Caso Meredith, metafora della giustizia tra ricchi e poveri
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Caso Meredith, metafora della giustizia tra ricchi e poveri
IL MONDO CAPOVOLTO Mercificazione di un dramma che ha coinvolto una famiglia in lutto Caso Meredith, metafora della giustizia tra ricchi e poveri A pagare è un africano, un extracomunitario di Giulio ALBANESE I l caso di Meredith Kercher, studentessa inglese, in Italia per il progetto Erasmus, assassinata a Perugia nella notte del primo novembre del 2007, è stato un evento mediatico sul quale varrebbe la pena riflettere. Così, come nelle vicende processuali di Cogne e Garlasco, la “spettacolarizzazione” del dramma si è concretizzata nelle prime pagine dei giornali, ma soprattutto nei soliti “talk show” con ricostruzioni fantasiose e ospiti quanto meno improbabili. La storia, d’altronde, doveva essere ben “cucinata” per il volgo, perché tra i giornalisti e gli editori è ben radicata la convinzione che alla gente piacciono le storie misteriose e imprevedibili negli sviluppi. Sta di fatto che, nel caso di Meredith, abbiamo assistito per l’ennesima volta alla mercificazione di un dramma che ha coinvolto un’intera famiglia il cui lutto è stato violato dalla prepotenza di una stampa, duole doverlo scrivere, alla disperata ricerca del “Monstrum” di turno da consegnare al pubblico ludibrio. A chi scrive non sarebbe mai venuto in mente di dedicare a una vicenda come questa lo spazio di una rubrica sul mondo missionario, se la conclusione del processo di secondo grado, con sentenza assolutoria, di Amanda Knox e Raffaele Sollecito non avesse tirato in ballo indirettamente un giovane africano. Infatti, chiunque abbia avuto modo di accedere agli atti processuali, avrà arguito che il delitto in questione è stato perpetrato da più persone. A dire il vero, inizialmente, i giudici togati e popolari non avevano manifestato dubbi a tale proposito. Poi però è subentrata, col tempo, una disparità tra le istanze di un povero ivoriano, un certo Rudy Guede che non aveva neppure i soldi per farsi assistere alle udienze e quelle di due personaggi, di censo assai diverso, in grado di difendersi con legali d’alto rango. D’accordo, la storia di cui stiamo parlando è stata fin dall’inizio delle indagini misteriosa, intrigante, quasi onirica. Una storia ancora purtroppo in divenire, pronta a riservare nuovi colpi di scena. Segnata da personaggi singolari, difficili da concepire perfino per autori di gialli dalla fantasia vivida e sconfinata. La realtà che, come al solito, supera l’immaginazione comunque ci interpella, non foss’altro perché il colpevole, alla fine, sarebbe solo lui, un africano, una sorta di plebeo, condannato in via definitiva, per concorso in omicidio, a 16 anni di reclusione con il rito abbreviato. E se da una parte è inopportuno e sconveniente schierarsi a favore dell’innocenza o della colpevolezza di Amanda e Raffaele – che dovranno comunque confrontarsi sempre con la voce delle loro rispettive coscienze – ciò che occorre evidenziare è la disparità di mezzi tra chi oggi è ancora in carcere e coloro che sono tornati invece in libertà. Va ricordato che Rudy era scappato in Germania, per poi essere arrestato dalla polizia. Risultato positivo alla prova del Dna che confermò la sua presenza in casa della Kercher, si è sempre dichiarato innocente. L’assenza di risorse necessarie per reperire avvocati principi del foro, con l’aggravante d’essere extracomunitario, hanno comportato un serio svantaggio per la difesa del ventitreenne ivoriano. Dopo un processo con rito abbreviato, oggi Rudy sconta una pena per concorso in omicidio. Ma cosa sarebbe successo se il giudizio avesse seguito il corso ordinario dei tre gradi? Lungi da ogni retorica, è chiaro che tra le forme di discriminazio- ne è particolarmente grave anche quella che deriva dall’inadeguatezza del nostro sistema giuridico nel trattare i migranti come gli altri cittadini. Aggravato, nella fattispecie, da logiche più vicine al potere del denaro o di presunte verità mediatiche. In questo senso, la sentenza assolutoria nei confronti di Amanda e Raffaele può essere letta come la metafora del divario esistente, in termini di giustizia, tra il Nord e il Sud del mondo, tra i ricchi e poveri. Con il sospetto di fondo che il vero fine di certa informazione, come nei casi di altri celebri processi, sia quello di distogliere l’attenzione dalle questioni di reale importanza come l’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa. Anno XII, n. 9 - NOVEMBRE 2011 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Giulio Albanese, Valerio De Luca, Giorgio Alessandro Pacetti, Viviana Stazi EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone ANNO XII N. 9 NOVEMBRE 2011 Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 26 Ottobre 2011 - www.diocesianagnialatri.it a l l ’ii n t e r n o . . . FOTO NOTIZIA Convegno Pastorale 2011 Pag. 3 Speciale Scuola Pagg. 6-7 Cittadinanza: responsabilità e partecipazione Pag. 8 Q 22 ottobre 2011 Ordinazione Presbiterale di don Pierluigi Nardi uando uno dei miei parrocchiani ha scoperto che nella nostra diocesi esiste un Ufficio per le Comunicazioni Sociali, mi ha candidamente chiesto: «E a che serve?». E di fronte alla mia risposta, diciamolo, abbastanza frettolosa e forse superficiale, la reazione è stata «Certo… quindi non fate niente!». Ho deciso quindi di usare questo spazio a “scopo privato”, tentando di spiegare a lui e a tutti i nostri lettori che “animale strano” è l’Ufficio che si occupa, tra le altre cose, di pubblicare UNO. Comunque, in senso generale, la comunicazione è un fatto centrale in riferimento alla nuova evangelizzazione che, oltre all’attenzione per i media e al suo sapiente utilizzo, si impegna per una pastorale organica della comunicazione