Il web 2.0: dalla partecipazione alla in-formazione

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Il web 2.0: dalla partecipazione alla in-formazione
W E B WAT C H
Il web 2.0:
dalla partecipazione
alla in-formazione
Questo articolo apre una serie di interventi
volti a fornire gli strumenti per muoversi nel mondo
del web 2.0, capirne le potenzialità e illustrare
le applicazioni che nell’ultimo anno sono state
sviluppate in ambito medico. Si inizia con una
panoramica sul web 2.0, sui social network
e sul loro impiego da parte della comunità
scientifica. Si continuerà, nei prossimi numeri,
con la presentazione degli strumenti più noti
e più comunemente impiegati in questo ambiente
come i feed RSS, i blog, i wiki e i podcast.
Da alcuni mesi non passa giorno che i media
non si occupino in qualche modo del web 2.0.
Se ne parla molto in televisione, sui quotidiani,
sui settimanali; se ne parla (e sempre più spesso
lo si usa, anche se inconsapevolmente) in rete.
Tuttavia non si riesce ancora a comprendere se
si tratta di un argomento di moda destinato
a essere ridimensionato, come accaduto ad altre
iniziative proposte in rete in questi ultimi anni, o
di qualcosa che potrà lasciare tracce tangibili nel
prossimo futuro. Quello che è certo è che dai
tempi della esplosione del fenomeno Internet
non si assisteva a una nuova rivoluzione nel
campo della comunicazione che, trasversalmente,
sta attraversando numerose aree, da quella
politica (il blog di Beppe Grillo è un esempio di
stretta attualità), a quella economica, a quella
sociale, fino ad arrivare a quella medicosanitaria, dove gli strumenti del web 2.0 sono da
più parte proposti per fini formativi1-3.
Addirittura la rivista Time è arrivata a dedicare la
sua prima pagina alla persona dell’anno 2006
identificata come «You», intesa come persona che
partecipa e collabora in rete. Il successo in Italia è
poi particolarmente notevole e testimoniato da
recenti studi che dimostrano come negli ultimi
dodici mesi l’utenza sia cresciuta
esponenzialmente per particolari strumenti del
web 2.0 come Wikipedia (+122%), YouTube
(+1034%) e MySpace (+1295%)4.
IL WEB 2.0
Il neologismo web 2.0 è stato coniato nel
2004 da O’Reilly5, ma fin da subito ha creato
una certa confusione. Chi lo definisce come una
piattaforma, chi come «un’architettura della
partecipazione», chi come la seconda
generazione di strumenti e servizi web-based
volti a enfatizzare la collaborazione tra utenti.
La definizione forse più corretta è quella che la
avvicina al mondo dell’open access, inteso come
luogo (virtuale) al quale chiunque può
liberamente accedere attraverso l’impiego di
software gratuito al fine di condividere
informazioni e collaborare per creare nuova
conoscenza, e nel quale gli utenti siano al tempo
stesso produttori e fruitori dell’informazione.
Quindi non uno strumento software (anche se
per usarne le applicazioni è necessario del
software), ma un modo di collaborare, di
informarsi, di aggiornarsi, di scambiare
esperienze e creare conoscenze che poi vengono
messe a disposizione di tutti. Si tratta quindi di
un movimento culturale alla base del quale c’è
l’idea che i contenuti dei siti debbano
raggiungere gli utenti (o meglio la community)
senza alcun filtro e senza alcuna
intermediazione, rispondendo a necessità che
«partono dal basso». Tre parole sono solitamente
alla base del concetto del web 2.0: innovazione,
creatività e collaborazione6. A cui si può
aggiungere il concetto di «gratuità», dato che sia
il software per generare applicazioni web 2.0 sia i
loro contenuti sono disponibili gratuitamente.
