corso di laurea triennale in media e giornal
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corso di laurea triennale in media e giornal
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE «CESARE ALFIERI» CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN MEDIA E GIORNALISMO TESI DI LAUREA IN TEORIE E TECNICHE DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA LE MILLE STRADE DEL GIORNALISMO NELL'UNIONE EUROPEA: DALL'ANOMALIA ITALIANA ALL'INDUSTRIA BRITANNICA Relatore Prof. Carlo Sorrentino Laureanda Guia Regina Baggi Anno Accademico 2006-2007 Agli aspiranti giornalisti INDICE INTRODUZIONE pag. 5 1. QUALE MODELLO DI GIORNALISMO PER L'UNIONE EUROPEA? 1.1 La professionalizzazione del giornalismo pag. 13 -Il modello mediterraneo o pluralista-polarizzato -Il modello dell'Europa centro settentrionale o democratico-corporativo -Il modello dell'Europa dell'Est o ex sovietico -Il modello nordatlantico o liberale 1.2 Le somiglianze e le differenze di particolare rilievo tra i vari pag. 36 Paesi 1.3 Il ruolo dell'Unione Europea pag. 38 2. L'ANOMALIA ITALIANA 2.1 La professione giornalistica... pag. 43 2.1.1 ...secondo l'ordinamento 2.1.2 ...secondo il Contratto Nazionale del Lavoro Giornalistico 2.1.3 ...nei fatti 2.2 Una fotografia della professione alla fine del 2006 pag. 52 2.2.1 I numeri dell'Ordine dei Giornalisti 2.2.2 I numeri dell'INPGI 2.3 Praticantato e Scuole di Giornalismo pag. 57 2.4 La prova di idoneità professionale pag. 60 2.4.1 Come funziona 2.4.2 I dati delle ultime sessioni 3. L'INDUSTRIA BRITANNICA 3.1 La professione giornalistica... 3.1.1 ...secondo i diversi settori dell'industria editoriale -Print Journalism and Photojournalism -Broadcast Journalism pag. 64 -Altri settori del giornalismo britannico: News agencies Journalism, Press and Public Relations, Book publishing, Online publishing, Freelancing and casual work 3.1.2 ...secondo le organizzazioni dell'industria 3.2 Una fotografia della professione del 2002 pag. 72 3.3 La formazione al Giornalismo pag. 74 3.4 I Preliminary Certificate in Journalism e i National Certificate pag. 80 Examination 3.4.1 Come funzionano 3.4.2 I risultati delle ultime sessioni 4. I DUE MODELLI A CONFRONTO 4.1 La via colta al giornalismo in Italia e in Gran Bretagna pag. 85 4.2 La prova di idoneità e il National Certificate Examination per pag. 88 reporter 4.3 Le opinioni di alcuni commissari sulla prova di idoneità pag. 90 4.4 I numeri principali dei giornalisti in Italia e in Gran Bretagna pag. 97 4.5 Le differenze sostanziali tra i due Paesi pag. 99 4.6 Le prospettive italiane nell'accesso e nella formazione alla pro- pag. 104 fessione - APPENDICI pag. 112 I- Principali organizzazioni e scuole di Giornalismo negli Stati UE II- Principali organizzazioni e scuole di Giornalismo in Italia III- Principali organizzazioni e scuole di Giornalismo nel Regno Unito -BIBLIOGRAFIA pag. 136 INTRODUZIONE L'idea di approfondire il tema dell'accesso e della formazione alla professione giornalistica, in un'ottica comparata ed europeista, mi è stata suggerita dallo studio in vista dell'esame di Storia del Giornalismo del capitolo Il Giornalismo tra mestiere e professione, ne Il quotidiano ieri e oggi del Prof. Cosimo Ceccuti. Nello specifico si parla di una delegazione del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti che nel 1976, quando in Italia ancora non esistevano le Scuole di Giornalismo, andò in Gran Bretagna a studiare il sistema di reclutamento britannico dei giornalisti. Nel descrivere quello che era allora, ed è tuttora, nel Regno Unito l'iter maggiormente seguito per entrare nel mondo del lavoro, cioè frequentare dei corsi pre-entry, un articolo sulla pubblicazione dell'Ordine dei Giornalisti dal titolo Scuole di giornalismo in Inghilterra di Nazario Sauro Onofri ha anticipato di un anno l'apertura dell'Istituto per la Formazione del Giornalismo Carlo Martino di Milano, la prima scuola sostitutiva del praticantato. La conoscenza di questo episodio ha stimolato la mia curiosità rispetto a come sia strutturato l'accesso al giornalismo in altri Paesi, soprattutto in Europa, in una dimensione comunitaria che presuppone la libera circolazione di persone, servizi, professionalità. Iniziando questa ricerca, mi sono subito imbattuta nella difficoltà di raggiungere lo stesso livello di comprensione della realtà giornalistica di tutti gli Stati membri dell'UE. Il motivo si spiega facilmente constatando che è un terreno poco esplorato, con ventitré lingue ufficiali per ventisette paesi e pochi strumenti in Italiano, Spagnolo e in Inglese per capire le differenze e valorizzare i tratti comuni dei percorsi di accesso e formazione al giornalismo. Il punto di partenza l'ho trovato in una ricerca del 1997 dell'Ordine dei Giornalisti e in una tesi di laurea disponibile presso la biblioteca del Consiglio Nazionale dell'anno accademico 1991/2, nonostante entrambe andassero aggiornate. La sezione di Journalism Studies della European Communication Research and Education Association (ECREA), è stata fondamentale nell'orientamento verso mate5 riali più recenti: il Rapporto Education and Journalism: Euromed and the media del 2007, una ricerca che descrive i percorsi accademici dei corsi di laurea in Giornalismo esistenti in Europa, sottolinea il fatto che sebbene in nessun paese sia richiesta la laurea per esercitare la professione, un numero sempre crescente di persone si iscriva a corsi in Giornalismo o Comunicazione e buona parte di chi lavora nel settore abbia un titolo di studi accademico. Inoltre, evidenzia come ormai nella maggior parte delle università dei Paesi europei si stia effettivamente affermando il Processo di Bologna con il sistema BAMA. Così mentre il sistema universitario e più in generale di istruzione si sta uniformando, e nel 2010 il Processo dovrebbe aver raggiunto i traguardi previsti nel 1999, rispetto alla professione giornalistica le varianti presenti in Europa restano tante. A partire dal caso italiano, che abbiamo definito anomalo, perché unico a demandare a un Ordine professionale l'autoregolamentazione della professione giornalistica e al contempo regolamentarla con una legge dello Stato, nonostante una direttiva europea proposta dal deputato al Parlamento europeo Stefano Zappalà tenda a normalizzare il sistema ordinistico italiano. Nello scenario considerato il nostro paese è comunque assimilabile ad altre nazioni. Infatti è possibile rintracciare all'interno dell'Unione Europea almeno quattro diversi Modelli di Giornalismo, riprendendo l'analisi proposta da Daniel C. Hallin e Paolo Mancini nel 2004, e