Consumo di droga e dipendenza -

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Consumo di droga e dipendenza -
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UNIVERSITÀ PONTIFICIA
SALESIANA
FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE
CORRICOLO DI PEDAGOGIA SOCIALE
EA3440: SEMINARIO DI PSICOSOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
«Consumo di droga e dipendenza»
Federica ALFONSI
Jean-Nicolas PRINTEMPS
Studenti
Giuliano VETTORATO
Professore
Roma, 2008 - 2009
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INDICE
Introduzione.
Capitolo I: USO DI SOSTANZE E DIPENDENZA
1.“Definizione di droga”
2. La “Dipendenza”
3. Tipologie di consumo
4. Classificazione delle sostanze stupefacenti
5. Vecchie e nuove droghe
Capitolo II : APPROCCIO INTERPRETATIVO E ESPLICATIVO
DEL FENOMENO DEL CONSUMO DI DROGA E DELLA DIPENDENZA
6.
Prospettiva biomediche e psicologiche.
6.1.Concezione biomedica.
6.2.Concezione psicologica.
7. Teorie esplicative del fenomeno della droga. Prospettive sociologiche.
7.1.
La droga e teorie della disorganizzazione sociale.
7.1.1. La droga nella prospettiva della Scuola di Chicago.
7.1.2. La droga nella prospettiva teoria dell'anomia.
7.1.3. La Droga e il concetto di subcultura
7.2.
La droga e interazione sociale.
7.2.1. La droga come costruzione sociale.
7.2.2. Droga e stigmatizzazione.
3
7.3.
Concezione multifattoriale, Comportamenti di rischio e droga.
7.3.1. Concezione multifattoriale e droga.
7.3.2. Droga e comportamenti di rischio.
7.4.
La droga nel contesto della società attuale.
7.4.1.
7.4.2.
7.4.3.
7.4.4.
Droga e stile di vita.
Le motivazione del consumo e il contesto sociale.
Droga e socialità e tempo libero.
Droga e costruzione identitaria.
Capitolo III:
PREVENTIVA
PROPOSTE
DI
INTERVENTO
IN
8. Prevenzione e meccanismo di controllo.
9. Comunicazione, relazione e iniziative di intervento.
10. Prevenzione e agenzie di socializzazione.
10.1.
10.2.
10.3.
10.4.
Prevenzione e media.
Prevenzione e scuola.
Per una rivalutazione della responsabilità familiare e educativa.
Prevenzione e gruppo dei pari
Conclusione.
Bibliografia
CHIAVE
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Introduzione
Traffico di droga o narcotraffico, episodio di ubriachezza durante le serate di discoteca
nel week-end, scene di sballo, incidenti stradali causati dall’abuso di droga, scene di violenze,
dramma familiare, comunità per tossicodipendenti, sono tra le immagini che vengono in mente
quando si parla di droga. Ci sono tante storie che fanno riferimento alle famiglie spezzate,
carriere sprecate, giovinezza bruciata a causa della tossicodipendenza. Perciò quando si parla
della droga, c’è una certa riservatezza, un sentimento di insicurezza, di illegalità, anzi di paura.
Però a dispetto di questo, il consumo di droga è andato aumentando questi ultimi anni. Ci sono
anche nuove droghe, nuovi stili di consumo. Questo fa pensare che il fenomeno della
tossicodipendenza e dell’abuso di droga rappresenta un indicatore della società odierna. È
ormai diventato un problema sociale soprattutto quando colpisce i giovani, una fasce della
popolazione al centro della preoccupazione della società.
Si tratta infatti di un fenomeno relativamente complesso. I tentativi di spiegazione sono
molteplici. Alcune di queste spiegazioni cercano di capire il fenomeno della tossicomania
partendo da una relazione di causalità. Così si fa quasi sempre riferimento a delle cause che,
ormai sono diventate classiche. Si tiene conto della biografia, cioè della storia personale, della
situazione familiare e alcuni fattori della vita sociale, la legge, il funzionamento della società, il
tempo libero, l’affettività, il sacro e il simbolismo. Però queste spiegazioni, nella maggiore
parte dei casi, sono caricate di emotività e pregiudizi che non aiutano una comprensione
obiettiva e complessiva del fenomeno della tossicodipendenza e dell’abuso di droga. Perciò nel
caso di una interpretazione sociologica si tratta di andare oltre le spiegazioni superficiali
interrogando il fenomeno stesso in tutte le sue dimensioni, le motivazioni, i vari punti di vista, i
discorsi e teorie che possono dare ragione di questa pratica.
In questo lavoro ci soffermiamo a andare più in profondità per presentare il fenomeno
della tossicodipendenza e dell’abuso di droga, rilevare le principali teorie che permettono di
spiegare il fenomeno e proporre approcci di intervento e di prevenzione.
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Primo Capitolo: USO DI SOSTANZE E DIPENDENZA
L'adolescenza, fascia d'età che nella cultura occidentale è piuttosto prolungata,
rappresenta un contenitore di disagi, tensioni ed emozioni contrastanti. Le componenti
biologiche, psicologiche e sociali condizionano la personalità.
In questa età un disagio va ad alterare il rapporto con gli altri ostacolando anche
l'autocontrollo.
La droga appartiene al complesso fenomeno della devianza che nasce nel disagio e nella
conflittualità del ragazzo che la società odierna tende a produrre. Il tema da affrontare è lo
studio e la ricerca di relazioni tra persona e farmaco,persona e famiglia e persona e società.
Il problema relativo alla questione “droga” rappresenta la questione
sociale,esistenziale,politica,sanitaria,economica e giuridica.
Quello di cui noi abbiamo bisogno, è di un metodo di ricerca che si occupi della realtà
nella sua complessità.
Per questo fattore dobbiamo rivolgerci a problemi come il consumo,l'abuso,traffico di
droghe illegali,la condizione sociale e sanitaria,e tutti i vari problemi relativi alla
tossicodipendenza.
La conoscenza del fenomeno è fondata su basi “epistemologiche-scientfiche” il quale
creò il problema della tossicomania come qualcosa di incomprensibile; un problema che porti
verso sentimenti di frustrazione, paura, rabbia ed impotenza. Questo problema etichetta
l'individuo come deviante.
Il tossicodipendente, definito come deviante,tende a rafforzare l'autorità della norma
confermando l'incomprensione e la repressione in cui si fondano i valori identitari.
1.“Definizione di droga”
La definizione di sostanza stupefacente costituisce uno dei problemi più ardui di ogni
riflessione, giuridica e non, in materia.
E' chiaro, infatti, che tale definizione da un lato pone il confine per così dire “esterno”,
che delimita l'area di rilevanza giuridica del fenomeno del consumo di sostanze incidenti sulle
funzioni dell'organismo umano; dall'altro lato, essa subisce il condizionamento di molteplici e
diversi fattori, culturali, sociali, economici, ecc.: e, dunque, implica pur sempre una valutazione
complessa ed equilibrata.
Premesso che la locuzione legislativa “ sostanze stupefacenti e psicotrope ” va intesa
quasi come un'endiadi, riferendosi essenzialmente le sostanze psicotrope a quelle di derivazione
o fabbricazione sintetica (non naturale), i criteri adottabili per l'individuazione degli
stupefacenti sono essenzialmente di triplice natura.
Da un primo punto di vista, la definizione di sostanza stupefacente potrebbe essere
ricercata sul piano medico-farmacologico, il che vale quanto dire mediante la individuazione
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degli effetti caratteristici che la sostanza produce sull'organismo di chi l'assume. Orbene, da
questo punto di vista, si rivela in ultima analisi impossibile pervenire all'elaborazione di una
definizione che sia utilmente impiegabile ai fini giuridici.
Muovendosi sul piano degli effetti prodotti sull'organismo umano, l'alternativa che si dà
è infatti tra due soluzioni entrambe insoddisfacenti.
Da un lato, è possibile pervenire ad una definizione che, facendo leva sulla nota
caratteristica della produzione di alterazione sulle funzioni psichiche dell'assuntore, risulta così
ampia ed onnicomprensiva da includere sostanze tra loro diversissime che vanno dall'eroina al
caffè, dalla cocaina alla camomilla, ecc.
Dall'altro lato,è indubbio che le scienze medica e farmacologia sono in grado di
procedere ad una accurata descrizione degli effetti prodotti sull'assunzione di molte sostanze
“stupefacenti” conosciute sulle funzioni psichiche dell'uomo. Ma è chiaro che questo prezioso
catalogo, ove ogni sostanza viene conosciuta per gli specifici effetti tossicologici che è in grado
di produrre, tutto è tranne che una definizione .
Ai fini giuridici, è ovviamente necessario che intervenga una successiva operazione di
selezione che, muovendo dalla tipologia descrittiva dei diversi effetti prodotti dalle varie
sostanze, pervenga poi una valutazione di quali di esse debbano essere ricondotte alla categoria
(giuridicamente unitaria) delle sostanze “stupefacenti”.
Da un secondo punto di vista, si potrebbe pensare di giungere ad una definizione delle
sostanze stupefacenti sul piano della loro composizione chimica .
Ma è facile rendersi conto dell'assoluta inidoneità ed inadeguatezza di questo criterio,
poiché è noto che sostanze caratterizzate da una struttura chimica profondamente diversa sono
in grado riprodurre effetti sostanzialmente simili sulle funzioni psichiche dell'assuntore. In
definitiva, a differenza del criterio medico-farmacologico , quello chimico non è in grado di
fornire neppure una definizione per quanto onnicomprensivo e pertanto inutilizzabile a fini
giuridici, ma può solo offrire la descrizione della composizione chimica delle varie sostanze, le
quali perciò non possono che essere fatte oggetto di un diverso criterium individuationis.
Alla fine, dunque, non rimane altro che un punto di vista per così dire culturale per
giungere all'individuazione delle sostanze stupefacenti. Peraltro, anche su questo terreno, sarà
possibile pervenire, più che ad una definizione rigorosamente e concettualmente conchiusa
all'elaborazione di taluni criteri di massima che tenendo conto delle caratteristiche
farmacologiche delle sostanze,consentiranno la loro selezione e la loro qualificazione come
stupefacenti.
Più precisamente, quei criteri di massima sembrano essere di un triplice ordine e
operanti cumulativamente. In primo luogo, è certamente una costante implicita della nozione di
sostanza stupefacente la sua capacità di produrre conseguenze gravi sulla salute dell'assuntore,
intendendo peraltro la salute anche nel senso di un adattamento pisicofisico della personalità del
soggetto all'ambiente sociale che lo circonda.
In secondo luogo, determinante ai fini della nozione di sostanza stupefacente è anche il
grado più o meno alto di probabilità che la sua assunzione produca le conseguenze dannose di
cui sopra.
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Conoscenze scientifiche ed empiriche dimostrano, anche dal punto di vista statistico,
che mentre all'assunzione dio determinate sostanze (eroina, LSD, ecc.) si collegano pressoché
ineluttabilmente gravi conseguenze per la salute, altre sostanze (derivati della cannabis,
marijuana, hashish) presentano un ben diverso, e più basso, grado di probabilità di conseguenze
dannose gravi, e soprattutto dipendente dal grado del rischio di passaggio dalle droghe c.d.
leggere a quelle c.d. pesanti.
Infine, è manifesto che il legislatore è ben lontano dal vietare tutte le attività che recano
in sé l'alta probabilità di conseguenze gravi alla salute umana: se così fosse, dovrebbero essere
vietati molti sport come la box le competizioni automobilistiche, ovvero ricerche sperimentali
in campo biologico o medico.
E' chiaro, dunque, che il legislatore non può non tener conto dell'intrinseco valore o
disvalore dell'attività pericolosa, degli interessi sociali, culturali, ed anche economici che vi
sono connessi.
Orbene, nonostante non siano mancate valutazioni positive riferite all'assunzione di
certe sostanze (specialmente l'hashish) considerate come mezzi di liberazione culturale e
artistica delle capacità creative, oggi il consumo di tutta una serie di sostanze sembra essere
valutato dalla coscienza sociale in senso prevalentemente negativo, come atteggiamento di
disimpegno, fuga dalla realtà, ricerca egoistica del piacere, al più meramente contestativi senza
nessuna capacità propositiva o modificativa.
