Un`Introduzione all`Ecologia Acustica
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Un`Introduzione all`Ecologia Acustica
K e n d a l l Wr i g h t s o n Un’Introduzione all’Ecologia Acustica http://homepage.mac.com/kendallwrightson/ae/aecology.html Titolo originale: An Introduction To Acoustic Ecology – (versione del 6 maggio 2007) Pubblicato - con leggere variazioni – in: Radio Art Companion, New Adventures in Sound Art: (2002), Toronto, Canada Soundscape: The Journal of Acoustic Ecology, (2000), Volume 1, Number 1, Spring 2000, pp. 10 – 13. ISSN 1607-3304 Brochure for Drift (Sound Art & Acoustic Ecology Event), (1999) , pp 14-20, [The Lighthouse and other venues] Glasgow, November 12,16,14 1999). Journal of Electroacoustic Music, (1999) Volume 12, March 1999, pp 11-15. ISSN 1355-7726 Ho cercato di ascoltare la calma, flebile voce dentro ma non posso sentirla al di sopra del chiasso da Little Audrey’s Story Eliza Ward Introduzione Come lettore di questo giornale è probabile che la vostra relazione con il suono sia estremamente importante per voi. La vostra percezione delle più fini modulazioni di intensità, timbro, sonorità, durate e localizzazione è acuta; giocate con la semantica del suono come sagomare e plasmare l’unico, virtuale paesaggio sonoro che si materializza intorno a voi. Quando lasciate la stanza di controllo ed entrate nell’ambiente acustico sigillato così effiacacemente dietro la porta dello studio, la vostra consapevolezza incredibilmente ben sviluppata rimane attiva? Questa consapevolezza – specificamente il livello di consapevolezza dell’ambiente acustico in ogni momento – è una tematica centrale della interdisciplinarietà dell’Ecologia Acustica (nota anche come ecoacustica). La filosofia che sostiene l’Ecologia Acustica è semplice quanto profonda: il suo autore – R. Murray Schafer, musicista, compositore e all’epoca Professore di Scienza della Comunicazione alla Simon Fraser University (SFU) nella Columbia Britannica – suggerisce di provare a sentire l’ambiente acustico come una composizione musicale ed inoltre di sentirsi responsibili della sua composizione (Schafer, 1977a, p. 205). Come molte pubblicazioni emergenti dall’esplosione delle ideologie negli ultimi anni 1 1960, la profondità del messaggio di Schafer è ora nascosta sotto una singolo, incisivo facile motto: inquinamento acustico. Ciò è inopportuno dato che Schafer ha molto di più da offrire. Tuttavia, dopo circa 22 anni che le sue idee furono completamente pubblicate per la prima volta, esse rimangono sconosciute al vasto pubblico e più ancora sconosciute ai fisici di acustica ambientale. Dove Schafer è ben noto – entro la comunità della musica contemporanea – lo si deve maggiormente al suo lavoro su larga-scala, spesso luogo-specifico, musicale/teatrale piuttosto che per la sua ecologia acustica. Il compositore John Cage era consapevole di entrambi gli aspetti; quando gli fu chiesto se conosceva qualche grande insegnante di musica, rispose “Murray Schafer in Canada” (Truax, 1978, note di copertina). Dunque cos’ha da dire Schafer, qual è la sua rilevanza all’inizio del nuovo secolo? Cultura dell’occhio Il punto di partenza di Schafer fu notare l’incredibile dominanza della modalità visiva nella società – “cultura dell’occhio”, come è stato definito altrove 1 – e di rivelare che l’abilità di ascoltare dei bambini, nella sua esperienza, si stava deteriorando. Schafer fu così interessato circa questo problema da sostenere appassionatamente l’educazione all’ascolto che divenne una parte integrale del curriculum nazionale. Schafer dimostrò ed affrontò la questione – che definì “competenza sonologica” – tramite esercizi pratici sviluppati lavorando con studenti di musica, tipo: – elenca cinque eventuali suoni ambientali (non musica) che ricordi di aver udito oggi. – elenca cinque suoni (non musica) che ti piacciono e cinque che non ti piacciono. Come