Congo Attualitàn° 87 - Rete Pace per il Congo

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Congo Attualitàn° 87 - Rete Pace per il Congo
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Congo Attualità n° 87
20 gennaio 2009
RDC
SOMMARIO
EDITORIALE
NORD KIVU
News
Le negoziazioni di Nairobi II
Crisi nel Cndp
Le negoziazioni di Nairobi III
La Comunità Internazionale
La Società Civile
SUD KIVU
PROVINCIA ORIENTALE
EDITORIALE
Le notizie provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo (RDCongo) si susseguono ad un
ritmo vertiginoso e proprio mentre stiamo per terminare questo numero del nostro bollettino è
arrivata una nuova notizia che ha apparentemente cambiato lo scenario attuale. Già il 5 gennaio, il
capo dello stato maggiore delle forze del movimento ribelle, il Congresso Nazionale per la Difesa
del Popolo (Cndp), Jean Bosco Ntaganda, aveva annunciato la destituzione di Laurent Nkunda dalla
presidenza del movimento. Nella serata del 16 gennaio l’ala dissidente del Cndp, rappresentata da
Jean Bosco Ntaganda, ha poi annunciato una cessazione delle ostilità nei confronti delle Forze
Armate della RDCongo (Fardc). L’annuncio è stato fatto alla presenza di James Kabarebe, capo
dello stato maggiore dell’esercito rwandese, il che fa pensare ad una implicazione diretta del regime
rwandese in tale decisione. Era presente anche il direttore del corpo di polizia congolese, John
Numbi, uno dei principali protagonisti degli accordi che diedero origine al “mixage” (in
contrapposizione al “brassage”) come modalità di integrazione delle truppe ribelli nelle Fardc. L’ala
Ntaganda ha annunciato di mettere le sue truppe a disposizione delle Fardc, in vista di una loro
partecipazione all’operazione militare congiunta RDCongo-Rwanda contro le Forze Democratiche
per la Liberazione del Rwanda (Fdlr), i rifugiati hutu rwandesi ancora presenti nel Kivu già dal
1994. Questo annuncio coincide, inoltre, con la sospensione dei negoziati diretti in corso a Nairobi
tra una delegazione del governo congolese e una delegazione del Cndp stesso. Si era arrivati alla
sospensione dei dibattiti per la mancanza di un accordo sulle modalità di un cessate il fuoco e subito
arriva, improvviso e al margine dei negoziati stessi, l’annuncio di una cessazione delle ostilità. Ci
sono molte cose che ancora non si capiscono e aprono la strada a tanti interrogativi e perplessità.
Come interpretare il silenzio, almeno fino alla data del 18.01.’09, dell’ala di Laurent Nkunda, finora
abbastanza loquace? Ci si può chiedere se non sia stato abbandonato da Paul Kagame e dagli Usa. A
ciò potrebbe aver contribuito la pubblicazione, il 12 dicembre ’08, del rapporto del gruppo degli
esperti dell’Onu sul conflitto nell’est della RDCongo, in cui è ben documentato l’appoggio fornito
dal Rwanda al Cndp di Nkunda e la conseguente pressione esercitata sul regime rwandese da Svezia
e Olanda, mediante la loro interruzione degli aiuti bilaterali al governo rwandese (esclusi gli aiuti
umanitari).
Suscita molte perplessità la posizione di primo piano che sta assumendo attualmente Ntaganda,
oggetto di un mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale per crimini
di guerra e crimini conto l’umanità.
1
Se apparentemente si chiude un fronte di guerra (Cndp-Fardc), se ne aprirebbe un altro molto più
pericoloso, quello Fardc-Rwanda-Cndp contro le Fdlr. Si chiuderebbe una guerra per aprirne
un’altra, condotta direttamente contro “i figli” di una parte dei protagonisti degli avvenimenti
rwandesi del 1994 e, indirettamente, contro la popolazione congolese locale, in vista di uno
spopolamento progressivo del Kivu e di una successiva implantazione di nuove popolazioni nella
regione. Tutto questo è inaccettabile, tanto più che sancirebbe ancora una volta l’occupazione del
Kivu da parte del regime rwandese, in continuità con le due guerre precedenti (1996-1997 e 19982003). Infatti, è di oggi stesso, 20 gennaio, la notizia dell’entrata “ufficiale” di nuove truppe
rwandesi nel Kivu. Che promessa avrà avuto il regime rwandese dalla Comunità Internazionale, per
“sospendere” il suo appoggio a Nkunda e “far cessare” le ostilità nel Nord Kivu?
Un piano commerciale che si sta profilando, proposto particolarmente dagli USA e Francia,
orienterebbe il flusso commerciale del Kivu verso l’Africa dell’Est (oceano Indiano, porto di
Mombasa), con il rischio di indebolire i rapporti del Kivu con Kinshasa (Oceano Atlantico, porto di
Matadi). Porterebbe in sé il rischio di una balkanizzazione della RDCongo, in favore di una lenta
ma inarrestabile annessione del Kivu nell’area rwandese.
NORD KIVU
News
Il 18 dicembre, l'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati (HCR) ha denunciato le
"vessazioni" esercitate dai ribelli di Laurent Nkunda su delle persone sfollate affinché rientrino nel
loro villaggio. Secondo un responsabile della Monuc, questa situazione è legata "alla volontà di
Nkunda di fare credere che tutto va bene nelle zone sotto suo controllo". Secondo il HCR, dei ribelli
del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (Cndp) di Laurent Nkunda avrebbero reclutato
dei giovani per organizzare delle pattuglie ed impedire che delle persone si rechino nel sito situato
presso la base della Monuc a Rutchuru (a 75 km. a nord di Goma, capoluogo della provincia del
Nord Kivu).1
Il 22 dicembre, nel corso di una riunione a Rutshuru, i responsabili del Cndp hanno annunciato ai
delegati delle agenzie umanitarie che oramai tutte le organizzazioni internazionali e umanitarie che
vogliano esercitare nel settore controllato dal CNDP, nel Nord Kivu, saranno sottomesse al
pagamento delle imposte e tasse, secondo la legge vigente. Si tratta particolarmente della tassa sul
reddito professionale e del contributo sul reddito locativo. Mwiti Nganisha giustifica la decisione in
questi termini: "Il CNDP esercita il potere nel territorio che controlla. Abbiamo una nostra
amministrazione". Secondo gli osservatori, riscuotendo imposte e tasse, Nkunda si considera già
alla testa di uno "Stato sovrano" e stima che Rutshuru costituisca già l'embrione di una "repubblica"
che sogna da sempre. È sicuro che intende conquistare Goma, allargare l'area di influenza della sua
"repubblica" per continuare indisturbato il suo criminale traffico dei minerali. Il rischio è quello di
entrare durevolmente in una situazione di né pace né guerra.2
Il 7 gennaio, secondo fonti locali, sul cadere della notte, verso le 18h40, vari camion con
immatricolazione ruandese sono arrivati al centro della città di Rutshuru con a bordo parecchie
truppe ruandesi. A partire dalle ore 20, queste truppe ruandesi che portano delle uniformi militari
dell'esercito congolese, pattugliano già nelle vie di Rutshuru. È la seconda volta che, durante i
negoziati di Nairobi, le truppe ruandesi entrano nel Territorio di Rutshuru, per sostenere
militarmente il CNDP e far fronte ad ogni eventualità. Se l'appoggio del Ruanda al CNDP di
1
2
Cf AFP - Kinshasa, 18.12.’08
Cf Radio Okapi, 25.12.’08; Le Potentiel – Kinshasa, 27.12.’08
2
Nkunda non è più un segreto per nessuno, il silenzio della Monuc distaccata alla frontiera RuandaRutshuru ed Uganda-Rutshuru resta sconcertante.3
Il 12 gennaio, il governo congolese ha deciso di procedere al disarmo forzato delle FDLR e di
altri gruppi armati da parte delle FARDC. Vi parteciperanno anche degli ufficiali dei servizi di
investigazione militare ruandesi nel quadro di una missione di osservazione. La RDCongo e il
Ruanda hanno firmato, il 5 dicembre 2008 a Kigali, un piano militare congiunto per il disarmo delle
milizie hutu ruandesi delle FDLR, basate nell'est del paese dal 1994. Una visita effettuata la
settimana anteriore a Kinshasa dal capo dello Stato Maggiore dell'esercito ruandese, James
Kabarebe, si inserirebbe nel contesto dei preparativi di questo piano militare congiunto.
