Leggi i profili degli artisti del LuccaDigitalPhotoFest` 08

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Leggi i profili degli artisti del LuccaDigitalPhotoFest` 08
ALEX WEBB
“Fotografie”
“Conosco un solo modo per scoprire un luogo: camminare. In fondo non è altro che questo che fa uno street photographer:
camminare, osservare, attendere, chiacchierare, e poi ancora osservare e attendere … restando fiducioso che qualcosa di
inaspettato, sconosciuto o forse proprio l’essenza più segreta di ciò che pare conosciuto, ci aspetti proprio lì…dietro l’angolo.”
Alex Webb, Under a Grudging Sun
Alla fine degli anni ’70 ho iniziato a fotografare a colori ad Haiti e in Messico, luoghi di luce tropicale dove le tinte intense sono parte
integrante della cultura del posto, così lontani dai toni grigi del mio New England. Ciò che mi ha attratto inizialmente,però, non sono
stati la luce vibrante ed i colori pieni e caldi, bensì la vivacità della vita nelle strade dei tropici – la vita autentica, ruvida, scombinata,
dei bassifondi dei tropici, mondi dove la cultura indigena viene spesso corrotta e trasformata dagli influssi estranei delle culture del
nord. Da quando ho iniziato a lavorare nei Carabi e in America Latina, mi sono trovato sempre più spesso in situazioni di confine,
come quello del Messico, dove culture diverse si intrecciano, talvolta scontrandosi, talvolta fondendosi con facilità.
Nel corso degli anni ho ampliato i miei orizzonti in Florida, nel sud degli USA, nell’Europa dell’est e in tempi recenti, a Istambul, un
confine diverso, e poi Cuba.
La mostra è un’ Anteprima Nazionale
Location: Villa Bottini – Piano Nobile
Orari: lun-ven 13,30 – 19,30
Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30
BIOGRAFIA
Alex Webb è nato a San Francisco in California, nel 1952. Ha studiato Storia e Letteratura presso la Harvard University e Fotografia
presso il Carpenter Center for the Visual Arts. Ha fotografato in situazioni di confine e paesi tropicali, America Latina, Africa, Stati
Uniti, Europa dell’Est, Cuba e recentemente Istambul.
Dal 1975, Webb ha partecipato a tante mostre in tutto il mondo. I suoi lavori sono presenti in collezioni quali “the Fogg Art Museum
di Cambridge”, Massachusetts; “the International Center of Photography”, New York; “the Museum of Photographic Arts”, San Diego
in California; “the Southland Collection”, Dallas in Texas; “the University of Massachusetts”, Amherst; e “the Getty Center for the Arts
and the Humanities” a Santa Monica in California.
Tra i molti riconoscimenti ottenuti per il suo lavoro, l’ “Overseas Press Club Award” (1980), il “Leopold Godowsky, Jr. Color
Photography Award” (1988), il “National Endowment for the Arts” (1990), la “Leica Medal of Excellence” (2000), e la medaglia “David
Octavius Hill Medaille” (2002).
Le fotografie di Webb sono comparse in magazines come il GEO, Time, Stern, Life, e il New York Times Magazine. Egli ha
affrontato vari temi per il National Geographic, fra cui la Riviera amazzonica, Tijuana, Monterrey, Messico, Istanbul.
Ha pubblicato svariati libri di fotografia, fra cui Hot Light/Half-Made Worlds: Photographs from the Tropics, Under A Grudging Sun, e
Crossings.
Alex Webb vive e lavora a Brooklyn, New York.
PATRIZIA SAVARESE
"Lo Straripamento"
2008 Italia
Video Istallazione prodotto da LUCCAdigitalPHOTOfest
Anteprima Assoluta
Vincitrice LUCCadigitalVIDEO contest 2008
Location
Ex Manifattura Tabacchi Piazzale Verdi – Lucca
Orario lun / ven 13.30 - 19.30 - sab / dom e festivi 10.00 - 19.30
regia e concept Patrizia Savarese
musica Vittorio Nocenzi
riprese Nina Baratta
montaggio Francesca D’Urbano
assistente alla regia Paolo Andreotti
assistente musicale Antonio Sarà
coordinamento Roberta Pompili, Marzia Giovannini
Il progetto nasce dall’incontro della fotografa Patrizia Savarese con il compositore e pianista Vittorio Nocenzi e dalla sintonia dei due
artisti sulle rispettive ricerche personali. Il ritmo incalzante e “acquatico” del brano musicale, tratto dall’opera “Estremo Occidente” di
Vittorio Nocenzi, ha ispirato alla fotografa, che da anni conduce una personale ricerca intorno all’acqua, l’idea di unire visivamente
musica ed acqua. Il titolo “Lo Straripamento” è , come gli altri titoli dell’Opera, tratto dal libro dei Mutamenti de I Ching , una frase del
quale accompagna ogni brano. E’ lo stesso compositore, uno dei migliori tastieristi italiani, ad eseguire il brano sotto una pioggia
scrosciante. La scelta di riprendere tutta l’esecuzione sotto la pioggia, e con telecamera fissa, nasce dalla volontà di aggiungere
all’ascolto musicale una visiva e surreale rappresentazione che ne rafforzi il contenuto con stile poetico. L’essenzialità e la semplicità
della ripresa concentrano l’attenzione visiva e musicale sull’esecuzione del brano, con la suggestione particolare dell’acqua e della
luce sulle mani del abilissimo tastierista. Patrizia Savarese, inoltre, avendo iniziato la sua carriera quasi 30 anni fa come fotografa
rock e proprio in un concerto del Banco del Mutuo Soccorso, band fondata da Vittorio Nocenzi, ha voluto oggi dare con sentimento
ed emozione, un omaggio alla musica del pianista, nello stile che più le appartiene al momento. I due artisti, hanno scelto di
collaborare nuovamente insieme con entusiasmo, in un esperimento nuovo e giocoso e sulla base delle reciproche esperienze
maturate negli anni. Il progetto, in comune accordo dei due autori, verrà donato all’AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla.
Ringraziamenti
Fatar - Carlo Maffei per la master keyboard Studiologic - NUMA
Rita Venturini per la location
BIOGRAFIA
Nata a Roma, frequenta la facoltà di Architettura negli anni '70 e si diploma in "Architettura d'Interni, e successivamente in
"Fotografia" allo IED. Inizia a lavorare come fotografa nello show-businnes al seguito delle più famose stars internazionali del Rock,
seguendo concerti e tournée in Europa. Si afferma come una delle migliori fotografe-rock negli anni '80 mentre inizia anche a
lavorare nella moda ed in pubblicità. In seguito ad un lavoro di ricerca fotografica in bianco e nero sul nudo, in particolare apprezzata
come una delle primissime fotografe italiane ad occuparsi del nudo maschile, è intervistata nell' '85 da "RAI 2" dal programma in
prima serata "Incontri ravvicinati". Seguono una serie di interviste sulle principali riviste di fotografia (Photo, Progresso Fotografico,
Fotografare, Reflex, Il Fotografo, FotoCult, ...), ed altre numerose recensioni negli anni su giornali e siti internet (Il Corriere della
Sera, Il Tempo, Il Messaggero, L’Espresso, GQ etc.). Oggi Patrizia Savarese è considerata una delle fotografe più personali nel
mondo della fotografia italiana. Vincitrice di due recenti premi alla carriera (di cui uno a Benevento nel “Memorial Mario Giacomelli”
insieme ad Oliviero Toscani e Paola Mattioli), da due anni. P. Savarese è stata invitata più volte ad offrire le sue foto in varie aste tra
cui alcune a sfondo benefico (2 aste per la Fondazione Luc Montagnier a Montecarlo alla presenza dei Principi Alberto e Stephanie,
insieme a 50 tra i più noti fotografi mondiali). Le sue foto sono entrate nel circuito Fineart e battute all'asta da Cristie's e Sotheby's.
Negli ultimi anni un'importante ricerca intorno all'acqua le è stata commissionata da Teuco Guzzini per gli ormai noti calendari
aziendali, le cui immagini oniriche e raffinate sono apparse sulle maggiori testate giornalistiche italiane (il calendario Teuco del 2002,
tra l'atro, è stato giudicato il migliore dell'anno); la Polizia di Stato l'ha invitata a partecipare alla realizzazione del calendario
istituzionale 2004 insieme ad altri 11 importanti fotografi italiani. Come ha scritto di lei Denis Curti (ex direttore della Fondazione
Italiana della Fotografia e critico) – "Patrizia si colloca a metà strada tra la condizione onirica e la percezione di una realtà altra,
sempre filtrata dalla potenza delicata e fragile dell’acqua e, naturalmente, dalla consapevolezza della sua personalissima visione".
"La sua grande capacità è non solo quella di offrire immagini artistiche, sia per l'industria che per il singolo personaggio, ma anche
quella di percepire la luce e di saperla rappresentare proprio come un flusso fisico, tattile, di energia creatrice”, come ricorda
Umberto Santucci (docente di comunicazione alla Luiss Management). Ed ancora coma scrive Roberto Koch (titolare di Contrasto):
"La caratteristica principale del lavoro di Patrizia.Savarese, oltre ad una particolare sensibilità per la luce, é il costante impegno
creativo nella costruzione delle immagini, a cui viene applicata una metodologia progettuale derivante dalle precedenti esperienze in
campo architettonico. Spesso emerge nelle fotografie il voluto contrasto tra artificio e natura teso ad aggiungere una nuova
percezione della realtà che trasporta oggetti quotidiani in situazioni irreali." Patrizia Savarese ha di recente insegnato allo IED e
tenuto workshop al Toscana Foto Festival. Dal 2005 ha ripreso anche a fotografare i personaggi dello spettacolo. Durante la
manifestazione internazionale Orvieto Fotografia 2006 è stato proiettato un lungo filmato inedito di suoi lavori fotografici dagli anni
'80 ad oggi. In Italia è rappresentata dall'Agenzia Contrasto e in USA dalla Nile Tuzun Gallery di San Francisco (CA).
