Congo Attualità 96 - Rete Pace per il Congo

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Congo Attualità 96 - Rete Pace per il Congo
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Congo Attualità n° 96
25 giugno 2009
SOMMARIO
EDITORIALE
INSICUREZZA E SITUAZIONE UMANITARIA NEL KIVU
LE DICHIARAZIONI DELLA SOCIETÀ CIVILE
VERSO UNA COOPERAZIONE REGIONALE?
PER UNA LETTURA DELLA REALTÀ DELL'EST CONGOLESE
POLITICA INTERNA
EDITORIALE
Il 16 giugno, EurAc, la rete delle ONG europee che lavorano nell'Africa Centrale, manifesta le sue
forti preoccupazioni per le conseguenze umanitarie dell'operazione militare Kimya 2 contro le
Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR) presenti sul territorio congolese sin dal
1994: incremento del numero degli sfollati e dei massacri, aumento delle violenze sessuali
perpetuate contro le donne, distruzioni delle infrastrutture e saccheggi di case e villaggi.
Secondo Eurac, l'azione militare non ha praticamente alcuna possibilità di riuscire a disarmare le
FDLR e provoca, al contrario, delle reazioni aggressive da parte delle FDLR contro la popolazione
civile che paga, una volta di più, il prezzo di strategie mal ponderate. Tenendo conto dell'impatto
negativo delle operazioni militari congiunte, come Umoja Wetu, Lighning Thunder e Kimya 2, sulla
situazione umanitaria e sulle sofferenze della popolazione, EurAc è convinto che queste operazioni
militari congiunte non contribuiranno per nulla al ristabilimento di una pace duratura nell'Est della
RDCongo.
Eurac constata che i risultati finora ottenuti attraverso la riforma del settore della sicurezza,
particolarmente dell'esercito, grazie agli sforzi consentiti da Eusec e da altre istanze internazionali,
rischiano di essere annientati da tali operazioni militari congiunte. La "integrazione accelerata" e
mal coordinata delle truppe del CNDP, dei Maï-Maï e di altri gruppi armati nelle FARDC, da
gennaio in poi, ha infatti alterato i dati del censimento dei militari e del programma di pagamento
dei salari dei soldati.
Constatando che, anche durante l'operazione militare Kimya 2, la violenza contro la popolazione
civile sta aumentando invece di diminuire, Eurac teme che tale insicurezza in aumento venga a
complicare ancor di più i processi di decentramento e di organizzazione delle elezioni locali,
tuttavia così necessari per rinforzare le istituzioni della Terza Repubblica che contribuirebbero a
ristabilire uno Stato di Diritto anche nell’Est del Paese.
Eurac riafferma la sua convinzione che Kimya 2 non avrà che degli effetti controproducenti. Per
questo, raccomanda all'Unione Europea e agli Stati-membri di focalizzare la loro azione sul ritorno
ad una pace duratura all'est del Congo.
L'UE e i suoi membri possono prolungare e ampliare il mandato di Eusec per accompagnare il
piano di riforma dell'esercito congolese. Eurac considera la riforma del settore della sicurezza
(SSR) in generale e l'unificazione dell'esercito in particolare, come due elementi chiave per la
riabilitazione dello Stato congolese e dei suoi strumenti necessari alla restaurazione di uno Stato di
diritto.
L'UE e i suoi membri possono contribuire all'apertura e alla valorizzazione di uno spazio di
negoziazione con le FDLR sul posto, per accelerare un processo pacifico del loro disarmo e
1
rimpatrio volontario. Tali negoziazioni dovrebbero includere delle misure di accompagnamento dei
rifugiati ed ex-combattenti ruandesi e un processo di ripristino della fiducia tra il governo ruandese
e gli ex-combattenti. L'Unione Europea dovrebbe esercitare una forte pressione sul governo
rwandese, affinché garantisca il rispetto delle libertà democratiche e inizi un dialogo costruttivo con
la sua propria diaspora. A breve scadenza, bisognerebbe incoraggiare il Rwanda a rassicurare i
membri delle FDLR e dei loro familiari, garantendone la loro sicurezza, la reintegrazione
socioeconomica effettiva e il funzionamento degli strumenti di giustizia ordinaria e di transizione,
secondo le norme internazionali.1
Questa seconda proposta è senza alcun dubbio la migliore e la più efficace in vista di una pace
duratura nell’Est della RDCongo, in Rwanda e nell’intera Regione dei Grandi Laghi Africani.
Ma si può ben prevedere che non sarà facilmente accettata, almeno a breve scadenza, dall’attuale
regime militare e dittatoriale di Kigali, arrivato al potere con la forza delle armi e della violenza nel
1994, appoggiato da Stati Uniti e Gran Bretagna. In fin dei conti, il cosiddetto “genocidio dei Tutsi”
rimane ancora per il regime rwandese un importante “fondo di commercio” ancora molto redditizio
e un ricatto nei confronti della Comunità Internazionale.