Per quanto concerne l’attacco contro le Fdlr, alcune donne della Società Civile propongono al
governo congolese una soluzione pacifica negoziata, perché dei nuovi scontri militari
provocherebbero altri morti tra la popolazione civile congolese. Edo Nziavake, portavoce della Ong
Sauti ya Mama Mukongomani, afferma: "Pensiamo che sarà la popolazione congolese che morirà,
perché questi profughi vivono negli stessi villaggi dei congolesi. Auspichiamo che si faccia una
pressione affinché ci sia una conferenza tra i ruandesi, in modo che questi profughi ruandesi
possano ritornare pacificamente in Ruanda".4
Il 14 gennaio, i ribelli hutu ruandesi delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda
(FDLR), basati nell'est della RDCongo, hanno denunciato la decisione di Kinshasa di procedere al
loro disarmo forzato, stimando che "il tempo dell'uso della forza è finito" e proponendo un
immediato "dialogo inter-ruandese". Le FDLR "condannano ogni ricorso alla forza militare per
risolvere dei problemi politici: per la risoluzione del problema politico ruandese, il dialogo interruandese non deve continuare ad essere un tabù", ha indicato in un comunicato il segretario
esecutivo delle FDLR, Callixte Mbarushimana.5
Le negoziazioni di Nairobi II
Il 18 dicembre, dopo un'interruzione di sei giorni, le negoziazioni dirette tra le delegazioni del
governo congolese e della ribellione di Laurent Nkunda sono riprese a Nairobi (Kenia) sotto l'egida
delle Nazioni Unite. La seduta è stata presieduta da Benjamin Mpaka, ex presidente tanzaniano ed
emissario dell'Unione Africana per la crisi del Nord-Kivu.
La ribellione dell'ex-generale Laurent Nkunda ha dapprima auspicato di includere in questi
negoziati delle rivendicazioni nazionali che superano la problematica della crisi nell'est della
RDCongo, una richiesta respinta fermamente dalla mediazione. La delegazione del CNDP ha poi
lasciato cadere questa sua prima esigenza di includere nei negoziati di Nairobi la crisi globale del
paese e ha accettato di restare nei limiti del mandato che è stato conferito alla mediazione, quello di
risolvere la crisi bellica e umanitaria nel Kivu.
Tuttavia, per la continuazione del dibattito e prima della firma di un nuovo accordo col governo, i
delegati del Congresso nazionale per la difesa del popolo esigono la presenza di Vital Kamerhe e di
Léon Kengo wa Dondo, rispettivamente presidenti dell'Assemblea Nazionale dei Deputati e del
Senato e di quattro delegati parlamentari, due della maggioranza presidenziale (AMP) e altri due
dell'opposizione politica per ciascuna delle due Camere. Un modo, stima il CNDP, di legittimare il
prossimo accordo che verrà firmato col governo. Secondo questo movimento, l'accordo implicherà
il voto di certe leggi ed è necessario dunque che il Parlamento si impregni, sin dall'inizio, dello
spirito e della lettera del futuro accordo. Questa visione non è condivisa dalla delegazione di
Kinshasa, secondo cui il governo è il solo ad impegnare il paese di fronte a coloro che hanno preso
le armi. Le due parti sono restate accampate sulle loro posizioni e la mediazione, visibilmente
3
Cf Beni-Lubero Online – congoforum, 08.01.09
Cf AFP - Kinshasa, 13.01.’09; Radio Okapi, 13.01.’09
5
Cf AFP - Nairobi, 14.01.’09
4
3
irritata per l'insistenza del CNDP sulla sua richiesta, ha sospeso così le discussioni e le ha rinviate
all'indomani.6
Il 19 dicembre, l'ex presidente nigeriano, Olusegun Obasanjo, ha ripreso la direzione della
mediazione. Nel corso della giornata, le due parti hanno dovuto adottare il regolamento di ordine
interiore e le modalità pratiche delle discussioni di fondo. Una divergenza persiste ancora sulla
partecipazione o no alle discussioni dei presidenti delle due camere del Parlamento congolese e dei
rappresentanti della maggioranza presidenziale e dell'opposizione. Un'esigenza del CNDP che ne fa
una condizione previa al dibattito sul cessate il fuoco. Posizione che la delegazione governativa
continua a rigettare, pur rimettendosi alla decisione della mediazione.7
Il 20 dicembre, solo la delegazione governativa ha firmato l'atto di prolungamento della cessazione
delle ostilità presentato dalla mediazione. Lo scopo di questo atto è di permettere la distribuzione
dell'aiuto umanitario e di continuare i negoziati in un clima sopito. Il CNDP di Laurent Nkunda non
ha firmato il documento e ha giustificato il suo rifiuto allegando che le sue posizioni sarebbero state
attaccate dalle FARDC che avrebbero occupato delle posizioni da cui il Cndp si era ritirato
anteriormente. Affermazioni che si sono rivelate senza fondamento, ha indicato la mediazione, dopo
verifica presso almeno tre fonti, fra cui la Monuc.
Per concludere il dibattito sulla forma, non resta che l'adozione dei termini di riferimento e la
questione relativa alla partecipazione delle altre istituzioni nazionali come facilitatori od
osservatori, come richiesto dal CNDP.