Mostre
1984 "Free-lance: l'occhio metropolitano" organizzata dalla Regione Abruzzo (L’Aquila)
1985 "Autoritratto d'autore" - (Festival di Spoleto)
1986 "Donna e Jazz" - personale su B.B.King ("Umbria Jazz")
"Rocksense" - (Giulianova Marche)
"Produzioni culturali giovanili nell'area mediterranea" - (organizzata dal Comune di Firenze)
1988 "The Four Tops" - (organizzata dal Comune di Arezzo)
1996 mostra fotogr.collett.presentaz.catalogo "SIE" (Roma)
1999 "Verdure Volanti" - Spazio Quid (Milano)
2000 "Acquaria" - Spazio Quid (Milano)
2001 "Acquaria e Grafie d’Acqua" - Galleria Il Vicolo (Ferrara)
"Acquarelli” - D. Facchinato Image Gallery - (Bologna)
2002 "Acquarelli" - Expo “Ambiente” Frankfurt
"Acquarelli" - Pinacoteca Civica (organ. dal Comune di Bondeno)
"Acquarelli” - Toscana Foto Festival (Massa Marittima)
"Angeli e Demoni" - (collettiva) Festival di Fotografia di Savignano
"Acquarelli" - Chiostro dell'Umanitaria (Milano)
2003 presentazione stampa "Bagni di Luce-Acquatica" (Milano)
"Acquatica"- Festival di Alberobello
"Acquatica"- Internazionale di Fotografia Solighetto (Treviso)
"Bagni di Luce" - Museo Ken Damy (Brescia)
"Acquarelli" - Morcone (BN)
"Acquatica" - Festival di Fotografia di (Massa Marittima)
"Bagni di Luce" - Museo del Sannio (BN)
"Bagni di Luce" - Olevano sul Tusciano (BN)
2004 "Specchi d'Acqua" - Toscana Foto Festival (Roccastrada)
2005 "Acquatica" - San Felice sul Panaro (MO)
2006 "Bagni di Luce" - Orvieto Fotografia
2007 "Eredità del Simbolismo" (collettiva) - Galleria d'Arte Moderna del Comune di Cento (FE)
"Vette Incantate, Boschi Fatati, Acque magiche" (collettiva) - Comune di Sovramonte (BL)
"Viaggio Acquatico" - Palazzo Guinigi DigitalPhotoFestival (Lucca)
2008 "Climate Changes-panorami innaturali" – Shenker Culture Club -Roma
prossime mostre a:
San Francisco – 2008 (Nile Tuzun Gallery)
www.patriziasavarese.com
www.photographerspro.eu/patriziasavarese
www.contrasto.it
www.niletuzungallery.com
biografia Vittorio NOCENSI - musicista
Vittorio Nocenzi è una delle figure più atipiche e carismatiche di un panorama musicale e culturale non soltanto italiano. Dotato di un
talento naturale che lo ha avvicinato fin da giovanissimo alla musica classica, deve la sua popolarità soprattutto al ruolo di pianistatastierista e compositore nel progetto confluito sotto la denominazione di BANCO DEL MUTUO SOCCORSO.
Nato nel 1951 a Marino (Roma), dopo aver studiato pianoforte, clarinetto, organo da chiesa, armonia, etnomusicologia, storia e
filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma, Nocenzi debutta giovanissimo (nel 1966 in 100 minuti, piéce teatrale e radiofonica
di Leone Mancini). Le sue prime composizioni pubblicate su dischi sono per Grabriella Ferri (10 brani sul Long playng Gabriella Ferri
edito dalla RCA). Nel 1969 fonda il Banco del Mutuo Soccorso, uno dei più importanti esempi di contaminazione globale, dove la
musica classica, il rock, il jazz si fondono e accolgono le suggestioni della sperimentazione nei territori del linguaggio dell’arte. Tutti i
lavori eseguiti con la band romana sono degni di nota; tra i più significativi quello, famosissimo, identificato come Il Salvadanaio e
poi Darwin, Io sono nato libero fino a …Di terra, uno dei primi esperimenti italiani di fusione tra rock e musica sinfonica. Come
pianista-tastierista si è esibito in più di quattromila concerti in Italia e all'estero (Austria, Inghilterra, Francia, Belgio, Svizzera,
Germania, Cuba, U.S.A., Giappone, Messico, Panama, Brasile, Canada ecc.). Dalla critica specializzata è ritenuto tutt'oggi uno dei
più importanti tastieristi italiani. Come compositore, oltre alla musica per il Banco e per altri artisti, Nocenzi ha attuato un ininterrotto
itinerario solista scrivendo per la danza, il teatro, la poesia, il cinema. Tra i suoi lavori paralleli, vanno ricordati i balletti di danza
contemporanea (Etruria, Boheme, Bocca della verità, E’ nata una stella); le numerose colonne sonore scritte per il cinema e per la
televisione (Nudo di donna di Manfredi, Colomba di G. Battiato, Greggio è pericoloso di T. Torquati, L’occhio di Giuda e Turno di
notte di P. Poeti, Garofano rosso di L. Faccini) e la musica scritta per il teatro (Rossetto sull’ostia, E il matto illuminò la notte,
Dialoghi con Leucò di Sicco). E’ del 2001 la pubblicazione del suo CD-libro “MOVIMENTI”, contenente settanta minuti di musica
correlati a tredici poesie inedite di Alda Merini. La caratteristica principale di queste composizioni è la loro natura “visiva”, la capacità
cioè di dar vita ad un ascolto ricco di immagini: la stessa natura di cui sono dotate le liriche della Merini scritte per Movimenti, un
gioco di specchi, di punti di vista. Non la visionarietà della musica ma la sua “visualità”, la capacità cioè di dar vita ad un ascolto
ricco di campiture, spazi, e luce come in una pittura o in un fotogramma per ascoltare la poesia e leggere la musica. Come
ricercatore, Nocenzi ha individuato nuovi percorsi per la divulgazione culturale realizzando CD rom, stage e concerti multimediali per
docenti e studenti dei vari gradi degli Istituti italiani. Negli ultimi sette anni sono più di duecento gli stage realizzati (Piemonte, Emilia
Romagna, Friuli, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Calabria), più di cinquantamila i ragazzi coinvolti, numerosi i seminari di
formazione per i docenti. Dal 2002 è responsabile del comitato scientifico del PROGETTO MUSICA ITALIANA DANTE ALIGHIERI,
costituito dal prof. Guido Zingari (docente titolare della Cattedra di Filosofia del Linguaggio del D.A.M.S. sez. Musica, Università di
Roma - Tor Vergata), il prof. Renzo Coveri (docente titolare della Cattedra di Linguista Italiana all’Università di Genova, facoltà di
Lingue), il maestro Antonio Scarlato (titolare della scuola sperimentale di Composizione presso il Conservatorio “S. Cecilia” di
Roma), Angelo Banduardi, Marco Frisina. Fra i documenti pubblicati, ha particolare rilievo Il suono della parola e la lingua del bel
canto, manifesto firmato da Nocenzi, Franco Battiato, Angelo Branduardi, Eugenio Finardi e Francesco Guccini, inteso a rilanciare
fra i giovani l’interesse per la lingua italiana. Dal 2005, per l’ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI DELLA PROVINCIA DI
ROMA, dirige il progetto musicale sperimentale MUSICORIENTA, da lui ideato, e ne cura la realizzazione come direttore artistico e
membro del Comitato scientifico insieme a Enrico Ghezzi, Franco Battiato, Vincenzo Cerami, Walter Mauro e Ennio Morricone.
Ambasciatrice del progetto è la ROMA ELECTRIC ORCHESTRA, ensamble musicale nato dalla selezione di 400 giovani talenti
della Provincia di Roma. Nel dicembre 2005 si fa promotore della costituzione della FEDERAZIONE ITALIANA DOCENTI
DIDATTICA MULTIMEDIALE, che nasce con l’intento di sostenere l’utilizzo della multimedialità come nuovo supporto didattico
interdisciplinare. Dal 2006, per l’Assessorato alle politiche educative e scolastiche del Comune di Roma, è curatore della SEZIONE
MULTIMEDIALE del progetto Roma Rock Roma Pop, volta a sollecitare l’interesse giovanile verso la comunicazione multimediale e
la sperimentazione di nuove forme di interpolazione tra musica parole e immagini. Parallelamente alla sua attività di compositore e
concertista, il costante lavoro di ricerca e sperimentazione fa, oggi, di Nocenzi uno dei pochi esperti della comunicazione culturale
multimediale volta a creare nuovi supporti didattici interdisciplinari per docenti e studenti della scuola italiana.
