NEWS DEL 01/03/2016 - Ordine dei Veterinari di Mantova

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NEWS DEL 01/03/2016 - Ordine dei Veterinari di Mantova
NEWS
DALL’ORDINE
CORSI/CONVEGNI
L’Ordine è stato informato dei seguenti corsi e convegni:
1) Elanco: Aspetti gestionali e terapeutici dell’otite esterna del cane: quali novità? 2 marzo Verona (alla fine
dell'incontro sarà dato in omaggio il libro " Malattie dell'orecchio del cane e del gatto" G.Ghibaudo, F.
Leone, P. Brucavo, M, Bernardini) - [email protected] o 329/2146033 Dr Scudellari
2) Ordine Veterinari Piacenza: Farmaco veterinario: attualità e nuove prospettive 9 marzo Caorso (PC) [email protected]
3) Università Torino: La gestione dei reflui zootecnici obblighi e opportunita’ confronto aperto tra i diversi
protagonisti 11 marzo Cuneo - www.agripiemontevet.it
4) Scuola Italiana Qualità e Sicurezza nell’Alimentazione: Workshop Nazionale sull’agroalimentare 17-18
marzo Albenga (SV) - www.alimentarea.it
5) Ordine Veterinari Modena: La perdita di gravidanza: morte embrionale precoce/tardiva & aborto. Come
gestire questa problematica in allevamento? 18 marzo Modena - [email protected]
6) IZSLER:
http://formazione.izsler.it
Controllo dell’igiene e della salubrità degli alimenti e responsabilità civile e penale del fabbricante Brescia
21 marzo
Dove va l’apicoltura: nuove sfide per il settore in un mondo che cambia Brescia 1 aprile
7) SCIVAC:
http://registration.evsrl.it
www.scivac.it
Corso pratico - Approccio orientato al problema delle malattie oculari non chirurgiche 1 parte 11-12 marzo
Cremona
Il paziente neurologico: Tutto quello che devi saper fare nel tuo ambulatorio Padova 12/13 marzo
Corso Pratico - Laparoscopia avanzato 21-22 marzo Cremona
Corso introduttivo alla chirurgia 30 aprile-1 maggio Bologna
Congresso Internazionale Multisala SCIVAC 27/29 maggio Rimini - http://cms.scivac.it/files/10661.pdf
8) Ordine Veterinari Pavia: Omotossicologia in gastroenterologia ed ortopedia veterinaria 10 aprile Pavia [email protected]
9) ANMVI:
[email protected]
Veterinari in classe Rimini 27 maggio
Action learning: empatia e docenza partecipativa Cremona 30 ottobre
10) HT Eventi e Formazione: Endoscopia Flessibile e Rigida dell’Apparato Digerente, Respiratorio, Urinario e
Genitale nei Piccoli Animali 1-2 luglio Ozzano Emilia (BO) – www.htcongressi.it
11) SIVAR: Itinerario didattico in buiatria General Practitioner Certificate in Farm Animal Practice GPCert (FAP)
Cremona settembre/dicembre 2016-gennaio/maggio 2017 - http://cms.sivarnet.it/it
12)
Istituto Superiore Sanità-IZS Lazio e Toscana: Corso FAD Analisi del rischio ambientale
legato alla sicurezza alimentare e alla sanità animale gratuito 16 ECM - www.eduiss.it
13) Regione Emilia Romagna-Istituto Superiore di Sanità: un corso FAD Farmacosorveglianza e valutazione
dell’antibioticoresistenza nelle produzioni animali 16 ore di formazione, disponibile fino al 31/12/16www.eduiss.it
ALERT TRUFFE. FNOVI: ATTENZIONE AI CORSI DI AGGIORNAMENTO FASULLI
L’Ordine raccomanda a tutti gli iscritti di fare molta attenzione a chi propone corsi di formazione, soprattutto se
vengono chiesti soldi anticipati, se viene detto che sono gli ultimi posti disponibili, insomma se hanno fretta di
portare a casa i soldi, dubitate!!!!
Abbiamo ricevuto segnalazioni di corsi fasulli e, a questo proposito, riportiamo i comunicati della Federazione
Nazionale e della Scivac:
da www.fnovi.it 18/02/16 e AnmviOggi 19/02/16
La Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani, raggiunta da numerose segnalazioni in argomento,
invita i medici veterinari a verificare sempre l’attendibilità delle proposte che si ricevono per la realizzazione di corsi
di aggiornamento e quant’altro, nonché la credibilità dei provider. L’invito è ad adottare una condotta prudente che
aiuterà a difendersi da eventuali tentativi di truffa e raggiri.
Analoga segnalazione è stata inoltrata alle Società scientifiche e specialistiche afferenti alla SCIVAC da veterinari
che hanno ricevuto, anche via mail, offerte per attività di relazione, millantando la presenza di relatori veterinari
che in realtà ne erano all'oscuro e, quando informati, si sono adoperati per smentire ogni coinvolgimento.
Considerato il target specialistico delle presunte proposte, una comunicazione di allerta prudenziale è stata inoltrata
ai propri iscritti dalle società scientifiche di riferimento SCIVAC.
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ANNUALE DEGLI ISCRITTI
verrà spedita comunicazione per posta prioritaria
E’ indetta l’Assemblea degli iscritti all’Ordine Provinciale dei Veterinari
VENERDI’ 4 MARZO 2016 ALLE ORE 20.30
PRESSO l’ASSOCIAZIONE MANTOVANA ALLEVATORI
Str. Ghisiolo, 57 – TRIPOLI DI SAN GIORGIO (MN)
con il seguente ordine del giorno:
1. RELAZIONE DEL PRESIDENTE
2. APPROVAZIONE BILANCIO CONSUNTIVO 2015
3. APPROVAZIONE BILANCIO PREVENTIVO 2016
4. GIURAMENTO NEO ISCRITTI
5. VARIE ED EVENTUALI
Data l’importanza degli argomenti e la necessità di sentire le opinioni degli iscritti, auspichiamo vivamente una cospicua
partecipazione.
Al termine dell’Assemblea: risotto per tutti!
AVVISO DI PAGAMENTO QUOTA ISCRIZIONE 2016
spedita comunicazione per email e PEC
Il Consiglio Direttivo dello scrivente Ordine, nella seduta del 19/11/15, ha deliberato di confermare anche per
quest’anno:
- esenzione per i neo-iscritti per i primi due anni di iscrizione
- mantenimento della quota a € 130,00 per tutti gli altri
Le novità introdotte sono:
- posticipo della scadenza di pagamento: 31 marzo anziché 28 febbraio; si tratta di un termine massimo, pertanto è
possibile pagare fin da oggi;
- maggiorazione di 10,00 euro per ogni mese di morosità. Visto il ritardo causato da alcuni Colleghi durante il
2015 ed i numerosi solleciti inviati con conseguente perdita di tempo e denaro, si è deciso di introdurre un
piccolo aumento della quota nel caso di eventuale morosità; fin da ora si precisa che verranno inviati 3 solleciti,
in un arco di tempo massimo di 6 mesi, dopodiché si avvieranno le procedure per la cancellazione dall’Albo.
Ricordiamo che alla FNOVI dobbiamo pagare ogni anno euro 50,00 circa per ciascun iscritto, pertanto una parte
considerevole delle entrate serve a coprire il contributo dovuto alla Federazione Nazionale.
Si chiede pertanto di versare la quota di iscrizione annuale mediante un bonifico bancario allo scrivente Ordine entro
il 31 marzo 2016:
BENEFICIARIO:
Ordine dei Veterinari della Provincia di Mantova
Via Accademia, 43/a - 46100 Mantova
IBAN:
IT34T0569611500000001851X57
CAUSALE:
Quota iscrizione 2016 Dr. ... (cognome e nome)
IMPORTO:
Euro 130,00
Chi invece si è iscritto all’Albo nel 2015 NON deve pagare nulla.
Si desidera precisare quanto segue:
- non è necessario inviare la copia dell’avvenuto versamento, in quanto rileviamo l’entrata direttamente dai
sistemi di home-banking.
-
si sottolinea l’importanza di indicare il nominativo del veterinario nella causale poiché diversamente
potrebbe non essere possibile attribuire correttamente gli importi ricevuti.
FISCO/SENTENZE/NORMATIVE
PAGA IN CONTANTI?
Da Professione Veterinaria n. 6/febbraio 2016
Dal 1 gennaio il tetto all’uso del contante è salito da 1.000 a 3.000 euro. Attenzione però: non è stata prevista
nessuna modifica per l’emissione degli assegni, bancari o postali, che dovranno sempre essere rilasciati con la
clausola “non trasferibile” se di importo superiore ai 1.000 euro. Inoltre, è rimasto fermo alla soglia dei 1.000 euro il
passaggio di libretti o depositi, bancari o postali, “al portatore”. Sono chiamati a vigilare sul rispetto del limite anche
i commercialisti, a cui la legge impone di segnalare eventuali sforamenti (pena sanzione fino a tremila euro). Per
chi ha sforato invece è ammessa l’oblazione, ovvero l’estinzione del reato previo pagamento di una somma (che
ponendo l’esempio di un pagamento in contanti di 5.000 euro, sarebbe di 100 euro).
DICO E DIRI PER L’IMPIANTO ELETTRICO
Da Professione Veterinaria N. 1/gennaio 2016
La dichiarazione di conformità mette la struttura in regola con la normativa. La nota esplicativa di seguito riportata
riguarda in particolare la Dichiarazione di Conformità (DICO) che il titolare di struttura veterinaria deve avere per
essere in regola con la normativa sull’impianto elettrico. L’esigenza di un chiarimento nasce da alcuni interrogativi
sorti in corso di verifica in alcune strutture veterinarie. Come essere certi che l’impianto è a norma? Chi rilascia la
DICO e cosa deve contenere? Come rimediare se manca della documentazione ai fini della Dichiarazione di
conformità? E chi è tenuto a questi adempimenti? Ringraziamo Carlo Pizzirani, Responsabile ANMVI per la
normativa sulla sicurezza sul lavoro, per questi importanti approfondimenti.
Tutti gli ambienti medici veterinari, dallo studio all’ospedale, devono essere dotati di un impianto elettrico “a
norma”. Impianto «a norma» significa che risponda alle indicazioni legislative e alle indicazioni tecniche che sono
state emanate nel tempo. Allo stato attuale, per essere certi di avere un impianto a norma, il titolare della struttura
dovrà avere una documentazione che si chiama DICO (Dichiarazione di Conformità): è un documento che rilascia il
titolare dell’impresa che ha realizzato l’impianto e che contiene:
1) il progetto dell’impianto, redatto da un professionista iscritto all’albo professionale da almeno un anno;
2) la dichiarazione del titolare sulle caratteristiche dei materiali utilizzati;
3) lo schema tecnico dell’impianto, sempre redatto dal titolare;
4) il certificato di iscrizione alla camera di commercio dell’impresa che ha realizzato l’impianto. Nel caso in cui
manchi un documento o tutta la documentazione e questa falla non sia rimediabile si può provare a ottenere una
DIRI (Dichiarazione di Rispondenza). La DIRI è un documento, una certificazione, che rilascia un professionista
iscritto all’albo professionale da almeno 5 anni e nella quale si dice che dopo attenta verifica l’impianto risponde
effettivamente alle norme vigenti. Se le caratteristiche non sono sufficienti, il professionista suggerirà le migliorie
da eseguire e rilascerà la dichiarazione solo dopo successivo sopralluogo che rilevi l’esatta rispondenza. Da questo
momento in poi la DIRI sarà la documentazione relativa a quel determinato impianto. (DM 37/2008)
Le caratteristiche tecniche a cui l’impianto deve rispondere sono contenute nella variante V1 della norma CEI 64-56,
variante relativa e specifica per le strutture veterinarie che le differenzia dalle strutture mediche rivolte alla specie
umana. Un impianto deve essere mantenuto a norma nel tempo e quindi si deve eseguire una corretta e periodica
manutenzione senza che questo obblighi a certificazioni di sorta.
LE VERIFICHE
Tutto questo vale per il veterinario che lavora da solo e per i veterinari che lavorano in un’associazione
professionale senza nessun altra figura presente se non i collaboratori con P. IVA individuale che rilasciano la
fattura alla struttura. Le strutture all’interno delle quali invece sono presenti figure definite “lavoratore” nell’art. 2
del Dlgs 81/08 (Testo Unico della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro) che sono i dipendenti, i residenti volontari,
i soci di società, gli associati in partecipazione, i tirocinanti, i volontari, devono obbligatoriamente eseguire le
verifiche degli strumenti elettromedicali, dei differenziali magnetotermici e dell’impianto di illuminazione di
emergenza con cadenza annuale e riportare queste verifiche su un apposito registro (che comunque non ha obbligo
di vidimazione). Questa verifica è a carico del datore di lavoro e la esegue insieme a un tecnico di propria fiducia.
