Risonanza mondiale

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Risonanza mondiale
Risonanza mondiale
Prof. Bernhard Zeller
"Con Hermann Hesse la letteratura e la poesia di lingua tedesca perdono una delle
voci più genuine", scrisse Theodor Heuss a Ninon Hesse dopo la morte del poeta, e
abbozzò anche il discorso commemorativo per la seduta del capitolo per l'onorificenza "Pour le mérite". Ma questa voce veniva ancora ascoltata - e fino a dove arrivava?
Dopo gli anni dei grandi successi, dopo l'animata discussione sul Giuoco delle perle
di vetro, su Hesse calò il silenzio. La popolarità, quella dea cappricciosa, della quale
egli non si era mai preso cura, dalla metà degli anni cinquanta si era ritirata sempre
di più, ed anche la reputazione letteraria era in declino: Hesse in un certo senso era
fuori moda. Con zelo diligente si cercò di trasformarlo in autore di second’ordine, e
era considerato progressivo parlare con pietà sprezzante del giardiniere di Montagnola, l'epigone nel bersò, quell'idillico esoterico, che per la delusione per lo sviluppo
della cultura occidentale si era rifugiato nell’oasi romantica della letteratura. Gottfried
Benn aveva scritto già nel 1950 in una lettera a Ernst Robert Curtius: "Hesse l'ho
sempre trovato un autore mediocre di romanzi di formazione, di matrimonio e interiorità - una cosa tipicamente tedesca", un giudizio spesso citato e condiviso da non
pochi dei cosiddetti intellettuali.
L'interesse dei critici e ermeneuti professionisti, ma anche della ricerca germanistica
si allontanò da Hesse, si diresse verso altri temi e persone. Naturalmente c'erano
ancora numerosi lettori di Hesse, una grande comunità di lettori rimase fedele alla
sua opera e le parole di riverenza e ammirazione, soprattutto da parte di altri poeti e
artisti, non avevano perso niente del loro valore, ma il poeta di Montagnola non era
più all'ordine del giorno, il capitolo Hesse sembrava essersi chiuso. Le nuove realtà
nella letteratura, come diceva un sondaggio d'opinione di un quotidiano tedesco, si
svolsero senza di Hesse, e le cifre di vendita di tutte le opere di Hesse presso la Casa Editrice Suhrkamp raggiunsero nel 1965 il punto più basso in assoluto.
Si deve in primo luogo ad una serie di pubblicazioni nelle quali sono stati presentati
con oggettività filologica testi sconosciuti provenienti dall'eredità, scritti sparsi e dimenticati, documenti autobiografici, soprattutto lettere, presentati con oggettività filologica il fatto che Hesse non fu dimenticato. L'eredità estremamente vasta fu trasferita dagli eredi nella Fondazione Hesse, fondata nel 1963, e da essa fu consegnata al
Schiller-Nationalmuseum a Marbach per la conservazione, preservazione e l’analisi.
L'Archivio Hesse rese accessibile al pubblico l'eredità e divenne un centro per una
nuova ricerca su Hesse.
Le pubblicazioni che dobbiamo inizialmente a Ninon Hesse, e poi soprattutto a Volker Michels e a Heiner Hesse e non per ultimo all'attività della Casa Editrice Suhrkamp e al suo direttore, Siegfried Unseld, hanno divulgato in modo notevole le basi
di una valutazione oggettiva e una nuova valorizzazione dell'opera letteraria di Hesse, ma anche della caratterizzazione e interpretazione della struttura differenziata
della sua personalità e della sua formazione spirituale, e hanno fatto conoscere per
la prima volta certi aspetti della sua attività poco conosciuti e poco apprezzati.