docente di Music Technology, spesso inizio una serie di lezioni con questi esercizi e posso confermare l’esperienza di Schafer; molti studenti non ricordano “consciamente” di aver sentito alcun suono durante il giorno, e molti non completano l’elenco dei suoni nemmeno dopo quindici minuti. La risposa di Schafer al problema fu di sviluppare una gamma di esercizi “ear clearing – pulizia dell’orecchio” che includevano “soundwalks – passeggiate sonore”, un meditare passeggiando con l’obiettivo di mantenere un alto livello di coscienza sonora (vedi Schafer, 1967 & 1969). Dai primi anni 1970, Schafer aveva coinvolto i suoi colleghi alla SFU nel suo lavoro e fu creato il World Soundscape Project (WSP), il suo primo progetto importante essendo uno studio sul campo del Vancouver Soudscape – Paesaggio sonoro di Vancouver. Lo studio riguardava il livello di misurazioni (produzione di mappe di isobel), registrazioni di paesaggi sonori e la descrizione di una serie di caratteristiche sonore. Lo studio si concretizzò in un libro 2 ed in una collezione di registrazioni3. Ulteriori studi sul campo del WSP in Europa produssero la pubblicazione di “Five Village Soundscapes – Paesaggi sonori di cinque villaggi” (Schafer, 1978b) e di “European Sound Diary – Diario sonoro europeo” (Schafer, 1977b). “The Tuning of the World” di Schafer (1977a) 4 (traduzione italiana Il paesaggio sonoro, Milano, UNICOPLI, 1977 – o traduzione italiana di Nemesio Ala, Il paesaggio sonoro, Ricordi – Lim, Lucca, 1985) resta il meglio conosciuto e il più completo testo di Ecologia Acustica. 1 La preminenza della cultura visiva a scapito della modalità uditiva è esplorata in Berndt, J. [trans Nevil, T.] (1988) The Third Ear New York: Henry Holt 2 3 Schafer, R.M. [Ed] The Vancouver Soundscape ARC Publications, 1978a Ora disponibile in set di doppio CD che include uno studio comparato del 1996: The Vancouver Soundscape 1973/Soundscape Vancouver 1996 (1996) Cambridge Records CSR-2CD 9701 Schafer, R.M. The Tuning of the World, Knopf, New York, 1977 [ripubblicato nel 1994 as The Soundscape – Our Sonic Environment and the Tuning of the Workd, Destiny Books, Rochester, Vermont] 4 2 Caratteristiche del Paesaggio sonoro Un libro affascinante che cambiò la mia comprensione del – e relazione con – il suono, “The Tuning of the World” formalizzava la terminologia del paesaggio sonoro che Schafer aveva concepito durante il suo studi sul campo con il WSP: i suoni sullo sfondo li definì “tonica” (in analogia alla musica in cui una tonica identifica la tonalità fondamentale di una composizione attorno a cui la musica modula); i suoni in primo piano (destinati ad attrarre l’attenzione) sono definiti “segnali sonori”. I suoni che sono particolarmente importanti per una comunità ed i suoi ospiti sono detti “soundmarks – impronte sonore, marchi sonori” – in analogia ai punti di riferimento, ai luoghi di interesse. Esempi naturali di questi ultimi includono geysers, cascate e trappole del vento, mentre esempi culturali includono campane caratteristiche e i suoni di attività tradizionali. (Schafer, 1977a, p. 9, pp.55-56, pp. 173-175, pp. 272275; Truax, 1978, p 68, p. 127, p. 119; Truax, 1984, p. 22, pp. 58-60). La terminologia di Schafer aiuta ad esprimere l’idea che il suono di una particolare località (tonica, suoni segnale, marchi sonori) possono – come l’architettura locale, i costumi e gli abiti – esprimere l’identità della comunità tanto che quell’insediamento può essere riconosciuto e caratterizzato dai suoi paesaggi sonori. Sfortunatamente, causa la rivoluzione industriale, un numero sempre crescente di paesaggi sonori unici sono scomparsi completamente o sommersi dalle nuvole di omogeneizzati, anonimi rumori che caratterizzano il paesaggio sonoro delle città contemporanee, con le sue onnipresenti toniche – traffico. Il contrasto tra ambiente acustico pre-industriale e post-industriale è ben