Con cadenza biennale poi è fatto obbligo di eseguire una verifica più approfondita che comprenda anche la
valutazione del corretto funzionamento della messa a terra dell’impianto. Questa verifica la esegue l’ufficio ASL
competente per territorio oppure una impresa privata che abbia ottenuto autorizzazione ad agire come ente
verificatore e certificatore. Questa verifica è a spese del veterinario e deve essere il veterinario a ricordarsi e a farne
richiesta appunto con cadenza biennale. La certificazione relativa deve essere mantenuta presso la sede a
disposizione di un eventuale controllo documentale da parte di un organismo di controllo.
RX, CHIARIMENTI SUL PREMIO ASSICURATIVO INAIL
da Professione Veterinaria n. 6/febbraio 2016
Alla luce del fatto che alcuni colleghi si sono visti richiedere cifre diverse da quanto successo negli anni precedenti
per il fatto che all'interno della struttura operano più Veterinari, si riporta uno stralcio del regolamento redatto da
INAIL: L'importo del premio speciale unitario è impostato da un sistema tabellare che comprende premi per
singolo apparecchio, fissati con decreto ministeriale, diversificati in relazione alla tipologia dell'apparecchio
(diagnostica o terapia). Si precisa che laddove siano presenti contemporaneamente più apparati radiogeni, il premio
viene calcolato per il numero degli apparecchi stessi. Nel calcolo non influisce il numero delle persone addette
all'uso né la loro retribuzione.
Per l'anno 2016 il premio per ogni apparecchio è di 40,89 € anziché di 48,55 € come previsto nella tabella, premio
che usufruisce della riduzione alla luce della legge 147/2013 in relazione all'andamento infortunistico.
Si rammenta che ogni anno è fatto obbligo, a coloro che detengono uno o più apparecchi radiologici, di pagare un
premio assicurativo all'INAIL, e questo avviene in genere nel mese di febbraio. Il pagamento deve essere effettuato
in unica soluzione esclusivamente per via telematica utilizzando un modello F24. Il versamento può essere anche
rateizzato ma questo viene stabilito dopo richiesta presentata alla sede INAIL competente per territorio.
DETERMINAZIONE DEL COMPENSO DEL VETERINARIO
da Professione Veterinaria n. 1-gennaio 2016
Con la ‘Guida alla determinazione dei compensi del Medico Veterinario’ si è completato l’aggiornamento della
manualistica pratica realizzata da Giorgio Neri e Carlo Pizzirani. Undici pubblicazioni a download gratuito sul sito
anmvi.it. La ‘Guida’ aiuta nella "costruzione" dell’onorario del Veterinario e consente - in abbinata al ‘simulatore online’ - di orientarsi nella determinazione di un compenso che, per legge e per deontologia, non può essere
parametrato ad una tariffa vincolante, ma deve essere concordato con il cliente e "commisurato alla difficoltà, alla
complessità, alla qualità delle prestazioni, alla competenza e ai mezzi impegnati".
Il parametro di riferimento è il documento Fnovi “Studio indicativo dei compensi dei medici veterinari”.
IL SIMULATORE
Per utilizzarlo sarà sufficiente compilare tutti i campi relativi alle tre schede disponibili (dati fissi, dati variabili e
attrezzature). Al termine della compilazione, una funzione automatica di calcolo reindirizzerà alla pagina dei
risultati. Ogni compilazione generata viene automaticamente salvata nel sistema e sarà disponibile al successivo
accesso. Per calcolare una nuova prestazione sarà necessario sostituire i dati.
IL COMPENSO
Ai sensi di legge, il veterinario dovrà determinare l’entità dei propri compensi a norma dell’articolo 2233 del Codice
Civile (Art. 55 del Codice Deontologico dei Medici Veterinari). La seconda fase delle liberalizzazioni dei servizi
professionali - dopo l’abolizione dei tariffari con il Decreto Bersani del 2006 - è arrivata con il Decreto Legge 24
gennaio 2012, n. 1, che ha precisato: “Il compenso per le prestazioni professionali è pattuito al momento del
conferimento dell’incarico professionale. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessità
dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla
conclusione dell’incarico”. E ancora: “In ogni caso la misura del compenso, previamente resa nota al cliente anche
in forma scritta se da questi richiesta, deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le
singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi. L’inottemperanza di quanto
disposto nel presente comma costituisce illecito disciplinare del professionista.
RICONOSCIUTO IL VETERINARIO NELLE CONSULENZE
AZIENDALI
Da Newsletter FNOVI n.5/24.02.16
E’ stata pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 38 del 16 febbraio u.s. il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali recante “Istituzione del sistema di consulenza aziendale in agricoltura”. L’iter del
provvedimento è stato costantemente seguito dalla FNOVI, dal Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli
Agrotecnici laureati (riuniti in FONDAGRI) che si sono ripetutamente confrontati con le spinte avverse provenienti
sia dalle Regioni che dall’Amministrazione Centrale dello Stato, oltreché dalle principali organizzazioni sindacali
agricole, tutte volte a ridurre o rendere insignificante la circostanza dell’iscrizione negli Albi professionali. L’art. 4
riconosce “di diritto” a tutti gli iscritti in Albi professionali l’automatico possesso di adeguata qualificazione
professionale ai fini dell’attività consulenziale (chi non è iscritto in un Albo dovrà invece dimostrare l’adeguatezza
della propria formazione oltreché assicurarne il mantenimento).
FARMACI
FARMACI VETERINARI NOVITÀ NEI TRATTAMENTI PER CANI E
GATTI
da Notizie Anmvi 14/02/16
Autorizzati un antiparassitario per cani e un medicinale veterinario per il trattamento della pseudogravidanza e la
soppressione della lattazione in cani e gatti.
Il Ministero della Salute ha autorizzato all'immissione in commercio il medicinale per uso veterinario Kelactin 50
microgrammi/ml, soluzione orale per cani e gatti. Titolare della AIC la società belga Kela N. V. Il principio attivo è
Cabergolina 50 microgrammi.
Il prodotto può essere utilizzato per il trattamento della pseudogravidanza nelle cagne e per la soppressione della
lattazione nelle cagne e nelle gatte.
Il periodo di validità del medicinale veterinario confezionato per la vendita è di 2 anni, mentre dopo la prima
apertura è di 14 giorni.
Da vendersi esclusivamente dietro presentazione di ricetta medico veterinaria ripetibile.
Con procedura decentrata, è stato autorizzato all'immissione in commercio anche il farmaco veterinario Effipro
combo, soluzione spot-on, nei quattro dosaggi da 67 mg/20 mg per cani di piccola taglia (2-10 kg), 134 mg/40 mg
per cani di taglia media (10-20 kg), 268 mg/80 mg per cani di taglia grande (20-40 kg), 402 mg/120 mg per cani di
taglia gigante (40-60 kg). Titolare della AIC la società francese Virbac. I principi attivi sono Fipronil e Piriproxifene.
Il medicinale è indicato per il trattamento e la prevenzione delle infestazioni da pulci (Ctenocephalides spp.). Il
trattamento previene l'ulteriore infestazione per 7 settimane. La prevenzione della moltiplicazione delle pulci è
garantita impedendo alle uova di svilupparsi in pulci adulte per 12 settimane dopo l'applicazione. Il prodotto può
essere utilizzato come parte del trattamento strategico per il controllo della dermatite allergica da pulci (DAP)
quando questa sia stata preventivamente diagnosticata dal Medico Veterinario.
Il farmaco è anche indicato per il trattamento delle infestazioni da zecche (Ixodes ricinus). Un trattamento ha una
persistente efficacia acaricida per 2 settimane Ixodes ricinus e 4 settimane contro Dermacentor reticulatus
Rhipicephalus sanguineus. Se sono presenti le zecche di alcune specie (Dermacentor reticulatus, Rhipicephalus
sanguineus) quando si somministra il prodotto, non tutte le zecche potrebbero essere uccise entro le 48 ore.
Il periodo di validità del farmaco veterinario confezionato per la vendita è di 3 anni.
La vendita non è riservata esclusivamente alle farmacie e non è sottoposta all'obbligo di ricetta medico veterinaria.
SENZA ANTIBIOTICO MUOIONO 4MILA CAPI A CICLO-VIDEO DEL
CORRIERE DELLA SERA
da http://video.corriere.it/dall-allevamento-tavola-ecco-come-resistenza-antibiotici-si-trasmette-tramite-cibo/d1187872-da5f-11e5-84e25233d26d29b4?refresh_ce-cp
La perdita di efficacia degli antibiotici passa anche per la nostra tavola. L’ultimo a ribadirlo è il nuovo rapporto
pubblicato nei giorni scorsi dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dal Centro europeo per il
controllo delle malattie (Ecdc) sull’antibiotico resistenza, fenomeno che in Italia si stima sia responsabile fino a
settemila decessi l’anno. «I batteri negli uomini, nel cibo e negli animali continuano a manifestare resistenze agli
antibiotici più utilizzati», afferma l’Efsa, che nel rapporto ha preso in esame alcuni batteri come Salmonella e
Campylobacter, concentrandosi sul settore avicolo. Ciprofloxacina: è un antibiotico molto diffuso in medicina
umana, della famiglia dei «fluorochinoloni», considerato di importanza critica per la cura di alcune infezioni
batteriche nell’uomo ma utilizzato anche in medicina veterinaria. Il rapporto Efsa sottolinea il rilievo di «resistenze
alte o altissime alla ciprofloxacina che sono state ritrovate in batteri Campylobacter isolati nell’uomo in tutti i paesi
Europei». L’agenzia mette in guardia sulla «resistenza ad antibiotici molto diffusi, come la ciprofloxacina,
comunemente rilevata in batteri isolati negli uomini e nel pollame. Nei polli da carne sono stati identificati livelli di
resistenza alla ciprofloxacina alti o altissimi (69,8 per cento), come nei batteri isolati nell’uomo (60,2 per cento)».
Secondo Efsa «cinque paesi membri hanno rilevato resistenze alla ciprofloxacina in oltre l’80 per cento dei batteri
isolati, e un paese è arrivato al 97,7 per cento», il che indica come «in questa situazione, la possibilità di trattamenti
efficaci per la cura di infezioni enteriche da Campylobacter nell’uomo siano sensibilmente ridotte».
Dall’allevamento alla tavola: «Un batterio che fa parte della flora microbica dell’animale può venire a contatto con
un antibiotico durante un trattamento e sviluppare un certo grado di resistenza, generalmente a livello del tratto
gastrointerico dell’animale», spiega Pietro Stella, esperto di monitoraggio biologico dell’Efsa. «Da qui in sede di
macellazione, ad esempio, può esserci una contaminazione delle carcasse con del materiale fecale proveniente
dall’animale, ed ecco che abbiamo la possibilità di ritrovare un batterio resistente all’interno della carne». Nei mesi
scorsi il Ministero della Salute ha pubblicato in una relazione i risultati di un anno di monitoraggio dei livelli di
resistenze batteriche in carni e animali in Italia, condotti per la prima volta nel 2014 in ottemperanza ad una
decisione comunitaria. Nel primo anno la relazione si è concentrata sul settore avicolo, mentre per il 2015 si
concentrerà su suini e bovini. I risultati del monitoraggio confermano le indicazioni di Stella: su 709 campioni di
intestino cieco prelevati nei polli da carne in tutta Italia, il 12,69 per cento è risultato positivo alla Salmonella, il
40,34 per cento al Campylobacter jejuni, il 34,98 per cento al Campylobacter coli e il 95,40 all’E.coli5. I monitoraggi
sui tacchini hanno reso risultati simili, con presenza sensibilmente maggiore (72,58 per cento) di Campylobacter
coli. Lo stesso rapporto ha rilevato «elevati tassi di multi-resistenza sia in isolati di E. coli che di Salmonella». Per
quanto riguarda i fluorochinoloni (come la ciprofloxacina indicata da Efsa), la relazione ha sottolineato come «alti
livelli di multi-resistenza risultano in Escherichia coli commensali sia nei polli da carne che nei tacchini (75 per
cento ed 80 per cento, rispettivamente)».
Contaminazione: La contaminazione di batteri resistenti dagli intestini può avvenire in fase di macellazione, ma
anche in fase di «raccolta» e trasporto degli animali che devono essere trasferiti dai capannoni ai macelli, quando
l’elevato livello di stress comporta frequenti casi di defecazione tra gli animali nelle gabbie. «Oppure può esserci
una contaminazione del latte durante la fase di mungitura, (…) o può esserci una contaminazione sulle uova,
durante l’ovo deposizione», afferma ancora Stella. «Non bisogna però dimenticare altre vie. Un batterio resistente da
un animale, ad esempio, può andare a contaminare l’ambiente in cui l’animale vive, o le acque per l’irrigazione, o
dei fertilizzanti di origine animale possono essere utilizzati nelle colture, e quindi ecco che vi è la possibilità di
ritrovare un batterio resistente anche in prodotti di origine vegetale».
