I parte - Ottobre 2009 - parrocchiasanfrancescolecco.it

Transcript

I parte - Ottobre 2009 - parrocchiasanfrancescolecco.it
Fede.1
Genesi 12
1 Il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò.
2 Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
3 Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
4 Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva
settantacinque anni quando lasciò Carran.
-
-
-
-
Abramo è il modello della nostra fede. Il brano della genesi della chiamata di
Abramo è composto di alcune parti: prima Dio dà un comando, poi segue una
promessa; infine c’è la risposta di Abramo, non in parole ma nel mettersi in
cammino. “Vattene” è un imperativo che compare improvviso nella bibbia. Il signore
chiede ad Abramo di lasciare terra, parentela e casa del padre senza indicare ad
Abramo la meta del suo viaggio. Abramo parte senza sapere dove andare. A questo
comando è collegata una benedizione. La risposta di Abramo è un’obbedienza a un
comando. Da notare che Abramo aveva 75 anni quando parte. La chiamata alla fede
può arrivare in qualsiasi momento ed età e inaspettata. È già delineata la dinamica
della fede: chiamata-promessa-risposta, cioè un’iniziativa di Dio e una risposta
dell’uomo che si chiama fede.
Iniziativa di Dio: è sua. Quando Dio prende l’iniziativa non solo dice qualcosa ma
dice sé stesso. Dicendo sè stesso però dice qualcosa anche di noi, perché la nostra
identità è collegata alla sua, come a quella dei nostri genitori. La chiesa dice che
Gesù svela l’uomo all’uomo. Lo svelarsi di Dio significa che toglie un velo dal suo
volto ma anche dal nostro volto, dai nostri occhi.
L’imperativo di andarsene può significare per noi una necessità di uscire, di
cambiare, non necessariamente cambiare situazione esterna, certamente invece un
uscire da se stessi e un cambiare sè stessi. È la condizione necessaria per vedere il
volto di Dio e il nostro.
Non pensiamo che Dio per rivelarsi nella nostra vita abbia bisogno di eventi
straordinari o visioni o cose del genere. La chiesa insegna che Dio si comunica e
comunica con l’uomo attraverso parole ed eventi. Progressivamente nella storia Dio
toglie un velo dal suo volto e dal nostro, in un cammino costante. Ci sono a volte
-
degli episodi nella vita di ciascuno di noi in cui Dio si è rivelato, cioè ha preso
l’iniziativa in eventi non scelti da noi, su cui noi non avevamo nessun controllo,
positivi o negativi. Diciamo che la vita ce li ha posti dinanzi. Non abbiamo la
credenza quasi magica e meccanicista che “Dio ha voluto che mi accadesse questo
perché…”: no. Diciamo piuttosto che in una lettura di fede ognuno si può chiedere
“in questo fatto che mi accade cosa vuole dirmi Dio? Quale aspetto di lui e di me
vuole insegnarmi e svelarmi?”. Noi sempre interpretiamo la realtà, quello che ci
accade. La lettura ed il giudizio di fede sono un’interpretazione più che legittima
della realtà.
Nella bibbia Dio si rivela progressivamente nella storia, nella legge, nei profeti, nella
scrittura ma soprattutto in Gesù: Gesù non è una parola del padre, è la parola di Dio
in persona che si incarna e viene ad abitare in mezzo a noi: in principio era la parola
e la parola si fece carne (Giovanni 1). Perciò più che mai ha autorità per parlarci di
Dio e di noi stessi.
Giovanni 1
35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo
sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». 37 E i due discepoli,
sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, vedendo che lo
seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove
abiti?». 39 Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel
giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
-
-
i discepoli erano discepoli perché seguivano Giovanni battista, che era il loro
maestro. Vuol dire che già cercavano qualcosa. Tutti noi cerchiamo sempre qualcosa.
I nostri obbiettivi intermedi (studio, lavoro, famiglia) ci dicono che sempre
desideriamo qualcosa che va oltre queste cose. In effetti l’uomo è fatto di terra ma
una terra dentro la quale Dio alita il suo spirito (cf genesi 2). Vuol dire che se da un
lato noi viviamo una vita animale e “terrena”, mangiamo, viviamo come ogni
animale, da un altro lato abbiamo dentro di noi uno spirito che trascende questa terra,
che va oltre, una nostalgia di infinito mai sazia su questa terra. Per questo siamo
sempre discepoli di qualcosa che va oltre, siamo sempre in ricerca di qualcosa che va
oltre. L’uomo è naturalmente religioso, naturalmente aperto all’infinito. Per questo
non siamo mai pienamente felici, perché aneliamo ad altro, siamo fatti per altro…
per Dio.
Giovanni battista indica ai suo discepoli Gesù che passava. Questo ci fa pensare che
la rivelazione di Dio (=Gesù) sempre arriva a noi attraverso la mediazione di qualcun
altro. Gesù ci arriva attraverso le altre persone: amici, genitori, la chiesa. L’incontro
con Gesù è sempre attraverso la chiesa, se no non è incontro con Gesù. Nessuno può
dire di avere incontrato veramente Gesù se non ha incontrato la chiesa, cioè le
persone che seguono Gesù. Nessuno può dire di essere in comunione con Gesù se
non è in comunione anche con la chiesa, che Gesù ha detto essere il suo corpo.
Ognuno può ripensare attraverso chi concretamente ha potuto nascere la sua fede.
-
-
-
-
L’inizio della fede è un impatto, un incontro con qualcuno o qualcosa: i discepoli
incontrano un uomo concreto, anche noi abbiamo incontrato qualcosa o qualcuno che
abbiamo intuito che poteva essere interessante per noi, che poteva corrispondere alle
esigenze del nostro cuore (di vita, di felicità), che ci suscitava curiosità, che
prometteva felicità, vita senso, risposta alle domande del nostro cuore.
“Che cercate?” è la stessa domanda che Gesù fa a noi oggi, affinché ci rendiamo
conto il desiderio profondo del nostro cuore, che non può che essere un desiderio che
va oltre questa terra.
Gesù, come Dio nell’antico testamento, propone un cammino. Non una risposta
immediata ma una relazione con lui attraverso la quale i discepoli vedranno e
scopriranno il vero volto di Dio e il loro vero volto. Gesù non dà risposte astratte ma
propone un cammino, cioè un rapporto, una relazione con lui attraverso la quale
scopriremo noi e lui: venite e vedrete! Per noi questo cammino sarà personale ma
sempre nella chiesa, cioè insieme agli altri, con gli altri, attraverso gli altri, nei quali
vediamo il suo volto.
La risposta dell’uomo si chiama fede. Primato di Dio------fede. La nostra ricerca da
sola non produce niente se Dio non si rivela. È un’apertura che rimane vuota.
Quindi il primato nella nostra vita va all’ascolto di Dio che ci parla nelle cose,
attraverso le cose, a quello che lui fa per noi e non il contrario! Prima di cercarlo noi
dobbiamo stare ad ascoltarlo, che lui già parla e ci chiama alla conversione, a uscire
dalla nostra casa, a cambiare noi stessi.