applicandola ai confini attuali dell'UE. Quattro, e non tre, perché i due autori nel loro testo non si occupano dei Paesi dell'Est Europa. Nel primo capitolo sono illustrati tutti e quattro: dal Modello dei Paesi mediterranei, nella maggior parte dei quali la professione giornalistica è regolamentata e protetta per legge, al Modello atlantico liberale del Regno Unito, dove la professionalizzazione del giornalismo è legata all'industrializzazione, all'autonomia del settore editoriale di determinare i percorsi di accesso e formazione attraverso propri organismi. Gli altri due modelli corrispondono ai Paesi dell'Europa centro settentrionale, caratterizzati dal libero esercizio del giornalismo accompagnato dalla precoce affermazione di un'identità professionale organizzata e autoregola6 mentata; e ai Paesi dell'Est Europa, dove invece i giornalisti sono poco organizzati a vantaggio del libero arbitrio di editori non troppo preoccupati di garantirne diritti e prestigio. Proseguendo nella ricerca di ulteriore materiale, mi sono accorta che l'esigenza di indagare oltre l'ordinamento italiano sembra essere tornata attuale: infatti, all'interno del Sesto Rapporto sulla comunicazione in Italia- Le diete mediatiche degli italiani nello scenario europeo del 2007 di CENSIS e UCSI, un capitolo è dedicato alla via al giornalismo in quattro principali paesi europei; sempre UCSI e UNISOB hanno recentemente pubblicato Università e professioni dei comunicatori in Europa- Criticità, ritardi e problemi irrisolti. Entrambe le pubblicazioni sottolineano l'affermarsi in Europa di una via colta accanto alla tradizionale formazione in redazione, sintomo di una crescente professionalizzazione: la laurea rimane non indispensabile, ma cresce l'esigenza della specializzazione. In Italia, alla quale è dedicato il secondo capitolo di questo testo, da alcuni anni all'interno dell'Ordine dei Giornalisti si parla di ancorare l'accesso a un percorso accademico, con l'obiettivo di uniformare il giornalismo alle altre professioni che fanno riferimento agli Ordini. L'interrogativo a cui questa riforma vorrebbe dare risposta è se il giornalismo è una professione, perché se tale fosse, allora come le altre dovrebbe avere un esame di Stato al termine di un percorso universitario con la conseguente iscrizione all'Ordine. La riforma dell'ordinamento delle professioni intellettuali, riguardante anche quella giornalistica, è attesa da oltre due legislature. Nel 2005 si era arrivati all'approvazione del decreto legge Siliquini che accoglieva le istanze dell'Ordine, ma il Consiglio di Stato ha bloccato il provvedimento per incompetenza del Governo a legiferare a riguardo. A oggi, gli hanno fatto seguito altre sei proposte di legge, in corso di esame presso la Commissione mista Giustizia e Attività produttive che ha riferito alla Camera l'ultima volta il 15 gennaio 2008. In realtà, le ultime tendenze rappresentano più un compromesso tra il riconoscimento delle associazioni delle professioni attualmente non regolamentate e il tradizionale si7 stema ordinistico, in un tentativo annunciato di modernizzazione. In questi documenti, comunque, non si menziona un percorso universitario per accedere alla professione giornalistica, né si preannunciano particolari cambiamenti a riguardo, la discussione è limitata allo svolgimento del tirocinio, alle modalità degli esami di Stato, e in generale alle prerogative degli Ordini professionali, ma la fine della legislatura lascia presupporre uno slittamento ben oltre i diciotto mesi che il primo dicembre 2006 il Governo aveva preventivato con il Ddl Mastella in materia di professioni intellettuali. Quello che l'Ordine dei Giornalisti è riuscito a fare negli anni per adeguare l'accesso ai cambiamenti della società consiste: nel riconoscimento delle cosiddette scuole di giornalismo a partire dal 1990; nell'ampio uso della dichiarazione sostitutiva per ovviare ai numerosi rifiuti degli editori di firmare le dichiarazioni di concluso praticantato; nel legittimare forme di praticantato freelance, a termine, in settori non tradizionalmente giornalistici; e recentemente, a far introdurre per legge il computer al posto della macchina per scrivere nella prova di idoneità. Da un lato l'accesso è stato allargato, per molti anche troppo, e la distanza tra quanto tratteggiato idealmente e formalmente nella normativa del '63 e la realtà dei fatti appare evidente: il numero di candidati è di gran lunga superiore a quello che i media tradizionali sono in grado di assorbire1. La situazione va così a vantaggio degli editori che possono attingere a un bacino di manodopera distribuito su tre diversi mercati, a seconda delle esigenze e del portafoglio: i professionisti dipendenti stabili, una categoria non caratterizzata da una particolare mobilità professionale; i collaboratori colti, ovvero quei pubblicisti che grazie alla propria attività principale hanno raggiunto un grado di expertise o le grandi firme di alcuni editoriali in prima pagina; e svariate persone che gravitano attorno alle redazioni non riuscendo a entrarci a pieno titolo. In realtà, poi, l'afflusso di nuovi giornalisti è proporzionale alla vitalità del mercato editoriale, come è possibile notare dai trend di iscrizione agli Albi dell'Ordi1 Baldini, Massimo – Scandaletti, Paolo a cura di, Università e professioni dei comunicatori in EuropaCriticità, ritardi e problemi irrisolti, UCSI, Roma, 2008, p. 94. 8 ne, in Italia come ovunque. Il problema è che in Italia il mercato editoriale a parte rare eccezioni non è vitale, perché risente ancora del fenomeno dell'editoria impura che ne ha caratterizzato la prima fase e ha determinato una penuria di imprenditori che vendono informazione come attività principale, che investono nella qualità e in primis nella preparazione di lavoratori e collaboratori. Alcuni dei giornalisti che non riescono ad entrare nel mercato dei professionisti con contratto art.1, altri per scelta, esercitano l'attività giornalistica come freelance. Il numero di iscritti all'Ordine che pagano contributi derivanti da lavori autonomi, secondo l'INPGI, l'ente di previdenza dei giornalisti, ha superato il numero di contratti dipendenti registrati. L'aumento dei freelance è un fenomeno diffuso in molti Paesi in Europa, e quando costituisce una scelta e non una via di fuga dalla precarietà dei contratti a termine e della disoccupazione è indice di un alto livello di professionalizzazione. Le fonti principali che mi hanno permesso di approfondire il contesto italiano sono state: Le professioni del giornalismo di Menduni e Catolfi; alcuni