La resistenza in cucina: Sulla presenza di batteri resistenti nei petti di polli venduti al dettaglio in negozi e
supermercati in Italia si è concentrato uno studio del 2013 dell’associazione Altroconsumo. L’indagine, svolta su 45
campioni comprati tra Milano e Roma, ha portato al riscontro nell’84% dei casi di batteri resistenti. «Per quanto
riguarda il discorso sicurezza alimentare e quindi il rischio di antibiotico resistenza nel cibo, abbiamo dato delle
norme che sono quelle di corretta igiene in cucina», afferma Franca Braga del centro studi e alimentazioni di
Altroconsumo. «Magari non si sa quanto sia importante lavarsi le mani, non usare lo stesso tagliere per la carne
cruda prima e cotta dopo perché in questo caso la contaminiamo, e arrivare alle corrette temperature durante il
processo di cottura». Anche Stella invita a maggiore attenzione «al momento della conservazione, della
preparazione e del consumo degli alimenti», specialmente crudi. Secondo l’esperto «i batteri resistenti agli
antibiotici si comportano allo stesso modo di altri batteri, quindi tutte quelle misure di buona igiene possono
limitare l’esposizione del consumatore a questi batteri come agli altri».
PICCOLI ANIMALI
ENCI: PUBBLICATI IN LINGUA ITALIANA I NUOVI STANDARD DI
RAZZA
da Notizie Anmvi 11 febbraio 2016
L'ENCI ha pubblicato in lingua italiana gli standard internazionali modificati negli ultimi sei mesi. In italiano
anche le 13 razze nazionali con nuovo standard dal 1 gennaio 2016. Un collegamento dal sito ENCI (www.enci.it) a
quello della FCI (Federazione Cinologica Internazionale) consente di focalizzare tutti gli standard variati negli
ultimi sei mesi (agosto-dicembre 2015) dalla stessa FCI, nella loro versione ufficiale in lingua inglese, con la
possibilità richiamare il singolo standard in formato PDF, per nome razza o ricercandolo all'interno di ciascuno dei
10 gruppi. E' disponibile anche la funzione per scaricare in un unico file.zip, tutti gli standard in formato pdf. Sono
disponibili in lingua italiana in particolare gli standard delle tredici razze italiane ufficialmente modificati dalla FCI
alla fine dell'anno scorso e vigenti dal 1 gennaio 2016; fra questi, gli standard del cane corso e del mastino
napoletano per i quali sono ora rispettivamente previste orecchie “integre” e “naturali”. Il risultato- che cancella
definitivamente la conchectoctomia estetica allineando gli standard internazionali alla legislazione nazionale- si
deve ad un impegno congiunto sottoscritto un anno fa con la Dichiarazione ANMVI ENCI FNOVI.
Le tredici razze italiane con nuovo standard dal 1 gennaio 2016 (standard in lingua italiana)
Cane corso
Mastino Napoletano
Cane da pastore bergamasco
Cane da pastore maremmano abruzzese
Bolognese
Bracco italiano
Lagotto romagnolo
Maltese
Piccolo levriero italiano
Segugio italiano a pelo forte
Segugio italiano a pelo raso
Spinone italiano
Volpino italiano
TRATTAMENTO DELLA PIODERMITE SUPERFICIALE NEL CANE
Da www.vetpedia.it 15/02/16
E’ definita come un’infezione batterica dell’epidermide e della porzione superficiale del follicolo pilifero. Il
principale agente eziologico è Staphilococcus pseudintermedius ma altri stafilococchi, come S. schleiferi ed altre
specie batteriche possono essere coinvolte. Il trattamento delle piodermiti superficiali può essere effettuato
mediante terapia locale, sistemica o una combinazione delle stesse. Recentemente visto l’aumento di batteri
resistenti ad uno o più antibiotici, sia in medicina umana che veterinaria, si è reso necessario un più attento e mirato
uso degli agenti antimicrobici. Gli stafilococchi, in particolare, hanno la capacità di acquisire resistenza agli
antibiotici β-lattamici, generalmente usati come prima scelta per la terapia sistemica (meticillino-resistenza). Diversi
fattori sono da tenere in considerazione per una appropriata scelta terapeutica, quali la gravità ed estensione delle
lesioni, la presenza di malattie concomitanti, la taglia, temperamento del paziente e tipologia di mantello e la
volontà di collaborazione e dedizione del proprietario.
La terapia topica è considerata utile in tutti i pazienti con piodermite superficiale in quanto permette la rimozione dei
microrganismi e dei detriti dalla superficie cutanea e, quando usata in aggiunta alla terapia sistemica, favorisce una
più veloce guarigione con conseguente riduzione della somministrazione di antibiotici. Diverse formulazioni e
tipologie di prodotti sono disponibili per l’applicazione topica, quali shampoo, spray e lozioni antisettiche e creme, gel
ed unguenti antisettici e antibiotici. La terapia topica andrebbe continuata per una settimana oltre la completa
risoluzione clinica e per i prodotti che richiedono risciacquo, si consiglia un tempo di contatto cutaneo di circa 10
minuti. Per il trattamento di aree estese, diversi studi hanno dimostrato l’efficacia di shampoo antisettici quali la
clorexidina, in combinazione o meno con il miconazolo, ed il perossido di benzoile applicati con una frequenza di 2-3
volte a settimana. Per lesioni focali e di ridotte dimensioni l’uso di gel, salviette e creme antisettiche è maggiormente
indicato. L’uso di creme antibiotiche a base di acido fusidico o mupirocina dovrebbe essere supportato dai risultati di
un esame batteriologico e relativo antibiogramma dato l’uso di queste molecole in medicina umana per il trattamento
di infezioni da stafilococchi meticillino-resistenti.
La terapia antimicrobica sistemica deve essere scelta in base a efficacia, disponibilità, sicurezza e costo, oltre che a
fattori correlati al paziente (pregresse reazioni avverse, malattie concomitanti, etc) e deve essere somministrata alle
dosi indicate per la terapia delle infezioni cutanee. I tempi di somministrazione raccomandati sono di almeno 7 giorni
oltre la completa risoluzione clinica ed il contemporaneo uso di glucocorticoidi è sconsigliato. Gli antibiotici sistemici
considerati di prima scelta per la terapia delle piodermiti superficiali nel cane sono l’amoxicillina e acido clavulanico,
le cefalosporine di prima generazione e la clindamicina (o lincomicina). Le molecole classificate come di seconda
scelta sono riservate ai casi in cui l’uso degli antibiotici di prima scelta non è possibile o quando indicato dall’esame
batteriologico. Tra questi vi sono le cefalosporine di terza generazione, la doxiciclina, cloramfenicolo, fluorchinoloni,
rifampicina ed aminoglicosidici. Anche gli antibiotici di terza scelta vengono sempre selezionati in base ad un esame
batteriologico, qualora l’uso di molecole di prima e seconda scelta non sia indicato. Il loro uso tuttavia, è fortemente
sconsigliato in quanto riservato al trattamento di gravi infezioni da stafilococchi (in particolare S. aureus) meticillinoresistenti in medicina umana.
ERNIE DISCALI NEL CANE: FATTORI ASSOCIATI AL RIPRISTINO
DELLA DEAMBULAZIONE
da Vet.journal 19 febbraio 2016
Uno studio prospettico di coorte ha indagato le associazioni tra il ripristino della locomozione e i presunti fattori
prognostici nei cani con perdita della percezione del dolore profondo degli arti pelvici causata da un’ernia discale
intervertebrale (IVDH). Si includevano 78 cani valutati per IVDH e sottoposti a decompressione spinale chirurgica.
Su 78 cani, 45 (58%) riacquisivano la capacita di deambulare in maniera indipendente entro 3 mesi dall’intervento
chirurgico. Non vi erano evidenze di valore prognostico per nessuno dei fattori indagati; in particolare, un maggiore
intervallo tra l’insorgenza della paraplegia e la valutazione iniziale dello specialista non era associato a una
prognosi più sfavorevole. Nel presente gruppo di cani con IDVH, l’immediatezza del trattamento chirurgico non
aveva un’associazione apparente con l’esito. La prognosi di guarigione potrebbe invece essere fortemente
influenzata dalla precisa natura del trauma scatenante, concludono gli autori.
ALLERGIA ALIMENTARE E ALLE PULCI NEI GATTI
Da Professione Veterinaria N. 5/febbraio 2016
Per l’allergia alimentare le informazioni disponibili sono molto scarse data l’impossibilità di differenziarla
clinicamente dall’atopia felina. Dal punto di vista eziopatogenetico, si conosce ben poco anche se si presume che gli
stessi meccanismi patogenetici siano alla base dell’allergia alimentare del gatto, cane e uomo. Non sono state
riportate predisposizioni di sesso, razza (anche se la razza Siamese sembra più affetta delle altre) ed età di insorgenza
anche se si osserva una distribuzione bifasica (ovvero in gatti molto giovani o in gatti anziani). Come nel cane e
nell’uomo, anche nel gatto sono presenti sintomi di natura gastrointestinale che includono vomito e diarrea dovuti
a colite linfoplasmacitica. Tali sintomi possono coinvolgere fino al 29% dei casi. Le manifestazioni cliniche di
allergia alimentare sono identiche a quelle dell’atopia felina rendendo, come detto in precedenza, impossibile la
differenziazione delle due malattie allergiche. Come nel cane, anche nel gatto l’unico modo per raggiungere una
diagnosi accurata è quello di effettuare una dieta ad eliminazione. Infatti, non esistono test sierologici o
intradermici in grado di aiutare il clinico in tale diagnosi. Le diete ad eliminazione più comunemente utilizzate
sono basate su ingredienti nuovi per il soggetto in esame. È quindi fondamentale raccogliere un’anamnesi
alimentare dettagliata. Una buona alternativa è rappresentata anche dalle diete a base di idrolisati proteici.
ALLERGIA ALLE PULCI: La dermatite allergica alle pulci è forse, tra tutti i tipi di allergie, la più simile a quella
canina. L’eziopatogenesi è estremamente simile ed è dovuta a una ipersensibilità alla saliva della pulce
Ctenocephalides felis felis. Come nel cane, anche nel gatto non sembra esserci una predisposizione di sesso, razza o
età. Dal punto di vista clinico, non è molto diversa dalle altre malattie allergiche feline, con l’eccezione che nella
maggior parte dei casi il prurito è localizzato sulla groppa e alla base della coda, ma casi di allergia alle pulci con
prurito localizzato a collo e testa o con alopecia simmetrica sono altrettanto comuni. Altri segni clinici riportati
includono: otite esterna (3%) e segni clinici non dermatologici (30%) (sintomi respiratori, congiuntivite, vomito,
diarrea, e feci molli). La diagnosi, come nel cane, è clinica a seguito della mancanza di test diagnostici appropriati.
La terapia consiste nell’uso di antiparassitari adeguati e di prodotti ambientali.
EMIVERTEBRE: PATOGENESI E CAUSE
da AIVPA Journal n. 4/2016
L’emivertebra è una delle più comuni malformazioni vertebrali nel cane ed è caratterizzata da incompleto sviluppo
del corpo e dell’arco vertebrale. Per quanto riguarda la patogenesi dell’emivertebra, sembra che vi sia una mancata
ossificazione di una metà del corpo vertebrale, probabilmente dovuta ad un’anomala distribuzione delle arterie
intersegmentali che determinerebbe poi una insufficiente vascolarizzazione ed il conseguente sviluppo asimmetrico
della vertebra. Si formano così emivertebre unilaterali, dorsali o ventrali. La causa sottostante della maggior parte
delle malformazioni congenite spinali non è nota; tuttavia, per quanto riguarda in particolare l’emivertebra, essendo
alcune razze sovra rappresentate (es. Bulldog inglese), una predisposizione genetica è spesso chiamata in causa
nell’eziologia. Altre volte la causa è da ricercare nella presenza di una mutazione: alcune potenziali cause mutagene
includono le alterazioni del metabolismo dei folati, alcuni agenti teratogeni e l’esposizione ad alcune tossine
durante la gravidanza. Alcuni autori hanno dimostrato che l’esposizione durante la vita intrauterina all’acido
acetoidrossamico, farmaco ureasi-inibitore utilizzato nel trattamento dei calcoli urinari da struvite, causa la
formazione di emivertebre e di altre anomalie in cani di razza Beagle. Infine, si è osservato che alcune malattie
d’accumulo, come la mucolipidosi di tipo II, determinano spesso malformazioni spinali.
