Caso Meredith, metafora della giustizia tra ricchi e poveri

Transcript

Caso Meredith, metafora della giustizia tra ricchi e poveri
IL MONDO
CAPOVOLTO
Mercificazione di un dramma che ha coinvolto una famiglia in lutto
Caso Meredith, metafora della giustizia tra ricchi e poveri
A pagare è un africano, un extracomunitario
di Giulio ALBANESE
I
l caso di Meredith Kercher, studentessa inglese, in Italia per il progetto Erasmus, assassinata a Perugia nella notte
del primo novembre del
2007, è stato un evento
mediatico sul quale varrebbe la pena riflettere.
Così, come nelle vicende
processuali di Cogne e
Garlasco, la “spettacolarizzazione” del dramma
si è concretizzata nelle
prime pagine dei giornali,
ma soprattutto nei soliti
“talk show” con ricostruzioni fantasiose e ospiti
quanto meno improbabili. La storia, d’altronde,
doveva essere ben “cucinata” per il volgo, perché
tra i giornalisti e gli editori è ben radicata la convinzione che alla gente
piacciono le storie misteriose e imprevedibili negli
sviluppi. Sta di fatto che,
nel caso di Meredith, abbiamo assistito per l’ennesima volta alla mercificazione di un dramma
che ha coinvolto un’intera famiglia il cui lutto è
stato violato dalla prepotenza di una stampa,
duole doverlo scrivere, alla disperata ricerca del
“Monstrum” di turno da
consegnare al pubblico
ludibrio. A chi scrive non
sarebbe mai venuto in
mente di dedicare a una
vicenda come questa lo
spazio di una rubrica sul
mondo missionario, se la
conclusione del processo
di secondo grado, con
sentenza assolutoria, di
Amanda Knox e Raffaele
Sollecito non avesse tirato in ballo indirettamente
un giovane africano. Infatti, chiunque abbia avuto modo di accedere agli
atti processuali, avrà arguito che il delitto in
questione è stato perpetrato da più persone. A
dire il vero, inizialmente,
i giudici togati e popolari
non avevano manifestato
dubbi a tale proposito.
Poi però è subentrata, col
tempo, una disparità tra
le istanze di un povero
ivoriano, un certo Rudy
Guede che non aveva
neppure i soldi per farsi
assistere alle udienze e
quelle di due personaggi,
di censo assai diverso, in
grado di difendersi con
legali d’alto rango. D’accordo, la storia di cui stiamo parlando è stata fin
dall’inizio delle indagini
misteriosa, intrigante,
quasi onirica. Una storia
ancora purtroppo in divenire, pronta a riservare
nuovi colpi di scena. Segnata da personaggi singolari, difficili da concepire perfino per autori di
gialli dalla fantasia vivida
e sconfinata. La realtà
che, come al solito, supera l’immaginazione comunque ci interpella, non
foss’altro perché il colpevole, alla fine, sarebbe
solo lui, un africano,
una sorta di plebeo,
condannato in via definitiva, per concorso in
omicidio, a 16 anni di
reclusione con il rito
abbreviato. E se da una
parte è inopportuno e
sconveniente schierarsi a
favore dell’innocenza o
della colpevolezza di
Amanda e Raffaele – che
dovranno comunque confrontarsi sempre con la
voce delle loro rispettive
coscienze – ciò che occorre evidenziare è la disparità di mezzi tra chi oggi
è ancora in carcere e coloro che sono tornati invece in libertà. Va ricordato che Rudy era scappato in Germania, per poi
essere arrestato dalla polizia. Risultato positivo alla prova del Dna che confermò la sua presenza in
casa della Kercher, si è
sempre dichiarato innocente. L’assenza di risorse
necessarie per reperire
avvocati principi del foro,
con l’aggravante d’essere
extracomunitario, hanno
comportato un serio
svantaggio per la difesa
del ventitreenne ivoriano.
Dopo un processo con rito abbreviato, oggi Rudy
sconta una pena per concorso in omicidio. Ma cosa sarebbe successo se il
giudizio avesse seguito il
corso ordinario dei tre
gradi? Lungi da ogni retorica, è chiaro che tra le
forme di discriminazio-
ne è particolarmente
grave anche quella che
deriva dall’inadeguatezza del nostro sistema giuridico nel trattare i migranti come gli
altri cittadini. Aggravato, nella fattispecie, da
logiche più vicine al potere del denaro o di presunte verità mediatiche. In
questo senso, la sentenza
assolutoria nei confronti
di Amanda e Raffaele
può essere letta come la
metafora del divario esistente, in termini di giustizia, tra il Nord e il Sud
del mondo, tra i ricchi e
poveri. Con il sospetto di
fondo che il vero fine di
certa informazione, come
nei casi di altri celebri
processi, sia quello di distogliere l’attenzione dalle questioni di reale importanza come l’emergenza umanitaria nel
Corno d’Africa.
Anno XII, n. 9 - NOVEMBRE 2011
mensile della comunità Ecclesiale
N. di registrazione 276 del 7.2.2000
presso il Tribunale di Frosinone.
DIRETTORE:
Raffaele Tarice
IN REDAZIONE:
Claudia Fantini
Per inviare articoli:
Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011
Alatri - Tel. 348.3002082
e-mail: [email protected]
RESPONSABILE DISTRIBUZIONE
Bruno Calicchia
AMMINISTRATORE
Giovanni Straccamore
HANNO COLLABORATO:
Giulio Albanese, Valerio De Luca,
Giorgio Alessandro Pacetti,
Viviana Stazi
EDITORE
Diocesi di Anagni-Alatri
FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA
Tipografia Editrice Frusinate srl
Frosinone
ANNO XII N.
9
NOVEMBRE 2011
Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 26 Ottobre 2011 - www.diocesianagnialatri.it
a l l ’ii n t e r n o . . .
FOTO
NOTIZIA
Convegno
Pastorale 2011
Pag. 3
Speciale
Scuola
Pagg. 6-7
Cittadinanza:
responsabilità e
partecipazione
Pag. 8
Q
22 ottobre 2011
Ordinazione Presbiterale di don Pierluigi Nardi
uando uno dei miei parrocchiani ha scoperto
che nella nostra diocesi
esiste un Ufficio per le Comunicazioni Sociali, mi ha candidamente chiesto: «E a che serve?».