sociale. Per essere nel cuore del progresso umano, partecipe delle esperienze del resto dell’umanità, per cercare di capirle ed interpretarle, per risolvere i problemi della comunicazione della fede nella nostra società, domi- PRIMO PIANO Le Comunicazioni Sociali: i nodi del rapporto fede-cultura E A CHE SERVE? nata dai mass-media, non è sufficiente, quindi, la semplice gestione di tali mezzi, anche i più avanzati. È indispensabile cogliere la sfida culturale in cui il nuovo orizzonte comunicativo pone i suoi protagonisti. Questa nuova cultura chiede alla Chiesa di ripensare e riesprimere la sua fede, il suo messaggio e la sua vita. È questa l’indicazione che la Chiesa italiana ha recepito dal Convegno ecclesiale di Palermo e che, proprio nel quadro del “Progetto culturale”, intende perseguire con tenacia ed entusiasmo coinvolgendo, nell’affrontare i nodi del rapporto tra fede e cultura nel nostro tempo. Concretamente l’Ufficio deve innanzitutto configurarsi come servizio al Vescovo e agli Uffici che operano nel campo pastorale fornendo loro le indicazioni utili alla conoscenza degli orientamenti dell’opinione pubblica circa le questioni che interessano l’azione pastorale. Al riguardo è auspicabile un periodico confronto con il Vescovo da parte del direttore dell’Ufficio per uno scambio di informazioni, per l’esame di eventuali situazioni emerse e l’individuazione di linee da seguire da parte dell’Ufficio. Ugualmente importanti sono periodici incontri con i direttori degli Uffici Pastorali sia per una reciproca informazione, sia per l’individuazione di possibili collaborazioni e di iniziative comuni. Al riguardo si sottolinea che la dimensione comunicativa è comunque presente nell’azione pastorale in quanto tale e, quindi, interessa e coinvolge l’attività di tutti gli Uffici pastorali. Un altro imprescindibile punto di riferimento dell’attività dell’Ufficio deve riguardare la sensibilizzazione delle strutture ecclesiali nelle sue varie articolazioni circa i problemi della comunicazione; quindi dalle foranie alle singole comunità parrocchiali. Non nego che scrivendo questo articolo, io per primo, mi sono reso conto che dobbiamo ancora crescere e migliorare. Raffaele Tarice 2 100 NOTIZIE Auguri Don Gianni! È stata festa a Piglio: il nostro parroco, don Gianni Macali, ha festeggiato il trentesimo anno di professione sacerdotale. La comunità si è stretta intorno a lui che circa due anni fa è entrato in punta di piedi nelle nostre parrocchie e grazie alla sua semplicità è entrato anche nel cuore di noi parrocchiani. Visibilmente commosso, don Gianni ha ringraziato tutti dopo la cena organizzata in suo onore e, quando gli è stato chiesto di raccontare della sua vocazione, ha detto col tono genuino di chi non si attarda in difficili disquisizioni, che fin da piccolo si è innamorato profondamente di Cristo. Questo suo amore e rapporto vivo con il Signore, traspare nella sua missione sacerdotale, nella sua capacità di ascolto, nella prudenza dei suoi consigli, nella grande capacità di accoglienza e rispetto sincero verso tutti. Caro don Gianni, la gioia per i tuoi trent’anni di sacerdozio è anche la gioia di tutti noi pigliesi. Auguri! La comunità pigliese ... ancora Madrid 100 NOTIZIE L ’AA G E N D A Giovedì 1 novembre Anagni, Cattedrale, ore 11,30 SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI Pontificale presieduto dal Vescovo Giovedì 17 novembre Anagni, Seminario Vescovile, ore 9.00 TERZO GIOVEDI’ DEL CLERO Sabato 19 novembre Carpineto Romano, Monastero Suore Carmelitane, ore 16.00 PROFESSIONE TEMPORANEA DI SUOR M. VALENTINA Presiede il Vescovo Novembre 2011 NOVEMBRE Domenica 27 novembre Fiuggi, Centro Pastorale, ore 16.30 INCONTRO UNITARIO DEGLI OPERATORI PASTORALI Percorso di formazione per Operatori di pastorale familiare pre e post battesimale Presiede il Vescovo Anno XII Numero 9 O LA CATTEDRA ggi la Parola di Dio ci chiede con forza di essere una vigna che non delude, indipendentemente dai tempi e dalle stagioni che possono anche essere non proprio favorevoli all’annuncio del Vangelo. La realtà prima e originaria della nostra fede e del nostro essere nel mondo i testimoni del Regno è l’Alleanza tra Dio e l’umanità. La storia degli uomini non è abbandonata a sé stessa. È interna a un patto. La storia, come pure il viaggio dell’umanità verso il compimento, sono custoditi dall’Alleanza. La Scrittura usa varie immagini per parlare di questo patto: una è quella dello sposo e della sposa; un’altra è quella della vigna che il suo “padrone” ha curato con immenso amore: “Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle” (I lettura). Il simbolo della vigna è ritornato spesso nelle ultime domeniche a scandire le nostre celebrazioni eucaristiche. In quella odierna, la parabola dei “vignaioli omicidi”, che possiamo leggere sullo sfondo della pagina stupenda di Isaia e del “canto della vigna”, si presenta come una sintesi tragica della storia di Israele, dei suoi rapporti non sempre idilliaci con il Signore e con i suoi servi e, soprattutto, con il Cristo, “legittimo erede”, cacciato fuori e ucciso (Vangelo). La prima lettura è il canto struggente di un lavoratore – amante deluso che, pur avendo circondato di mille cure la sua vigna, scopre che essa non ha corrisposto alle sue attese. È il lamento per una vendemmia sfortunata, simbolo trasparente di un amore tradito: “Egli (il Signore) si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida d’oppressi” (5,7). Dio ha sempre cercato un rapporto d’amore con il suo popolo. E questi ha risposto con l’infedeltà all’Alleanza, l’esteriorità della pratica religiosa, l’idolatria, l’ingiustizia, la speculazione edilizia e fondiaria, l’oppressione dei forti sui deboli. La storia di infedeltà tocca il vertice con la vicenda storica di Gesù di Nazareth, la