Tuttavia, le due delegazioni hanno riaffermato la loro volontà di continuare il dialogo il 7 gennaio
prossimo. Forse il tempo di permettere al CNDP che ha giocato molto spesso il ruolo del bambino
viziato, secondo i termini di un analista, di essere un po' più responsabile.8
Il governo congolese ha accusato la ribellione di Laurent Nkunda di continuare a "inventare" nuove
esigenze.
"Nkunda è in pilotaggio automatico. La sua risposta è più strategica che politica", stima un esperto
occidentale, sottolineando che oramai "tutte le opzioni sono possibili sul campo".
"O Nkunda cerca di guadagnare tempo, o rifiuta di firmare un accordo, perché prevede già delle
operazioni militari", stima un altro perito occidentale.
"Con la ripresa della dinamica di normalizzazione dei rapporti tra Kinshasa e Kigali, il margine di
manovra del CNDP si è ridotto considerevolmente", stima Forum des As, secondo cui "Nkunda si
ritrova ormai isolato sul piano regionale".9
Il 24 dicembre, in una lettera inviata al segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, il capo della
ribellione congolese, Laurent Nkunda, ha accusato le FARDC (Esercito nazionale della RDCongo)
di violare il cessate il fuoco e di occupare le zone intorno all'aeroporto di Goma, da cui si era ritirato
verso la fine di ottobre. Laurent Nkunda afferma che il nuovo dispiegamento delle truppe
governative sulla linea del fronte a Kibati, vicino a Goma, ha ridotto ulteriormente la distanza tra i
soldati governativi e i ribelli, distanza che sarebbe attualmente solamente di 150 metri. Ha quindi
richiesto un intervento dell'ONU per ottenere un ritiro delle truppe dell'esercito congolese e ha
6
Cf AFP – Nairobi, 18.12.’08 ; Radio Okapi, 19.12.’08. Cf anche Joachim Diana G. - L'Avenir - Kinshasa, 27.12. '08:
Laurent Nkunda non si impegnerà nella cessazione delle ostilità se non quando otterrà la revisione dell'articolo 78 della
costituzione che stipula che il Primo ministro sia scelto tra la maggioranza parlamentare. Questa revisione, egli spera,
gli aprirerebbe la via per diventare 1° ministro e, durante quel periodo, beneficiando dell'immunità, potrebbe sfuggire
alla spada di Damocle che la giustizia internazionale sospende sulla sua testa. È la ragione principale dell'insistenza
della delegazione del Cndp nel richiedere la presenza dei due presidenti del parlamento e una delegazione di deputati e
senatori della maggioranza e dell'opposizione ai negoziati di Naïrobi.
7
Cf Radio Okapi, 20.12.’08
8
Cf Radio Okapi, 21.12. ’08.
9
Cf AFP - Kinshasa, 22.12.’08
4
proposto che la gestione e il controllo di questa zona evacuata siano riservati alla Monuc. Per Alan
Doss, la Monuc non ha osservato nessun movimento delle FARDC (esercito governativo) nelle
zone in questione, dalla proclamazione unilaterale del cessate il fuoco da parte di Laurent Nkunda,
il 29 ottobre ultimo. L'appello di Nkunda interviene proprio quando il CNDP ha rifiutato di firmare
una dichiarazione congiunta di cessazione delle ostilità coi rappresentanti del governo di Kinshasa
nel corso delle trattative di pace che hanno luogo a Nairobi.10
Il 2 gennaio, la ribellione di Laurent Nkunda ha denunciato le "menzogne" dell'ONU in RDCongo e
ha richiesto una verifica sulle linee del fronte da parte della mediazione, come preliminare alla
ripresa dei negoziati col governo congolese, prevista il 7 gennaio a Nairobi. Il CNDP "esige che sia
fatta luce" su una questione che giudica "di grande importanza": "la rioccupazione, da parte di unità
della coalizione governativa (Fardc – Maï-Maï - Fdlr), delle zone da cui la ribellione si era
disimpegnata, alla fine d'ottobre".11
Il rifiuto di firmare formalmente il cessate il fuoco da parte del CNDP e le sue accuse portate
contro le FARDC di occupare le zone tampone fanno parte di una strategia per la ripresa dei
combattimenti con il sostegno delle truppe ruandesi. I reclutamenti e i sequestri dei giovani a
Kiwanja costituiscono già un primo serio indizio della ripresa dei combattimenti.
Peraltro, il 22 dicembre, il comandante delle operazioni dell'esercito congolese nel Nord-Kivu, il
colonnello Delphin Kahimbi, ha accusato il Ruanda di rinforzare la ribellione dell'ex-generale
Laurent Nkunda, affermando: "Abbiamo delle informazione affidabili secondo cui l'esercito
ruandese ha già raggruppato 8.500 uomini da mandare a Nkunda per attaccare Goma e le nostre
posizioni nel Masisi".
Forte di questo appoggio militare, Nkunda non si sente più interessato ai negoziati di Nairobi e le
accuse portate contro le FARDC non sono che sotterfugi e non mirano che a distrarre l'attenzione
dalle persone da nuovi preparativi militari. Di fronte alla sua ormai scomoda posizione sul piano
politico e diplomatico, Nkunda intende giocare la carta militare, certo che con l'appoggio militare
del Ruanda, potrà obbligare le Nazioni Unite e Kinshasa a discutere con lui in posizione di forza. In
tal caso, l'Unione Europea avrà la sua parte di responsabilità morale e politica, per avere riservato
una risposta negativa alla richiesta del segretario generale dell'ONU, Ban Ki Moon, sull'invio di una
forza europea di interposizione.12
Crisi nel Cndp
Il 5 gennaio, in un comunicato trasmesso alla radio BBC, l'Alto comando militare del Cndp,
pilotato dal generale Bosco Ntaganda, ha dichiarato di avere destituito Laurent Nkunda dalla
presidenza del movimento, accusandolo per cattiva gestione del movimento. Secondo il portavoce
dell'Alto comando militare, Désiré Kamanzi, tutte le strutture del CNDP restano intatte fino a nuovo
ordine.
Questo annuncio interviene tre giorni prima della ripresa delle trattative tra il governo e la
ribellione, prevista per il 7 gennaio a Nairobi.
Fine ottobre, un "comunicato ufficiale" della ribellione che portava la firma del generale Ntaganda
aveva annunciato la morte di Laurent Nkunda "per arresto cardiaco" e la sua sostituzione per lo
stesso Ntaganda. Riportato da parecchi media, il documento si era rivelato essere un falso, e
l'annuncio della morte di Nkunda una manipolazione i cui autori sono rimasti ancora sconosciuti.