Per altre sostanze, quali essenzialmente l'alcool (più del tabacco, che ha incidenze assai
diverse sulla salute intesa come rapporto di adattamento della personalità all'ambiente),
prevalgono eccessivamente valutazione di segno positivo legate a tradizioni culturali
fortemente radicate nei nostri paese, e anche interessi prettamente economici molto consolidati.
A ciò va anche aggiunto che, pur essendo elevatissimo il rischio di conseguenze gravi connesse
al consumo dell'alcool, sono molto più diversificate le motivazioni individuali e sociali che
spingono all'assunzione dell'alcool, con la conseguenza di rendere meno ineluttabile il rapporto
tra consumo individuale ed “abuso” di alcool.
Peraltro, non vanno trascurate le ingenti dimensioni di fatto assunte dal fenomeno
dell'abuso delle sostanze alcoliche.
2. La “Dipendenza”
Essa è una condizione legata all'uso di sostanze psicoattive,definita dalla scarsa o
assente capacità di controllo relativa alla sua assunzione, un effetto conseguente è la difficoltà
nel mantenere una situazione adeguata anche rispetto alle relazioni che l'individuo si trova ad
affrontare;spesso l'andamento della quotidianità di questi individui dipende dal rapporto con la
sostanza.
Essa si può classificare in base a dei presupposti :
1)caratteristiche della personalità
2)presenza di un quadro psicopatologico
Relativamente alle sostanze, possiamo dire che ci sono sostanze e sostanze; certe che
danno dipendenza fisica e altre dipendenza psicologica.
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Ogni sostanza psicoattiva può determinare la dipendenza secondo il grado di recettività
per i neurotrasmettitori endogeni: via di somministrazione;questi elementi comportano
esperienze diverse per ogni persona che si avvia alla strada della tossicodipendenza. In questo
caso si possono verificare determinate situazioni:l'assunzione contemporanea di più sostanze
oppure l'assunzione sequenziale la quale è rappresentata più dall'uso di droghe leggere.
È utile suddividere le forme di dipendenza in: dipendenza fisica (alterazioni del
funzionamento biologico) e dipendenza psichica (alterato stato psichico e comportamentale).
Gli stupefacenti (in modo diverso a seconda delle famiglie chimiche) possono produrre i
seguenti fenomeni:
assuefazione, cioè il degradare dell'effetto, soprattutto psichico, della medesima dose,
con conseguente necessità di aumentare la dose per produrre lo stesso effetto.
tolleranza, cioè la capacità dell'organismo di sopportare a dosi gradualmente più
elevate la tossicità della sostanze.
sensibilizzazione, è il fenomeno inverso all'assuefazione. L'esposizione prolungata a
certe sostanze può produrre una risposta sproporzionata anche a dosi molto basse.
Gli stupefacenti si suddividono comunemente in stimolanti, narcotici, allucinogeni
(psicodislettici). I narcotici ed una ristretta classe di stimolanti sono presenti fra i farmaci
prescrivibili, dietro speciale ricettazione, a scopo terapeutico. Esistono pochissimi farmaci d'uso
medico, perlopiù anestetici, aventi proprietà allucinogene. Le sostanze di origine naturale o
sintetica aventi proprietà stupefacenti, anche al di fuori dell'uso medico normale, sono in
numero enorme.
La tossicomania è uno stato di intossicazione prodotto dalle assunzioni ripetute di una
sostanza naturale o sintetica.
La dipendenza, è uno stato di intossicazione prodotto in seguito all'assunzione di una
sostanza naturale o sintetica;le caratteristiche principali sono la tendenza a procurarsi la
sostanza.
Il consumatore è colui che fa esperienza di droga,in modo saltuario o modo
ripetuto,utilizzando dosi innocue,pur sempre mantenendo il controllo e interrompendo
l'assunzione del farmaco senza alcuna conseguenza.
3.
Tipologie di consumo
Il carving
Esso viene definito come “appetizione patologica”, rappresenta il forte desiderio ad
assumere la sostanza, sostenuto dalla sofferenza qualora la sostanza non venga assunta,
rappresenta il background neurofisiologico.
La sua patogenesi viene definita in base ad uno squilibrio del “sistema a ricompensa”:
questo è un circuito in cui i livelli di integrazione si trovano nel mesencefalo e nel diencefalo e
nella corteccia prefrontale.
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In questo meccanismo è attivo il sistema dopaminergico,le sostanze psicoattive
particolarmente gli oppioidi stimolano gli effetti delle endorfine. Il craving tende a manifestarsi
con maggiori probabilità nelle sostanze psicoattive, i soggetti che vengono presi da questo
craving hanno una particolare instabilità emotiva e una vita piena di sofferenze e carenze che
vengono colmate con le sostanze stupefacenti.
La tolleranza
Essa rappresenta un'assunzione costante nel tempo, con il bisogno di assumere quella
sostanza per il mantenimento dei stessi effetti. Per la tolleranza ci sono tre tipi di fattori: una
cattiva regolazione dei meccanismi di feedback che costituiscono la sintesi di sostanze
endogene;un cattivo equilibrio dei sistemi enzimatici preposti al metabolismo di queste
sostanze; e attività dei recettori in piena alterazione.
La tolleranza può essere rappresentata come un meccanismo di resetting dell'organismo,
il quale tende al mantenimento e alla protezione di funzione contro diversi stimoli.
L'astinenza
Essa è una vera sindrome clinica,la quale avviene in seguito alla brusca sospensione di
sostanze che determinano la dipendenza. La fase acuta di questa sindrome avviene entro24ore
dall'ultima assunzione,è caratterizzata da un'iperattivazione del comportamento;la patologia
tende ad esaurirsi nel giro di4giorni anche se possono permanere residui psicologici,con
caratteristiche diverse secondo la sostanza accumulata.
4. Classificazione delle sostanze stupefacenti
Si definisce stupefacente qualsiasi sostanza chimica che produca alterazioni dello stato
di coscienza, di tipo euforico e stuporoso, e che può produrre, per un ripetuto uso, una
dipendenza più o meno marcata.
Le droghe vengono classificate a grandi linee secondo due diversi criteri:
Effetti (cioè l'effetto principale o ritenuto più interessante di una sostanza
sull'organismo, o quello legato più frequentemente al suo uso)
Famiglia chimica cui appartengono. Per la complessità e molteplicità degli effetti di
ciascuna sostanza sull'organismo, e per il grandissimo numero di droghe conosciute e per la
loro variabilità, i criteri devono essere considerati solo come schemi approssimativi.
Spesso una certa affinità chimica tra le sostanze si associa in un certo grado a qualche
analogia nel loro effetto. Nonostante i raggruppamenti, bisogna tenere presente che la
classificazione in base agli effetti psicoattivi si intende riferita all'effetto prevalente o "cercato"
nell'uso della sostanza. Nella realtà una singola sostanza può essere in grado di produrre più
tipologie di effetti, a volte questi compaiono in modo caratteristico a dosaggi diversi (ad
esempio la nicotina che ha un effetto stimolante a basse dosi, ha proprietà allucinogene a dosi
più alte; sostanze allucinogene come la ketamina hanno proprietà anestetiche a dosi elevate,
alcuni antidepressivi a dosi alte hanno proprietà narcotiche e così via).
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Droghe e farmaci hanno spesso molti effetti psicotropi contemporaneamente e pertanto
vengono sottoposti a studi con cui si compilano tabelle che riassumono le varie proprietà e i
gradi di risposta media. Le sostanze inoltre possono avere effetti psicoattivi molto variabili da
individuo a individuo, anche a parità di dosaggio. Alcune sostanze possono produrre effetti
completamente diversi quelli soliti, a volte opposti, i cosiddetti effetti paradossi. Tali variabilità
si possono associare anche al tipo di uso di quella sostanza nella storia personale del soggetto,
poiché l'organismo può anche modificare la sua risposta nel tempo.
4.1.Classificazione per famiglia (le più note)
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etanolo ("alcol"): euforizzante, analgesico
cannabinoidi ("marijuana", "hashish"): distensivo, analgesico
cocaina e i suoi derivati: stimolante, analgesico
Chetamina(analgesico)
oppio e i suoi derivati (come morfina, codeina, eroina): sonniferi, analgesici,
antitussivi, antidiarroici
anfetamina e i suoi derivati (come metildiossimetanfetamina – MDMA-,
metanfetamina, metilfenidato: stimolanti, doping, controllo del peso
e tanti altri, prevalentemente alcaloidi
Anche sostanze come:
nicotina ("sigarette"): antistressante
luppolo ("birra"): calmante
caffeina ("caffè", "tè"): stimolante
teobromina ("cacao", "cioccolato"): antidepressivo
efedrina ("tè del mormone"): stimolante
atropina: (belladonna) spasmolitico,
hanno effetti psicoattivi (anche molto potenti, come nel caso della nicotina e
dell'efedrina, un'anfetammino-simile), anche se raramente sono definiti
stupefacenti per via del loro status quo nella società.
4.2. Classificazione per effetti
a) Stimolanti
Fanno parte di questa categoria le sostanze in grado di esercitare azione stimolante sul
sistema nervoso centrale, alcune adoperate a scopi terapeutici (anfetamina, metilfenidato) ed
altre prive di qualsiasi uso in medicina in Europa. Negli USA la cocaina viene usata come
anestetico locale per operazioni a naso bocca e gola. (cocaina). La classe degli stimolanti od
eccitanti è piuttosto vasta e include sostanze diverse fra loro per tipologia di effetti,
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accomunate dal fatto di aumentare la permanenza in circolo di qualche neurotrasmettitore in
modo tale da aumentare qualche prestazione psicofisica ed alcune funzioni biologiche.
Generalmente hanno effetti di vaso-costrizione, tendono a produrre un innalzamento della
pressione sanguigna, del polso e/o della respirazione, eventualmente anche delle capacità di
attenzione, e/o della reattività emotiva o della percezione. Sono incluse in questo gruppo
sostanze naturali come la caffeina. Possono produrre assuefazione psichica ed alterazioni
fisiologiche, a lungo termine possono indurre sindromi psicotiche o peggiorare quelle esistenti,
e alterazioni del comportamento. Gli effetti dei principi attivi stimolanti possono anche essere
diversi da persona a persona e tra le sostanze, ed includere esiti imprevedibili o effetti
"paradossi" (cioè opposti, come la narcosi
b) Narcotici
Gli appartenenti a questa classe, quelli più potenti sono gli oppiacei. Si intende con
questo nome molecole affini a un principio attivo ricavato dal Papavero da oppio, la
morfina. La caratteristica principale di questa sostanza è la sua forte affinità molecolare con
enzimi naturali prodotti dall'organismo umano, le endorfine, che hanno un effetto di
regolazione sul sistema nervoso centrale.
I narcotici sono sostanze dotate di proprietà analgesiche, sedative e miorilassanti.
Agiscono non solo sul cervello ma su tutto il sistema nervoso centrale, su ricettori specifici
centrali e periferici dei sistemi deputati alla trasmissione del dolore, come sulla emotività e la
sfera degli istinti. Rientrano in questa categoria la morfina ed i suoi derivati come l'eroina (o
diacetil-morfina) e gli oppiacei di sintesi (fentanyl, buprenorfina, ciclozina, metadone,
ossicodone).
Possono indurre forte dipendenza fisica e psichica per la rapidità di assuefazione, cioè
per la velocità con cui l'organismo si abitua a queste sostanze, regolandosi su dosi via via
maggiori. La dipendenza da queste sostanze può portare al bisogno compulsivo di autosomministrazione ripetuta della droga, per sperimentare nuovamente l'effetto psichico piacevole
ma anche solo per ripristinare una percezione di normalità se l'organismo soffre a causa della
sindrome di astinenza. L'assuefazione psicofisica comporta reazioni patologiche all'eventuale
sospensione, anche gravi, dette appunto sindrome di astinenza. La dipendenza fisica, dovuta ai
condizionamenti neurobiologici correlati alle endorfine, è difficilmente superabile per
semplice iniziativa spontanea del paziente. E' facilmente risolvibile con programmi di
intervento farmacologico, efficaci nel coprire gli effetti dell'astinenza. La terapia più comune
per "svezzare" dalla dipendenza consiste nel sostituire la morfina con un altro oppiaceo, che
abbia minore effetto psicotropo e maggiore effetto somatico, a dosi degradanti. Queste
procedure risolvono solo gli effetti organici dell'assuefazione. La dipendenza psichica invece,
difficile punto nodale della tossicodipendenza, richiede lenti, complessi, multicausali
interventi terapeutici.
