugby scendendo in campo il sabato con il London Irish,
ma da tempo non dava più la disponibilità alla nazionale del suo paese. A Londra, alla vigilia di
Inghilterra-Irlanda per il Cinque nazioni nel febbraio del 1970, il giorno prima del test match si
infortunò l'ala designata Bill Brown e O'Reilly venne convocato d'urgenza, dato che viveva e
giocava proprio nella capitale. Fu un giocatore straordinario, una delle ali più forti della storia,
potente quanto agile, opportunista e veloce, coraggioso e indomito placcatore. Alla fine della sua
carriera aveva collezionato 29 caps per l'Irlanda e 10 per i Lions Britannici.
William James McBride
Nato a Ballymena, nell'Irlanda del Nord, il 6 giugno 1940, è stato un altro ottimo giocatore
irlandese, nel ruolo di seconda linea. In nazionale ha giocato 46 partite, esordendo nel 1962 e
giocando l'ultima partita nel 1975. È stato capitano dell'Irlanda vincitrice del Cinque nazioni del
1974; nei Lions Britannici ha giocato 17 partite ricoprendo il ruolo di capitano nel 1974.
Determinato e grande trascinatore, McBride ha saputo sempre spingere e spronare i compagni in
qualsiasi impresa con estrema chiarezza di idee nel gioco di mischia e cercando di offrire al reparto
di attacco solo palloni di sicura qualità.
Brian Lochore
Nato a Masterton, in Nuova Zelanda, il 3 settembre 1940, ha ricoperto in carriera i ruoli di numero
8 e di seconda linea militando nel Wairarapa College, nel Masterton e nel Wairarapa Province. Alto
1,91 m per 95 kg di peso, esordì in nazionale nel 1993 a Twickenham contro l'Inghilterra (14-0) e
giocò l'ultima partita a Wellington il 31 luglio 1971 contro le British Isles (3-13). Ha collezionato
25 caps con due mete. Tennista di valore nazionale, Brian Lochore è stato il mitico capitano degli
All Blacks nella seconda parte degli anni Settanta (tre sole sconfitte in 18 partite). Da allenatore ha
guidato il Masterton Club e il Wairarapa-Bush (1980); è stato inoltre allenatore degli All Blacks nel
1985 e, come selezionatore della Nuova Zelanda, ha vinto il Campionato del Mondo 1987 (prima e
unica Coppa del Mondo nel carniere del paese numero uno nel rugby). In riconoscimento del suo
valore nel 1999 è stato nominato baronetto per meriti sportivi.
Il giovane Brian non voleva fare il rugbista, ma il fantino. Poi, quando si accorse che stava
diventando troppo grande per montare un cavallo da corsa, era già il miglior tennista della
Provincia di Wairarapa e uno dei più forti della Nuova Zelanda. Continuò a giocare a tennis fino alla
chiamata degli All Blacks, nonostante fosse considerato un talento da seguire fin dal 1959, quando
da flanker si era messo in evidenza in una partita dei Lions Britannici contro il Wairarapa Province.
Proprio la passione tennistica ritardò al 1965, quando aveva 25 anni, l'ingresso definitivo di
Lochore negli All Blacks. Un anno dopo l'allenatore della Nuova Zelanda, Fred Allen, impressionato
dalle sue qualità di giocatore e di leader, lo nominò capitano, ruolo che onorò come nessun altro.
Terminata l'attività agonistica, rimase nel rugby prima come allenatore, poi come dirigente. Nel
tour neozelandese in Europa del novembre 2004 il numero 8 più celebre del rugby neozelandese
figurava ancora nello staff degli All Blacks.
Marco Bollesan
Nato il 7 luglio 1941 a Chioggia (Venezia), ha giocato nel ruolo di flanker con CUS Genova,
Partenope e Brescia, mentre in nazionale ha esordito il 4 aprile 1963 a Grenoble contro la Francia
(12-14) e ha disputato la sua ultima partita a Reggio Calabria il 10 maggio 1975 contro la
Cecoslovacchia (49-9); in tutto ha collezionato 47 caps (37 da capitano) e ha vinto 3 titoli italiani.
Da allenatore ha guidato, tra i club, Amatori Milano, Livorno, CUS Genova e Alghero; ed è stato
responsabile della nazionale italiana dal 1985 al 1988.
Marco Bollesan è sicuramente una delle figure più prestigiose del rugby italiano. Da giocatore ha
ricoperto tutti i ruoli possibili con grandi risultati. Il suo esordio in maglia azzurra contro la Francia,
nel 1963, coincise con una memorabile occasione in cui l'Italia riuscì solo a sfiorare la prima storica
vittoria contro i fortissimi transalpini (il primo successo azzurro sarebbe poi giunto proprio a
Grenoble 34 anni dopo, il 22 marzo 1997, con 40-32): a cinque minuti dal termine, infatti, l'Italia
conduceva per 12-6, poi due mete di Darrouy e Dupuy capovolsero il risultato. Bollesan risultò il
migliore in campo, diventando per molte generazioni a venire la bandiera del rugby italiano (fu
capitano azzurro dal 1968 al 1975, un record). Cresciuto in Liguria, Bollesan maturò fisicamente
lavorando da portuale a Genova e poi vogando come canottiere da militare. In qualche maniera fu
il primo professionista del rugby italiano, poiché non disdegnò di accettare e migliorare la propria
attività lavorativa andando a giocare lontano da Genova: prima a Napoli, dove nel 1965 e nel 1966
contribuì in maniera decisiva alla conquista di due scudetti (rimasti poi i soli) della Partenope, poi a
Brescia per un altro scudetto nel 1975. Da allenatore, il momento più alto del suo quadriennio con
la nazionale italiana è stato toccato in occasione della Coppa del Mondo 1987, in Nuova Zelanda,
dove l'Italia era impegnata nel girone di qualificazione con Nuova Zelanda, Figi e Argentina.