CAUSE: La maggior parte delle volte l’emivertebra è un reperto radiografico occasionale senza alcun significato
clinico: l’emivertebra è quindi presente ma il soggetto non presenta alcun sintomo neurologico. Altre volte la
presenza di una o più emivertebre determina una deviazione dell’asse del rachide con conseguente alterata postura
del soggetto che presenterà cifosi, lordosi o scoliosi: il grado di deviazione della colonna dipende dal numero delle
vertebre coinvolge e dal grado di deformità delle stesse. In un soggetto sintomatico che presenta una o più
emivertebre la causa della sintomatologia neurologica è da ricercare nella presenza di stenosi del canale vertebrale
con conseguente compressione del midollo spinale (nel caso soprattutto di emivertebre dorsali), altre volte è
associata ad instabilità delle vertebre coinvolte e compressione acuta o cronica del tessuto nervoso; infine è possibile
che vi siano patologie neurologiche concomitanti e che siano proprio queste a causare la sintomatologia
neurologica (ernia discale, cisti aracnoidea e altre malformazioni del midollo spinale): in questo caso è molto
importante intraprendere accertamenti di diagnostica per immagini avanzati, come la risonanza magnetica, per
individuare con precisione la sede della lesione e l’esatta natura della patologia spinale.
ANEMIE RIGENERATIVE E NON RIGENERATIVE NEI CANI
Da Professione Veterinaria - gennaio 2016
Anemie rigenerative sono comunemente macrocitiche ipocromiche e sono caratterizzate da un aumento del
numero di reticolociti/policromatofili nella circolazione periferica. Cause comuni di questo tipo di anemia
includono emolisi (anemia emolitica immunomediata e non) ed emorragia. La distinzione tra queste due forme si
basa su una combinazione di fattori che includono storia clinica, valutazione delle proteine plasmatiche, esame
dello striscio di sangue periferico, ed esito di ulteriori esami diagnostici (es. test di Coombs).
ANEMIE NON RIGENERATIVE: sono comunemente normocitiche normocromiche e sono caratterizzate
dall’assenza di elementi circolanti immaturi nel circolo periferico. Tra le cause di anemia non rigenerativa
rientrano condizioni patologiche midollari (es. neoplasie primarie o metastatiche del midollo osseo) ed
extramidollari quali endocrinopatie (es. ipotiroidismo, ipoadrenocorticismo) ed insufficienza renale cronica.
L’anemia da malattia cronica è la forma più comune di anemia (non rigenerativa) osservata nella specie canina. La
patogenesi di questa forma di anemia si basa sulla soppressione dell’eritropoiesi midollare da parte di citochine
infiammatorie e una ridotta emivita eritrocitaria. L’identificazione di questa forma di anemia si basa sulla storia
clinica (evidenza clinica di concomitante patologia/infiammazione in corso), presenza di alterazioni ematologiche e
biochimiche suggestive di infiammazione (es. leucogramma infiammatorio, trombocitosi, iperglobulinemia,
ipoalbuminemia). Occasionalmente, l’anemia rigenerativa può presentarsi microcitica ipocromica. Questa forma è
caratterizzata dalla presenza di eritrociti di dimensioni inferiori e con una ridotta concentrazione di emoglobina che
si traduce, all’esame dello striscio ematico, in un aumento del pallore centrale. La ridotta dimensione eritrocitaria è
legata alla carenza di ferro (e conseguente minore produzione di emoglobina) la quale induce una prolungata
divisione cellulare eritrocitaria. Anemie microcitiche ipocromiche si osservano comunemente in caso di condizioni
ferro prive, primariamente emorragie croniche (soprattutto gastrointestinali).
LA RAZZA DEI GATTI NELLA VISITA PREANESTESIOLOGICA
da La rassegna di medicina felina n. 4/2015
Il segnalamento (razza, età, sesso e peso) è il primo passo per decidere il protocollo anestesiologico adeguato. Per
quanto riguarda la razza, il gatto persiano e i suo incroci possono presentare problematiche respiratorie inquadrabili
nella sindrome brachicefalica (narici stenotiche, iperplasia del palato molle, ipoplasia della trachea) che
predispongono i soggetti ad un maggior rischio di ipossia. I soggetti affetti da questa patologia presentano
respirazione a bocca aperta, rumori di russamento anche quando non dormono, facile affaticamento e letargia; tutti
i sintomi si aggravano in ambienti molto caldi e umidi. Per una corretta gestione anestesiologica di questi pazienti è
importante evitare il sovrappeso, ambienti caldi e umidi, trasporti nei periodi più caldi e, se necessario,
somministrare steroidi o antinfiammatori non steroidei (FANs). E’ stato documentato che molte razze presentano
una predisposizione verso determinate patologie (vedi tabella), ma anche gli incroci possono essere affetti dalle
problematiche delle razze pure.
E’ consigliabile eseguire un’ecocardiografia nelle razze predisposte a patologie cardiache congenite (in Italia, tra le
più diffuse, il Maine Coon e il Norvegese delle Foreste) anche in assenza di sintomatologia e un esame ematico per i
soggetti predisposti a disordini ematologici e problemi epatici e/o renali.
SICUREZZA E FATTORI DI RISCHIO DELL’ANESTESIA NEL
CONIGLIO
da VETPEDIA 16.02.2016
Secondo uno studio condotto in Inghilterra (Broadbelt 2008) le morti anestetiche complessive, senza distinzione di
condizioni, sono le seguenti:
• Uomo: 0,01-0,00167%
• Cane: 0,17%
• Gatto: 0,24%
• Coniglio: 1,39%
È evidente che nel coniglio la mortalità è nettamente superiore a quella di cane e gatto. Se poi andiamo a vedere qual
è la mortalità nelle diverse classi ASA nel coniglio, la mortalità è così ripartita: ASA 1-2: 0,73%; ASA 3-5: 7,37%. È
possibile che molti conigli, valutati come clinicamente sani, presentino patologie occulte e siano in realtà in ASA 3.
Lo stesso studio ha valutato il momento in cui avviene il decesso dei conigli nel periodo perioperatorio: Dopo la
premedicazione 0%; All’induzione 6%; Durante l’anestesia 30%; Dopo l’intervento 64%. Se nella maggior parte dei
casi la causa di decesso è sconosciuta, nel 40% circa dei casi è attribuibile a problemi cardiorespiratori.
Tabella 1. La classificazione ASA
Vi sono diversi fattori anatomici e fisiologici che rendono l’anestesia del coniglio una procedura obiettivamente più
delicata rispetto a cane e gatto.
1. Stress
Il coniglio è un animale da preda e si stressa facilmente quando è spaventato o manipolato bruscamente, con
rilascio di catecolamine che influenzano negativamente la vascolarizzazione cardiaca e renale. Una
manipolazione delicata, modi gentili e un ambiente tranquillo e silenzioso, lontano dai potenziali predatori,
aiutano a prevenire questi problemi. Dopo un viaggio, l’animale deve poter riposare alcune ore prima
dell’anestesia. Non è quindi consigliabile porre in anestesia il paziente coniglio appena giunge in ambulatorio.
Va lasciato alcune ore o la notte precedente in un posto tranquillo e silenzioso, possibilmente nella sua gabbia o
nel trasportino.
2. Dolore
Il dolore ha profondi effetti negativi sulla fisiologia del coniglio; riduce la fame e la motilità intestinale, causando
una stasi che può a sua volta indurre una lipidosi epatica. Il dolore può indurre la liberazione di catecolamine e
portare all’arresto cardiaco, rendendo la terapia analgesica particolarmente importante durante la chirurgia. Il
coniglio appare particolarmente suscettibile al dolore secondario agli interventi di chirurgia addominale, mentre
sopporta piuttosto bene il dolore causato da fratture agli arti. L’analgesia va iniziata prima della procedura
chirurgica e continuata per tutto il tempo necessario.
3. L’anatomia della glottide
La glottide è profonda e non facilmente visualizzabile; si traumatizza facilmente per tentativi di intubazione
maldestri e va facilmente incontro a laringospasmo. Ciò rende l’intubazione endotracheale una procedura
delicata e non facile da apprendere.
4. Respirazione nasale
Il coniglio è un animale a respirazione nasale obbligata. La presenza di essudato nelle vie nasali o manovre
maldestre che occludono le narici possono causare rapidamente la morte. A questo riguardo è importante
ricordare che la respirazione a bocca aperta è un segno infausto che spesso precede la morte. Le infezioni delle
prime vie aeree, che sono un problema relativo in cane e gatto, nel coniglio rappresentano un grave ostacolo alla
respirazione. Se possibile, i conigli con queste patologie non vanno anestetizzati e, in caso di assoluta necessità,
devono essere intubati.
5. Apnea indotta dal gas anestetico
L’odore del gas anestetico, anche ad un piano anestesiologico leggero, fa sì che il coniglio trattenga il respiro
anche per tre minuti, causando bradicardia e ipercapnia. L’induzione in camera o con maschera facciale è quindi
problematica o impossibile. Anche nel coniglio premedicato l’induzione in maschera va effettuata con gradualità
nell’arco di diversi minuti.
6. Ipossia
Durante l’anestesia il coniglio può facilmente andare incontro a ipossia. Il suo volume tidalico è di appena 4-6
ml/kg; la cavità toracica è relativamente piccola rispetto all’addome e la respirazione è prevalentemente
diaframmatica. In anestesia il peso dei visceri sul diaframma può ostacolare il respiro, problema particolarmente
grave nei conigli obesi. Si può aiutare la respirazione avendo cura di tenere il torace più sollevato e soprattutto
ventilando l’animale prima che insorgano problemi (cosa che richiede l’intubazione).
7. Patologie occulte
Come animale da preda, il coniglio tende a mascherare i segni di malattia. Il coniglio di casa può avere una
patologia seria dell’apparato respiratorio o cardiaco mostrando una sintomatologia minima e comportandosi in
modo normale. L’anestesia generale può compromettere uno stato di equilibrio precario e scompensare il sistema
cardiorespiratorio. Per questo motivo è importante un’accurata valutazione preanestetica ed esami collaterali, in
particolare gli esami ematochimici e radiografici.
8. Ipotermia
I conigli pet sono spesso soggetti di piccola taglia e quindi predisposti a problemi di ipotermia intra e post
operatoria. L’ipotermia compromette il metabolismo degli anestetici, che possono portare ad un piano anestetico
troppo profondo, ipossia, acidosi, aritmia cardiaca e morte. È importante usare sistemi di riscaldamento durante
l’anestesia quali materassini ad acqua calda circolante, rasare il pelo lo stretto necessario, usare liquidi
disinfettanti tiepidi (e senza alcol), monitorare la temperatura corporea e mantenere il coniglio riscaldato fino
alla completa ripresa.
9. Facile sovradosaggio
Il coniglio è più sensibile agli effetti depressivi sull’apparato respiratorio degli anestetici, il cui margine di
sicurezza è relativamente ristretto rispetto a cani e gatti. La dose dei farmaci va quindi calcolata con cura dopo
aver pesato il coniglio con una bilancia precisa.
10. Intolleranza al digiuno
Il digiuno prolungato può indurre una stasi gastrointestinale e, già dopo 48 ore, una lipidosi epatica. Ciò, associato
al fatto che i conigli non vomitano, rende controindicato il digiuno preoperatorio. È sufficiente sospendere il cibo
un’ora prima dell’anestesia, per evitare che uno stomaco troppo pieno ostacoli l’escursione del diaframma e che
eventuali residui di cibo creino problemi per l’intubazione. In ogni caso, la maggior parte delle ingesta si trovano
nel cieco, che richiede giorni per svuotarsi.
Poiché il dolore induce anoressia, la somministrazione di analgesici va continuata nei giorni successivi
all’anestesia in tutte le procedure dolorose. Al risveglio dall’anestesia va incoraggiata prima possibile la ripresa
dell’alimentazione; se il coniglio non si alimenta spontaneamente va iniziata l’alimentazione assistita ed effettuata
la reidratazione parenterale. Se il paziente è anoressico, prima di programmare l’intervento va sottoposto ad
alimentazione assistita, che è controindicata solo in caso di chirurgia gastrica o ostruzione intestinale, e gli si
devono somministrare pro cinetici (ad esempio clebopride).
L’importanza della ventilazione
La principale causa di morte anestetica è correlata ad una scarsa ventilazione (concetto che non coincide con
l’ossigenazione). Intendiamo per ventilazione l’aria che entra ed esce dai polmoni; si misura con il capnografo che
valuta la ETCO2, l’anidride carbonica espirata, che a sua volta nel paziente anestetizzato si correla alla PaCO2. In
pratica, possiamo affermare che la causa di morte più comune è l’insufficienza respiratoria.
La gestione delle vie aeree è quindi fondamentale per garantire un’anestesia sicura, perché permette di somministrare
ossigeno e di ventilare in modo efficace il paziente. Inoltre, il paziente intubato può essere monitorato con il
capnografo, che valuta in tempo reale l’efficacia della ventilazione, al contrario del pulsossimetro che valuta i
problemi di ventilazioni con un ritardo relativo.
