Scheda di Alberto Giacomelli, tratta dal volume Nel loro segno

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Scheda di Alberto Giacomelli, tratta dal volume Nel loro segno
Alberto Giacomelli
(TRAPANI, 28 SETTEMBRE 1919 – TRAPANI, 14 SETTEMBRE 1988),
GIÀ PRESIDENTE DI SEZIONE DEL TRIBUNALE DI TRAPANI,
ASSASSINATO DALLA MAFIA.
Quando viene ucciso, Alberto Giacomelli ha 69 anni e non esercita più le funzioni di magistrato; è in pensione da quindici mesi. È una mattina come tante,
quella del 14 settembre 1988. L’ex magistrato esce alle 8 dalla casa di Logogrande
a bordo della sua Fiat Panda. Attraversa la strada di campagna che costeggia vigneti
e uliveti che si affacciano sul mare per poi immettersi sulla provinciale che conduce
a Trapani. Probabilmente gli assassini lo costringono a fermarsi e a scendere dall’auto. Tre i colpi sparati, due dei quali colpiscono il giudice alla testa e all’addome
causandone la morte.
Per gli investigatori, il suo caso è a lungo un rompicapo, un delitto senza movente. Giacomelli non è un “magistrato d’assalto”, non si è quasi mai occupato di
vicende di mafia e conduce una vita tranquilla. In un primo processo, celebrato
davanti alla Corte d’Assise di Trapani, per il fatto è condannata una banda di giovani “balordi”, accusati da un (falso) pentito di aver ucciso per vendetta. La
“banda” sarà assolta in grado d’appello.
La svolta si verifica anni dopo, con le rivelazioni di un collaboratore di giustizia.
Giacomelli, dice il collaboratore, è stato ucciso per “una questione di famiglia”.
Come scrisse il giornalista del quotidiano trapanese La Sicilia, Rino Giacalone,
non “famiglia” nel senso di Cosa Nostra, ma “famiglia di sangue”. Questa la nuova
verità: il magistrato nel gennaio del 1985, nella sua qualità di Presidente della sezione per le misure di prevenzione del tribunale di Trapani, aveva confiscato l’abitazione di Gaetano Riina, fratello di Totò, applicando, tra i primi, la legge
“Rognoni-La Torre”. Il 9 settembre del 1987 i Riina impugnarono il sequestro e
Gaetano cercò di mantenere il possesso del bene facendosene nominare “affidatario”. Ma il tentativo fallì e l’anno successivo Giacomelli fu ucciso. Totò Riina è
stato condannato in via definitiva all’ergastolo quale mandante dell’omicidio. A
oggi non si conoscono i nomi dei killer.
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Alberto Giacomelli è un magistrato all’antica. La passione per la professione
gli è stata trasmessa dal padre, anch’egli giudice. Conseguita la laurea in giurisprudenza, nel 1946 assume le funzioni giudiziarie e viene destinato alla Procura della
Repubblica di Trapani ove è Sostituto Procuratore fino al 1971, salvo che per i
brevi periodi in cui è Pretore a Calatafimi e nella stessa Trapani. Viene poi trasferito
al Tribunale di Trapani. Esercita funzioni di Giudice fino all’ottobre del 1978,
quando assume quelle di Presidente di sezione ricoperte fino al suo pensionamento.
Quando si ritira in campagna ad occuparsi delle terre di cui è proprietario, quasi
tutti i trapanesi lo chiamano affettuosamente “U zu Bettu”.
Il suo collega Pietro A. Sirena lo ricorda così: “Alberto era un uomo buono e
mite, ed era allo stesso tempo un vero galantuomo, doti queste assai rare e senza le
quali si potrà forse essere “giuristi”, ma non si potrà amministrare vera “giustizia”:
compito del giudice non è quello di applicare meccanicamente le regole del diritto,
ma soprattutto di mediare, da uomo onesto, le tensioni della società in cui vive”.