10
Cf AFP - Kinshasa, 25.12.’08; Radio Okapi, 30.12.’08
Cf AFP – Kinshasa, 02.01.’09
12
Cf Le Potentiel – Kinshasa, 30.12.’08 ; AFP - Kinshasa, 22.12.’08; AFP - Kinshasa, 23.12.’08
11
5
Il generale Ntaganda è ricercato dalla Corte penale internazionale (CPI) che ha emesso un mandato
di arresto contro di lui, particolarmente per arruolamento di bambini soldato nella provincia di Ituri
(nord-est) nel 2002-2003.13
Il 6 gennaio, il portavoce militare del Cndp, il tenente-colonnello Séraphin Mirindi, ha messo in
causa il capo di Stato Maggiore, Bosco Ntaganda, imputato di "alto tradimento", per avere tentato di
destituire e sostituire il capo ribelle Laurent Nkunda. "Nulla è cambiato al CNDP, il chairman
(presidente) è sempre Laurent Nkunda. Il movimento resta intatto, i suoi organi continuano a
funzionare normalmente", ha assicurato, aggiungendo: "La dichiarazione di Bosco Ntaganda
impegna solo lui, ma è una dichiarazione grave che deploriamo".
Bosco Ntaganda risiede abitualmente nel territorio del Masisi, al nord-ovest di Goma, e cristallizza
l'opposizione interna al generale Nkunda, basato nel territorio di Rutshuru, 60 km a nord di Goma.
Il Suo tentativo di rovesciare il "chairman" Nkunda porta alla luce del giorno i dissensi in seno
all'apparecchio militare tutsi, cuore del movimento ribelle del CNDP.14
L'8 gennaio, Bosco Ntaganda, che riafferma di avere destituito il suo capo Laurent Nkunda,
auspicherebbe che le sue truppe partecipassero a lato degli eserciti congolesi e ruandesi
all'operazione militare contro i ribelli hutu ruandesi nell'est della RDCongo. "Sostengo l'accordo
firmato in dicembre tra i governi di Kinshasa e Ruanda", ha dichiarato alla stampa il generale
Ntaganda. I due governi avevano firmato il 5 dicembre un piano militare congiunto per il disarmo
delle milizie hutu ruandesi delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (FDLR) basate
nell'est della RDCongo. "Era una delle nostre rivendicazioni. Questo accordo è stato firmato, è
tempo che il CNDP possa partecipare a questa operazione", ha sottolineato il generale Ntaganda.15
Curiosamente, è lo stesso giorno in cui James Kabarebe, capo di Stato Maggiore ruandese, si è
recato a Kinshasa, probabilmente nel quadro dei preparativi dell’operazione militare congiunta tra
RDCongo e Rwanda contro le Fdlr.16
Il 13 gennaio, a Bwiza, nel territorio di Rutshuru, il generale Bosco Ntaganda ha istituito un
comitato politico provvisorio del CNDP. I membri del comitato sono 12. La presidenza del
comitato politico è assicurata da Kamanzi Désiré e Nzabirindanabara Déogratias, rispettivamente
presidente e vicepresidente. Jean Munyampenda ne è il portavoce. Per Séraphin Mirindi, portavoce
militare del CNDP di Nkunda, questa struttura non è riconosciuta dal CNDP che potrebbe
considerare delle sanzioni nei confronti del generale Bosco Ntaganda.17
Désiré Kamanzi ha sottolineato: "Non accettiamo la delegazione mandata a Nairobi da Laurent
Nkunda, né le risoluzioni che usciranno dai negoziati in corso. Vogliamo trattare ciò che riteniamo
pertinente al Kivu, e non i contratti cinesi o le riforme istituzionali che non sono le nostre
priorità".18
13
Cf Radio Okapi, 06.01.’09
Cf AFP – Goma, 06.01.’09
15
Cf AFP – Kabati, 08.01.’09
16
Cf J.-P. Mbelu - Le Potentiel – Kinshasa, 10.01.’09. Il Congo detto democratico è diventato uno strano stato: i boia
dei suoi figli e delle sue figlie possono, senza nessun inizio di Giustizia riparatrice, tornare su quella terra dove non
hanno fatto che spargere sangue innocente durante dodici lunghi anni, senza che ciò susciti alcuna indignazione.
Dopo Kagame, James Kabarebe è uno degli attori maggiori della tragedia dei paesi dei Grandi Laghi. Come Rose
Kabuye, è perseguito dalla Giustizia francese e dalla Giustizia spagnola. Che sia ritornato, indisturbato ed accolto, sul
luogo dei suoi molteplici misfatti, ciò è preoccupante.
17
Cf Radio Okapi, 14.01.’09
18
Cf AFP - Kinshasa, 14.01.’09
14
6
Le negoziazioni di Nairobi III
Il 7 gennaio, le trattative dirette tra la ribellione di Laurent Nkunda e il governo di Kinshasa sul
conflitto nell'est della RDCongo sono riprese a Nairobi sotto la mediazione di Benjamin Mkapa, ex
presidente tanzaniano. Le prime due sessioni delle trattative erano state sospese il 20 dicembre,
senza che nessuna dichiarazione comune di cessazione delle ostilità fosse stata adottata. Benjamin
Mkapa ha richiesto un accordo formale sulla cessazione delle ostilità, un accordo di cessate il fuoco
o una tregua, tra le forze governative e la ribellione, in vista di un vertice regionale dei Capi di Stato
dei paesi membri della Conferenza Internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi (CIRGL) che
dovrebbero riunirsi verso la metà di gennaio.