Si potrebbe quindi pensare anche ad altre proposte, prima fra tutte quella di cessare di
colpevolizzare come genocidari il popolo Hutu in generale e i rifugiati hutu rwandesi in RDCongo
in particolare, incluso le Fdlr come movimento. In questa prospettiva, si rivela necessario operare
una chiara distinzione fra civili e gruppo armato, fra rifugiati hutu rwandesi in generale e quel
gruppo più ristretto di persone ricercate dalla giustizia rwandese e internazionale per la loro
implicazione nel genocidio. Queste distinzioni implicano in se stesse la diversificazione delle
misure da adottare nei confronti di ogni singolo gruppo.
Un secondo passo potrebbe essere quello di convincere le FDLR a disarmare e accettare la
delocalizzazione in altre zone della RDCongo indicate dal Governo congolese e dalla comunità
internazionale che dovrebbero assicurare loro assistenza e sicurezza, concedendo loro lo statuto di
rifugiati. Anche in tale situazione di diaspora, i membri delle FDLR avrebbero sempre la possibilità
di impegnarsi, con mezzi non violenti, per un cambio politico della realtà rwandese che, in futuro,
potrebbe permettere un loro ritorno pacifico in patria.
INSICUREZZA E SITUAZIONE UMANITARIA NEL KIVU
Il 3 giugno, il Comitato di coordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite (OCHA),
ha affermato che dall'inizio dell'anno 2009, 800 000 persone - 350 000 nel Nord-Kivu e 450 000 nel
Sud-Kivu - sono state costrette ad abbandonare le loro case e i loro villaggi. Questi spostamenti
sono dovuti principalmente alle operazioni militari in corso contro le Forze Democratiche di
Liberazione del Rwanda (FDLR). Sono anche la conseguenza degli attacchi e delle violenze
perpetrate contro la popolazione civile sia dalle stesse FDLR, sia dai militari delle Forze Armate
Congolesi (FARDC). Per ciò che riguarda queste ultime, le truppe regolari della 10ª regione militare
del Sud Kivu e quelle che partecipano direttamente all'operazione Kimia II si accusano
reciprocamente di portarne la responsabilità. Secondo Ocha, il non pagamento dei salari dei militari
da parte dello Stato continuerà a spingere i soldati delle FARDC a commettere estorsioni contro le
popolazioni civili, per poter provvedere ai bisogni delle loro famiglie.2
1
Cf Eurac: “Do no harm”? Kimya 2 n’aura que des effets contre-productifs - Bruxelles, 16.06.’09
Cf Radio Okapi, 06.06.’09 ; Ocha - Briefing hebdomadaire à la presse, 03 juin 2009.
Presentiamo qui di seguito una breve sintesi incompleta dei principali attacchi perpetrati contro i villaggi dalle FDLR e
dalle FARDC:
- Il 24 e 25 maggio, più di cento case di diversi villaggi sono state incendiate a Mulonge e Ciriba, nei pressi di
Bunyakiri, nel territorio di Kalehe, nel corso di attacchi attribuiti a degli uomini identificati come membri delle FDLR.
Questi attacchi hanno occasionato la fuga della popolazione dai villaggi di Mubugu, Musenyi, Musunguti, Mulongwe,
Bitale ed altri. (Cf Radio Okapi, 27.05. '09).
2
2
Secondo Cluster Santé, a Bukavu, capoluogo della provincia del Sud-Kivu, durante il primo
trimestre 2009, sono stati segnalati 3.424 casi di violenze sessuali, di cui 1.335 sono stati trattati in
strutture sanitarie.3
Il 12 giugno, un collettivo di ONG europee ha denunciato la grave degradazione delle condizioni
di sicurezza delle popolazioni civili e i grandi spostamenti di popolazione, ben più elevati di quelli
che avevano fatto notizia sui giornali durante la crisi di Goma verso la fine del 2008. Le Ong
constatano che, col sostegno attivo del Ruanda e di altri partner internazionali, il governo
congolesesi è lanciato in un'operazione militare di disarmo forzato delle FDLR. Tuttavia, lungi
dall'avere potuto neutralizzare tale gruppo, le operazioni militari congiunte condotte dalla RDCongo
e dal Ruanda, e sostenute successivamente dalla Missione dell'Onu in Congo (MONUC), hanno
invece provocato un incremento della violenza contro le popolazioni civili.
Le Ong affermano che l'impatto delle recenti operazioni militari condotte dall'esercito congolese
(FARDC) sostenuto dalla MONUC, ha avuto delle conseguenze devastatrici sulle popolazioni
civili. Dal mese di marzo, si sono registrati almeno 12 grandi attacchi da parte delle FDLR,
causando un numero estremamente elevato di morti, di stupri, di case bruciate e di saccheggi. In due
mesi, almeno 1 128 case sono state bruciate dalle FDLR in tre villaggi del Sud Kivu.
Gli avvenimenti degli ultimi mesi hanno generato anche un ngente aumento delle violenze
sessuali: per esempio, nel Sud Kivu, il rapporto preliminare del Coordinamento Provinciale per la
lotta contro le violenze sessuali ha rilevato circa 463 stupri perpetrati nel solo primo trimestre del
2009, ciò che rappresenta più della metà del totale degli stupri commessi nel 2008. Tra l'1 aprile e il
7 maggio, nella regione di Shabunda, nel Sud Kivu, sono stati segnalati 65 casi di stupro. Tra l'1
aprile e il 14 maggio, nel solo centro sanitario di Minova sono state accolte103 vittime di stupri.