La giornalista Serena Verrecchia dirà: “Il giudice Giacomelli era un uomo che
non si aspettava di morire, un magistrato che non aveva sfidato a volto aperto Cosa
nostra, ma un servitore dello Stato che quando il destino lo aveva posto dinanzi
ad una prova di coraggio non si era tirato indietro. Non aveva badato ai nomi, Alberto Giacomelli. Aveva compiuto il suo dovere quando era stato chiamato a farlo
e per questo fu ammazzato. Il suo non può restare un nome affisso al bordo di una
strada, una storia caduta nell’oblio, ma deve diventare per tutti la testimonianza
dell’aspetto brutale e vendicativo della mafia”.
Nelle cronache di mafia, Alberto Giacomelli è abbastanza sconosciuto nell’Italia
di oggi. Compare solo negli elenchi dei magistrati uccisi. Gli anniversari della
morte sono ricordati da pochi. Al Palazzo di Giustizia della sua città nessuna targa
lo commemora. L’ex Presidente del tribunale Alfredo Longo commenta amaramente: “La sua uccisione fu tanto vigliacca quanto brutale. Oggi il rammarico più
grande è l’oblio in cui è caduto l’omicidio quasi ci fossero vittime eccellenti ed
altre meno”.
Ora il consiglio comunale di Trapani ha voluto ricordare il magistrato ucciso
dalla mafia intitolandogli una piazza nell’area adiacente il tribunale. Alla cerimonia,
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erano presenti i due figli del magistrato.“Che questa piazza possa diventare un
luogo di incontro e di solidarietà”. Questo l’augurio espresso dal vescovo, monsignor Francesco Miccichè. “Giacomelli era un uomo che aveva il suo credo, quello
della giustizia. Per ricordarne il sacrificio, il consiglio comunale di Trapani ha voluto
intestare la piazzetta adiacente il tribunale, ricordarlo ai presenti per le sue qualità
umane per aver instaurato con i suoi colleghi un clima familiare non curandosi
delle gerarchie”.
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Si ringrazia PARIDE LEPORACE, autore del libro “Toghe rosso sangue” - Newton Compton Edizioni, per aver consentito l’utilizzazione di parti della sua opera,
per la redazione della pubblicazione fuori commercio “Nel loro segno” del CSM
in occasione del “Giorno della memoria”.
Si ringraziano, infine, gli Autori, i siti Internet e le fonti indicati in bibliografia,
per i brani e la documentazione estratti ed utilizzati anche testualmente per questa
pubblicazione.
Bibliografia
PROFILI DEI MAGISTRATI UCCISI IN:
“PER LE VITTIME DEL TERRORISMO NELL’ITALIA REPUBBLICANA”PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA, 2008 -;
PARIDE LEPORACE, “TOGHE ROSSO SANGUE”;
HTTP://WWW.LIBERTAEGIUSTIZIA.IT;
HTTP://WWW.ASSOCIAZIONEMAGISTRATI.IT;
AA.VV., La memoria ritrovata. Storia delle vittime della mafia raccontata dalle
scuole, Palumbo editore, Palermo 2005.
A. BOLZONI-G. D’AVANZO, Il Capo dei capi, Bur, Milano 2007.
R. GIACALONE, Vent’anni dopo l’omicidio del giudice Alberto Giacomelli, in
“La Sicilia”, 14 settembre 2008.
ID., Ucciso giudice a Trapani, in “La Repubblica”, 15 settembre 1988.
S. LODATO, Venticinque anni di mafia, Bur, Milano 2004.
M. MACALUSO, Un omicidio senza movente, in “Quarto Potere”, settembre
2006.
M. ROSTAGNO, Preso Virga, mandante dell’omicidio, in “Corriere della Sera”,
21 febbraio 2001.
C. ZUNINO, Virga, boss miliardario con pensione INPS, in “La Repubblica”,
21 febbraio 2001.
Ricordo di Pietro A. Sirena in htttp://www.giustiziacarita.it
http:///www.centroimpastato.it
http://www.onoreaglieroi.splinder.com