articolo carniti - Oasi di Valpredina

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articolo carniti - Oasi di Valpredina
ANNO
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GLI ARTICOLI
L’oasi di Valpredina
Solitamente la parola “oasi” in italiano è collegata alle oasi nei deserti, ovvero dei luoghi rarissimi in mezzo a deserti ostili e privi di acqua e cibo in cui l’acqua torna in superficie creando piccole pozze d’acqua contornate da piante e alberi.
Un vero paradiso per un povero viaggiatore che
cammina per giorni sotto un sole cuocente e in
un territorio ostile e pericoloso come il deserto.
Negli ultimi decenni però la parola oasi è stata
anche usata per designare le piccole e grandi aree
protette che ha istituito in Italia la WWF, World
Wildlife Found (Fondo per la vita selvatica mondiale).
Queste aree, al momento più di 130, sono posti
di interesse ambientale notevole e che spesso sono abitate da animali e piante ormai molto rari.
Come le oasi nel deserto, anche queste aree protette sono piccoli spazi circondati da gigantesche
aree in cui ci sono spazi abitati o coltivati, zone
pattugliate da cacciatori ma anche da bracconieri
e comunque posti in cui gli animali non devono
solo affrontare i problemi che comporta la vita
selvatica, che sono molti, ma anche quelli che
comporta la vita a stretto contatto con la specie
umana.
Avevo spesso sentito parlare di queste oasi, ma
non ne avevo mai visitata nessuna; domenica 24
ottobre 2010 ho invece avuto modo di visitare
l’oasi WWF di Valpredina, vicino a Bergamo.
Adesso quest’oasi si estende su più di novanta
ettari e dal 2009 è riconosciuto Sito di Importanza Comunitaria (SIC). L’area protetta comprende
una buona parte del versante sud del Monte Misma; al suo interno vi sono boschi, uliveti, piccoli stagni …
Devo confessare che giudicando l’area protetta
dall’ingresso mi era parsa piccola e più simile a
La salamandra macchiata è l’animale simbolo della riserva, che si preoccupa molto della salvaguardia degli
anfibi. (Foto presa da www.oasivalpredina.it)
un giardino che a una riserva naturale, ma subito
dopo i miei pregiudizi sono stati abbattuti.
Assieme a una guida io e la mia famiglia(I soci
adulti protettori Paolo Carniti e Antonella Gervasini e la capo-guardia Cecilia Paola Carniti), ci siamo avventurati nella boscaglia …
Non ho mai gradito molto le visite guidate a monumenti, siti storici etc. ma devo dire che invece
questa volta l’ho molto gradita, dato che la guida
ci ha fatto capire bene il ruolo dell’oasi nella protezione della natura e ci ha dato molte informazioni sulla natura e il modo di proteggerla.
Prima di tutto ci è stata illustrata brevemente la
storia dell’oasi: inizialmente l’area era il giardino
della villa di Enzo e Lucia Bardoneschi, due coniugi appassionati di natura che inoltre amavano
fare importare dal mondo intero varie piante che
facevano poi piantare nel parco, rendendolo così
anche una specie di orto botanico.
Durante la visita mi sarebbero poi state mostrate
svariate piante esotiche, tra cui quella della canfora (Cinnamomum camphora) pianta il cui estratto
viene largamente usato per scacciare gli insetti nocivi, specialmente le tarme dagli armadi o i tarli
dalle cassette degli strumenti ad arco (Violini, viole, violoncelli …). Pochi forse sanno che questa
sostanza è stata sviluppata dalla pianta come difesa: infatti quando insetti come bruchi e altri cercano di mangiare una foglia dell’albero,(Continua da
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Il CRAS, Centro Recupero Animali Selvatici
Circondato da un folto baschetto di latifoglie,quasi mimetizzando ,grazie al colore scuro delle sue pareti,nell’oasi del WWF di Valpredina (Provincia di Bergamo)un piccolo gruppo di tre - quattro voliere
sorge solitario immerso nel silenzio . Dentro queste voliere i più sfortunati pazienti del CRAS(Centro
Recupero Animali Selvatici)trascorrono tranquillamente gli ultimi anni della loro tragica vita .Sono
questi animali che,feriti gravemente da essere umani,e poi portarli al CRAS di Valpredina,non sono
riusciti a tornare benissimo in salute e quindi in libertà. Poco distante però,non accessibile al pubblico
perché gli animali non si abituano troppo alla vista degli umani,ci sono gli altri edifici del CRAS,dove
rapaci,mammiferi e altri grandi e piccoli animali si riprendono dai vari drammi subiti .Al CRAS di
Valpredina,come anche quelli in tutta Italia, arrivano continuamente rapaci e altri grandi rapaci colpiti
da cacciatori perché non disturbassero le loro “prede” cacciatori che forse non ricordano che i rapaci
sono sempre di meno e che sono altamente protetti; volpi e tassi investiti o avvelenati, anatre trafitte
da frecce di balestra e poi ancora caprioli, ricci, uccelli di tutti i tipi …
Questi animali, portati al CRAS da persone comuni che trovano i feriti nei boschi e ai bordi delle strade, vengono subito portati nell’ “ospedale”, viene individuato il problema e, se necessario, portati in
sala operatoria dal veterinario.