Secondo l'ONU, tra il 35% e il 50% delle vittime di stupri in RDC sono delle minorenni.
- Il 31 maggio, tre diverse entità del territorio di Mwenga sono state saccheggiate da un gruppo di persone identificate
come combattenti hutu ruandesi. A Mwenga centro, sono stati saccheggiati vari negozi e alcune case di privati. Altri
saccheggi si sono prodotti nella stessa notte a Kasika e a Kilungutwe (Cf Radio Okapi, 01.06. '09).
- Nella notte dal 7 al 8 giugno, una postazione delle FARDC è stata attaccata dai ribelli FDLR tra Katwiguru e
Kiseguru, nel raggruppamento Binza, a circa 90 chilometri a nord di Goma. Varie fonti locali parlano di 3 militari Fardc
uccisi e di altri 4 feriti. E' stato saccheggiato anche un villaggio ubicato nei dintorni del campo militare . Nello stesso
giorno, un minibus diretto verso Ishasha con a bordo un gruppo di venditori di pesce è stato oggetto di un'imboscata da
parte delle FDLR. Un passeggero è rimasto ferito e gli assalitori si sono impossessati dei beni dei passeggeri per un
valore di circa 50 000 dollari. (Cf Radio Okapi, 08.06. '09).
- Nella notte dal 9 al 10 giugno, il bilancio di un attacco di uomini armati in 3 quartieri della città di Kanyabayonga, a
150 chilometri a nord di Goma, in territorio di Lubero è di due donne violate, quattro persone ferite e un centinaio di
case incendiate. In quanto all'identità degli assalitori, essa dipende da una fonte all'altra. I responsabili militari accusano
i ribelli hutu rwandesi delle FDLR. Altre fonti contestano questa versione, sostenendo che un attacco da parte di questa
milizia è difficilmente spiegabile in un luogo situato ad appena 300 metri dal quartiere generale dell'esercito nazionale.
(Cf Radio Okapi, 10.06. '09)
- Nella notte dal 9 al 10 giugno, cinque villaggi del raggruppamento di Mubugu, a circa 80 chilometri a nord di Bukavu,
nel Sud Kivu, sono stati attaccati da uomini armati identificati dagli abitanti del posto come elementi delle FDLR. Le
popolazioni di questi villaggi sono state costrette a fuggire. Sorprendendo la popolazione in pieno sonno, gli assalitori
hanno saccheggiato sistematicamente i villaggi attaccati, portando via capre, galline e vari oggetti di valore. Alcune
case sono state incendiate e 4 donne sarebbero state violate. (Cf Radio Okapi, 11.06. '09).
- Sempre nella notte dal 9 al 10 giugno, la postazione militare di Mabingu, nel raggruppamento di Katana, a più di 45
chilometri a nord di Bukavu, è stata messa a fuoco da uomini armati identificati dalla popolazione locale come membri
delle FDLR. Alcune case sono state bruciate e altre sono state saccheggiate. (Cf Radio Okapi, 10.06. '09)
- Il 13 e 14 giugno, dei militari della 18 brigata integrata ultimamente e dispiegata 3 settimane prima nella località di
Kisharo, nel settore di Nyamilima, a circa 100 chilometri al nord-est di Goma, hanno seminato il panico tra la
popolazione sparando in aria, per richiedere alle autorità militari il pagamento del loro salario di 6 mesi impagati e la
razione alimentare che non arriva. Questi incidenti hanno causato la morte di 4 persone e un'altra è stata ferita. 3 donne
sono state violate e parecchi beni saccheggiati nelle case private e nei negozi. Il Comandante delle operazioni nel NordKivu, il Colonnello Bobo Kakudji, ha riconoscciuto i fatti e si è impegnato a punire sistematicamente gli autori di tali
atti. (Cf Radio Okapi, 15.06. '09).
3
Cf Le Potentiel – Kinshasa, 13.06.’09
3
Secondo le Ong, il disarmo delle milizie e la restaurazione dell'autorità dello stato all'est della
RDCongo sono indiscutibilmente essenziali per la pace del paese e della regione, ma la
preponderanza data attualmente alle soluzioni militari aumenta i rischi per i civili e, probabilmente,
non raggiungerà gli obiettivi prefissati. Infine, le Ong constatano con amarezza che, mentre hanno
sostenuto l'azione militare, i finanziatori internazionali si sono mostrati finora lenti a rispondere alla
degradazione umanitaria.4
Il programma di disarmo (DDR) dei gruppi armati procede molto lentamente. Due mesi dopo
l'apertura dei campi di raggruppamento a Kalehe e a Luberizi (Sud Kivu), si sono presentati solo
1.200 membri di gruppi armati sui 15 000 dichiarati dai responsabili di tali gruppi. Tra i 1 200
combattenti registrati, solo 45 adempivano le condizioni per l'integrazione accelerata nelle FARDC,
essendo la principale condizione quella di presentarsi con un'arma. Tutti gli altri che sono arrivati a
mani vuote, hanno dovuto scegliere tra l'entrata normale nella vita militare e il ritorno alla vita
civile. 345 di essi sono già stati smobilitati e sono già ritornati alla vita civile. Ci sono stati anche 79
disertori che hanno semplicemente abbandonato i campi di raggruppamento. La maggioranza, più
di 700 persone, è ancora in attesa della sua integrazione normale alla vita militare in seno alle
FARDC.5
In circa 8 mesi della campagna "Zero bambini soldato nei gruppi armati e nell'esercito",
condotta da diverse associazioni per la protezione dei minori nel Sud Kivu, quasi 2000 bambini
soldato sono stati ricuperati alla vita civile. Il professore Ntumba Lwaba, responsabile
dell'UEPNDDR, l'Unità di esecuzione del programma nazionale di disarmo, smobilitazione e
reinserimento in RDC, afferma: "Quando abbiamo cominciato il programma Amani nel 2008,
avevamo calcolato tra i 6 000 e gli 8 000 bambini soldato presenti nei vari gruppi armati".