Prosa aus dem Nachlass (Prosa dall'eredità) era il titolo del primo di questi volumi,
pubblicato nel 1965 a cura di Ninon Hesse. Il volume raccoglie alcuni testi giovanili
sconosciuti del poeta, e come pezzo più importante le due versioni finora non pubbli-
cate del quarto curriculum. Ai tre curriculum storici del Giuoco delle perle di vetro doveva essere aggiunto originariamente questo quarto testo, collocato nel Settecento,
al tempo del pietismo svevo, che rappresenta Josef Knecht come un teologo württemberghiano spiritualmente vicino a Bengel e Oetinger. Il lavoro rimase un frammento, nonostante gli studi intensivi che il poeta vi aveva dedicato. Nel 1955 Hesse
scrisse a Rudolf Pannwitz che il mondo di quel secolo era troppo conosciuto e troppo
riccamente documentato per essere collegato negli spazi più leggendari delle altre
vite di Josef Knecht. Ma anche come frammento, al quale manca l'ultimo tocco linguistico, questo testo è un brano eccezionale di arte narrativa vivace.
Abbiamo già parlato del fatto che Hermann Hesse fu uno dei grandi corrispondenti
fra gli scrittori del nostro secolo, e già abbiamo citato la scelta di lettere degli ultimi
anni, pubblicata quando era ancora in vita. Ciononostante la quantità della sua corrispondenza nel corso degli anni è stata riconosciuta solo da quando si sa che egli
considerò degne di essere conservate ca. 35.000 delle lettere ricevute. Poiché era
un corrispondente diligente e disciplinato e di solito rispondeva alle lettere a lui indirizzate, si può immaginare vagamente la dimensione della sua opera epistolare, anche se non completamente conservata.
Il desiderio di comunicare, di raccontare, di giustificarsi, di memorizzare le cose vissute e di rimanere in contatto epistolare era da sempre comune nella famiglia HesseGundert, e poiché in Hesse come anche nella casa paterna era naturale il senso della tradizione, sia a Calw che più tardi a Montagnola si è conservata una quantità eccezionale di lettere di famiglia e diari, una raccolta che documenta l'infanzia e la gioventù di Hesse nelle testimonianze epistolari sue e nella corrispondenza dei genitori,
dei parenti e degli amici –in maniera più intensa, più istruttiva, più suggestiva che
ogni altro poeta.
Dalla quantità di questo materiale autentico, dalle migliaia di lettere, dalle annotazioni
di diario, dai resoconti e dagli appunti Ninon Hesse ha pubblicato nel 1966 una scelta
ben commentata con il titolo "Kindheit und Jugend vor 1900" (Infanzia e gioventù
prima del 1900) e ha dato una stimolante biografia interna e esterna del giovane
Hesse, abbozzando la storia della sua formazione durante gli anni difficili, e allo stesso tempo delineando un'immagine di quel mondo svevo-protestante sul quale si fonderà tutta la sua opera letteraria sia nel contrasto che nella dipendenza.
"Le lettere", così scrive il critico Rolf Michaelis, "che un ragazzino mentalmente sano
di 15 anni scrive nell'estate del 1895 dalla clinica psichiatrica a casa, sono fra i testi
più mostruosi che la storia dell'educazione tedesca abbia mai offerto. Le lettere di
Hesse, chiare e fredde, meditate e acute, prendono congedo dalla infanzia, rompono
il rapporto tradizionale fra genitori e bambini nella casa paterna tedesca e dicono addio alle forme abituali di religiosità della famiglia cristiana. Queste lettere di un orfano
con i 'genitori' in vita, come dice Hermann, sono delle testimonianze incomparabili
della storia delle idee tedesca alla fine del secolo borghese."
La documentazione va dal 1877 al 1895. Il secondo volume previsto non fu realizzato
a causa della morte improvvisa di Ninon Hesse nel 1966. Ma si trova una sorta di
integrazione per gli anni successivi nella corrispondenza di Hesse con la giovane
scrittrice Helene Voigt, che più tardi divenne la moglie dell'editore Eugen Diederichs.