Una buona parte degli animali arriva già morta al centro, altri muoiono poco o qualche giorno dopo.
Solo pochi fortunati riescono a riassaporare la libertà della vita selvatica.
Consiglio vivamente di andare a vedere sul sito dell’oasi (www.oasivalpredina.it) i numerosi video,
molto belli, sulle varie liberazioni dei pazienti curati e specialmente quello sulla liberazione dell’aquila reale.
Molti però non potranno mai rivedere i loro boschi e i loro cieli. Alcuni di questi, a Valpredina, vengono fatti vedere ai visitatori. Questi animali fungono da “ambasciatori” rappresentanti di quelle centinaia di animali uccisi a causa, spesso volontaria, dell’uomo.
Nella prima gabbia del complesso aperto al pubblico, in una eterna notte, una grande aquila reale ascolta, attenta, i rumori del bosco, avvertendo alcuni passi. Sente che uno sportello si apre e avverte la
mia presenza al di là di questo. Si gira verso di me, quasi mi potesse vedere, ma non può, perché è cieca: un cacciatore le ha sparato negli occhi.
Eccola lì, l’aquila, dalle ali grandi, gli artigli possenti, il becco affilato; sebbene cieca, scommetterei
che ancora potrebbe uccidere, squartare, smembrare.
Da appassionato di creature preistoriche, e specialmente, di dinosauri, non posso far altro che pensare
come quell’aquila sia degna discendente de suoi antenati, spietati e veloci carnivori, come raptor e animali simili. Sorvolando le cime, questo grande predatore pattuglia i cieli, non esitando ad attaccare
nemmeno i più grandi stambecchi.
Invece quest’aquila cieca, a Valpredina, ci ricorda come noi umani, coi nostri comportamenti irresponsabili e irrispettosi, stronchiamo vite non solo di specie o gruppi animali ma anche di singoli individui, come quest’aquila, che prima di incontrare l’uomo volava alto nel cielo, senza alcun limite, temendo nessun predatore, comandando la montagna dall’alto del suo grande nido sui più alti picchi
montani.
Speriamo che cacciatori e gente di ogni altra sorta recepiscano il messaggio che l’aquila assieme i suoi
vicini ci trasmette attraverso il suo sguardo vuoto.
IL
NATURALISTA
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(Continua da pagina 7) quando l’addentano rompendo lo strato superficiale della foglia fanno sì che
la stessa liberi un odore che per loro è assolutamente insopportabile, e per ciò fuggono.
Abbiamo poi continuato la nostra visita attraverso
un ambiente spettacolare e diversificato: grandi alberi esotici lasciavano largo respiro a boscaglie di
alberi autoctoni; a prati e siepi curate si alternavano
prati quasi incolti e larghi appezzamenti di terreno
erano adibiti alla coltivazione dell’ulivo.
La presenza di svariati tipi di ambienti fa sì che nell’area possano vivere molte specie diverse, specialmente di insetti, che sono molto diversificate e specializzate rispetto a un tipo di ambiente ben preciso.
L’oasi del WWF a Valpredina è in particolare indirizzata, sul piano educativo (Molto importante nelle
oasi), sul tema della protezione e tutela degli insetti.
Ronzanti, raccapriccianti, puzzolenti, fastidiosi …
questo è quello che si pensa degli insetti.