Il rappresentante del governo congolese, Raymond Tshibanda, ha di nuovo rigettato la richiesta
presentata dal Cndp di integrare i senatori e deputati alle trattative, affinché i rappresentanti del
popolo siano informati del reale svolgimento dei negoziati. Raymond Tshibanda ha ricordato che
“non è possibile che deputati e senatori firmino l’accordo, dal momento che ciò spetta elusivamente
al governo che ne ha le prerogative costituzionali per farlo”. L'ala dissidente del Cndp, guidata
oramai da Bosco Ntanganda, afferma di non riconoscere il mandato della delegazione inviata nella
capitale keniana. Il suo portavoce, Désiré Kamanzi, afferma non solo che tale delegazione è stata
mandata dal presidente destituito, ma anche che occorre innanzitutto avere delle discussioni interne
sulle rivendicazioni prima di andare a Nairobi.19
Il 9 gennaio, il mediatore dell'ONU Olusegun Obasanjo, si è recato a Jomba dove ha incontrato il
capo ribelle Laurent Nkunda. Secondo il tenente-colonnello Séraphin Mirindi, portavoce militare
del CNDP, il colloquio ha ripreso due questioni: la partecipazione del Senato e dell'Assemblea
Nazionale ai negoziati di Nairobi, come sollecitato dal CNDP e la situazione militare nei pressi
della località di Kibati, a più di 10 chilometri a nord di Goma. Questa era stata abbandonata dal
CNDP ma sarebbe attualmente, secondo il CDNP, occupata dalle FARDC. Il CNDP esige il ritiro
dei militari FARDC da questa zona detta tampone. Dopo il colloquio, a proposito della prima
questione, Laurent Nkunda ha affermato: "Obasanjo si intratterrà per telefono coi presidenti
dell'Assemblea Nazionale e del Senato" e sulla seconda: "il mediatore dell'ONU ha detto che la
Monuc si è fatta un’idea sbagliata sull'occupazione di Kibati, sulla linea del fronte e ha promesso
una verifica".20
Il 13 gennaio, il commissario per la pace e la sicurezza dell'UA, Ramtane Lamamra, ha dichiarato
che "una riunione di Capi di Stato sulla situazione nell'est della Repubblica democratica del
Congo avrà luogo il 31 gennaio ad Addis Abeba, prima del vertice dell'UA". "Questa riunione è
co-organizzata dall'UA e dalla Conferenza internazionale sulla regione dei Grandi Laghi africani
(CIRGL), attualmente presieduta dal presidente keniano Mwai Kibaki", ha indicato. La scelta della
data non è fortuita, in quanto dall'1 al 3 febbraio 2009 si terrà nella capitale etiope il vertice
dell'Unione Africana.21
Quasi tutti i capi di stato africani saranno presenti e l'UA trasmetterà loro il dossier sulla RDCongo,
che sarà stato esaminato anteriormente dai capi di stato dei paesi membri della Conferenza
internazionale sulla regione dei Grandi Laghi. Si tratterrà di esaminare, al di là delle ribellioni
rispettive, le questioni di fondo che sottendono alle ribellioni nel Kivu ed oppongono certi Stati
della regione, particolarmente la RDCongo e il Ruanda. Rievocare i problemi di fondo riporta sul
19
Cf AFP - Nairobi, 07.01.’09 ; Reuters - Nairobi, 07.01.’09 ; Radio Okapi, 07.01.’09; Misna, 07.01.’09. Secondo
ArthuroKappel, ricercatore ed analista dell'ONG Crisis Group, c'è rischio che i negoziati di Nairobi non arrivino alla
cessazione delle ostilità sul luogo, perché la dissidenza, che ha il comando delle truppe, non riconosce il mandato della
delegazione inviata da Laurent Nkunda. Arthur Kappel spiega: "Se la dissidenza, evidentemente, non riconosce il
mandato dato a questa delegazione da Laurent Nkunda, si rischia di andare a Nairobi, di discutere, di firmare delle cose
ma sul campo, le truppe del comandante militare, dispiegate sul posto, agiranno differentemente".
20
Cf AFP – Goma, 09.01.’09
21
Cf AFP - Addis Abeba, 13.01.’09
7
tappeto certe interrogativi. Si tratterà di dare al governo di Kinshasa tutti i mezzi per ristabilire la
sua autorità sull'insieme del territorio nazionale, compreso il Rutshuru, attualmente sotto il controllo
della ribellione del CNDP? Si dovrà esaminare, ancora una volta, il problema della protezione delle
minoranze, l'entrata del CNDP al governo, l'integrazione dei suoi militari nelle FARDC, l'amnistia
e, perché no? il Piano Herman Cohen che non è stato brandito a caso…?
È un fatto che l'apertura politica ai membri del CNDP dovrebbe farsi senza toccare l'ordine
costituzionale attuale. In quanto all'integrazione dei militari del CNDP nelle FARDC dovrebbe
ubbidire alla stessa logica, per permettere alla RDCongo di dotarsi di un vero esercito nazionale e
favorire la compenetrazione nazionale. Fra i vari interrogativi, c'è certamente il Piano Cohen che
mira a rinforzare l'economia del Ruanda, dell'Uganda, del Kenya, della Tanzania e del Burundi a
scapito dell'economia nazionale della RDCongo. Perché? Al di là di ogni aspetto del problema, c'è
sempre lo spettro della balcanizzazione della RDCongo. Tutte le questioni di fondo girano intorno a
questa ipotesi.22
Il 14 gennaio, le trattative sono state di nuovo sospese, senza che nessuno accordo comune di
cessate il fuoco sia stato firmato, e riprenderanno il 25 gennaio. Il punto di intoppo sarebbe la
modalità di applicazione del cessate il fuoco, tenuto conto della presunta scissione in seno al CNDP.
Le due delegazioni, quella del governo e quella del Cndp-Nkunda, si sono lasciate alle 21h30, ora di
Nairobi, senza alcuna conclusione dopo una lunga giornata di lavoro sulla finalizzazione di un testo
sulla dichiarazione di cessazione delle ostilità.
Secondo Olusegun Obasanjo, Laurent Nkunda ha posto come condizione preliminare alla firma
della dichiarazione di cessazione delle ostilità il ritiro delle truppe governative da Kibati, nei pressi
di Goma. Si è mostrato tuttavia più flessibile sulle sue precedenti esigenze, circa la partecipazione
dei presidenti dell'Assemblea e del Senato al dialogo di Nairobi, in qualità di mediatori.
D'altra parte, la scissione, non ancora confermata ufficialmente in seno al CNDP, minaccia
seriamente il processo di negoziazione a Nairobi e il cammino di pacificazione nel Kivu. Invece di
un solo interlocutore, Kinshasa rischia di ritrovarsi di fronte a due CNDP e di non sapere con quale
negoziare. Infatti, il comando militare del CNDP, rappresentato da Bosco Ntaganda, dichiarando la
destituzione di Laurent Nkunda dalla presidenza del movimento, ha affermato che la delegazione
inviata a Nairobi dal presidente destituito non ha nessun mandato per impegnare il CNDP e ha
confermato, di conseguenza, di non riconoscere le clausole e le conclusioni delle trattative in
corso.23
La Comunità Internazionale
Il 22 dicembre, con la risoluzione 1856 adottata all'unanimità, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu
ha prorogato fino al 31 dicembre 2009 il mandato della Monuc e autorizzato il mantenimento del
personale effettivo che potrà aumentare fino a 19.815 militari, 760 osservatori militari, 391 agenti di
polizia e 1.050 membri di unità di mantenimento dell'ordine". La risoluzione chiede alla Monuc di
accordare la priorità assoluta alla crisi dei Kivu, in particolare per ciò che riguarda la protezione dei
civili. La risoluzione precisa e dettaglia il mandato della Monuc articolandolo intorno a quattro assi,
per ordine di priorità decrescente: "protezione dei civili e del personale umanitario" (...), "disarmo e
smobilitazione dei gruppi armati stranieri e congolesi", "formazione delle FARDC a sostegno della
riforma del settore della sicurezza" e "mantenimento della sicurezza sul territorio della RDCongo".