Ma la vera continuazione è costituita dal primo volume di un'edizione concepita in
quattro volumi delle lettere raccolte a cura di Ursula e Volker Michels con la collabo-
razione di Heiner Hesse. Il primo volume con 392 lettere va dal 1895 al 1921 e in
queste testimonianze richiama alla mente la storia spirituale di Hesse, il suo cammino verso la realizzazione di se stesso, la sua posizione nei confronti del mondo e
della società nei molteplici riflessi e fratture. (Nel 1985 fu pubblicato la seconda parte
di "Kindheit und Jugend vor 1900", a cura di Gerhard Kirchhoff.) Le corrispondenze,
per esempio quelle con Thomas Mann, con l'editore e amico Peter Suhrkamp, e anche con Karl Kerényi, rendono accessibili delle fonti importanti per capire l'esistenza
spirituale di Hesse, illuminano e spiegano i rapporti umani come la sua posizione
personale riguardo ai problemi del suo tempo. Le lettere, che l'autore non scrisse mai
pensando ad una loro pubblicazione, offrono una chiave importante per la comprensione di Hesse e delle sue opere.
Nel corso della sua vita Hermann Hesse ha scritto più di 3.000 recensioni per più di
50 diversi giornali e riviste tedeschi. L'osservazione della vita letteraria del suo tempo
e la riflessione critica su di essa appartenevano al lavoro quotidiano dello scrittore.
Sono, non per ultimo, la prova di una grande diligenza. Questi lavori, non fatti solo
per motivi di guadagno, sono "testimonianze di umanità accorta" (Minder) e costituiscono una parte essenziale dell'esistenza letteraria di Hesse. La sua immagine del
poeta e della poesia, dei compiti dello scrittore, del suo rapporto con l'ambiente, si
evidenzia proprio nelle sue rassegne letterarie e recensioni; nel giudizio si riconosce
colui che giudica, nella rassegna si specchia colui che riferisce.
Il fatto che questi lavori di critica letteraria siano così sparsi ha reso difficile, quasi
impossibile la visione d'insieme della quantità e dell'importanza di essi. Per questo i
due volumi con scritti sulla letteratura, pubblicati nel 1970 come pietra finale di una
nuova edizione completa dell'opera e poi anche in un'edizione speciale, sono stati
per molti una scoperta, anche se contengono solo una decima parte delle recensioni
di Hesse. Questa scelta spazia da Gilgamesch e i discorsi di Budda fino agli scritti
dei contemporanei, preceduti dai saggi più lunghi e dalle osservazioni su temi letterari e opinioni sulla propria opera. (Le recensioni sono pubblicate in cinque volumi nella
nuova edizione completa con il titolo "Die Welt im Buch" [Il mondo nel libro]).
Werner Weber sottolinea giustamente nella sua recensione ai due nuovi volumi dell'edizione delle opere che la parola chiave per lo stile della critica letteraria di Hesse
dovrebbe essere "valorizzare". Raramente fu spinto da un rifiuto radicale o persino
dall'odio; piuttosto l'amore e da esso la capacità di valorizzare qualcosa, determinano
le sue osservazioni. Ritenere valido vuol dire anche poter lasciar perdere; occuparsi
e accettare soltanto quello che ci riguarda davvero. Hesse rispose alla letteratura
come rispose al mondo: dal nucleo meditativo e musicale della sua natura. I suoi
giudizi sulla stessa cosa in tempi diversi sono per lo più tanto costanti quanto quel
nucleo del suo carattere.
Tutte le pubblicazioni citate che si basano sull'eredità di Hesse e sono uscite nel decennio dopo la sua morte, hanno completato l'immagine del suo lavoro letterario, e
ampliato le conoscenze sulla sua biografia, hanno offerto nuovi elementi per l'interpretazione delle sue opere e della sua concezione del mondo spirituale e politico, ma
non possono mai spiegare l'enorme popolarità che il poeta ha avuto dalla metà degli
anni sessanta inizialmente soprattutto negli USA; a dir la verità alcuni dei volumi nominati sono la conseguenza di questo sviluppo del tutto sorprendente.
