Siete odontoiatri soddisfatti?

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Siete odontoiatri soddisfatti?
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il personaggio
15 maggio 2011 - n° 6
Siete odontoiatri soddisfatti?
La delusione e lo scontento dei giovani professionisti attraverso quattro testimonianze che impongono
una riflessione sul futuro della professione: il parere della sociologa Silvia Cortellazzi
di Debora Bellinzani
ssere contenti del
proprio lavoro è una
condizione comune
tra i professionisti
del settore odontoiatrico, o
una fortuna riservata ai più
appassionati? Per alcuni
odontoiatri sembra oggi assomigliare più a un sogno
non realizzato, “carezzato”
ai tempi dell’Università con
l’idea di studiare per avere
un futuro sicuro e una discreta tranquillità economica, e arenatosi contro la fatica, gli ostacoli burocratici
e le difficoltà pratiche. Parlando con alcuni giovani
E
professionisti, in particolare persone di età compresa
tra 35 e 40 anni, è emersa
infatti una scontentezza diffusa, talmente profonda da
farli affermare che se potessero tornare indietro non
sceglierebbero più odontoiatria (si vedano le testimonianze più sotto).
Daniele, per esempio, proprietario di studio, vede la
soddisfazione del lavoro
clinico scomparire di fronte
agli aspetti contabili e fiscali e ai rapporti di lavoro con
il personale di studio; Chiara e Luigi invece, che lavo-
rano come free lance per
diversi studi, lamentano
lunghi e costosi spostamenti. Tutti, poi, si ritrovano
d’accordo nell’affermare
che l’Università non li ha
preparati alla pratica e che,
non avendo avuto un padre
che insegnasse loro il lavoro “sul campo”, hanno dovuto pagare corsi.
Questi odontoiatri dicono
di trarre soddisfazione dalla
pratica clinica, ma il loro
amore non sembra essere
sufficiente per renderli contenti. Che cosa manca allora? La soddisfazione nel la-
voro non è esclusivamente
frutto dell’impegno e dell’abilità individuale, ma
anche della capacità della
collettività di rendere valida una figura professionale
e “sostenibile” il lavoro che
deve svolgere.
“Le professioni dovrebbero
essere continuamente ripensate per adeguarle alle
esigenze della società” afferma Silvia Cortellazzi,
professore associato di Sociologia economica, del lavoro e dell’organizzazione
presso la facoltà di Scienze
della formazione dell’Uni-
versità Cattolica di Milano.
A lei abbiamo chiesto un
parere.
lll
UNA PROFESSIONE
COMPLESSA
Uno dei motivi di scontento ricorrenti per chi possiede uno studio o lo gestisce
è la difficoltà nello svolgere
una quantità di mansioni di
tipo amministrativo e burocratico.
“Se uno dei problemi principali, come sembra emer-
Le testimonianze
DANIELE, proprietario di studio
Daniele ha 37 anni, è diplomato in odontotecnica, laureato in
odontoiatria e specializzato in implantologia. Più di 10 anni fa
ha rilevato uno studio in un quartiere periferico di Milano e da
allora lo gestisce da solo.
Perché hai studiato odontoiatria?
La scelta di studiare odontoiatria non è stata del tutto libera ma condizionata dall’ambito familiare, quindi non ho
affrontato questo percorso con grandi illusioni: ero già in
questo settore come odontotecnico e dunque mi ero fatto
un’idea di cosa voleva dire lavorare in uno studio e quale
fosse lo stato della professione.
La realtà della professione è diversa da ciò che ti
aspettavi?
