IL GATTO con gli STIVALI - I Piccoli Pomeriggi Musicali

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IL GATTO con gli STIVALI - I Piccoli Pomeriggi Musicali
i piccoli
pomeriggi
musicali
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Ti Fiab
una
IL GATTO
con gli
STIVALI
Fiaba popolare europea
29 MARZO 2015 ore 11.00
Teatro Dal Verme
Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali
IL GATTO CON
GLI STIVALI
Adattamento di Manuel Renga
REGISTA
MANUEL
RENGA
SOPRANO
BARBARA
ELENA
MASSARO CACCAMO
ORCHESTRA
I PICCOLI
POMERIGGI
MUSICALI
ATTORE
MARCELLO
MOCCHI
DIRETTORE
DANIELE PARZIANI
Le Musiche
I Piccoli Pomeriggi Musicali ringraziano LEILA FTEITA
per la realizzazione della scenografia del progetto Apeiron
The Ground Trembles
(Danza trad. indiana)
Song of the Fox
(Danza trad. indiana)
Snake Dance
(Danza trad. indiana)
Medicine Song (Danza trad. indiana)
John Widger Minor Major
Leroy Anderson The waltzing Cat
Gioachino Rossini Duetto Buffo di due Gatti
Angelo Branduardi Alla fiera dell’est
Pëtr Il’ič Čajkovskij Preghiera del Mattino
IL GATTO
CON GLI STIVALI
Adattamento di Manuel Renga
Buongiorno a tutti! Buongiorno bambini! Come state? Bene! Benvenuti al nostro penultimo appuntamento!
Quest’anno vi abbiamo portato un po’ dappertutto con le nostre fiabe vero? Dalle montagne del lupo mannaro, su per il fagiolo magico
fin sulle nuvole, poi al Polo nord dalla regina dei ghiacci.
Infine abbiamo nuotato nello stagno del brutto anatroccolo insieme
al signor Andersen e un mesetto fa siamo finiti in India vicino al
fiume Waingunga con Mowgli.
E oggi? Oggi ci troviamo nelle campagne spagnole, molti e molti
anni fa. Maestro, un po’ di atmosfera.
(si intona un’atmosfera campagnola) Bene.
Dovete sapere che vicino alla città di Belchite esisteva una grande
zona di campagna, con campi coltivati, filari di viti e piantagioni
di fagioli. Gli uomini lavoravano duro sotto il sole dell’estate e le
donne portavano ogni giorno il pranzo nei campi ai mariti.
E’ proprio lì che inizia la nostra storia.
BRANO 1
C’era una volta un mugnaio. Sapete chi è il mugnaio? Il signore che
macina il grano e produce la farina che mamme e nonne usano per
preparare la pasta le torte e via dicendo. Ebbene questo mugnaio
era ormai molto vecchio e morendo, non lasciò altra eredità ai suoi
tre figliuoli che un mulino, un asino e un gatto.
Le divisioni perciò furono presto fatte, e non ci fu bisogno di chiamare né il notaio, né il procuratore, i quali avrebbero finito col
mangiarsi anche quel poco che c’era.
Il maggiore disse:
“Io in quanto fratello maggiore mi prendo il mulino perché voglio
portare avanti l’attività di papà”.
“Io invece ho deciso di diventare un commerciante e quindi mi
prendo l’asino, che mi sarà utile.
“Io invece mi prendo… mi prendo… cosa è rimasto?”
Il più giovane dovette accontentarsi del gatto rimasto. Non c’era
altro.
“Che diavolo me ne farò mai di un gatto che indossa un paio di pantaloni e ghette e un cappello con la piuma ?”
Non si dava pace di essere stato trattato cosi male e diceva tra sé :
“I miei fratelli potranno guadagnarsi la vita onestamente mettendosi in società; io invece, quando avrò mangiato il mio gatto e mi
sarò fatto un colletto col suo pelo, dovrò rassegnarmi a morire di
fame”.
E se ne andò arrabbiato dalla riunione con i fratelli.
BRANO 2
L’attore indossa Gilet e altro pezzo del costume
Miao… cari bambini. Io me ne stavo rannicchiato li vicino al fuoco
mentre i tre padroncini litigavano. Facevo finta di non capire, ma
lo sapete? I gatti capiscono il linguaggio degli uomini. Per cui avevo
capito bene la situazione. Io, il gatto di casa, non servivo a niente?