Ma forse ci si dimentica che gli insetti rappresentano quasi i ¾ delle specie animali che abitano la Terra e che, nonostante la loro piccola mole (…), la
loro biomassa supera di gran lunga quella degli stessi mammiferi!
Inoltre gli insetti svolgono un ruolo primario per
l’ambiente: senza insetti il mondo sarebbe quasi privo di vita.
C’è infatti da ricordare che le piante con fiore, che
sono le piante più evolute, che si sono iniziate a sviluppare all’inizio del Cretaceo (Terzo periodo geologico dell’era mesozoica che inizia 145,5 maf, Milioni di Anni Fa), riescono nel loro innovativo modo
di riprodursi principalmente grazie agli insetti, in
particolare le api e le farfalle. L’oasi di Valpredina è
particolarmente diretta verso la diffusione della conoscenza su questi due gruppi di insetti, l’ordine dei
Lepidotteri, le farfalle, e la famiglia Apidi.
E’ questo infatti uno dei ruoli primari delle oasi
WWF, ovvero quello di diffondere anche a livello
della popolazione che si interessa poco all’ambiente
una conoscenza della natura che distrugga gli innumerevoli luoghi comuni che aleggiano sopra la natura e il mondo animale. Un grande problema è
quello che spesso anche i più ferventi amanti della
natura si preoccupano di salvare le foreste pluviali o
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natura si preoccupano di salvare le foreste pluviali o il simpaticissimo panda, nulla in contrario, ma ci si ricorda mai che negli stagni fuori
Milano le testuggini palustri (Emys orbicularis)
e i gamberi di fiume (Austropotamobius pallipes) e altri animaletti scompaiono sotto la pressione di specie estere?
Ci si ricorda del fatto che i tonni nel Mediterraneo sono più a rischio del panda maggiore? Si
parla mai del valore delle api domestiche per
l’ambiente che stanno scomparendo a causa del
fatto che i prati vengono rasati e privati dei loro
colorati fiori?
Per fortuna associazioni valide come il WWF
si occupano attivamente di questi problemi. A
Valpredina due stagni artificiali ospitano i rarissimi quanto piccoli anfibi nostrani quali il
tritone crestato e l’ululone a ventre giallo, e
nell’oasi è in corso un progetto per la salvaguardia del piccolo gambero di fiume.
Altro grande compito delle oasi è quello di fornire il buon esempio e di far vedere come sia
possibile mettere in atto alcune misure più rispettose per l’ambiente.
Per esempio l’oasi di Valpredina, che è gestita
da una azienda agricola, usa con successo metodi biologici di disinfestazione, usa concimi
derivati dalla decomposizione naturale di foglie
e rami tagliati e un pannello solare di nuovo
tipo per scaldare l’acqua della foresteria (Per
maggiori informazioni consiglio di vistare il
sito della riserva, www.oasivalpredina.it).
Dai discorsi della guida ho capito bene alcuni
punti fondamentali della protezione della natura, punti che spesso non vengono considerati da
molti ambientalisti e animalisti.
E’ da ricordare per primo che per salvaguardare la natura sia importantissima e vitale la ricerca scientifica, per ogni cosa. Cito per esempio
le prime reintroduzioni sulle Alpi di stambecchi (Capra ibex ibex), che sono fallite miseramente a causa della scarsa conoscenza riguardante i rapporti che lo stambecco ha con l’ambiente alpino.
Voglio inoltre ricordare come per gestire un’a-
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Di sicuro la
rea protetta voglia un sacco di lavoro: i gestori dell’oasi di Valpredina devono lavorare continuamente assieme ai loro utilissimi volontari per mantenere
gli stagni per gli anfibi, per potare gli alberi, sfoltire le siepi, mandare avanti
le attività della azienda agricola, organizzare le visite, monitorare l’area protetta, studiare l’ambiente interno ed esterno all’oasi, essere pronti ad intervenire al CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) …
Di sicuro la Natura è riconoscente a queste persone che si dedicano anima e
corpo per portare avanti quel paradiso naturale che è l’oasi di Valpredina.
Natura è
riconoscente
Alessandro Paolo Carniti
a queste
Foto prese da www.oasivalpredina.it
persone che
si dedicano
anima e
corpo per
portare
avanti quel
paradiso
naturale che
è l’oasi di
Valpredina
IL
NATURALISTA