E di fronte alla mia risposta, diciamolo, abbastanza frettolosa e
forse superficiale, la reazione è
stata «Certo… quindi non fate
niente!». Ho deciso quindi di
usare questo spazio a “scopo
privato”, tentando di spiegare a
lui e a tutti i nostri lettori che
“animale strano” è l’Ufficio che
si occupa, tra le altre cose, di
pubblicare UNO. Comunque, in
senso generale, la comunicazione è un fatto centrale in riferimento alla nuova evangelizzazione che, oltre all’attenzione
per i media e al suo sapiente utilizzo, si impegna per una pastorale organica della comunicazione sociale. Per essere nel cuore
del progresso umano, partecipe
delle esperienze del resto dell’umanità, per cercare di capirle ed
interpretarle, per risolvere i problemi della comunicazione della
fede nella nostra società, domi-
PRIMO PIANO
Le Comunicazioni Sociali: i nodi del rapporto fede-cultura
E A CHE SERVE?
nata dai mass-media, non è sufficiente, quindi, la semplice gestione di tali mezzi, anche i più
avanzati. È indispensabile cogliere la sfida culturale in cui il
nuovo orizzonte comunicativo
pone i suoi protagonisti. Questa
nuova cultura chiede alla Chiesa
di ripensare e riesprimere la sua
fede, il suo messaggio e la sua
vita. È questa l’indicazione che
la Chiesa italiana ha recepito dal
Convegno ecclesiale di Palermo
e che, proprio nel quadro del
“Progetto culturale”, intende
perseguire con tenacia ed entusiasmo coinvolgendo, nell’affrontare i nodi del rapporto tra
fede e cultura nel nostro tempo.
Concretamente l’Ufficio deve innanzitutto configurarsi come
servizio al Vescovo e agli Uffici
che operano nel campo pastorale fornendo loro le indicazioni
utili alla conoscenza degli orientamenti dell’opinione pubblica
circa le questioni che interessano
l’azione pastorale. Al riguardo è
auspicabile un periodico confronto con il Vescovo da parte
del direttore dell’Ufficio per uno
scambio di informazioni, per l’esame di eventuali situazioni
emerse e l’individuazione di linee da seguire da parte dell’Ufficio. Ugualmente importanti sono periodici incontri con i direttori degli Uffici Pastorali sia per
una reciproca informazione, sia
per l’individuazione di possibili
collaborazioni e di iniziative comuni. Al riguardo si sottolinea
che la dimensione comunicativa
è comunque presente nell’azione pastorale in quanto tale e,
quindi, interessa e coinvolge
l’attività di tutti gli Uffici pastorali. Un altro imprescindibile
punto di riferimento dell’attività
dell’Ufficio deve riguardare la
sensibilizzazione delle strutture
ecclesiali nelle sue varie articolazioni circa i problemi della
comunicazione; quindi dalle foranie alle singole comunità parrocchiali. Non nego che scrivendo questo articolo, io per primo,
mi sono reso conto che dobbiamo ancora crescere e migliorare.
Raffaele Tarice
2
100 NOTIZIE
Auguri Don Gianni!
È
stata festa a Piglio: il nostro parroco, don Gianni Macali, ha festeggiato il trentesimo anno di professione
sacerdotale. La comunità si è stretta intorno a lui che
circa due anni fa è entrato in punta di piedi nelle nostre
parrocchie e grazie alla sua semplicità è entrato anche nel
cuore di noi parrocchiani. Visibilmente commosso, don
Gianni ha ringraziato tutti dopo la cena organizzata in suo
onore e, quando gli è stato chiesto di raccontare della sua
vocazione, ha detto col tono genuino di chi non si attarda
in difficili disquisizioni, che fin da piccolo si è innamorato
profondamente di Cristo. Questo suo amore e rapporto vivo con il Signore, traspare nella sua missione sacerdotale,
nella sua capacità di ascolto, nella prudenza dei suoi consigli, nella grande capacità di accoglienza e rispetto sincero
verso tutti. Caro don Gianni, la gioia per i tuoi trent’anni
di sacerdozio è anche la gioia di tutti noi pigliesi. Auguri!
La comunità pigliese
... ancora Madrid
100 NOTIZIE
L ’AA G E N D A
Giovedì 1 novembre
Anagni, Cattedrale, ore 11,30
SOLENNITA’ DI TUTTI
I SANTI
Pontificale presieduto dal
Vescovo
Giovedì 17 novembre
Anagni, Seminario Vescovile,
ore 9.00
TERZO GIOVEDI’ DEL CLERO
Sabato 19 novembre
Carpineto Romano, Monastero
Suore Carmelitane, ore 16.00
PROFESSIONE TEMPORANEA
DI SUOR M. VALENTINA
Presiede il Vescovo
Novembre
2011
NOVEMBRE
Domenica 27 novembre
Fiuggi, Centro Pastorale,
ore 16.30
INCONTRO UNITARIO DEGLI
OPERATORI PASTORALI
Percorso di formazione per
Operatori di pastorale
familiare pre e post
battesimale
Presiede il Vescovo
Anno XII
Numero 9
O
LA CATTEDRA
ggi la Parola di Dio ci
chiede con forza di
essere una vigna che
non delude, indipendentemente dai tempi e dalle stagioni che possono anche essere non proprio favorevoli
all’annuncio del Vangelo. La
realtà prima e originaria della nostra fede e del nostro
essere nel mondo i testimoni
del Regno è l’Alleanza tra
Dio e l’umanità. La storia degli uomini non è abbandonata a sé stessa. È interna a
un patto. La storia, come pure il viaggio dell’umanità
verso il compimento, sono
custoditi dall’Alleanza. La
Scrittura usa varie immagini
per parlare di questo patto:
una è quella dello sposo e
della sposa; un’altra è quella
della vigna che il suo “padrone” ha curato con immenso amore: “Il mio diletto
possedeva una vigna sopra
un fertile colle” (I lettura).
Il simbolo della vigna è ritornato spesso nelle ultime domeniche a scandire le nostre
celebrazioni eucaristiche. In
quella odierna, la parabola
dei “vignaioli omicidi”, che
possiamo leggere sullo sfondo della pagina stupenda di
Isaia e del “canto della vigna”, si presenta come una
sintesi tragica della storia di
Israele, dei suoi rapporti non
sempre idilliaci con il Signore e con i suoi servi e, soprattutto, con il Cristo, “legittimo erede”, cacciato fuori e
ucciso (Vangelo).