Tabella 2. I parametri fisiologici del coniglio
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I DISTURBI CONGENITI DELL’UDITO NEL CANE
Da La Settimana Veterinaria - N°948/febbraio 2015
Il cane può essere affetto da due tipi di disturbi uditivi: congeniti e acquisiti. Questi ultimi possono insorge a
qualunque età, in seguito a traumi o malattie, oppure durante la vecchiaia, in seguito a fenomeni di fisiologica
degenerazione. Nei casi di sordità congenita, il cane è sordo già a 2 mesi e il problema può essere unilaterale o
bilaterale. I cani con mantello bianco o parzialmente bianco sono spesso colpiti da forme congenite di sordità,
legate a un’insufficiente pigmentazione di alcune cellule della coclea, a livello di orecchio interno. Tali cellule
degenerano spontaneamente verso l’età di 3-4 settimane. In alcune razze, come il Dalmata, il problema si presenta
abbastanza di frequente, tanto che il 5% degli individui nasce totalmente sordo. Anche il Dogo argentino, il Collie, il
Pastore australiano, l’American Staffordshire terrier e il Bull terrier sono razze predisposte a disturbi uditivi
congeniti. In ogni caso, la sordità congenita può essere diagnosticata anche in altre razze.
Una delle possibili conseguenze della sordità è l’abbaiamento inopportuno, in quanto il cane non riconosce i rumori
della casa in cui vive. In questo caso, il proprietario dovrebbe tentare di impedire al cane di abbaiare con modi
gentili. Il veterinario può anche consigliare al proprietario, soprattutto quando il cane entra in contatto con i
bambini, di non sorprendere mai l’animale, come ad esempio avvicinarlo da dietro per accarezzarlo. Infatti, in
queste circostanze, il cane potrebbe mordere: tale reazione altro non è che un’aggressione dettata dalla paura, del
tutto normale per l’etogramma di un cane e che non rappresenta un disturbo del comportamento. Si deve porre
particolare attenzione anche durante le passeggiate: il cane non è in grado di percepire gli eventuali pericoli, come
le macchine, le biciclette o le moto, così come gli altri animali. Inoltre, non può sentire i richiami del proprietario.
Quindi, in tali circostanze, potrebbe essere utile utilizzare un fischietto. Infatti, alcuni soggetti, seppur non in grado
di sentire alcuni suoni, possono percepire le frequenze più basse o più alte. Se questo metodo non dà i risultati attesi,
l’unica soluzione è ricorrere al guinzaglio, per la sicurezza del cane, delle persone e degli altri animali. Si fa presente
che sono loro i responsabili dei danni che potrebbe involontariamente causare l’animale e che la vita del loro cane è
ormai potenzialmente in pericolo, a causa del suo handicap.
COMPLICAZIONI DELLE PLACCHE LCP NELLE FRATTURE DI
CANI PICCOLI E GATTI
Da Vet.journal 26 febbraio 2016
Uno studio retrospettivo ha rivisto le complicazioni associate alla stabilizzazione delle fratture appendicolari nei
gatti e nei cani di piccola taglia utilizzando placche LCP (locking compression plates) e ha identificato i fattori che
potessero influenzare la stabilità dell’impianto di fissazione. Si includevano solo i casi con follow up adeguato per
documentare l’avvenuta unione clinica della frattura e i casi per i quali le complicazioni comparivano prima
dell’unione clinica della frattura. Le complicazioni venivano classificate come correlate all’impianto o di altra
natura. I casi con complicazioni correlate all’impianto venivano confrontati con quelli con complicazioni non
correlate all’impianto per valutare le differenze di segnalamento (specie, età, peso corporeo, fratture multiple), sede
e tipo di frattura (osso coinvolto, localizzazione della frattura, frattura chiusa o aperta), metodo di riduzione
(riduzione a cielo aperto e fissazione interna [ORIF] oppure osteosintesi mininvasiva mediante placca [MIPO]) e
valutazione della fissazione (dimensioni dell’impianto, plate-bridging ratio, plate span ratio, working length, densità
delle viti, numero di viti e corticali coinvolte per placca e per frammento principale, rapporto tra vite e diametro
osseo nel punto più stretto dell’osso e presenza di fissazioni ancillari). Soddisfacevano i criteri di inclusione 75
fratture di 63 gatti (64 fratture) e 10 cani (11 fratture). Venivano sottoposte a trattamento 8 fratture omerali, 13
fratture radio-ulnari, 26 fratture femorali e 28 fratture tibio-fibulari. La riparazione primaria della frattura veniva
effettuata utilizzando LCP di 2,0 mm e 2,4 mm rispettivamente in 22 e 53 fratture. Si riscontravano complicazioni
complessive e correlate all’impianto rispettivamente in 13 e 7 fratture su 75. Il fallimento della fissazione non era
significativamente associato a nessuno dei fattori considerati nello studio e in particolare non vi era una differenza
significativa nel fallimento della fissazione tra fratture stabilizzate con 2 o più viti bloccanti bicorticali per
frammento principale. Il tasso complessivo di complicazioni e fallimento della fissazione era comparabile a quello
descritto in studi precedenti in cui si utilizzavano vari sistemi di placche bloccanti, concludono gli autori.
PROMOZIONI PERVENUTE ALL’ORDINE
Da email pervenute all’Ordine
• Diagnosticavet Srl di Milano presenta dei nuovi test immunocromatografici per la Filaria. Per info e ordini:
www.diagnosticavet.com
• Bendana di Arcugnano (VI) presenta protezioni post-operatorie ad uso veterinario per animali da compagnia,
intimo copri elettrodi, protezione porta holter. Per info e ordini: www.bendana.it
• la Casa Editrice Ambrosiana presenta il Manuale teorico-pratico “Educazione e comportamento del cane e del
gatto” di J.Shaw e D. Martin. Per info e ordini: www.ceaedizioni.it
GRANDI ANIMALI
NUOVO DECRETO PER IL CONTROLLO DELLA MALATTIA DI
AUJESZKY NEGLI ALLEVAMENTI DI SUINI
L’ASL di Mantova, che ora ha la nuova denominazione
ATS (Agenzia di Tutela della Salute) della Val Padana-Sede territoriale di Mantova
ci ha trasmesso il nuovo provvedimento regionale sul controllo della malattia di Aujeszky per la divulgazione ai
Colleghi liberi professionisti.
Si tratta del D.G. Welfare: D.d.s. 4 febbraio 2016 - n. 657 Approvazione del piano regionale di controllo ed
eradicazione della malattia di aujeszky e contestuale revoca del d.d.s. 9 maggio 2014, n. 3822 e del d.d.s. 30 giugno
2015, n. 5039, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia-Serie Ordinaria n. 6 – 08/02/2016, che
alleghiamo alle News.
EMBRYO TRANSFER NELLA CAVALLA E PERCENTUALI DI
GRAVIDANZA E PARTO
Da Vet.journal 12 febbraio 2016
Nel corso di 11 stagioni riproduttive, si trasferivano in maniera non chirurgica 351 embrioni di cavallo di 7-10
giorni in riceventi che avevano ovulato 3-10 giorni prima. Le percentuali di gravidanza a 14 e 40 giorni e di parto
erano rispettivamente del 77,8% (273/351), 69,2% (243/351) e 64,4% (226/351). La percentuale di interruzione di
gravidanza tra 14 e 40 giorni era dell’11% e tra 40 giorni e il parto del 7%. Il trasferimento di embrioni con qualità
di grado 3-4 era associato a una percentuale di gravidanza significativamente inferiore a 14 giorni rispetto al
trasferimento di embrioni di grado 1-2 (46,2% vs. 79%). Gli embrioni di 8 giorni erano associati a percentuali di
interruzione di gravidanza significativamente inferiori rispetto a quelli di 9 o 10 giorni, così come per gli embrioni
di dimensioni comprese tra 400 e 120 μm rispetto a quelli <400 μm. Gli embrioni recuperati da cavalle di età
maggiore di 20 anni erano associati a percentuali di interruzione di gravidanza significativamente maggiori rispetto
a quelli provenienti da cavalle più giovani. Lo stesso accadeva per gli embrioni recuperati da cavalle affette da
patologie riproduttive, rispetto alle cavalle sane che effettuavano attività sportiva. Nessuno dei parametri valutati
influenzava significativamente la percentuale di parto nelle riceventi, concludono gli autori.
ESITO DELLA CHIRURGIA DELL’ONFALOFLEBITE NEL VITELLO:
39 CASI
Da Professione Veterinaria N. 5/febbraio 2016
Uno studio retrospettivo ha descritto e valutato il trattamento chirurgico dell’onfaloflebite in 39 vitelli descrivendo
l’esito a breve (dimissioni dalla clinica) e lungo termine (≥6 mesi dopo l’intervento). I 39 vitelli avevano età media di
30 giorni. 11 erano affetti da artrite settica associata all’onfaloflebite e 18 presentavano segni ecografici di ascessi
epatici. In 18 soggetti si effettuava un’exeresi chirurgica completa en bloc e nei restanti 21 la marsupializzazione
della vena ombelicale. Si dimettevano dalla clinica 35 vitelli e per 30 di essi si otteneva il follow up a lungo termine.
In 29 soggetti le performance soddisfacevano le aspettative del proprietario fino ad almeno 6 mesi dopo l’intervento
(14 con marsupializzazione e 15 con exeresi en bloc). Si osservava una prognosi migliore dopo exeresi en bloc
(sopravvivenza del 100%) ma la prognosi era buona anche dopo marsupializzazione (74%). L’artrite settica aveva un
effetto negativo significativo sulla sopravvivenza complessiva. La sopravvivenza complessiva è buona con entrambi
i trattamenti chirurgici e anche i vitelli con artrite settica e interessamento epatico associati possono essere
efficacemente trattati con una combinazione di antibiotici a lungo termine e marsupializzazione della vena
ombelicale, concludono gli autori.
L’ITALIA TERZO PAESE IMPORTATORE DI SUINETTI DANESI
Da Notiziario N. 82 Del 17/02/2016 Osservatorio Agri&Food di Cremonafiere
Nel 2015 la Danimarca ha esportato più di 11 milioni di suinetti. Rispetto all’anno precedente questo si traduce in
un aumento del 2%. La Germania si conferma primo Paese importatore con il 55% delle destinazioni, pari a 6,3
milioni di suinetti, anche se il valore complessivo dell’export è leggermente calato. In aumento l’export danese
verso la Polonia che si colloca come Paese secondo importatore. L’Italia è al terzo posto con circa il 6,5% del
mercato danese di suinetti e un aumento, nel 2015, che rispetto all’anno prima si è fermato all’1,4%. Relativamente
alla macellazione i dati parlano di un numero minore di soggetti macellati in Danimarca nel 2015 rispetto al 2014.
SUINI: TRASMISSIONE DIRETTA DEL VIRUS DELL’ENCEFALITE
GIAPPONESE
Da Vet.journal 24 febbraio 2016
Il virus dell’encefalite giapponese (JE), un Flavivirus simile al West Nile virus e allo Zika virus, responsabile di una
grave zoonosi a trasmissione vettoriale, causa encefalite virale nell’uomo e problemi di fertilità nel suino. L’unica
via di trasmissione del virus conosciuta ad oggi è quella vettoriale, attraverso le zanzare Culex. Secondo un nuovo
studio la trasmissione può avvenire anche da suino a suino per contatto diretto, consentendo la circolazione del
virus anche nelle stagioni prive di zanzare.
“Vector-free transmission and persistence of Japanese encephalitis virus in pigs.” Meret E. Ricklin, et al Nature
Communications, 2016; 7.
PRENDERE DI MIRA LA BVD - BVDZERO AWARD 2016
da email Boehringer Ingelheim Italia 29/02/16
Boehringer Ingelheim Animal Health chiede collaborazione affinché l’iniziativa che ha progettato vada a buon fine.
E’ stato organizzato il BVDzero Award 2016, con l'obiettivo di incoraggiare la ricerca di casi clinici o subclinici da
BVDV e/o di casi secondari all’infezione da BVDV negli allevamenti europei. A tal fine l’Azienda mette a
disposizione un premio totale di €15.000 per premiare i migliori studi di casi clinici presentati dai candidati, che
saranno valutati da un Comitato di Esperti internazionale. La partecipazione è aperta a tutti i veterinari.