Gliela faccio vedere io! Aiuterò il mio nuovo padrone a diventare
davvero qualcuno.
“Miao… Non tormentatevi così, padrone ! Procuratemi invece un
sacco e un paio di stivali, perché io possa camminare tra gli sterpi
del bosco, e vedrete che non siete stato cosi sfortunato come credete
nell’eredità”.
Il mio padrone fece una faccia strana tipo così (imita) e poi diventò
pensieroso. Sebbene non facesse molto affidamento su quelle parole,
tuttavia non disperò di ricevere da me un po’ d’aiuto nella sua
miseria.
“Padrone non disperate! Vi ricordate quanto sono bravo nei giochi
di abilità per prendere i topi?”
Infatti, mi aveva visto fare cose impensabili per prendere i topi, ora
lasciandomi penzolare, ora tenendomi per le zampe posteriori,
“La mia tattica preferita è questa!”
L’attore cade morto a terra e ci resta. Il maestro si avvicina preoccupato. E l’attore gli fa lo scherzo. Di seguito a memoria.
“Miao, mi nascondevo nella farina e facevo il morto! Dovevate vedere che paura prendevano, poi incapaci di correre cadevano sotto
le mie grinfie!”
Il padrone si decise a darmi ciò che chiedevo.
L’attore guarda il pubblico scambiandoli per coniglietti. Indossa
Stivali e cappello mentre parla. Di seguito a memoria.
Giunto là, misi un po’ di crusca e d’insalata nel sacco (esegue), e
mi stesi a terra come se fossi morto, in attesa che qualche coniglietto
giovane e poco esperto degli inganni di questo mondo venisse a cacciarsi in quella trappola, spinto dalla voglia di mangiare ciò che vi
avevo astutamente posto dentro.
L’attore fa il morto. Prepara della stoffa vicino per riempire un
sacco. Il sottofondo si interrompe con un colpo di percussione.
Primo movimento, alzata.
Ta daaaaan! Primo coniglietto preso!!
Mette nel sacco la stoffa e fa come se fosse vivo. Secondo movimento
tutto a destra.
Nel sacco, infatti, era entrato un coniglietto !
Terzo movimento, tutto a sinistra
BRANO 3
in sottofondo
L’attore si infila gli stivali e prende il sacco in spalla. A leggio.
Tirai alla svelta i cordoncini, poi presi la bestiolina
Allorché il Gatto ebbe ottenuto ciò che aveva chiesto, infilò gli stivali alla brava, si pose il sacco sulle spalle, tenendone i cordoni con
le due zampe davanti, e si diresse verso una riserva di caccia, dove
si trovavano molti conigli selvatici.
e la preparai per regalarla ad una persona importante.
Tutto trionfante per la preda fatta, mi recai dal Re e domandai di
parlargli. Mi fecero salire agli appartamenti di Sua Maestà; e feci
una grande riverenza al sovrano.
Terzo movimento, torna al centro
(L’attore esegue – quindi battuta a memoria. Fa un inchino al
maestro che si mette una corona da re)
“Sire, accettate questo coniglio di riserva, che vi manda… (non sa
che nome inventarsi, e stacca sui bambini. Un nome importante…
un nome grandioso….) il marchese di Carabas”
Daniele - “Di’ al tuo padrone che lo ringrazio e che ho molto gradito il suo presente”.
E me ne andai molto soddisfatto di questo raggiro. Sono davvero un
furbacchione.
BRANO 4
L’attore mette delle altre trappole e riempie dei sacchi come ci
fosse dentro un coniglio. Ripete per alcune volte.
Fine brano
Un’altra volta il Gatto andò a nascondersi in mezzo al grano, ci
dispose sempre il sacco in modo che stesse aperto. Appena vi entrarono due pernici, tirò i cordoncini e le prese tutte e due.
Si recò nuovamente dal Re, come aveva fatto per il coniglio. Il sovrano gradì moltissimo anche questo regalo, e fece dare una mancia
all’insolito servitore: 5 pesetas!
Il Gatto continuò cosi per due o tre mesi a portare di quando in
quando al Re la selvaggina che, diceva lui, aveva cacciato il suo
padrone.