Il testo votato rinforza il mandato della Monuc, precisando che essa dovrà lavorare "in stretta
cooperazione" col governo di Kinshasa e non solamente "portargli il suo sostegno". Per questo, la
Monuc è incaricata di "dissuadere ogni tentativo di ricorso alla forza che potrebbe minacciare i
processi di Goma e di Nairobi, in modo particolare da parte di ciascun gruppo armato, straniero o
congolese".
22
23
Cf Le Potentiel – Kinshasa, 14.01.’09
Cf Radio Okapi, 15.01.’09; AFP - Nairobi, 16.01.’09; BBC Afrique 16.01.’09
8
La missione deve anche "verificare l'eventuale presenza di elementi militari stranieri nelle
principali zone di instabilità" e "sorvegliare l'applicazione" dell'embargo sulle armi destinate alle
molteplici milizie armate che imperversano nell'est del paese, embargo regolarmente violato .
La risoluzione conferma che la Monuc è "autorizzata ad utilizzare tutti i mezzi necessari", comprese
regole di impegno robusto, per la realizzazione dei suoi obiettivi.
Inoltre, il Consiglio ha invitato i governi della regione a prendere delle misure efficaci per impedire
l'appoggio transfrontaliero ad ogni gruppo armato illegale attivo nell'est della RDCongo. La
risoluzione esorta i governi dei paesi della regione, particolarmente la RDCongo, il Ruanda,
l'Uganda e il Burundi, a risolvere i loro problemi comuni di sicurezza e di frontiera e a prendere le
misure adeguate per mettere fine al commercio illegale delle risorse naturali.
Il Consiglio ha invitato tutti i gruppi armati a depositare immediatamente le armi e a presentarsi,
senza condizioni, alle autorità congolesi e alla MONUC, per il loro disarmo, rimpatrio e/o
reintegrazione.
Il Consiglio di sicurezza ha condannato il traffico illegale delle armi in RDCongo e ha adottato una
risoluzione distinta, la 1857, prolungando fino al 30 novembre 2009 l'embargo sulle armi per la
RDCongo e le sanzioni (congelamento dei conti bancari e interdizione di viaggi all'estero) contro le
persone accusate di ostacolare il processo di pace. L'embargo sulle armi concerne i gruppi armati
che non fanno parte delle forze di sicurezza, governative o della Missione delle Nazioni Unite
(MONUC) e le sanzioni riguardano coloro che violano l'embargo sulle armi, commettono violazioni
dei diritti dell'uomo, impediscono il disarmo e la smobilitazione dei gruppi armati o sostengono
questi ultimi attraverso lo sfruttamento illegale delle risorse naturali.24
Il 23 dicembre, il ministero degli Affari Esteri della Svezia ha annunciato di avere deciso di
sospendere il suo aiuto bilaterale al governo del Ruanda, perché sostiene il gruppo ribelle di Laurent
Nkunda. L'ultima aiuto era di 7,3 milioni di euro. La decisione del governo svedese segue quella del
governo olandese, che aveva annunciato, l'11 dicembre, l'interruzione del versamento di un aiuto al
bilancio del Ruanda di 3 milioni di euro, previsto per il 2008 e di 4 milioni di euro per il 2009.
Tuttavia queste due decisioni non riguardano gli aiuti umanitari al Ruanda.25
Si tratta di un vero problema morale per i paesi occidentali che finanziano il Ruanda, tra cui
particolarmente gli Stati Uniti di America e la Gran Bretagna. L'attrattiva che il regime di Kigali
esercita su questi paesi, è che Kagame è un uomo di azione che avrebbe fatto uscire il suo paese
dalla turbolenza. Ma come? Per la sicurezza (sic) del suo paese, Kagame non esita a trasportare la
guerra in Rdcongo, fomentandovi delle ribellioni. La realtà è diversa da come la si è presentata
finora. Le opinioni americane e britanniche ormai la stanno scoprendo. Così, se il "The
Independent" può fare notare ai dirigenti britannici che è tempo di rivedere la loro politica ruandese,
è perché le cose cominciano a muoversi. "Se Kagame non lascia Nkunda, dobbiamo dirgli che non
lo finanzieremo più", può leggersi nell'edizione del lunedì 15 Dicembre 2008. Il collega rievoca la
decisione del governo olandese e chiede alla Gran Bretagna di fare altrettanto. Non è un segreto per
nessuno: Paul Kagame è il favorito di Londra, sin dal tempo dei ministri Clare Short e Lynda
Chalker. Oggi, l'ex Primo ministro britannico, Tony Blair, è consigliere del presidente ruandese.
Sostenere Kigali, è portare consapevolmente la responsabilità dei massacri che Nkunda sta
commettendo in Rdcongo.26
La Società Civile
Il 16 dicembre, un rapporto di Human Rights Watch indica che, dalla ripresa delle ostilità in
agosto scorso nel Nord-Kivu, almeno 175 bambini-soldato sono stati reclutati con la forza, per
servire in seno alle diverse truppe. Nelle località di Nyamilima e di Ishasha, per esempio, i
24
Cf AFP - New York (Nations Unies), 22.12.’08; Monuc – 23.12.’08
Cf AFP - Stockholm, 23.12.’08
26
Cf Joachim Diana G. - L’Avenir – Kinshasa, 17.12.’08
25
9
ricercatori di Human Rights Watch hanno visto almeno 30 bambini armati, di meno di 14 anni, che
custodivano delle barriere o pattugliavano per le strade. Nello stesso rapporto, HRW dice di avere
raccolto delle informazioni sugli stupri di donne commessi sia dai soldati dell'esercito congolese
che dai combattenti del CNDP, delle FDLR e dei Maï-Maï. Di fronte a questa situazione, Human
Rights Watch chiede al Consiglio di sicurezza dell'ONU di prendere in considerazione delle
sanzioni supplementari contro le parti responsabili del reclutamento e dell'utilizzazione dei
bambini-soldato e contro gli autori degli stupri e delle violenze sessuali.27
Fonti locali a Kiwanja, a 4 chilometri da Rutshuru centro, denunciano il sequestro dei giovani da
parte del Cndp. Il movimento respinge queste affermazioni e parla piuttosto di adesioni massicce e
volontarie registrate questi ultimi tempi in seno a questo movimento. Secondo Mwitinganisha, un
agente del Cndp, un centinaio di persone sarebbe in formazione a Rumangabo. E queste persone
sarebbero degli abitanti dei diversi villaggi che avrebbero aderito volontariamente al CNDP. Questa
formazione organizzata a Rumangabo, precisa l'agente del movimento, mirerebbe l'inquadramento
delle forze di autodifesa popolare in tutti i villaggi sotto controllo del CNDP, per lottare contro il
banditismo e le incursioni dei Maï-Maï. Reagendo alle dichiarazioni del CNDP, che parla di una
formazione delle forze di autodifesa, il ministro provinciale del Nord-Kivu incaricato della
sicurezza e decentramento, Charles Kasereka Kalwahe, stima che è un modo come un altro per
creare delle milizie. Egli spiega: "Dire che si sta dando loro una formazione di autodifesa popolare,
è contro la Costituzione. Sono il corpo di polizia e l'esercito che hanno la responsabilità della
sicurezza della popolazione del territorio. Chiedere ai civili di occuparsi della loro propria sicurezza
è esattamente formare una milizia".28
Secondo una corrispondenza particolare proveniente da Rubare, territorio di Rutshuru, dei
miliziani infiltrati del CNDP sarebbero entrati nella città di Goma, in piccoli gruppi e vestiti con
tenute militari delle Fardc e della Polizia Nazionale congolese. La loro posizione avanzata si
troverebbe a Kibumba. Come forza di appoggio, il CNDP conta oramai sui miliziani Hutu dei Falsi
Pareco, una milizia di un capo tradizionale Hutu di Rutshuru, Paul Mali ni Kazi. In occasione di
un'operazione di porta a porta a Rubare, il venerdì 19 dicembre 2008, a partire dalle ore 20, i
giovani Hutu arrestati erano condotti a Rumangabo per un addestramento militare. Quelli delle tribù
Nande e Hunde erano condotti sull'isoletta di Kirwa, da dove non sono mai usciti. Si sta precisando
un riavvicinamento di Nkunda con gli Hutu.