espresso nell’uso di Schafer del termine “hi-fi” (high fidelity - alta fedeltà) a caratterizzare l’uno e “lo-fi” (low fidelity - bassa fedeltà) per descrivere l’altro (1977a, p. 272). Egli definisce un paesaggio sonoro hi-fi come un ambiente in cui “i suoni si sovrappongono meno frequentemente; c’è più prospettiva – primo piano e sfondo” (1977a, p. 43). Nel trascrivere registrazioni di ambienti hi-fi, il gruppo di Schafer notò che il livello dei suoni ambientali naturali – come il tempo e gli animali – variava in cicli ripetitivi. Il gruppo creò un elementare diagramma livello/tempo che riportava le caratteristiche soniche più evidenti del paesagio sonoro per un periodo di dodici mesi (vedi Figura 1). Figura 1 - I cicli del paesaggio sonoro naturale della costa ovest della Columbia Britannica che mostra il relativo livello di suono (da Truax, 1984, p. 142). Schafer concluse che il “dare e avere” dei versi vocali tra specie (evidente in Figure 1) è probabilmente un elemento caratteristico del pasaggio sonoro naturale. 3 Oltre all’equilibrio ritmico nel livello sonoro che Schafer identificò negli habitats naturali, Krause (1993) suggeriva che un equilibrio è anche evidente attraverso lo spettro audio. La possibilità di un naturale equilibrio spettrale fu scoperto da Krause durante i lunghi soggiorni nelle regioni selvagge mentre tentava di registrare le vocalizzazioni delle specie osservate. Ascoltando intensamente il paesaggio sonoro per catturare suoni particolari (spesso attesi più di trenta ore per un’uscita), Krause notò che “Quando un uccello cantava o un mammifero o anfibio vocalizzava, le voci sembravano entrare in relazione a tutti i suoni naturali per frequenza e per prosodia (ritmo).” (1993, p. 159). Le mappe acustiche spettrografiche trascritte da 2.500 ore di registrazione confermarono i suoi sospetti: le vocalizzazioni di animali e di insetti tendevano ad occupare piccole bande di frequenze lasciando “nicchie spettrali” (bande di piccola o nessuna energia) in cui potevano formarsi le vocalizzazioni (fondamentale e formanti) di altri animali, uccelli o insetti. Come la crescita delle aree urbane considerata da Krause faceva supporre, il rumore che si accompagnava poteva “bloccare” o “mascherare” le nicchie spettrali e, se versi per l’accoppiamento rimanevano inascoltati, una specie poteva estinguersi (1993, p. 158). Mentre c’era stata una piccola ricerca che avallava la “ipotesi della nicchia” di Krause, (o nel suggerimento di Schafer che questo “dare ed avere” avviene in termini di livello sonoro), uno studio recente della Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) suggeriva che gli uccelli che vivono vicino alle strade “... non possono udirsi l’un l’altro e ciò comporta la difficoltà di apprendere i canti e le comunicazioni con i potenziali compagni” (Barot, 1999). In acustica, la parola “mascheramento” ha un significato molto specifico 5. La rilevanza di questo effetto per il paesaggio sonoro e che siccome suoni più flebili generalmente non si mascherano l’un l’altro (a meno che le loro frequenze siano vicine), un paesaggio sonoro hi-fi può essere caratterizzato dalla mancanza di mascheramento dovuto a rumore e altri suoni, con il risultato che tutti i suoni – di ogni frequenza – “possono essere uditi distintamente” (Schafer, p. 43). Come Hildegard Westerkamp, una collega della SFU, afferma, non c’è “nessun suono anonimo”. La mancanza di mascheramento facilita la propagazione di “colorazione acustica” causata da echi e riverberazioni che si ha quando il suono è assorbito e riflesso da superfici nell’ambiente e dovute all’azione di fattori metereologici come temperatura, vento e umidità. La colorazione risultante offre informazioni significative per l’ascoltatore, fornendo indizi correlati alla natura fisica dell’ambiente ed esprimendo la propria dimensione in relazione all’ascoltatore. Questo favorisce un senso