sua DEL VESCOVO CONVEGNO PASTORALE 2011 Messa conclusiva OMELIA “La vigna che non delude” missione e, soprattutto, la sua uccisione (Vangelo). La comunità di Matteo si ripeteva questa parabola non tanto per criticare il popolo ebraico quanto per mettersi davanti alla proprie responsabilità: “A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato ad un popolo che ne produce i frutti” (21,43). La Chiesa è sacramento di Gesù Cristo, la sua mediazione sacramentale. Ma l’indefettibilità della Chiesa non riguarda le sue forme storiche e le singole comunità cristiane nelle quali essa trova espressione. Sappiamo che tante cristianità, fiorentissime in passato, oggi non sono segnalate nemmeno sulla carta geografica. Israele è stato depositario della elezione, dell’alleanza, della promessa. Ma ha deluso le attese di Dio. I beni della salvezza sono passati ad altri popoli. Chi dice che la stessa sorte non possa essere riservata a noi? Se una vigna delude, Dio cambia chi la coltiva. Il Signore non recede dai Suoi progetti e dai Suoi disegni, cambiando, però, i suoi strumenti con una spregiudicatezza senza pari. Non dobbiamo deludere le sue attese. La Chiesa è una vigna fertile piantata sulle colline del mondo. Ogni giorno passa il vendemmiatore e stende la mano in cerca di frutti. Ha il volto di tante persone che guardano a noi, si avvicinano alla comunità cristiana e cercano la gioia di vivere, il coraggio della speranza, la capacità di ricominciare. Dobbiamo essere all’altezza della situazione. I frutti che dobbiamo mettere a disposizione sono quelli di cui ci parla l’Apostolo Paolo nelle battute finali della lettera ai Filippesi (II lettura): “In conclusione, fratelli, quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, ciò che è virtù e merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri” (4,8). Sono otto obiettivi – valori, mutuati dalla sintesi etica dello stoicismo, che Paolo consiglia ai parrocchiani di Filippi di mettere al centro delle loro preoccupazioni. Non sono valori tipicamente religiosi o cristiani. Sono valori umani, che il cristianesimo esalta e 3 promuove al massimo. Sono otto punti fermi che noi cristiani condividiamo con gli uomini di buona volontà, fatta salva un’unica grande differenza: quella di sentire e pensare che il Signore è vicino e che è pronto ad accogliere nella preghiera tutto ciò che ci fa soffrire per accordarci il dono della pace. In sintesi, possiamo affermare che non si disattendono le attese di Dio e degli uomini, se si è fedeli all’Alleanza. Dio ha creato l’uomo per amore. Adamo è il segno dell’Alleanza. L’uomo dell’Alleanza è colui che si mette al servizio dell’uomo. È l’amore per l’uomo il segno della fedeltà al progetto di Dio. Ci dobbiamo misurare con l’essere umano. Occorre rimisurare tutto ciò che siamo e quello che abbiamo con l’uomo in cerca di senso. Gesù è stato “una pietra scartata” perché ha detto che l’uomo è più importante del sabato. Gesù, sposando l’uomo e la causa dell’uomo, è andato verso la Croce. La medesima cosa ci chiede il Signore per essere una vigna che non delude: rimettere al centro la persona e la famiglia in un legame strettissimo con l’unico vitigno che non delude e che è Gesù Cristo! “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). Rimettere al centro la persona e la famiglia: è quello che chiedo sempre agli uomini delle istituzioni, a chi amministra la cosa pubblica. È quello che chiedo a tutti gli adulti, nel loro impegno educativo verso gli uomini e le donne di domani. Servono come il pane figure di adulti belle, sobrie, solidali, responsabili, pacificate e non risentite, che sappiano discernere “la gemma che nasce” e che, soprattutto, stiano davanti alla Parola sentendo di essere interpellati personalmente e direttamente. Buon cammino a tutti, a tutte le comunità cristiane con le famiglie giovani e la loro missione di comunicare il Vangelo ai piccolissimi. + Lorenzo Loppa VITA DI 4 COMUNITA , Novembre 2011 50 pellegrini delle nostre zone hanno assistito al miracolo Medugorje: continuano le apparizioni della Regina della Pace La fede vera è forte e contagiosa, smuove e trascina di Giorgio Alessandro PACETTI D omenica 25 settembre, innanzi ad una moltitudine di pellegrini tra cui il gruppo Regina della Pace di Piglio, alle ore 10,50, durante la mensa eucaristica, si è verificato uno straordinario prodigio che ha catturato lo sguardo dei presenti inondandone il cuore di emozione e di pace. I celebranti, raccolti in preghiera intorno all’altare, hanno detto ai pellegrini: “…Oggi voi avete una grande responsabilità”. Il Gruppo Regina della Pace di Piglio, composto da 49 persone di Piglio, di Frosinone, di Tecchiena, di Roma, di Nettuno, di Arcinazzo Romano e di Affile, partiti in pellegrinaggio alla volta di Medugorje dal 20 al 27 Settembre, guidato dai coniugi Primo e Maria Ceccaroni, insieme a padre Taddeuz Mikoda OFM Conv, superiore del convento di San Lorenzo di Piglio, è stato testimone del miracolo del sole che ruota e pulsa, del cambio della tonalità di colore del sole, dal verde al rosso, della “M” di Maria, del profumo sulla collina delle apparizioni e, dell’apparizione della Regina della Pace avvenuta proprio mentre i pellegrini ricevevano la Santa Comunione. Sul cielo terso ed azzurro è apparsa una nuvola che roteando sulla destra, ha formato una “M” che subito ha assunto la forma della sacra immagine della Madonna di profilo, con in braccio il divin figlio, una corona in testa , con una croce e quando la Madonna ha salutato è ricomparsa la “M”. Ogni fedele ha testimoniato quello che ha realmente visto. Durante l’apparizione della Madonna tutti hanno pianto compreso chi scrive. Desidero precisare una cosa: quando il “Gruppo” è partito da Piglio facendo tappa a San Cesareo ha avuto alcune raccomandazioni da parte