La diarrea virale bovina (Bovine Viral Diarrhoea, BVD) è una della malattie più comuni nei bovini ed è fonte di
ingenti danni economici per il settore zootecnico. Nonostante l'annosa lotta contro questa malattia, la prevalenza
della BVD nell'Unione Europea è pressoché immutata. Il BVDzero Award nasce con l'obiettivo di incoraggiare la
ricerca di casi clinici o subclinici di BVD o di casi secondari alla BVD negli allevamenti europei. I casi pervenuti
saranno valutati da un Comitato di Esperti internazionale. Invia il tuo caso entro il 30/06/2016; tutte le informazioni:
www.bvdzero.com
TUTELA E CULTURA DEGLI EQUIDI: CINQUE OPUSCOLI PER IL
PUBBLICO
da www.salute.gov.it 15/02/16
Il Ministero della Salute- Direzione della Sanità Animale, nel corso della manifestazione "Cavalli a Roma”, ha
presentato al pubblico alcuni opuscoli per promuovere la cultura del corretto rapporto tra uomo e animale con una
lente d’ingrandimento focalizzata sul mondo degli equidi. Le pubblicazioni del Ministero sono disponibili sul sito:
www.salute.gov.it: Principi di tutela e gestione degli equidi; Decaloghi dedicati al cavaliere e al cavallo sportivo; Il
mondo sensoriale del cavallo; “Il cavallo è un vero amico!”; “10 regole d’oro per il giovane cavaliere”.
DIAGNOSI RAPIDA DELLA LEUCEMIA BOVINA: PCR DIRETTA SUL
SANGUE
Da Vet.journal 29 febbraio 2016
Il virus della leucemia bovina (BLV) causa la leucemia nel bovino e significative perdite economiche per gli
allevatori. Non esiste una terapia efficace e un vaccino per questa malattia, quindi la diagnosi e l’eliminazione dei
bovini infetti costituiscono i metodi più efficaci per eradicare l’infezione. Il veterinario clinico necessita di un
metodo più semplice e rapido per la diagnosi di leucemia, dato che sia la nested-PCR sia la real time-PCR
richiedono tempo e tecniche di biologia molecolare specializzate, oltre che di un’attrezzatura costosa. Uno studio ha
descritto un nuovo metodo PCR di amplificazione del provirus BLV dal sangue intero, eliminando quindi la
necessità di estrazione del DNA. Benché la sensibilità della PCR effettuata direttamente su sangue intero (PCR-DB)
così come determinata in sangue bovino contenente linee cellulari BLV-infette, fosse inferiore a quella della nested
PCR, la PCR-DB mostrava una specificità e una riproducibilità elevate. Su 225 campioni clinici, 49 erano positivi alla
nested PCR e 37 erano positivi alla PCR-DB. Non si osservavano campioni falsi positivi. La sensibilità e la specificità
della PCR-DB erano rispettivamente del 75,51% e del 100%. Tuttavia, le cariche provirali dei campioni identificati
mediante nested PCR e non PCR-DB erano piuttosto basse. Inoltre, la PCR-DB amplificava stabilmente il provirus
BLV dai campioni di tessuto tumorale. Il metodo PCR-DB mostrava una buona riproducibilità ed eccellente
specificità ed è indicato per lo screening di migliaia di bovini, offrendo quindi una valida alternativa a nested PCR e
real-time PCR, concludono gli autori.
TRATTAMENTI ILLECITI NEI BOVINI DA CARNE: UN METODO
INDIRETTO E PIÙ EFFICACE PER RINTRACCIARLI
Da www.izsvenezie.it 09/02/16
Negli alimenti di origine animale si possono ritrovare residui di farmaci potenzialmente pericolosi sia per la salute
degli animali che per quella umana. Che cosa succede con i bovini da carne? “Per curare gli stati infiammatori è
consentito usare farmaci ad azione antiinfiammatoria. Purtroppo però a volte queste sostanze sono usate
illegalmente anche come anabolizzanti o promotori della crescita, magari in combinazione con altre tipologie di
farmaci, in modo così da migliorare le resa e la qualità delle carni. L’assunzione prolungata anche di piccole dosi di
queste sostanze può avere conseguenze dirette sulla salute del consumatore. È importante quindi che i trattamenti
farmacologici siano eseguiti secondo le regole, ma anche che i metodi di controllo contro gli illeciti siano efficaci”.
Marta Vascellari, veterinario al Laboratorio di istopatologia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie,
ha coordinato un progetto di ricerca che ha avuto l’obiettivo di sviluppare un metodo istopatologico per valutare le
modificazioni causate dall’uso di alcune sostanze sul timo degli animali, un organo particolarmente importante per
il funzionamento del sistema immunitario.
Lo studio ha preso in considerazione le alterazioni del timo di vitelli e vitelloni a cui sono state somministrate
piccole dosi di desametasone. I risultati hanno dimostrato che il desametasone porta a modificazioni istologiche
rilevabili nel timo di questi animali. Nello studio condotto dai ricercatori dell’IZSVe (RC 15/12, finanziamento
Ministero della Salute) sono stati presi in esame le alterazioni del timo di vitelli e vitelloni, a cui sono state
somministrate piccole dosi di desametasone, una sostanza dalle proprietà antiinfiammatorie che viene anche usata
come promotore della crescita. I risultati ottenuti dallo studio hanno dimostrato che il desametasone, anche in
piccole dosi, porta a modificazioni istologiche rilevabili nel timo sia nei vitelli che nei vitelloni. Il metodo di analisi
del campione era basato sull’associazione tra infiltrazione di grasso e alterazione del rapporto corticale-midollare
delle cellule del timo, e le osservazioni hanno confermato un aumento di infiltrazione di grasso all’interno del timo
e una significativa diminuzione del rapporto tra corticale e midollare del timo. Le alterazioni non erano presenti
invece negli animali non trattati con le sostanze anabolizzanti. Lo studio è stato effettuato in doppio cieco da due
diversi Istituti Zooprofilattici, evidenziando soddisfacenti livelli di concordanza e accuratezza.
La progressiva perdita di massa del timo e l’infiltrazione di grasso dell’organo sono indicatori indiretti dell’utilizzo
di corticosteroidi. Il metodo sviluppato potrebbe rappresentare un approccio diagnostico valido e riproducibile,
applicabile ai programmi di screening. Dal 2008 all’interno del Piano nazionale di sorveglianza dei residui è stato
introdotto un metodo basato sull’analisi di tessuti specifici degli animali regolarmente macellati, partendo dal
presupposto che le molecole utilizzate illegalmente causano un’alterazione nella forma di alcuni organi. Il timo è
uno degli organi che si prestano a questo tipo di valutazione. Questa ghiandola del sistema linfatico è essenziale per
il sistema immunitario: la progressiva perdita di massa di questo organo e la conseguente infiltrazione di grasso
sono indicatori indiretti dell’utilizzo di corticosteroidi, e sono inoltre alterazioni rilevabili anche a distanza di giorni
dall’ultimo trattamento farmacologico. Già l’Unione Europea ha disciplinato l’utilizzo di queste sostanze (Direttiva
del Consiglio 96/23/EC, Regolamento CE 37/2010) e pianificato i controlli sia degli animali che delle carni fresche.
Tuttavia i metodi tradizionali si sono rivelati non sempre efficaci, con costi molto elevati e tempi lunghi di
esecuzione. Il metodo sviluppato dalla ricerca potrebbe quindi rappresentare un approccio diagnostico valido e
riproducibile, applicabile ai programmi di screening, utile ad affiancare e indirizzare le indagini ufficiali per i
trattamenti illeciti nei bovini da carne.
SVEZZAMENTO DEL SUINETTO: L’EFFETTO DELLE PROTEINE
SULLE PERFORMANCE E SULLA SALUTE INTESTINALE
da La Settimana Veterinaria n. 947/febbraio 2016
Nel suino lo svezzamento, soprattutto se precoce, è caratterizzato da disturbi intestinali tra cui infiammazione della
parete intestinale, diarrea e alterazioni della permeabilità della mucosa. Classicamente questa situazione si trattava
con antibiotici nella dieta, tuttavia tale strumento è stato progressivamente abbandonato se non abolito nel suo uso
profilattico in molti Paesi. Tra le strategie alternative per arginare il problema vi è la scelta del tipo di proteina e del
suo livello dietetico: numerosi studi dimostrano come la somministrazione di livelli dietetici uguali o inferiori al
18% di proteina grezza (PG) siano in grado di diminuire l’incidenza delle diarree, anche se tali livelli sono in grado
di compromettere le performance di accrescimento. Uno studio svolto da ricercatori dell’Università cinese di
Guangzhou ha indagato l’effetto di tre regimi proteici (17, 19, 23,7%) e della tipologia di proteina (soia vs pesce) in
diete prive di antibiotici, sulla salute intestinale e sulle performance di suinetti in svezzamento. A tale scopo sono
stati utilizzati 150 suinetti (Duroc x Landrace x Large White) maschi svezzati a 21 giorni e assegnati a uno dei
seguenti 5 trattamenti:
1) controllo (CTR): proteina 17% (17,5 di soia e 3% di pesce);
2) proteina 19% (SC19): la percentuale è stata aumentata aggiungendo concentrato proteico di soia;
3) proteina 19% (FM19): aumento ottenuto aggiungendo pesce);
4) proteina 23,7% (SC23) aumento ottenuto con concentrato proteico di soia;
5) proteina 23,7% (FM23) aumento ottenuto aggiungendo pesce.
La dieta al 17% rappresentava il controllo mentre il tenore 19% di proteina derivava dalle raccomandazioni del
ministero dell’Agricoltura cinese (2004) mentre il 23,7% è il valore suggerito dall’Nrc 2012. Tutte le 3 diete sono
state pellettate ed erano prive di antibiotici. La prova è durata dai 21 giorni (svezzamento) sino ai 35 giorni; condotta
d’estate con una temperatura di 31 °C. Nei gruppi CTR e FM19 il peso dei suinetti non ha dimostrato differenze
statisticamente significative a fine svezzamento, i due gruppi hanno invece fatto registrare pesi finali più elevati
rispetto ai gruppi SC23 ed FM23 e al gruppo SC19. In merito all’ingestione non si sono evidenziate differenze. La
dieta di controllo ha permesso di avere degli accrescimenti giornalieri superiori ad altre diete (SC19, SC23, FM23).
La conversione del gruppo di controllo si è dimostrata migliore rispetto al gruppo FM23. I suinetti del gruppo di
controllo hanno mostrato un’incidenza sensibilmente minore degli episodi e dell’entità della diarrea. Nessuna
differenza invece tra le fonti proteiche in merito ai parametri di salute intestinale. Dai risultati emerge che l’assenza
di antibiotici nella dieta determina una diminuzione della tenuta intestinale all’aumentare del livello proteico, che
si rende necessario per aumentare le performance. Tale effetto si è dimostrato indipendente dalla tipologia della
proteina, quindi è il livello proteico in sé piuttosto che la fonte ad apparire il determinante di tale fenomeno. Questo
apre pertanto una grande possibilità per ricercare soluzioni alternative agli antibiotici ma che siano più naturali,
che non inducano resistenza e che possano colmare la lacuna creatasi in Europa già dal 2006 con l’abolizione dei
promotori di crescita.
PER LA PED È MEGLIO LA VACCINAZIONE PARENTERALE O
L’IMMUNIZZAZIONE ORALE?
da Settimana Veterinaria n. 948/febbraio 2016
Il Coronavirus della PED è apparso negli Stati Uniti nel 2013, provocando una patologia clinica indistinguibile da
quella provocata dal Coronavirus della TGE (una grave forma enterica che colpisce i suini giovani, con una
mortalità che, negli allevamenti naïve, va dal 30% al 100% tra i neonati e gli svezzati). Entrambi i virus sono
classificati come Alphacoronavirus, ma sono antigenicamente distinti. Le osservazioni empiriche da professionisti e
dei ricercatori in campo suinicolo indicano che la risposta immunitaria protettiva contro il PEDV, a differenza della
risposta contro il TGEV, è di breve durata, tanto che gli animali che guariscono dalla PED si possono nuovamente
infettare e, quindi, manifestare segni clinici di malattia pochi mesi più tardi. Tuttavia, le caratteristiche della
famiglia virale indicano che la risposta immunitaria e un approccio alla prevenzione della malattia simili a quelli
usati contro il TGEV possono avere successo. Un’equipe di ricercatori americani ha quindi effettuato uno studio di
campo per valutare l’entità della risposta immunitaria delle scrofe a seconda della modalità di vaccinazione. La
sperimentazione, durata 8 mesi, è stata condotta sulle scrofe presenti in quattro diversi allevamenti. Sono state
valutate le risposte immunitarie sierica (titolo di IgG anti PEDV) e nel latte (titolo di anticorpi neutralizzanti),
indotte da varie combinazioni di due procedure di immunizzazione contro la PED: vaccinazione parenterale e
immunizzazione orale con contenuto intestinale di suini neonati. Durante la sperimentazione, un allevamento è
rimasto indenne, mentre gli altri tre hanno presentato uno o più focolai di PED, il materiale intestinale dei suinetti
morti in questi focolai è stato utilizzato per l’immunizzazione orale delle scrofe. Lo studio è stato così strutturato:
- Allevamento A (indenne): vaccinazione parenterale, due dosi 6 e 3 settimane prima del parto;
- Allevamento B (1 focolaio): immunizzazione orale 4 mesi prima del parto;
- Allevamento C (1 focolaio): C immunizzazione orale per 3 giorni consecutivi dopo l’insorgenza del focolaio di
PED, tre mesi e mezzoprima del parto;
- Allevamento D (3 focolai): vaccinazione parenterale 9 e 2 settimane prima del parto, e immunizzazione orale a 8 e
5 settimane pre-parto.