L’innovazione è rappresentata dall’adozione di
nuovi strumenti come i social network, i blog, i
podcast, i wiki, i feed RSS (acronimo di Really
Simple Syndication) che avvicinano gli utenti tra
loro e alle stesse fonti di informazione. E in
questo, le riviste biomediche hanno fatto da
apripista in ambito medico, come sarà illustrato
in uno dei prossimi articoli. La creatività si
manifesta spesso all’interno di gruppi di persone
impegnate a discutere e dialogare tra loro,
dicendo o facendo cose che fino a quel
momento nessuno aveva avuto il coraggio di dire
o fare6. Ed è proprio quello che accade nei blog
o nei wiki. Ma nulla di ciò che offre il web 2.0
sarebbe possibile senza la collaborazione e la
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proprio blog), Google Calendar (per pianificare e
condividere eventi con i propri conoscenti) e
Google Documenti (per creare e condividere
documenti e fogli di lavoro simili a quelli
prodotti da MS Word o MS Excel); ma anche
grazie al funzionamento dell’algoritmo del
motore di ricerca che si basa implicitamente sulla
collaborazione tra milioni di persone
nell’identificare siti web attinenti a uno specifico
argomento.
Accanto a questi trovano spazio portali e social
network nati in era web 2.0 come MySpace,
YouTube, Flickr, SlideShare che permettono di
condividere ogni sorta di informazione (musica,
filmati, immagini fotografiche, diapositive,
podcast, slidecacst – una speciale combinazione
tra diapositive e file audio nel formato podcast).
Le caratteristiche strutturali sono abbastanza
simili: si basano su server sui quali l’utente
ESEMPI DI APPLICAZIONI WEB 2.0
riversa, condividendoli, i propri file (siano essi
Esistono molti esempi di portali che, pur
immagini, video o testi), offrono sistemi per una
essendo nati in epoca web 1.0 (il web
loro organizzazione (per esempio uno spazio
tradizionale), si sono dotati di strumenti che li
fanno rientrare a pieno titolo nel mondo del web personale per archiviare i propri «preferiti»),
2.0. Oltre ai già citati eBay e Amazon, ne fa parte sistemi per decidere il grado di condivisione dei
propri file (per esempio un album fotografico
Google grazie alla disponibilità di strumenti di
può essere reso accessibile esclusivamente ai
recente applicazione come Google Reader (lo
propri conoscenti e familiari), sistemi per
strumento che permette di leggere notizie
esprimere giudizi e lasciare (in gergo «postare»)
provenienti da numerose fonti), Blogger (la
piattaforma che permette a chiunque di aprire un commenti, e sistemi di tagging (che permettono a
disponibilità da parte di chi vi prende parte
a confrontarsi e a mettere a disposizione
nuove idee.
Partecipare e confrontarsi significa anche poter
fornire giudizi e commenti attraverso servizi di
rating su oggetti e prodotti di consumo o
addirittura sulla (presunta) capacità di
determinate categorie di professionisti. È ciò che
fanno alcuni portali che hanno sposato la logica
del web 2.0 come eBay o Amazon dove ogni
utente ha la possibilità di recensire un libro o un
disco. Ed è ciò che in ambito medico stanno
iniziando a fare alcuni portali come Revolution
Health (tabella I), Patient Opinion e Jameda
fornendo ai cittadini la possibilità di giudicare
medici e strutture sanitarie rispettivamente in
USA, Gran Bretagna e Germania7.
Esempi di applicazioni del web 2.0.
Nome
URL
Tipologia applicazione
MySpace
www.myspace.com
social network
Second Life
www.secondlife.com
social network
YouTube
www.youtube.com
condivisione di filmati
Flickr
www.flickr.com
condivisione di foto
SlideShare
www.slideshare.net
condivisione di diapositive
SciVee
www.scivee.tv
condivisione di relazioni scientifiche
iTunes
www.apple.com/itunes
scaricamento podcast
PenguinWiki
www.amillionpenguins.com
esempio di romanzo wiki
Wikipedia
www.wikipedia.org
esempio di wiki
Revolution Health
www.revolutionhealth.com
servizio di rating in med. basato su web 2.0
Google Reader
reader.google.com
aggregatore di notizie
Bloglines
www.bloglines.com
aggregatore di blog
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un utente di associare a un oggetto una parola
chiave che renda più semplice e immediato il suo
reperimento da parte di altri).