L'impresa di entrare come seconda nei quarti di finale, cioè fra i primi 8 paesi del mondo, sfuggì
alla squadra di Bollesan per lo scarto di appena una meta; passarono le Figi, che pure l'Italia aveva
superato per 18-15. Come dirigente, infine, Bollesan nel 2001 è stato nominato team
manager della nazionale italiana.
Syd Going
Nato a Kawakawa, in Nuova Zelanda, il 19 agosto 1943, ha giocato, come mediano di mischia, nel
Mid Northern, nel North Island e nel New Zealand Maori. Esordì in nazionale il 19 agosto 1967 a
Wellington contro l'Australia (29-9) e giocò l'ultima partita a Christchurch contro i Lions Britannici
il 9 luglio del 1977 (9-13). Ha collezionato 29 caps con 17 vittorie, 2 pareggi e 10 sconfitte e ha
all'attivo 44 punti realizzati in 10 mete, 2 calci piazzati e una trasformazione. Ha giocato 86 partite
non ufficiali per gli All Blacks. Dal 1978 ha ricoperto l'incarico di allenatore del Northland.
La carriera del maori Syd Going fu molto veloce: dopo essere entrato a soli 18 anni (1962) nella
prima squadra del North Auckland per rimpiazzare l'infortunato Pat Marshall, attirò subito
l'interesse degli esperti. Dopo una parentesi come missionario negli Stati Uniti per la sua chiesa
evangelica, rientrò al North Auckland nel 1965 riuscendo a reinserirsi in squadra. Il suo momento
arrivò nel 1967, quando il grande Chris Laidlow si infortunò e toccò a lui, appena ventitreenne,
scendere in campo contro l'Australia nella partita del Giubileo, vinta dagli All Blacks per 29-9. Le
qualità migliori di Going erano quelle dell'attaccante puro. Le sue partenze improvvise attorno alla
mischia risultavano spesso devastanti. Il passaggio era piuttosto lento, e trasmetteva la palla ai
trequarti solo quando si rendeva conto che da solo non poteva farcela. La folla correva a vederlo
giocare anche perché contro la Francia nel 1968 era riuscito a segnare due mete davvero
entusiasmanti. Anche i due fratelli di Syd sono stati ottimi giocatori: Ken fu All Black nel ruolo di
estremo nel 1974, mentre Brian giocò titolare nel ruolo di centro per North Auckland e NZ Maori.
Syd Going è stato eletto per tre stagioni 'Giocatore maori dell'anno'.
John Barry
Nato in Galles, a Cefneithin (un piccolo villaggio a circa 20 miglia da Llanelly), il 6 gennaio 1945, ha
giocato nel ruolo di mediano di apertura; dopo l'esordio, nel 1963, nel Llanelly militò nelle squadre
delle scuole di Cefneithin e di Gwendraeth e nel Cardiff. In nazionale raggiunse 25 caps fra il 1966
(esordio contro l'Australia) e il 1971, con 90 punti segnati; nei Lions Britannici 4 caps e due tour,
nel 1968 in Sudafrica e nel 1971 in Australia e Nuova Zelanda. Oltre al rugby ha praticato il calcio e
il cricket.
Cresciuto in un tempio del rugby gallese, dove per i ragazzi l'unico divertimento negli anni del
dopoguerra era giocare con qualsiasi tipo di palla, grazie alla pratica del calcio imparò a colpire con
il collo del piede quando tutti nel rugby calciavano di punta. È proprio grazie alla precisione con cui
calciava da corte e lunghe distanze, unita alla raffinata abilità nell'evitare gli avversari, che Barry
raggiunse la notorietà internazionale. Il tour con i Lions nell'emisfero australe nel 1971 si rivelò per
il mediano di apertura gallese un vero successo; in questa occasione Barry guidò la squadra alla
vittoria contro gli All Blacks, superandoli a Dunedin per 9-3 e pareggiando poi all'Eden Park di
Auckland per 14-14. Dal lungo tour australe dei Lions Barry tornò avendo giocato 17 incontri sui 26
in programma (fra cui i 4 test matches contro l'Australia e la Nuova Zelanda) e avendo segnato 191
punti, ottenuti con 7 mete, 31 trasformazioni, 28 calci di punizione e 8 drops. Al suo ritorno trovò
all'aeroporto di Heathrow tremila persone ad acclamarlo; fino a quel momento aveva segnato per
il Galles 90 punti superando il precedente record di 88 appartenente a Jack Bancroft.