Un giorno, avendo saputo che il Re doveva andare a fare una
passeggiata in carrozza lungo la riva del fiume assieme alla figlia,
che era la più bella Principessa del mondo, disse al padroncino:
“Miao… Se badate al mio consiglio, la vostra fortuna é fatta: andate a fare il bagno nel fiume, nel punto che io vi indicherò, e poi
lasciate fare a me”.
(Misterioso) Il padrone ultimamente vedeva sempre il gatto uscire
con i sacchi di casa e rientrare senza, gli chiedeva spesso cosa ne
facesse, ma il gatto rispondeva “Miao… sto lavorando per voi!”
Anche quel giorno, a quella strana indicazione di fare il bagno in
marzo, il sedicente marchese di Carabas rimase un po’ stranito, ma
decise ancora di fare quello che il Gatto gli aveva consigliato, senza
sapere quale fosse lo scopo di tutto ciò. E si tuffò.
L’attore ora marchese di Carabas, inizia a mimare il tuffo, poi
il nuoto e poi via dicendo tutto il resto – Voce del figlio giovane
BRANO 5
inizia in sottofondo e poi continua. Battute a memoria.
Un tuffo perfetto vero amico gatto… Oddio ma l’acqua… è freddissima… è gelata… sembra che il ghiacciaio si sia sciolto per
renderla così fredda! Aiuto…. Devo nuotare più forte…. Prima a
stile … Dai dai dai… forza scaldati!
A rana forse ci si scalda di più. Maledetto gatto che mi ha detto di
tuffarmi! Se non fossi sicuro che lo fa per me scapperei… Che freddo!
Che freddo!
L’attore continua a nuotare. Prima della fine del brano sparisce
e ritorna al leggio.
Fine brano
Mentre il marchese stava per affogare nel fiume, il Re si trovò a
passare da quelle parti, e il Gatto si mise a urlare con quanto fiato
aveva in gola :
“Miao! Aiuto ! Aiuto ! Il marchese di Carabas sta annegando!”
A quel grido il Re mise fuori la testa dal finestrino, e, riconoscendo
il Gatto, che gli aveva portato tante volte la selvaggina, ordinò
alle guardie di correre in aiuto del marchese di Carabas.
Intanto che il povero marchese veniva ripescato dal fiume, il Gatto si avvicinò alla carrozza e disse al Re:
“Miao…. Maestà, mentre il mio padrone era in acqua sono sopraggiunti dei ladri, alti come lui (prende uno dell’orchestra),
con i capelli del colore dei suoi, e vestiti con camicia bianca, jeans
e sciarpina colorata…Come lui! E hanno rubato al mio padrone i
vestiti anche se entrambi abbiamo urlato al ladro al ladro”
(Il maestro caccia l’orchestrale colpevole)
Invece era stato quel furbacchione del Gatto a nascondere gli abiti
del padrone sotto una grossa pietra!
Il Re ordinò immediatamente agli ufficiali addetti al suo
guardaroba di andare a prendere uno dei suoi vestiti più belli per
il marchese di Carabas.
(L’orchestrale ritorna al suo posto, come fosse l’inserviente)
Quando il giovane li ebbe indossati, si presentò al Re, e questi gli
usò mille gentilezze.
Quegli abiti gli stavano veramente bene e mettevano in risalto la
naturale bellezza dei suoi tratti e 1’eleganza della persona, tanto
che la figlia del Re se ne senti subito attratta.
Bastarono due o tre occhiate, un poco tenere, per quanto molto
rispettose, perché la fanciulla se ne innamorasse perdutamente.
Il Re riprese la passeggiata interrotta e volle che il giovane salisse
sulla carrozza e li accompagnasse.
Il Gatto, felice di vedere che tutto procedeva secondo il suo disegno,
andò avanti per conto suo.
Il re stava davanti, il finto marchese di Carabas e la principessa
dietro. Il viaggio fu molto romantico.
BRANO 6
L’attore, a memoria, come Gatto
Bambini! Adesso ho bisogno di tutti voi. Miao! Io sto camminando
davanti alla carrozza che arriverà tra poco! Quando il re vi chiederà di chi sono i campi da quella parte voi dovrete rispondere come
c’è scritto là in alto. Va bene? Dovrete dire “Del Marchese di Carabas”
Appare la scritta “Del marchese di Carabas”
Io vi aiuterò vi do il via, guardatemi sempre! Facciamo una prova
facciamo finta che sono il re (lo imita) e vi chiedo Di chi sono i
campi?