La prima lettura è il canto
struggente di un lavoratore
– amante deluso che, pur
avendo circondato di mille
cure la sua vigna, scopre che
essa non ha corrisposto alle
sue attese. È il lamento per
una vendemmia sfortunata,
simbolo trasparente di un
amore tradito: “Egli (il Signore) si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine
ed ecco grida d’oppressi”
(5,7). Dio ha sempre cercato
un rapporto d’amore con il
suo popolo. E questi ha risposto con l’infedeltà all’Alleanza, l’esteriorità della
pratica religiosa, l’idolatria,
l’ingiustizia, la speculazione
edilizia e fondiaria, l’oppressione dei forti sui deboli. La
storia di infedeltà tocca il
vertice con la vicenda storica
di Gesù di Nazareth, la sua
DEL VESCOVO
CONVEGNO
PASTORALE 2011
Messa conclusiva
OMELIA
“La vigna che non delude”
missione e, soprattutto, la sua uccisione (Vangelo). La comunità di Matteo si ripeteva questa parabola non tanto per criticare il popolo ebraico quanto per mettersi davanti alla proprie
responsabilità: “A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato ad
un popolo che ne produce i frutti” (21,43). La Chiesa è sacramento di Gesù Cristo, la sua mediazione sacramentale. Ma l’indefettibilità della Chiesa non riguarda le sue forme storiche e
le singole comunità cristiane nelle quali essa trova espressione.
Sappiamo che tante cristianità, fiorentissime in passato, oggi
non sono segnalate nemmeno sulla carta geografica. Israele è
stato depositario della elezione, dell’alleanza, della promessa.
Ma ha deluso le attese di Dio. I beni della salvezza sono passati
ad altri popoli. Chi dice che la stessa sorte non possa essere riservata a noi? Se una vigna delude, Dio cambia chi la coltiva. Il
Signore non recede dai Suoi progetti e dai Suoi disegni, cambiando, però, i suoi strumenti con una spregiudicatezza senza
pari. Non dobbiamo deludere le sue attese. La Chiesa è una vigna fertile piantata sulle colline del mondo. Ogni giorno passa
il vendemmiatore e stende la mano in cerca di frutti. Ha il volto di tante persone che guardano a noi, si avvicinano alla comunità cristiana e cercano la gioia di vivere, il coraggio della
speranza, la capacità di ricominciare. Dobbiamo essere all’altezza della situazione.
I frutti che dobbiamo mettere a disposizione sono quelli di cui
ci parla l’Apostolo Paolo nelle battute finali della lettera ai Filippesi (II lettura): “In conclusione, fratelli, quello che è vero,
nobile, giusto, puro, amabile, onorato, ciò che è virtù e merita
lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri” (4,8). Sono otto
obiettivi – valori, mutuati dalla sintesi etica dello stoicismo, che
Paolo consiglia ai parrocchiani di Filippi di mettere al centro
delle loro preoccupazioni. Non sono valori tipicamente religiosi o cristiani. Sono valori umani, che il cristianesimo esalta e
3
promuove al massimo. Sono
otto punti fermi che noi cristiani condividiamo con gli
uomini di buona volontà,
fatta salva un’unica grande
differenza: quella di sentire
e pensare che il Signore è vicino e che è pronto ad accogliere nella preghiera tutto
ciò che ci fa soffrire per accordarci il dono della pace.
In sintesi, possiamo affermare che non si disattendono le
attese di Dio e degli uomini,
se si è fedeli all’Alleanza.
Dio ha creato l’uomo per
amore. Adamo è il segno
dell’Alleanza. L’uomo dell’Alleanza è colui che si mette al servizio dell’uomo. È
l’amore per l’uomo il segno
della fedeltà al progetto di
Dio. Ci dobbiamo misurare
con l’essere umano. Occorre
rimisurare tutto ciò che siamo e quello che abbiamo
con l’uomo in cerca di senso.
Gesù è stato “una pietra
scartata” perché ha detto
che l’uomo è più importante
del sabato. Gesù, sposando
l’uomo e la causa dell’uomo,
è andato verso la Croce. La
medesima cosa ci chiede il
Signore per essere una vigna
che non delude: rimettere al
centro la persona e la famiglia in un legame strettissimo con l’unico vitigno che
non delude e che è Gesù Cristo! “Io sono la vite, voi i
tralci. Chi rimane in me, e io
in lui, porta molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). Rimettere al centro la persona
e la famiglia: è quello che
chiedo sempre agli uomini
delle istituzioni, a chi amministra la cosa pubblica. È
quello che chiedo a tutti gli
adulti, nel loro impegno
educativo verso gli uomini e
le donne di domani. Servono
come il pane figure di adulti
belle, sobrie, solidali, responsabili, pacificate e non
risentite, che sappiano discernere “la gemma che nasce” e che, soprattutto, stiano davanti alla Parola sentendo di essere interpellati
personalmente e direttamente.
Buon cammino a tutti, a tutte le comunità cristiane con
le famiglie giovani e la loro
missione di comunicare il
Vangelo ai piccolissimi.
+ Lorenzo Loppa
VITA DI
4
COMUNITA
,
Novembre
2011
50 pellegrini delle nostre zone hanno assistito al miracolo
Medugorje: continuano
le apparizioni della
Regina della Pace
La fede vera è forte e contagiosa, smuove e trascina
di Giorgio Alessandro PACETTI
D
omenica 25 settembre, innanzi ad una
moltitudine di pellegrini tra cui il gruppo Regina della Pace di Piglio,
alle ore 10,50, durante la
mensa eucaristica, si è verificato uno straordinario
prodigio che ha catturato
lo sguardo dei presenti
inondandone il cuore di
emozione e di pace.
I celebranti, raccolti in
preghiera intorno all’altare, hanno detto ai pellegrini:
“…Oggi voi avete una
grande responsabilità”.
Il Gruppo Regina della Pace di Piglio, composto da
49 persone di Piglio, di
Frosinone, di Tecchiena, di
Roma, di Nettuno, di Arcinazzo Romano e di Affile,
partiti in pellegrinaggio
alla volta di Medugorje
dal 20 al 27 Settembre,
guidato dai coniugi Primo
e Maria Ceccaroni, insieme
a padre Taddeuz Mikoda
OFM Conv, superiore del
convento di San Lorenzo
di Piglio, è stato testimone del miracolo del sole
che ruota e pulsa, del
cambio della tonalità di
colore del sole, dal verde
al rosso, della “M” di Maria, del profumo sulla collina delle apparizioni e,
dell’apparizione della Regina della Pace avvenuta
proprio mentre i pellegrini
ricevevano la Santa Comunione.