Una dose eccessiva di oppiacei può essere mortale, a causa del loro effetto depressivo
del sistema cardio-circolatorio e sui centri della respirazione. L'overdose da oppiacei può
portare a scompenso respiratorio, shock e collasso cardiocircolatorio. Tutti gli oppiacei, benché
siano sostanze estremamente pericolose, non sono però tossiche a livello cellulare o tissutale.
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Perciò a differenza di altre droghe - come ad esempio l'alcol - non provocano danni permanenti
all'organismo. Gli oppiacei sono una classe di farmaci importantissimi e insostituibili in
medicina, per il loro utilizzo analgesico.
c) Allucinogeni
Sono le sostanze che modificano il sistema percettivo, agiscono cioè direttamente sugli
impulsi nervosi nella fase di elaborazione delle sensazioni uditive, visive, tattili. Inducono
profonde alterazioni dello stato di coscienza, deliri, allucinazioni, dispercezioni,
depersonalizzazione. Diversamente da altre classi di droghe (stimolanti, narcotici, tranquillanti)
in genere non provocano assuefazione nè tolleranza, e agiscono spesso a dosi estremamente
basse. Appartengono a questa categoria la dietilamide dell'acido lisergico (LSD), l'MDMA,
l'LSA il DMT, la psilocibina, la mescalina. Poche tra queste sostanze - come la ketamina vengono utilizzate come farmaci in anestesia. Alcune di queste sostanze possono provocare
dipendenza, in misura minore rispetto alle delle altre droghe, in particolar modo MDMA e
derivati delle anfetamine. LSD, mescalina e affini invece non provocano dipendenza fisica,
semplicemente possono indurre la voglia di riprovare le sensazioni estatiche provocato
dell'effetto di tali allucinogeni. L'LSD però provoca a lungo andare assuefazione, cioè il
bisogno di una dose sempre maggiore per avere lo stesso effetto, ed effetti gradualmente meno
prevedibili. Queste sostanze possono indurre psicosi transitorie molto acute con effetti
comportamentali estremamente pericolosi.
5. Vecchie e nuove droghe
COCAINA
La cocaina è l’estratto della foglia di coca. Solitamente viene aspirata per naso (“sniffata” e
cioè inalata. Di solito si usano banconote arrotolate, dopo aver preparato "righe" o "strisce" di
droga. E' recente la scoperta dell'uso di cocaina polverizzata via naso), da dove attraverso le
mucose, passa nel sangue. Altri consumatori preferiscono gli effetti più potenti che si ottengono
iniettando la sostanza per via endovenosa o fumandone una forma concentrata.
Effetti
L’effetto iniziale consiste in un ondata di piacere e benessere. Il consumatore si sente eccitato,
loquace, pieno di energie. Il cuore batte più in fretta, la pressione sanguigna aumenta, la
respirazione diventa più veloce e profonda, e la persona si sente sempre più vigile e pronta.
Produce dipendenza molto in fretta, in quanto si arriva in poco tempo a desiderarne sempre di
più e dopo un po’ non si riesce a farne a meno. Lo stato di intossicazione è caratterizzato da
confusione, ansia, disturbi del linguaggio, paranoia e allucinazione. Se il consumatore smette di
assumere la sostanza, questi effetti diminuiscono, per essere poi seguiti da una fase di
rilassamento che può portare a mal di testa, vertigini, o anche svenimenti, stanchezza che porta
ad un sonno profondo e prolungato. La cocaina influenza anche i meccanismi di regolazione
della temperatura e il meccanismo della traspirazione, cosicché una dose eccessiva, aumentando
la temperatura corporea, può portare alla morte.
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ANFETAMINE
Le anfetamine sono droghe sintetiche prodotte in laboratorio. Sono sostanze eccitanti.
Effetti
Le anfetamine in piccole dosi provocano un aumento della vigilanza, dell’energia e servono a
non sentire fame, ma non difendono l’organismo dalla mancanza di cibo e riposo. Chi assume
anfetamine sviluppa rapidamente una forma di tolleranza, richiedendo sempre più pillole per
avere lo stesso effetto. I consumatori cronici si sentono, dopo l’uso, profondamente depressi e
stanchi. L’uso eccessivo produce intossicazione caratterizzata da paranoia, confusione e
allucinazioni. Si possono verificare, per sovradosaggio, rischiose insufficienze respiratorie e
incontrollate variazioni della temperatura.
ECSTASY
L’ecstasy, conosciuta anche come Adam, X, pasta, chicca, croccola - che generalmente si
acquista e si consuma in capsule, pastiglie e raramente in polvere, contiene la molecola di base
MDMA (derivato dell’anfetamina), può anche contenere una molecola diversa come MDEA,
MDA, MBDB. a volte anche sostanze tossiche come il piombo. A seconda di caratteristiche,
composizione ed effetti, assume nomi diversi, ad esempio le fantasy, le disco biscuit, le
vitamin, le disco burger, le Cali dreamer, le pink Cadillac, le fido dido, le dove love, le new
yorker e chi più ne ha più ne metta. In Italia è entrata di recente una nuova variante che
contiene morfina: e' l'uccelletto grigio. L’ecstasy è una droga di laboratorio, un po’
allucinogena, un po’ eccitante. Essendo prodotta in laboratori illegali e rudimentali, è sempre
presente il rischio che le pastiglie contengano sostanze contaminanti, rifiuti tossici con grandi
rischi per l’organismo.
Effetti
I primi compaiono dopo 30-60 minuti e durano dalle 4 alle 6 ore. Aumenta l’intensità di tutte le
sensazioni (udito, tatto, vista, gusto, olfatto) e della percezione di sé stessi (emozioni forti,
parole fluenti, rapporti facili con tutti, disinibizione sessuale). Si sottovalutano le fonti dolorose;
viene alterata la nozione del tempo. Si ha la sensazione di comunicare con più facilità con gli
altri. Non si avverte il senso della fame, né la stanchezza fisica. Ogni pastiglia presa in più non
aumenta gli effetti piacevoli (desiderati) ma fa aumentare quelli collaterali (indesiderati). Gli
effetti indesiderati sono: nausea, il cuore comincia a battere più forte; si possono avere
giramenti di testa, febbre, crampi muscolari.
La disidratazione del corpo è l’effetto più pericoloso associato all’aumento della
temperatura corporea. Se si usa in discoteca quando si balla, può far salire pericolosamente la
temperatura corporea, se si bevono alcolici la situazione viene esasperata perché l’alcol fa
perdere liquidi, e disidrata ulteriormente. Può scatenare ansia e depressione. Ci possono essere
episodi di overdose ( i sintomi sono rappresentati da tremori, digrignare i denti, tensione dei
muscoli della bocca, paure immotivate, allucinazioni, confusione della mente). L’ecstasy
induce una forte dipendenza con la necessità di aumentare le dosi per avere gli stessi effetti.
L’ecstasy comporta un rischio ulteriore per chi ha problemi di cuore, reni o per chi soffre di
epilessia.
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EROINA
L’eroina è ricavata dal papavero dell’oppio. Sebbene sia illegale ed estremamente pericolosa,
l’eroina viene usata illecitamente per il benessere che produce.
Effetti
La condizione iniziale nelle prime ore dall’assunzione è di intenso piacere e benessere. L’eroina
deprime i centri dell’emozione del sistema nervoso centrale, il consumatore è pressoché inerte.
Le pupille sono ridotte a minuscoli puntini, dolore e ansia scompaiono, non si è granché
interessati né al cibo né al sesso. Un uso regolare e consistente di eroina conduce ad una
tolleranza sempre maggiore e una sempre maggiore dipendenza fisica, ivi compresa una
sindrome d’astinenza particolarmente penosa. La persona viene pervasa dall’ansia, la
traspirazione aumenta, la respirazione si fa più frequente, e si manifestano molti dei sintomi di
un forte raffreddore. L’eroina, se assunta in eccesso, può uccidere. Una dose eccessiva deprime
i centri respiratori del sistema nervoso centrale fino a interrompere la respirazione.
ACIDI
Si trovano sottoforma di francobolli colorati e pillole (micropunte). Contengono di solito una
parte di LSD (acido lisergico), anche se non è facile stabilirne l’esatta quantità. Producono
“trip” ( trip in inglese, letteralmente, viaggio farsi un "trip", farsi un "viaggio", significa
assumere dell'acido). Il “viaggio” può durare sino a dodici ore. L’LSD interviene sulle
percezioni sensoriali, per questo “colora” i suoni, fa “vedere” gli odori e “sentire” i colori.
Effetti
Gli acidi modificano la percezione della realtà, fa vedere cose che non ci sono, provoca illusioni
e così si fatica a distinguere cos’è reale e cos’è immaginario. Emozioni intense, anche
contrastanti, si sovrappongono e cambiano in continuazione. Ci si sente confusi, i riflessi
vengono alterati. Viene alterata la facoltà di giudizio per cui diventa pericoloso fare anche una
cosa banale come attraversare la strada. L’Lsd può far salire la temperatura del corpo,
aumentare la pressione del sangue, provocare tachicardia e dare un senso di vertigine e nausea.
Gli effetti dell’Lsd cambiano, e di molto, a seconda del luogo in cui ci si trova e delle
condizioni psicofisiche ed emotive di chi consuma, condizioni sfavorevoli possono produrre
possono produrre ‘bad trip’ cioè allucinazioni negative che scatenano gli attacchi di panico,
paura di perdere il controllo, deliri di persecuzione. Il consumo di un solo francobollo in cui ci
sia molto Lsd può provocare depressione, paranoia, e flashback cioè a distanza anche di molto
tempo il “viaggio” ritorna improvviso e inaspettato.
CANNABINOIDI
Marijuana, hascisc, sono derivati delle pianta della canapa. La marijuana viene comunemente
definita “erba” perché, di colore variabile dal verde grigiastro al marrone verdastro, è simile a
erba secca, oppure tè. L’hascisc è ricavato dalla resina della canapa ed è preparato in piccoli
blocchi o in polvere.
Effetti
Gli effetti iniziano dopo qualche minuto dall’assunzione e possono durare fino a 3-4 ore.
15
Piccole dosi provocano sensazioni di benessere, diminuzione delle inibizioni, tendenza a parlare
e ridere più del solito, perdita di concentrazione, appetito, aumento della frequenza cardiaca,
arrossamento degli occhi, difficoltà di equilibrio e coordinamento motorio, sonnolenza.
Dosi maggiori possono falsare la percezione del tempo, dello spazio, dei suoni e dei colori.
Dosi molto forti provocano confusione, agitazione, ansietà, panico. E’ accertato che l’uso di
cannabinoidi altera le abilità motorie e le capacità di eseguire compiti complessi anche se
abituali (guida della macchina). Tra i pericoli a lungo termine vi sono l’insorgenza di malattie
polmonari.
TIPOLOGIE DI CONSUMATORI E DI EFFETTI
Uno studio pubblicato dall'Istituto europeo degli studi sulla prevenzione (IREFREA)
mostra che c'è un continuo aumento dell'attività sessuale non protetta e di infezioni da malattie
a trasmissione sessuale tra i giovani europei, a causa dell'aumentato consumo di alcol e droghe.
I risultati dello studio indicano che l'aumentato consumo di alcol e sostanze stupefacenti
potrebbe spingere i giovani a prendere una serie di decisioni non appropriate, come
l'acconsentire a comportamenti sessuali ritenuti rischiosi. SINC ha citato IREFREA nel dire che
queste esperienze sessuali potrebbero portare a un pentimento in futuro.