I campioni di latte sono stati raccolti 48 ore dopo il parto, per evitare di interferire con l’assunzione del colostro da
parte dei suinetti. Dall’analisi dei campioni è emerso che gli animali dell’allevamento A (non infetti e vaccinati solo
per via parenterale) mostravano bassi livelli di anticorpi sia nel siero che nel latte. Le scrofe dell’allevamento B
mostravano assenza di titolo anticorpale sierico, mentre nel latte il titolo variava da 120 a 1.280. Secondo i
ricercatori, l’assenza di titolo sierico può esser essere dovuta alla scarsa persistenza anticorpale post infezione.
Nell’allevamento C, l’immunizzazione orale protratta per tre giorni, tre mesi e mezzo prima del parto, ha portato le
scrofe ad avere un elevato titolo anticorpale nel latte (da 320 a 2.560) e un livello rilevabile di IgG sieriche. Questi
risultati indicano che l’immunizzazione orale da sola ha indotto livelli più elevati di anticorpi anti-PEDV nel latte
rispetto alla vaccinazione parenterale con il solo antigene PEDV. Per quanto riguarda l’allevamento D, le cui scrofe
hanno ricevuto entrambi i tipi di immunizzazione, sono stati raccolti 5 campioni di siero a partire dal giorno
precedente la prima immunizzazione e poi settimanalmente. L’andamento del titolo anticorpale ha mostrato un
trend decrescente, anche dopo le immunizzazioni orali, mentre i titoli anticorpali nel latte variavano da 80 a 1.280,
senza correlazione con il titolo di IgG sieriche dei campioni raccolti prima del parto. I ricercatori concludono che
l’immunizzazione orale potrebbe essere il metodo di immunizzazione più efficace contro la PED, soprattutto per
quanto riguarda la produzione di anticorpi antivirali nel latte, sebbene resti ancora da determinare il loro effettivo
ruolo protettivo nei confronti dei suinetti. Inoltre, segnalano come non vi sia apparente correlazione tra i titoli
anticorpali sierici e del latte. Da segnalare che i ricercatori hanno seguito gli allevamenti anche dopo la fine della
sperimentazione: l’allevamento A è rimasto PED-free ; nell’allevamento B non si sono verificati focolai nei parti
successivi all’immunizzazione orale così come l’allevamento C ha proseguito nell’eradicazione della PED.
L’allevamento D è stato sottoposto a deopolamento-ripopolamento a causa degli elevati livelli ambientali di PEDV
(rilevati con rRT-PCR), nonostante le rigorose misure di decontaminazione messe in atto.
EFFETTI DI GNRH E PGF2Α NEL PERIODO POSTOPARTUM DELLA
BOVINA
Da Vet.journal 22/02/16
La ripresa dell’attività ovulatoria e la puntuale lisi del primo corpo luteo (CL) nel periodo postpartum (pp) sono
importanti fattori determinanti della performance riproduttiva della bovina da latte. I follicoli ovarici cistici (COF) e
i corpi lutei persistenti precludono la normale ciclicità ovarica e aumentano gli intervalli tra i parti. Uno studio ha
indagato l’effetto del GnRH sull’incidenza dei COF e l’effetto della PGF2alfa sull’incidenza di una fase luteinica
prolungata (PLP) e sui parametri di fertilità delle bovine da latte. Si esaminavano ecograficamente 476 bovine per
valutare la presenza di un follicolo dominante (12–25 mm, senza CL >10 mm; n = 237) o di un CL funzionale (≥20
mm; n = 239) tra 28 e 35 giorni pp, assegnandole a 4 diversi gruppi. Le bovine con un follicolo dominante
ricevevano 10 μg di GnRH (buserelina; gruppo F-T; n = 118) o soluzione fisiologica (gruppo F-C; n = 119) e le
bovine con un CL funzionale ricevevano 0,5 mg di un PGF2α-analogo (cloprostenolo; gruppo CL-T; n = 119) o
soluzione fisiologica (gruppo CL-C; n = 120) il giorno dell’esame iniziale, definito come giorno 0. Le bovine
venivano rivalutate 7 e 21 giorni (F-T e F-C) e 3 e 24 giorni (CL-T e CL-C) più tardi, e si trattavano i COF
immediatamente dopo la diagnosi in tutte le bovine affette. Sulla base della situazione ovarica i giorni 21 e 24, le
bovine venivano trattate in accordo a un protocollo finalizzato alla riproduzione puntuale. L’incidenza dei COF
entro i giorni 7 (F-T vs. F-C; 7,6% vs. 16,8%) e 21 (11,0% vs. 21,8%) diminuiva (P ≤ 0.03) con il GnRH; tuttavia, ciò
non portava a un sostanziale miglioramento dell’intervallo parto-concepimento (media ± errore standard della
media; 107,91 ± 5,70 vs. 117,94 ± 6,63 giorni), del tasso primo servizio concepimento (42,3% vs. 41,3%) e del numero
di servizi per concepimento (2,06 ± 0,12 vs. 2,31 ± 0,15). Il trattamento con PGF2α riduceva l’incidenza di PLP entro il
giorno 24 (CL-T vs. CL-C; 1,7% vs. 17,5%), riduceva l’intervallo parto-concepimento (91,28 ± 4,77 vs. 101, 75 ± 5,03
giorni), aumentava il tasso primo servizio concepimento (63,3% vs. 38,7%) e riduceva il numero di servizi per
concepimento (1,65 ± 0,10 vs. 2,08 ± 0,12). I risultati indicano che il trattamento strategico con GnRH o PGF2α nella
settimana 5 pp per indurre l’ovulazione e la luteolisi precoci riduceva rispettivamente l’incidenza di COF e PLP. Il
trattamento iniziale con PGF2α aumentava inoltre la performance riproduttiva quando utilizzato in associazione a
un protocollo di trattamento standardizzato per tutte le bovine nella settimana 8 pp (finalizzato alla riproduzione
puntuale). In contrasto, il GnRH non migliorava i parametri di fertilità nelle bovine cistiche delle mandrie in cui
tutte le bovine con COF venivano trattate e il più precocemente possibile, concludono gli autori.
IL REGOLAMENTO PER L’IDENTIFICAZIONE DEGLI EQUIDI: UN
2016 RICCO DI NOVITÀ
da La Settimana Veterinaria - N°947/febbraio 2016
Il Regolamento di esecuzione 2015/262/UE, in vigore dall’1/1/2016, a norma delle Direttive 90/427/CEE (Norme
zootecniche e genealogiche sugli scambi intracomunitari di equidi) e 2009/156/CE (Norme sanitarie per il trasporto
e il commercio di cavalli), ha introdotto nuovi metodi per la registrazione e l’identificazione degli equidi (passaporto
equino). L’obiettivo della Commissione Ue era di dare seguito a un’esigenza di revisione della normativa di settore,
sentita, in particolare, per contrastare le frodi connesse ai documenti d’identificazione precedentemente in uso.
Oltre alle difficoltà applicative, infatti, le misure previste dal Regolamento previgente avevano generato
significativi problemi di sicurezza per la filiera alimentare. Il Regolamento vuole, dunque, apportare un incremento
delle garanzie di sicurezza per il consumatore, attraverso il miglioramento della tracciabilità delle informazioni. Il
nuovo sistema dovrebbe consentire, inoltre, maggiore semplicità di utilizzo. Lo compongono: un documento di
identificazione unico a vita, contenente una descrizione testuale e una descrizione grafica dell’equide e dei suoi
marchi e anche uno spazio per l’inserimento di eventuali diciture autorizzate relative alle modifiche dei dati di
identificazione; un metodo di verifica dell’identità dell’equide; una banca dati centralizzata. In particolare,
quest’ultimo strumento dovrebbe rendere più efficace la sincronizzazione e lo scambio di dati, necessari per le
finalità di sanità animale e anche per l’applicazione delle disposizioni in materia di sanità pubblica e di benessere
animale. La banca dati centralizzata è stata ritenuta la soluzione più efficace per gestire i documenti di
identificazione e consentire l’applicazione delle disposizioni legislative dell’Unione. Al momento della prima
identificazione, nell’equide dovrà essere impiantato un transponder. La descrizione grafica obbligatoria (dettagliata
e in cui figurino i marchi individuali e distintivi dell’animale) dovrà essere realizzata contemporaneamente
all’applicazione del transponder e dovrà essere riportata sul documento di identificazione insieme al codice del
transponder stesso. Il Reg. 2015/262 consente che Stati membri e autorità competenti autorizzino forme alternative
di identificazione e verifica dell’identità degli equidi: es. una fotografia o una stampa, che mostrino dettagli
sufficienti per rappresentare l’equide in oggetto, invece della descrizione grafica mediante disegno. Il documento di
identificazione sarà unico a vita e deve essere rilasciato entro 12 mesi dalla nascita dell’animale. Ciò vale per ogni
equide nato nell’Unione e, in ogni caso, l’identificazione deve avvenire prima che gli equidi lascino definitivamente
l’azienda di nascita, tranne qualora lo spostamento avvenga quando sussistono particolari condizioni previste dal
regolamento stesso (ad esempio, gli equidi non siano svezzati e accompagnino la madre o la nutrice). Per gli equidi
importati nell’Unione, i documenti d’identificazione rilasciati nei Paesi terzi sono considerati validi se soddisfano
tutte le prescrizioni del Regolamento e sono stati rilasciati da un organismo che rilasci certificati genealogici,
riconosciuto ai fini della Direttiva 94/28/CE (Sulle condizioni zootecniche e genealogiche applicabili
all’importazione di animali, sperma, ovuli ed embrioni provenienti da paesi terzi).
Il detentore deve curare che siano sempre aggiornati ed esatti i dati relativi a: status dell’equide rispetto alla sua
idoneità alla macellazione per il consumo umano; codice leggibile del transponder o del marchio utilizzato in
alternativa per la verifica di identità; status di equide registrato e di equide da allevamento e da reddito;
informazioni sulla proprietà, se prescritte.
LINEE GUIDA PRATICHE PER VALUTARE L'IDONEITÀ AL
TRASPORTO DEGLI EQUIDI
Da Il Veterinario d'Italia nr. 22 del 10 febbraio 2016
Un gruppo di associazioni europee, coinvolte a vario titolo nel trasporto di cavalli, asini e loro ibridi, coordinate
dalle World Horse Welfare e Federation of European Equine Veterinary Associations (FEEVA), ha elaborato le
"Linee guida pratiche per valutare l'idoneità al trasporto degli equidi". Accanto all'obiettivo primario di proteggere
gli animali durante il trasporto e le operazioni correlate, il documento intende tutelare la salute e la sicurezza degli
attori coinvolti nel processo del trasporto (fra cui trasportatori, organizzatori di trasporti e i conducenti, nonché i
"detentori di animali trasportati" (personale dei centri di raccolta, dei mercati, dei macelli e allevatori), fornendo un
supporto pratico nella comprensione e attuazione del Regolamento CE 1/2005 che stabilisce che "Non può essere
trasportato nessun animale che non sia idoneo al viaggio previsto" e che tutti i soggetti interessati sono tenuti a
vigilare sull'osservanza della legislazione durante le operazioni pertinenti alle loro competenze. Le linee guida
hanno ricevuto l'avallo della Commissione europea, nonchè l'apprezzamento di Bernard Vallat, Direttore Generale
dell'Organizzazione Mondiale della salute animale per 15 anni. Queste le associazioni coinvolte nella stesura:
Animals Angels, Animal Transport Association (ATA), Austrian Federal Chamber of Veterinary Surgeons, Animal
Welfare Indicators (AWIN), Belgian Confederation for the Horse (BCP-CBC), European Farmers and AgriCooperatives (COPA and COGECA), Eurogroup for Animals, Italian Equestrian Sports Federation (FISE), Federation
of Veterinarians of Europe (FVE), French Equestrian Federation (FFE) and European Livestock and Meat Trades
Union (UECBV).
E' possibile scaricare le linee guida, per ora in inglese, ma a breve anche in italiano, registrandosi al sito FVE:
www.fve.org
Ente Nazionale Previdenza Assistenza Veterinari
da www.enpav.it
Quali sono i contributi deducibili dal reddito dichiarato ai fini Irpef?
I contributi Enpav deducibili sono: il contributo soggettivo minimo, il contributo soggettivo eccedente, il contributo
di maternità, il contributo di solidarietà, il contributo modulare ed eventuali oneri pagati a titolo di riscatto e
ricongiunzione. Il contributo integrativo minimo può essere dedotto per la parte che rimane a carico dell’iscritto
obbligatoriamente all’Enpav.