Principali lavori musicali
'07 “TubulaRequiem” CD-DVD (Roma Electric Orchestra) -RMA
’05 “Seguendo le tracce” CD (B.M.S.)* - RMA
’03 “No palco” CD (B.M.S.) - SONY
‘01 “Movimenti” CD (V. Nocenzi) -RMA
‘99 “E il matto illuminò la notte” (Teatro)
‘98 “Maree” (Teatro)
‘97 “Nudo” 2CD (B.M.S.) -EMI
‘96 “Insufficienza di prove” (Teatro)
‘95 “Rossetto sull’ostia” (Teatro)
‘94 “IL 13“ CD (B.M.S.) -EMI
‘91 “Da qui messere si domina la valle” 2CD (B.M.S.) -VIRGIN
‘91 “E' nata una stella” (Balletto)
‘89 “Non mettere le dita nel naso” CD (F.Di Giacomo)-RICORDI
‘87 "Bocca della verità" Balletto
‘86 "Bohéme" Balletto
‘85 "E via" CD (B.M.S.) -CBS
‘85 "Grande Joe" 45 g. (B.M.S.) -CBS
’84 "Etruria" (Balletto)
’83 "Banco" CD (B.M.S.) -CBS
’82 "L'occhio di Giuda" (Colonna sonora)
’82 "Turno di notte" (Colonna sonora)
’82 "Buone notizie"CD (B.M.S.) -CBS
‘8O "Urgentissimo" CD (B.M.S.) CBS
‘79 "Capolinea " CD (B.M.S.) RICORDI
’79 "Canto di primavera" CD (B.M.S.) -RICORDI
’77 “Di terra” CD (B.M.S.)-RICORDI
’76"Come in un'ultima cena" CD (B.M.S.) -MANTICORE
’76 "Garofano rosso" CD (B.M.S.) -MANTICORE
’75 "Banco" (inglese) CD (B.M.S.) -MANTICORE
‘73 "Io sono nato libero" CD (B.M.S.)-RICORDI
‘73 "Darwin ! "CD (B.M.S.) -RICORDI
‘72 "B.M.S." (Salvadanaio) CD (B.M.S.)-RICORDI
MARIO LASALANDRA
Poeti, maschere, attori, fantasmi
Fotografie 1962 – 2006
Soggiogata dall'ideale del “vero”, dai topoi letterari dell'obbiettività e dell'automatismo, la fotografia ha sempre dovuto lottare per
affermare il suo statuto di arte – ossia di invenzione e di linguaggio. E' in questa battaglia che a Mario Lasalandra tocca un posto
assai alto, e il merito di aver ricondotto, caso del tutto eccezionale in Italia, la fotografia alle funzioni primigenie dell'arte:
l'evocazione, il racconto, la mitopoiesi.
Nato nel 1933 a Este, sul limite meridionale dei colli Euganei, Lasalandra credita negli anni Cinquanta l'atelier del nonno materno,
Federico Tuzza, pittore e fotografo. Presto inizia ad alternare l'attività commerciale con ricerche originali, fotografando in
ambientazioni desolate personaggi clowneschi, sui quali l'influenza dei primi film di Fellini (La strada, le notti di Calabria) appare
molto evidente. In breve, le scene si fanno sempre più complesse, e Lasalandra comincia a costruire fantastiche storie che, seppur
prive di una rigorosa coerenza drammaturgica, sono piene di evocazioni e di riferimenti alla figure della mitografia del moderno.
Nascono così le sue serie più celebri, Giudizio, 1967; Spaventapasseri, 1968; Filodrammatici, 1968; Storia di un dramma, 1970,
popolate di suggestive schiere di angeli, vergini, profeti, maschere, attori, fantasmi. Figure barcollanti, che manifestano, attraverso il
loro equilibrio precario, l'instabilità di un'epoca in cui la fotografia in Italia è attraversata da una crisi profonda e irrimediabile. Ma
figure, al contempo, che si nutrono di un rapporto con la storia – dal dagherrotipo ad August Sander, da David Bailey e Diane Arbus
– in un modo straordinariamente originale. E che si offrono ad una incessante, e tuttora inesausta, varietà di tipi e di situazioni.
Figure, che fanno di Mario Lasalandra uno degli autori più innovativi e geniali della fotografia contemporanea.
Location: Baluardo San Regolo
Orari: lun-ven 13,30 – 19,30
Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30
MARIO CRAVO NETO
“L’Eterno presente”
a cura di Giuliana Scimé
Talvolta mi chiedo se il mondo reale sia effettivamente così lontano da quello dell'immaginario.
Durante l’infanzia gli adulti ci forzano a tarpare la fantasia e i sogni ad occhi aperti per guidarci verso quella che loro chiamano
realtà. Ci viene insegnato che il regno dell’immaginazione è falso e pericoloso. Ma c’è una parte del nostro essere, talvolta minima,
talvolta più grande - dipende dall’individuo - che si cela in quella sfera dell’ immaginario e che ci aiuta a sopravvivere. Gli artisti sono
quegli esseri fortunati che non percepiscono la linea di demarcazione tra realtà e immaginazione. Essi hanno la straordinaria facoltà
di superarla in completa libertà. La fantasia è intrisa di realtà e la realtà è la sorgente da cui scaturisce la loro creatività. Mario Cravo
Neto ha il dono di essere perfettamente consapevole del mondo che lo circonda ed al tempo stesso di interiorizzarlo e interpretarlo
trasformando la sua realtà/immaginazione in arte. Egli ha avuto una formazione da scultore - suo padre Mario Cravo è stato uno dei
maggiori scultori latino americani - ed ha studiato alla fine degli anni ’60 all’ Art Students League a Manhattan, dove si è concentrato
sulla street photography. Tornato a Bahia ha lavorato come scultore fino al 1975, quando un grave incidente automobilistico lo ha
costretto in un letto per circa un anno. Qualche tempo prima Mario aveva trovato un vecchio telone da camion e lo aveva
conservato, ne apprezzava il materiale e la consistenza, la texture provata dalle intemperie e le caratteristiche visive e tattili.
Così, quasi per gioco, per ammazzare il tempo durante le lunghe ore di convalescenza a letto, iniziò a chiedere a coloro che lo
andavano a visitare di posarvi di fronte, iniziò a fotografare…Un’esperienza triste che si trasformò in una nuova vita artistica.. Un
nuovo modo di fare arte. La casualità è veramente casuale? O c'è un disegno recondito che guida verso una meta precisa e
predestinata? Da quella insolita esperienza, Cravo Neto si avvicinò alla fotografia servendosi anche di alcuni elementi accessori
come piccoli oggetti, animali, icone bizzarre pensate per dare ai suoi ritratti un significato più pregnante. Non quindi semplici ritratti,
ma metafore di pensieri e voli interiori. Il suo lavoro in bianco e nero è un tributo ad una cultura assolutamente unica a Bahia dove
Mario Cravo Neto è nato e vive. Egli dice: “"O baiano é uma família à parte do resto do Brasil” (la gente di Bahia è un popolo a sé in
Brasile) In effetti l'atmosfera culturale di Bahia è una singolare alchimia di credenze religiose e filosofiche che Cravo Neto riesce a
svelare attraverso le sue meravigliose immagini. Egli è uno dei pochissimi maestri della luce che riesce a conferire quel rilievo
tridimensionale alle sue opere che richiama i bassorilievi rinascimentali, un artificio acquisito grazie alla sua formazione da scultore.
Toni scuri squarciati da sprazzi di bianco costruiscono un'immagine che è tanto semplice nella percezione visiva, quanto complessa
nel suo significato intrinseco. Tuttavia il significato delle sue opere è chiarissimo per chi abbia un animo puro in grado di leggere la
trama segerta dei suoi racconti più intimi. Un perfetto connubio di forme eleganti e equilibrio simmetrico comunica spiritualità e
sensualità intense, come nei capolavori dei grandi maestri italiani, da Raffaello a Tiziano, da Michelangelo a Bernini.
Il parallelo potrebbe sembrare azzardato, ma in realtà anche questi artisti erano ispirati da una profonda sensibilità religiosa e al
tempo stesso dipingevano la sensualità più terrena. Le due sfere dell'essere umano più contrapposte e complementari.
E le opere di Cravo Neto rappresentano l'essenza della natura umana nelle sue virtù più belle e peculiari. Ciò che è più
sorprendente ed affascinante è la pace, il silenzio, che si diffonde dalle sue opere. Sedete di fronte ad un'immagine di Mario Cravo
Neto e lasciate che la vostra mente e la vostra anima volino via verso parole sconosciute, in completa quiete e relax ... scoprirete
quel misticismo vibrante che stavate cercando.
Location: Palazzo Guinigi – secondo piano
Orari: lun-ven 13,30 – 19,30
Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,30 – 19,30
BIOGRAFIA
nasce a Salvador, Bahia, nel 1947. Cresciuto in una famiglia di artisti, il padre Mario Cravo Junior è considerato il più importante
scultore brasiliano e uno dei preminenti artisti dell'America Latina, il giovane Cravo Neto ha iniziato a interessarsi di scultura e
fotografia all'età di diciassette anni. Adolescente, viaggia con la famiglia in Europa dove scopre musei e luoghi storici e incontra
numerosi artisti. In particolare, Emilie Vedova e Max Jakob dischiudono nuovi orizzonti creativi al giovane Mario Cravo Neto.
Rientrato in Brasile nel 1965 termina gli studi e nel 1968 si iscrive al "Art Student League" di New York, diretta da Jack Krueger, uno
dei precursori del movimento concettuale. Due anni di studio che sono stati fondamentali per la sua formazione di uomo e di artista.