Sul cielo terso ed azzurro
è apparsa una nuvola che
roteando sulla destra, ha
formato una “M” che subito ha assunto la forma
della sacra immagine della
Madonna di profilo, con
in braccio il divin figlio,
una corona in testa , con
una croce e quando la Madonna ha salutato è ricomparsa la “M”.
Ogni fedele ha testimoniato quello che ha realmente visto.
Durante l’apparizione della Madonna tutti hanno
pianto compreso chi scrive.
Desidero precisare una cosa: quando il “Gruppo” è
partito da Piglio facendo
tappa a San Cesareo ha
avuto alcune raccomandazioni da parte di Madre
Rosaria, fondatrice a Medugorje della comunità
“Figli
del
Divino
Amore”, la quale ha vivamente raccomandato di
RICERCA SCRITTI DI DON GUANELLA
I
l 23 ottobre 2011 don Luigi Guanella viene proclamato santo. Per questa occasione diverse persone e istituzioni si stanno
spontaneamente mettendo in contatto
con l’Opera Don Guanella facendo pervenire, in originale o in copia, materiale storico riguardante la sua persona:
- Lettere, cartoline, telegrammi,
biglietti autografi
- Fotografie
- Ricordi e testimonianze
Una campagna di ricerca fu lanciata già
negli anni 1920-1940, durante la celebrazione dei processi canonici, un’altra verso
gli anni ’60, mentre era imminente la beatificazione. Non ci sarà un altro momento
così importante per fare appello a tutti co-
loro che possiedono memorie
storiche per noi preziose.
L’epistolario di Lugi Guanella,
attualmente in fase di ordinamento, comprende quasi 4000
lettere: è una fonte storica fondamentale che sicuramente
può ancora essere incrementata. POTETE AIUTARCI NELLA RICERCA?
Per inviare materiale:
Centro Studi Guanelliani
Opera Don Guanella
Via Aurelia Antica 446 - 00165 Roma
Tel. 06.6637984 - [email protected]
don Umberto Brugnoni
Vicario Generale dei Guanelliani
Roma, 27 Settembre 2011
andare in quel luogo con
l’animo libero, scevro da
ogni inquietudine, per un
incontro con la Mamma
Celeste che sola può donare la pace, guidare alla
conversione, condurre a
Gesù; ha sottolineato che
non bisogna andare a Medugorje per vedere dei segni, ma questi si sono verificati e non si possono sottacere, perché ogni pellegrino è un testimone che
non deve rimanere muto e
chiuso in se stesso, ma
aprirsi agli altri con l’annuncio e la testimonianza
cui invita anche la Regina
della Pace nel messaggio
del 25 Settembre: la fede
vera è forte e contagiosa,
smuove e trascina.
Messaggio del 25
Settembre 2011
“Cari figli, vi invito affinché questo tempo
sia per tutti voi il tempo per testimoniare.
Voi che vivete nell’amore di Dio e avete sperimentato i Suoi doni, testimoniateli con le vostre parole e con la vostra vita perché siano
gioia ed esortazione alla fede per gli altri. Io
sono con voi e intercedo incessantemente
presso Dio per tutti voi
perché la vostra fede
sia sempre viva, gioiosa
e nell’amore di Dio.
Grazie per aver risposto
alla mia chiamata”.
Anno XII
Numero 9
VITA DI
COMUNITA
,
5
Acuto: un significativo cammino di fede e di carità
La famiglia, il tema
dell’incontro delle
Confraternite
Un impegno di solidarietà, che tiene conto delle nuove esigenze
di Giorgio Alessandro PACETTI
“L
a Famiglia” è
stato il tema
del XXII Cammino Diocesano delle
Confraternite svoltosi
domenica 18 Settembre.
È stata la splendida cornice del centro storico di
Acuto ad ospitare le numerose confraternite
della diocesi AnagniAlatri. Una organizzazione efficientissima, curata nei minimi dettagli
da parte delle tre Confraternite locali del “Sacramento”, di “San
Francesco Saverio” , della “SS. Trinità”, e dal locale gruppo di Preghiera
Padre Pio, che hanno accolto 28 Confraternite e
i 350 confratelli e consorelle venuti dai paesi limitrofi .
Dopo un ricco buffet di
fraternità offerto a tutti
i partecipanti, le antiche
associazioni religiose
con i loro costumi tradizionali, con i loro cappucci, con i loro vessilli e
stendardi, hanno sfilato
per le vie del centro storico di Acuto partendo
dalle porte del paese
per raggiungere la chiesa Santa Maria Assunta
dove si è tenuta una solenne celebrazione presieduta dal Vescovo Dio-
cesano Mons. Lorenzo
Loppa, da don Bruno
Veglianti e dal parroco,
animata dal coro parrocchiale diretto dal maestro Sparagna, nel solco
di una tradizione introdotta nel 1990 dal vescovo Luigi Belloli e proseguita da Mons. Francesco Lambiasi ed ora da
Mons. Lorenzo Loppa.
Mons. Loppa, nel salutare e ringraziare tutti i
partecipanti, ha invitato
i giovani ad essere “più
praticanti per continuare il grande ruolo che
svolgono le confraternite, rappresentate da
persone sempre più anziane e con i capelli
bianchi”.
Il lungo corteo è stato
poi salutato dal Sindaco
di Acuto, dal Vice coordinatore delle Confraternite del Lazio, dai
Priori delle tre Confraternite locali e del gruppo di preghiera Padre
Pio e dal Delegato Diocesano, don Bruno Veglianti. Tema centrale
della riflessione è stata
“La Famiglia la fame e il
lavoro”.
“Il nostro cammino cristiano annuale, a detta
di don Bruno, vuole manifestare la perenne gio-
vinezza del carisma confraternitale, suscitato
dallo Spirito Santo. Le
confraternite sono sempre state in prima linea
nella trasmissione e nella difesa della fede attraverso soprattutto la
pietà popolare, ma anche nella promozione
delle opere di misericordia spirituali e materiali.
Continuiamo su questo
cammino aggiornando
alle esigenze nuove, il
nostro antico impegno
di solidarietà”.
Sulla stessa lunghezza
d’onda è il Segretario
Diocesano Aldo Fanfarillo che ha espresso il più
vivo ringraziamento ai
Priori, per il fattivo contributo apportato sul
piano organizzativo.