Per la valutazione di 1341 giovani di età compresa tra i 16 e 35 anni, il team di ricerca
ha usato una tecnica di campionamento chiamata RDS (respondent driven sampling). I
campioni sono stati raccolti in nove città di nove Stati membri, tra cui Germania, Grecia,
Spagna, Austria e Regno Unito.
"L'abuso di sostanze stupefacenti varia sensibilmente a seconda dello scopo per cui
vengono usate," ha spiegato Montse Juan, una ricercatrice spagnola che ha preso parte allo
studio e che è membro dell'IREFREA. "Ad esempio, il 28,6% di coloro che assumono alcol lo
fanno per aiutarsi nella ricerca di un potenziale partner sessuale, mentre il 26,2% di coloro che
usano la cocaina, lo fanno per aumentare la durata del rapporto sessuale."
Le scoperte dei ricercatori confermano il collegamento tra il consumo di droghe e la
sperimentazione sessuale cominciata a giovane età. Juan ha spiegato che un adolescente al di
sotto dei 16 anni ha più probabilità di diventare sessualmente attivo ad una giovane età, se fa
uso di alcol e droghe, incluse la cocaina e il cannabis. Lo studio IREFREA indica che, rispetto
ai maschi, le femmine hanno più probabilità di diventare sessualmente attive ad una giovane
età.
Intanto, i ricercatori hanno anche scoperto che i maschi sono più inclini all'abuso di
cocaina, per migliorare l'eccitazione e la senibilità sessuale, mentre altri consumeranno livelli
maggiori di ecstasy per prolungare la loro esperienza sessuale.
"I modelli attuali dell'uso di droga nei partecipanti allo studio, riflettono il numero dei
loro partner sessuali regolari, con i consumatori di cocaina regolari che, rispetto a quelli che
non ne hanno mai fatto uso, hanno la probabilità di aver avuto più di cinque o più partner
sessuali negli ultimi 12 mesi o di aver avuto sesso a pagamento," ha detto la Juan.
La ricercatrice spagnola ha detto che gli esperti di prevenzione devono individuare "il
modo in cui i giovani vedono il rapporto tra droga e sesso". Da una prospettiva spagnola, la
16
Juan ha detto che "esistono pochissimi programmi di prevenzione in Spagna che prendono in
considerazione questo rapporto."
Per la maggior parte, ha spiegato, gran parte di coloro che relazionano la droga con il
sesso sono adolescenti e giovani "normali" "Ora che siamo consapevoli di questo rapporto e dei
rischi per la salute ad esso legati, ci sarà bisogno di sviluppare nuovi programmi e strategie
preventive," ha detto. La Juan ha continuato dicendo che una possibile soluzione potrebbe
essere "anche un'ulteriore ricerca nel campo delle droghe e dei suoi rapporti sociali, psicologici
e fisici con la sessualità, sulla base di esperienze reali e importanti dei giovani stessi."
Da notare che fino a poco tempo fa erano disponibili pochissimi studi per la valutazione
del collegamento tra sesso e abuso di sostanze stupefacenti, con attenzione particolare al
cercare di determinare il motivo per cui queste sostanze vengono usate come "facilitatori" per il
sesso da parte dei giovani.
[La maggior parte delle informazioni di questo capitolo sono state tratte da:
http://wapedia.mobi/it/]
17
Capitolo II
APPROCCIO INTERPRETATIVO E ESPLICATIVO DEL
FENOMENO DEL CONSUMO DI DROGA E DELLA DIPENDENZA.
In questo capitolo della nostra ricerca ci soffermiamo di rilevare le varie spiegazioni del
fenomeno della tossicodipendenza. Si tratta allora di andare oltre una semplice o superficiale
osservazione per trattare la questione nella sua complessità, di non privilegiare uno solo fattore
o aspetto della questione. Perciò Il fenomeno della dipendenza non può essere semplicemente
spiegato con procedimenti razionali lineari di causa ed effetto. La dipendenza si rivela invece
come un fenomeno complesso dove entra in gioco una molteplicità di fattori. Nel nostro
approccio ci soffermiamo di rilevare la dimensione bio-medica, quella psicologica e
sociologica. In altri termini si possono mettere in relazione tre dimensioni che sono legati tra di
loro e che possono in qualche modo spiegare il problema dell’abuso della droga in termini di
una relazione disturbata tra di loro: relazione disturbata tra il consumatore e la sostanza, tra
l’ambiente e la sostanza, tra il consumatore e l’ambiente secondo il modello di possibili
relazioni disturbate presentate da questo schema:
Fig. 1 - Modello di possibili relazioni disturbate, Tratto da Jaap Van Der Stel e Deborah
Voordewind ( a cura), Manuale di prevenzione Alcol, droghe e tabacco, Franco Angeli, Milano,
2001, p.42.
6. Teorie esplicative del fenomeno della droga. Prospettiva
biomediche e psicologiche.
6.1. Concezione biomedica.
La prospettiva biomedica prende in considerazione la natura, le caratteristiche delle
sostanze e i suoi effetti sull’organismo. Questa concezione si appoggia su approcci fisiologici,
biochimici e farmacologici, genetici. Questi approcci ipotizzano che «la diversa costituzione
genetica dell’individuo possa giocare un ruolo determinante nella qualità degli specifici effetti
18
delle sostanze»1. In questa prospettiva, l’abuso di droga è condizionato «dalla capacità
dell’organismo di produrre parecchi o pochi tipi di endorfine naturali»2. Secondo questa
osservazione una carenza di endorfine costituirebbe una predisposizione alla tossicodipendenza
mentre un tasso alto ne ridurrebbe il desiderio di assumere droga.
In questa prospettiva, l’accento è messo sulla sostanza. La droga costituisce un agente
patogeno suscettibile di generare una patologia al contatto con l’organismo. Questo approccio
tiene conto dell’impatto della sostanza sul corpo. Le ricerche scientifiche attuali sono molto
sensibili a questo aspetto. Si può fare riferimento alle varie ricerche che si interessano al
rapporto tra tipo di droga e la struttura e il funzionamento del cervello.
In riferimento agli studi, fatti nel ambito della neuroscienza, il fenomeno della dipendenza è
inoltre, percepito come connesso al Sistema Nervoso Centrale. Si può in questo senso fare
riferimento al meccanismo fisiologico legato alla fame. Nel caso della dipendenza, la continua
somministrazione di sostanze e l’interruzione dell’uso provoca una carenza che reagisce
sull’organismo.
6.2.Concezione psicologica.
Il fenomeno della droga ha anche a che fare con la psicologia. Sia perché si riferisce
spesso ai psicologi o ai psicoanalisti nei casi di tossicodipendenza, sia per il fatto che gli
psicologi stessi hanno provato a dare un spiegazione al fenomeno della dipendenza. La
prospettiva psicologica sposta l’attenzione sulla persona, sull’individuo che fa uso della droga
per cercare le conseguenze intrapsichiche dell’assunzione delle sostanze stupefacenti o per
interessarsi ai processi intrapsichici, cioè alle strutturazioni dell’io, le cui manifestazioni
possono incoraggiare o scatenare l’uso della droga. Il consumo della droga è allora interpretato
in relazione al principio della ricerca del piacere, del potere o di sensazioni forti, immediate e
spontanee al livello sia qualitativo, sia quantitativo oppure come espressione di uno stato di
malessere, di ansia o di disagio. Per chiarire meglio questo consideriamo due punti di vista, uno
nella linea freudiana e un altro più recente di ispirazione francese rappresentato da Olivenstein
e Bergeret.
Nella prospettiva freudiana, l’uso della droga è connesso a problemi di nevrosi, di
narcisismo. La tossicomania è così interpretata «nella sua dimensione della mania o della
perversione, in quanto individua contemporaneamente i tipici elementi di compulsività
maniacale e le caratteristiche di dislocazione perversa della libido e di narcisismo»3.
1
Masini Vincenzo, Droga, disagio, devianza, IFREP-Roma, 1993, p. 121.
2
Ibidem, p. 121.
3
Ibidem, p. 127.
19
L’altra prospettiva invece mette l’accento sulla varietà delle tipologie di soggetti che
usano sostanze psicoattive. Per esempio, Olivenstein distingue i consumatori dai tossicomani
veri e propri, Bergeret li discrimina in base alla struttura nevrotica, psicotica o depressiva. Per
questi ultimi,la droga non modifica la struttura di fondo della personalità ma ne condiziona lo
psichismo soprattutto sul versante comportamentale.
In una prospettiva relazionale si può considerare il fenomeno della dipendenza
all’interno del sistema della relazione interpersonale. Il fenomeno della dipendenza è allora
legato al sistema di comunicazione e di relazione interpersonale che crea le condizioni
favorevoli per l’uso della droga.
La prospettiva psicologica prende anche in considerazione gli effetti delle sostanze sugli
stati mentali o psichici. Le caratteristiche delle sostanze e gli effetti di queste sostanze sulla
mente sono presi in considerazione. Si stabilisce allora un rapporto con il tempo come lo fa
Emilio Renda che determina un rapporto tra il tempo (fenomeno di sonno, sogno e veglia) e
l’uso di sostanze e il tipo di sostanze: «Il comportamento del tossicomane è sempre teso alla
continua ricerca di sostanze che modificano il rapporto sonno/veglia, attraverso tutta la serie di
passaggi degli stati di coscienza che vanno dall’ipervigilanza al coma»4.
Questo rapporto permette a nostro autore di interpretare i fenomeni di dipendenza in
relazione con gli stati di coscienza dalla completa vigilanza al coma. «Ci sembra, dice lui, che
tutto il ritmo circadiano dei fenomeni di veglia e di sono sia interessato dai fenomeni di abuso
di sostanze psicotrope»5. Secondo l’uso di un tipo o di una quantità di sostanza, si può arrivare,
secondo questo studio, ad un alterazione degli stati di coscienza, l’indebolimento dell’Io e del
principio di realtà. Così l’uso di droghe eccitanti può portare a un aumento della performanza o
al raggiungimento “dell’ipercoscienza”.
Semplificando e ironizzando, il nosto autore fa tre distinzioni di consumo: «Le droghe
eccitanti sono usate dai giovani che dormono poco e quindi hanno paura della morte, gli
oppiacei dai giovani che dormono molto e hanno paura della vita; l’uso delle droghe stimolanti
corrisponderebbe al tessuto sociale dove c’è un maggiore grado di scolarizzazione e quindi una
maggiore attitudine ad un tipo di pensiero vigile; una terza e forse meno superficiale
semplificazione potrebbe essere quella di inserire l’uso di droghe nell’ambito di una debolezza
dell’Io, riguardante tutte le categorie di consumatori di sostanze»6.
Il principio della dipendenza è legata a quello della tolleranza che riguarda il desiderio
sempre più intenso di assumere costantemente la droga e la difficoltà di liberarsi da queste
abitudine. È anche legato alla sindrome di astinenza: il soggetto prova malessere e patimento
4
Renda Emilio, Droga, Immaginario e realtà, Armando Editore, Roma, 1999, p. 46.
5
Ibidem, p. 44.
6
Ibidem, p. 45
20
all’interruzione o la limitazione dell’uso della droga. In questo caso: «La sostanza non può
essere considerata sintomo di malattia ma, come in una fusione nucleare, essa entra a far parte
nel patrimonio psicorganico del soggetto attraverso i meccanismi e le strutture della memoria»7.
In questo senso, la dipendenza ha delle ricadute sul comportamento, sulla stabilità psichica, sul
sentimento di sicurezza. Il condizionamento all’uso di sostanze rende in questo caso difficile il
distacco completo dalla sostanza.
Il fenomeno della dipendenza e del consumo della droga è collocato nel contesto della
desacralizzazione della società moderna. La droga rappresenta in questo senso l’indicatore di un
cambiamento dal punto di vista simbolico e psicologico. Alcuni psicologici accordano una
importanza particolare alla crisi della figura paterna, cioè la perdita della figura paterna come
figura dell’autorità cioè la figura detentore della legge e del potere.