A New York, produce la serie di fotografie a colori "On thè Subway" e fotografie b/n sugli aspetti dell'abbandono e desolazione
dell'essere umano in una grande metropoli. Nel suo studio di Soho, sviluppa anche una ricerca tridimensionale sul 'terrarium': la
cultura delle piante in uno spazio chiuso. Rientra in Brasile nel 1970, sull'orlo di una crisi nervosa da stress. Espone per la prima
volta alla XII Biennale di San Paolo. L'opera è una grande installazione delle 'sculture viventi' create a New York. A questa prima
esperienza, seguiranno numerose mostre personali e collettive in Brasile e all'estero. Nel 1975 è vittima di uno spaventoso incidente
automobilistico che lo costringe a letto immobilizzato per quasi un anno. In quel periodo di inattività, appunta l'attenzione sulla
fotografia 'messa in scena', avvalendosi della collaborazione degli amici che lo vanno a trovare (i soggetti delle sue immagini) e di
oggetti di uso comune. Dall'esperienza di allora Mario Cravo Neto si dedica alla fotografìa, sviluppando il suo stile inconfondibile che
ha raffinato negli anni successivi, fino ai recentissimi lavori. Mario Cravo Neto si dedica anche alla produzione di film a corto
metraggio e video. Vive e lavora a Salvador de Bahia.
STEFANO DE LUIGI
“Cinema Mundi”
Film making in tutto il mondo
World Cinema ingloba tutte quelle produzioni cinematografiche che non fanno parte della “dream factory” Hollywoodiana. World
Cinema non include solo produzioni europee, bensì film asiatici, nigeriani e sudafricani, produzioni contemporanee cinesi con
background storico-propagandistico, biografie religiose iraniane, biografie comuniste russe in vecchio stile, nonché i famosi e
speciali film indiani di Bollywood. World Cinema ha delle implicazioni e dei valori creativi in contrasto con il carattere
commercialistico tipico di Hollywood: è un universo e un veicolo culturale lontano dall'industria anglofona del film (considerata su
scala mondiale). Tuttavia, World Cinema continua ad avere successo, ad essere riconosciuta tramite la vincita di importanti e
prestigiosi festival del film europei, cambiando di conseguenza la storia del film making degli ultimi dieci anni. Stefano De Luigi sta
per raccontarci un universo cinematografico alternativo (che spazia da Shangai a Buenos Aires, passando da Mosca e Teheran),
tramite una visione fotografica appassionata, narrandoci la storia di questo mondo del film meno conosciuto, pieno di vita e sulla via
di un riconoscimento concreto.
La mostra è un’ Anteprima Nazionale
Location: Chiesa dell’Alba - Orari: lun-ven 13,30 – 19,30
Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30
BIOGRAFIA
Fotografo professionista del 1988, realizza un reportage in Sud Africa sulle “Homelands” per documentare i cambiamenti del paese
durante le fine dell’apartheid. Nel 1990 si stabilisce a Parigi, nel ’91 è assunto dal Museo del Grand Louvre per illustrare la
trasformazione del museo in occasione del bicentenario. Durante lo stesso periodo realizza numerosi reportage per la stampa
francese ed internazionale. Nel ’95 comincia un lavoro sull’universo televisivo italiano che sarà pubblicato dai più importanti
magazine internazionali; estende in seguito il progetto ad altri paesi quali la Francia, gli Stati Uniti ed il Messico, intitolandolo “Global
Television”. Nel ’98 incomincia un progetto fotografico sull’universo della moda in Francia e in Italia, dal titolo: ‘Celebrities’. Nel ’99 in
collaborazione con Médecins Sans Frontières, illustra le condizioni dei detenuti malati di tubercolosi nelle prigioni della Siberia
centrale. In questi anni i suoi lavori sono esposti al festival di Edimburgo (1988), all’Espace Carousel du Louvre (1993), in
un’esposizione collettiva al Festival di Arles nel 1996, nel 2001 al “Festival do Imagem” di Braga. Nel 2002 “Celebrities” diventa una
mostra personale prsentata al Festival Internazionale di Savignano. Nel 1997 viene invitato a partecipare al “Master Class” della
fondazione World Press Photo e nel 1999 è premiato dalla stessa nella categoria “Art Stories” con il lavoro sulla moda. Nell’anno
2000, riceve la “Honorable Mention” del premio Leica Oskar Barnack Awards ed il suo lavoro è proiettato ad Arles. Nello stesso
anno nasce il progetto “Pornoland”: un viaggio fotografico sui set porno nel mondo che diventa un libro edito nel 2004 negli Stati
Uniti e Inghliterra (Thames and Hudson), Germania (Knessebeck), Francia (Le Martinière) e Italia (Contrasto). Nel 2004 “Pornoland”
viene esposto alla galleria REA a Parigi, nel 2005 alla Galleria di Santa Cecilia a Roma e nel 2007 al festival Trans-Photographique
a Lille. Il libro Pornoland ha vinto nel 2005 il premio ‘Marco Bastianelli’. Negli stessi anni partecipa a diverse collettive:
“Eurogeneration”a Palazzo Reale a Milano (2004) e al Museo di Roma in Trastevere (2005) e in “Fotogiornalisno italiano”, alla
fondazione per la Fotografia di Torino (2006); espone anche in “Beijing In and Out” presso la Triennale Bovina di Milano (2007). Dal
2004 Stefano De Luigi ha iniziato ‘Blindness’ un progetto in collaborazione con CBM (Christian Blind Mission), sulla condizione di
cecità e sulla lotta alla malattia, quando è possibile curarla. Dopo aver sviluppato il lavoro in due paesi africani, Liberia e Nigeria, e
successivamente in India, nell’estate 2005 ritorna in Africa. Il progetto continua in Uganda, Rwanda, Congo, Perù, Brasile, Bolivia,
Thailandia, Cina, Laos e Vietnam per concludersi in Bulgaria e Lituania nel dicembre 2006. ‘Blindness’ sta ora per diventare un libro
e nel 2007 ha avuto il patrocinio di Vision 2020 del WHO (World Health Organization). Nel novembre 2006 incomincia un nuovo
progetto dedicato al cinema nel mondo, ‘Cinema Mundi’, che si propone di raccontare paese per paese, l’universo cinematografico
alternativo e contrapposto a quello commerciale hollywoodiano. I paesi dove ha realizzato questo lavoro sono: Cina, Russia e Iran,
Argentina, India e Nigeria. Prossimamente proseguirà in Corea del Sud. I lavori di Stefano De Luigi sono stati pubblicati nel corso
della sua carriera dai più importanti magazines, sia nazionali che internazionali: Stern, Paris Match, le Monde 2, Time. New Yorker,
EyeMazing, Geo, D della Repubblica, Internazionale. Nel 2007 riceve il Fellowship Grant dalla Eugene W Smith Foundation per il
lavoro sulla cecità. Nel 2008 viene premiato dal World Press Photo, sezione Arte , foto singole, per un’immagine scattata sul set di
un film a Buenos Aires, per i ciclo di lavoro Cinema Mundi (Argentina). Dal 2008 Stefano De Luigi è un fotografo dell’agenzia VII/
Network. Vive a Milano.
FOTOGRAMMI. FOTOGRAFI E FOTOGRAFIA NEL CINEMA
a cura di Maurizio e Filippo Rebuzzini
Argomento di radici antiche e profonde, la consapevole presenza dei fotografi e della fotografia nel cinema ha registrato una
identificata trasformazione negli ultimi anni, dopo decenni di sostanziale ripetizione di concetti presto codificati e/o stereotipi subito
smascherati. Così che è stata recentemente superata la precedente linea di confine, tracciata dall’epocale Blow up, di Michelangelo
Antonioni (1966), che innescò una triviale escalation: infatti, all’indomani di Blow up, in un tempo di grandi sommovimenti ma di
inquietante interregno espressivo, rari furono i fotografi che apparvero sullo schermo in altre vesti che non quelle del sesso. Molte
furono le pellicole al di sotto del limite medio di accettabilità, che giocarono la facile carta del fotografo senza scrupoli e privo di
morale.
Le combinazioni a pannelli tematici che compongono la mostra Fotogrammi. Fotografi e fotografia nel cinema non raccontano
questo, che è argomento da affrontare con le parole, e in luoghi diversi dall’allestimento scenico, ma visualizzano in quantità e
qualità il tema proposto e prefissato: appunto, fotografi e fotografia nel cinema. Il percorso accosta tempi che si miscelano assieme,
inseguendosi e completandosi a vicenda; sui pannelli, una consistente quantità e qualità di fotogrammi cinematografici è accostata
per tematiche individuate dai curatori Maurizio e Filippo Rebuzzini.
In assoluto, sintesi che sottolineano le situazioni macroscopiche e microscopiche di fotografi e fotografia nel cinema: dall’appena
citato Blow up a La dolce vita (con la cui sceneggiatura nasce la figura del “paparazzo”), da La finestra sul cortile a Occhio indiscreto
e Pretty Baby, da Smoke a I ponti di Madison County, e poi, ancora, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Legittima
difesa, One Hour Photo e altro (tra cui, tanto fotoreportage di guerra).
Quindi, a complemento, osservazioni microscopiche, quasi di traverso, quali sono le osservazioni sui titoli di testa nei quali
compaiono fotografie d’autore, riconosciute come tali e attribuite (Cenerentola a Parigi e Occhio indiscreto), flash che illuminano la
scena, attori celebri con macchina fotografica, mirini/schermi/vetri smerigliati/obiettivi in primo piano, fototessere, fotografia
segnaletica, individuati sia in film nei quali la fotografia stessa svolge un proprio ruolo, sia in scenografie di passaggio, effimere ma
affascinanti.
