Curiosità dietro le quinte – il cast e la troupe: Il film è stato girato

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Curiosità dietro le quinte – il cast e la troupe: Il film è stato girato
Curiosità dietro le quinte – il cast e la troupe:
Il film è stato girato interamente in Europa, con una
perfetta riproduzione delle Stalag Luft III costruita
vicino Monaco, in Germania. Gli esterni relativi alla
fuga sono stati realizzati in Renania e in zone vicino
al Mar del Nord, mentre le scene di Steve McQueen
in moto sono state effettuate a Füssen – sul confine
austriaco – e sulle Alpi. Tutti gli interni, invece sono
stati girati negli studi Bavaria, a Monaco.
Centinaia di comparse sono state reclutate all’Università di Monaco ma, per
risparmiare tempo nella selezione degli attori, Sturges ha dato piccoli ruoli a
macchinisti, addetti al guardaroba e al suo segretario.
Quando lo spazio degli studi Bavaria risultava essere
troppo piccolo, la produzione ha ottenuto dal Governo
tedesco il permesso di girare nell’adiacente parco
nazionale. Una volta finite le riprese sono stati ripiantati
circa duemila pini per rimpiazzare quelli danneggiati.
La location è risultata perfetta in quanto ha offerto la
possibilità di usare autentici equipaggiamenti militari
tedeschi della II Guerra mondiale. Un’infinità di
camionette, auto e moto degli anni ’40 sono state
recuperate presso collezionisti e rimesse in funzione. Un
aereo Bücker del 1937 è stato perfettamente restaurato e
filmato mentre volava, prima di essere distrutto in modo spettacolare sui boschi
bavaresi di Füssen.
Per le sequenze del treno è stata affittata una locomotiva e
acquistate due auto da rottamare, modificate in modo tale da
ospitare la cinepresa. Le scene sono state girate sulla ferrovia
a binario unico che unisce Monaco ad Amburgo e un
responsabile della Compagnia ferroviaria ha avuto l’incarico
di avvisare quando la troupe doveva allontanarsi, onde
evitare lo scontro con un treno in transito.
Durante l’emozionante inseguimento in moto, Sturges ha
permesso a McQueen di traversi da soldato tedesco. In
questo modo nella scena finale, grazie alle magie realizzate
in fase di montaggio, l’attore insegue se stesso!
Durante le anteprime il pubblico è stato così colpito dalle scene claustrofobiche della
costruzione dei tunnel che, secondo Sturges, alla fine della proiezione le persone
stringevano ancora nervosamente i braccioli delle poltroncine.
Il romanzo La grande fuga di Paul Brickhill è la
descrizione di un’avventura che ha affascinato i lettori di
tutto il mondo. Brickhill prigioniero nel campo tedesco
Stalag Luft III durante la II Guerra mondiale, ha saputo
abilmente catturare l’entusiasmo, la drammaticità e la
tensione di una delle più famose fughe di massa che la
storia ricordi. Ma per il regista John Sturges il romanzo è
stato solo l’inizio di un’odissea durata tredici anni prima
di portare sugli schermi questa storia esaltante.
Sturges ha letto il libro di Brickhill nel 1950 e
immediatamente ha avvertito la possibilità di trasformarlo in film, ma non tutti
condividevano il suo entusiasmo. Il regista, che era sotto contratto con la MGM,
aveva cercato di conquistare l’attenzione del responsabile dello
Studio, Louis B. Meyer, ma la sua proposta era stata
velocemente cestinata.
La risposta che tutti continuavano a dargli era che non
capivano cosa ci fosse di interessante in una fuga dove solo tre
persone erano riuscite a salvarsi. Anche l’assenza
dell’elemento femminile era visto come un deterrente e solo
dopo che Sturges si fu conquistato il successo con I magnifici
sette ebbe il potere contrattuale necessario per ottenere che il
suo progetto andasse in porto. Ma rimaneva ancora un grosso scoglio: trovare il
protagonista.