È importante notare lo stretto rapporto tra la concezione biomedica e la concezione
psicologica: «La modificazione degli stati di coscienza come rischio continuato e ripetuto,
insistentemente cercato e voluto come fine in sé, è , viceversa l'esito di un processo molto
particolare, di un legame organico che s'instaura tra l'individuo e la sostanza, e che può
trasformarsi in un forte vincolo fisico e psichico: è il fenomeno chiamato comunemente
“dipendenza”. La dipendenza ha questo nome perché compromette la libertà di scelta, in questo
caso la capacità della persona di decidere quando e quanto spesso ricorrere all'alterazione che le
sostanze producono...»8. Tuttavia la dipendenza deve essere anche collocata nella sua una
dimensione sociale.
7. Teorie esplicative del fenomeno della droga. Prospettive
sociologiche.
E importante capire la dipendenza non solo come un atto individuale che incide solo
sull’individuo che assume la droga ma come un atto che rimanda necessariamente al contesto
sociale e assume un significato individuale e collettivo. Si tratta di un atto che rimanda
necessariamente al conteste sociale di riferimento, sia per quanto riguarda la sua
identificazione, sia per quanto riguarda il significato, attribuito individualmente e
collettivamente9.
In questa parte del nostro lavoro ci soffermiamo ad articolare la nostra riflessione
mettendo in relazione il fenomeno della droga con alcune teorie sociologiche relative alla
disorganizzazione sociale, alla nozione di subcultura, alla costruzione sociale e alla
7
Renda Emilio, Op. cit., p. 51
8
Piccone Stella Simonetta, Droghe e tossicodipendenza, Il Mulino, Bologna, 1999, p. 13.
9
Cf. Bertolazzi Alessia, Sociologia della droga, Un'introduzione, FrancoAngeli,, Milano, 2008, p. 8.
21
stigmatizzazione da un lato e dall’altro, le teorie che tengono in considerazione la specificità
della società attuale e che permettono di andare oltre una causalità rigida.
7.1.
La droga e teorie della disorganizzazione sociale.
L’uso della droga come atto deviante percepito come frutto di uno stato di
disorganizzazione sociale e come l’effetto della non-integrazione dei valori e fini del sistema
sociale da parte degli individui e l’incapacità da parte della società di mettere in atto strumenti
efficaci, coerenti e funzionali che possono favorire l’integrazione sociale di questi individui:
«La proliferazione di comportamenti devianti viene a sua volta ricondotta ad una situazione di
disorganizzazione sociale, di “de-moralizzazione” che porta come conseguenza l'allentamento
dei legami sociali, l'indebolimento del potere coercitivo in senso conformista delle norme
sociali»10.
7.1.1. La droga nella prospettiva della Scuola di Chicago.
Nella prospettiva della scuola di Chicago è possibile mettere in relazione l'uso di droga,
la tossicodipendenza e le condizionamenti sociali, ecologici e culturali. In questo senso, la
concentrazione della popolazione, la bassa condizione sociale, la povertà della popolazione
sarebbero condizioni favorevoli per l'uso della droga e la tossicodipendenza. Così, sempre nella
stessa prospettiva, l'uso della droga come la delinquenza corrisponderebbe alla situazione delle
classi sociali inferiori e all'area ecologica degli slums, l'habitat di queste classi sociali. Un tale
lettura permette anche di parlare di “cultura della droga” secondo cui il fenomeno della droga
ha una struttura propria con un dinamismo di apprendimento e di trasmissione. Tuttavia i dati
relativi al consumo di droga non gioca a favore di questa teoria. Infatti tutte le categorie e classi
sociali sono toccate dal problema dell’uso della droga.
7.1.2. La droga nella prospettiva teoria dell'anomia.
Secondo questa teoria, il fenomeno della droga è la conseguenze dei cambiamenti
sociali (prospettiva di Durkheim) o dell'inadeguatezza tra mete culturali e mezzi istituzionali
(prospettiva di Merton). L'uso della droga e la tossicodipendenza corrisponderebbe alla
condizione di rinuncia, cioè nel rifiuto dei fini e mezzi sociali. In questo senso il fenomeno del
consumo della droga sarebbe il frutto di un comportamento di fuga rispetto alle incoerenze, le
frustrazione generate dal sistema sociale.
10
Bertolazzi Alessia, Op. cit., p. 9.
22
7.1.3. La Droga e il concetto di subcultura
Il consumo della droga è alla nozione di subcultura in quanto questo consumo fa
riferimento a valori, atteggiamenti che riguardano un particolare modo di collocarsi di fronte ad
una cultura dominante. Affrontare il problema della droga in termini subculturali, soprattutto
per ciò che riguarda le subculture giovanili, suppone la presa in considerazione di diversi livelli
di interpretazione. Secondo il modello funzionalista, la subcultura è letta in termini di
anticonformismo, di refrattarietà nei riguardi dei modelli di comportamento definiti dal sistema
sociale. Tenendo conto dell’analisi di Alessia Bartolazzi possiamo individuare tre livelli di
interpretazione: il primo riguarda l’interpretazione delle subculture come espressione di atti
criminali o, più specificatamente nel caso dei consumatori di droga con funzione astensionista
verso la società; il secondo che vi intravede piuttosto caratteristiche di “resistenza “ alle
privazioni sociali derivate dal proprio ruolo sociale (nella fattispecie, della working class); il
terzo, che invece presenta una prospettiva più attinente alla realtà corrente, vede le subculture
come luoghi di espressione identitaria, ma al contempo le ingloba in una progressiva deframmentazione culturale all'interno del mondo giovanile, che porta come conseguenza
l'appropriazione di alcune manifestazioni subculturali nella cultura mainstream. 11
7.2.
La droga e interazione sociale.
7.2.1. La droga come costruzione sociale.
L'atteggiamento sociale di fronte al fenomeno della droga ha una sua storia. L'attenzione
alla pericolosità di questo fenomeno, inizia per così dire all'inizio della seconda meta del
novecento. Questa attenzione trova il suo punto di riferimento nella definizione che
L'Organizzazione mondiale della sanità fa della droga nel 1967. Secondo questa definizione, si
intende per droga: «Ogni sostanza naturale o artificiale in grado di modificare la psicologia e
l'attività mentale degli esseri umani. Questi effetti vengono denominati “psicoattivi”»12. Si
comincia allora a distinguere sostanze naturali e sostanze chimiche. Ed assistiamo ad un
profondo cambiamento degli atteggiamenti sociali e del giudizio sociale nei confronti della
droga. Partendo di questo, si deve notare la differenza tra sostanze lecite e illecite, legali e
illegali, tra droghe leggere e droghe pesanti. Si opera un cambiamento notevole anche per ciò
che concerna la scala di consumo, le leggi, le sanzioni fino a diventare una vera preoccupazione
sociale. Finora, il consumo era moderato e non era in grado di creare uno squilibrio nella
convivenza, nel consenso e nel sistema sociale. Come lo fa notare Simonetta Piccone Stella,
nelle società premoderne: « l'uso della sostanza risulta parte integrante della cultura, è
incorporato in modo indolore nelle abitudini o nei rituali sacri della popolazione»13. L'uso di
11
Cf. Bertolazzi Alessia, Op. cit., p. 9.
12
Cf. Piccone Stella Simonetta, Op. cit., p. 7
13
Ibidem, p. 8.
23
alcol, della cocaina, dell'hascisc, dell'oppio a seconda la cultura potrebbe entrare in questa
categoria. Ciò che precede dà ragione di questa osservazione di Emile Renda: «Le droghe, da
sempre esistite e da sempre usate, sono diventate problema sociale soltanto in una determinata
fase del cammino dell’umanità»14.
Tra le sostanze dette legali (alcol, tabacco, gli psicofarmaci) e quelle illegali (marijuana,
gli oppiacei, la cocaina, le anfetamine, gli allucinogeni ....), il criterio che guida la norma
giuridica è la tossicità della sostanza, cioè la capacità di indurre dipendenza psicofisica e di
incidere sull’equilibrio e la sicurezza sociale. Questo criterio adottato nelle leggi nazionali o
internazionali non ci sembra essere guidato dal principio di oggettività o di assertività. Perciò le
sostanze dette lecite sono comunque delle sostanze che possono agire sullo stato di coscienza
nello stesso modo dei prodotti detti illeciti. In tale situazione conviene precisare che la maniera
per la società di valutare, di discriminare le sostanze dipende non solo da conclusioni di
ricerche scientifiche, dalla qualità o la pericolosità oggettiva delle sostanze ma anche da fattori
storici e culturali
Oltre al fattore socioculturale nella definizione delle sostanze psicoattivi, occorre
prendere in considerazione il fattore della trasformazione del mercato e della produzione
economica. Infatti, «l'economia, la produzione, il mercato, la società di massa hanno
completamente alterato la scala dei consumi e dei comportamenti sociali»15. l'uso di sostanze
non si fa più in un ambiente socioculturale, ma le sostanze diventano merce fino a dare luogo
ad un traffico che ubbidisce alla regola del mercato che si modifica, si adatta e si amplifica
secondo le regole dell'offerta e della domanda.
7.2.2. Droga e stigmatizzazione.
Il fenomeno della stigmatizzazione mette in luce gli elementi che contribuiscono a
definire l’uso della droga come atto deviante. In questo senso, la definizione dell'uso di droghe
come comportamento deviante è secondo l’espressione de Lemert il frutto dell’interazione tra
individui e società. Si mette allora in atto un processo interattivo di stigmatizzazione. Questo
processo conduce alla considerazione dell’abuso di droga come un comportamento antisociale
che infrange i principi della coesione e della solidarietà sociale e valorizza le diverse reazioni
degli attori sociali che entrano in gioco e che possono contribuire a definire il fenomeno in
riferimento ad una pluralità di interpretazioni nell’uso di sostanze. Si possono dunque
distinguere il discorso degli “imprenditori morali” secondo l’espressione di Howard Becker, e
quello dei soggetti che hanno a che fare con l’uso delle la droga. Gli “imprenditori morali”
rappresentano i gruppi sociali che provvedono alla creazione di regole e norme sociali e che
garantiscono il rispetto di queste regole e norme e il controllo sociale. Così per quelli che fanno
uso della droga, questo atto sembra non essere compromettenti mentre tale atto è considerato
14
Renda Emilio, Droga, Op. cit., p. 15.
15
Piccone Stella Simonetta, Op.cit., p. 12.
24
come un reato nel senso comune. Se per il drogato l’assunzione della droga si colloca in un
contesto ricreazionale o esperienziale, oppure in un contesto di ricerca di eccitazione e di
emozione forte, nella logica della reazione sociale, l’assunzione di droga è considerato come un
comportamento a rischio che infrange alla norma sociale, sanitaria e alla legge.
La stigmatizzazione mantiene quindi un legame molto stretto con la reazione sociale e
soprattutto con i meccanismi di controllo sociale: «La stigmatizzazione si manifesta con
definizioni sociali in termini negativi e disprezzativi, più o meno formali e ufficiali, ma
soprattutto si concretizza nell’istituzione di apposite agenzie di controllo della devianza»16.
La stigmatizzazione assume un ruolo molto rilevante nell’identificazione della
tossicodipendenza o dell’uso della droga come atti devianti. Si tratta quindi di un processo
attraverso il quale viene attrituito alla droga e tutto ciò che si trova attorno, un insieme di
significato. Questo insieme di significati a sua volta, serve come punto di riferimento secondo
cui l’immaginario collettivo definisce il fenomeno della droga. Tutto questo, nei riguardi del
soggetto drogato, funziona come un etichettamento chi a volte influenza il modo in cui il
soggetto si presenta, cioè assume, in qualche modo un’identità di drogato: «lo stigma produce
alcuni effetti funzionali e disfunzionali anche sulla vita del deviante. A livello psicologico
vengono registrati sentimenti di deprivazione, autosvalutazione, crisi di identità, che a lungo
andare bloccano il deviante nel suo comportamento e rafforzano la canalizzazione della
condotta verso i modelli non conformi. A quel punto il comportamento deviante diventa una
condizione da cui l’individuo non può uscire: diventa, non solo uno status individuale, ma
l’esito di un processo sociale»17. Questo rinvia a ciò che Matza definisce come il processo
secondo cui si diventa deviante (becoming deviante) secondo un grado di affinità, di
affiliazione e di significazione.