di Madre Rosaria, fondatrice a Medugorje della comunità “Figli del Divino Amore”, la quale ha vivamente raccomandato di RICERCA SCRITTI DI DON GUANELLA I l 23 ottobre 2011 don Luigi Guanella viene proclamato santo. Per questa occasione diverse persone e istituzioni si stanno spontaneamente mettendo in contatto con l’Opera Don Guanella facendo pervenire, in originale o in copia, materiale storico riguardante la sua persona: - Lettere, cartoline, telegrammi, biglietti autografi - Fotografie - Ricordi e testimonianze Una campagna di ricerca fu lanciata già negli anni 1920-1940, durante la celebrazione dei processi canonici, un’altra verso gli anni ’60, mentre era imminente la beatificazione. Non ci sarà un altro momento così importante per fare appello a tutti co- loro che possiedono memorie storiche per noi preziose. L’epistolario di Lugi Guanella, attualmente in fase di ordinamento, comprende quasi 4000 lettere: è una fonte storica fondamentale che sicuramente può ancora essere incrementata. POTETE AIUTARCI NELLA RICERCA? Per inviare materiale: Centro Studi Guanelliani Opera Don Guanella Via Aurelia Antica 446 - 00165 Roma Tel. 06.6637984 - [email protected] don Umberto Brugnoni Vicario Generale dei Guanelliani Roma, 27 Settembre 2011 andare in quel luogo con l’animo libero, scevro da ogni inquietudine, per un incontro con la Mamma Celeste che sola può donare la pace, guidare alla conversione, condurre a Gesù; ha sottolineato che non bisogna andare a Medugorje per vedere dei segni, ma questi si sono verificati e non si possono sottacere, perché ogni pellegrino è un testimone che non deve rimanere muto e chiuso in se stesso, ma aprirsi agli altri con l’annuncio e la testimonianza cui invita anche la Regina della Pace nel messaggio del 25 Settembre: la fede vera è forte e contagiosa, smuove e trascina. Messaggio del 25 Settembre 2011 “Cari figli, vi invito affinché questo tempo sia per tutti voi il tempo per testimoniare. Voi che vivete nell’amore di Dio e avete sperimentato i Suoi doni, testimoniateli con le vostre parole e con la vostra vita perché siano gioia ed esortazione alla fede per gli altri. Io sono con voi e intercedo incessantemente presso Dio per tutti voi perché la vostra fede sia sempre viva, gioiosa e nell’amore di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”. Anno XII Numero 9 VITA DI COMUNITA , 5 Acuto: un significativo cammino di fede e di carità La famiglia, il tema dell’incontro delle Confraternite Un impegno di solidarietà, che tiene conto delle nuove esigenze di Giorgio Alessandro PACETTI “L a Famiglia” è stato il tema del XXII Cammino Diocesano delle Confraternite svoltosi domenica 18 Settembre. È stata la splendida cornice del centro storico di Acuto ad ospitare le numerose confraternite della diocesi AnagniAlatri. Una organizzazione efficientissima, curata nei minimi dettagli da parte delle tre Confraternite locali del “Sacramento”, di “San Francesco Saverio” , della “SS. Trinità”, e dal locale gruppo di Preghiera Padre Pio, che hanno accolto 28 Confraternite e i 350 confratelli e consorelle venuti dai paesi limitrofi . Dopo un ricco buffet di fraternità offerto a tutti i partecipanti, le antiche associazioni religiose con i loro costumi tradizionali, con i loro cappucci, con i loro vessilli e stendardi, hanno sfilato per le vie del centro storico di Acuto partendo dalle porte del paese per raggiungere la chiesa Santa Maria Assunta dove si è tenuta una solenne celebrazione presieduta dal Vescovo Dio- cesano Mons. Lorenzo Loppa, da don Bruno Veglianti e dal parroco, animata dal coro parrocchiale diretto dal maestro Sparagna, nel solco di una tradizione introdotta nel 1990 dal vescovo Luigi Belloli e proseguita da Mons. Francesco Lambiasi ed ora da Mons. Lorenzo Loppa. Mons. Loppa, nel salutare e ringraziare tutti i partecipanti, ha invitato i giovani ad essere “più praticanti per continuare il grande ruolo che svolgono le confraternite, rappresentate da persone sempre più anziane e con i capelli bianchi”. Il lungo corteo è stato poi salutato dal Sindaco di Acuto, dal Vice coordinatore delle Confraternite del Lazio, dai Priori delle tre Confraternite locali e del gruppo di preghiera Padre Pio e dal Delegato Diocesano, don Bruno Veglianti. Tema centrale della riflessione è stata “La Famiglia la fame e il lavoro”. “Il nostro cammino cristiano annuale, a detta di don Bruno, vuole manifestare la perenne gio- vinezza del carisma confraternitale, suscitato dallo Spirito Santo. Le confraternite sono sempre state in prima linea nella trasmissione e nella difesa della fede attraverso soprattutto la pietà popolare, ma anche nella promozione delle opere di misericordia spirituali e materiali. Continuiamo su questo cammino aggiornando alle esigenze nuove, il nostro antico impegno di solidarietà”. Sulla stessa lunghezza d’onda è il Segretario Diocesano Aldo Fanfarillo che ha espresso il più vivo ringraziamento ai Priori, per il fattivo contributo apportato sul piano organizzativo. A tutti i priori delle confraternite intervenute sono stati consegnati un attestato di partecipazione ed una targa ricordo. Nel 2012 sarà Torre Caietani ad ospitare il XXIII cammino di fraternità Diocesano. a l o u c S e l a i Spec Due testimonianze sull’ora di religione Cercare risposte ... alla vita Q uando si chiede agli studenti cosa ne pensano dell’ora di religione cattolica a scuola, le risposte che vorremmo sentire sono del tipo: è un’ora in cui è aperto il dialogo fra compagni di classe; è un’ora in cui tante opinioni si confrontano nel tentativo di scoprire qualche “piccola verità” e arrivare a scoprire da soli, con la guida dell’insegnante, le basi delle grandi religioni storiche; è un’ora in cui l’insegnante è per noi una guida; è un’ora in cui apprendiamo liberi dall’ansia delle interrogazioni e