Con I magnifici sette Sturges aveva contribuito a fare di
Steve McQueen una star internazionale, ma l’attore era
poco propenso a vestire i panni di Hilts, il Re della
Gattabuia. I suoi due film precedenti erano entrambi
ambientati durante la II Guerra mondiale e si erano rivelati
un grosso fiasco. Sturges, però, era deciso a non mollare e
quando McQueen lesse una prima stesura del copione
decise di entrare nel cast ad una condizione: essendo un
appassionato di moto, volle che alla fine il suo personaggio
scappasse proprio in moto. Sturges accettò e il copione
venne riscritto, includendo la scena che sarebbe divenuta la
più famosa del film.
McQueen si unì ad uno straordinario cast internazionale
che comprendeva tra gli altri James Garner, Richard
Attemborough, James Donald, Charles Bronson, Donald
Pleasence e James Coburn. Molti degli attori americani
all’inizio rimasero intimiditi dalla bravura dei colleghi
britannici, tutti di formazione teatrale. Più tardi, però,
Attemborough raccontò che lui e gli altri inglesi avevano
imparato molto dalla naturalezza con la quale gli americani
si muovevano di fronte alla cinepresa.
Alla fine delle riprese, Elmer Bernstein compose
un’indimenticabile colonna sonora, considerata una delle
sue migliori – insieme a quella per I magnifici sette – e la United Artist, distributrice
del film, supportò la pellicola con una massiccia campagna pubblicitaria a livello
internazionale. La grande fuga uscì sugli schermi il 4 luglio 1963, riscuotendo un
entusiastico successo di critiche e di pubblico, tanto da essere considerato uno dei
migliori film di guerra mai prodotti.
Dopo tredici anni Sturges era finalmente riuscito a realizzare il proprio sogno,
creando un film che non è solo un classico, ma soprattutto un’esaltante testimonianza
dell’indomito spirito umano.
Parecchi membri del cast erano davvero stati prigionieri di guerra durante la II Guerra
mondiale. Donald Pleasence – Blythe, il Falsario – era stato imprigionato in un
campo tedesco, Hannes Messermer – Von Luger – in uno russo, mentre Til Kiwe –
Frick – e Hans Reiser – l’agente della Gestapo Kuhn – erano stati prigionieri degli
americani.
La sceneggiatura del film è stata scritta insieme al
famosissimo autore James Clavell, l’unico in grado di
scrivere questa storia; Clavell, durante la II Guerra
mondiale, era stato imprigionato in un campo
giapponese e da quell’esperienza era nato il suo
romanzo Qualcuno da odiare.
C. Fallace Floody, un ex prigioniero del campo Stalag
Luft III, venne assunto come direttore tecnico. Pur
senza un’esperienza specifica, approvò incondizionatamente i set che erano stati
preparati, affermando che Sturges e la troupe avevano saputo ricostruire una realtà
così perfetta da essere quasi imbarazzante.
Anche Charles Bronson, che interpreta il responsabile degli scavi, portò la sua
esperienza personale: prima di diventare attore, aveva fatto il minatore e diede al
regista molti consigli su come rimuovere la terra. Jack Reddish, l’aiuto regista,
conosceva bene le montagne e le colline intorno a
Monaco: le aveva percorse tutte sugli sci dozzine di
volte! Aveva fatto parte della squadra americana di sci
che aveva partecipato alle Olimpiadi di St. Moritz del
1948 ed era stato capitano del team intervenuto alle
Olimpiadi di Oslo del 1952.
Anche se McQueen ha interpretato da solo la corsa in
moto, c’è un’acrobazia che non ha realizzato: il salto di
quasi dieci metri oltre un muro effettuato dal suo amico
Bud Ekins che, quando venne assunto, stava gestendo un
negozio di moto nella zona di Los Angeles. Questo segnò per
lui l’inizio di una nuova carriera e, successivamente, fece
ancora da controfigura a McQueen in Bullitt e curò buona parte
delle acrobazie della serie televisiva Chips.
Richard Attemborough divenne famoso per le sue splendide
interpretazioni in film quali Il volo della Fenice, Sesso, Peccato
e Castità, Quelli della San Pablo e Ventimila sterline per
Amanda, ma non bisogna dimenticare che ha anche vinto il
premio Oscar come regista. Tra le sue pellicole più note si
ricordano Gandhi, Charlot, Quell’ultimo ponte.