Voi dite tutti insieme al mio 3, 1-2-3 “Del marchese di Carabas”.
Bravissimi! Attenti che arriva la carrozza!
L’attore torna a leggio. Appena nominato il re, il maestro si gira
verso il pubblico.
Tosto sopraggiunse il Re, fermò la carrozza e chiese:
Daniele – di chi sono quei campi?
“Del marchese di Carabas”.
Il re disse: “Una gran bella proprietà per essere solo un marchese”
Il finto marchese iniziava a capire il gioco del suo amico gatto e
disse:
“Come vedete, Sire é terra fertile, e tutti gli anni mi dà un ottimo
raccolto”.
Il gatto stava sempre davanti alla carrozza e incontrò dei mietitori di grano.
Bambini ancora aiuto! Il re sta arrivando quando vi chiederà di
chi è tutto questo grando voi cosa risponderete? “Del marchese di
Carabas” Bravissimi. Eccolo che arriva!
Daniele - “Mietitori! Di chi è tutto questo grano che vedo?”
“del marchese di Carabas”
Il Re se ne rallegrò col giovane.
Il Gatto, che camminava sempre davanti alla carrozza, continuava a dire la stessa cosa a tutti quelli che incontrava lungo la
strada; cosi il Re non finiva più di meravigliarsi delle grandi ricchezze del marchese di Carabas.
BRANO 7
Finalmente il nostro Gatto giunse a un bel castello di proprietà
di un Orco, che era il più ricco che si fosse mai visto. Il Gatto, che
aveva avuto l’accortezza di informarsi su chi fosse quell’Orco e quali prodigi sapesse compiere, chiese di potergli parlare, dicendo che
non aveva voluto passare così vicino al suo castello senza avere
l’onore di venirgli a rendere omaggio.
L’Orco lo ricevette con la buona grazia che può avere un Orco e lo
fece accomodare perché si riposasse.
Allora il Gatto prese a dire:
“Miao…. Mi hanno assicurato che avete la capacità di mutarvi
in ogni sorta di animali solo sentendone il verso; che potete, per
esempio, trasformarvi in leone oppure in elefante”.
“È vero” rispose l’Orco con fare brusco, “e, ve lo dimostrerò. Forza
fatemi sentire un verso di un animale”.
Bambini… facciamo sentire il verso del leone? Pronti via! (eseguono) Bravissimi!
L’attore vede l’immagine orribile allo schermo e si spaventa
Il povero Gatto si spaventò talmente nel vedersi davanti quella
bestia feroce, che si rifugiò sulle grondaie, non senza qualche difficoltà e col rischio anche di cadere, a causa degli stivali, che non
erano certo adatti per camminare sulle tegole.
Dopo un po’, avendo visto che l’Orco aveva ripreso le sue solite
sembianze, si decise a scendere e ammise di avere avuto molta
paura.
“Miao… bambini pronti a fare il verso della papera? Pronti via!
(eseguono) Bravissimi!”
E in quel caso l’orco si trasformò in una bellissima papera bianca
che scorrazzava per la stanza.
“Miao …. Mi hanno anche assicurato, ma io stento a crederci,
che avete la facoltà di trasformarvi anche in un animale piccolissimo, come la talpa e il topo: vi confesso però che tutto ciò mi
sembra davvero impossibile”.
“Impossibile?” disse l’Orco. “Ora vedrete! Fatene il verso!”
Pronti bambini? Il verso del topolino! 1-2-3 via! (eseguono) Benissimo!
E l’orco si mutò in un topolino e prese a correre sul pavimento
della stanza. Il Gatto, appena lo vide, si gettò come un lampo su
di lui e ne fece un boccone. Si era mangiato l’orco!!
In quel mentre il Re, che nel passare di là aveva notato il magnifico castello dell’Orco, volle entrare per visitarlo.
Il Gatto, udendo il rumore della carrozza, che attraversava il
ponte levatoio, corse incontro al Re e gli disse:
“Vostra Maestà sia la benvenuta nel castello del marchese di
Carabas!”