del luogo per individui che si muovono attorno alla comunità. Barry Truax, un collega della SFU, trasmette bene questo concetto quando afferma “... il suono che arriva all’orecchio è l’analogo dello stato corrente dell’ambiente fisico, perché quando l’onda si sposta, è arricchita da tutte le interazione con l’ambiente” (1984, p. 15). Un’altra caratteristica della rivoluzione pre-industriale, il paesaggio sonoro hifi, è che l’“orizzonte acustico” può estendersi per molte miglia. Così suoni che emanano dalla comunità dell’ascoltatore possono essere uditi ad una considerevole distanza, rinforzando un senso di spazio e posizione e mantenendo una relazione con la propria origine. Questo senso è ulteriormente rinforzato quando è possibile udire suoni provenienti da insediamenti adiacenti, che stabiliscono e mantengono relazioni tra comunità locali. Nel paesaggio sonoro lo-fi, suoni significativi (ed ogni colorazione acustica associata), possono essere mascherati in una tale estensione per cui uno “spazio aurale” dell’individuo è ridotto. Dove l’effetto è così pronunciato che un individuo non può più udire i suoni riflessi del suo movimento o parlato, lo spazio aurale si è effettivamente ridotto tanto da racchiudere l’individuo, isolando l’ascoltatore 5 Su una relativamente stretta banda di frequenza, i suoni deboli saranno inudibili (p.e. “mascherati”) in presenza di suoni forti a frequenza più bassa. Se le frequenze di due suoni sono entro pochi hertz, si sente un effetto di battimento che rende più facile individuare il tono mascherato (Backus, 1977, pp. 101-103). 4 dall’ambiente. Se il mascherameto dei suoni riflessi e diretti è così severo che un individuo non può udire i propri passi – fatto comune sulle strade di molte città – “... lo spazio aurale di un individuo è ridotto a meno delle proporzioni umane.” (Truax, 1984, p. 20). In tali condizioni estreme, il suono è soffocato (nel senso che particolari suoni non sono uditi) oppure, i suoni si mescolano e l’informazione sonica muta in anti-informazione: “rumore”. Mentre il paesaggio sonoro hi-fi è – l’Ecologista Acustico suggerisce – bilanciata in termini di livello, spettro e ritmo, il paesaggio sonoro lo-fi si caratterizza per un livello quasi costante. Ciò crea un “Muro di Suono” (Schafer, 1977a, p. 93), che isola l’ascoltatore dall’ambiente. Spettralmente, il paesaggio sonoro lo-fi contemporaneo è deviato verso la fascia di basse frequenze (grazie ai motori a combustione interna e ai suoni correlati all’energia elettrica). Conseguenza della società delle ventiquattro ore, i ritmi della routine quotidiana sono, in alcune località, significativamente erosi. Paesaggio Sonoro Società Nel descrivere la capacità del paesaggio sonoro di convogliare informazione, Truax (1984) descrive il suono come un mediatore tra l’ascoltatore e l’ambiente. Questa relazione è illustrata in Figura 2. Come il paesaggio sonoro si deteriora, così in proporzione si inaridisce la consapevolezza delle finezze del suono ambientale. Quindi, il significato del suono che resta all’ascoltatore nel paesaggio sonoro contemporaneo tende ad essere polarizzato negli estremi “forte” e “piano” noto o ignoto; buono (mi piace) o cattivo (non mi piace). Comparare questo livello di coscienza sonica (e i risultati dei tests di ascolto menzionati prima) con i Kaluli della Papua New Guinea che, secondo Feld (1994) possono “... imitare il suono di almeno 100 uccelli, ma pochi sanno fornire informazione descrittiva visiva sulla maggior parte di questi”. In altri termini, i suoni ambientali per la tribù dei Kaluli costituiscono un continuum che offre una gamma illimitata di sfumature. Figura 2 - La relazione di mediazione di un individudo e l’ambiente tramite il suono (modificato da Truax, 1984, p. 11). Nel mondo sviluppato, il suono ha meno significato e l’opportunità di esperienza “naturale” del suono decresce ad ogni generazione a