Gareth Edwards
Nato in Galles, a Pontardawe, il 12 luglio 1947, ha giocato da mediano di mischia, ma anche come
estremo e mediano di apertura, militando nel club di Cardiff. In nazionale ha collezionato
53 caps (33 vittorie, 5 pareggi, 15 sconfitte), di cui 13 da capitano: esordì il 1° aprile 1967 contro la
Francia (14-20) e giocò l'ultima partita il 18 marzo 1978 sempre contro la Francia (16-7). Ha
realizzato 88 punti di cui 20 mete, un calcio piazzato, 3 drops. Vanta anche 10 presenze nei Lions
Britannici.
Con John Barry, compagno di squadra a Cardiff e in nazionale, formò una coppia mediana fra le più
affiatate ed efficaci della storia del rugby. Edwards, ricordato dal suo compagno di gioco per i suoi
passaggi lunghi e precisi, è stato anche l'autore della più celebre e bella meta della storia di questo
sport: quella che sancì una delle rare vittorie (23-11) dei Barbarians sugli All Blacks a Twickenham il
27 gennaio 1973, davanti a settantamila spettatori e in presenza delle televisioni di mezzo mondo.
La meta scaturì, al termine di un lungo assedio manovrato degli All Blacks nell'area dei Barbarians,
da un contrattacco del mediano di apertura gallese Phil Bennet (che aveva sostituito John Barry),
operato con finte e controfinte e seguito da sette passaggi offensivi per tutto il campo, l'ultimo dei
quali raccolto quasi con le unghie da Edwards, che si portava in meta con una volata finale
irresistibile. Nella strada principale di Cardiff esiste una statua che ritrae Gareth Edwards
nell'azione di uno dei suoi caratteristici passaggi.
John Peter Rhys Williams
Nato a Bridgend, in Galles, il 2 marzo 1949, ha militato nel ruolo di estremo. Alto 1,86 m per 90 kg
di peso, esordì con la squadra della Millfield School per poi giocare con il Bridgend e il London
Welsh. Ha indossato la maglia della nazionale dal 1969 al 1979, con 55 caps, e quella dei Lions
Britannici. Oltre al rugby ha praticato il tennis, vincendo il torneo junior di Wimbledon nel 1966.
JPR, come era comunemente chiamato, fu il migliore estremo negli anni Settanta. In questo ruolo,
secondo una regola allora recente, si poteva calciare in touch diretto solo prima della propria linea
dei 22 m; l'estremo doveva essere forte e coraggioso, intervenire nella zona difensiva, dove non
era ammesso il mark (arresto al volo) sui calci altissimi degli avversari, e doveva saper
contrattaccare. Le nuove esigenze del ruolo di estremo si adattarono perfettamente alle
caratteristiche fisiche e tattiche dell'atleta gallese, capace di placcaggi decisi e potenti. Ancora
studente a Londra, fu convocato in nazionale per un tour in Argentina nell'estate del 1968. Con JPR
estremo il Galles fra il 1976 e il 1981 visse un vero e proprio periodo d'oro, perdendo in 5 anni solo
tre partite, una contro la Scozia e due contro la Francia.
Hugo Porta
Mediano di apertura argentino, nato a Buenos Aires l'11 settembre 1951, esordì in nazionale l'11
ottobre 1971 a Montevideo contro il Cile (20-3) e giocò l'ultima partita contro la Scozia il 10
ottobre 1990. Ha collezionato 58 caps in 19 anni di attività internazionale.
Porta è il più grande giocatore della storia del rugby argentino. Tarchiato ma in grado di correre i
100 m con tempi da velocista, è stato un regista di gioco dalla grande intelligenza, tecnicamente
perfetto, capace di effettuare ottimi passaggi come il miglior Michael Lynagh e calciare come
Jonny Wilkinson. Ambidestro, l'abilità nel gioco al piede gli proveniva dall'essere stato da ragazzo
un ottimo calciatore in erba, tanto da interessare il Boca Junior di Buenos Aires, il club di Diego
Maradona. Nel rugby iniziò come mediano di mischia, ma presto emersero le sue qualità di
giocatore incline a guardare avanti e trovare lo spazio libero per impostare il gioco più adatto alle
caratteristiche della squadra. Il prestigio guadagnato sul campo in Argentina fu tale che a 39 anni,
appena terminata l'attività agonistica, gli venne offerto il posto di ambasciatore in Sudafrica.
Successivamente entrò in politica e assunse l'incarico di ministro dello Sport.
Andy Irvine
Nato a Edimburgo il 16 settembre 1951, ha giocato nel ruolo di estremo e il suo club di
appartenenza è stato lo Heriot's. Esordì in nazionale il 16 dicembre 1972 a Murrayfield contro la
Nuova Zelanda (9-14), giocando la sua ultima partita da titolare il 10 luglio 1982 contro l'Australia
a Sydney (9-33). Ha collezionato 51 capscon 19 successi, 3 pareggi e 29 sconfitte, 273 punti
segnati, 10 mete, 61 calci piazzati e 25 trasformazioni.