Secondo un'altra corrispondenza particolare proveniente da Nyamirima, territorio di Rutshuru, uno
dei giovani che erano stati sequestrati dai miliziani del CNDP a Rubare, Territorio di Rutshuru, la
sera del 13 dicembre ultimo e rimessi in libertà alcuni giorni dopo, ha riferito alla sua famiglia che
il giorno della loro rimessa in libertà, un miliziano del CNDP aveva loro iniettato del sangue
contenuto in un grosso flacone. Questa iniezione sospetta aveva avuto luogo nel campo militare di
Rubare. Prima di effettuare degli esami medici, la paura della famiglia è che il CNDP abbia iniettato
sul loro figlio del sangue contaminato dall'AIDS. Se gli esami medici confermassero questa ipotesi,
l'iniezione del sangue contaminato dal virus del VIH-AIDS si aggiungerebbe così ai metodi di
morte utilizzati dal CNDP di Nkunda, per decimare le popolazioni del Nord-Kivu.29
SUD KIVU
Il 26 dicembre, il Centro di valutazione e di perizia delle materie minerarie (CEEC) ha iniziato
una trafila aurifera nella provincia del Sud Kivu, affinché tutto l'oro prodotto possa contribuire
oramai al rilancio economico della provincia e della intera RDCongo e non soltanto ad arricchire i
27
Cf Radio Okapi, 20.12.’08
Cf Radio Okapi, 29.12.’08
29
Cf Beni-Lubero Online – congoforum, 29.12.08
28
10
paesi vicini: il Ruanda, l'Uganda e il Burundi. Secondo l'Adg del CEEC, sono il Ruanda, l'Uganda e
il Burundi che approfittano finora delle materie preziose prodotte in questa parte del paese, a
scapito della RDCongo. Secondo una fonte locale, nel 2007 questi tre paesi hanno dichiarato sul
mercato mondiale una produzione d’oro 20 volte maggiore di quella della RDCongo, quando essi
non dispongono di tanti giacimenti auriferi come il Congo. È la conseguenza, secondo l'Adg del
CEEC, delle esportazioni fraudolente da parte di commercianti congolesi verso questi tre paesi
vicini. Per incoraggiare i commercianti ad agire legalmente, il CEEC ha annunciato la riduzione
delle tasse che lo stato congolese impone ai commercianti e ai banchi di acquisto dell'oro. Per
esempio, per aprire un banco di acquisto d'oro, la tassa è passata da 75 000 a 7 500 USD.30
È la cassiterite, od ossido di stagno, il minerale maggiormente esportato dal Rwanda nel corso del
2008. Lo ha annunciato il ministro di Stato per l’ambiente e il settore minerario, precisando che i
proventi della vendita di cassiterite (circa 40 milioni di dollari) rappresentano il 45,9% delle entrate
derivanti dall’intero settore minerario. Il Rwanda sostiene di avere grandi giacimenti di cassiterite
sul proprio territorio, mentre in molti lo accusano di vendere, in realtà, il materiale prelevato
illegalmente dalle miniere della zona di Walikale (nel Nord Kivu), un’area sotto controllo di
movimenti armati non governativi.31
PROVINCIA ORIENTALE
Il 14 dicembre, "le forze armate dell'Uganda (UPDF), della RDCongo (FARDC) e del Sud-Sudan
(SPLA), hanno lanciato un'operazione militare congiunta contro i ribelli ugandesi dell'esercito
di resistenza del signore (LRA) di Joseph Kony che hanno trovato rifugio, da alcuni anni, nelle
foreste del parco Garamba, nel nord-est della RDCongo, vicino alla frontiera col Sud-Sudan.
La LRA è attiva nel nord dell'Uganda, devastato da più di 20 anni da una delle guerre civili più
lunghe e più brutali dell’Africa e che ha fatto decine di migliaia di morti e provocato lo spostamento
di circa due milioni di persone.
Un processo di pace era stato lanciato nel 2006 e, in aprile 2008, il governo ugandese aveva siglato
un accordo di pace globale, ma Joseph Kony, ricercato dalla Corte penale internazionale (CPI), a
più riprese, ha rifiutato di firmare, richiedendo l'annullamento preliminare dei mandati di arresto
emessi contro di lui e i suoi principali tenenti.
Il portavoce militare della Missione delle Nazioni unite in RDCongo (Monuc), il tenente-colonnello
Jean-Paul Dietrich, ha affermato di essere stato informato dell'operazione militare congiunta, ma
che l'ONU non vi partecipava. "La Monuc non è stata implicata nei preparativi dell'operazione, ma
era stata informata dall'Uganda", ha egli dichiarato. Il 9 dicembre, Kampala aveva accusato
Kinshasa di non fare niente per neutralizzare il capo ribelle, Joseph Kony.32
Il "nostro obiettivo è quello di annientare il Lra e di catturare Joseph Kony", ha scritto il giornale
ugandese New Vision, riportando le dichiarazioni di un portavoce militare. "Vogliamo costringere
Kony ad uscire dal suo nascondiglio e firmare l'accordo di pace", ha affermato da parte sua il
ministro ugandese dell'interno, Ruhakana Rugunda, riferendosi ai negoziati iniziati nel luglio 2006
e che non sono mai stati portati a termine. Il capo della delegazione del Lra ai negoziati ha
commentato gli ultimi avvenimenti, dichiarando che l'offensiva in corso non fa che aggravare la
situazione e che non raggiungerà i risultati aspettati, in quanto Joseph Kony e i suoi uomini si
trovavano tutti in un posto sicuro. Il vescovo della città di Gulu (Nord-Uganda), John Baptist
30
Cf Radio Okapi, 27.12.’08
Cf Misna, 02.01.’09
32
Cf AFP - Kampala, 14.12.’08
31
11
Odama, ha invitato alla moderazione e al dialogo, affermando: "Perderemo altre vite, senza che
l'umanità ne tragga alcun profitto".33
I deputati del Gruppo parlamentari Acholi (Apg), in Uganda, hanno sollecitato la fine delle ostilità e
il ritorno ad un processo di pace che stava per essere portato a termine. In occasione di una
conferenza stampa, anche se hanno riconosciuto che la motivazione portata per giustificare
l'offensiva è che Joseph Kony non ha ancora firmato gli accordi di pace, i deputati hanno però
ricordato che anche il presidente Yoweri Museveni aveva esitato a firmare. Essi hanno affermato
che "più del 99% dei combattenti Lra, senza parlare delle donne e dei bambini nati nella foresta,
erano stati sequestrati e arruolati dalla ribellione, a causa dell'incapacità del governo ugandese ad
assicurare la loro protezione. Attaccarli ora - hanno concluso - è un doppio crimine".