causa della distruzione degli ecosistemi naturali. Il suono diventa qualcosa che l’individuo cerca di bloccare, piuttosto che di udire; il paesaggio sonoro lo-fi, a bassa informazione, non ha nulla da offrire. Come risultato, molti cercano di isolarlo tramite l’uso di doppi vetri 5 o con del profumo acustico – la musica. La Musica – il paesaggio sonoro virtuale – è, in questo contesto, usata come un mezzo di controllo dell’ambiente sonico piuttosto che come una sua espressione naturale. Trasmettere discorso e musica produce la stessa opportunità di controllo, trasformando l’ambiente sonico in una mercanzia. Networks, trasmettitori e satelliti estendono la comunità acustica attraverso l’intero pianeta, un fatto che è stato utilizzato per cose buone e cattive. Schafer (1977a) definisce quest’ultimo uso del suono come “imperialismo del suono” (p. 77). Nel 1993 un’indagine sulle attitudini del pubblico al rumore in Gran Bretagna indica nei “vicini” – come sorgenti di trasmissioni o suono registrato (che Schafer chiama suono “schizofonico”) – la sorgente primaria di irritazione, scalzando il traffico dalla prima posizione che aveva occupato per molti anni (Grimwood, 1993). Scrive Slapper (1996): “A livello nazionale, le autorità ora ricevono 300 denunce al giorno per rumore inaccettabile dai vicini” e più inquietante: ”Nei passati quattro anni, 18 persone sono state uccise [a causa di litigi tra vicini rumorosi]”. Il significato psicologico del suono usato come una forza di controllo – come un’arma (offensiva) o come una barriera (difensiva) contro il paesaggio sonoro – è che l’ambiente e la comunità diventano il nemico. Come in ogni guerra, l’ambiente diventa un campo di battaglia e soffre tanto quanto i suoi abitanti. Schafer stimava che la battaglia tra espressione sonica e controllo facilitava l’incremento dei livelli del suono ambientale da circa 0.5 a 1 decibel per anno – un “generatore di rumore” come illustrato in Figura 3. Figure 3. Il Generatore di rumore (fonte: l’autore) Rumore interiore Se il rumore della comunità dell’ambiente è il nemico esterno, il rumore di pensieri e sentimenti indesiderati rappresenta il nemico interiore. L’uso del suono come un “audioanalgesico” (Schafer, 1977a, p. 96) – un muro di suono per bloccare l’incessante (e spesso critico) dialogo interiore e le inconsolabili emozioni che il dialogo manifesta – crea l’illusione di dominare sull’emozione. Un concetto base della psicoterapia è la nozione che pensieri e sentimenti inespressi possono risultare in inappropriate azioni che vanno da uno scoppio di rabbia per un evento insignificante, ai terribili incidenti che sembra sempre più, vanno in prima pagina dei giornali di tutto il mondo. Nonostante una maggiore consapevolezza dei principi psicoterapeutici, prevale la convinzione che l’emozione sia in qualche modo controllata con la distrazione. 6 Il costo fisico e psicologico dell’emozione inespressa è un’epidemia di malattie correlate allo stress che riflette una lotta per adattarsi ad un nuovo modo di vivere – la velocità e la frenesia da eccitazione costante della vita cittadina. Tale è il contrasto tra lo stile di vita nelle città rispetto a quello nelle tranquille zone rurali, che Newman & Lonsdale (1995) riferiscono agli abitanti della città come “homo urbanus”. Descrizioni apprezzate del “brusio” della città spesso si riferiscono al suo rumore, così come alle sue velocità e attività(Newman & Lonsdale, 1995, p. 34). Come la città rappresenta l’eccitazione, così la campagna, le pianure e le zone selvagge, per molti, rappresentano la noia e incredibilmente, un distacco dalla vita, dal momento che “la vita” è associata a rumore e attività continue. Il corollario di questo è che l’ambiente “silenzioso” e fortemente differenziato – caratteristiche del paesaggio sonoro hi–fi... – sono equiparati a noia, conformità, stanchezza, mancanza di scelta “e, soprattutto, paura