Puoi costruire la pace (Patrizia Camesasca),Sinfonia di acquerelli

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Puoi costruire la pace (Patrizia Camesasca),Sinfonia di acquerelli
Puoi costruire la pace
di Patrizia Camesasca
Se hai cibo,
puoi sfamare.
Se hai acqua,
puoi dissetare.
Se hai cuore,
puoi amare.
Se hai generosità,
puoi donare.
Se hai dignità,
puoi educare.
Se hai pazienza,
puoi sopportare.
Se hai comprensione,
puoi tollerare.
Se hai indulgenza,
puoi perdonare.
E se sfami,
disseti, ami,
doni, educhi,
sopporti,
tolleri,
e perdoni,
puoi costruire la pace.
SINFONIA DI ACQUERELLI
di Giuliano Parlanti
Maria Laura Fazzi mi aveva avvisato che dal 6 giugno ci sarebbe stata nella
saletta Paride Pascucci in Piazza Valeri, una mostra degli acquerelli della
sorella Daniela, un omaggio alla sua memoria. Mi ero ripromesso e avevo
promesso alla signora Laura che sarei stato presente all’inaugurazione. Di
ritorno da Urbino, domenica 5, ho invece appreso che era stata anticipata a
sabato e quindi sono andato a visitare la mostra con calma, a inaugurazione
avvenuta.
Già dall’esterno, prima ancora di entrare, al di là della porta d’ingresso,
ho intravisto una sinfonia di colori, con preponderanza di toni caldi ma non
accesi, dal rosa, all’arancio, al rosso; poi, appena messo piede nella sala
dell’esposizione, mi ha colpito, come calamitando con forza il mio sguardo
verso la parete di destra, l’autoritratto di Daniela. È stata un’emozione
fortissima che mi ha quasi paralizzato per alcuni istanti. Era lì, lei,
Daniela, con tutta la dolcezza del suo sguardo e la luminosità del suo
sorriso. Ho salutato il marito, anche lui visibilmente commosso, e ho
balbettato, indicando il quadro: “Il suo autoritratto”.
Superata, ma non rimossa, l’emozione iniziale, ho osservato uno ad uno i
quadri esposti e sono stato totalmente preso, sorpreso e impressionato. Non
credevo che con la tecnica dell’acquerello ci fosse qualcuno capace di
eseguire i ritratti come Daniela. So che è una tecnica difficile, che in
genere chi la usa la riserva a paesaggi e nature morte, ma non l’avevo mai
vista applicata con tanta raffinatezza e stile a ritratti così belli. Ma a
parte la tecnica e il colore, quello che sorprende dei ritratti è la
profondità dei sentimenti e dell’animo dei soggetti che Daniela ha saputo
catturare e trasmettere attraverso la sua pittura. Sono ritratti vivi, che
parlano, che mostrano l’anima attraverso gli occhi e gli sguardi. Per non
parlare della classe, lo stile, l’eleganza degli altri quadri che
rappresentano i fiori, i paesaggi della Maremma e i cavalli.
Parlando con il marito e ho scoperto che Daniela non ha mai voluto vendere un
suo quadro. Devo dire che me lo sarei aspettato, che in certo senso lo
sapevo, almeno dal momento in cui ho scoperto quando grande, profonda e
genuina fosse la sua arte. Daniela era davvero un’Artista, sì, con la A
maiuscola. Un’anima sensibile, pervasa dal sentimento della bellezza,
espresso in primis con la pittura, ma non solo; amava la musica e il canto,
suonava il piano e ha cantato per lunghi anni nella “Puccini”, sotto la guida
del padre, il grande, indimenticabile e indimenticato Maestro Italo Fazzi.
Dal padre, gran signore, grande musicista, grande persona, aveva ereditato
anche altre virtù: la modestia e la riservatezza, virtù delle anime davvero
grandi.