Quando Hesse nel 1946 ricevette il Premio Nobel, negli USA era uno sconosciuto. Le
prime traduzioni, spesso non soddisfacenti, ebbero poco successo, ancora nel 1957
Henry Miller si impegnò senza esito presso delle case editrici americane a favore
dell'opera di Hesse, e il poeta stesso era convinto di non essere né capito né letto
nell'altro continente. Anche il "New York Times" scrisse nel 1962 in occasione della
morte di Hesse che i suoi romanzi erano perlopiù inaccessibili al lettore americano.
Ma a metà degli anni sessanta, quasi improvvisamente, Hesse viene richiesto, inizia
il passaparola, un successo commerciale inaspettato, il “boom” di Hesse, e, a dispetto del giudizio riservato della critica letteraria ufficiale nei suoi riguardi, egli diventa in
pochi anni lo scrittore europeo più letto, più tradotto dell'ultimo secolo. La Casa Editrice riferisce che fino al 1973 sono stati venduti negli USA 8 milioni di esemplari delle
sue opere.
Nel 1969 dell'edizione tascabile del Lupo della steppa venivano vendute circa
360.000 copie al mese; fino ad oggi sono due milioni, alcune edizioni di Siddhartha
sono arrivate addirittura a tre milioni di copie. Prima della guerra in Vietnam questo
libro, tradotto dietro raccomandazione di Henry Miller, non suscitò molta attenzione,
ma poi all'improvviso ebbe una risonanza enorme.
Questa ricezione quasi come un diluvio, difficile da spiegare e molto discussa, non si
limita agli USA. Dal Giappone vengono segnalati dei simili successi di vendita: sei
milioni di esemplari venduti. I libri di Hesse sono stati tradotti finora in 49 lingue, e
l’ondata continua.
In Australia Hesse dominava nelle vetrine, 800.000 libri sono stati venduti nel 1972 e
1973 nell'area di lingua tedesca; Narciso e Boccadoro nell'agosto del 1972 ha raggiunto le liste dei bestseller nella Repubblica Democratica Tedesca.
Il fatto che un autore come Hermann Hesse, sempre in contrasto con i poteri del suo
tempo, un individualista sensibile, testardo, a volte anche un outsider in fuga dai rapporti con la comunità, che aveva tanta difficoltà ad inserirsi nelle normalità della realtà e la cui completa opera non fu altro che un'unica grande autobiografia, abbia incontrato un tale successo planetario, è e resta uno dei fenomeni più strani della storia della ricezione letteraria.
La maggior parte dei lettori di Hesse sono giovani, e questa generazione di lettori
giovani non richiede norme estetiche, leggi di composizione o strutture linguistiche; è
attratta in primo luogo dalle tendenze e dal contenuto degli scritti di Hesse, e ha un
senso molto preciso dell’onestà e della credibilità delle affermazioni del suo autore. Il
punto di osservazione della sua valorizzazione e del suo giudizio si trova al margine,
in parte molto fuori dall'ambito letterario.
Con il suo primo grande romanzo, Camenzind, Hermann Hesse all'inizio del secolo
aveva affascinato la gioventù di allora. Demian eccitò la generazione dei reduci della
prima guerra mondiale, e un quarto di secolo più tardi la disciplina spirituale di Castalia, le forze della meditazione e dell'umanità affascinarono quegli uomini che nel caos
di uno stato crollato e di una guerra persa cercavano un nuovo ordine.
Lo sfondo biografico è decisivo per la disponibilità ad accettare un'opera letteraria.
Ha un influsso fondamentale sulla sua risonanza - soprattutto per quei gruppi di lettori che vedono la letteratura come un aiuto per la vita e il poeta come una specie di
psicoterapeuta, quasi una guida, che sa la giusta risposta nella ricerca della giusta
direzione.