dei compiti; è un’ora in cui la nostra ragione si interroga e cerca delle risposte… sulla vita! Ma è veramente così? IO, UN RAGAZZO DI 19 ANNI, E L’ORA DI RELIGIONE CATTOLICA A SCUOLA di Gianmarco Severa (Liceo Scientifico di Fiuggi) E ccomi con il caldo sole di maggio che mi fa sentire l’imminente arrivo dell’estate. Si prolunga la durata del giorno e gli esami si avvicinano. Si tratta della fine di un cammino di vita fondamentale, un traguardo tanto atteso, in parte temuto e che, forse, un giorno ricorderò con nostalgia. È tempo di bilanci, sia nel campo dei rapporti umani che in quello scolastico. Tra i tanti percorsi portati a termine tra le mura di quella che, per cinque anni, è stata un po’ la mia “seconda casa”, vi è quello dell’insegnamento della Religione cattolica. Una sola ora a settimana, ma non per questo meno proficua ed interessante delle altre ore disciplinari. Uso l’aggettivo interessante per evidenziare che spesso si tende a far confusione tra il catechismo e l’ora di Religione a scuola. Non si tratta di un indottrinamento religioso, non si fa “apostolato”, non si recitano preghiere e non si ascoltano omelie. Si trattano, invece, tematiche attuali, con un approccio critico, storico, scientifico. Si insegna un metodo d’indagine per la comprensione dell’esperienza religiosa, un’esperienza umana, universale e complessa. Non si vogliono far assumere punti di vista predefiniti. In questo modo chi, come me, ha spesso visioni laiche su vari argomenti, non vive la lezione come un momento di scontro, ma di ricerca e apertura per un confronto costruttivo. Ho infatti sperimentato nei miei cinque anni liceali autentiche forme di dialogo, arricchite da punti di vista anche molto diversi, ma non per questo da rifiutare a priori. Per questo, in base alla mia esperienza, l’ora di Religione cattolica va concepita come un momento di arricchimento culturale al pari di tutte le altre discipline, un percorso che offre l’opportunità di una conoscenza che permette di maturare una personale opinione su tematiche che riguardano tutti, sono le tematiche della “vita”. A volte si tratta anche di maturare la capacità di rivedere criticamente la propria opinione perché magari si scopre quel giudizio sulla realtà è solo un “pregiudizio”. Penso che questo insegnamento disciplinare sia un’opportunità formativa per tutti i ragazzi, anche per i ragazzi atei, o magari praticanti altre religioni. Spesso capita invece che vi sia un atteggiamento di chiusura radicale, a mio avviso sbagliato. E tutto questo non lo scrive un “martire della fede”, ma un ragazzo di 19 anni con tutti i suoi dubbi, ma con una buona dose di onestà intellettuale… solo i presuntuosi credono di avere tutte le risposte, CINQUE ANNI AL LICEO E ... L’ORA DI RELIGIONE CATTOLICA di Giulia Isufi (Liceo Scientifico di Anagni) G io no! Sono solo un ragazzo animato dal desiderio di scoprire il mondo, con tutte le sue bellezze e contraddizioni e che ha cercato di vivere la scuola come opportunità formativa in ogni campo: dalla letteratura italiana alla matematica alla religione, curando i rapporti umani con i compagni e i docenti che mi hanno guidato nel mio percorso. iunta ormai al termine del quinto anno del Liceo scientifico, mi accorgo di quanto questo lungo percorso abbia contribuito non solo alla mia preparazione scolastica, ma anche alla mia formazione come persona. Sono stata guidata da professori che hanno saputo stimolare la mia curiosità oltre che trasmettermi conoscenze. Alcuni di loro ci hanno spinti a riflettere su problemi importanti, su domande legate al nostro mondo, alla vita e a noi stessi e a questa parte fondamentale della nostra formazione personale hanno contribuito in maniera determinante le lezioni di Religione. Spesso si corre il rischio di ritenere questa disciplina come una materia subordinata alla altre, “secondaria”. Non credo sia così. Pur avendo la possibilità di non avvalermi di queste ore di lezione, pur non essendo io una credente, ho scelto di seguire questa materia perché ritengo che costituisca un tassello che non può assolutamente mancare alla mia cultura e non mi sono mai pentita! Non bisogna essere cristiani, né tantomeno credere in un Dio, qualunque sia il suo nome, per “sapere” chi è Gesù. Così come non si può credere in Gesù e rifiutare di conoscere chi crede in un altro Dio. Sono convinta che bisogna essere sempre pronti a imparare dagli altri. Sfogliando il mio quaderno di Religione vedo emergere, tra le risposte personali, le mie incertezze, le domande e il tentativo di trovarvi risposte. Rileggo ciò che ho scritto quando mi si chiedeva di commentare il “Padre nostro” e mi rendo conto di quanto sia stato importante per me avere modo di esprimere i miei dubbi, confrontarmi con altri, capire di non essere la sola che, nella propria ricerca personale di Dio, ancora non ha raggiunto una posizione stabile, una risposta soddisfacente. Questo mi ha davvero aiutato a maturare. Ricordo una volta in cui, leggendo alcuni passi dei Vangeli, per le lacrime trattenute mi pizzicavano gli occhi: era quello in cui io credevo, pur senza aver mai letto la Bibbia! È incredibile quante cose ho imparato! Nonostante il poco tempo a disposizione (una sola ora settimanale), siamo riusciti a svolgere un programma vastissimo e oggi posso dire di conoscere piuttosto bene non solo il Cristianesimo, ma anche le religioni più diffuse nel mondo, abbiamo imparato a rispettarle e a credere nell’importanza del dialogo. Abbiamo studiato e analizzato criticamente il cristianesimo, abbiamo cercato le prove storiche dell’esistenza di Gesù così che non si potesse più dire “Gesù non è mai esistito”, ma solo “io non credo in Gesù”. Abbiamo anche parlato di libertà e di molti aspetti della realtà moderna legati all’etica. Questa è una materia che in ogni momento interpella la nostra coscienza, ci costringe a ragionare su questioni che ci riguardano. Ci pone quelle domande che sono inevitabili per l’uomo: da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Ci invita a meditare sulla nostra vita e sul mistero che la sovrasta perché, come disse Albert Einstein: “La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte di ogni vera arte e di ogni vera scienza”. 