Ancora, fotografi veri: Margaret Bourke-White (Candice Bergen) nella sceneggiatura di Gandhi; Ernest James Bellocq (Keith
Carradine) rivelato in Pretty Baby; Weegee (Joe Pesci) evocato in Occhio indiscreto; Joe Rosenthal (Ned Eisenberg), che consegna
alla Storia la bandiera statunitense issata sul monte Suribachi, nell’isola di Iwo Jima, vicenda discriminante del fronte del Pacifico
della Seconda guerra mondiale, raccontata in Flags of Our Fathers; i tormenti di Diane Arbus (Nicole Kidman) nell’esplicito Fur. Un
ritratto immaginario di Diane Arbus.
Insomma: senza soluzione di continuità, film sulla e con la fotografia protagonista, ma anche film con la fotografia in ruolo
comprimario. Tutte evocazioni che si sintonizzano con il vissuto di chi visita la mostra e riconosce i titoli di film che hanno
accompagnato le esistenze individuali: un autentico piacere per il cuore e un avvincente stimolo per la mente.
La mostra è realizzata con il contributo di
SONY Italia SpA
Location: ex Manifattura Tabacchi
Orari d’apertura: lun-ven 13,30 – 19,30
Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,30 – 19,30
AES+F
“Last Riot 2”
Il mondo virtuale generato dal mondo reale del ventesimo secolo come l'organismo proveniente da una provetta, si espande,
lasciando i suoi confini e afferrando nuove zone, assorbe i suoi fondatori e muta in qualcosa di assolutamente nuovo.
In questo nuovo mondo reale le guerre sembrano un gioco e le torture delle prigioni sembrano esercizi sadici di valkirie moderne.
Tecnologie e materiali trasformano l'ambiente artificiale e le tecniche in un paesaggio di fantasia del nuovo Epos.
Anche questo paradiso è un mondo mutato con il tempo congelato dove tutte le epoche passate si avvicinano al futuro, dove gli
abitanti perdono la loro sessualità e gli esseri somigliano più ad angeli.
Il mondo, dove ogni più severa, vaga o erotico immaginazione è naturale in una falsa instabile prospettiva tridimensionale.
Gli eroi del nuovo Epos hanno una sola identità, l'identità dei ribelli dell'ultima sommossa.
L'ultima sommossa, dove tutti combattono contro tutti e contro se stessi, dove non esiste alcuna differenza tra vittima e aggressore,
maschio e femmina. Questo mondo celebra la fine dell'ideologia, dell storia e dell'etica.
La mostra è un’ Anteprima italiana
Location: Museo di Villa Guinigi – Piano seminterrato
Orari: lun-ven 13,30 – 19,30
Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30
AES+F group
Il gruppo AES si è costituito nel 1987. Dal 1995 è nata la collaborazione su molti progetti da parte di Vladimir FRIDKES (AES+F
group).
Tatians ARZAMASOVA
Nata nel 1955 si è laureata in architettura a Mosca dove attualmente vive e lavora operando soprattutto nel campo dell’architettura
concettuale, partecipando a mostre a Londra, Parigi e Venezia. Ha vinto il “Grand Prix” OISTT e il concorso Unesco “Theatre of
Future”.
Lev EVZOVICH
Nato nel 1958 si è laureato in architettura a Mosca dove vive e lavora operando soprattutto nel campo dell’architettura concettuale.
Ha vinto l’OISTT “The Tour Theatre” competition a Stoccolma. Ha partecipato a molte mostre dedicate all’architettura concettuale a
Milano, Francoforte, Parigi ecc. E’ stato direttore artistico in svariati films di animazione e in “Sunset” (film d’azione, per Mosfilm
studio).
Evgeny SVYATSKY
Nato nel 1957, si è laureato in arte a Mosca dove vive tutt’oggi occupandosi di campagne pubblicitarie e book-design partecipando
anche a mostre internazionali nel settore dell’advertising e dell’illustrazione. Ha lavorato come direttore creativo in case editrici
moscovite.
Vladimir FRIDKES
Nato nel 1956, vive a Mosca dove lavora come fotografo di moda pubblicando su riviste come Vogue, Harper Bazar, Elle, Marie
Claire, Cosmopolitan, Sunday Times Style ecc. Dal 1995 collabora con AES. Ha partecipato a mostre internazionali personali, e
insieme con l’ AES Group dal 1995.
presenta
MARIO DANIELE - "Océan: da Capbreton a Quiberon"
Mostra Fotografica prodotta da LUCCAdigitalPHOTOfest
Anteprima Assoluta
Vincitore LUCCAdigitalPHOTO contest 2008
Location Palazzo Guinigi II° piano, Via Guinigi - Lucca
Orario: lun / ven 13.30 - 19.30 - sab / dom e festivi 10.00 - 19.30
“Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare - il mare - nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal
vento che sempre soffia da nord.
La spiaggia. E il mare.
Potrebbe essere la perfezione - immagine per occhi divini - mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita
ed esatta, verità - verità - ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia
che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia,
impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata.
A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo … .”
Se prendo a prestito le parole dell’incipit del romanzo di Alessandro Baricco “Oceano mare” è perché non trovo le espressioni per
narrare lo spettacolo tra terra e mare che, ogni giorno, si manifesta sempre in forme diverse. Le immagini di questo spazio indefinito
tra il limite e l’ignoto hanno saputo affascinarmi profondamente. Da alcuni anni, infatti, porto avanti un lavoro lungo le coste italiane
prima, e quelle francesi poi, in particolare quelle atlantiche le ho proposte per questo portfolio, datato aprile 2008. Sono entrato nello
spirito che Luigi Ghirri, parlando del suo lavoro, definiva “un progetto che non restasse un rigido schema, ma che si aprisse ad
intuizioni, casualità che incontravo nel corso di fare l’opera.”
Per questo motivo ho percorso quel filo invisibile tra sabbia e acqua, acqua e vento, sole e nuvole. Repentini cambiamenti. Luci e
colori. A volte, in lontananza, piccole donne e piccoli uomini fanno la loro comparsa. Salvifici granelli che inceppano il meccanismo di
quel paradiso?
Mario Daniele
BIOGRAFIA
Nato a Scarnafigi (CN) nel 1950, si laurea in Scienze Biologiche e svolge l’attività di insegnante negli Istituti Tecnici Industriale e
Commerciale di Fossano.
Da poco più di un anno ha lasciato la professione di insegnante, dedicandosi a tempo pieno alla fotografia.
Grande passione per la fotografia, autodidatta, un’ammirazione particolare nei confronti di Luigi Ghirri, ma anche verso Mario
Giacomelli, Franco Fontana, Massimo Vitali, Olivo Barbieri e Walter Niedermayr.
Da alcuni anni porta avanti in parallelo due lavori: uno paesaggistico riguardante le coste italiane e francesi, l’altro rivolto a ritratti di
persone e di animali (con maggiore interesse per i cavalli).
Vive a Savigliano.
MASSIMO VITALI
"Portfolio"
Le fotografie delle spiagge dell’Italia del Nord scattate da Massimo Vitali rappresentano un tema dominante e attualissimo di vita
moderna – la fantasia della fuga dalle costrizioni socio-economiche verso spazi libidinosi di “natura”, concepita come luogo di
spontanea socialità. Da tali spazi si delineano le affinità e le contraddizioni della natura/cultura, divisa in modi che hanno contribuito
in gran parte alla definizione delle nostre sensibilità moderne e postmoderne. Sono immagini di divertimento e relax, stampe a colori
ad ampia scala che – nella loro chiarezza descrittiva – si ricongiungono al genere del “paesaggio con figure”, ma senza la presenza
di valori simbolici che solitamente pervadono le scene di tale tradizione pittorica occidentale. In effetti, i gruppi di individui che
popolano il mare e la spiaggia, rappresentano il bricolage della “vita di tutti i giorni”, quel regno quotidiano del concreto e dello
specifico interrotto dai piaceri occasionali ed arbitrari dei tempi frammentati del divertimento e del relax. Tuttavia, le immagini di Vitali
rivelano quanto il genere del paesaggio sia ancora in grado di prestarsi a cambiamenti. Queste strisce di spiaggia confinanti con il
mare, gli arbusti e, spesso, la fabbrica, diventano un sito di luddismo corporeo, un’industria del piacere, con alle spalle lo sfondo di
un’industrializzazione produttiva. Se i pittori della vita moderna hanno tentato di rendere la fabbrica parte integrante dell’idillio, in
queste fotografie, la fabbrica rappresenta il lavoro che blocca costantemente il nostro desiderio di guardare queste immagini
semplicemente come documenti di divertimento sensuale ed erotico. Introducendo, oltre all’associazione lavoro/piacere, il
prorompersi potenzialmente distruttivo dell’uno sull’altro, l’effetto estetico della luce sull’acqua tinge di colori più cupi l’ambiente
circostante. Dal punto di vista formale, le spiagge dividono il piano orizzontale della fotografia in primo piano, piano medio e
orizzonte; tuttavia queste zone spaziali sono distribuite inegualmente con un’alta linea di orizzonte e un primo piano allargato. In
queste scene di spiaggia, la distribuzione delle figure e la loro leggibilità creano una traiettoria spaziale non tanto in profondità
quanto nell'attraversare il campo visivo che, invece di sfuggire alla rappresentazione prospettiva, tende a rivelare la sua irrazionalità.