articoli di Gianni Faustini e Milly Buonanno su Problemi dell'Informazione; il Libro bianco del lavoro nero, edito dalla FNSI; la ricerca del Corecom della Toscana sulle trasformazioni del lavoro giornalistico nella nostra regione; e la statistica e la comunicazione ufficiale dell'Ordine dei Giornalisti, della FNSI e dell'INPGI. Nel terzo capitolo l'attenzione si sposta sulla Gran Bretagna, dove sono due le possibilità di essere reclutati come giornalista: la prima consiste nell'ingresso diretto nel mondo del lavoro, a cui fanno seguito due anni di training a spese dell'azienda, che oltre alla formazione sul campo, all'interno della redazione, comprende anche corsi a distanza o block/day release; l'altra strada è quella che l'aspirante giornalista segua un corso preliminare che gli permetta di ottenere dei certificati che attestino una conoscenza basilare sulle materie di fondamentale importanza per la professione e sia così facilitato nel trovare un editore, anche se una volta assunto sono comunque previsti in azienda altri 18 mesi di training. A questo punto è auspicabile che chi ha terminato il praticantato sostenga il Na9 tional Certificate Examination, l'esame che conferisce la qualifica di professionista. Non è un esame obbligatorio: nel Regno Unito, la libertà di espressione e opinione fa riferimento al modello del primo emendamento della Costituzione americana e dell'art. 10 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Non è dunque considerata ammissibile l'introduzione di leggi che limitino l'esercizio dell'attività giornalistica. L'industria editoriale ha creato un sistema di reclutamento, regolato da consuetudini, norme non scritte e non rigide, e da organismi che hanno l'obiettivo di garantire e certificare parametri di qualità. Una delle caratteristiche che più distinguono questo modello da quello italiano è che non c'è una differenza sostanziale tra quanto sostenuto dalla legge e quanto succede nella realtà: non essendoci una normativa scritta, non è neanche possibile infrangere un sistema, a prescindere dalla diversa concezione della dimensione normativa che va oltre il caso specifico del giornalismo, grazie alla quale il mercato editoriale britannico si è sviluppato precocemente in senso commerciale e si è posto l'obiettivo di offrire prodotti competitivi. Il livello di specializzazione è un altro elemento che indica una forte professionalizzazione del giornalismo nel Regno Unito. I percorsi di accesso sono distinti a seconda del comparto produttivo, soprattutto rispetto alle aree più tradizionali del giornalismo: il National Council for the Training of Journalists è l'ente che si occupa della formazione per il settore della carta stampata, ma al suo interno sono ulteriormente distinti i percorsi per chi vuol lavorare nei quotidiani, nelle riviste e nei periodici, nella fotografia per la stampa o nel fotogiornalismo, e nel sub-editing; il Periodicals Training Council certifica i corsi in Giornalismo dei periodici; il Broadcast Journalism Training Council di quello radiotelevisivo. Sono considerate professioni giornalistiche anche le PR e gli uffici stampa e chi lavora nella produzione di libri. Mentre per chi vuole lavorare nei nuovi media è offerta una preparazione multimediale che permette una maggiore versatilità. Tutti i settori sono riuniti in un unico sindacato che rappresenta chi lavora dentro 10 l'industria editoriale. L'editoria britannica ha maggiori capacità di assorbimento di quella italiana ed è in gran parte più dinamica. La stessa industria struttura gli standard e i requisiti formativi di cui ha bisogno attraverso gli organismi che certificano la formazione e che svolgono il ruolo di canali di reclutamento. Il compito di attribuire e distribuire la press card è nelle mani delle aziende e delle organizzazioni ed è rivolto non ai soli giornalisti, ma a tutti gli operatori impiegati nella raccolta di informazioni che possono aver bisogno di identificarsi. I freelance sono circa il 20% dei giornalisti che operano nel Regno Unito, dove nelle redazioni circa il 16% lavora con contratti a tempo determinato. La documentazione da cui ho estrapolato le principali informazioni relative alla Gran Bretagna consiste soprattutto nella comunicazione ufficiale della National Union of Journalists, del NCTJ, PTC, BJTC, SKILLSET; in un inserto annuale di una rivista del settore, la Press Gazette; nell'unica ricerca accurata e complessiva recente sui giornalisti che risale al 2002; in una tesi di laurea sull'importanza della formazione per i giornalisti e più in generale nelle già menzionate ricerche pubblicate recentemente in Italia da CENSIS e UCSI. Ho provato a contattare direttamente alcuni degli organismi precedentemente indicati, ma alla richiesta di maggiori informazioni sul sistema britannico la risposta è stata di fare una work experience in qualche redazione, ipotesi che non disdegno e avevo già preso in considerazione, ma che a questo punto preferisco posticipare all'ottenimento del mio ritardatario Bachelor, che per ora mi sembra il primo traguardo per l'Europa. Infine, nel capitolo conclusivo vengono ricapitolate le principali analogie e tendenze comuni ai due Paesi: l'offerta formativa riconosciuta, la prova di idoneità per diventare giornalista e il National Certificate Examination, i numeri dei giornalisti, i dibattiti in corso sulla formazione in concomitanza con la diffusione dei corsi in Media Studies e in Communication, con il livello di specializzazione richiesto dai diversi settori giornalistici, con la maggiore competenza tecnica resa 11 necessaria dai nuovi media e dall'integrazione di quelli tradizionali con i nuovi, con la tendenza delle aziende a ricorrere a lavoratori freelance. Per quanto riguarda le differenze principali possono essere riassunte in due espressioni che indicano gli scogli che un aspirante giornalista deve superare nei due Paesi presi in esame: nel caso italiano, l'accesso a una professione protetta e regolamentata; mentre per quello britannico si tratta di reclutamento sulla base della competizione professionale nel sistema mercato. La fase conclusiva del percorso di indagine è stata caratterizzata dalla raccolta e dall'analisi di alcuni punti di vista di giornalisti italiani interni e attivi nella professione e nei suoi dibattiti. In particolare sono riportate le esperienze di alcuni giornalisti che hanno svolto il ruolo di esaminatori alla prova di idoneità per diventare giornalista, per approfondire, attraverso i loro punti di vista, i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni e auspicabili per