8 VITA DI COMUNITA , Novembre 2011 Il 6 novembre al Centro Pastorale di Fiuggi Cittadinanza: responsabilità e partecipazione Inizia l’itinerario di formazione all’impegno sociale e politico C omincia il 6 novembre l’itinerario di formazione all’impegno sociale e politico organizzato da Caritas Diocesana, Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, Consulta delle Aggregazioni laicali e Azione Cattolica Diocesana. Il titolo “Cittadinanza: responsabilità e partecipazione” prende le mosse da un’esigenza quanto mai attuale, quella cioè di formare persone capaci di avere atteggiamenti improntati alla responsabilità, alla generosità nei diversi ambienti di vita, con particolare riferimento all’impegno sociale e politico. Possiamo leggere nella presentazione del corso: «Vorremmo formare persone che siano in grado di osservare il nostro territorio, le sue risorse, le sue esigenze; persone che arricchite dal dialogo e dal confronto siano in grado di discernere ed agire per il bene comune alla luce della dottrina sociale della Chiesa». Ci appare allora alquanto corretta la citazione di un grande personaggio come Giorgio La Pira: «Amate questa città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità. Voi siete piantati in essa e in essa saranno piantate le generazioni future che avranno in voi radice. Ogni città racchiude in sé una vocazione ed un mistero: ognuna è nel tempo una immagine lontana della città eterna. Amatela dunque come si ama la casa comune destinata a voi e ai vostri figli». Se poi prendiamo in considerazione il programma proposto, ci si accorge subito che da una parte ci si vuole servire del servizio di esperti competenti e autorevoli, e dall’altra però si vuole preferire una formazione laboratoriale. Il primo incontro, proprio il 6 novembre, ha come titolo: “Esercizio del potere e servizio del bene comune: utopia, ingenuità o possibilità. Dai cattolici un progetto per il bene comune”, ed è guidato dal Prof. Luca Diotallevi, specializzato in Storia e Sociologia dei fenomeni politici. Non a caso è Docente di Sociologia all’Università di Roma 3 e Vicepresidente del Comitato Scientifico-Organizzatore delle Settimane Sociali. Laureatosi in Filosofia presso “La Sapienza” di Roma, ha trascorso periodi di studio presso le Università di Bielefeld, Oxford, Harvard e Cambridge. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Sociologia presso Giorgio La Pira la Università di Parma. Tra i suoi lavori scientifici più recenti lavori: Il rompicapo della secolarizzazione italiana (Rubbettino), Italian case and American Theories. Refining secularizazion paradigm (“Sociology of Religion”), la voce Church per la Blackwell Sociological Encyclopedy. Il secondo incontro, il 20 novembre, ha come titolo: “Tra oligarchia e populismo: la via per la partecipazione democratica”, guidato dal Prof. Fabio Mazzocchio, Docente di Etica Sociale dell’Università di Palermo e Direttore dell’Istituto Bachelet per lo studio dei problemi sociali e politici. Porterà a Fiuggi tutta la sua riflessione che si muove nell’ambito della filosofia contemporanea con particolare attenzione alle questioni teoriche legate alla crisi della razionalità, occupandosi di temi connessi al paradigma dell’intersoggettività in campo epistemologico, etico e politico. Si occupa inoltre del pensiero cristiano del Novecento e della teoria del bene comune. Il terzo incontro, l’11 dicembre, ha come titolo: “La città come bene comune”, guidato dal Dott. Maurizio Certini, Direttore del Centro Internazionale “Giorgio La Pira” di Firenze, una ONLUS che dal 1978 cerca di favorire la conoscenza delle diverse culture e lo scambio di idee tra giovani di tutto il mondo, proponendo l’idea della cittadinanza e della fraternità planetaria. Gli incontri successivi: 15 gennaio – “La necessità e l’importanza di saper leggere il territorio” (Laboratorio); 29 gennaio – “Costruire la comunità: esperienze a confronto” (Laboratorio); 12 febbraio – “Dialogo sulla città: presentazione del lavoro a istituzioni e comunità” (Tavola rotonda). Tutti gli incontri si terranno presso il Centro Pastorale Diocesano di Fiuggi, a partire dalle ore 16.00. Anno XII Numero 9 VITA DI COMUNITA , 9 Si è concluso il gemellaggio tra Anagni e Patrasso Twinning: un’esperienza indimenticabile Italia-Grecia: siamo lontani, ma comunque uguali di Viviana STAZI 5 ottobre 2011, ore 12.30: si parte per la Grecia, per Patrasso, per completare il gemellaggio Comenius iniziato lo scorso anno scolastico. A partecipare sono stati i ragazzi del II Liceo Leoniano, della Diocesi di Anagni-Alatri già protagonisti della prima fase che li aveva visti ospitare 21 studenti greci nelle proprie case ad aprile; allora eccoci pronti per una nuova avventura, fatta di mille preoccupazioni iniziali e di tante emozioni che hanno lasciato indelebilmente il segno nei cuori di tutti. La maggior parte dei ragazzi era agitata: erano troppe le notizie negative che ogni giorno venivano trasmesse dai telegiornali, il timore che qualcosa potesse andare storto era palpabile. Ma ci è bastato arrivare il giorno dopo per capire che tutto quello che avevamo pensato era infondato. Le famiglie ospitanti ci hanno accolto benissimo, ci hanno abbracciato come se fossimo stati dei figli che tornavano a casa dopo tanto tempo. I ragazzi si sono preoccupati costantemente che noi stessimo a nostro agio, comportandosi come veri