Irvine è, insieme a Gavin Hastings, a cui lasciò la maglia numero 15 della Scozia quando si ritirò nel
1982, il migliore estremo della storia del rugby scozzese. Atleta brillante, votato al gioco d'attacco
e agli inserimenti veloci nella linea dei trequarti, ebbe la carriera minacciata da un grave infortunio
al ginocchio che ne limitò per alcuni anni l'attività. Nel finale di carriera si tolse la grande
soddisfazione di conquistare il Grande Slam del Cinque nazioni 1984.
Jean-Pierre Rives
Nato a Tolosa il 31 dicembre 1952, ha ricoperto il ruolo di flanker (terza linea ala) militando nello
Stade Toulousien. In nazionale ha giocato dal 1975 al 1984; il suo esordio è avvenuto il 1° febbraio
1975 a Twickenham contro l'Inghilterra (27-20); l'ultima partita è stata contro la Scozia il 17 marzo
1984 a Murrayfield (12-21); ha collezionato 59 caps con 39 vittorie, 3 pareggi e 17 sconfitte, 5
mete realizzate per un totale di 20 punti all'attivo (valore della meta 4 punti).
Soprannominato 'Angelo biondo' per la lunga capigliatura, Rives fu un placcatore straordinario,
indomito e coraggioso. Con lui come capitano la Francia nel 1978 venne ammessa all'International
Board e nel 1979 riuscì nella storica impresa di battere gli All Blacks ad Auckland per 24-19.
Hendrik Egnatius (Naas) Botha
Il mediano di apertura sudafricano 'Naas' Botha è nato a Breyten (Pretoria) il 27 febbraio 1958. Il
suo esordio avvenne con la squadra della Hendrick Verwoerd High School Pretoria. Militò inoltre
con il Northern Transvaal e nel Rovigo (1987-93). Esordì in nazionale contro una rappresentativa
dell'America Meridionale a Johannesburg il 26 aprile 1980 e giocò il suo ultimo match il 14
novembre 1992 a Twickenham contro l'Inghilterra; ha collezionato 28 caps, di cui 9 da capitano, e
312 punti all'attivo di cui 18 drops. Ha vinto due campionati italiani nel Rovigo (1988 e 1990) e sei
Currie Cup con il Northern Transvaal. Botha è stato il più prolifico realizzatore della storia del
Sudafrica fino all'avvento di Percy Montgomery, che nel luglio del 2004 lo ha superato portandosi
a 357 punti. La sua fama deriva dalle buone qualità tattiche, dal gioco alla mano ma soprattutto
dall'ottimo piede, che gli valse il nomignolo di 'Nasty Booter' ("cattivissimo calciatore") quando i
Lions Britannici visitarono il Sudafrica nel 1980. La sua bravura di calciatore gli fece guadagnare
anche il ricco ingaggio del football americano, in cui giocò dal giugno 1983 al marzo 1985 entrando
in campo soltanto in occasione dei calci. In patria partecipò alla Currie Cup con 128 presenze
(record) con i Blue Bulls e 2511 punti messi a segno.
Serge Blanco
Giocatore francese pur essendo nato a Caracas il 31 agosto 1958, ha ricoperto il ruolo di estremo.
Dopo l'esordio nel Biarritz è stato convocato in nazionale giocando la sua prima partita l'8
novembre 1980 a Pretoria contro il Sudafrica (15-37); l'ultimo impegno in nazionale è stato il 19
ottobre 1991 a Parigi contro l'Inghilterra (10-19). Ha collezionato 93 caps con 54 vittorie, 3
pareggi, 36 sconfitte; 233 punti segnati di cui 38 mete, 21 calci di punizione, 6 trasformazioni e
2 drops.
Blanco è considerato un grandissimo giocatore per la sua perfezione a livello tecnico e per le sue
ottime qualità di velocista. Proprio queste caratteristiche ne hanno fatto uno dei massimi
esponenti del nuovo tipo di giocatore richiesto dalla regola che vieta il calcio diretto in touch dalla
propria area dei 22 m. Parlando del ruolo di estremo, Aldo Gruarin, pilone del Tolone e della
nazionale francese (26 caps) considerato un grande della famiglia del rugby del suo paese, disse:
"Il più grande è stato Blanco: lui è veramente il Pelé del rugby, non ho mai visto niente di simile,
non ci sono altri giocatori con le qualità di questo campione". Chiusa la carriera internazionale, ha
continuato a essere un protagonista del campionato francese nel Biarritz, l'unico club della sua
vita. Le sue 93 presenze con la maglia blu dei 'Coqs' di Francia pongono Blanco al sesto posto della
graduatoria mondiale dei caps di ogni tempo.