il futuro della professione in Italia. Un altro contributo contenuto nell'ultimo capitolo è più interno all'Ordine, si tratta delle prospettive dell'attuale e del precedente Segretario del CNOG. Chissà se come è stato per la delegazione del 1976 questa piccola ricerca possa indicare qualche spunto, stimolare nuove idee e proposte, aprire orizzonti che vadano un po' oltre la punta del nostro naso. 12 1. QUALE MODELLO DI GIORNALISMO PER L’UNIONE EUROPEA? Nell'Europa delle professioni, la formazione, l'accesso al mercato del lavoro e la società dell'informazione rappresentano dei temi centrali da affrontare per costruire una competitività interna al mercato europeo di pari opportunità e di reciprocità tra i meccanismi che regolano le professioni nei vari Stati. Le trasformazioni che attraversano il giornalismo sono globali, ma l'attività giornalistica è caratterizzata da concezioni profondamente nazionali: le strade alla professione presenti nell'UE possono essere ridotte in ogni Stato principalmente a due, investire in un percorso formativo qualificante o svolgere un periodo di pratica nelle redazioni, ma sono molte di più considerando le caratteristiche dei ventisette Paesi attualmente federati. L'esigenza comune a cui i diversi Paesi, da soli, stanno cercando di trovare risposta è la ridefinizione della professionalità giornalistica; e se il problema è lo stesso e nonostante il Trattato riconosca ai propri cittadini il diritto ad esercitare la professione in ogni territorio dell'Unione, spetta ai singoli Stati stabilire i requisiti per la reciprocità, e agli organismi associativi la sorveglianza1, una collaborazione nell'affrontare i cambiamenti in corso non sembra all'orizzonte. Inoltre, l'European Federation of Journalists, parte di una più vasta rete internazionale, è riconosciuta dal Consiglio europeo e dall'UE come rappresentante dei giornalisti europei, essendo composta dalle principali organizzazioni sindacali e associative, e sarebbe il soggetto adatto a guidare un processo europeo di professionalizzazione del giornalismo. 1.1 La professionalizzazione del giornalismo Il lavoro giornalistico è annoverato tra le professioni liberali, caratterizzate dall’autonomia di svolgere prestazioni di natura intellettuale perseguendo l’interesse generale. Elementi fondanti di queste identità professionali sono lo studio e la 1 Baldini, Massimo – Scandaletti, Paolo a cura di, Università e professioni dei comunicatori in EuropaCriticità, ritardi e problemi irrisolti, UCSI, Roma, 2008, p. 19. 13 competenza specifica, un capitale sociale di tipo culturale, l’indipendenza economica, l’etica di servizio e un rapporto di fiducia con il cliente. Per questo “Il modello ideale di professionalizzazione [...] è basato sulla storia delle professioni liberali più classiche, soprattutto quelle legate al diritto e alla medicina”2, in quanto fondate su una conoscenza sistematica o una dottrina acquisita solo attraverso un lungo periodo di pratica3. Il giornalismo presenta, però, una particolare anomalia. L'esercitare il mestiere, nella maggior parte dei casi, non dipende dal possesso di un titolo di studio o culturale, ma da un contratto con un'azienda editoriale, da un lavoro dipendente. Quanto sta avvenendo nel panorama non solo europeo è una crescente professionalizzazione di un lavoro sempre meno artigianale e sempre più tecnologico e delicato, per esercitare il quale una formazione formale sta diventando sempre più importante. A questo processo si aggiunge una seconda tendenza che vede un incremento esponenziale di risorse informative non giornalistiche, non professionali legate allo sviluppo delle nuove tecnologie digitali che rendono possibile a chiunque la produzione e la distribuzione di materiale informativo. Il permanente aumento di risorse informative deriva dall'integrazione dei mezzi tradizionali con i nuovi media, dalla creazione e dalla contaminazione di formati e generi nuovi, dalla molteplicità degli argomenti trattati, degli attori sociali rappresentati, delle professionalità richieste, del pubblico di riferimento4. L'allargamento del campo giornalistico rende necessario ridefinire la professionalità giornalistica riconoscendone la diversificazione in corso rispetto alla maggiore specializzazione richiesta, a quali attività sono considerate giornalistiche e alla differenziazione dell'attività professionale da quella di chi produce informazione esercitando il diritto alla libera espressione facilitato dall'accessibilità dei nuovi media, rafforzando il bisogno di professionalizzazione soprattutto sul piano della 2 Hallin, Daniel C.- Mancini, Paolo, Modelli di giornalismo. Mass media e politica nelle democrazie occidentali, Roma-Bari, Laterza, 2004, p. 34. 3 Wilensky, Harold L., “The professionalization of everyone?”, American Journal of Sociology, volume 70, numero 2, settembre 1964, pp. 137-158. 4 Sorrentino, Carlo a cura di, Il campo giornalistico – I nuovi orizzonti dell'informazione, Carocci, Roma, 2003, p. 36. 14 formazione ai vari giornalismi5 oggi esistenti. Il maggior ricorso a lavoratori autonomi, è un altro fattore da inserire all'interno delle trasformazioni che investono la professione e più in generale il mercato editoriale nell'ottica di disporre di competenze qualificate per vendere un prodotto di maggior qualità al minimo costo. Sono cambiamenti globali, ma le risposte a queste esigenze sono diverse da Paese a Paese, anche nell'Unione Europea. Attraversato da tendenze così diverse, il giornalismo si è strutturato su due canali principali di accesso professionale: quella che il Sesto Rapporto sulla Comunicazione del CENSIS chiama “la via colta, sempre più caldeggiata a livello di associazioni professionali o di istituzioni pubbliche”6; e quella più tradizionale, che inizia sul campo con la pratica. Nello scenario europeo le linee generali fin qui accennate si incrociano ai diversi sistemi di reclutamento dei giornalisti, alla regolamentazione o meno della professione e a variabili politiche, sociali, culturali ed economiche. Un'interpretazione, che sottolinea l'origine delle diversità sistemiche dei principali contesti informativi, proposta nel 2004 da Daniel C. Hallin e Paolo Mancini, inquadra il livello di professionalizzazione del giornalismo nella più ampia cornice di tre modelli, ovvero: mediterraneo o pluralista-polarizzato; dell'Europa centro-settentrionale o democratico-corporativo; e nord-atlantico o liberale. Nel considerare gli attuali Stati membri dell'Unione occorre aggiungere ai precedenti un modello che comprenda i Paesi dell'Est o ex sovietici, seppur non sia stato indagato approfonditamente come gli altri. Gli Stati est-europei sono entrati solo recentemente nell'UE; sono caratterizzati da una professionalizzazione del giornalismo molto debole, quasi inesistente; hanno una percezione sociale dell'attività giornalistica molto bassa; sono stati esposti negli ultimi vent'anni all'influenza del modello nord atlantico o liberale, o meglio statunitense. Hallin e Mancini costruiscono i tre modelli idealtipici sull'interrelazione fra le 5 Agostini, Angelo, Giornalismi. Media e giornalisti in Italia, Il Mulino, Bologna, 2004, p. 8. 