Si noti il carattere deterministico e meccanicistico di questa teoria. Non è quindi
sufficiente a dare un spiegazione complessive del fenomeno del consumo della droga e della
tossicodipendenza. La prevalenza negativa che il processo di etichettamento fa assumere al
soggetto è fonte di perplessità. Infatti è alla base del fenomeno di marginalizzazione e di
omologazione che non rispetta l’integrità della persona. Tuttavia è necessario menzionare il
fatto che il soggetto non subisce passivamente l’eticchetamento, ma si fa protagonista capace di
scelta e di ponderare il suo atto in termini di costi e di benefici.
16
Masini Vincenzo, Op. cit., p. 28.
17
Ibidem., p. 29.
25
7.3.
Concezione multifattoriale, Comportamenti di rischio e droga.
7.3.1. Concezione multifattoriale e droga.
Il problema delle sostanze stupefacenti è pensato oggi secondo un paradigma
epidemiologico. Questo significa che non si tratta soltanto di un problema che costituisce una
minaccia per tutte le fasce della popolazione ma soprattutto che i fattori di rischio tendono a
moltiplicarsi. Secondo questo paradigma molti fattori entrano in gioco nella frequenza dell’uso
di sostanze. Le quota variano secondo i tipi di prodotti, secondo l’età, il sesso. Nella prospettiva
della concezione multifattoriale si tratta di utilizzare tutti gli strumenti per cercare le
informazione, per comprendere e per potere spiegare il fenomeno della tossicodipendenza e del
consumo di droga. Questo conduca ad una moltiplicazione, anzi una proliferazione delle cause
e di fattori correlati tra di loro e che contribuiscono a spiegare o a definire il problema. La
concezione multifattoriale a quindi una dimensione circolare. In questa circolarità le cause e i
fattori di rischio si interpellano tra di loro e si moltiplicano fino a diventare un tessuto, una tela
di cause. La categoria di comportamenti a rischio è uno delle categorie che permetto di rendere
conto del paradigma multifattoriale. Possiamo dire che il nostro mondo è attraversato da un
forte coscienza del rischio. Perciò rivolta un’attenzione speciale nei riguardi del rischio che
comporta l’uso di prodotti stupefacenti.
7.3.2. Droga e comportamenti di rischio.
Nella società attuale la nozione di rischio assume una risonanza molto rilevante. Si parla
appunto della “cultura del rischio”. Il consumo di sostanze psicoattivi appare allora come un
elemento problematico, come una minaccia. L’aumento della diffusione di sostanze e del tasso
di tossicodipendenza e del consumo di droga è uno degli indicatori utilizzati per caratterizzare
la società attuale come la società del rischio. Infatti, la reazione nei confronti dell’uso della
droga o la relazione alla droga si pensa spesso secondo la logica del rischio. Questo concetto
essendo pensato in termini sia negativi che positivi permette di affrontare il problema secondo
vari punti di vista. Questa ambiguità attribuisce al rischio non solo un connotazione di pericolo,
di non controllo, di insicurezza, di minaccia, di dramma ma anche di ricerca di senso di identità,
della valorizzazione di sé fino ad assumere una valenza simbolica e rituale.
IL termine rischio può assumere un carattere medico o sanitario. In questo caso, l’uso di
droga, come comportamento a rischio, è percepito come un rischio nei confronti della propria
salute per lo squilibrio che provoca nel funzionamento dell’organismo. Si corre anche il rischio
di non essere più considerato dalla società come una persona sana. Il rischio può avere un
dimensione psicologica come rischio di alterazione degli stati psichici e di perdere il controllo
sulla propria persona e sulle proprie azioni. Si parla anche di rischio sociale quando il
comportamento a rischio è considerato come una minaccia per l’equilibrio sociale e per la
26
sicurezza degli altri. In questo senso il rischio che comporta il consumo di sostanze è associato
ad altri rischi come quelli delle malattie o della sicurezza stradale.
Si può anche aggiungere una dimensione socio-culturale del rischio nel caso dell’uso
della droga, cioè i fattori culturali hanno a che fare nella valutazione del rischio rispetto al
consumo di un tipo di sostanze o di un altro.
In una prospettiva socio-relazionale, la nozione di rischio si colloca nel quadro della
ricerca e dell’affermazione dell’autonomia, della propria libertà nei confronti del sistema
sociale. Quest’ultima categoria offre una prospettiva più aperta all’interpretazione. Inoltre
permette di capire alcune dinamiche e motivazioni che guidano le condotte nei riguardi della
droga. In materia d’abuso di sostanze Newcomb propone la seguente classificazione che
riassume in qualche modo le varie dimensioni della nozione di rischio:
tab. 1. Tratto da Jaap Van Der Stel e Deborah Voordewind ( a cura), Manuale di
prevenzione. Alcol, droghe e tabacco, Franco Angeli, Milano, 2001, p. 29.
Fattori di rischio
-
Sociali e culturali
leggi che incoraggiano l'uso;
valori e norme sociali che promuovono l'uso;
disponibilità della sostanza;
situazione economica difficile, non abituale.
-
Interpersonali
uso da parte di genitori e di famigliari;
atteggiamento favorevole all'uso da parte della famiglia;
situazione familiare difficile/complessa;
diverbi familiari e divorzio;
rifiuto da parte degli amici;
relazioni con amici che fanno uso.
-
Psicosociali
comportamenti problematici precoci e persistenti;
fallimenti scolastici;
cattivi rapporti a scuola;
ribellione;
atteggiamento favorevole all'uso;
cominciare a consumare ad una giovane eta.
-
Biogenetici
alcuni fattori genetici determinano la vulnerabilità;
vulnerabilità psicofisiologica per gli effetti delle sostanze
Cf. Michael D. Newcomb, "Prevalence of alcohol and other drug use on the job: cause for
concern or irrational hysteria?" The Journal of Drug Issues 1994 24 403 416
27
7.4.
La droga nel contesto della società attuale.
7.4.1. Droga e stile di vita.
Il problema della droga e quello della tossicodipendenza, come si presentano nel
mondo attuale, devono essere considerati in riferimento al contesto culturale del mondo di oggi,
cioè a un setting culturale che consente una maggiore familiarità con le droghe. Negli ultimi
anni il consumo di prodotti stupefacenti è in crescita nella popolazione, compresa la fascia più
giovane della popolazione. C'è anche una maggiore varietà di sostanze in circolazione e le
giovane generazioni hanno sempre più presto contatto con questi prodotti rispetto a prima.
Questo aumenta ovviamente la vulnerabilità dei più giovani. Inoltre assistiamo ad un
cambiamento nel modo di valutare l'uso della droga da parte dei giovani.
Inoltre le sostanze stupefacenti investono quasi sempre i rave party, le festeraduno. Queste pratiche partecipano del desiderio della giovane generazione di trasgredire, di
andare oltre le prescrizioni del sistema sociale. Queste abitudini riuniscono le caratteristiche
della cultura dell'eccesso con il desiderio di andare contro le regole, consumo eccessivo di alcol
e droga, sballo, musica e per questo sono fra i simboli della moderna cultura del consumo di
droghe fra i giovani18. È anche diventato più facile entrare in contatto con i prodotti
stupefacenti: «Droga e alcol, comunque, sono presenti in tutte le discoteche e nelle occasioni di
incontro meno sospettabili; ormai per molti ragazzi, anche giovanissimi, rappresentano
compagni di “divertimento” abituali ed irrinunciabili»19. Nella stessa prospettiva : «il 51 %
degli studenti ritiene facile o piuttosto facile reperire droga in breve tempo... Le droghe sono
facilmente reperibili per i ragazzi non solo in discoteca o per strada, ma anche a scuola»20.
Il consumo di sostanze psicotrope non è un fenomeno a caso. Ma indica con
chiarezze «il profondo mutamento culturale maturato in questi anni»21. In un ambiente sociale
che favorisce il consumo di sostanze, i prodotti stupefacenti stessi tendono ad essere accettati da
una parte della popolazione: «il fatto che circolino tante sostanze stupefacenti e che siano così
tanti a farne uso rende la droga più “familiare” ai ragazzi e li porta a sottovalutarne la
pericolosità»22. In questo senso il consumo di sostanze gode del principio della normalizzazione
cioè di «un processo che porta individui stigmatizzati o devianti (per svantaggi fisici, sociali o
in ragione del loro comportamento) ad essere integrati in molti aspetti della vita considerata
“normale”, assumendo ritmi e routine, stili di vita e mete culturali»23.
18
cf. EURISPES, 9o Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza, Scheda 13,
179-180.
19
Ibidem, p. 180.
20
Ibidem, p. 180.
21
Ibidem, p. 202.
22
Ibidem, p. 203.
23
Bertolazzi Alessia, Op. cit, p. 91.
28
7.4.2. Le motivazione del consumo e il contesto sociale.
Come fa notare Alessia Bertolazzi «le motivazioni che portano al consumo sono
altrettanto variabili: alcune sostanze psicoattive facilitano le relazioni sociali, disinibiscono,
rilassano, altre migliorano le performance professionali o sessuali; altre ancora vengono
utilizzate semplicemente allo scopo di sedare o accentuare gli effetti di altre sostanze assunte in
precedenza in una logica di “poliassunzione”»24. Qui entrano anche in gioco il fattore della
curiosità, il desiderio di fare nuove esperienze. La droga appare in questo caso come una
possibilità di evasione, di fuga della realtà.
Si possono anche prendere in considerazione le difficoltà legate all'adolescenza,
fascia di età in cui, il giovane può sperimentare uno stato di disagio sociale. L’abuso di droga
può rappresentare ed essere percepito come un supporto per trascurare il sentimento di
emarginazione, di delusione, di sconfitto, di rabbia, di tristezza, di aggressività caratteristico
della condizione di malessere. Al disagio sociale, bisogna raggiungere il disagio esistenziale
legato alla sfiducia nelle figure di riferimento, il vuoto di certezze, di senso, di legami salti che
fanno fronte all'abbondanza di opportunità, di comodità e beni.
Così il consumo delle sostanze stupefacenti riveste spesso una dimensione
ricreativa. I giovani sono influenzati dai stili di musica che fanno rifermento alla droga e alcuni
personaggi celebri del mondo dello spettacolo conosciuti per il loro abitudine nei confronti
della droga. Inoltre la reazione del mondo dei media e della società non contribuiscono a
inviare un'influenza positiva sull'educazione e l'atteggiamento dei giovani. A questo bisogna
aggiungere la sottovalutazione, la normalizzazione della droga e la cultura del divertimento:
«molti hanno normalizzato la trasgressione. Le droghe vengono considerate una normale
prodotto di consumo, esaltatori del divertimento che trovano facili prede in una popolazione
troppo spesso incapace di assaporare in modo naturale il proprio tempo libero e di far fronte a
stress e stanchezza senza aiuti artificiali»25.
7.4.3. Droga e socialità e tempo libero.
Il consumo della droga avviene in un contesto determinato e assume un determinato
significato di socialità e di convivialità. Secondo il contesto, si possono individuare vari stili di
consumo. In questa prospettiva, si può stabilire una relazione tra gli stili di vita, il modo di
usare il tempo libero. In un articolo della revista “Déviance e Societé” Hugues Lagrange et
24
Ibidem, p. 7.
25
EURISPES, Op. cit., p. 203.
29
Stéphane Legleye26, partendo dai rapporti ESCAPAD 2001 (Enquête sur la Santé et le
Comportements lors de l’Appel de Préparation à la Défense) OFDT: (Observatoire français des
drogues et toxicomanies) hanno presentato una considerazione molto interessante sulla socialità
e sui profili dei giovani. La sociabilità riguarda l’indice dell’uso del telefono e le uscite nei
luoghi pubblici o altri. I nostri autori distinguono tre gruppi di giovani: un primo con sociabilità
intense, un secondo con sociabilità moderata e un terso con sociabilità debole. Questo indice
cumulato con un indicatore di uscite e di preferenze musicali permettono ai nostri autori di
distinguere sei profili di giovani: profilo” rock et cumul de concers”, profilo “ rap, reggae e
discothèque”; profilo “fêtes techno e discothèque”; profilo “rencontres sportives et
discothèque”; profilo “ autres styles de musique”; profilo “sorties rares”.