Gavin Hastings
Nato a Edimburgo il 3 gennaio 1962, ha ricoperto il ruolo di estremo. Esordì in nazionale il 18
gennaio 1986 a Murrayfield contro la Francia (18-17) e giocò l'ultima partita l'11 giugno 1995
contro la Nuova Zelanda a Pretoria nel corso dei Mondiali 1995 (30-48). Ha collezionato 61 caps, di
cui 20 da capitano, ripartiti in 33 vittorie, 2 pareggi e 26 sconfitte. Ha realizzato 667 punti
attraverso 17 mete, 140 calci piazzati e 86 trasformazioni. Capitano del Cambridge nel Varsity
Match (l'incontro tra Università) del 1985, con i Lions Britannici ha realizzato 66 punti.
Dotato di un fisico imponente (1,89 m per 95 kg di peso), Hastings proseguì la strada aperta da
Irvine per quanto riguarda il gioco offensivo: insieme al fratello Scott, che giocava nel ruolo di
centro, fu nel 1986 protagonista del successo nel Cinque nazioni. Clem Thomas, scrittore ed ex
rugbista, ebbe a dire di lui: "Non c'è nessun uomo più rispettato per le sue capacità dentro e fuori
dal campo di questo prezioso scozzese che è l'esempio vivente del rugby man: coraggioso,
risoluto, avventuroso e amante della compagnia". Nelle graduatorie dei marcatori di tutti i tempi,
alla vigilia del Sei nazioni 2005 Hastings figurava al settimo posto con 733 punti realizzati
complessivamente.
Philippe Sella
Nato a Tonneins, in Francia, il 14 febbraio 1962, esordì in nazionale il 31 ottobre 1982 a Bucarest
contro la Romania (9-13), giocando l'ultima partita a Pretoria contro l'Inghilterra per la finale per il
terzo posto in Coppa del Mondo 1995 (19-9). Nel suo ruolo di centro ha collezionato 111 caps con
72 vittorie, 5 pareggi e 34 sconfitte. Al suo attivo ha 125 punti, frutto di 30 mete. Nel 1995 ha vinto
la medaglia di bronzo in Coppa del Mondo. Sella è stato il centro più rappresentativo espresso dal
rugby francese.
Solidissimo in difesa e bruciante negli ultimi 20 metri decisivi in attacco, tanto da essere il secondo
realizzatore di mete della Francia (quindicesimo al mondo) dietro Serge Blanco. Molto forte
fisicamente, pilone della nazionale francese (26 caps) e del Tolone, pur essendo assai generoso ha
subito rarissimi infortuni nei tredici anni di attività, e ciò gli ha consentito di raggiungere 111
presenze, secondo a livello mondiale dietro l'inglese Leonard.
David Campese
Nato a Queanbeyan (Canberra) il 3 ottobre 1962, ha ricoperto in carriera i ruoli di trequarti ala e di
estremo. Ha giocato nel Queanbeyan e nel Petrarca Padova (1984-1986). Debuttò in nazionale il
14 agosto 1982 a Christchurch contro la Nuova Zelanda (16-23) e giocò l'ultima partita a Cardiff
contro il Galles (28-19). È stato campione del mondo nel 1991 e campione d'Italia nel 1985 e nel
1986.
Campese è riconosciuto come il più straordinario talento espresso dal rugby australiano, e per
molti mondiale, nel 20° secolo. Di famiglia italiana, iniziò a giocare a rugby a 13 anni e, al momento
del suo ritiro nel 1996 subito dopo la Coppa del Mondo in Sudafrica, Campese aveva superato le
100 partite con i Wallabies: per l'esattezza ha collezionato 101 caps con 67 vittorie, 2 pareggi e 32
sconfitte e ha realizzato 315 punti con 64 mete, 7 calci piazzati, 8 trasformazioni e 2 drops. Il
realizzatore di mete che gli sta più vicino nelle graduatorie di ogni tempo è il pilota della RAF Rory
Underwood, che ne ha messe a segno 50. L'italo-australiano aveva tutte le migliori qualità
richieste a un trequarti; ambidestro nei piedi come con le mani, era inoltre velocissimo, disponeva
di grande coordinazione e riusciva sempre ad anticipare nelle intenzioni offensive e difensive
qualsiasi altro giocatore. Con Campese in campo spettacolo e divertimento erano assicurati:
calciava a perfezione ed era capace di ricevere il pallone con una mano. La sua specialità era
il goose step("passo dell'oca"), una tecnica che faceva impazzire gli avversari consistente in un
finto rallentamento che in realtà era una potente accelerazione. Tutti la conoscevano, ma tutti si
confondevano quando Campese riusciva ad avere un pallone e un certo spazio davanti. La
nazionale australiana con lui in campo era imprevedibile, e Campese aveva la massima libertà di
inserirsi dovunque ritenesse opportuno, poiché era in grado di ricoprire il ruolo di qualsiasi
trequarti, dal mediano di apertura all'estremo. I compagni lo sapevano e l'assecondavano. Molti lo
hanno accusato di essere poco coraggioso e prudente nel placcaggio: in realtà 'Campo' era così
veloce e abile che riusciva a fermare gli avversari senza quasi sporcarsi. A 29 anni, in occasione dei
Mondiali 1991 tenutisi in Inghilterra, Campese ebbe modo di dimostrare al meglio le sue qualità.