l'UEPNDDR vuole concentrare i suoi sforzi su un meccanismo duraturo di reintegrazione dei
bambini soldato disarmati, per evitare che siano reclutati di nuovo dai gruppi armati, come sta
succedendo attualmente in occasione della ripresa della conflittualità e degli scontri armati.6
LE DICHIARAZIONI DELLA SOCIETÀ CIVILE
Il 29 maggio, l'Assemblea Episcopale provinciale di Bukavu ha pubblicato un messaggio sul
contesto sociale e politico in cui si dibatte l'Est della RDCongo. I vescovi attirano l'attenzione di
tutta la Comunità nazionale e internazionale sulla necessità e l'urgenza di prendere in seria
considerazione la crisi che persiste nel paese e che si caratterizza, fra l'altro, per la persistente e
inquietante presenza dei gruppi armati, tra cui le FDLR (Forze Democratiche per la Liberazione del
Ruanda) e le diverse milizie congolesi non ancora integrate nell'esercito nazionale. La crisi potrebbe
complicarsi per l'operazione militare Kimya II intrapresa nel Sud Kivu controi ribelli rwandesi delle
FDLR. Del resto, non si dispone di alcun elemento che possa garantire che questa nuova operazione
militare risulti migliore dell'operazione Umoja wetu condotta nel Nord Kivu da gennaio a febbraio
2009.
Analizzando la situazione, si constata che le operazioni militari congiunte contro le FDLR (gruppo
armato rwandese) e la LRA (Lord Resistance Army, gruppo armato ugandese) presenti sul territorio
congolese, hanno delle enormi conseguenze nefaste sulla popolazione civile e suscitano seri dubbi
4
Cf Dichiarazione «La réponse de l’UE aux besoins urgents de protection et d’assistance au Congo: nouveaux enjeux
quant à la situation en RDC» pubblicata da: Care – Cordaid – Diakonia – Eurac – International Assistance – Norwegian
Refugiee Council – Oxfam International – Pax Christi International – Première Urgence – Save The Children Trocaire – Welt Hunger Hilfe, 12.06.’09
5
Cf Radio Okapi, 09.06.’09
6
Cf Radio Okapi, 17.06.’09
4
su degli eventuali moventi oscuri che giustificherebbero queste operazioni rischiose, i cui i risultati
sono tuttavia aleatori, come lo si è già constatato per il Nord Kivu.
Ad alcuni giorni dall'inizio dell'operazione militare "Kimya II" condotta dalle FARDC in
collaborazione con la Monuc contro le FDLR nel Sud Kivu, i vescovi prendono in considerazione
alcune conseguenze collaterali prevedibili:
Si assiste al dispiegamento massiccio di truppe composte essenzialmente da elementi provenienti
dal CNDP e dal PARECO. Una tale composizione di truppe è, perlomeno, ambigua. Difatti, la
presenza di truppe del CNDP e del PARECO sembra sproporzionata ed esagerata rispetto alle altre
truppe delle FARDC e degli altri gruppi armati congolesi. Questo squilibrio può prolungare
ulteriormente quei conflitti interni nelle file dell'esercito nazionale e può degenerare in una crisi
ancora più vasta;
Queste truppe sembrano sottratte peraltro all'autorità della 10 Regione Militare del Sud - Kivu;
L'attacco alle FDLR appare insufficientemente pianificato e si effettuerebbe senza distinzione
alcuna tra militari e civili rifugiati ruandesi.
Sul piano della sicurezza, nel loro precedente messaggio del 23 maggio 2008, i vescovi avevano già
raccomandato alle autorità militari e politiche di scartare l'opzione militare, per evitare il pericolo di
un acuirsi delle ostilità di cui la popolazione pagherebbe, ancora una volta in più, le spese. In
quell'occasione, i vescovi avevano scritto: "Per quanto riguarda la questione dei rifugiati ruandesi
presenti in RDCongo, non sarebbe meno costoso, sul piano umanitario, prendere in considerazione
delle soluzioni non militari e a livello diplomatico, piuttosto che rischiare di incorrere in nuovo
conflitto armato?".
Finalmente, i vescovi esortano:
+ La Presidenza della Repubblica
- ad essere realmente garante della sovranità nazionale e dell'integrità del territorio;
- a vegliare per la formazione di un esercito realmente repubblicano, professionale e disciplinato e a
prendere le misure necessarie per la sua sana gestione;
+ Gli agenti dell'ordine e la gerarchia militare
- a dedicarsi coraggiosamente al mantenimento della sicurezza interna del paese e alla difesa della
sua sovranità a livello internazionale.