6 “I giornalisti nello scenario europeo” in CENSIS, Sesto Rapporto sulla comunicazione in Italia- Le diete mediatiche degli italiani nello scenario europeo, Franco Angeli, 2007, p. 157. 15 caratteristiche del sistema politico e quello dell'informazione. Dei media prendono in considerazione le variabili che riguardano la struttura della stampa, il parallelismo politico, la professionalizzazione e il ruolo dello Stato; mentre rispetto al sistema politico, la storia e il livello di conflitto e consenso; se la forma di governo è consensuale o maggioritario; se c'è un pluralismo individuale o organizzato; il ruolo dello Stato e lo sviluppo dell'autorità razionale-legale. In questo testo saranno considerate come variabili della professionalizzazione del giornalismo, le forme di accesso e di formazione presenti nei diversi Paesi dell'Unione, per le quali i Modelli di giornalismo rappresentano una buona cornice di riferimento; nonostante la categoria come concepita dai due autori si riferirebbe in generale ai gradi di autonomia, alle norme professionali, al giornalismo come servizio pubblico, alla strumentalizzazione e al parallelismo politico. Fig. 1: I Paesi UE e i modelli di giornalismo. Modello nord atlantico W Modello dell'Europa centro settentrionale Danimarca Irlanda U.K. Svezia Germania Finlandia Austria Paesi Bassi E Lussemburgo Lituania Lettonia Belgio Francia Polonia Estonia Italia Rep. Ceca Slovacchia Malta Portogallo Spagna Grecia Cipro SloveniaBulgaria Ungheria Romania Modello mediterraneo N S Modello dei paesi dell'Est Il modello mediterraneo o pluralista-polarizzato abbraccia Francia, Italia, Portogallo, Spagna e Grecia, anche se quest'ultima non presenta tutti i tratti fondamentali riscontrati negli altri Stati. In questi Paesi la professione giornalistica è riconosciuta per legge, ne è protetto l’esercizio e regolamentato l’accesso. Nella divisione originale di Hallin e Mancini, Belgio e Lussemburgo corrispondono al modello democratico corporativo. Per quanto riguarda il livello di professionalizzazione corrispondono maggiormente al modello mediterraneo o plu- 16 ralista polarizzato, perché hanno forme di riconoscimento statale della professione che gli altri Paesi dell’Europa centro settentrionale non hanno. L’Italia è l’unico Paese in cui esiste un Ordine, un ente pubblico a cui è obbligatorio iscriversi per svolgere la professione, per i giornalisti come per altri mestieri. E' stato istituito nel 1963, con legge del 3 febbraio n. 69, in continuità con leggi del periodo fascista. All’Ordine compete l’iscrizione e l’aggiornamento dell’Albo che comprende due elenchi distinti: i giornalisti professionisti, che “esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista”; e i giornalisti pubblicisti, che “svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita, anche se esercitano altre professioni o impieghi”7. Negli anni '80 la Spagna ha portato la questione della legittimità degli Ordini con iscrizione obbligatoria all'attenzione internazionale: infatti, la Costituzione spagnola del 1978 prevede all’art. 36 la regolamentazione per legge dei collegi professionali, ma per quello dei giornalisti non è mai stata data attuazione all’articolo. In Spagna la professione giornalistica non è quindi propriamente protetta. Solo i parlamenti della Catalogna e della Galizia hanno istituito una corporazione con un atto pubblico. Il caso della Comunità autonoma di Catalogna inizia nel 1985 con la controversa approvazione della Legge 22 sulla corporazione dei giornalisti. Con l’art. 1 si creava “la Corporazione professionale dei giornalisti della Catalogna (Colegio Profesional de Periodistas) come organo di diritto pubblico con personalità giuridica propria”8. A solo un mese di distanza il Comitato spagnolo dell’Institut International de la Presse (IIP) ha presentato ricorso di incostituzionalità in quanto la legge ledeva il fondamentale diritto della libertà di espressione. A seguito di un dibattito internazionale sulla costituzionalità dell’obbligo di iscrizione a una corporazione, nel 1988, la Legge 1/88 del Parlamento catalano ha modificato la norma con l'adesione volontaria al Colegio. 7 Articolo 1 sull'Ordine dei giornalisti della Legge 3 febbraio 1963, n. 69- Ordinamento della Professione di Giornalista. 8 Artículo 1 de la Ley 22/1985, de 8 de noviembre, del Parlamento de Cataluña , Definición: “El Colegio Profesional de Periodistas de Cataluña es una corporación de derecho público, con personalidad jurídica propia” 17 Nell'ambito della discussione è stata anche affermata la legittimità dell'Ordine dei Giornalisti italiano in quanto coerente con la Costituzione italiana, che distingue all'art.21 la libertà di opinione da quella di stampa. Recentemente è stato varato dal Congresso dei deputati spagnolo un progetto di legge su l’Estatuto del Periodista Profesional, simile all’omonimo portoghese, probabilmente abbandonato perché oggetto di numerose polemiche. In Portogallo, Francia e Belgio la legge stabilisce una definizione molto simile a quella del giornalista professionista italiano, ma: mentre l'Ordine dei Giornalisti rilascia un tesserino di riconoscimento verde ai pubblicisti e rosso ai professionisti una volta iscritti nei rispettivi Albi; negli altri Stati è l'ottenimento di una carta a qualificare il giornalista in quanto tale. In Portogallo, la professione è regolamentata dal Decreto Legge n. 305/97, che regola l'emissione, il rinnovo e la revoca della Carteira Profissional de Jornalista, e dalla legge n. 1/99, l'Estatuto do Jornalista. “Sono considerati giornalisti quelli che come occupazione principale, fissa e retribuita esercitano funzioni di ricerca, raccolta selezione e trattamento di fatti, notizie o opinioni attraverso testi, immagini o suoni, destinati alla divulgazione elettronica[...]9”. In Francia invece l’art. 761-2 del Codice del Lavoro definisce legalmente il giornalista “colui che ha per professione principale, abituale e retribuita, l'esercizio della sua professione in una o più pubblicazioni, quotidiane e periodiche o in una o più agenzie di stampa e da cui ricava la sua entrata principale”10. La legge quindi esclude chi svolge collaborazioni occasionali. In entrambi gli Stati per i giornalisti non vi è esclusività professionale, ma le attività di pubbliche relazioni e di addetto stampa sono considerate incompatibili. In Belgio la legge che regola il riconoscimento e la protezione del titolo di pro9 Estatuto do Jornalista, Artigo 1: “1 - São considerados jornalistas aqueles que, como ocupação principal, permanente e remunerada, exercem funções de pesquisa, recolha, selecção e tratamento de factos, notícias ou opiniões, através de texto, imagem ou som, destinados a divulgação informativa pela imprensa, por agência noticiosa, pela rádio, pela televisão ou por outra forma de difusão electrónica”. 