Grazie, quindi ai familiari per averla ricordata con questo omaggio. Un
omaggio dovuto, come hanno giustamente sottolineato.
Un ossimoro nel titolo, un giovane compositore americano, nato a inizio del
1978, Dan Forrest, la passione che sembra trasudare nitida dalle note.
Desideriamo semplicemente invitarvi all’ascolto dei quest’opera il
cui intento è dichiarato nel titolo: “Requiem per i Vivi”, dedicata al
suffragio dei defunti ma dedicata anche ai vivi che lottano contro il dolore
per la scomparsa dei propri cari.
Dopo l’introito e il Kyrie, che si sviluppano su crescenti elaborazioni
basate su sole tre note, il secondo movimento: invece del tradizionale Dies
Irae, che è richiamato con mere allusioni musicali, si alternano contrappunti
aggressivi a lunghe fluttuanti linee melodiche (con citazioni del Kyrie),
mentre il testo si basa sul versetto biblico “Vanità della vanità, tutto è
vanità” per poi lanciarsi nel Pie Jesu e Lacrimosa.
Poi subito, invertendo l’ordine liturgico, l’Agnus Dei quale invocazione, nel
dolore e tribolazione, della pace e liberazione dal dolore.
Dopo la redenzione dal dolore ecco il Sanctus che offre tre diversi scorci
dei “cieli e della terra, pieni della tua gloria” ognuno dei quali sviluppa
lo stesso tema musicale, la prima come apertura aerea ispirato dalle immagini
dallo spazio offerte dal Telescopio Spaziale Hubble, la seconda ispirata
dalle immagini offerte invece dalla Stazione Spaziale Internazionale, la
terza porta infine l’ascoltatore sulla terra dove le città pullulano di
energia dell’umanità.
Chiude l’opera il Lux Aeterna che ritrae luce, pace e preghiera per i defunti
e per i vivi.
Non resta che ascoltare lasciandosi accompagnare nell’ascolto solo dal
desiderio di abbandonarsi alle sensazioni e pensieri che la musica suscita
nell’animo.
Viva la Musica!
Viva la Vita!
Clicca: Requiem for The Living
In quanto coro siamo tra i primi a poter dimostrarne il fondamento, ma non
sta certo a noi illustrare i risultati di ricerche scientifiche
sull’argomento “felicità, salute e musica corale“.
Di certo al riguardo escono periodicamente articoli riportanti studi
scientifici approfonditi eseguiti in università (spesso straniere).
Ci sono studi che indagano i benefici del canto sul corpo, ad esempio
attestanti un aumento di funzionalità del sistema immunitario, o del rilascio
di ormoni quali la serotonina ed endorfina, o della riduzione del livello di
cortisolo, oppure i benefici di una respirazione più profonda grazie
al canto, con miglioramento della funzionalità cardiaca e riduzione delle
tensioni muscolari.
Ci sono studi che indagano, invece, la percezione soggettiva dei benefici del
canto (quindi studi di natura più psicologica), in tema di rilassamento
psico-fisico, di percezione di maggiore attivazione ed energia, insomma studi
che individuano il beneficio del cantare in coro in un miglioramento del
proprio stato fisico e della propria autostima.
E’ una verità da sempre constatata (ora anche attraverso studi scientifici)
che “cantare in un coro” faciliti la coesione sociale tra persone: “cantare
in coro” aiuta persone anche sconosciute tra loro a rompere il ghiaccio e ad
affiatarsi senza dover per forza e/o preliminarmente approfondire una
conoscenza personale.
Noi aggiungiamo che “cantare in coro” può contribuire a renderci felici!
Zoltán Kodály, compositore, linguista, filosofo, etnomusicologo ed educatore
ungherese (Kecskemét, 16 dicembre 1882 – Budapest, 6 marzo 1967) è autore,
tra l’altro, di uno dei brani più suggestivi ed intensi del nostro repertorio
dedicato alle sole sezioni femminili, Ave Maria: per questo, oggi 8 marzo,
abbiamo pensato di ricordarlo.