A partire da questa osservazione si può stabilire che il consumo di droga può avere un
certo rapporto con la socialità in quanto può avvenire sia nel contesto di «interminabili sessioni
di musica e balli (durante rave parties, after parties, ecc) sia in situazioni lontane dalla scena
dance, fino ad insinuarsi e conciliarsi con la vita quotidianità»27.
7.4.4. Droga e costruzione identitaria.
Oltre il processo di omologazione e di stigmatizzazione che nel quadro di un
processo di affiliazione, di significazione e di assimilazione fa assumere a colui che fa uso della
droga un’identità di drogato, il fenomeno della droga può essere trattato in termini di
costruzione identitaria. In questo caso il consumo della droga assume un valenza di
provvisorietà e un carattere di reversibilità. Il soggetto non perde di vista la necessità di
costruire la sua identità in modo costruttivo. Il soggetto non si disimpegna. Mettersi a prova,
affermare sé stesso in maniera forte rappresenterebbe per lui l’occasione per acquisire la
sicurezza, un maggiore controllo di sé.
La nozione di rischio che abiamo visto prima assume in questo senso un ruolo
nella costruzione dell’identità nel contesto caratterizzato dalla complessità, dal pluralismo e la
globalizzazione, ricerca di emozioni forti, di disinibizione, ricerca di brivido e dell’avventura,
uscire della quotidianità, ricerca di attività non convenzionali. Infatti «il rischio, non è né
positivo, né negativo, quanto piuttosto necessario poiché la mancanza di conoscenze certe che
caratterizza l’adolescenza significa sperimentare percorsi, dunque rischiare»28. In questa
prospettiva entra in gioco la nozione di rischio calcolato. In questo caso, il consumo di sostanze
come alcune esperienze particolari come per esempio la ricerca delle emozioni forti, la pratica
26
Lagrange Hugues et Legleye Stéphane, Violence, alcool, cannabis et depression chez les adolescents
français, Deviance e Societé, Vol. 31, No 3, 2007, pp. 331-360.
27
Bertolazzi Alessia, Op. cit., p. 7.
28
Martoni Manuela, Anna Putton, (a cura di), Uso di sostanze psicoattive e cultura del rischio, Una
ricerca tra giovani frequentatori di discoteche, Franco Angeli, Milano, 2006, p. 24.
30
dello sport estremo possono acquisire una valenza simbolica con una dimensione socioaffettiva
e comunicativa.
Si può anche considerare l’esperienza del consumo soprattutto nella fase
adolescenziale come una occasione per esercitare l’autoconsapevolezza della propria capacità
di scegliere, di decidere e di affermare la propria identità nei confronti della società. Il consumo
di droga, in questo caso non implica un uso abusivo o il rischio di diventare tossicodipendenti.
Rimane quindi il desiderio di rimanere padrone di sé stesso di mantenere il controllo sul
prodotto e il suo consumo. Questa volontà di controllo e di rimanere padrone di sé e della realtà
o di aumentare questo controllo spiega il fatto che l'uso sia orientato verso le droghe che
permettono di condurre una vita normale, senza danni fisici, psichici o sociali.
31
Capitolo III. STILE DI INTERVENTO E PROPOSTE IN CHIAVE
PREVENTIVA.
8. Prevenzione e meccanismo di controllo
Davanti al problema della droga c'è, da parte della società, una richiesta di intervento.
Le correlazioni che si fanno tra la droga e altri fenomeni della vita sociale fanno sì che questo
fenomeno sia diventato una vera preoccupazione per il potere politico e per i servizi pubblici. Si
tratta ormai di intervenire non solo per curare, ma anche per prevenire. Tra le richieste, c'è la
richiesta normativa: « I cittadini chiedono che lo Stato, anche con strumenti normativi, tuteli la
salute rispetto al rischio delle tossicodipendenze»29. In questa prospettiva nasce un desiderio di
controllo e la volontà di contrastare il fenomeno della droga di consumo di sostanze psicoattivi.
Spesso nelle campagne di prevenzione si prendono in considerazione quattro poli di influenza30.
Fig. 2. Quattro poli d’influenza, tratto da Jaap Van Der Stel e Deborah Voordewind (a
cura di), Manuale di prevenzione Alcol, droghe e tabacco, Franco Angeli, Milano, 2001, p. 38.
Aspettative
Sostanza
Controllo esterno
Autocontrollo
Consumo
Abitudini
29
Andrea Fantoma, Gilberto Gerra, Bruno Poggi, Normalmente Stupefacente. Indagine sulla percezione
dell'opinione publica in Italia del fenomeno droga, Franco Angeli, Milano, 2005, p. 85.
30
Cf. Jaap Van Der Stel e Deborah Voordewind ( a cura), Manuale di prevenzione, Alcol, droghe e
tabacco, Franco Angeli, Milano, 2001, p. 38.
32
Il polo delle aspettattive riguarda le attese del soggetto nei confronti della sostanza.
Il polo dell’autocontrollo riguarda le norme e i valori interiorizzati dall’individuo. In
riferimento a queste norme, l’individuo prova sentimenti di colpevolezza.
Il polo delle abitudini riguarda le modalità e i rituali di consumo.
Il polo del controllo esterno riguarda i meccanismi di pulsione e di costrizione che
intervengono sempre quando si utilizzano sostanze psicoattive. L’intervento delle istituzione
pubbliche, la legge e le sanzioni entrano in questa categoria.
L'uso di sostanze stupefacenti è considerato come un comportamento a rischio,
la società a sua volta reagisce sia per identificare il rischio, per giudicarlo e sanzionarlo. Così,
se una parte della popolazione tende a normalizzare il consumo di questi prodotti, ci sono delle
istanze sociali che intervengono per garantire il rispetto delle norme. La stigmatizzazione o
l'etichettamento partecipa questo processo.
Molte istanze sociali e politiche sono coinvolte in questo processo di controllo del
fenomeno della droga e questo, a tutti i livelli. Studi scientifici, interventi di formazione,
informazione, di prevenzione, di cura, campagni di dissuasione, severità giuridica e penale sono
tante iniziativi per fronteggiare questo fenomeno. I vari rapporti e relazioni emessi da istituzioni
e istanze nazionali e internazionali rappresentano la prova degli interessi.
La lotta contro la dipendenza si gioca anche sul campo della Legge che intende
contrastare la diffusione delle droghe. Nei confronti dei prodotti stupefacenti e delle sostanze
psicotrope, la legge ha una rilevanza disciplinaria. La legge prevede una classificazione delle
sostanze. Carattere penale e sanitario. Così prevede delle misure penali nei confronti della
vendita, dell’approvvigionamento, la commercializzazione, la prescrizione di sostanze,
definisce le competenze, stabilisce il funzionamento di strutture private o pubbliche di
prevenzione e di recupero di tossicodipendenza. Le decisioni del governo per mettersi
all'altezza del problema sono in questo senso un esempio. La legge Fini-Giovanardi è un
esempio della preoccupazione e dell'azione del governo nei confronti del consumo della droga.
Le forze dell'ordine, con delle azioni pratiche e puntuali sul campo partecipano alla lotto contro
la droga, con più controllo sulle strade «Dal 4 agosto al 31 dicembre 2007 i controlli di Polizia
e Carabinieri hanno rivelato 20 684 guidatori in stato di ebbrezza (+31, 9% rispetto allo stesso
periodo del 2006) e 2,049 sotto l'effetto di sostanze stupefacenti ( +46%). Nel 2007 i controlli
sui guidatori sono aumenti del 200% rispetto a 2006»31.
Accanto alla coscienza del rischio che rappresenta l’abuso di sostanze
psicoattive si sviluppa nello stesso tempo un’etica del rischio che mira a promuovere la
precauzione ed un comportamento prudente e responsabile. Questa nuova etica del rischio fa
assumere al consumo di sostanze psicoattive un carattere morale. Così, in contatto con prodotti
stupefacenti, una persona può essere interpellata dalla sua coscienza e la coscienza collettiva,
31
EURISPES, Op. cit, p. 201
33
considerando l’assunzione di droga come un comportamento immorale32. Quindi, attorno al
consumo della droga considerato come comportamento a rischio si è elaborato un sistema di
norme, di valori. Questi ultimi fanno parte non solo delle strategie di controllo ma hanno anche
il compito di isolare il rischio e di prevenire.
9.
Comunicazione, relazione e iniziative di intervento.
La risposta normativa non basta per contrastare il problema che il fenomeno della droga
e della tossicodipendenza impone alla nostra società. Intanto questa domanda è spesso
alimentata dal sentimento di insicurezza.
L’approccio relazionale e comunicativo si presenta come una via di uscita rispetto alla
moltiplicazione e alla frammentazione delle teorie e strategie di intervento. Esso presenta infatti
«un differente punto di vista con cui si affronta la posizione dell’individuo nella complessa rete
di rapporti che il mondo circostante gli offre»33. Le teorie esplicative, a volte, rinviano ad une
relazione deterministica attribuendo ad alcuni fattori le cause dell’assunzione della droga o
della tossicodipendenza. Tuttavia questa relazione non perviene a dare una spiegazione agli
esiti e ai percorsi che non ubbidiscono alla legge di rapporto causa-effetto.
A partire dell’attenzione al contesto dell’assunzione delle sostanze, all’ambiente, le
motivazione, le modalità di uso della droga e di aggregazione e la costituzione di subcultura
intorno al fenomeno della droga, questa teoria valorizza la logica relazionale. Si tratta di
promuovere una struttura di relazione, di comunicazione capace di dare una risposta adattata e
efficace al problema dell’abuso di droga. In questo senso, l’individuo deve sentire che il suo
vissuto, i suoi bisogni, desideri e stati d’animo sono pressi in considerazione.
In quanto entra in gioco la qualità della vita di fronte alla dannosità, la pericolosità e il
rischio che la droga rappresenta per la vita dell'individuo e il sistema sociale. In questo senso
tutti i settori della vita sociale sono implicati e una proposta efficace di intervento e di
prevenzione deve essere in misura di coinvolgere tutte le agenzie di socializzazione: «Interventi
di prevenzione mirata e selettiva, cioè polarizzati sulle situazioni a rischio, dovrebbero
affiancare la prevenzione “universale” cioè quella rivolta alla popolazione generale»34. La
famiglia, la scuola, il gruppo dei pari, i media hanno certamente un ruolo molto rilevante in
questo processo. Vediamo allora in quale misura queste agenzie, lavorando insieme e in rete,
possono contribuire all'avvio di strategie educative e preventive.
32
Questo aspetto del rapporto tra quadro morale e comportamenti a rischio è stato affrontato nell’ articolo
dedicato a questa questione in un dossier sui comportamenti a rischio in Patrick Peretti-Watel, Op. cit., pp. 22-30.
33
Vincenzo Masini, Op. cit., p. 147.
34
Andrea Fantoma, Op. cit., p. 87.
34
10.
Prevenzione e media.
Le attività di prevenzione richiedono la partecipazione del settore dei media in quanto
occupano un ruolo rilevante nella circolazione dell'informazione. Oltre il richiamo alla
collaborazione dei media nel processo di intervento e di prevenzione, si tratta di convincerli
della necessità di atteggiamenti e di creare uno spazio per veicolare messaggi e informazioni
sulla pericolosità e rischio che comporta l'abuso di sostanze psicoattivi. A volte, nei confronti
dei media si può avere questo risentimento che: «è impensabile che i “media bombardino ogni
settimana i cittadini con ore e ore di informazioni sulla fitness, la dieta, l'apporto vitaminico e
proteico, la massa magra e la massa grassa, ma non possano inspiegabilmente trovare spazio
per diffondere conoscenze serie nel settore delle sostanze psicotrope illegale»35.