Secondo numerosi osservatori, lungi dal neutralizzare le FDLR, le operazioni militari intraprese
nel Nord Kivu in gennaio scorso dalla RDCongo e il Ruanda e appoggiate in seguito dalla
MONUC, hanno provocato una recrudescenza delle violenze contro i civili da parte delle FDLR e
delle FARDC. Tuttavia, tali conseguenze negative non solo non hanno impedito alla comunità
internazionale di promettere l'appoggio attivo dei caschi blu dell'ONU all'azione militare, ma non
sono nemmeno state prese sufficientemente in conto finora nella pianificazione delle operazioni. Si
prevede che l'azione militare proposta non abbia praticamente alcuna possibilità di riuscire a
disarmare le FDLR, si constata con amarezza che le vie non militari non sono state completamente
esaurite prima di iniziare l'operazione militare e, soprattutto, si teme che il prezzo che le
popolazioni civili dovranno pagare, e che stanno già pagando, sia assolutamente inaccettabile.
Si ammette generalmente che l'operazione militare effettuata nel Nord Kivu non ha fatto altro che
disperdere semplicemente le FDLR in località più interne del paese, verso l'ovest della provincia.
Allontanate solo provvisoriamente dalle loro posizioni, le FDLR hanno avuto una reazione violenta
appena la pressione militare è diminuita e hanno ricuperato varie loro posizioni anteriori,
vendicandosi sulla popolazione civile, spesso accusandola di collaborazionismo. Ci si aspetta la
stessa situazione nel Sud Kivu con l'operazione Kimya 2. Gli esperti militari mettono in rilievo il
vantaggio delle FDLR in qualsiasi scontro con un esercito regolare, grazie alla loro tattica di
guerriglia e alla loro conoscenza del territorio. Questi vantaggi delle FDLR si trovano
considerevolmente rinforzati dalla mancanza di formazione, disciplina, motivazione, risorse,
comando e controllo delle FARDC, problemi questi che non troveranno una soluzione credibile
nella frettolosa integrazione degli ex miliziani del CNDP, del PARECO e di altri gruppi armati.
5
Disarmare i gruppi armati e ripristinare l'autorità dello Stato sono una condizione essenziale per la
pace nel paese e in tutta la regione, ma l'accento posto attualmente sulla soluzione militare aumenta
i rischi per i civili e ha poche probabilità di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Prima di imbarcarsi in una strategia ad alto rischio incentrata sull'azione militare, i governi regionali
e i loro alleati internazionali dovrebbero fare un reale investimento nelle strategie non militari. Si
tratta particolarmente di massimizzare il disarmo volontario, soprattutto da parte dei giovani
miliziani che costituiscono la maggioranza dei combattenti FDLR. Nel territorio di Shabunda, per
esempio, dove si trova un'importante concentrazione di FDLR, non c'è stata nessuna azione di
sensibilizzazione da parte dell'l'unità DDRRR della MONUC, in vista del disarmo e di un eventuale
ritorno volontario in Ruanda o di una possibile rilocalizzazione in RDCongo, lontano dalla
frontiera. Il RSSG dovrebbe estendere il programma DDRRR a tutte le zone di concentrazione
FDLR ed accordarvi la priorità nella pianificazione e nella realizzazione delle operazioni.
Tra altri mezzi per promuovere il disarmo, si può citare un'applicazione effettiva dell'embargo sulle
armi e del regime di sanzioni previste nei confronti dei gruppi armati. La MONUC ha il compito di
applicare l'embargo sulle armi, ma manca di risorse per farlo. Senza uno sforzo reale, accompagnato
dagli investimenti necessari, sia livello regionale che internazionale per chiudere le frontiere al
commercio illegale e al reclutamento di nuove leve, l'economia di guerra instaurata attualmente
nell'est della RDCongo continuerà il suo cammino. In questo quadro e in collaborazione con la
Comunità Internazionale, i governi congolese e ruandese dovrebbero prendere tutte le misure
necessarie per un maggior controllo dei flussi commerciali illegali di armi e risorse naturali,
attraverso le loro frontiere comuni.7
Il 4 giugno, l'associazione africana di Difesa dei Diritti dell'uomo (ASHADO) ha denunciato, in
un suo comunicato, gli accordi presi tra il governo congolese e i gruppi armati del Kivu. ASHADO
stima che l'integrazione di questi gruppi armati nelle istituzioni pubbliche trasformerebbe il ricorso
alla violenza e alla guerra in un mezzo legale di accesso al potere e costituirebbe un grande ostacolo
alle pratiche giudiziarie contro gli autori di crimini gravi. L'asadho si è detto particolarmente
preoccupata per il radicamento della violenza politica e della rivendicazione dell'amnistia come
scorciatoie privilegiate che permettono di aggirare le vie democratiche di accesso al potere.
ASHADO chiede al presidente della Repubblica di non integrare nel governo delle persone su cui
pesino dei sospetti di commissione o di partecipazione alla commissione di violazioni gravi dei
diritti dell'uomo. Inoltre, ASHADO raccomanda al governo l'approvazione di un programma di
risanamento delle FARDC e della polizia, per allontanarne i militari sospettati di avere commesso o
partecipato o alla commissione di violazioni gravi dei diritti dell'uomo e di metterli a disposizione
della giustizia.8
7
Da fonte particolare
Cf Jules Tambwe Itagali - Kinshasa, 6/06/2009 (b.-adiac/mcn, via mediacongo.net).