Kodály ha speso grandissima parte della sua vita e del suo impegno
professionale ed artistico all’insegnamento: il tema dell’educazione musicale
è senza dubbio strategico, anche oggi.
Kodály scrisse molta musica a scopi educativi per le scuole, ma anche molti
libri sull’argomento tanto che, non solo nel suo paese, il suo lavoro
tutt’oggi continua a portare frutti nell’educazione musicale.
Non a caso si parla di “Metodo Kodály”, che ha come base fondamentale il
principio della “solmisazione” (un metodo di solfeggio basato sulle sillabe
che individuavano le note dell’esacordo: Ut – Re – Mi – Fa – Sol – La che,
tradizionalmente si fa risalire a Guido d’Arezzo – XI secolo).
I principi rimarcati e propugnati dal Kodály vennero, poi tra l’altro,
ripresi e reinterpretati da Roberto Goitre (XX secolo) nel metodo didattico
“Cantar leggendo”.
Ci piace ricordare la frase di Kodály “… Potrà dirsi veramente fortunato quel
bambino che muoverà i primi passi nel mondo della musica attraverso la
propria voce, mettendo in relazione queste esperienze con la scrittura delle
note...”.
Amiamo cantare e conosciamo l’importanza che l’esperienza del canto, in
particolare del cantare in coro, può avere nel percorso formativo, non solo
strettamente musicale, dei ragazzi: i nostri ragazzi si riuniscono e provano
ogni mercoledì, alle ore 18:30.
Viva la Musica!
La porta della Cattedrale di Bangui (Repubblica Centrafricana) appare
fragile, fisicamente leggera, ma in realtà è pesantissima, come macigno posto
dinanzi al superamento di ogni conflitto.
Il cinismo del quotidiano, troppo spesso confuso immediatamente e
acriticamente come puro realismo, rischia di impedirci di guardare poco oltre
le nostre paure: eppure ci diciamo legati alle nostre radici anche culturali,
le stesse che vogliamo difendere.
Nessun passo in avanti nella storia che conosciamo è stato realizzato senza
che qualcuno abbia saputo spingerci a guardare in avanti, oltre i più
ristretti orizzonti: aldilà del credo religioso personale, guardiamo con
speranza al gesto di papa Francesco, perché non cada ingabbiato
nell’etichetta della retorica.
Piccolo omaggio alla Musica quale Poesia dell’Anima con le parole di un
poeta, scrittore, critico letterario francese, di un cantautore e poeta
italiano, di un nostro corista storico:
Spesso la musica mi porta via come fa il mare.
Sotto una volta di bruma o in un vasto etere metto vela verso
la mia pallida stella.
Petto in avanti e polmoni gonfi come vela scalo la cresta
dei flutti accavallati che la notte mi nasconde;
sento vibrare in me tutte le passioni d’un vascello che dolora,
il vento gagliardo, la tempesta e i suoi moti convulsi
sull’immenso abisso mi cullano.
Altre volte, piatta bonaccia, grande specchio della mia disperazione!
(Charles Baudelaire)
La poesia è la musica dell’anima…
Tutto possiede in sè della poesia.
I poeti altro non sono che dei musicisti
che suonano le melodie che
provengono dal cuore,
con strumenti diversi da quelli convenzionali..
Uomini che sanno trarre dalle cose
un significato profondo,
un afflato sensibile solo a pochi,
non percepibile da tutti
e lo trasformano in parole…
Alchimisti dell’anima
(Fabrizio De André)
“Polifonia“
Soavi, dolci armonie
di suoni perfetti composte
d’incanto si diffondono
nelle dischiuse labbra…
nell’alternar gentile
tra l’anima e ‘l cor
di ciascun che t’esegue
col piacer di cantare
amor, passioni e gioie.