L'Australia trionfò con le invenzioni dell'italo-australiano, che realizzò 6 mete e venne
unanimemente proclamato stella del torneo. Nel 2002 il famoso commentatore televisivo
britannico Bill McLaren, incaricato dalTimes di stabilire una graduatoria dei migliori rugbisti del
mondo negli ultimi 50 anni, non ebbe difficoltà a inserire Campese una spanna al di sopra di tutti.
Sean Fitzpatrick
Nato ad Auckland, in Nuova Zelanda, il 4 giugno 1963, ha giocato, nel ruolo di tallonatore, nella
Sacred Heart School, nella Auckland University e nella Auckland Province. Alto 1,83 m per 105 kg
di peso, esordì in nazionale il 28 giugno 1986 a Christchurch contro la Francia (18-9) e giocò
l'ultima partita il 29 novembre 1997 a Wembley contro il Galles (42-7). Ha collezionato 92 caps (74
vittorie, 2 pareggi e 16 sconfitte), realizzando 55 punti con 12 mete. Nella Coppa del Mondo è
stato campione nell'edizione 1987, terzo nel 1991 e secondo nel 1995; ha vinto due titoli di Super
12 (1996 e 1997).
Fitzpatrick è stato il capitano più longevo degli All Blacks. Sono state ben 51 le volte che ha guidato
la Nuova Zelanda tra il 1986 e il 1997. Il suo esordio contro la Francia nel 1986, come spesso
accade, fu la conseguenza di un infortunio, quello di Bruce Hemara il giorno prima della partita.
Così come, sempre per l'infortunio del grande Andy Dalton, si trovò a giocare come titolare nella
Coppa dell'anno dopo. Quando Dalton guarì dallo stiramento muscolare, Fitzpatrick era diventato
ormai inamovibile e Andy, che era anche il capitano, finì in panchina. Sempre per infortunio,
questa volta di Mike Brewer, Fitzpatrick si trovò capitano nel 1992, grado che mantenne per sei
anni grazie al fatto di non subire mai infortuni di rilievo, per la disperazione delle sue riserve, fino
al 1997, quando un ginocchio malandato gli consigliò di ritirarsi. Aveva 34 anni e aveva giocato 346
match di alto livello (secondo australiano dopo Colin Meads: 361), di cui 92 con gli All Blacks
(ottavo al mondo di sempre), 127 per Auckland, 25 in Super 12 per i Blues. Abbandonata l'attività
agonistica, è rimasto nell'ambiente come manager prima delle NZ Colts (squadra giovanile), poi
dei Blues in Super 12; nel 2004 è stato commentatore televisivo in Gran Bretagna.
Michael Lynagh
Mediano di apertura australiano, è nato a Brisbane il 25 ottobre 1963. Ha giocato nel Brisbane, nel
Queensland e nella Benetton Treviso (1991-92). Esordì in nazionale il 9 giugno 1984 a Suva contro
le Figi (16-3) e giocò l'ultima partita l'11 giugno 1995 contro l'Inghilterra (45-29). Ha collezionato
72 caps con 51 vittorie, un pareggio e 20 sconfitte. Ha realizzato 911 punti, segnati con 17 mete,
177 calci di punizione, 140 trasformazioni e 9 drops. Ha vinto il Campionato del Mondo 1991
battendo l'Inghilterra a Twickenham il 2 novembre per 12-6: Lynagh mise a segno 8 punti.
Michael Lynagh è stato il mediano di apertura della più bella Australia degli ultimi cinquant'anni,
una formazione che impostava il gioco sulla creatività e le invenzioni offensive del tandem LynaghCampese, due campioni con esperienze, anche vittoriose, nel campionato italiano. Lynagh vinse lo
scudetto tricolore del 1991-92 giocando con quella squadra della Benetton di Treviso allenata da
un altro grande fantasista ed estremo, il francese Pierre Villepreux. Di corporatura normale e
senza particolari doti di velocista, la sua rapidità di riflessi e la sua tecnica ne hanno fatto uno dei
realizzatori più prolifici della storia del rugby: quarto nella classifica assoluta con 911 punti.
John Kirwan
Nato ad Auckland, in Nuova Zelanda, il 16 dicembre 1964, ha militato, nel ruolo di ala trequarti,
nelle seguenti squadre: De La Salle College, Auckland Marist, Auckland Province e Benetton
Treviso. In nazionale esordì il 16 giugno 1984 a Christchurch contro la Francia (10-9) e disputò
l'ultima partita il 6 agosto 1994 ad Auckland contro il Sudafrica (18-18), collezionando 63 caps, 35
mete e 143 punti in totale. È stato campione del mondo nel 1987 e campione italiano nella
stagione 1988-89 con la Benetton Treviso. Come allenatore ha guidato il Giappone ed è
stato manager eassistant coach dei Blues Super 12; con la nazionale italiana è stato assistant
coachnel 2001 e commissario tecnico.