fratelli, raccontandoci della loro vita quotidiana divisa tra scuola, impegni pomeridiani e uscite serali con gli amici. Non sono mancate le domande sulla situazione politica ed economica del Paese, ma è stato bello vedere come, pur in difficoltà, abbiano fatto di tutto per rendere il nostro soggiorno il più piacevole possibile. Le giornate trascorse insieme sono state scandite da escursioni al mare ed in montagna: abbiamo avuto l’opportunità di visitare piccole, pittoresche città come Nafpaktos e Kalavryta, abbiamo attraversato il canale su cui si affac- cia Patrasso con il battello, sia di pomeriggio sia di sera, ammirando la maestosità del ponte Antirio, lungo circa 4 Km; ci ha stupito Atene con la sua Acropoli, il vento che ci soffiava sul viso senza sosta, abbiamo immaginato l’atmosfera ai tempi dei grandi filosofi, ai tempi dello splendore della Capitale. Il Museo Archeologico è stato impressionante: quattro piani su cui è stata ripercorsa l’intera storia dell’arte greca ed in cui puoi calarti nei panni di personaggi vissuti secoli fa, pensando a come doveva essere la vita allora. Domenica 9 ottobre si è invece tenuto lo spettacolo “Uccelli” del commediografo greco Aristofane: abbiamo danzato sul palcoscenico ed infine recitato delle massime greche traducendole poi in italiano. Tutti i presenti si sono complimentati e la rappresentazione è stata un successo. La sera, come accaduto alla fine di ogni giornata, ci siamo ritrovati tutti al molo, dove al tramonto l’acqua si dipinge di un rosso magnifico che lascia chiunque a bocca aperta per la sorpresa. Ed indimenticabili sono proprio i colori di quella terra meravigliosa: l’azzurro trasparente del ma- re, le spiagge di ciottoli grigi, la spuma delle onde che si infrangono sul bagnasciuga; le migliaia di case bianche che risaltano alla luce mattutina del sole, il verde di colline e montagne che non lasciano posto a pianure. L’ultimo giorno abbiamo pranzato presso un ristorante nel centro di Patrasso e ci siamo scambiati delle cartoline su cui ognuno di noi ha scritto un messaggio per il proprio “gemello”: sono stati attimi di forti emozioni, molti si sono lasciati andare a lacrime e abbracci, come è successo anche al momento della partenza, avvenuta nel pomeriggio di venerdì 14. Eravamo tutti insieme al porto, per l’ultima volta, ma ci siamo ripromessi di incontrarci di nuovo il prima possibile, magari l’estate prossima. Quando la nave ha cominciato a solcare il mare in direzione di casa, ci siamo precipitati sul ponte e lì abbiamo ammirato la bellezza di quella città che ci ha dato tanto nell’arco di dieci giorni indimenticabili. Sono state strette amicizie, ci siamo confrontati apertamente ed il risultato è stato ottimo: un gemellaggio completamente riuscito. Novembre 10 2011 Cult Attualità A M B I E N T E I 10 ERRORI PIÙ COMUNI N E L FA R E L A D I F F E R E N Z I ATA gni nostra azione ha un impatto sull’ambiente, anche la più comune. Fare correttamente la raccolta differenziata ci aiuta ad avere un impatto minore sull’ambiente. Per toglierci ogni dubbio, Yes.life ha stilato un decalogo dei 10 errori più comuni nel fare la raccolta. Eccone alcuni: Errore 1 Il sacchetto di plastica stracolmo di carta non và certo buttato nel cassonetto. Lo stesso vale per la raccolta del vetro. Anche se la nostra differenziata può sembrare più ordinata non è così, mettiamo la carta da riciclare in un cartone, e il vetro in sacchetti riutilizzabili o in borse di paglia! Errore 2 - Il 75% di noi getta gli scontrini nei cassonetti della carta anziché nel secco indifferenziato. Il materiale di cui sono fatti è una carta chiamata termica, i cui componenti reagiscono al calore, creando problemi di riciclo. Lo stesso concetto vale per la carta chimica dei fax, quella autocopiante o quella carbone. E per i “grattaevinci” e simili. Errore 3 Il 45% getta cartoni (della pizza) e carta sporca di residui di cibo nella carta e cade in errore. Lo stesso vale per la carta oleata (per esempio quella che contiene focacce, affettati, formaggi), anch’essa non è riciclabile. Errore 4 il 37% di noi getta giornali avvolti nel cellophane nei raccoglitori della carta: occorre togliere punti metallici, nastri adesivi e altri materiali non cellulosici, come il cellophane che avvolge appunto le riviste. IVANO FOSSATI ABBANDONA Non la musica ma il mestiere di musicista O vano Fossati non farà più dischi e nemmeno terrà concerti, perché dice “non so se sarei capace di aggiungere altro ai miei dischi” e “non voglio più ripetere me stesso”. Ma come da lui precisato, non è un addio alla musica. Lascia semplicemente il mestiere della discografia, ma continuerà a studiare pianoforte, a suonare per se stesso, senza la necessità di un palcoscenico e di un pubblico. Per ripercorrere i suoi quarant’anni di carriera, ci viene in aiuto con un libro, Tutto questo futuro. Storie di musica, parole e immagini, e con un disco, Decadancing. Anche l’ultima canzone di questo album porta come titolo: Tutto questo futuro. E le parole sono eloquenti e toccano il cuore di tutti: “il tempo cancella le intenzioni del cuore... forse questo rimane per la gente come noi: stare vicini, pensare più piano, capirsi con gli occhi e non perdersi. … Eppure mi piace tutto questo futuro e anche il tempo sprecato che non vedo già più. Io e te, in mezzo al mondo, siamo un pugno di fiori. Ora passa la notte e, come senti, non piove più.” A sessanta anni si ritira a vita privata, più semplice, più normale… ma pensa ancora al futuro, a quello che come dice lui è diventato “viaggio dopo viaggio, giorno dopo giorno, incontro dopo incontro il mio presente e poi è scivolato in buona parte alle mie spalle”. Ma anche a quello che deve ancora venire, “con la convinzione che il futuro possa ancora sorprenderci”. “T BENEDIZIONE DELLA CROCE A MONTE