La moltitudine di punti focali, la ricchezza dell'interesse visivo, generato da corpi sospesi in una luminescenza acquosa
(combinazione degli effetti della luce e della fuoriuscita dalle fabbriche di bicarbonato che si ricongiungono alle spiagge di Rosignano
Solvay), o da corpi adunati sulla sabbia bianca, suggeriscono spazi più tipici del sogno che della natura….La spiaggia delinea i
contorni delle figure fra mare e cielo. Circondata dall'onnipresenza dell'aria e dell'acqua, l'azione si espande lateralmente attraverso
la scena, man mano che lo spettatore crea nessi narrativi, introducendo ordine e design aldilà dell'arbitrarietà dello stereotipo
culturale del tempo di divertimento e relax: “una giornata al mare”. Questa ricerca dell'ordine diventa un processo di produzione di
significato sconfinato e affascinante, che impartisce allo spettatore un'autorità sui raggruppamenti indiscriminati, una sorta di
conoscenza alla volta intima e fastidiosa per quella gente che si diverte ma il cui atteggiamento individuale è compassato. Una certa
perdita di se stessi è uno degli obbiettivi di questa immagine. Apparentemente inconsapevoli dello sguardo della fotocamera, i
bagnanti non danno significato a momenti significativi, né ad azioni di realismo documentario – più si cerca nell'immagine un
significato, più il significato slitta in un' assurdità surrealista. A quali giochi stanno giocando nell'acqua, e perché quei due ombelichi
fissano la sabbia? Cos'è che attira tanto l'attenzione della folla radunata nella piazza di Viareggio? Le stampe a colore di Massimo
Vitali tracciano gli schemi di un certo tipo di attività urbana – l'esperienza della rappresentazione sensuale offerta dalla
combinazione del sole, della sabbia e del mare - realizzate in modo da rivelare gli strati inferiori saldi della vita di tutti i giorni, quel
che di misterioso che Freud percepiva negli incontri inconsci come qualcosa di dejà vu; perché in queste immagini c'è una qualche
familiarità, una qualità edonistica che sfiora l'esperienza collettiva, benché temporanea e conquistata a fatica, di piacere corporeo e
di gioco erotico.
Jon Bird, Gennaio 1998
La mostra è un’ Anteprima Nazionale
Location: Palazzo Guinigi – Primo piano - Orari: lun-ven 13,30 – 19,30, Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,30 – 19,30
BIOGRAFIA
Massimo Vitali, nato a Como nel 1944, studia fotografia dopo il Liceo presso il “London College of Printing”.
Agli inizi degli anni sessanta, comincia una carriera nel fotogiornalismo, collaborando con tanti magazines e agenzie in Italia e in
Europa.
L’incontro con Simon Guttmann, fondatore dell’ “agency report” incide particolarmente sulla sua crescita come fotografo.
Agli inizi degli anni ottanta, una crescente sfiducia nella capacità assoluta della fotografia di riprodurre le sottigliezze della realtà, lo
porta a sviluppare una nuova attività come cinematografo nel mondo della fiction e della pubblicità.
Tuttavia, la relazione con la macchina fotografica non finisce mai e nell’arco degli ultimi dieci anni ha sviluppato un nuovo approccio
al ritratto del mondo: la fotografia vista come un’espressione di arte contemporanea.
Dal 1995 ha iniziato con la serie di spiagge.Vive e abita a Lucca.
1995 Comincia la serie delle spiagge
1993 Comincia a lavorare sulle fotografie a larga scala
1989 Direttore di fotografia in film di Fiction e Pubblicità
MATTEO BASILE’
“The Saints are coming”
In occasione del Lucca Digital Photo Fest 08, Matteo Basilé presenterà per la prima volta la sua ultima serie di lavori dal titolo THE
SAINTS ARE COMING. Basilé indaga un tema in apparenza classico, fonte d’ispirazione storica di numerosi artisti. Come espresso
nel titolo della mostra, l’artista romano si interessa, con lo spirito di ricerca costante e la sperimentazione che lo caratterizzano,
all’idea di “santità”. In questo caso, la santità è anzitutto intesa da Basilé come una possibilità di superamento e trascendenza della
condizione fisica, che spesso viene vissuta in modo traumatico, soprattutto se subordinata a determinate categorie sociali o
all’appartenenza sessuale.
Con una forte volontà di decostruire un sistema di “caste” e rompere gli schemi di rappresentazione prestabiliti, Basilé fotografa
un’umanità inconsueta, per la quale il corpo si fa spesso emblema, mezzo espressivo essenziale. Più che alla cultura cristiana,
Basilé si riferisce soprattutto ad alcuni momenti salienti della storia dell’arte, cogliendone i motivi visivi per proiettarli nella
contemporaneità.
Attraverso scelte scenografiche curate e un particolare uso del mezzo digitale, Basilé conferisce ai suoi soggetti una bellezza
straniante e sovrannaturale. Ne risulta un percorso sospeso tra cielo e terra, alle prese con un’umanità resa paradossalmente eterea
ed affascinante.
In queste fotografie, rimane tuttavia molto sottile il passo tra elevazione spirituale e sofferenza. Di fronte alla nudità e al carattere
implicitamente vulnerabile di queste pietà, l’idea di cura dell’altro e di abbandono, ma anche di accettazione di un suo stato di
debolezza, affiora, per produrre una serie di opere sconcertanti e sconvolgenti.
L’artista, considerato come uno dei pionieri dell’arte digitale, usa la materia elettronica in modo particolare, con un’intenzione che
potremmo definire “umanista”, sviluppando una profonda indagine sull’uomo contemporaneo. In tutte le sue opere, il racconto di
Basilé si sviluppa attorno ad icone figurative dove l’elettronica aggiunge elementi, modifica colori e crea sottolineature grafiche.
BIOGRAFIA
Matteo Basilé (1974, vive e lavora a Roma) è considerato come un’importante protagonista della giovane scena artistica italiana. Tra
le sue mostre personali ricordiamo Apparitions - MART di Rovereto, Matteo Basilé-Utopia, Museo d’arte moderna Vittoria Colonna,
Pescara, 2006; No Man’s Land, Guidi & Schoen, Genova, 2006; Primordialità Alchemica, Galleria Pack, Milano, 2005; Lord of the
Flies, Galerie Beukers, Rotterdam, 2004.
Ha inoltre partecipato a numerose esposizioni collettive tra quali On the edge of vision - New idioms in Indian & Italian contemporary
art, Victoria Memorial Hall, Calcutta/National Gallery of Modern Art, New Delhi/National Gallery of Modern Art, Mumbai; Arterritory.
Arte, Territorio, Memoria, Centrale Montemartini, Rome, 2006; Natura e Metamorfosi, Urban Planning Exhibition Center, Shanghai/
Creative Art Center, Beijing, 2006; Sound & Vision, Museo della Città/Palazzo della Penna, Perugia; Il Male. Esercizi di pittura
crudele, Palazzina di Caccia di Stupinigi, Torino, 2005; Italian Six, Barbara Davis Gallery, Houston, 2003.
Basilé è stato vincitore del New York Price, Columbia University, 2002/2003.
PAOLO PELLEGRIN
”As I was Dying”
”Quando compio il mio lavoro e mi trovo di fronte alla sofferenza altrui – perdite o a volte morte – divento un testimone e sento l’esigenza di
immortalare queste scene per la nostra memoria collettiva. Credo che ciò sia legato ad un forte senso di responsabilità. Forse queste persone
saranno notate esclusivamente in momenti di sofferenza come questi, ma notarli contribuirà a cancellare le nostre scuse, a screditare chi un giorno
potrebbe dire “non sapevamo”. Tuttavia sento anche che proprio in questo spazio tanto delicato e tanto fragile, lo spazio che circonda la morte
dove ho a volte sia il privilegio sia il compito di entrare, che esiste la possibilità di un incontro con l’altro in modo ineffabile, aldilà di ogni cultura e
differenza. Si tratta di essere esposti per un attimo di fronte all’altro e di fronte all’atto e al mistero della morte. In questo momento sento che sto
cercando qualcosa che non posso vedere completamente ma che mi sta guardando. E’ in questo scambio che qualcosa di universale ma alla volta
profondamente intimo, può essere trovato; nella morte dell’altro c’è una perdita che appartiene a tutti”
Paolo Pellegrin
Location: Villa Bottini – Piano Nobile - Orari: lun-ven 13,30 – 19,30, Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30
BIOGRAFIA
Paolo Pellegrin è nato nel 1964 a Roma. E’ diventato sostenitore di Magnum Photos nel 2001 e membro a pieno titolo nel 2005. E’ un fotografo a
contratto per Newsweek Magazine. Pellegrin è vincitore di molti premi, fra cui otto World Press Photo e numerosi premi Photographer of the Year,
una Leica Medal of Excellence, un Olivier Rebbot Award, il Hansel-Meith Preis, e il Robert Capa Gold Medal Award. Nel 2006 gli è stata assegnata
la borsa di studio W. Eugene Smith in Photografia umanistica. E’ uno dei membri fondatori della “touring exhibition and installation Off Broadway”
insieme a Thomas Dworzak, Alex Majoli e Ilkka Uimonen. Ha pubblicato quattro libri. Vive tra New York e Roma.
PREMI
2008 Picture of the Year International's Best Use Books for "Double Blind: War in Lebanon."
2007 The 'Deutsche Fotobuchpreis 2008' for the book 'As I Was Dying'
2007
Antonio Russo National Prize for War Reportage
2007 "City of Gijón" International Prize Of Photojournalism
2007
Leica European Publishers Award for Photography
2007
Robert Capa Gold Medal Award
2007
World Press Photo 1st Prize General News.