Alto 1,92 m per 92 kg di peso, proveniente da famiglia rugbistica, Kirwan esordisce con la maglia
nera della Nuova Zelanda a soli 19 anni. A 23 conquista il titolo mondiale 1987, realizzando nelle
qualificazioni contro l'Italia una delle più belle mete della storia del rugby: gli appassionati
ricordano la sua lunga e agile figura che per 90 m attraversa il campo seminando con scatti, finte e
cambi di direzione tutti gli azzurri che cercano di fermarlo. Con la maglia degli All Blacks Kirwan ha
collezionato 63caps (48 vittorie, 3 pareggi e 12 sconfitte), realizzando 35 mete e 143 punti in
totale. Pur avendo saltato molti test matches per infortuni alla schiena, la rottura di un tendine di
Achille e quattro anni di attività in Italia (dove ha sposato la trevigiana Fiorella), Kirwan è al
settimo posto delle classifiche di ogni tempo. Il suo anno d'oro è stato il 1988, quando in
cinque test matches contro Galles e Australia realizzò ben 10 mete. Con Jonah Lomu e Jeff Wilson,
Kirwan è sicuramente fra le migliori ali dell'era moderna. Rapida e di successo la carriera anche da
allenatore, svoltasi prima in un club giapponese, poi come manager e assistant coach dei Blues di
Auckland; dal 2001 ha assunto l'incarico di allenatore dei trequarti azzurri al fianco del
connazionale Brad Johnstone. Nel marzo 2002 il consiglio federale della FIR lo ha nominato
commissario tecnico della nazionale maggiore, carica ricoperta fino all'aprile 2005, quando, dopo
gli scarsi risultati del Sei nazioni, gli è subentrato il francese Pierre Berbizier. Le imprese di maggior
successo di Kirwan alla guida degli azzurri sono state le vittorie ottenute nella Coppa del Mondo
2003 in Australia contro Tonga e Canada e quelle contro Galles e Scozia allo stadio Flaminio di
Roma nelle edizioni 2003 e 2004 del Torneo delle Sei nazioni. Nel novembre 2003 è stato inserito
nella Rugby Hall of Fame.
Diego Domínguez
Giocatore naturalizzato italiano, nato a Córdoba (Argentina) il 25 aprile 1966, il suo ruolo è stato
quello di mediano di apertura. Ha militato nelle seguenti squadre di club: La Tablada Córdoba,
Cognac (Francia), Amatori Milano, Stade Français (Francia). Ha esordito nella nazionale italiana il 2
marzo 1991 a Roma contro la Francia (9-15) e ha disputato l'ultima partita il 7 aprile 2002 a Roma
contro l'Inghilterra (9-45), collezionando 74 caps con 983 punti. Ha conquistato quattro titoli di
campione di Francia con lo Stade Français di Parigi (1998, 2000, 2002 e 2004) e tre scudetti in Italia
con l'Amatori Milano (1991, 1995 e1996).
Domínguez è forse l'ultimo grande piccolo della storia del rugby. Di taglia certo non eccezionale
(1,73 m per 76 kg), ma con un coraggio da gigante e una tecnica pressoché perfetta con le mani e
con i piedi. Con lui l'Italia negli anni Novanta ha fatto il salto di qualità: è stato sempre in campo
con la sua intelligenza tattica nei giorni fondamentali del rugby italiano, come per il primo
successo sulla Francia a Grenoble (40-32) il 22 marzo del 1997 e per la vittoria sulla Scozia (34-20)
all'Olimpico di Roma nell'esordio al Sei nazioni il 5 febbraio del 2000. Con il mediano di mischia
Alessandro Troncon (85 caps, record in Italia) ha formato una delle più forti coppie mediane della
storia del rugby, giocando insieme a lui ben 50 partite. Nel 1999 contro la Spagna ebbe anche
l'onore dei gradi di capitano.
Di madre italiana, a vent'anni effettuò una tournée in Francia con la nazionale argentina, senza
però giocare alcun test match. In seguito indossò la maglia della sua rappresentativa, realizzando
27 punti; rendendosi conto di non essere sufficientemente apprezzato tornò in Francia, per un
anno, al Cognac. Successivamente rispose al richiamo della patria dei nonni e per sette stagioni
militò nell'Amatori Milano (dove conquistò 4 scudetti, giocando nel 1991 in coppia con Campese);
e soprattutto guidò l'Italia, naturalmente a suon di punti, ai successi che le spalancarono la strada
per l'aristocrazia del rugby e la promozione al Sei nazioni. Al termine della carriera, nel 2004
Domínguez è, nella storia del rugby, l'unico giocatore oltre al gallese Neil Jenkins ad aver segnato
più di mille punti in test matches, esattamente 1010 (Jenkins: 1090), considerando nel carniere di
Domínguez i 27 punti realizzati come nazionale argentino (e in quello di Jenkins i 41 punti da Lion
Britannico). Domínguez figura anche nelle classifiche di tutti i tempi in termini didrops: è al terzo
posto con 19 segnature. Ha preso parte a tre Coppe del Mondo (1991, 1995 e 1999) ed è stato sul
punto di entrare nella rappresentativa italiana ai Giochi Olimpici di Atene 2004 come tiratore al
piattello, altra specialità in cui eccelle.