Nel quadro delle negoziazioni tra Governo e Cndp e tra Governo e gruppi armati del Kivu, il Congresso Nazionale per
la Difesa del Popolo (Cndp), movimento politico-militare tramutatosi in partito politico e i vari gruppi armati esigono,
oltre alla loro integrazione nelle istituzioni politiche e militari del paese, addirittura quattordici posti ministeriali.
Il CNDP esige il comando della Forza terrestre dell'esercito, il comando delle regioni militari del Nord-Kivu e del Kasaï
Orientale, i ministeri dell'interno, dei Trasporti e Comunicazione, i vice-ministeri delle Miniere e degli Affari Sociali. I
Patrioti Resistenti Congolesi (Pareco), divisi in varie correnti, chiedono ciò che segue:
Il Pareco, ala Mugabo, chiede il comando della regione militare della Provincia Orientale, il vice comando della regione
militare del Nord Kivu, del dipartimento della logistica, l’ispezione provinciale della polizia del Bas-Congo e del
Katanga, il ministero degli Affari Catastali , i vice ministeri dell’Agricoltura, dell’urbanismo e dell’habitat.
Il Pareco, ala Janvier, chiede l'ispezione provinciale della polizia del Sud-Kivu e del Kasaï Occidentale, il ministero
dell'Agricoltura, i vice-ministeri dell'Educazione Nazionale e dei Lavori Pubblici. Il Pareco, ala la Fontaine, chiede il
comando della regione militare della città di Kinshasa, l'ispezione provinciale della polizia del Bandundu, un posto di
vice ispettore nel Katanga, il ministero del Turismo, il vice-ministero della Difesa.
All'analisi di tutte queste rivendicazioni, si può ben concludere che il vero motivo del ricorso alle armi da parte del
CNDP e consorti è stato la conquista del potere.
Per trovare tutti questi posti da assegnare ai belligeranti, occorrerà un rimaneggiamento ministeriale in seno al Governo.
8
6
Il 26 maggio, i leader delle comunità del Nord Kivu chiedono al governo di pagare correttamente
e regolarmente i membri delle forze dell'ordine, affinché cessino di commettere soprusi contro la
popolazione civile e possano coabitare pacificamente con essa. È impossibile, infatti, che i militari e
gli agenti di polizia proteggano i civili e i loro beni se lo Stato non si occupa di loro. Sentendosi
abbandonati dal governo centrale, ripiegano sui beni dei civili per poter sopravvivere.9
In una dichiarazione pubblicata recentemente, la Rete delle associazioni dei diritti dell'uomo del
Sud Kivu, Radhoski, denuncia la precipitata liberazione di certi membri dei gruppi armati i cui
nomi figurano nelle liste presentate dai capi di stato maggiore di questi gruppi, perché, secondo la
Rete, su tali liste ci sono delle persone già giudicate e condannate per stupri e massacri. Secondo
Radoski, bisogna fermare la liberazione dei criminali di diritto comune decisa sotto copertura della
legge di amnistia per fatti di guerra e fatti insurrezionali".10
VERSO UNA COOPERAZIONE REGIONALE?
Il 7 giugno, EurAc, la rete delle ONG europee che lavorano in Africa Centrale, afferma in un
comunicato che il riavvicinamento tra il Congo e i Paesi limitrofi dell'est crea una nuova
opportunità per una Africa centrale più stabile, in seno alla quale i litigi tra paesi potranno essere
risolti in modo non violento mediante meccanismi regionali. Tuttavia, non ci sarà nessun frutto di
pace per la popolazione congolese se questi meccanismi saranno utilizzati dagli Stati forti della
regione per consolidare il loro ascendente sulle risorse naturali degli Stati deboli.11
Il 16 giugno, in un secondo comunicato, EurAc afferma che il Congo ha la possibilità di
posizionarsi come partner a pieno titolo in una nuova costellazione regionale. In questo senso,
Eurac auspica un ruolo maggiore per la CIRGL e la CPGL, ma bisognerà evitare che queste
strutture, malgrado la loro legittimità, diventino dei mezzi con cui gli Stati forti della regione
dominano sugli Stati più deboli, per esempio appropriandosi delle loro risorse naturali.12
Il 2 giugno, a Goma, (Nord-Kivu) si è tenuto un incontro tra tecnici della RDCongo e dell'Uganda,
per discutere delle possibilità di esecuzione di un progetto di fornitura di energia elettrica,
dall'Uganda verso le città dell'est del RDCongo, fra cui Beni-Butembo, Lubero, Rusthuru e Bunia.13
Il 10 e 11 giugno, a Gisenyi (Rwanda), si è tenuta una riunione di due giorni tra i responsabili delle
migrazioni della RDCongo, Rwanda e Burundi, per armonizzare le loro posizioni circa la libera
circolazione delle persone e dei beni in seno alla Comunità economica dei paesi dei Grandi
Laghi (CEPGL). Un'autorizzazione speciale di circolazione CEPGL e una carta speciale CEPGL
sono i documenti che saranno richiesti per una libera circolazione nei paesi membri della CEPGL.