10.1. Prevenzione e scuola.
La scuola deve essere coinvolta nella logica della prevenzione non solo in quanto luogo
dove i giovani possono entrare in contato con la droga, ma anche come agenzia che
informazione e conoscenze in grado di contrastare l’abuso di droga e di sostanze psicoattive:
«Allo stesso modo la scuola deve provvedere per i bambini e gli adolescenti adeguate e
sistematiche opportunità di prevenzione, non affidate a lodevoli iniziative individuali, ma
inserite nell'offerta formativa permanente e fondate sugli elementi curricolari ordinari. I genitori
dovrebbero poter affidare i loro figli, per quanto riguarda la scuola superiore, ad ambienti drugfree, in cui il coinvolgimento personale, il senso di appartenenza, il gusto dello studio e
dell'approfondimento delle conoscenze, la proposta di impegnativi orizzonti ideali e valoriali
contrastino il diffondersi delle sostanze d'abuso»36.
I programmi di informazione, di formazione e di prevenzione mirano a sviluppare il
senso di responsabilità dei ragazzi. In questo senso, secondo i dati del 9° Rapporto Nazionale
sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza: «82% delle scuole prese in esame nella
Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia ha attivato progetti di
prevenzione. Nel 52% delle scuole sono state organizzate giornate di studio per la prevenzione
dell'uso di sostanze stupefacenti. In un numero minore di scuole le giornate hanno affrontato
anche i temi del doping e del gioco d'azzardo patologico. Sono stati attuati programmi di
prevenzione rivolti alle famiglie, promuovendo anche il supporto tra famiglie,
l'implementazione di centri di associazione e councelling, nonché spazi ricreazionali, culturali e
per la socializzazione»37.
35
Andrea Fantoma, Op. cit., p. 86.
36
Ibidem, p. 86.
37
Cf. EURISPES, Op. cit., p. 201
35
10.2. Per una rivalutazione della responsabilità familiare e educative.
Uno degli spazi dove si può promuovere un azione di questo tipo è senza dubbio, il
contesto della vita familiare. Nel curare rapporti tra genitori, rapporti tra genitori e figli si può a
lungo termine pervenir ad un esito positivo. Promuovere uno stile educative che prendi in
considerazione alcuni fattori eziologici, cioè non perdere di vista alcuni valori: «Per quanto
riguarda i giovanissimi, recenti studi dimostrano che l'elemento primario capace di scoraggiare
gli adolescenti rispetto all'uso delle sostanze illegali è la disapprovazione di questo
comportamento da parte dei genitori. Promuovere nelle famiglie radicate motivazioni ad aderire
alle norme in materia di droga, a sostenere la opportunità di rispettare l'autenticità della
persona, non violandola con sostanze chimiche dannose, è un compito essenziale delle
istituzioni e otterebbe una forte riduzione dell'iniziazione al consumo di droghe e di alcool,
senza bisogno che i genitori impegnino troppo tempo in raccomandazioni e “prediche”»38.
Infatti, non si può prescindere dell’influenza della famiglia sui figli. Questa influenza
avviene non soltanto in termini di codici morali con trasmissione di norme e di valori ma anche
in termini di attenzione ai bisogni, di legami affettivi. È altrettanto importante aiutare le
famiglie a compiere questo compito fondamentale per la costruzione dell’identità dei figli in
termini positivi: «Le famiglie dovrebbero ricevere un supporto appropriato da parte delle
istituzioni, in particolare nella fase in cui i bambini attraversano la prima infanzia»39.
10.3. Prevenzione e gruppo dei pari.
Accanto alla famiglia, il gruppo dei pari gioca un ruolo non meno importante nella
costruzione dell’identità, nella costruzione di sé. Rappresentano anzi due agenzie di
socializzazione primaria. La genesi di culture e subculture risultano spesso della mancanza di
coordinazione o della conflittualità tra queste due agenzie: «La devianza potrebbe essere così
interpretata come la conseguenza di una sinergia perversa delle strutture: ad es. Scarsa
trasmissione di valori nella famiglia e forte attrazione nella subcultura del gruppo dei pari;
oppure precoce espulsione dal contesto familiare ed aspirazioni al raggiungimento di benefici
immediati scaturite dalla socializzazione nel gruppo dei pari. O ancora: cultura familiaristica
oppositiva al sistema dominante, rinforzo della rappresentazione sociale del sistema di dominio
prodotta dal gruppo di pari e conseguente emersione della conflittualità»40.
Nel caso dove prevenire significa arrivare prima. Bisogna avere un'attenzione speciale
38
Andrea Fantoma, Op. cit., p. 88
39
Ibidem, p. 86.
40
Vincenzo Masini, Op. cit., p. 151
36
alla precocità dell'intervento e la collaborazione delle famiglie prima che i minori abbiano
accesso alla droga. In questo caso, aumenta la possibilità di successo. Oltre questo è essenziale
favorire varie iniziative in tutti i campi. In questo senso, «una seria di pressioni sociali e
comportamentali che scoraggino il consumo potrebbero essere attuate dalle istituzioni»41. La
diffusione di informazioni negli ambienti di lavoro e soprattutto negli ambienti di diffusione dei
prodotti stupefacenti: «La gente deve essere messa in condizione di decodificare le
mistificazioni con cui le droghe riescono a guadagnare una sorta di accettabilità sociale»42.
Il processo di prevenzione è comunque un processo che richiede la collaborazione e un
certo grado di pianificazione e di organizzazione. In questa prospettiva, in un meccanismo di
prevenzione si deve prendere in considerazione quattro funzioni43:
- la funzione d’antenna che ha un duplice scopo: permette di imparare a conoscere
problemi sociali, ma allo stesso modo permette anche la presa in carico di soluzioni
suggerite dagli stessi attori. L’antenna costituisce la funzione centrale
dell’organizzazione.
- La funzione sperimentale che riguarda lo sviluppo di soluzioni comuni ai problemi
sociali e culturali e la messa in opera dei progetti.
- La funzione di punto d’informazione che riguarda la mediazione, la pubblicazione di
informazioni e la diffusione di conoscenze.
- La messa in rete che riguada l’inserimento dell’organizzazione della prevenzione nelle
reti esistenti all’interno della comunità nella quale essa s’inserisce, per permettere la
realizzazione delle funzioni sopra citate.
Fig. 3. Funzioni inerenti all'organizzazione delfa prevenzione, tratto da Jaap Van Der
Stel e Deborah Voordewind ( a cura), Manuel di prevenzione Alcol, droghe e tabacco, Franco
Angeli, Milano, 2001, p. 77.
41
Andrea Fantoma, Op. cit., p. 87.
42
Ibidem, p. 89.
43
Cf. Jaap Van Der Stel e Deborah Voordewind ( a cura), Op. cit., pp. 76-77.
37
Inoltre le strategie di prevenzione non attengono mai l'unanimità nel mondo
politico come nell'opinione pubblica e la loro applicazione è da sempre difficile44. Il primo
ostacolo è costituto dai ragazzi stessi che nel loro desiderio di indipendenza, non ascoltano e
minimizzano le indicazioni di prevenzione. Per avere un risultato maggiore è quindi importante
usare fonti diversi per la diffusione delle informazioni, facendo riferimento non solo agli adulti
e docenti, ma anche ai giovani ed ai ex tossicodipendenti. È altrettanto necessario intervenire
nei luoghi dove avviene l'uso della droga: «è importante in questi contesti sfatare i luoghi
comuni più deleteri, in primo luogo quello secondo il quale “tutti lo fanno”. Inoltre non va
trascurata l'utilità di aiutare i ragazzi ad acquisire quella sicurezza e quelle capacità
comunicative che consentano loro di relazionarsi con maggior facilità ed avvertire quindi meno
il bisogno del supporto offerto nella vita sociale dalla droga»45. È soprattutto importante aiutare
i soggetti a diventare protagonisti della prevenzione.....
CONCLUSIONE.
Cercare di capire il problema, individuarne le cause, stabilire una relazione di causalità
nei confronti del fenomeno della droga non significa risolvere il problema. La moltiplicazione
delle ricerche, la diffusione delle informazioni, la reazione politica, il benessere economico non
sono riusciti a fare sparire, a risolvere il problema della droga. Anzi le indagini mostrano che il
consumo della droga è in aumento, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi. Questa
osservazione è portatrice di un messaggio. Si tratta di un invito a prendere in considerazione
altre dimensioni, ad intervenire non solo sui fattori di rischio ma anche a prendere in
considerazione i fattori protettivi e delle varie opportunità offerte dalla società attuale.
Molti fattori considerati come fattori di rischio possono mediante una attenzione
speciale o a favore di uno spinto educativo e preventivo diventare condizioni favorevoli per la
promozione della persona e per la costruzione positiva e significativa dell’identità. Inoltre si
può giocare su alcuni fattori come per esempio i buoni risultati scolastici, i legami affettivi e
familiari, la sociabilità, la capacità di entrare in relazione e di prendere iniziative, l’influenza sul
gruppo dei pari, l’associazionismo, l’impegno e il coinvolgimento in attività di prevenzione, di
informazione, per fare sì che diventino un grande aiuto nel contrastare il problema del
consumo, dell’abuso di droga e di tossicodipendenza. La tabella seguente mette in relazione
fattori di rischio e fattori di protezione:
44
Cf. EURISPES, Op. cit., p. 201.
45
EURISPES, Op. cit., p. 202
38
Tab. 2. – Disagio adolescenziale: fattori di rischio e fattori di protezione in relazione.
Fonte adattato da Jessor [1977] in Manuela Martoni, Anna Putton, (a cura di), Uso di
sostanze psicoattive e cultura del rischio. Una ricerca tra giovani frequentatori di discoteche,
Franco Angeli, Milano, 2006, p. 29.
Predisposizione genetica
Fattori di rischio
Fattori di protezione
Vulnerabilità
Intelligenza elevata
psicofisiologica
Ambiente socio-culturale
Povertà, esclusione sociale,
anomia
normativa,
opportunità
illegali, valori e norme permissive
Ambiente
percepito
(famiglia-gruppo dei pari)
Modelli di comportamento
deviante
Personalità
Coesione familiare, istituti
scolastici di qualità, disposizione di
un buon livello di capitale sociale
Modelli di comportamento
convenzionale
Scarsa possibilità di vita
percepita,
scarsa
propensione
a
autostima,
correre
rischi,
Valore al conseguimento,
valore sulla salute, rafforzamento
autostima
aggressività
Comportamento / condotta
Scarso impegno scolastico
o sul lavoro
Attività
extrascolastiche,
partecipazione ad attività pubbliche
o di volontariato
Le teorie esplicative della droga e della tossicodipendenza non eliminano la loro
complessità. Gli approcci teorici e esplicative sono a volte troppo frammentati per dare una
interpretazione unificaria del nostro fenomeno. Perciò si deve considerare la droga e la
dipendenza a sostanze non come un fenomeno isolato ma in relazione a tutte le dimensioni della
vita. La dipendenza alla droga ha a che fare con la vita nella sua quotidianità. La droga in
qualunque modo esprime qualcosa di questa quotidianità. È quindi importante cogliere questa
dimenzione: « Non sappiamo perché si diventa tossicodipendenti, sappiamo però che la droga è
un indicatore eccezionale di qualche cosa che non va non solo nel singolo individuo interessato
e nella sua famiglia, ma nell’intera società»46. Si tratta allora di cercare per capire che cosa
vuole comunicare alla società, alla comunità di appartenenza, alla collettività un giovane che
assume la droga fino a diventare un tossicodipendente. Questa domanda va oltre la
speculazione: «La tossicodipendenza al momento attuale è un problema talmente complesso
che non può essere ridotto ad alcuno schematismo teorico. La dipendenza abbraccia
trasversalmente tutte le classi sociali e tutte le tipologie familiari. Interessa anche tutte le
strutture di personalità e non si può parlare di personalità tossicofila, né può essere ridotta
soltanto a fenomeno adolescenziale, anche se spesso inizia in questa fase della vita»47. Si tratta
soprattutto di cercare che cosa fare, come intervenire per accompagnare, prevenire e aiutare a
crescere.
46
Renda Emilio, Op. cit., p. 103.
47
Ibidem, p. 102.
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