2006
World Press Photo 1st Prize Portraits.
2006
World Press Photo 3rd Prize Arts and Entertainment.
2005
World Press Photo 2nd Prize General News.
2004
Olivier Rebbot Award Overseas Press Club, USA.
2003
Pesaresi Prize.
2002
Hansel-Meith Preis.
2002
World Press Photo 1st Prize General New Stories.
2002
Leica Oscar Barnack Award.Honorable Mention
2001
EuroFuji Award/Italy.
2001
Leica Medal of Excellence.
2000
World Press Photo 1st Prize People in the News.
1999
World Press Photo 3rd Prize Portraits.
2006
Several citations at the Picture of the Year International Award, USA.
1997
"City of Gijón" International Prize Of Photojournalism
1996
Kodak Young Photographer Award - Visa d'Or, Perpignan, France.
1996
EuroFuji Award/Italy
1995
World Press Photo 1st Prize daily Life.
BORSE DI STUDI
2006
W.E. Smith Grant in Humanistic Photography.
2000
Hasselblad Foundation Grant for Photography
MOSTRE
2007
Double Blind - CVZ Contemporary, New York, USA
2007
Darfur - Holocaust Museum, Berlin, Germany
2007
Broken Landscape - Museo di Roma. Rome, Italy
2006
Traces - Galleria Santa Cecilia, Roma, Italy
Traces of War - Malmö Museer, Malmö, Sweden
2005
The War of Desires - House of Photography, Moscow
2004
Israel and Palestine - Bildens Hus Fotomuseet, Sundsvall, Sweden
2002
Traces of War - Hasselblad Center, Göteborg, Sweden
LIBRI
2007
As I was Dying Actes Sud, France
2007
Double Blind , Trolley.
2002
Kosovo 1999-2000: The Flight of Reason, Trolley, USA
2001
L'au delà est là, Le Point du Jour, France
1998
Cambogia, Federico Motta Editore, Italy
1997
Bambini, Sinnos, Italy
DIEGO D’ALESSANDRO E MARCO PORTA
“Pensare cerchi d’acqua”
Chuang-tzu racconta la storia di quando vide un vecchio cadere in una cascata e poi riuscirne fuori incolume seguendo la corrente. A chi gli
chiedeva spiegazioni il vecchio rispose: No... non ho alcuna tecnica. Fu la mia condizione di origine, tanto per cominciare; e poi l’abitudine che
cresce nella natura; e per finire l’acqiescenza nel destino. Tuffandomi insieme con il vortice, ne venni fuori insieme col vortice. Adattai me stesso
all’acqua, non l’acqua a me. Ed è per questo che sono in grado di trattare con essa dopo questo esempio... Sono nato sulla terra secca... ed ho
adattato me stesso alla terra secca. Questa era la mia condizione di origine. Crescendo sull’acqua adattai me stesso all’acqua. Questo è quel che
volevo dire con la parola natura. E questo è quanto volevo significare come destino proprio facendo quel che ho fatto senza essere cosciente di un
qualche sforzo per far ciò.
Il progetto per il LuccaDigitalPhotoFest consiste in alcune videoproiezioni su supporti diversi. Il lavoro toccherà una serie di antinomie (falsità-verità,
tempo soggettivo-tempo oggettivo, passato-presente) che intervengono nella narrazione del sé. I video sono costruiti utilizzando elementi reali ed
opere di scultura che ne creano una continuazione e un traslato narrativo e conoscitivo. Le opere indagano L’enigmaticità che scaturisce dalla
relazione tra pochi, scarni elementi visivi, la loro collocazione e il suono quasi unicamente costituito da rumori della natura. Figure immobili quasi
trasparenti come aria immerse nell’acqua e nel vento osservate, indagate con lievi, lentissimi movimenti che esprimono l’indagine conoscitiva della
mente (attraverso l’osservazione-rappresentazione della scena) e scandiscono il tempo del lento annullamento del sé nell’indefinito naturale. Una
fusione di tutto l’essere: con la sua mente e col suo corpo, con l’indicibile. Una calma dissoluzione rigenerativa come ultima consapevole
possibilità.
La mostra è un’ Anteprima assoluta
Location: Baluardo San Regolo - Orari: lun-ven 13,30 – 19,30, Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30
BIOGRAFIE ARTISTI:
Diego D’Alessandro Genk (Belgio), 1951. Negli anni ’70 Frequenta l’Università di Torino dove entra in contatto con la cultura che in quegli anni si
sviluppa attorno al Cabaret Voltaire e alle mostre degli artisti dell’arte povera.
Nel 1977 si trasferisce a Milano dove inizia come assistente alla macchina da presa e alla fotografia.
Fotografo professionista dal 1979 incomincia collaborando con alcune testate giornalistiche . In seguito orienta la sua attività verso la foto di moda
e still-life collaborando con diversi periodici specializzati
Esposizioni
2004 Trash: impressioni sull’ambiente - Area Expo - Genova.
2005 Lo sguardo italiano: Fotografie di moda dal 1951 a oggi - Rotonda della Besana - Milano.
Marco Porta Casale Monferrato, 1956. Laureato in Matematica presso l'Università di Torino. Inizia a operare come artista nel 1990. Interessato
alle interconnessioni tra uomo e ambiente ha prodotto diverse installazioni ambientali.
Selezione di esposizioni personali dal 2001
2001 Profeti - Monopoli Arte Contemporanea - Pavia
2002 L’acqua per il re - Galleria Gonda - Milano.
2003 Ascoltare senza orecchie - Rino Costa Arte Contemporanea - Valenza
2003 De fragor de silêncio - Museu da Água - Lisboa.
2004 L’eau pour le roi - Musée de l’eau - Pont-en-Royans
2004 La complicità del silenzio - Pinacoteca Comunale - Varallo Pombia
2005 Le parole disperse - Gas Gallery - Chiesa della Misericordia - Casale Monferrato.
2005 Scegliere l’acqua sopra cui camminare - Silvy Bassanese Arte Contemporanea - Biella.
2006 Le parole come parole - Costantini Arte Galleria Il Torchio - Milano.
2006 Rumori suonano parole - Edificio Nervi - Margherita di Savoia.
2007 Ice - UBS e Galleria Barbara Mahler - Lugano.
2007 In una parola, sono già tre parole - Galleria Carlina - Torino.
Selezione di esposizioni collettive dal 2001
2001 RisAlto - a cura di Maurizio Sciaccaluga - Castello di Camino.
2002 Interni italiani - a cura di Edoardo Di Mauro - Sociedade Nacional de Belas Artes - Lisboa.
2002 Experimenta - ex Giardino Zoologico Parco Michelotti - Torino..
2002 Il tempo della profezia - a cura di Tiziana Conti - Casale Monferrato.
2003 Interni Italiani - a cura di Edoardo Di Mauro - Kunsthaus Tacheles - Berlin.
2004 Il rumore del mondo - a cura di Tiziana Conti - Complesso Monumentale - Bosco Marengo.
2004 Projet Biome - ideato da Piero Gilardi - Le Consortium - Dijon.
2005 Stemperando - a cura di Giovanna Barbero - Galleria Arte Moderna - Spoleto.
2005 Strade bianche - a cura di Roberta Fossati - Casale Marittimo.
2005 Via del sale - a cura di Nico Orengo e Silvana Peira - Vari luoghi romanici - Alta Langa.
2005 Prodotti di terra - a cura di Enrico Mascelloni - Università della Tuscia - Viterbo.
2006 Allarmi - a cura di Cecilia Antolini, Norma Mangione, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco - Caserma De Cristoforis - Como.
2006 Sculture da viaggio - a cura di Maurizio Sciaccaluga - Galleria del Tasso - Bergamo
2008 Sette vizi capitali sulla terra - affissione stradale - Novara, Romagnano Sesia.
2008 Tracce d’acqua - a cura di Tiziana Conti - Fiume Stura di Demonte
2008 Com’è profondo il mare - a cura di Nicola Angerame e Alessandro Trabucco - Ex chiesa anglicana - Alassio
TIM ETHERINGHTON
“Battle Company”
“Battle Company”, 2° Battaglione aviotrasportato della 503esima fanteria americana, è attualmente impegnata in uno schieramento
di 15 mesi nella Valle Korengal, provincia di Kunar, Afghanistan. La Valle, situata in prossimità della frontiera con il Pakistan, è un
epicentro della lotta americana contro i militanti dell’ Islam in Afghanistan. Divenne infame nel 2005, quando i membri di un gruppo di
operazioni speciali americano vi fu intrappolato e tre dei suoi membri vennero uccisi. Un elicottero mandato con dei rinforzi fu
ugualmente abbattuto, provocando la morte dei 16 soldati a bordo. Le forze americane lottano sia contro i Talebani locali che contro
i militanti ispirati da Al-Qaeda all’estero. Le statistiche sono sconcertanti: la valle conta fra il 17-20% di tutti i combattimenti di
coalizione in Afghanistan; circa 75% delle munizioni americane sono riposte in questa valle e nei suoi dintorni; il tasso di vittime della
Battle Company si eleva a 25%. La prima volta che visitai la Valle Korengal, fu nel settembre del 2007. In quel mese, Battle
Company ingaggiò forze nemiche in 111 vicende di combattimento separate. Il mio lavoro si è concentrato sulla piccola base
“Restrepo”, nome dato dopo Juan Restrepo, medico del Secondo Plotone ucciso durante il primo periodo dello schieramento della
Batte Company nella valle. Arrampicato sul dorso della montagna, la base Restrepo rappresenta uno dei limiti più in avanti del
movimento americano nella valle. E’ stata costruita dopo che i soldati si lanciarono sulla montagna da un elicottero. Cominciarono a
scavare le fortezze durante la notte e continuavano di giorno, accogliendo i frequenti attacchi insorgenti presso la loro nuova
posizione come fossero dei break dal loro duro lavoro. Nei primi tre giorni dello stabilimento della base, furono attaccati più di 20
volte. Nell’ottobre del 2007, ritornai presso la valle per seguire i progressi della Battle Company mentre si imbarcava in
un’operazione offensiva di combattimento, “Rock Avalanche”. L’operazione ebbe luogo sulla catena montagnosa Talesar,
sovrastando la valle. Durante questa operazione, le forze americane bombardarono una casa al cui interno pensavano fossero
nascosti degli insorgenti, mentre finirono per uccidere cinque civili e ferirne altri 13. Questo incidente di importanza cruciale, spinse
gli abitanti locali del villaggio a cercare vendetta e ad insorgere in vari attacchi che provocarono la morte di 3 soldati americani e le
ferite di altri otto. Continuo a seguire il progresso della Battle Company durante l’estate. Mentre guardate queste immagini, i soldati
sono sempre lì e stanno cercando di spingere sempre più in avanti i limiti della valle; una valle di sole 6 miglia.
