CONSULTA NAZIONALE FEMMINILE "DONNE
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CONSULTA NAZIONALE FEMMINILE "DONNE
CONSULTA NAZIONALE FEMMINILE "DONNE GEOMETRA" del Cng Gentile Presidente , ti inviamo in allegato il documento presentato dalla Consulta Nazionale Femminile "Donne Geometra" al Presidente della Cassa di Previdenza e Assistenza Geometri geom. Fausto Savoldi , inerente una proposta di modifica del regolamento previdenziale con l‚inserimento della differenziazione tra uomo e donna ( vecchiaia 65 uomini e 60 donne con effettivo versamento di contributi alla cassa per almeno 30 anni e la rimodulazione delle tabelle riferite agli anni di maturazione del diritto di pensione ) ˆ mentre la vecchiaia anticipata con 35 anni di iscrizione ed almeno 30 anni di contribuzione al raggiungimento dei 55 anni di età . La nostra connaturata struttura di Geometri sagaci, che già ci ha resi pionieri nelle riforme che hanno contribuito alla riedificazione dell‚intero Paese, ci guidera‚ ancora una volta verso l‚innovazione, certi che riusciremo insieme, uomini e donne a impiantare una valida condizione di conciliazione che annulli ogni implicita discriminazione. Le ricordiamo che il nostro sito si trova all'indirizzo : <http://xoomer.virgilio.it/donnegeometra/>http://xoomer.virgilio.it/donnegeometra/, ivitandoLa a dare comunicazione dell'iniziativa alle iscritte, anche tramite divulgazione sul sito del Collegio. Cordialmente La Consulta Nazionale Femminile "Donne Geometra" del Cng Oggetto : richiesta modifiche regolamentari - differenziazione età pensionabile tra uomo e donna Facendo seguito all’incontro della Commissione Legislativa ristretta del 22.02.2006, inerente le proposte di modifiche regolamentari da sottoporre al Comitato dei Delegati nel mese di Maggio, si propone al Consiglio di Amministrazione della Cassa di valutare la possibilità di studiare una variazione che tenga conto della differenziazione pensionistica per le donne geometra. L’ordinamento pensionistico vigente è nato ed è stato incentrato sulle caratteristiche ed esigenze riferite ad un libero professionista di sesso maschile; negli ultimi venti anni l’emancipazione sociale ed il cambiamento culturale hanno fatto registrare un aumento di interesse da parte delle donne alla libera professione di geometra , con un incremento di iscrizioni presso gli Albi professionali. Questa evoluzione, impone di studiare ed approfondire come promuovere , valorizzare, tutelare la presenza femminile all’interno della Categoria , consapevoli che la centralità assunta dal lavoro extra-domestico nella vita delle donne si accompagna alla difficoltà di conciliare ruoli interni ed esterni alla famiglia. Il contributo delle donne nella vita sociale, nella cura della famiglia, nell’educazione dei figli non è riconosciuto né ricompensato, anzi pone in essere ostacoli e discriminazioni nella maturazione della pensione. Un libero professionista di sesso maschile vedrà retribuito tutto il suo impegno professionale svolto nell’arco di tempo giornaliero, un libero professionista donna dovrà al contrario fare acrobazie ed inventare l’arte da stratega per raggiungere lo stesso risultato del suo collega maschio, in quanto caricata di un lavoro familiare indispensabile e silenzioso, che oltre a non rientrare nel calcolo della contribuzione pensionistica gli impedisce di sviluppare ed incrementare interamente l’attività professionale con una conseguente influenza quantitativa –negativa sulla sua futura pensione. L’attività della donna libera professionista è subordinata alla funzione familiare della stessa e la conciliazione (professione-famiglia-figli) deve essere considerata nella valutazione della differenziazione dell’età contributiva. La conduzione di più attività parallele, sia lavorative professionali che familiari , non debbono condurre ad una contenuta ed implicita penalizzazione nel trattamento previdenziale, pertanto è auspicabile l’inserimento di una differenziazione dell’età pensionabile tra uomini e donne. Tale richiesta in apparenza potrebbe risultare non in sintonia con i contenuti della normativa in materia delle pari opportunità e diritti tra uomo e donna , ma una analisi attenta dimostrerebbe una maturità generale ed uno sviluppo sociale di grandissimo valore etico-culturale. E’ d’obbligo sottolineare che lo Stato Italiano si basa sul valore della famiglia, considerata patrimonio della nostra società e nel pieno rispetto della differenza biologica tra uomo e donna la nostra Costituzione nel capitolo III riferito ai rapporti economici art. 37 recita : “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale a d e g u a t a p r o t e z i o n e . … … … … . . ” L’articolo 3 ribadisce : “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica……(ed è opportuno aggiungere delle Istituzioni) rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese “ Corre l’obbligo soffermare l’attenzione anche sulla Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori, adottata a Strasburgo nel 1989, che all’art. 16 conferma: Deve essere garantita la parità di trattamento tra uomini e donne: Deve essere sviluppata l’uguaglianza delle possibilità. A tal fine occorre intensificare ovunque sia necessario le azioni volte a garantire l’attuazione dell’uguaglianza tra uomini e donne, in particolare in materia di accesso al lavoro, di retribuzioni, di condizioni di lavoro, di protezione sociale, di istruzione, di formazione professionale e di evoluzione delle carriere. È altresì opportuno sviluppare misure che consentano agli uomini e alle donne di conciliare meglio i loro obblighi professionali e familiari. Inoltre nel Trattato di Roma (1957) venne stabilito il principio della parità della retribuzione a parità di lavoro (art.119); da questo sono derivate importanti direttive: - parità di trattamento nell’accesso al lavoro (formazione professionale e condizioni di lavoro); - parità di trattamento in materia di previdenza sociale, nei regimi professionali, nelle attività indipendenti; Nel Trattato di Maastricht (1992) venne ribadito che le azioni positive sono considerate come misure che prevedono vantaggi specifici destinati a facilitare l’esercizio di un’attività professionale da parte delle donne o a prevenire o compensare degli svantaggi nella loro carriera professionale. In Italia e nei vicini paesi Europei, basti citare la Francia, Portogallo, Regno Unito, Belgio, Austria, la differenziazione pensionistica uomo donna è riconosciuta. Una attenta analisi del fenomeno da parte dell’intero Consiglio di Amministrazione , porterebbe ancora una volta a riconfermare la lungimiranza, l’accortezza, la saggezza vantate dalla Cassa di Previdenza che ha da sempre messo in campo, prima di ogni altro Ente previdenziale privatizzato, forme innovative e competitive. In considerazione di quanto sopra esposto, si auspica uno studio da conferire all’attuario per una proposta di modifica del nostro regolamento previdenziale con l’inserimento della differenziazione tra uomo e donna ( vecchiaia 65 uomini e 60 donne con effettivo versamento di contributi alla cassa per almeno 30 anni e la rimodulazione delle tabelle riferite agli anni di maturazione del diritto di pensione ) – mentre la vecchiaia anticipata con 35 anni di iscrizione ed almeno 30 anni di contribuzione al raggiungimento dei 55 anni di età da sottoporre così al Comitato dei Delegati.