CREPACUORE ornerà il bel tempo: i cavalli stanno venendo ad abbeverarsi alla fonte di Pozzutello.” Sembra quasi un vaticinio, una premonizione di altri tempi, invece è solo una previsione “meteorologica” pronunciata qualche sabato fa da uno degli Amici della Montagna di Guarcino. Grazie ad una loro bella iniziativa alcuni di noi (pochi per la verità proprio a causa del tempo) hanno avuto l’opportunità di camminare sulle nostre montagne e di apprezzarle in pieno. L’occasione ha preso origine il 14 agosto scorso quando gli Amici della Montagna di Guarcino hanno posto una croce su monte Crepacuore. L’hanno posta sul punto più alto, a 1998 metri sul livello del mare, vicino ad un antico ceppo miliare della fine dell’800, un po’ malandato, che ricorda la divisione tra Stato della Chiesa e Regno delle Due Sicilie. Lì l’8 di ottobre sono tornati con don Antonio Castagnacci (gran camminatore) e altri “montanari” per celebrare una Santa Messa ad alta quota e far benedire la croce. Don Antonio durante la Messa ha evidenziato come la natura ci ponga più vicino alla Verità, ha chiesto di pregare per le vittime della montagna e poi ha benedetto la bella Croce di Montecrepacuore, ricordando che è un simbolo di resurrezione, e ha benedetto anche tutti i pellegrini che passando alzeranno con fiducia gli occhi su di essa. A tutti i lettori auguriamo una buona passeggiata su a 1998 metri. C ultura A rte M usica L etteratura S cienza S port C inema T eatro 11 Anno XII Numero 9 tur@ Attualità N O B E L È diventato il nostro santo laico, e ora che è morto lo è ancora di più, per la destra come per la sinistra, per il mondo intero. Ovunque (soprattutto sul web, ovviamente), si possono leggere citazioni dai suoi discorsi. Eccone una per tutte: «Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Siate affamati, siate folli». (Steve Jobs. Dal discorso di Stanford del 2005). E per quanto vorremmo sminuirlo non ci è facile farlo: ha creato oggetti che hanno cambiato la nostra vita semplicemente mettendo una “i” (che significa “io” tradotta dall’inglese) davanti hai suoi prodotti. Ci ha portati nell’individualità del computer per poi ributtarci nel sociale (anche se troppo spesso solo virtuale). I suoi gioielli sono: il Mac classic (1990), l’iMac (1998), l’iPod (2001), l’iMac Super (2004), l’iPhone (2007), l’iPad (2010). Con il primo iniziò la magia (il miracolo per tornare all’idea iniziale) e si passò dall’Olivetti ad una scrivania virtuale e semplice da usare (desk); con l’iMac, è riuscito ad unire l’utile al dilettevole e il computer si è fatto bello! Con l’iPod ci ha regalato la colonna sonora della nostra vita (anche se personalmente non lo amo). Con l’iMac Super dalla scrivania sono spariti anche i fili e sono arrivate le trasparenze. L’iPhone ha dato un significato diverso al telefonino portatile: è un oggetto con cui si può fare tutto, dalle foto all’inimmaginabile. Con l’iPad ora non batto più sui tasti ma accarezzo il mio computer diventuto grande come una rivista e contenente il mondo intero. IL NOSTRO SANTO LAICO uanto conta l’età per essere una donna che conta? E che Q cosa vuol dire contare? Per gli G uardare il mondo con gli occhi di un artista è un’opportunità rara e preziosa. Ti permette di cogliere realtà del tutto inaspettate e di provare emozioni nuove. Maria Rita Stirpe, pittrice botanica frusinate, ha fatto questo per noi cittadini di Alatri. Ha guardato con attenzione le nostre amate/odiate mura ciclopiche, ha soffermato il suo sguardo sulle piante selvatiche che le abitano, le vestono e ne prendono nutrimento e nel 2009, facendosi guidare dalla sua arte, le ha dipinte per noi dando loro nuova vita e nuovo interesse. Ha creato così una piccola collezione di cinque opere dal titolo “Flora sulle mura” che oggi finalmente è visibile a tutti nel Museo civico “Palazzo Gottifredo” di Alatri. Si possono così ammirare, tra le altre, la Cymballaria muralis (acquerello su pergamena, cm 55x45), il Ficus carica (acquerello su carta, cm 80x60), l’Umbilicus rupestris (acquerello su pergamena, cm 40x50). Questi acquarelli sono così intensi e delicati e vivi ed evocativi che viene immediatamente il desiderio di andare ad ammirare la flora rappresentata dal vivo, sulla mura, anche se ad anni di distanza, per notarne le differenze che l’arte e il tempo hanno prodotto… Per poi tornare ad ammirare le opere della Stirpe, in un andirivieni che ha il sapore della scoperta. PREMIO NOBEL 2011 IL FICUS SULLE MURA di Claudia FANTINI svedesi del premio Nobel l’età sembra proprio non avere importanza a giudicare dalle tre donne africane insignite quest’anno dal Nobel per la Pace: Ellen Johnson Sirleaf di 73 anni, Leymah Roberta Gbowee di 80 anni, e Tawakkol Karman di 32. Ellen Johnson Sirleaf, attuale presidente della Liberia e prima donna a rivestire questo incarico nel continente africano è impegnata nella ricostruzione del suo Paese, devastato da 14 anni di guerra civile. che ha fatto 250.000 morti. Tawakkol Karman è un’attivista yemenita per i diritti umani, divenuta in poco tempo la leader della protesta femminile contro il regime yemenita. Giornalista e fondatrice dell’associazione “Giornaliste senza catene” e militante nel partito islamico e conservatore Al Islah, primo gruppo di opposizione. Leymah Gbowee è una militante pacifista e nonviolenta che ha contribuito a mettere fine alle guerre civili che hanno dilaniato il suo paese sino al 2003. Piccola, di carnagione chiara (per questo è soprannominata “rossa”), la Gbowee ha da poco pubblicato la sua autobiografia, “La forza dei nostri poteri: come le comunità di donne, la preghiere e il sesso hanno cambiato una nazione in guerra”. Non è mai troppo presto per prendere il nostro posto nel mondo, né mai troppo tardi. C ultura A rte M usica L etteratura S cienza S port C inema T eatro