“Ma come, marchese!” esclamò il Re; “questo castello é dunque
vostro? Non ho mai visto niente di più bello: che eleganza ed armonia di linee, quale grandiosità e che splendidi giardini. Visitiamone l’interno, se non vi dispiace”.
BRANO 8
in sottofondo
Il marchese offrì la mano alla giovane Principessa, e assieme seguirono il Re, il quale si era avviato per primo.
Entrarono in una grande sala, dove trovarono pronta una magnifica colazione. Il Sovrano, conquistato dalle buone maniere del
marchese di Carabas, - che dire poi della figlia, che ne era innamoratissima - e vedendo la vastità dei suoi possedimenti, gli
disse, dopo aver bevuto cinque o sei bicchieri di vino:
“Dipende soltanto da voi, marchese, se volete diventare mio genero”.
Il marchese si profuse in riverenze, accettò volentieri l’onore che
il Re gli faceva, e il giorno stesso sposò la Principessa.
Fine del brano – L’attore balla come se fosse al matrimonio.
Naturalmente il gatto rimase con gli sposi. Ebbe un bel cuscino di
seta accanto al fuoco, nella sala del trono durante l’inverno, ed una
bella cuccetta sotto il pergolato d’estate.
Il figlio del mugnaio diventò dunque il marito della Principessa,
ricco possidente di tutti i beni che erano del re.
Egli era tuttavia un giovane onesto e sincero, non volle continuare
ad ingannare la giovane moglie ed il Re.
“Signora moglie, Signor re… ho da confessarvi una cosa. Io non sono
ciò che pensate…”
Il buon giovane raccontò come erano andate veramente le cose,
spiegò per filo e per segno quello che aveva architettato il gatto, dalla prima fortunata caccia nel bosco al colpo maestro dell’uccisione
dell’Orco e alla conquista del castello.
Il gatto stava sempre sornione ad ascoltare, e ogni tanto dava uno
sguardo al re e alla principessa che erano stupiti di quel racconto.
Finito di parlare il giovane era pronto ad andarsene, tanto si sentiva in colpa, ma siccome la principessa gli voleva bene, e il re lo
stimava, decisero di perdonarlo.
Liberato da questo peso, il ragazzo visse felice con la sua sposa ed
ebbe tanti figliuoli, che giocarono allegramente col gatto per nulla
meravigliati di vedergli indosso gli stivali ed ascoltarono anch’essi,
divertendosi un mondo, la storia del cattivo Orco, trasformato in
topino e divorato dal gatto.
“Miao… quanti bambini che ci sono oggi al castello! La volete sentire una storia? Di come mi sono mangiato un orco cattivo! Bene ve
la racconto… miao…
Mentre il gatto ricomincia a raccontare la storia da capo Daniele
inizia l’ultimo brano che copre la voce dell’attore-gatto con gli
stivali.
BRANO 9
C’era una volta un mugnaio. Sapete chi è il mugnaio? Il signore che macina il grano e produce la farina che mamme e nonne
usano per preparare la pasta le torte e via dicendo. Ebbene questo mugnaio era ormai molto vecchio e morendo, non lasciò altra
eredità ai suoi tre figliuoli che un mulino, un asino e un gatto…..
ORCHESTRA I PICCOLI
POMERIGGI MUSICALI
VIOLINI
Edoardo Alessio
Francesca Benesso
Ella Biscari
Simone Ceriani
Federica Fazio
Margherita Gimelli
Giacomo Levi
Alberto Maruzzelli
Isabella Pasini
Nayruth Virginia Pozzi
Davide Sensales
FLAUTI
Michela Cassi
Sofia Linnea Di Gaetano
Emma Francesca Ferrari
Euridice Pezzotta
Alessandro Schiattone
Emanuele Surace
OBOI
Eva Labib
Giacomo Riva
CLARINETTI
VIOLE
Francesco Mariotti
Matilde Giusti
Luca Frizzele
VIOLONCELLI
TROMBONE
Cecilia Alessio
Irene Barsanti
Anais Fontana
Alessandro Mauriello
Martina Meotti
Mughihiko Sano
Francesco Tamburini
Alessandro Pogliani
PERCUSSIONI
Francesco Bosio
PIANOFORTE
Marta Ceretta
i piccoli
pomeriggi
musicali
Nucleo aderente al
€ 3,00