Pur non avendo illusioni verso questo settore, alla prova
dei fatti la gestione di uno studio si è rivelata molto più difficile e impegnativa di quanto potessi immaginare: oltre
alla pratica clinica che mi piace svolgere, e che ha difficoltà intrinseche, devo seguire tutti gli aspetti burocratici, legislativi, contabili, fiscali e quelli legati all’appartenenza all’ordine. In particolare trovo molto stressante il rapporto
con il personale e gli assistenti di studio, al confronto del
quale le incomprensioni che talvolta possono nascere con i
pazienti sono poca cosa e non hanno mai costituito un problema. Inoltre ci sono situazioni complesse con cui mi
devo confrontare e che sono fonte di preoccupazione,
come il fenomeno del turismo odontoiatrico e la diffusione
degli studi in franchising che propongono prezzi inferiori.
Per quanto riguarda il lavoro come collaboratore le principali cause di scontento riguardavano i rapporti di lavoro e
in particolare i rapporti fra colleghi: i titolari di studio spesso impongono condizioni di lavoro inaccettabili e sottopagano le collaborazioni specialmente in conservativa ed endodonzia; mi fa specie pensare che il codice deontologico
vieta di lucrare sul lavoro di un collega, mentre nei rapporti di collaborazione tale norma è costantemente violata.
Per quanto riguarda invece la gestione di uno studio, il motivo di scontento è rappresentato dall’enorme e complessa
mole di lavoro di tipo burocratico da svolgere: sarebbe necessario dedicare otto ore al giorno per gestire con puntualità il lavoro d’ufficio, seguire tutte le scadenze e mantenersi costantemente aggiornati riguardo alle nuove leggi, alle
norme e ai regolamenti che periodicamente cambiano (la
cui nuova versione in genere complica la gestione dello studio anziché semplificarla).
Dopo tutto questo, anzi prima di ciò, bisogna trovare il
tempo per svolgere la parte fondamentale del lavoro, ossia
l’attività clinica.
Luigi ha 36 anni ed è un odontoiatra free lance. Lavora presso
due studi odontoiatrici di Milano e uno in provincia di Bergamo.
Svolge questa professione dal 2002, anno della laurea, e si occupa principalmente di chirurgia orale e parodontologia.
Se potessi tornare indietro…
Perché hai studiato odontoiatria?
Se potessi tornare al momento dell’iscrizione all’Università
probabilmente sceglierei la Facoltà di giurisprudenza; non
potendo farlo, ho scelto di seguire corsi universitari in discipline collaterali al settore odontoiatrico per cercare di
trovare uno sbocco alternativo alla mia professione.
Ho studiato odontotecnica e dopo il conseguimento del diploma ho lavorato come apprendista presso un laboratorio
odontotecnico; tra le mie mansioni vi era quella di accompagnare il titolare quando dovevamo consegnare i lavori
protesici ai diversi studi odontoiatrici, e qui sono rimasto
affascinato dall’ambiente dello studio: mentre aspettavo sfogliavo e leggevo le riviste di settore ed è così che ho deciso
di fare di questa professione il mio futuro.
CHIARA, free lance
mazione nel senso che mi sono resa conto che era necessario frequentare costosi corsi post-universitari per poter essere in grado di esercitare.
Se potessi tornare indietro…
Tornando indietro sceglierei sicuramente un’altra Facoltà,
ma non saprei dire quale: penso che il motivo di ciò sia il
fatto che nonostante tutto il mio lavoro mi piace, perché
provo una grande soddisfazione quando i pazienti sono
contenti del lavoro eseguito e quando i bambini mi dicono
di non aver avuto paura; sono purtroppo le condizioni di
lavoro ciò che non avevo previsto e che mi rende scontenta
della mia professione.
LUIGI, free lance
Chiara ha 39 anni e lavora come odontoiatra free lance.
Se potessi tornare indietro…
Se iniziassi l’Università oggi non sceglierei più di studiare
odontoiatria: anche se la parte clinica del mio lavoro mi
piace, opterei per qualsiasi altra facoltà che mi permettesse
di svolgere una professione come lavoratore autonomo. Soprattutto sceglierei un percorso di studi che preparasse
davvero al lavoro che si dovrà poi svolgere: molti studenti
infatti escono dall’Università senza avere mai visto un paziente, e anche per questo ritengo che gli studi accademici
oggi non preparino assolutamente alla pratica clinica.