L'eco americano all'opera di Hesse giunse dall'America della guerra contro il Vietnam, da una generazione che si rivoltava contro la violenza e l’insensatezza della
guerra, contro l'onnipotenza dello stato, contro la sempre maggiore razionalizzazione
e meccanizzazione del mondo moderno e quindi contro la perdita dell’anima di questo mondo, una generazione che non voleva essere pianificata, ma osò dubitare della fede nel progresso dell'epoca tecnica. Questi giovani che si vedevano come
outsider della società e trovavano rifugio in una protesta che si esprimeva in forme
diverse, eccentriche, strane, in parte anche pericolose, scoprirono nelle opere di
Hesse le loro sofferenza psichiche, i loro problemi, i sogni e i desideri, videro in lui
una persona, che aveva osato volgere le spalle ai valori consolidati della società borghese benestante e vivere indipendentemente la propria vita.
Nelle opere di Hesse videro espressi in modo convincente i punti centrali del loro
sentire, del loro pensare e del loro comportamento. Nella sua critica della civilizzazione, nella sua protesta contro ogni totalitarismo, nel suo amore per la pace, nel suo
scetticismo contro la classe dominante e nella sua difesa testarda della personalità e
della vita personale, libera e semplice, cedettero di trovare una conferma delle loro
idee. Si aggiungevano inoltre l'amore di Hesse per il mondo del lontano oriente, che
sembrava vicino alle loro idee, e il suo interesse per la psicanalisi, molto popolare
soprattutto in America.
In un saggio nella rivista universitaria "Yale Review" Hermann Hesse e Herbert Marcuse vengono segnalati come i due autori che affascinano particolarmente la gioventù americana. No si può sapere quanti fraintesi possano avere giocato un ruolo sul
nuovo orientamento sociale negli USA: certo è che neanche gli osservatori critici dubitano che una mentalità americana mutata lasci anche delle tracce. Se forse all'inizio è stato più un misticismo romantico, che ha fatto di lui il santo degli hippies, l'idolo
del nuovo movimento dei giovani, il guru di tutta una generazioni di teenager, presto
diventa anche modello e testa principale per discussioni più acute, per la dura critica
alla civilizzazione, alla società e allo stato.
Si riconosce in Hesse il tipo di un uomo ribelle, che tenta l'evasione, che nella gioventù si ribella e protesta contro la casa paterna e le convenzioni, più tardi contro la
guerra e contro la situazione politica del suo tempo e che ha cercato, insegnato e
vissuto conseguentemente e senza concessioni "la libera realizzazione dell'individualità di ognuno".
Hesse diventò così popolare negli USA e i suoi libri trovarono una divulgazione talmente vasta soprattutto grazie a due uomini: Colin Wilson e Timothy Leary. Nel suo
libro The Outsider, pubblicato nel 1956 a Boston, una serie di ritratti di scrittori, Wilson ha inserito un capitolo ammirevole su Hesse. Il libro, diventato un bestseller e poi
un vademecum per i beats e gli hippies, suscitò la curiosità per il poeta tedesco.
Steppenwolf (Il lupo della steppa) si chiamò presto anche un complesso beat famoso, che ha fatto conoscere questo nome in tutto il continente durante la sua tournée
degli USA.
Timothy Leary, l’influente docente della Harvard University, scrittore e studioso, l'apostolo degli hippies che dimostrò l'ampliamento della coscienza dalla sua tenuta
chiamata Kastalia nella valle del Hudson, e ebbe una grande gloria, anche se equivoca con i suoi esperimenti con la droga (anche se non si è mai dichiarato in favore
dell'uso indiscriminato di LSD), ha scelto il Lupo della steppa come il suo libro preferito e ha definito Hesse "il più grande scrittore del mondo", guida per esperienze psi-
chedeliche. Hesse diventò il "Poet of Interior Journey" (poeta del viaggio interiore) così il titolo dello studio di Leary e Metzner pubblicato nel 1963 nella rivista "The
Psychedelic Review". Qui si legge fra l'altro: "...prima di una seduta con LSD dovresti
leggere Siddhartha e Il Lupo della steppa. L'ultima parte del Lupo della steppa è un
testo inestimabile."