10 Article L. 761-2 du Code du Travail: “Le journaliste professionnel est celui qui a pour occupation principale, régulière et rétribuée l’exercice de sa profession dans une ou plusieurs publications quotidiennes ou périodiques ou dans une ou plusieurs agence de presse et qui en tire le principal de ses ressources”. 18 fessionista risale al 30 dicembre 1963. “Far parte a titolo di professione principale e ricavandone la maggior parte dei propri guadagni, della redazione di giornali quotidiani o periodici, radio, televisione, films-giornali o agenzie di stampa rivolte all’informazione generale; Aver svolto come professione abituale l’attività di giornalista per almeno due anni e non averla cessata da due anni”11 sono i requisiti sui quali una commissione di prima istanza e una d'appello, istituite con l'art. 2 della stessa legge, decidono l'acquisizione o la perdita del titolo, cui fa fede una tessera stampa convalidata dal Ministro dell'Interno. La Francia è stata così la prima a regolamentare la professione giornalistica, direttamente nel Code du Travail; seguita dall'Italia e dal Belgio nel 1963; mentre recentissima è la legislazione portoghese e addirittura futuribile quella spagnola. Nel Lussemburgo l'accesso alla professione è cambiato drasticamente nel 2004. La legge del 20 dicembre 1979, che ne stabiliva una procedura simile a quella belga, è stata sostituita con la legge sulla libertà di espressione nei media. Solo l'art. 2, che istituisce il Conseil de la Presse12, è stato mantenuto con qualche modifica. Con la nuova legge la figura del giornalista è definita in funzione dell'attività esercitata in maniera effettiva e regolare e non più dal possesso di una tessera. Il Conseil de la Presse continua a essere investito del compito di attribuire le tessere stampa, ma queste varranno più come attestato dell'esercizio dell'attività di giornalista che non come attributo della qualifica. In Belgio e in Francia la composizione dell'organismo che si occupa di rilasciare la carta è simile. L'organizzazione e il funzionamento della Commissions d'Agréation è stabilito con l'Arrêté royal du 16 octobre 1991. La compongono l'Association Générale des Journalistes Professionnels de Belgique (AGJP)- Alge11 Loi du 30 décembre 1963 relative à la reconnaissance et à la protection du titre de journaliste professionnel (M.B. 14.01.1964), Article 1er: “3. A titre de profession principale et moyennant rémunération, participer à la rédaction de journaux quotidiens ou périodiques, d’émissions d’information radiodiffusées ou télévisées, d’actualités filmées ou d’agences de presse consacrées à l’information générale; 4. Avoir fait, de cette activité, sa profession habituelle pedant deux ans au moins, et ne pas l’avoir cessée depuis plus de deux ans”. 12 La loi du 8 juin 2004 sur la liberté d’expression dans les médias dispose dans son article 84: La loi modifiée du 20 décembre 1979 relative à la reconnaissance et à la protection du titre professionnel de journaliste est abrogée. L’article 2 de la prédite loi continuera toutefois à servir de fondement juridique aux règlements d’application afférents. 19 mene Vereniging van Beroeps Journalisten in Belgie (AVBB), la principale organizzazione dei giornalisti belgi, l'Association Belge des Éditeurs de Journaux (ABEJ), l'Union des Éditeurs de la Presse Périodique (UPP) e la Federatie van Belgische Magazines (FEBELMA). Le suddette associazioni si occupano anche dei contratti collettivi, degli stipendi, di etica e dello statuto professionale. Il sistema francese è più complesso dal momento che le organizzazioni dei giornalisti sono di più. Un decreto del 26 febbraio 1985 fissa i criteri per la nomina della Commissione della Carta d’identità dei giornalisti professionisti e i suoi compiti. La Commissione è di: “otto rappresentanti dei datori di lavoro, di cui sette col titolo di direttori di giornali e di agenzie stampa e uno in rappresentanza delle imprese di comunicazione audiovisiva del settore pubblico, e otto rappresentanti dei giornalisti professionisti”13. Le principali organizzazioni che rappresentano i giornalisti francesi sono: il Syndicat National des Journalistes (SNJ), l'Union syndacale des journalistes (CFDT), il Syndacat général des journalistes (FO) e il Syndacat national des journalistes che fa capo alla CGT; mentre gli editori sono associati nella Fédération National de la Presse Francais (FNPF), nell'associazione dei gestori del settore audiovisivo pubblico e nell'Unione nazionale delle agenzie di stampa. I compiti della Commissione si limitano al rilascio e al ritiro della Carta, che deve essere rinnovata annualmente in base all'effettivo esercizio giornalistico. In Portogallo, è un organismo stabile che attribuisce la qualifica. I criteri e i requisiti sui quali avviene il riconoscimento professionale sono simili tra loro, in Belgio per esempio, abbiamo detto che la legge stabilisce in due anni il tempo necessario di attività giornalistica continuativa per avere la tessera. In Francia, durante i primi due anni, il giornalista in erba ha il titolo di "journaliste stagiaire", ma se laureato nelle scuole di giornalismo riconosciute dalla 13 Article R. 761-5 (Décret n. 85-274 du 26-2-85) du Décrets en Conseil d’Etat §1.-Carte d’identité de journaliste professionnelle: “La Commission de la carte d’identité des journalistes professionnels est composée de seize membres: huit représentants des employeurs, dont sept au titre des directeurs de journaux et agences de presse et un au titre des entreprises de communication audiovisuelle du secteur public, et huit représentants des journalistes professionnels”. 