di essere fuori dal mondo.” (Newman & Lonsdale, 1995, p. 10). Quest’ultima espressione è un esempio magistrale di sofisma dato che, rispetto all'essere “in contatto” con la confusione di opinione e tecnologica (obiettività), la realtà tranquilla come "Io" sento ora (la soggettività) – viene svalutata o ignorata. A mio avviso, l’ambiente hi–fi rappresenta una profonda paura psicologica per la persona la cui finalità (consciamente o inconsciamente) è di evitare i propri sentimenti. In una grande varietà di esperienze psicoterapeutiche, ho visto molte volte – in me stesso e negli altri – come l’essere tranquillo tende a portare le emozioni in superficie. Lo psicologo James Swan citato in Gallagher (1993, p. 203) propone: ”Appena seduti tranquillamente in quell’atmosfera [un posto tranquillo] avviene per la maggior parte delle persone di elaborare un sacco di emozioni e problemi che non hanno avuto modo di considerare”. Non è un caso che in molta arte e letteratura, è usata la natura per simboleggiare l’emozione: entrambi sono selvagge e incontrollabili e la storia dell’umanità può essere descritta come un bisogno di dominarle ambedue. Questo dominio ha preso forma di realtà effimera costruita sulla vita-come-essa-è. Nel caso della natura, la costruzione si riferisce alle comunità alimentate elettricamente la cui fragilità è una funzione della loro fonte di energia. La società contemporanea non può funzionare senza energia elettrica – se la spina è staccata dalla natura, da terroristi o per l’esaurimento delle risorse naturali, la società crollerà. Quanto all’emozione, le costruzioni effimere sono suoni “schizofonici”, immagini televisive e, infine, “data suits” [protesi in forma di capi d’abbigliamento in funzione di interfacce di controllo ed immissione dati, ndt] e altre tecnologie “cybersense” [in senso cibernetico, dotate di caratteri cibernetici, ntd] che creano una realtà “virtuale”. Eretta in cima alla società elettrica, la ciber-realtà è due volte più effimera, doppiamente fragile. Ecologia Acustica oggi Schafer suggerisce che ci sono due modi di migliorare il paesaggio sonoro. Il primo è quello di aumentare la competenza sonologica attraverso un programma educativo che tenti di infondere nelle nuove generazioni l’apprezzamento del Suono ambientale. Questo, egli crede, promuoverà – il secondo modo – un nuovo approccio al design che deve integrare la valutazione del suono e quindi ridurre l’energia sprecata che il rumore rappresenta. Le idee di Schafer sono lodevoli ed io le approvo. Tuttavia è fondamentale che gli Ecologisti Acustici non sottovalutino ciò che chiede Schafer; per ascoltare abbiamo bisogno di arrestarci o almeno rallentare – fisicamente e psicologicamente, di diventare un essere umano invece di un “fare umano”. “Essere Qui Ora” è uno dei principali messaggi che emergono nel corso degli anni 1960 e uno dei principi fondamentali della moltitudine di filosofie orientali che da allora sono state importate in Occidente. Per l’homo urbanus, l’arrestarsi e l’ascoltare (il Paesaggio Sonoro esterno ed interiore) è un invito difficile, sebbene molti cercano e continuano a cercare. Per altri, essere qui ora, ascoltare il Paesaggio Sonoro, valorizzare il paesaggio sonoro, è anatema. Porteous (1990) lo conferma nella sua critica delle 7 indagini originali del WSP rilevando che gli “esperti” hanno sempre con sé il proprio piano di lavoro. In questo caso, dice, l’ordine del giorno è che le persone dovrebbero valutare il Paesaggio Sonoro, particolarmente uno equilibrato; le indagini sull’opinione pubblica, nota ancora, indicano che la gente – gli “inperts” [inesperti contraposto a “experts” esperti, ndt] – non lo fanno. Oggi, l’interesse per l’Ecologia Acustica è in crescita grazie alle attività della Fondazione mondiale per l’Ecologia Acustica (World Foundation for Acoustic Ecology WFAE) istituito da Hildegard Westerkamp