La mostra è un’ Anteprima assoluta
Location: Villa Bottini – Piano seminterrato
Orari: lun-ven 13,30 – 19,30
Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30
BIOGRAFIA
Tim Hetherington, fotografo a cui è stata riconosciuta la Foto dell’anno dalla World Press, è nato a Liverpool, Regno Unito, nel 1970.
Vive fra Londra e New York ed apporta il suo contributo come fotografo al Magazine “Vanity Fair”. Il suo interesse sta nel creare
diverse forme di comunicazione fotografica a partire da progetti a lungo termine; le sue sperimentazioni hanno spaziato dalle
proiezioni digitali presso l’ ”Institute of Contemporary Art” di Londra, alle mostre di fly-posters a Lagos. Progetti recenti includono
“Healing Sport”, “Blind Link Project” e “Liberia”. Attualmente, sta lavorando ad un progetto su un gruppo di soldati americani in
Afghanistan. Ha ricevuto una borsa di studio dal “National Endowment for Science, Technology and the Arts” (2000-2004), un
premio dalla “Hasselblad Foundation” (2002) e tre premi fotografici dalla World Press. Il suo libro sulla Liberia, “Long Story Bit By
Bit”, sarà pubblicato da Umbrage nel 2009. In qualità di film maker, ha lavorato come cameraman e direttore/produttore. Fra i lavori
recenti troviamo titoli di coda su “Liberia: an Uncivil War” (2004, vincitore del premio della giuria speciale e del premio IDA
“Courage Under Fire”) e “The Devil Rides on Horseback” (2007).
TERRITOIRES DE FICTIONS
“POM” Petit Objet Multimédia
a cura di Laura Serani, con l’anteprima assoluta del POM di Paolo Woods
Territoires de Fiction è un ritratto frammentato della Francia, nel periodo di preparazione alle elezioni presidenziali del 2007. Il
progetto è stato lanciato da un gruppo di fotografi che volevano gettare uno sguardo collettivo ravvicinato sul paese, chiedendosi se
stesse per entrare in un periodo di cambiamenti, o se stesse semplicemente attraversando una profonda crisi. Il gruppo si è
progressivamente allargato, accogliendo tanti giovani talenti della fotografia contemporanea francese. Oggi, sono coinvolti 55
fotografi in Territoires de fictions. Ogni “racconto” presenta un punto di vista personale del fotografo su un frammento dell’identità
francese, una “terra” in fase di transizione. I soggetti variano da persone e parti del paese immobilizzati nel passato, a immagini del
presente e questioni sul domani. Il risultato finale è una visione caleidoscopica del paese e dei suoi abitanti.
In occasione del LUCCAdigitalPHOTOfest sarà realizzato un nuovo POM dal fotografo Paolo Woods vincitore del Premio Amilcare
Ponchielli 2008. Il POM, che sarà presentato in anteprima assoluta a Lucca, sarà prodotto dal LUCCAdigitalPHOTOfest in
collaborazione con il GRIN e avrà la curatela di Laura Serani.
In mostra l’ Anteprima assoluta del POM di Paolo Woods
Location: Ex Manifattura Tabacchi
Orari: lun-ven 13,30 – 19,30
Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30
ENZO CEI
“Trapianti”
La donazione degli organi investe i significati più profondi dell’esistere ed esige dunque una riflessione attenta e personale, fondata
sulla conoscenza di quanto attiene ad una realtà così delicata e complessa.
Le circa 80 foto della mostra e del volume edito da Federico Motta, costituiscono una documentazione sull’argomento condotta per
oltre tre anni da Enzo Cei, e promossa dalla Fondazione Arpa Onlus del Prof. Franco Mosca, Direttore della Divisione di Chirurgia
Generale e Trapianti dell’Università degli Studi di Pisa.
Il lavoro è volto ad appagare le istanze, proprie della società civile, di una conoscenza il più possibile circostanziata, nel rispetto
delle ragioni dell’etica e della scienza, poiché un conoscere puntuale è indispensabile per maturare coscienza.
L’espressione, affidata al suggerimento allusivo e alla suggestione, si fa carico di raccontare il mondo concreto della corporeità e
quello immateriale di sentimenti e stati d’animo, comprendendo tutti gli accadimenti, contenuti nello spazio e nel tempo della
donazione: l’attesa, il dramma accaduto e il prelievo degli organi, la preparazione e l’attuazione del trapianto, il decorso postoperatorio, il ritorno alla vita.
Le immagini, in bianco nero, sono corredate da puntuali didascalie di carattere medico e scientifico, in qualche caso accompagnate
da brevi scritti dell’autore, in grado di chiarificare situazioni e circostanze sullo sfondo, altrimenti non narrabili.
Promossa da:
Fondazione Arpa e Regione Toscana
La mostra è un’ Anteprima assoluta
Location: Ex Manifattura Tabacchi
Orari: lun-ven 13,30 – 19,30
Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30
BIOGRAFIA
Nato a Pisa nel 1949 da famiglia contadina, autodidatta, dagli anni Settanta si occupa di fotografia narrativa, scegliendo l’ordinario
come “evento” dentro storie radicate nella terra in cui vive. Per aderire alle cose come gli è naturale, ha organizzato la sua attività
lontano dalle leggi proprie della committenza, seguendo per anni i temi a lui più congeniali: lavoro, arte, costume, sanità, vissuti
sociali. Il suo lavoro accorda contatti umani e conoscenza dei fatti nella luce naturale che li accoglie, ma saranno poi ostinati e
ripetuti procedimenti di camera oscura a restituire alle fotografie il peso delle idee che racchiudono.
Ha progettato e pubblicato otto fotolibri ed esposto in mostre personali e collettive in molte città d’Italia e all’estero.
Negli ultimi anni ha collaborato col regista Paolo Benvenuti al film Puccini e la fanciulla. Attualmente sta preparando un
cortometraggio sulla condizione dei bambini nati prematuramente.
ANDREW ZUCKERMAN
Creature
Oltre trenta immagini a colori, ci trasportano in un viaggio ipnotico nel mondo animale, raccontato con ritratti “posati” in studio, come
si potrebbe fare per i grandi cantanti o attori del cinema, di leoni, scimmie, serpenti, coloratissimi pappagalli, orsi bruni. Ritratti che ci
fissano negli occhi, sostengono il nostro sguardo con forza e sincerità e ci mettono, faccia a faccia, a contatto con un’altra parte del
mondo: quello animale.
L’interesse di Zuckerman per gli animali nasce all’interno delle sale del Museo di Storia Naturale di New York, dove comincia ad
appassionarsi alle riproduzioni a grandezza naturale degli esemplari esposti.
Durante i suoi numerosi viaggi in Sud e Centro America, Andrew continua a studiare il legame tra le creature, il loro ambiente
naturale e le profonde connessioni tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui ognuno di loro nasce e cresce. L’interesse del fotografo è
insieme scientifico e stilistico: curioso come un bambino in un museo e insieme in grado di cogliere di ognuno particolarità e
caratteristiche come solo un sensibile osservatore del mondo può fare.
Fotografati contro il limbo degli studi fotografici, le creature si svelano in tutta la loro autentica bellezza e in tutto il loro selvaggio
splendore. A noi osservatori resta la meraviglia di scoprire non solo l’esistenza di un enorme varietà di esseri e specie, ma anche
l’innegabile prova della profonda spiritualità degli animali.
Ecco forse l’altro mistero: guardare negli occhi questi animali ci mostra la loro personalità e ci pone in una profonda connessione
con loro. (Graham Nash)
Location: Auditorium di San Romano
Orari: lun-ven 13,30 – 19,30
Sabato e domenica e lunedì 8 dicembre 10,00 – 19,30
BIOGRAFIA
Andrew Zuckerman vive a New York. Fotografo e regista apprezzato, nel 2006 ha ricevuto il premio D&AD Yellow Pencil per la
fotografia.
Andrew Zuckerman è anche il cofondatore di Late Night & Weekends, una società che si occupa di realizzare pubblicità, libri e film.
Ha diretto e coprodotto il lungometraggio High Falls, presentato al Sundace Film Festival nel 2007.