Perché hai studiato odontoiatria?
DAVIDE, direttore sanitario di uno studio
La realtà della professione è diversa da ciò che ti aspettavi?
Davide è un endodonzista di 37 anni che ha lavorato come collaboratore presso diversi studi in provincia di Brescia, Bergamo
e Cremona per 14 anni e che dal 2008 ha assunto la direzione
sanitaria di uno studio odontoiatrico.
Perché hai studiato odontoiatria?
La scelta è stata casuale tanto che, fino a un mese prima di
prepararmi per il test di ammissione, non sapevo nemmeno che cosa volesse dire odontoiatra; le mie aspirazioni mi
portavano verso settori come quelli della grafica e del design, ma motivazioni di tipo pratico e pressioni familiari mi
hanno indotto a scegliere un percorso di studi che avesse
uno sbocco professionale più concreto e sicuro.
La realtà della professione è diversa da ciò che ti
aspettavi?
Finite le scuole superiori ho scelto la Facoltà di odontoiatria
perché ho pensato che potesse essere una professione adatta alle mie caratteristiche dal momento che sono estroversa,
mi piace molto stare a contatto con le persone e fare qualcosa per loro. Ho pensato inoltre che fosse la professione in
grado di unire queste caratteristiche alla tranquillità economica: avevo infatti l’idea che fosse un lavoro su cui si può
sempre contare, che non comporta il rischio di disoccupazione.
Per certi versi la mia idea della professione si è rivelata vera,
ma in un modo del tutto inaspettato e con ricadute negative. Effettivamente sono a contatto con le persone e non
sono mai stata disoccupata, ma la tranquillità che desideravo non l’ho trovata: lavoro per diversi studi odontoiatrici situati in luoghi distanti tra loro per cui percorro molti chilometri ogni settimana sostenendo spese notevoli per i trasferimenti; le ore di lavoro e di spostamento sono molte e,
unite agli interventi urgenti, rendono molto difficile la gestione della mia vita e del mio scarso tempo libero.
A tutto questo, inoltre bisogna aggiungere le difficoltà intrinseche di una professione complessa che richiede grande
attenzione al paziente e aggiornamento continuo, e la cui
pratica non viene sufficientemente insegnata nelle Università: io, per esempio, ho pagato la parte pratica della mia for-
La realtà della professione è diversa da ciò che ti aspettavi?
La condizione di free lance è molto impegnativa: essere collaboratore comporta infatti molta fatica in più perché bisogna organizzare la giornata lavorativa in base all’agenda che
i proprietari degli studi con cui collabori ti sottopongono a
seconda delle loro esigenze. Seguire più studi comporta un
carico di lavoro pesante: spesso si lavora anche 70 ore la
settimana compreso il week end (io per esempio lavoro
tutti i sabati fino alle 15.00); oltre alla fatica bisogna mettere in conto le spese per la benzina e l’autostrada che i continui spostamenti tra uno studio e l’altro comportano.
Una delle maggiori difficoltà che ho dovuto superare, però,
è stata la fase d’inizio di questa professione: l’Università infatti non ti forma, e come tutti ho affrontato il lavoro in
studio da impreparato; se non si ha un papà, uno zio, un
parente che introduce nell’ambiente e passa ai nuovi professionisti l’esperienza pratica si fa molta fatica. Alcuni poi
non arrivano mai a svolgere veramente questo lavoro: so di
molti colleghi che lavorano ancora come prestanome per
odontotecnici abusivi, e questo è davvero lo svilimento
della professione.
Se potessi tornare indietro…
Se potessi ricominciare da capo… nonostante tutto quello
che ho detto e che penso, sceglierei ancora odontoiatria.
Ma dopo gli studi, però, farei qualcosa di diverso per dare
senso a questo lavoro: mi recherei all’estero per seguire un
master o un corso post-laurea e rimarrei lì a praticare. l