già componente del primo WSP (World Soundspace Project). Attraverso la newsletter, una conferenza annuale (dal 1993) e più recentemente un listserver6 e il sito web7 a disposizione di chiunque abbia accesso ad Internet, la conoscenza dell’ecologia acustica e le attività del WFAE cominciano a diffondersi anche tra un pubblico più ampio; Westerkamp (1995) riferisce che le WFAE ha iscritto i rappresentanti del comitato direttivo in Europa, Asia-Pacifico, Sud/Centro America e Stati Uniti. Potete leggere di altre attività ecoacoustiche altrove in questo rapporto. In sintesi, quindi, ritengo che i valori espressi dall’Ecologia Acustica – il valore dell’ascolto, la qualità del paesaggio sonoro – sono valori degni di evangelizzazione. Tuttavia, è essenziale non sottovalutare l’enormità di ciò che stiamo chiedendo alla fine del più trafficato, piu rumoroso secolo che la storia ricordi. Kendall Wrightson scrittore indipendente Referimenti bibliografici Barot, T. Songbirds forget their tunes in cacophony of road noise, The Sunday Times, January 10th, 1999 Backus, J. (1977) The Acoustical Foundation of Music, [2nd Edition] New York: W.W. Norton & Co. Berendt, J. [trans Nevill, T.] (1988) The Third Ear, New York: Henry Holt Feld. S. (1994) From ethnomusicology to echo-muse-ecology: in The Soundscape Newsletter Number 8, June 1994 World Soundspace Project Burnaby, B.C., Canada: Simon Fraser University, Gallagher, W. (1993) The Power of Place, New York: Harper Perennial Grimwood, C.J. (1993) Effects of ambienteal noise on people at home, Building Research Establishment, Information Paper No. IP22/93, December 1993 Krause, B.L. (1993) The Niche Hypothesis: A hidden symphony of animal sounds, the origins of musical expression and the health of habitats, The Explorers Journal, Winter 1993, pp 156-160 Newman, P.S. & Lonsdale, S. (1996) The Human Jungle, London: Ebury Press Porteous, J.D. (1990) Landscapes of the Mind, Toronoto: University of Toronto Press (pp 49-65) Schafer, R.M. (1967) Ear Clearing Canada: BMI Schafer, R.M. (1969) The new soundscape: a handbook for the modern music teacher Canada: BMI Schafer, R.M. (1977a) The Tuning of the World, Knopf, New York [republished in 1994 as The Soundscape Rochester, Vermont: Destiny Books] Schafer, R.M. [Ed.] (1977b) European Sound Diary ARC Publications. Schafer, R.M. [Ed.] (1978a) The Vancouver Soundscape ARC Publications. Schafer, R.M. 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(1996) Transformations Empreintes Digitales IMED 9631 The Vancouver Soundscape 1973/Soundscape Vancouver 1996 (1996) Cambridge Records CSR-2CD 9701 Ecologia Acustica: alcuni riferimenti online World Foundation for Acoustic Ecology Home Page l'home page di Acoustic Ecology, questo sito è pieno di informazione e di articoli sull'ecologia acoustica discipline correlate. Acoustic ambientes in Change è un progetto internazionale, multidisciplinare, che studia i cambiamenti dei paesaggi sonori in sei villaggi europei. Riguarda ricercatori, artisti, giornalisti, abitanti locali europei e pionieri canadesi degli studi sul paesaggio sonoro . Tutti condividono l'interesse per i rapporti tra le Paesaggio Sonoro, l'ambiente ed i suoi vari abitanti. Soundscape: The Journal of Acoustic Ecology una pubblicazione in lingua inglese con articoli, rapporti e informazioni sulle attività e gli eventi della comunità internazionale di ecologia acustica. Ogni iscrizione comprende l'abbonamento alla rivista che viene pubblicata due volte all'anno. Le passate edizioni della rivista sono ora disponibili (in formato pdf). Bernie Krause - The Niche Hypothesis Questo è il sito web di Bernie – qui troverete l'articolo sulle nicchie bio-spettrali. Listen to the Raindrops (Articolo by Nick Kettles pubblicato in The Ecologist, Aprile, 2006). Qui (here) è disponilble una recensione alla seconda edizione di Acoustic Communication di Barry Truax (2001) 9