Carlo Checchinato
Nato ad Adria (Rovigo) il 30 agosto 1970, ha ricoperto in carriera i ruoli di seconda linea e di
numero 8, giocando nel Rovigo e nel Treviso. In nazionale ha esordito il 30 settembre 1990 a
Rovigo contro la Spagna (33-19), mentre l'ultima sua partita in azzurro ha avuto luogo il 25 ottobre
2003 a Canberra contro il Galles (15-27), per un totale di 83 caps con 21 mete. Ha vinto sette
scudetti: con il Rovigo nel 1990, con il Treviso nel 1997, 1998, 1999, 2001, 2003 e 2004.
Carlo Checchinato è uno dei cinque giocatori al mondo ad aver disputato quattro campionati
mondiali nell'arco di ben dodici anni ed è anche il giocatore del pacchetto di mischia che al mondo
abbia realizzato più mete (21). Alto 1,97 m per 110 kg di peso, è stato avviato al rugby dal padre,
Giancarlo, cinque volte azzurro. Il suo attaccamento alla maglia della nazionale è proverbiale.
Nei tests fisici fatti nell'estate del 2003 prima della Coppa del Mondo stramazzò sulla pista di
atletica dello stadio di Belluno nel tentativo di fermare il cronometro, a 33 anni compiuti, su tempi
da specialista dei 3000 m. Vi riuscì, assieme ad Alessandro Troncon, in un secondo tentativo
effettuato qualche giorno dopo. In premio, nel match di apertura della Coppa del Mondo, l'11
ottobre a Melbourne contro la Nuova Zelanda, il commissario tecnico John Kirwan gli assegnò per
la prima volta i gradi di capitano. Con i suoi 83caps il colosso dai capelli rossi figura secondo nella
graduatoria di sempre del rugby italiano, dietro Troncon (85). Questo numero di presenze sarebbe
potuto crescere ancora se il giorno precedente l'incontro Galles-Italia per il Sei nazioni 2004, il 27
marzo, nell'ultimo allenamento al Millennium Stadium di Cardiff Checchinato non avesse
rinunciato al match del giorno dopo, comunicando che un'infiammazione recidivante a un tallone
non gli consentiva di dare il massimo: era già nella formazione annunciata e avrebbe potuto
conquistare il suo ottantaquattresimo cap, con il quale si sarebbe collocato al ventesimo posto
nella graduatoria mondiale. Ma il dubbio di non essere al meglio delle sue condizioni e il grande
attaccamento alla maglia azzurra lo spinsero a rinunciare a questa soddisfazione personale,
confermandone la lealtà e la sportività già note. Ebbe in seguito una nuova chiamata in nazionale,
questa volta da assistant manager, per iniziare un'altra carriera.
Jonah Lomu
Nato ad Auckland, in Nuova Zelanda, il 12 maggio 1975, ha ricoperto il ruolo di trequarti ala nei
seguenti club: Wesley College, Weymouth, Counties-Manukau, Wellington, Hurricanes Super 12.
In nazionale ha esordito il 26 giugno 1994 a Christchurch contro la Francia (8-22) e ha disputato
l'ultima partita il 23 novembre 2002 a Cardiff contro il Galles (43-17), per un bilancio complessivo
di 23 caps, 37 mete e un totale di 185 punti. Quando giocò la sua ultima partita con gli All Blacks,
già sofferente per una gravissima nefrite, lo sgomento del mondo del rugby fu grande perché la
scena mondiale perdeva uno dei suoi migliori interpreti, che a 27 anni avrebbe avuto ancora
moltissimo da dare. La battaglia per la vita di Lomu durò un paio di anni, con vari tentativi di
esprimersi ancora sul campo fra un periodo di dialisi e l'altro, e si concluse vittoriosamente nel
2004 con un trapianto di reni che restituì alla società un Lomu in condizioni di svolgere una vita
normale e intenzionato a recuperare energie e tempo perso. Il suo bilancio sportivo conta 185
partite di alto livello (di cui 73 con gli All Blacks), con 122 mete realizzate. Per celebrare la sua
guarigione e premiare l'atteggiamento dignitoso e determinato (da rugbyman) tenuto durante la
malattia, Lomu ha ricevuto la massima onorificenza del rugby italiano, il Pro Singulari Merito, l'11
novembre 2004 a Roma, nonché lo speciale Rugby Life-Style Award 2004. La grandezza come
giocatore di questo ragazzo originario di Tonga emerge chiaramente dalle cifre che lo riguardano.
Esordio con gli All Blacks all'età di 19 anni; protagonista assoluto in Coppa del mondo (nel 1995 e
nel 1999), dove realizzò 15 mete in 11 partite, 4 addirittura contro l'Inghilterra. Con una di queste
sbalordì il mondo per la sua potenza fisica e l'impossibilità da parte degli avversari di fermare un
uomo alto 1,96 m e pesante 120 kg, capace di correre i 100 m in 11 secondi. Una forza della natura
dotata di buona tecnica: per gli avversari era decisivo impedire che gli giungessero palloni quando
aveva spazio a disposizione per correre.
SITOGRAFIA:
http://www.treccani.it/enciclopedia/rugby_(Enciclopedia-dello-Sport)/