20 Commissione diventa professionista dopo un solo anno di pratica. In Italia viene chiamato “praticante” chi svolge i 18 mesi di pratica professionale necessari per poter sostenere la prova di idoneità professionale richiesta per l'iscrizione all'Albo dei professionisti; completamente diversa invece quella dei pubblicisti per la quale basta pubblicare da 24 a 48 articoli retribuiti in due anni. In Portogallo, l'accesso alla professione è riconosciuto attraverso la Comissão da Carteira Profissional de Jornalista (CCPJ) a conclusione di un tirocinio obbligatorio della durata di 24 mesi, che può ridursi a 18 in caso di possesso di un titolo di studi superiore, o a 12 mesi in caso di laurea in un'area della comunicazione sociale o di un altro titolo equivalente14. I Paesi mediterranei sono concordi nello stabilire tra i 18 e i 24 mesi il periodo necessario di esperienza per diventare giornalista a tutti gli effetti. Abbiamo anticipato che una via colta al giornalismo ha affiancato la più tradizionale pratica on the road. In Francia “negli ultimi vent'anni, la maggioranza di chi lavora nelle redazioni è uscita da una delle grandi scuole francesi di giornalismo, ha fatto un praticantato biennale retribuito e dunque ha la carte d'identité professionnélle des journalistes”15. Le scuole di Giornalismo riconosciute sono dodici e sono in grandi città come Parigi, Bordeaux, Tours, Strasburgo, Marsiglia, Lille e Tolosa. Sono scuole post laurea e prevedono due anni di corso con frequenza obbligatoria e stage presso aziende editoriali. Sono molto selettive, per entrare bisogna superare un esame di ammissione e in alcune è riconosciuta l’esperienza professionale. Per esempio, il corso in Giornalismo dell’Università di Tours dura un anno ed è solo per 30 studenti. Le scuole più accreditate sono la Celsa- Paris IV, l’École Supérieure de Journalisme de Lille e il Centre universitaire d'enseignement du journalisme (CUEJ- Strasbourg III). Scuole di giornalismo sono andate diffondendosi anche in Italia dopo la speri14 Estatuto do Jornalista, Artigo 5: “1 - A profissão de jornalista inicia-se com um estágio obrigatório, a concluircom aproveitamento, com a duração de 24 meses, sendo reduzido a 18 meses em caso de habilitação com cursosuperior, ou a 12 meses em caso de licenciatura na área da comunicação social ou de habilitação com curso equivalente, reconhecido pela Comissão da Carteira Profissional de Jornalista”. 15 “I giornalisti nello scenario europeo” in CENSIS, Sesto Rapporto sulla comunicazione in Italia- Le diete mediatiche degli italiani nello scenario europeo, Franco Angeli, 2007, pp 223. 21 mentazione avviata nel 1977 con l'Istituto di Formazione al Giornalismo di Milano; e dal 1990 a oggi, ventuno corsi biennali a numero chiuso sono stati riconosciuti dall'Ordine come alternativa al praticantato. Si tratta per lo più di corsi universitari, nello specifico di Master. In Spagna, nel 1967, quando era ancora in vigore il registro tenuto dalla Federaciòn de Asociaciones de la Prensa de España (FAPE), nell'ambito della discussione intorno allo Statuto professionale, fu approvato un decreto che, unico caso in Europa, rimetteva alla titolazione accademica l'accesso alla professione. Nel 1982 questo sistema fu abrogato, ma il titolo universitario in Giornalismo resta fondamentale per l'iscrizione dei giornalisti all'Asociación de la Prensa de Madrid. Sono una trentina le università pubbliche e private che offrono una laurea in Giornalismo. La durata del corso è di cinque anni, tre dei quali sono in Giurisprudenza, Scienze Politiche o Comunicazione, mentre i due finali in Periodismo, con una preparazione sia pratica sia teorica. Dopo il Bachelor è possibile proseguire gli studi con il Dottorato in Comunicazione. Una pratica ogni giorno più comune è frequentare i Master offerti dalle aziende editoriali che garantiscono buone probabilità di assunzione. In Portogallo invece un corso di laurea in Giornalismo normalmente ha una durata di quattro anni. Il primo è stato istituito all’Universidade Nova de Lisboa nel 1979, cinque anni dopo la Rivoluzione, un altro esempio è all’Università di Coimbra, ma non sono molti. Mentre sono una trentina i corsi di formazione superiore in Comunicazione con moduli in Giornalismo. Oporto è sicuramente la città più ricca di istituti professionali come il Centro de Formação de Jornalistas (CFJ) e l’Escola de Jornalismo do Porto (ESJ). In Belgio una preparazione universitaria in Giornalismo è offerta a Gent, Brussels, Kortrijk, Anversa e Mechelen. Si tratta di Bachelor di quattro e di Master di uno o due anni. Tutti i corsi alternano momenti di insegnamento accademico a periodi di pratica. L'Institut de Journalisme si occupa dell'aggiornamento. Il Lussemburgo non offre la possibilità di studiare Giornalismo se non all'estero. 22 Non abbiamo finora parlato della Grecia che in realtà si distingue dagli altri paesi qui esaminati per il fatto che non regolamenta e non protegge per legge la professione. Quattro sono i sindacati dei giornalisti greci, ma la maggior parte non appartiene a nessuno di questi. L'organizzazione principale è la Journalists’ Union of the Athens Daily Newspapers. Per iscriversi i requisiti imposti dal sindacato sono: svolgere il praticantato e superare un esame di idoneità. La pratica è di tre anni per i laureati e di cinque per i non laureati, ma prima di essere membro effettivo dell'Unione deve passare un altro anno. Negli ultimi anni le università hanno sviluppato Dipartimenti di Comunicazione e Mass Media. I corsi di Media e Comunicazione, grazie ai quali gli studenti svolgono il tirocinio in azienda, sono offerti in tre università. La National and Kapodistrian University of Athens offre un Bachelor di quattro anni, un Master di due anni e un Dottorato di minimo sei semestri in Studi sulla Comunicazione e sui Media con moduli in Giornalismo. Studi in Comunicazione e Giornalismo sono organizzati dalla Panteion University of Athens, dall’Aristotle University of Thessaloniki o in scuole private. Abbiamo già menzionato le associazioni belga, i sindacati francesi e greci, ancora rimane qualcosa da dire su Italia, Spagna, Portogallo e Lussemburgo, nonostante su questo fronte non si riscontrino grandi somiglianze. Per quanto riguarda l'Italia, la Federazione Italiana degli Editori di Giornali (FIEG) e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), il sindacato unico dei giornalisti, sono le controparti nella contrattazione per la stipulazione del Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico. L'accordo raggiunto vale per tutti i giornalisti, anche se non aderiscono al sindacato, con un contratto di lavoro subordinato, compresi i praticanti. Infatti