A tutti i priori delle confraternite intervenute
sono stati consegnati un
attestato di partecipazione ed una targa ricordo. Nel 2012 sarà Torre
Caietani ad ospitare il
XXIII cammino di fraternità Diocesano.
a
l
o
u
c
S
e
l
a
i
Spec
Due testimonianze sull’ora di religione
Cercare
risposte ...
alla vita
Q
uando si chiede agli studenti cosa ne pensano
dell’ora di religione cattolica a scuola, le risposte
che vorremmo sentire sono del tipo: è un’ora in cui
è aperto il dialogo fra compagni di classe; è un’ora in cui
tante opinioni si confrontano nel tentativo di scoprire
qualche “piccola verità” e arrivare a scoprire da soli, con la
guida dell’insegnante, le basi delle grandi religioni
storiche; è un’ora in cui l’insegnante è per noi una guida;
è un’ora in cui apprendiamo liberi dall’ansia delle
interrogazioni e dei compiti; è un’ora in cui la nostra
ragione si interroga e cerca delle risposte… sulla vita!
Ma è veramente così?
IO, UN RAGAZZO DI 19 ANNI,
E L’ORA DI RELIGIONE CATTOLICA
A SCUOLA
di Gianmarco Severa (Liceo Scientifico di Fiuggi)
E
ccomi con il caldo sole di maggio che mi fa sentire
l’imminente arrivo dell’estate. Si prolunga la durata
del giorno e gli esami si avvicinano.
Si tratta della fine di un cammino di vita fondamentale,
un traguardo tanto atteso, in parte temuto e che, forse,
un giorno ricorderò con nostalgia. È tempo di bilanci, sia
nel campo dei rapporti umani che in quello scolastico.
Tra i tanti percorsi portati a termine tra le mura di quella
che, per cinque anni, è stata un po’ la mia “seconda casa”, vi è quello dell’insegnamento della Religione cattolica. Una sola ora a settimana, ma non per questo meno
proficua ed interessante delle altre ore disciplinari. Uso
l’aggettivo interessante per evidenziare che spesso si tende a far confusione tra il catechismo e l’ora di Religione a
scuola.
Non si tratta di un indottrinamento religioso, non si fa
“apostolato”, non si recitano preghiere e non si ascoltano
omelie. Si trattano, invece, tematiche attuali, con un approccio critico, storico, scientifico. Si insegna un metodo
d’indagine per la comprensione dell’esperienza religiosa,
un’esperienza umana, universale e complessa. Non si vogliono far assumere punti di vista predefiniti. In questo
modo chi, come me, ha spesso visioni laiche su vari argomenti, non vive la lezione come un momento di scontro,
ma di ricerca e apertura per un confronto costruttivo.
Ho infatti sperimentato nei miei cinque anni liceali autentiche forme di dialogo, arricchite da punti di vista anche molto diversi, ma non per questo da rifiutare a priori.
Per questo, in base alla mia esperienza, l’ora di Religione
cattolica va concepita come un momento di arricchimento
culturale al pari di tutte le altre discipline, un percorso
che offre l’opportunità di una conoscenza che permette
di maturare una personale opinione su tematiche che riguardano tutti, sono le tematiche della “vita”. A volte si
tratta anche di maturare la capacità di rivedere criticamente la propria opinione perché magari si scopre quel
giudizio sulla realtà è solo un “pregiudizio”.
Penso che questo insegnamento disciplinare sia un’opportunità formativa per tutti i ragazzi, anche per i ragazzi
atei, o magari praticanti altre religioni. Spesso capita invece che vi sia un atteggiamento di chiusura radicale, a
mio avviso sbagliato. E tutto questo non lo scrive un
“martire della fede”, ma un ragazzo di 19 anni con tutti i
suoi dubbi, ma con una buona dose di onestà intellettuale… solo i presuntuosi credono di avere tutte le risposte,
CINQUE ANNI AL LICEO E ...
L’ORA DI RELIGIONE CATTOLICA
di Giulia Isufi (Liceo Scientifico di Anagni)
G
io no! Sono solo un ragazzo animato dal desiderio di scoprire il mondo, con tutte le sue bellezze e contraddizioni
e che ha cercato di vivere la scuola come opportunità formativa in ogni campo: dalla letteratura italiana alla matematica alla religione, curando i rapporti umani con i compagni e i docenti che mi hanno guidato nel mio percorso.
iunta ormai al termine del quinto anno del Liceo
scientifico, mi accorgo di quanto questo lungo percorso abbia contribuito non solo alla mia preparazione scolastica, ma anche alla mia formazione come persona. Sono stata guidata da professori che hanno saputo
stimolare la mia curiosità oltre che trasmettermi conoscenze. Alcuni di loro ci hanno spinti a riflettere su problemi importanti, su domande legate al nostro mondo, alla vita e a noi stessi e a questa parte fondamentale della
nostra formazione personale hanno contribuito in maniera determinante le lezioni di Religione.
Spesso si corre il rischio di ritenere questa disciplina come
una materia subordinata alla altre, “secondaria”. Non credo sia così. Pur avendo la possibilità di non avvalermi di
queste ore di lezione, pur non essendo io una credente,
ho scelto di seguire questa materia perché ritengo che costituisca un tassello che non può assolutamente mancare
alla mia cultura e non mi sono mai pentita!
Non bisogna essere cristiani, né tantomeno credere in un
Dio, qualunque sia il suo nome, per “sapere” chi è Gesù.
Così come non si può credere in Gesù e rifiutare di conoscere chi crede in un altro Dio. Sono convinta che bisogna
essere sempre pronti a imparare dagli altri.
Sfogliando il mio quaderno di Religione vedo emergere,
tra le risposte personali, le mie incertezze, le domande e il
tentativo di trovarvi risposte. Rileggo ciò che ho scritto
quando mi si chiedeva di commentare il “Padre nostro” e
mi rendo conto di quanto sia stato importante per me
avere modo di esprimere i miei dubbi, confrontarmi con
altri, capire di non essere la sola che, nella propria ricerca
personale di Dio, ancora non ha raggiunto una posizione
stabile, una risposta soddisfacente. Questo mi ha davvero
aiutato a maturare.
Ricordo una volta in cui, leggendo alcuni passi dei Vangeli, per le lacrime trattenute mi pizzicavano gli occhi: era
quello in cui io credevo, pur senza aver mai letto la Bibbia! È incredibile quante cose ho imparato!
Nonostante il poco tempo a disposizione (una sola ora
settimanale), siamo riusciti a svolgere un programma vastissimo e oggi posso dire di conoscere piuttosto bene
non solo il Cristianesimo, ma anche le religioni più diffuse
nel mondo, abbiamo imparato a rispettarle e a credere
nell’importanza del dialogo. Abbiamo studiato e analizzato criticamente il cristianesimo, abbiamo cercato le prove storiche dell’esistenza di Gesù così che non si potesse
più dire “Gesù non è mai esistito”, ma solo “io non credo
in Gesù”.