In una dichiarazione al parlamento, il ministro ugandese della Difesa, Ruth Nankabirwa, ha chiesto
a Joseph Kony di presentarsi a Rwikwangba per firmare l'accordo di pace. Questo invito è
considerato da molti osservatori come un'iniziativa molto diversa rispetto all'offensiva militare in
corso, la cui portata è ancora sconosciuta ma di natura tale da non favorire, certo, il processo di
pace.34
Il 22 dicembre, la società civile di Dungu ha pubblicato una lista delle vittime delle atrocità
commesse dai ribelli ugandesi del LRA, dopo gli avvenimenti del 17 settembre scorso in questo
stesso territorio. Almeno 140 persone sono state uccise e altre 180 sequestrate.35
Secondo varie testimonianze di persone che sono riuscite a fuggire dai campi ribelli, nelle due
principali basi della ribellione nelle vicinanze del villaggio di Duru ci sono almeno mille civili e la
loro vita sarebbe in pericolo, a causa dei bombardamenti dell'aviazione ugandese che interviene su
richiesta delle forze congolesi, appoggiandole nella loro operazione di distruzione delle basi del
Lra. "La maggioranza di queste persone è costretta a coltivare dei campi per fornire ai ribelli i
prodotti alimentari necessari. Sono ridotte praticamente in condizioni di schiavitù e costrette a
lavorare anche di notte, con la luce di pile. Le ragazze sono vittime di abusi sessuali".36
L'offensiva militare condotta attualmente contro i ribelli del LRA ha seminato il panico fra i civili
del nord dell'Uganda, molti dei quali, stanchi della guerra, sono ritornati nei campi per gli sfollati,
per timore di rappresaglie da parte del LRA. Questi ultimi due anni, era ritornata una relativa calma
nel nord dell'Uganda e le trattative di pace fra il governo e il LRA aveva permesso a delle centinaia
di persone sfollate di ritornare ai loro villaggi, soprattutto nelle zone di Gulu, Amuru, Pader e
Kitgum, nella sotto-regione di Acholi.
Parecchi abitanti ugandesi hanno spiegato ad IRIN che questa nuova offensiva contro il LRA,
lanciata il 14 dicembre, potrebbe costringere i ribelli a ritirarsi dalle loro basi nel parco nazionale
del Garamba, in RDCongo, per ritornarein Uganda, dove potrebbero ricominciare a vendicarsi sui
civili. "Ho sentito parlare dell'attacco su Radio Mega [una stazione di radio locale di Gulu]. Tutto il
villaggio teme che, se i ribelli tornano in Uganda, ricominceranno a sequestrare i giovani e ad
uccidere i civili", ha spiegato ad IRIN Otto Lam, di Amuru.
Altre famiglie, i cui figli sono stati sequestrati dal LRA in RDC hanno detto di temere che vengano
uccisi durante l'offensiva militare in corso. "Ero sconvolta quando ho appreso che riprendeva la
guerra contro il LRA, perché due dei miei figli sono ancora sequestrati nelle mani dei ribelli in
Congo. Mi spaventa il pensiero che possano rischiare di essere uccisi durante gli scontri", ha
confidato Regina Otto di Koch Goma. "Le trattative di pace ci avevano dato speranza e anche se si
33
Cf Misna, 16.12.’08
Cf Misna, 17.12.’08
35
Cf Radio Okapi, 23.12.’08
36
Cf Misna, 17.12.’08
34
12
avesse avuto bisogno di molti anni per concluderle, si dovrebbe però continuarle, per salvare le
donne e i bambini che sono ancora trattenuti come prigionieri dai ribelli".37
Il 29 dicembre, l'ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'ONU (Ocha) ha riferito in un
rapporto che, nel periodo delle festività di Natale, 189 persone sono state assassinate dalla ribellione
ugandese del LRA. "Il primo bilancio è molto pesante. Secondo le autorità locali, il 25 dicembre i
ribelli avrebbero ucciso 40 persone nella località di Faradje. Il 26 e 27 dicembre, avrebbero
attaccato la località di Doruma e il villaggio di Gurba, uccidendo 89 persone a Doruma e 60 persone
a Gurba", precisa il rapporto, constatando che anche 120 case in zona sono state incendiate dai
ribelli. Secondo la Caritas, gli attacchi del LRA, prima e dopo il Natale, hanno fatto circa 500 morti.
Per la Caritas di Dungu-Doruma, almeno 150 persone sono state uccise a Faradje, 48 a Bangadi,
244 nella zona di Doruma e almeno 78 a Duru. Il LRA ha smentito le accuse di massacri e ne ha
addossato la responsabilità sugli eserciti congolese, ugandese e sud-sudanese.38
Il 2 gennaio, il vice-governatore della Provincia Orientale, Joseph Bangakya, ha affermato che i
ribelli ugandesi del LRA avrebbero subito "pesanti perdite" e che si starebbero dirigendo a piccoli
gruppi verso il Centroafrica.39
NO ALLA GUERRA IN RDCONGO
No alla violenza sulle donne e i bambini del Congo
No alla violazione dei Diritti Umani in Congo
UN SIT IN
Per dire NO alla guerra in Congo
e NO ad ogni tipo di guerra…
SABATO 24/01/2009 – ORE 14
P.za San Marco (P.za Venezia) – ROMA
TI ASPETTIAMO!
Organizza: LA COMUNITÀ CONGOLESE IN ITALIA
37
Cf Irin – Gulu, Ouganda 25/12/2008
Cf AFP - Kinshasa, 29 et 30.12.’08 ; Misna, 31.12.’08
39
Cf AFP - Kinshasa, 02.01.’09
38
13