L'autorizzazione speciale di circolazione CEPGL avrà una validità di un anno per tutti i cittadini dei
paesi membri e di tre mesi per gli espatriati che risiedono in uno dei paesi membri, con un
soggiorno non superiore ad un mese in un altro paese. Il suo costo, uniforme nei tre paesi, è stato
La coalizione dell'AMP, dovrà cedere agli entranti alcuni dei suoi posti ministeriali. Il Partito del Popolo per la
Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) figura tra i partiti politici dell'Alleanza della Maggioranza Presidenziale (AMP)
che dovrà cedere alcuni posti ministeriali ai ribelli del CNDP. Il RCD/KML di Mbusa Nyamuisi e l'Alleanza per il
Rinnovamento del Congo (Arco) dovranno cedere ciascuno un posto ministeriale. L'Udemo, la cui alleanza con l'AMP
si sta rompendo, probabilmente non sarà più presente nella futura squadra governativa.
9
Cf Radio Okapi, 27.05.’09
10
Cf Radio Okapi, 27.05.’09
11
Cf Eurac – «RDC: Rendons le processus des élections locales irréversible» - Bruxelles, 07.06.’09
12
Cf Eurac - “Do no harm”? Kimya 2 n’aura que des effets contre-productifs - Bruxelles, 16.06.’09
13
Cf Radio Okapi, 03.06.’09
7
fissato all'equivalente di 10 dollari americani. Per l'uso della carta nazionale di identità, come
documento di migrazione per le popolazioni delle zone di frontiera, la delimitazione di tali zone è
stata limitata alle entità territoriali, urbane, rurali di frontaliere giustapposte. La durata di soggiorno
non dovrebbe superare tre giorni. In più, gli utenti dei documenti CEPGL saranno esentati dai visti
verso i paesi ospiti.14
L'11 giugno, il presidente del consiglio di amministrazione della società nazionale elettrica della
RDCongo, Eugène Serufuli Ngayabaseka, ha dichiarato che il Rwanda e la RDCongo investiranno
300 milioni di dollari americani per lo sfruttamento comune del gas metano del lago Kivu.
L'obiettivo è di produrre 200 megawatt di corrente elettrica che servirà ai 2 paesi, 100 per il Congo
e 100 per il Rwanda. Secondo Serufuli, il giacimento possiede una capacità di produrre 700
megawatt per un periodo di almeno 50 anni. Ma, in un primo tempo, i due governi hanno deciso di
sfruttarne in comune solo una parte, sufficiente per produrre 200 megawatt.15
L'ambasciatrice Liberata Mulamula, Segretaria esecutiva della Conferenza Internazionale sulla
Regione dei Grandi Laghi, CIRGL, in occasione di una visita a Kinshasa, ha affermato che il
progetto più importante della CIRGL stessa è quello relativo allo sfruttamento illegale delle risorse
nazionali. Un gruppo di periti arrivati dalla Svizzera, dalla RDCongo e dal Rwanda ha elaborato un
rapporto sui prodotti che sono alla base dei conflitti della regione. Tale rapporto è stato studiato a
livello della CIRGL e si è deciso di istituire un meccanismo di autenticazione dei minerali, tipo
quello di Kimberley per i diamanti. Tutti i minerali provenienti dall'est della RDCongo dovranno
essere certificati, per identificare la loro origine prima della vendita. Il legname congolese subirà la
stessa sorte. Il G8 e l'OCSE appoggiano questa iniziativa e hanno promesso di sostenere questo
progetto della CIRGL per scoraggiare lo sfruttamento illegale dei "minerali di sangue".16
PER UNA LETTURA DELLA REALTÀ DEL KIVU
Rileggendo la storia della RDCongo, un fatto salta subito agli occhi: i diversi accordi firmati, sin dal
tempo dell'entrata dell'Alleanza delle Forze Democratiche di Liberazione (AFDL) in Congo nel
1996 fino ad oggi, sono serviti solamente a permettere al Rwanda e all'Uganda di aumentare il loro
dominio e controllo sulla RDCongo. L'ultima prova ci sarà fornita dalla prossima entrata del CNDP
nel governo, come successo precedentemente con l'AFDL e il Raggruppamento Congolese per la
Democrazia (RCD).
Indebolire le istituzioni politiche, l'esercito e la polizia, confidare i ministeri più importanti e le
principali imprese pubbliche ai membri di questi movimenti (cavalli di Troia) serve solo alla causa
ruandese a spese dei congolesi stessi. Massacrare i Congolesi nella Provincia Orientale e nel Grande
Kivu, incendiare le case, costringere le popolazioni a fuggire, addossandone la responsabilità ai
membri della LRA e delle FDLR, tutto ciò serve alla causa ugandese e ruandese. Non è escluso che
si accusino "le FDLR" dei crimini commessi (massacri, incendi di case, violenze sessuali sulle
donne, saccheggi, ...) dai militari ruandesi rimasti in Congo dopo l'operazione Umoja wetu di triste
memoria. Quelli presentati ufficialmente come ribelli LRA e FDLR potrebbero essere, in realtà, i
militari degli eserciti ugandesi e ruandesi che continuano ad uccidere, saccheggiare, violentare e
rubare con la complicità dei vassalli di Kigali e di Kampala presenti nel governo e nel parlamento
congolese a Kinshasa.17
14
Cf Radio Okapi, 11.06.’09
Cf Radio Okapi, 12.06.’09
16
Cf Freddy Monsa Iyaka Duku – Le Potentiel – Kinshasa, 15.06.’09
17
Cf JP Mbelu – congoforum, 30.05.09
15
8
L'infiltrazione di elementi dell'esercito ruandese nell'esercito congolese, nei servizi di sicurezza e in
tutte le altre istituzioni della terza Repubblica attraverso il RCD e il CNDP fa parte di una strategia
metodica e a lungo termine per il controllo del Rwanda sull'est del Congo.