Abbiamo anche parlato di libertà e di molti aspetti della
realtà moderna legati all’etica.
Questa è una materia che in ogni momento interpella la
nostra coscienza, ci costringe a ragionare su questioni che
ci riguardano. Ci pone quelle domande che sono inevitabili per l’uomo: da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Ci invita a meditare sulla nostra vita e sul mistero che la
sovrasta perché, come disse Albert Einstein: “La cosa più
bella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte di
ogni vera arte e di ogni vera scienza”.
8
VITA DI
COMUNITA
,
Novembre
2011
Il 6 novembre al Centro Pastorale di Fiuggi
Cittadinanza:
responsabilità
e partecipazione
Inizia l’itinerario di formazione all’impegno sociale e politico
C
omincia il 6 novembre l’itinerario di formazione all’impegno
sociale e politico organizzato da Caritas Diocesana,
Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, Consulta
delle Aggregazioni laicali e
Azione Cattolica Diocesana. Il titolo “Cittadinanza:
responsabilità e partecipazione” prende le mosse da
un’esigenza quanto mai
attuale, quella cioè di formare persone capaci di
avere atteggiamenti improntati alla responsabilità, alla generosità nei diversi ambienti di vita, con
particolare riferimento all’impegno sociale e politico.
Possiamo leggere nella
presentazione del corso:
«Vorremmo formare persone che siano in grado di
osservare il nostro territorio, le sue risorse, le sue
esigenze; persone che arricchite dal dialogo e dal
confronto siano in grado
di discernere ed agire per il
bene comune alla luce della dottrina sociale della
Chiesa».
Ci appare allora alquanto
corretta la citazione di un
grande personaggio come
Giorgio La Pira: «Amate
questa città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità. Voi
siete piantati in essa e in
essa saranno piantate le
generazioni future che
avranno in voi radice. Ogni
città racchiude in sé una
vocazione ed un mistero:
ognuna è nel tempo una
immagine lontana della
città eterna. Amatela dunque come si ama la casa
comune destinata a voi e
ai vostri figli».
Se poi prendiamo in considerazione il programma
proposto, ci si accorge subito che da una parte ci si
vuole servire del servizio di
esperti competenti e autorevoli, e dall’altra però si
vuole preferire una formazione laboratoriale. Il primo incontro, proprio il 6
novembre, ha come titolo: “Esercizio del potere
e servizio del bene comune: utopia, ingenuità
o possibilità. Dai cattolici un progetto per il bene comune”, ed è guidato dal Prof. Luca Diotallevi, specializzato in Storia
e Sociologia dei fenomeni
politici. Non a caso è Docente di Sociologia all’Università di Roma 3 e Vicepresidente del Comitato
Scientifico-Organizzatore
delle Settimane Sociali.
Laureatosi in Filosofia presso “La Sapienza” di Roma,
ha trascorso periodi di studio presso le Università di
Bielefeld, Oxford, Harvard
e Cambridge. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Sociologia presso
Giorgio La Pira
la Università di Parma. Tra i
suoi lavori scientifici più recenti lavori: Il rompicapo
della secolarizzazione italiana (Rubbettino), Italian
case and American Theories. Refining secularizazion paradigm (“Sociology
of Religion”), la voce Church per la Blackwell Sociological Encyclopedy.
Il secondo incontro, il 20
novembre, ha come titolo: “Tra oligarchia e populismo: la via per la
partecipazione democratica”, guidato dal Prof.
Fabio Mazzocchio, Docente di Etica Sociale dell’Università di Palermo e
Direttore dell’Istituto Bachelet per lo studio dei
problemi sociali e politici.
Porterà a Fiuggi tutta la
sua riflessione che si muove nell’ambito della filosofia contemporanea con
particolare attenzione alle
questioni teoriche legate
alla crisi della razionalità,
occupandosi di temi connessi al paradigma dell’intersoggettività in campo
epistemologico, etico e politico. Si occupa inoltre del
pensiero cristiano del Novecento e della teoria del
bene comune.
Il terzo incontro, l’11 dicembre, ha come titolo:
“La città come bene comune”, guidato dal Dott.
Maurizio Certini, Direttore del Centro Internazionale “Giorgio La Pira” di Firenze, una ONLUS che dal
1978 cerca di favorire la
conoscenza delle diverse
culture e lo scambio di
idee tra giovani di tutto il
mondo, proponendo l’idea
della cittadinanza e della
fraternità planetaria.
Gli incontri successivi: 15
gennaio – “La necessità
e l’importanza di saper
leggere il territorio” (Laboratorio); 29 gennaio –
“Costruire la comunità:
esperienze a confronto”
(Laboratorio); 12 febbraio
– “Dialogo sulla città:
presentazione del lavoro a istituzioni e comunità” (Tavola rotonda).
Tutti gli incontri si terranno presso il Centro Pastorale Diocesano di Fiuggi, a
partire dalle ore 16.00.
Anno XII
Numero 9
VITA DI
COMUNITA
,
9
Si è concluso il gemellaggio tra Anagni e Patrasso
Twinning:
un’esperienza
indimenticabile
Italia-Grecia: siamo lontani, ma comunque uguali
di Viviana STAZI
5
ottobre 2011, ore
12.30: si parte per la
Grecia, per Patrasso,
per completare il gemellaggio Comenius iniziato
lo scorso anno scolastico.
A partecipare sono stati i
ragazzi del II Liceo Leoniano, della Diocesi di Anagni-Alatri già protagonisti
della prima fase che li aveva visti ospitare 21 studenti greci nelle proprie case
ad aprile; allora eccoci
pronti per una nuova avventura, fatta di mille
preoccupazioni iniziali e
di tante emozioni che
hanno lasciato indelebilmente il segno nei cuori di
tutti.
La maggior parte dei ragazzi era agitata: erano
troppe le notizie negative
che ogni giorno venivano
trasmesse dai telegiornali,
il timore che qualcosa potesse andare storto era
palpabile. Ma ci è bastato
arrivare il giorno dopo per
capire che tutto quello
che avevamo pensato era
infondato. Le famiglie
ospitanti ci hanno accolto
benissimo, ci hanno abbracciato come se fossimo
stati dei figli che tornavano a casa dopo tanto tempo. I ragazzi si sono preoccupati costantemente che
noi stessimo a nostro agio,
comportandosi come veri
fratelli, raccontandoci della loro vita quotidiana divisa tra scuola, impegni
pomeridiani e uscite serali
con gli amici. Non sono
mancate le domande sulla
situazione politica ed economica del Paese, ma è
stato bello vedere come,
pur in difficoltà, abbiano
fatto di tutto per rendere
il nostro soggiorno il più
piacevole possibile.