Hesse come "cult hero of the psychedelic generation" (eroe di culto per la generazione psichedelica): un malinteso tanto grande quanto ricco di conseguenze! Nonostante il teatro magico nel Lupo della steppa abbia una qualche parentela con degli esperimenti psichedelici moderni, e abbia anticipato delle idee di questa specie, non si
può provare né nella sua opera né altrove che Hesse stesso abbia usato o soltanto
raccomandato la droga per l'ampliamento della coscienza. A lui sarebbe sembrata
del tutto assurda l'idea di diventare il rappresentante di nuove esperienze spirituali di
questo tipo, il modello per la sub- o controcultura americana. Hesse intese in modo
molto diverso la "via verso l'interno": Non come una fuga dal mondo in una irrazionalità senza responsabilità, come l'eludere i conflitti tramite l'illusione o addirittura con
un viaggio con l’LSD, ma sempre come un appello alla propria persona. Hesse era
un moralista; cambiamento del mondo per lui significava umanizzarlo. Il mondo deve
essere iniziato e completato dal singolo individuo. È importante affermare e difendere
la personalità del singolo, la sua libertà e l'indipendenza. Per questo non ci sono ricette brevettate. "Ogni uomo è individuale, unico, e voler mettere al posto della coscienza personale una collettiva, significa uno stupro ed è il primo passo verso il totalitarismo...".
Il fatto che il movimento giovanile americano, considerato come fenomeno globale
rappresentante di una controcultura nei confronti della cultura affermata, abbia scelto
proprio Hesse come il suo scrittore preferito e abbia recitato e letto le sue opere nelle
manifestazioni di massa, nei festival e nei raduni, gli ha dato un’efficacia che oltrepassa l’ambito letterario nel senso stretto. Le varie cause a cui ho solo accennato e
che non ho interpretato in modo conclusivo, sono di origine diversa.
La fede ossessiva dei giovani seguaci di Hesse era ovviamente carica di gravi malintesi e false intepretazioni: essi interpretarono a proprio modo ed adattarono alle proprie esigenze lo scrittore e presero dalla sue opere ciò che si adattava all’ambito dei
loro problemi, e non riconobbero affatto le caratteristiche di Hesse, tralasciando per
esempio anche il suo tradizionalismo. Una ragione decisiva per il grande successo di
Hesse fu senza dubbio la sincerità che lo distinse e che dette alle sue affermazioni
onestà, credibilità e autenticità di alto livello. A ciò si aggiungono la facile comprensibilità delle sue immagini e del suo mondo simbolico. Ma non si deve confondere questa semplicità con superficialità oppure con il minimizzare i problemi. Anzi, è l'arte
difficilmente raggiungibile di poter spiegare dei contesti complicati in modo chiaro e
semplice.
La ricezione americana di Hesse finirà, ma ha avuto una risonanza in altri paesi ed
anche nei pasi di lingua tedesca. Peter Handke per esempio scoprì con stupore che
Hesse non è solo un'idea romantica degli americani, ma "certamente uno scrittore
ragionevole, affermato, grande." L'interesse mondiale stimolò tante nuove, migliori
traduzioni, e allo stesso tempo un lavoro critico e scientifico sulla sua opera. Le opere di Hesse sono diventate materiale di lettura e di lavoro in collegi e seminari, e la
ricerca americana su Hesse ha prodotto dei saggi importanti, fra cui anche molte dissertazioni, in primo luogo con il contributo di Theodore Ziolkowski. Insieme all'edizio-
ne americana delle opere fu pubblicato "Hesse Companion", a cura di Anna Otten,
concepito soprattutto per studenti, contenente una raccolta di lavori di germanisti
americani sulla vita e sull'opera di Hesse. Ma anche in Giappone e nell'Unione Sovietica, dove Hesse fu annunciato come "realista progressista", egli viene letto e si lavora su di lui.
Ci si sta avviando ad una nuova comprensione, più razionale, della sua opera. La
sua vasta divulgazione pone tuttavia nuovamente la vecchia domanda dell'effetto
della letteratura sulla realtà della vita.
Da Bernhard Zeller, "Hermann Hesse in Selbstzeugnissen und Bilddokumenten",
Rowohlt Verlag, Reinbek bei Hamburg, Nuova edizione ampliata 1975.