Quando in un Memorandum inviato ai rappresentanti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu arrivati in
Congo il 18 maggio, i deputati del Sud Kivu chiedono "una maggiore implicazione della Monuc
(…) nell'identificazione di elementi ruandesi integrati nel CNDP, affinché rientrino al loro paese",
si comportano come se non sapessero che questa integrazione ufficiale di militari ruandesi
nell'esercito congolese attraverso il CNDP fa parte di un'ennesima onda di infiltrazione delle
istituzioni congolesi da parte del Rwanda. Partendo dall'AFDL, passando per il RCD e il PPRD fino
al CNDP, la lenta colonizzazione della RDCongo si è fatta con la complicità di deputati e altri
governanti congolesi comprati a colpi di dollari.
Il colmo è che, quando i deputati del Sud Kivu denunciano l'entrata di militari rwandesi nel CNDP e
poi nell'esercito congolese, mediante le varie operazioni di integrazione (mixage e brassage) del
CNDP nelle FARDC e nel corpo di polizia, i membri del Consiglio di Sicurezza dichiarano che si
tratta della normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra il Congo e il Ruanda. Si tratta, in realtà,
di un dialogo tra sordi.
Dunque, invece di fare appello alla comunità internazionale, i deputati congolesi dovrebbero
definire un piano di decolonizzazione del Congo in sinergia con le forze della resistenza congolese.
Se i deputati congolesi amano ancora il loro paese, dovrebbero sostenere e appoggiare le forze della
resistenza interna al piano dell'occupazione rwandese, giocando a carte scoperte in Parlamento,
ponendo delle domande essenziali: "Chi ha facilitato l'integrazione (mediante il mixage e il
brassage) di militari rwandesi nelle Fardc? È solo o lo ha fatto con altri? Come procedere per
neutralizzarli e sventare il loro piano? Perché in Parlamento la mozione sulla doppia nazionalità è
stata dimenticata? Nelle istituzioni attuali, chi coalizza con le forze di occupazione? Come fare (noi
stessi) per impedire loro di agire?"18.
Secondo alcuni osservatori della realtà della Regione dei Grandi Laghi, la divisione
(balcanizzazione) della RDCongo sta diventando una realtà: i Nilotici rwandesi e ugandesi vogliono
ottenere un territorio, o un impero HIMA, all'est della R.D.Congo. Per realizzare questo sporco
progetto nel Kivu, cercherebbero di annientare la forza demografica e economica dei congolesi.
I vescovi cattolici congolesi hanno già qualificato questa situazione di "genocidio larvato" i cui
segni sono, fra altri, i massacri delle popolazioni, le uccisioni dei capi tradizionali e delle
personalità influenti, gli incendi delle case, le rapine, gli stupri delle donne, i saccheggi dei negozi,
dei mercati e dei centri sanitari e altri abusi contro i diritti umani.
Questi atti di genocidio sono spesso commessi sotto la falsa etichetta delle FDLR, LRA, Mai-Mai,
Fardc non pagate e sono generalmente attribuiti, anche nell'opinione internazionale, all'etnia che ha
già commesso un genocidio, particolarmente agli Ex-FAR e Interahamwe, Hutu ruandesi confluiti
nelle FDLR presenti nell'est della R.D.Congo.
Sulla scia di uno spostamento costretto e generalizzato delle popolazioni locali, provocato dagli
attuali attacchi ai villaggi, i cosiddetti "rifugiati Tutsi congolesi" arriverebbero dal Ruanda,
dall'Uganda, dal Burundi e dalla Tanzania per installarsi nelle città e villaggi abbandonati dai
congolesi!
I veri mandanti e responsabili dell'insicurezza al Kivu si nasconderebbero dietro le false etichette di
Fardc impagati o incontrollati, assalitori non identificati, FDLR, LRA, Mai-Mai, ecc. In realtà, gli
assalitori sono spesso degli ex-ribelli del CNDP di Nkunda integrati nelle Fardc impegnate
nell'operazione militare Kimya 2 nel Kivu sotto il comando di militari ruandesi.19
18
Cf J.-P. Mbelu – congolité, 21.05.’09
Cf O.Bahati - Beni - Beni-Lubero Ondine, 12.06.’09:
http://www.benilubero.com/index.php?option=com_content&task=view&id=1500&Itemid=2
Kakule Mathe - Butembo - Beni-Lubero Online, 15.06.’09:
http://www.benilubero.com/index.php?option=com_content&task=view&id=1504&Itemid=2
19
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