I grandi gruppi di comunicazione e di
software non si sono lasciati sfuggire l’occasione
di entrare in questo mondo. Dopo l’acquisto di
MySpace da parte di Rupert Murdoch (avvenuto
nel 2005 per 630 milioni di dollari) e l’apertura
di iTunes da parte di Apple per vendere musica
online e distribuire podcast, è recente
l’acquisizione di YouTube (dal megasito di video
ogni giorno vengono scaricati 100 milioni di
filmati) da parte di Google per 1,65 miliardi di
dollari, e ancora più recente è l’accordo tra la
BBC e la stessa Google per trasmettere su
YouTube servizi della prestigiosa rete televisiva8.
La tecnologia alla base del web 2.0 permette
di sviluppare applicazioni e lanciare iniziative
impensabili fino a pochi mesi fa. Come per
esempio quella della 20th Century Fox che si
propone di produrre entro il 2008 un film
selezionando, attraverso MySpace e i pareri dei
suoi frequentatori, il regista, gli attori e le
musiche, e di rendere collettiva e interattiva la
realizzazione della sua sceneggiatura9. Esperienze
simili sono nate in ambito letterario con la
realizzazione del primo romanzo wiki scritto e
redatto online in modo collaborativo da
aspiranti scrittori attraverso la tecnologia wiki10.
Il web 2.0 è un «luogo» nel quale per emergere
non è necessario disporre di grandi mezzi.
È quanto è capitato a diversi cantanti divenuti
famosi dopo aver lanciato il proprio video
musicale su YouTube o su MySpace, oppure a
sconosciuti professori di storia bizantina divenuti
star dei podcast11.
Il web 2.0 e i suoi strumenti stanno
progressivamente facendo la loro comparsa
anche in campo medico. È infatti un continuo
fiorire di iniziative intraprese da organi
istituzionali e società scientifiche volte a usare
blog, YouTube e SecondLife (solo per citare
alcuni strumenti del web 2.0) per informare i
cittadini su piani sanitari regionali12, per
avvicinarli alle biotecnologie13, per educare i
giovani su argomenti legati alla contraccezione
responsabile14 e alla prevenzione15. Inoltre,
grazie ad applicazioni come SciVee16 basate su
strumenti simili a YouTube, giovani ricercatori
possono mettere online un filmato o un podcast
nel quale sintetizzare i risultati di ricerche che
hanno pubblicato su una rivista «open access»
(il termine ricorre anche perché sponsor
dell’iniziativa è la Public Library of Science già
sponsor della nota rivista PLoS Medicine), mentre
i visitatori del portale hanno la facoltà di
commentare, giudicare e «taggare» i filmati,
gettando così le basi per un nuovo modello di
diffusione della ricerca e dell’informazione
scientifica. Queste iniziative hanno il pregio di
generare progetti più globali come quello
denominato Neuorocommons, una piattaforma
OpenSource che, a detta dei suoi sostenitori,
permetterà di pubblicare articoli scientifici
secondo la tradizione delle riviste open access e,
attraverso opportune infrastrutture, faciliterà la
condivisione della conoscenza da essi
generata17.
Accanto a queste, esistono poi portali che,
riprendendo la natura collaborativa della rete,
permettono ai pazienti di condividere storie ed
esperienze personali18.
GLI STRUMENTI DEL WEB 2.0
www.youtube.com
Sono numerosi gli strumenti che potrebbero
rientrare nella famiglia del web 2.0 che, in virtù
della loro caratteristica, sono spesso chiamati
social software. Alcuni tra questi hanno però
trovato una sistematica applicazione tra i servizi
rivolti soprattutto alla formazione e
all’aggiornamento della classe medica e degli
operatori sanitari, catalizzando l’attenzione della
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comunità scientifica grazie allo straordinario
livello di interazione, alla sempre maggiore
partecipazione nella creazione di conoscenza e
alla loro semplicità d’uso1-3. Si tratta più
specificamente della tecnologia RSS, dei blog,
dei wiki (da cui è nata la famosa enciclopedia
Wikipedia) e dei podcast, il cui uso, dopo una
fase pionieristica (come sempre intrapresa dalle
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propagato ai più importanti portali scientifici
nazionali e internazionali. Tali strumenti
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Eugenio Santoro
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Dipartimento di Epidemiologia,
IRFMN Milano
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