O Arte sublime,
noi ti amiamo
perché pura restasti, o polifonia,
dai tempi in cui sei nata
fra tanti molesti fragori.
Almen tu allieta
colui che fedel
ti ascolta ancora.
(Bernardo Sansoni)
Viva la Musica!
“Poiché le guerre cominciano nelle menti degli uomini,
è nelle menti degli uomini che si devono costruire le difese della Pace”
(Costituzione dell’UNESCO, 1947)
In questi giorni, mentre ci avviciniamo alla festa del patrono d’Italia, San
Francesco d’Assisi che, a prescindere dal credo di ognuno, rappresenta per
tutti un cantore e strenuo baluardo di un mondo fatto di pace, la cronaca è
attraversata da rivoli di sangue e notizie di guerra, ma è anche illuminata
da speranza di cui solo i nostri cuori incalliti possono riuscire a non
vedere la luminosità ed avvertire il calore: la parole semplici ma dirette,
con l’unica rivoluzione per lui possibile che affonda le radici nella
testimonianza della sua fede, di Papa Francesco nel suo viaggio a Cuba e
negli Stati Uniti.
Siamo un coro a politico e aconfessionale, ma desideriamo sempre vivere e
cantare la Pace.
Vi dedichiamo, Amici, le parole semplici e dirette di uno scrittore,
pedagogista e poeta italiano, Gianni Rodari:
“Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte
né per mare né per terra:
per esempio, LA GUERRA”.
Vi dedichiamo anche un brano sentito cantare da un coro giovanile di New York
a Ground Zero al termine di un incontro interconfessionale alla presenza di
Papa Francesco video “Let There Be Peace on Earth”.
Un abbraccio dal cuore… un abbraccio corale!
… puoi metterci tutto lo zucchero che vuoi, ma se lo vuoi far diventare dolce
devi girare il cucchiaino. A stare fermi non succede niente”.
Questa citazione iniziale del grande uomo e sportivo qual è indubbiamente
Alex Zanardi, solo per inquadrare subito il senso del discorso: è proprio
l’immobilismo, la rassegnazione a fermare qualsiasi ipotesi di “cambiamento”.
E non bastano le parole… se ne sono “sprecate” già tante.
Le barriere frapposte alla vita del malato e del disabile (chi scrive propone
di abbandonare decisamente la definizione di “diversamente abile” che sembra
offensiva anche nella sua pretesa di addolcimento terminologico mentre
sottolinea, invece, “diversità”), sono troppo spesso barriere insormontabili,
segno di un malcostume idiota e disumano, per cui per accedere puoi solo
eventualmente chiedere il favore. E magari paternalisticamente, poverino, ti
viene pure concesso.
Le leggi, pur esistenti, troppo spesso rimangono lettera morta, con il
piccolo inconveniente che gli anni passano per tutti, anche per il disabile,
per cui ciò che ci si riserva di fare eventualmente in futuro, forse non
potrà recare alcun beneficio a chi, oggi, ha bisogno e, soprattutto, diritto.
L’ironia e l’autoironia del video di Lorenzo Baglioni e Jacopo Melio che in
questi giorni circola in “rete” (puoi godertelo cliccando sulla parola
“video” cui è linkato) ha davvero, tra i tanti altri, il pregio di far
riflettere costringendo a sorridere… e chissà che non sia un modo efficace
per girare il cucchiaino ;-)
Viva la Vita!
Viva (sempre) la Musica!
Tu che tipo di corista sei???
Bella domanda, dirai, che ne so, mica canto io, proprio non sono corista…
C’è un rimedio: ricordati che da noi c’è posto per ogni tipo di corista e
che, ogni venerdì sera, puoi fissare la tua audizione!
Divertiti con questo video… è la parodia dei suoi soprani da parte di un
direttore di coro, Robert T Gibson
‪#‎enjoy‬!!
‪#‎Hooray4ChoirMusic‬