Le giornate trascorse insieme sono state scandite
da escursioni al mare ed in
montagna: abbiamo avuto l’opportunità di visitare
piccole, pittoresche città
come Nafpaktos e Kalavryta, abbiamo attraversato il canale su cui si affac-
cia Patrasso con il battello,
sia di pomeriggio sia di sera, ammirando la maestosità del ponte Antirio, lungo circa 4 Km; ci ha stupito Atene con la sua Acropoli, il vento che ci soffiava sul viso senza sosta, abbiamo immaginato l’atmosfera ai tempi dei grandi filosofi, ai tempi dello
splendore della Capitale. Il
Museo Archeologico è stato impressionante: quattro piani su cui è stata ripercorsa l’intera storia
dell’arte greca ed in cui
puoi calarti nei panni di
personaggi vissuti secoli
fa, pensando a come doveva essere la vita allora.
Domenica 9 ottobre si è
invece tenuto lo spettacolo “Uccelli” del commediografo greco Aristofane:
abbiamo danzato sul palcoscenico ed infine recitato delle massime greche
traducendole poi in italiano. Tutti i presenti si sono
complimentati e la rappresentazione è stata un successo. La sera, come accaduto alla fine di ogni giornata, ci siamo ritrovati tutti al molo, dove al tramonto l’acqua si dipinge di un
rosso magnifico che lascia
chiunque a bocca aperta
per la sorpresa.
Ed indimenticabili sono
proprio i colori di quella
terra meravigliosa: l’azzurro trasparente del ma-
re, le spiagge di ciottoli
grigi, la spuma delle onde
che si infrangono sul bagnasciuga; le migliaia di
case bianche che risaltano
alla luce mattutina del sole, il verde di colline e
montagne che non lasciano posto a pianure.
L’ultimo giorno abbiamo
pranzato presso un ristorante nel centro di Patrasso e ci siamo scambiati
delle cartoline su cui
ognuno di noi ha scritto
un messaggio per il proprio “gemello”: sono stati
attimi di forti emozioni,
molti si sono lasciati andare a lacrime e abbracci, come è successo anche al
momento della partenza,
avvenuta nel pomeriggio
di venerdì 14. Eravamo
tutti insieme al porto, per
l’ultima volta, ma ci siamo
ripromessi di incontrarci di
nuovo il prima possibile,
magari l’estate prossima.
Quando la nave ha cominciato a solcare il mare in
direzione di casa, ci siamo
precipitati sul ponte e lì
abbiamo ammirato la bellezza di quella città che ci
ha dato tanto nell’arco di
dieci giorni indimenticabili. Sono state strette amicizie, ci siamo confrontati
apertamente ed il risultato è stato ottimo: un gemellaggio completamente
riuscito.
Novembre
10
2011
Cult
Attualità
A M B I E N T E
I
10 ERRORI
PIÙ COMUNI
N E L FA R E L A
D I F F E R E N Z I ATA
gni nostra azione ha un impatto
sull’ambiente, anche la più comune. Fare correttamente la raccolta
differenziata ci aiuta ad avere un
impatto minore sull’ambiente. Per
toglierci ogni dubbio, Yes.life ha stilato un decalogo dei 10 errori più
comuni nel fare la raccolta. Eccone alcuni:
Errore 1 Il sacchetto di plastica
stracolmo di carta non và certo buttato nel cassonetto. Lo stesso vale
per la raccolta del vetro. Anche se la
nostra differenziata può sembrare
più ordinata non è così, mettiamo la
carta da riciclare in un cartone, e il
vetro in sacchetti riutilizzabili o in
borse di paglia!
Errore 2 - Il 75% di noi getta gli
scontrini nei cassonetti della carta
anziché nel secco indifferenziato. Il
materiale di cui sono fatti è una carta chiamata termica, i cui componenti reagiscono al calore, creando
problemi di riciclo. Lo stesso concetto vale per la carta chimica dei fax,
quella autocopiante o quella carbone. E per i “grattaevinci” e simili.
Errore 3 Il 45% getta cartoni
(della pizza) e carta sporca di residui
di cibo nella carta e cade in errore.
Lo stesso vale per la carta oleata
(per esempio quella che contiene focacce, affettati, formaggi), anch’essa
non è riciclabile.
Errore 4 il 37% di noi getta giornali avvolti nel cellophane nei raccoglitori della carta: occorre togliere
punti metallici, nastri adesivi e altri
materiali non cellulosici, come il cellophane che avvolge appunto le riviste.
IVANO FOSSATI
ABBANDONA
Non la musica ma il
mestiere di musicista
O
vano Fossati non farà più dischi e nemmeno terrà concerti,
perché dice “non so se sarei capace di aggiungere altro ai
miei dischi” e “non voglio più ripetere me stesso”. Ma come
da lui precisato, non è un addio alla musica. Lascia semplicemente il mestiere della discografia, ma continuerà a studiare
pianoforte, a suonare per se stesso, senza la necessità di un
palcoscenico e di un pubblico. Per ripercorrere i suoi quarant’anni di carriera, ci viene in aiuto con un libro, Tutto questo futuro. Storie di musica, parole e immagini, e con un disco,
Decadancing. Anche l’ultima canzone di questo album porta
come titolo: Tutto questo futuro. E le parole sono eloquenti
e toccano il cuore di tutti: “il tempo cancella le intenzioni del
cuore... forse questo rimane per la gente come noi: stare vicini, pensare più piano, capirsi con gli occhi e non perdersi. …
Eppure mi piace tutto questo futuro e anche il tempo sprecato
che non vedo già più. Io e te, in mezzo al mondo, siamo un
pugno di fiori. Ora passa la notte e, come senti, non piove
più.”
A sessanta anni si ritira a vita privata, più semplice, più normale… ma pensa ancora al futuro, a quello che come dice lui è
diventato “viaggio dopo viaggio, giorno dopo giorno, incontro dopo incontro il mio presente e poi è scivolato in buona
parte alle mie spalle”. Ma anche a quello che deve ancora venire, “con la convinzione che il futuro possa ancora sorprenderci”.