Mi sono iscritto per la prima volta all’Albo professionale, quali sono i miei obblighi contributivi nei confronti
dell’Enpav?
Tutti gli iscritti agli Albi professionali sono iscritti d’ufficio all’Enpav e sono tenuti al pagamento della contribuzione
minima. Nel caso di prima iscrizione con un’età anagrafica inferiore ai 32 anni, i primi 12 mesi sono gratuiti, il 2°
anno la contribuzione minima è ridotta al 33%, il 3° e 4° anno al 50%.
Come posso conoscere l’onere da versare per il riscatto degli anni di laurea e/o servizio militare?
All’interno dell’area iscritti del sito Internet (www.enpav.it) è disponibile un servizio che consente di conoscere, alla
data della simulazione e previo inserimento degli anni da riscattare, l’onere approssimativo da versare per usufruire
della facoltà di riscatto.
Nel caso di malattia o infortunio, è prevista la concessione di una pensione?
In caso di malattia o infortunio, che incidano sulla capacità professionale, sono riconosciuti due tipi di pensione:
invalidità e inabilità, che si differenziano per l’entità della malattia o dell’infortunio sulla capacità professionale.
Infatti l’invalidità viene concessa quando il grado di invalidità professionale specifica sia superiore ai due terzi
(66,6%) e consente al Veterinario di restare iscritto all’Enpav in vista del pensionamento di vecchiaia, alla
maturazione dei requisiti. La pensione d’invalidità è pari all’80% dell’importo risultante dal calcolo finale. La
pensione di inabilità spetta invece all’iscritto la cui capacità all’esercizio della professione sia esclusa in maniera
totale e permanente (invalidità 100%) e comporta la cancellazione dall’Albo professionale dopo la concessione della
pensione. Per tale pensione è corrisposto l’intero importo di pensione derivante dal calcolo finale. In caso di
malattia, per entrambi i trattamenti pensionistici, sono necessari almeno 5 anni di iscrizione. Per ognuna delle
prestazioni descritte esiste un apposito modello presente nella sezione “Prestazioni” -“Modulistica” del sito Internet
dell’Ente.
ALIMENTI
CINA: FORTE AUMENTO DELL'IMPORT DI CARNI SUINE NEL 2015,
SOPRATUTTO DALLA UE
da www.3tre3.it 05/02/16 e da http://pork.ahdb.org.uk 29/01/16
Secondo AHDB pork, il 2015 è stato un anno eccezionale per le importazioni di carne di maiale in Cina, che sono
aumentate del 38% rispetto all'anno precedente, per un totale di 778.000 tonnellate. Tale incremento è in parte
dovuto al calo significativo della popolazione di suini durante la prima metà dell'anno. Le importazioni dalla UE
sono aumentate del 57% rispetto al 2014, con 580.000 tonnellate di carne di maiale esportate, quasi tre quarti del
totale, dovuto principalmente alla Germania, che ha quasi raddoppiato il suo livello di esportazioni rispetto all'anno
precedente. Le importazioni da paesi non UE sono rimaste stabili. Per gli Stati Uniti, storicamente il più grande
esportatore di carne di maiale in Cina, c'è stata una riduzione del volume delle esportazioni del 13% nel 2015
rispetto all'anno precedente, dovuto in parte agli effetti delle controversie di lavoro in alcuni porti della costa
occidentale all'inizio di quest'anno.
RISCHI EMERGENTI: SMARTPHONE E TABLET CONDIZIONANO
LE SCELTE ALIMENTARI
Da www.salute.gov.it 04/02/16
Il Ministero della Salute ha raccolto la propria partecipazione a Expo 2015 in un libro multimediale con cifre,
immagini, eventi e informazioni utili sui temi della sicurezza alimentare e della nutrizione: dall’allattamento
all’osteoporosi, dalla fertilità alla gravidanza, dall’obesità ai tumori, dalla celiachia alla iodoprofilassi, dai costi della
sana alimentazione alle etichette e alla sicurezza a tavola, per citare i principali. Il libro è disponibile come file pdf
(www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_286_allegato.pdf) o in versione flipbook (sfogliabile:
www.salute.gov.it/portale/ministro/MinisteroEXPO2015/MinisteroEXPO2015.html).
IN CARNE E LATTE BIOLOGICI PIÙ OMEGA 3,MENO GRASSI
'CATTIVI'
da Ansa - 16.02.2016
La carne e il latte biologici hanno un maggiore contenuto di acidi grassi omega 3 rispetto ai prodotti tradizionali. Lo
affermano due studi che hanno rianalizzato tutte le ricerche precedenti sul tema coordinati dall'università di
Newcastle pubblicati dal British Journal of Nutrition. I ricercatori hanno rielaborato i dati di 196 studi sul latte e 67
sulla carne, trovando che i prodotti biologici hanno il 50% in più di acidi grassi omega3, ritenuti benefici per la
salute, mentre il contenuto in altri grassi più deleteri è minore. Nel latte biologico c'è anche una maggiore
concentrazione di vitamine solubili nei grassi e di acidi linoleici coniugati. "Lo studio dimostra che cambiare da una
dieta convenzionale a una biologica aumenta l'apporto di grassi omega 3 senza aumentare quello di calorie e grassi
'indesiderati' - scrivono gli autori -. Ad esempio mezzo litro di latte biologico intero fornisce il 16% della dose
raccomandata di omega 3, mentre la stessa quantità di quello tradizionale ne fornisce l'11%". A determinare la
differenza è principalmente la diversa alimentazione degli animali negli allevamenti biologici, con l'erba che
prevale sulle granaglie usate invece in quelli tradizionali. Un lato negativo dell'uso di latte bio, rilevano però gli
studi, è il minore apporto di iodio, i cui livelli sono più bassi del 74%.
VARIE
ZIKA VIRUS: CARATTERISTICHE E RISCHI DI SANITÀ PUBBLICA
DELLO ZIKA VIRUS
Da www.vetjournal.it 12/02/16
L’infezione umana da Zika virus (Zikv) è una malattia virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette del genere
Aedes. Zika è un Flavivirus, simile al virus della febbre gialla, della dengue, dell'encefalite giapponese e
dell’encefalite del Nilo occidentale. Il vettore è rappresentato dalle zanzare del genere Aedes, che comprendono
l’Aedes aegypti (vettore originario, nota anche come zanzara della febbre gialla) e l’Aedes albopictus (più conosciuta
come zanzara tigre e diffusa anche in Italia). Queste zanzare sono responsabili anche della trasmissione della
dengue, della chikungunya e della febbre gialla. L’ospite serbatoio (reservoir) non è noto, ma è ragionevole
ipotizzare che si tratti una scimmia.
Modalità di trasmissione: la trasmissione all’uomo del virus Zika avviene quasi esclusivamente, fatte salve rare
eccezioni, tramite la puntura della zanzara vettore. Il soggetto punto da una zanzara portatrice e nuovamente punto
da una zanzara non infetta, può dunque innescare una catena in grado di dare origine a un focolaio endemico. Il
contagio interumano è poco probabile ma non escluso e può avvenire attraverso i liquidi biologici (via sessuale,
trasfusioni, passaggio materno-fetale).
Sintomi: si stima che nell’80% dei casi l’infezione sia asintomatica. I sintomi, quando presenti, sono simili a quelli di
una sindrome simil influenzale autolimitante, della durata di circa 4-7 giorni, a volte accompagnata da rash maculo
papulare, artralgia, mialgia, mal di testa e congiuntivite. Compaiono a distanza di 3-13 giorni dalla puntura della
zanzara vettore. Raramente è necessario il ricovero in ospedale. Al di là del sospetto clinico, la diagnosi di certezza si
ottiene tramite la reazione a catena della polimerasi inversa (PCR) e l’isolamento del virus dal sangue del malato.
La diagnosi sierologica è, purtroppo, complicata da possibili reazioni crociate con altri Flavivirus. Nelle regioni
colpite dall’infezione, è stato anche osservato un aumento dei casi di sindrome di Guillain-Barré, una
poliradicolonevrite acuta (neuropatia, sindrome del sistema nervoso) sostenuta da meccanismi autoimmuni che si
manifesta con paralisi progressiva agli arti (in genere prima le gambe e poi le braccia) e che spesso fa seguito a
un’infezione batterica o virale. Inoltre è stato registrato un aumento delle nascite di bambini con microcefalia
congenita. Per quanto la relazione sia forte (il virus è stato isolato nel liquido amniotico di alcuni neonati con
microcefalia), il nesso causale degli episodi di sindrome di Guillain-Barré e dei casi di microcefalia con l’infezione
da virus Zika è ancora in corso di ulteriore verifica e approfondimento.
Prevenzione: Non esistono, al momento, né vaccini né terapie preventive. L'unico modo per prevenire l'infezione è
evitare di essere punti dalla zanzare vettore. I residenti o i viaggiatori in un Paese in cui il virus è presente, possono
adottare misure di protezione coprendo la pelle esposta con abbigliamento adeguato (maniche lunghe e pantaloni
lunghi) soprattutto nelle ore in cui la zanzara circola (dall’alba al tramonto), usare repellenti, adottare barriere
fisiche (porte, finestre, zanzariere) e pernottare in luoghi protetti da zanzariere.
Trattamento: per i malati, si possono utilizzare farmaci di tipo sintomatico al bisogno, come antipiretici
(paracetamolo) per la febbre, la cefalea e i dolori osteomuscolari. Si raccomanda una buona idratazione.
Sorveglianza e monitoraggio in Italia: In Italia la sorveglianza epidemiologica dei casi umani delle malattie
trasmesse da vettori (con particolare riferimento a Chikungunya, Dengue, Zika virus e West Nile virus) è regolata
dalla circolare ministeriale “Sorveglianza dei casi umani di Chikungunya, Dengue, West Nile Disease ed altre
arbovirosi e valutazione del rischio di trasmissione in Italia – 2015” (pdf 797 kb). Il periodo di sorveglianza
epidemiologica dei casi umani si estende per tutto l’anno. Tuttavia, nel periodo di maggiore attività del vettore
(giugno - ottobre), il sistema di sorveglianza viene potenziato (in termini di tempestività e sensibilità) nelle aree
infestate dalle zanzare, per permettere l’identificazione dei casi, ai fini dell’adozione immediata delle necessarie
misure di controllo (in relazione alla sorveglianza entomologica), per ridurre il rischio di trasmissione.
LAVORO IN EUROPA: CON LA TESSERA PROFESSIONALE È
ANCOR PIÙ SEMPLICE!
da ED News Antenna Europe Direct Regione Lombardia - Febbraio 201617/02/16
Il Consiglio dei Ministri italiano ha introdotto lo scorso 19 gennaio la Tessera professionale europea, uno strumento
che facilita la procedura di riconoscimento da parte delle autorità competenti della qualifica ottenuta dal
professionista per esercitare liberamente nei paesi UE. Per il momento la tessera regolamenta cinque professioni
(infermiere, farmacista, fisioterapista, guida alpina e agente immobiliare), ma in futuro potrà essere estesa anche ad
altre professioni. Si tratta di un certificato elettronico che attesta come il professionista abbia superato le procedure
per ottenere il riconoscimento della qualifica professionale nel Paese ospitante. Per richiedere la tessera è necessario
collegarsi al portale ECAS, e seguire la procedura indicata.
NEWSLETTER ONAOSI
da email Opera Nazionale per l'Assistenza agli Orfani dei Sanitari Italiani 26/02/2016
• Rinnovata per tutto il 2016 la convezione tra l'ONAOSI e l'Istituto bancario cassiere dell'Ente a favore dei
Contribuenti e degli Assistiti. Il nuovo testo.
• Il 29 febbraio 2016 scade il termine della domanda per il contributo in denaro relativo a "soggiorno di studio
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all'estero per corsi di lingua straniera 2015/2016"
Contributi in denaro a domicilio per la formazione post-laurea: scadenza 29/02/2016
Vademecum Anno Scolastico e Accademico 2015/16
Perugia - Don Ciotti protagonista all'Anno di Studi ONAOSI 2015-2016 al Teatro del Collegio di Elce
Contributo volontario ONAOSI rinnovo quota anno 2016: Scadenza 31/3/2016 – ricevimento bollettino MAV
Un gruppo di ragazze e ragazzi ospiti del Collegio Unico e dei Centri Formativi in gita sulla neve
Elenco dei candidati per la riserva di posti in corsi post graduate presso l'Universita di York A.A. 2016/2017
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N.B.: L’Ordine declina ogni responsabilità sulla precisione delle informazioni contenute in questo servizio di rassegna
stampa, messo a disposizione dei propri iscritti. Inoltre si evidenzia che le notizie che compongono le News sono per ovvi
motivi sintetiche; per approfondimenti si rimanda alle fonti degli articoli.
Mantova, 1 marzo 2016
Prot.: 138/16