“T
BENEDIZIONE
DELLA CROCE
A MONTE
CREPACUORE
ornerà il bel tempo: i cavalli stanno venendo ad abbeverarsi alla fonte di Pozzutello.” Sembra quasi un vaticinio, una premonizione di altri tempi, invece è solo una previsione “meteorologica” pronunciata qualche sabato fa da uno
degli Amici della Montagna di Guarcino. Grazie ad una loro
bella iniziativa alcuni di noi (pochi per la verità proprio a causa del tempo) hanno avuto l’opportunità di camminare sulle
nostre montagne e di apprezzarle in pieno. L’occasione ha
preso origine il 14 agosto scorso quando gli Amici della Montagna di Guarcino hanno posto una croce su monte Crepacuore. L’hanno posta sul punto più alto, a 1998 metri sul livello
del mare, vicino ad un antico ceppo miliare della fine dell’800,
un po’ malandato, che ricorda la divisione tra Stato della Chiesa e Regno delle Due Sicilie. Lì l’8 di ottobre sono tornati con
don Antonio Castagnacci (gran camminatore) e altri “montanari” per celebrare una Santa Messa ad alta quota e far benedire la croce. Don Antonio durante la Messa ha evidenziato
come la natura ci ponga più vicino alla Verità, ha chiesto di
pregare per le vittime della montagna e poi ha benedetto la bella Croce di Montecrepacuore, ricordando
che è un simbolo di resurrezione, e
ha benedetto anche tutti i pellegrini
che passando alzeranno con fiducia
gli occhi su di essa. A tutti i lettori
auguriamo una buona passeggiata
su a 1998 metri.
C ultura A rte M usica L etteratura S cienza S port C inema T eatro
11
Anno XII
Numero 9
tur@
Attualità
N O B E L
È
diventato il nostro santo laico, e ora che è morto lo è ancora di più, per la destra come per la sinistra, per il mondo intero. Ovunque (soprattutto sul web, ovviamente), si possono
leggere citazioni dai suoi discorsi. Eccone una per tutte: «Non
lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di
seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Siate affamati, siate folli». (Steve Jobs. Dal discorso di
Stanford del 2005).
E per quanto vorremmo sminuirlo non ci è facile farlo: ha
creato oggetti che hanno cambiato la nostra vita semplicemente mettendo una “i” (che significa “io” tradotta dall’inglese) davanti hai suoi prodotti. Ci ha portati nell’individualità
del computer per poi ributtarci nel sociale (anche se troppo
spesso solo virtuale). I suoi gioielli sono: il Mac classic (1990),
l’iMac (1998), l’iPod (2001), l’iMac Super (2004), l’iPhone
(2007), l’iPad (2010). Con il primo iniziò la magia (il miracolo
per tornare all’idea iniziale) e si passò dall’Olivetti ad una scrivania virtuale e semplice da usare (desk); con l’iMac, è riuscito
ad unire l’utile al dilettevole e il computer si è fatto bello! Con
l’iPod ci ha regalato la colonna sonora della nostra vita (anche
se personalmente non lo amo). Con l’iMac Super dalla scrivania sono spariti anche i fili e sono arrivate le trasparenze.
L’iPhone ha dato un significato diverso al telefonino portatile:
è un oggetto con cui si può fare tutto, dalle foto all’inimmaginabile. Con l’iPad ora non batto più sui tasti ma accarezzo il
mio computer diventuto grande come una rivista e contenente il mondo intero.
IL NOSTRO
SANTO LAICO
uanto conta l’età per essere
una donna che conta? E che
Q
cosa vuol dire contare? Per gli
G
uardare il mondo con gli occhi di un artista è un’opportunità rara e preziosa. Ti permette di cogliere realtà del tutto inaspettate e di provare emozioni nuove. Maria Rita Stirpe,
pittrice botanica frusinate, ha fatto questo per noi cittadini di
Alatri. Ha guardato con attenzione le nostre amate/odiate
mura ciclopiche, ha soffermato il suo sguardo sulle piante selvatiche che le abitano, le vestono e ne prendono nutrimento e
nel 2009, facendosi guidare dalla sua arte, le ha dipinte per
noi dando loro nuova vita e nuovo interesse. Ha creato così
una piccola collezione di cinque opere dal titolo “Flora sulle
mura” che oggi finalmente è visibile a tutti nel Museo civico
“Palazzo Gottifredo” di Alatri. Si possono così ammirare, tra le
altre, la Cymballaria muralis (acquerello su pergamena, cm
55x45), il Ficus carica (acquerello su carta, cm 80x60), l’Umbilicus rupestris (acquerello su pergamena, cm 40x50).
Questi acquarelli sono così intensi e delicati e vivi ed evocativi
che viene immediatamente il desiderio di andare ad ammirare
la flora rappresentata dal vivo, sulla
mura, anche se ad anni di distanza,
per notarne le differenze che l’arte e
il tempo hanno prodotto… Per poi
tornare ad ammirare le opere della
Stirpe, in un andirivieni che ha il sapore della scoperta.
PREMIO
NOBEL
2011
IL FICUS SULLE
MURA
di Claudia FANTINI
svedesi del premio Nobel l’età
sembra proprio non avere importanza a giudicare dalle tre donne
africane insignite quest’anno dal
Nobel per la Pace: Ellen Johnson
Sirleaf di 73 anni, Leymah Roberta Gbowee di 80 anni, e
Tawakkol Karman di 32.
Ellen Johnson Sirleaf, attuale presidente della Liberia e prima
donna a rivestire questo incarico
nel continente africano è impegnata nella ricostruzione del suo
Paese, devastato da 14 anni di
guerra civile. che ha fatto
250.000 morti.
Tawakkol Karman è un’attivista
yemenita per i diritti umani, divenuta in poco tempo la leader
della protesta femminile contro il
regime yemenita. Giornalista e
fondatrice dell’associazione
“Giornaliste senza catene” e militante nel partito islamico e conservatore Al Islah, primo gruppo
di opposizione. Leymah Gbowee
è una militante pacifista e nonviolenta che ha contribuito a
mettere fine alle guerre civili che
hanno dilaniato il suo paese sino
al 2003. Piccola, di carnagione
chiara (per questo è soprannominata “rossa”), la Gbowee ha da
poco pubblicato la sua autobiografia, “La forza dei nostri poteri:
come le comunità di donne, la
preghiere e il sesso hanno cambiato una nazione in guerra”.
Non è mai troppo presto per
prendere il nostro posto nel
mondo, né mai troppo tardi.
C ultura A rte M usica L etteratura S cienza S port C inema T eatro