l'iscrizione alla FNSI è volontaria, ma è una prerogativa dei giornalisti registrati all'Ordine. Riservati ai giornalisti sono anche: l'Istituto Nazionale Previdenza Giornalisti (INPGI), l'ente privato che gestisce l'assicurazione generale obbligatoria dei giornalisti professionisti e dei praticanti; e la Cassa Autonoma di Assistenza Integrativa dei Giornalisti Ita23 liani (CASAGIT), che fornisce ai propri iscritti tutte le prestazioni sanitarie non previste dal sistema sanitario nazionale. Anche in Portogallo c'è un unico sindacato dei giornalisti, il Sindicato Nacional dos Jornalistas, mentre gli editori sono riuniti nella Confederação Portuguesa de Meios de Comunicação Social. Abbiamo raccontato a cosa serviva la FAPE e cosa richiede l' Asociación de la Prensa de Madrid al momento dell'iscrizione, ma le associazioni dei giornalisti spagnoli sono numerosissime e la maggior parte è associata alla Federaciòn de Asociaciones de la Prensa de España, che rimane il principale organo di rappresentanza, coordinamento e difesa della professione. I vari sindacati regionali sono raggruppati nella Federaciòn de Sindicatos de Periodistas (FeSP). Il Lussemburgo è simile al Belgio come livello di organizzazione dei giornalisti, e ai Paesi Bassi: in queste nazioni al posto dei sindacati, ci sono delle associazioni professionali. In Belgio ce n'è una sola che comprende tutti i giornalisti sebbene suddivisi per comunità linguistiche. Nel Lussemburgo, oltre all'Association Luxembourgeoise de Journalistes (ALJ), ci sono l'Union des Journalistes Luxembourg (UJL), e il Syndacat des Journalistes-Luxembourg (SJ-L). La Grecia se da un lato ha un praticantato e un esame da superare per l'iscrizione al più importante sindacato, dall'altro non ha una regolamentazione o un riconoscimento statale e la professione ha una scarsa coesione a livello sociale, elementi che l'avvicinano anche al modello dei Paesi dell'Est. Il modello dell'Europa centro settentrionale o democratico-corporativo comprende Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Paesi Bassi e Svezia, a cui Hallin e Mancini associano Belgio e Lussemburgo, come già detto. Questi Stati sono caratterizzati dall'autoregolamentazione della professione giornalistica per mezzo di organizzazioni formatesi molto precocemente, a fine '800 circa, da un'identità professionale specifica. La concezione della professione è fortemente autonoma. Il giornalista può essere visto come una persona che esercita un la24 voro riconosciuto come libero, che lavora spinto da una motivazione profonda, non necessariamente legata a una committenza16, un approccio che deriva dal riconoscere che chiunque può svolgere l'attività giornalistica liberamente senza incorrere in sanzioni o essere perseguito per legge. In questi contesti i giornalisti preferiscono lavorare autonomamente, in linea con la tendenza del mercato ad affidarsi sempre più a freelance. Il giornalista è un professionista che rispetta le regole e le abitudini stabilite dalla professione nel suo insieme e che insiste sull'autonomia della pratica giornalistica dall'interferenza politica17. Per approfondire i rapporti tra sistema dell'informazione e sistema politico è consigliabile la lettura del testo di Hallin e Mancini, mentre un'analisi del livello di professionalizzazione è possibile a partire dalle organizzazioni dei giornalisti. I sindacati dei giornalisti nascono per la prima volta in queste regioni e in particolare in Norvegia, Paese non membro dell'Unione Europea. Nei Paesi Bassi la prima organizzazione risale al 1894, oggi chiamata la Nederlandse Vereniging van Journalisten (NVJ), la combinazione di un sindacato e di un’associazione professionale. Per iscriversi basta un contratto e non occorre svolgere nessun praticantato. Ci sono anche associazioni specifiche, ad esempio dei corrispondenti stranieri, la Buitenlandse Persvereniging in Nederland (BPV). Innovativa è la presenza della Fonds Bijzondere Journalistieke Projecten, una fondazione che supporta i giornalisti in speciali progetti di ricerca. In Germania, la Deutscher Journalisten Verband (DJV) fu creata nel 1895 ed è un'associazione professionale privata alla quale è iscritta la maggior parte dei giornalisti tedeschi, sia freelance, sia a tempo indeterminato. Nel 2005, su 69.000 giornalisti i membri del DJV erano 40.400. Agli iscritti viene fornita una carta nazionale della stampa. Il principale sindacato è la Deutsche Journalistinnen und Journalisten Union (DJU), parte del Ver.di sindacato confederato. 16 Dal Rapporto Education and Journalism: Euromed and the Media del 7 maggio 2007, “A journalist can be seen as a person who is acting in a free recognised job, which means that they work through an inner motivation what is not directly related to their assignment, similar as the profession of a priest or a doctor”. 17 Hallin, Daniel C.- Mancini, Paolo, Modelli di giornalismo. Mass media e politica nelle democrazie occidentali, Roma-Bari, Laterza, 2004, p. 161. 25 In Svezia, il sindacato dei giornalisti, la Svenska Journalistförbundet (SJF), è stata fondata nel 1901 ed è responsabile delle negoziazioni contrattuali insieme al Tidningsutgivarna (TU). Quest'ultimo è sia un gruppo di interesse sia l'organizzazione degli editori dei giornali. Per l'iscrizione all'Unione occorre dimostrare di svolgere attività giornalistica da almeno un anno, con regolare contratto o tramite la documentazione fiscale. Un club di editori e giornalisti, il Publicistklubben (PK), si occupa della condotta etica dei media svedesi. L'Unione dei Giornalisti finlandesi, la Suomen Journalistiliitto, fondata nel 1921, considera giornalista una persona che ha come occupazione principale un'attività di redazione all'interno di un'azienda editoriale. Non possono, invece, iscriversi alla federazione gli addetti agli uffici stampa e alle pubbliche relazioni, e coloro che hanno un diverso impiego fisso. Rappresentanti dell'Unione, della Viestinnän Keskusliitto, la federazione dell'industria dei media, e delle università si incontrano regolarmente per discutere delle tematiche relative al giornalismo, in particolare della formazione. La Dansk Journalistforbund, la Federazione della Stampa danese, è divisa in circoscrizioni: sette rappresentano i giornalisti; una gli studenti; e una i giornalisti della Groenlandia. Partecipa alla Commissione delle Università in quanto l’iscrizione alla Federazione avviene di norma attraverso la Facoltà di Giornalismo dell’Università di Aarhus. In Austria, nella Confederazione dei Sindacati Austriaci (ÖGB) c’è la sezione Giornalisti a cui si è liberi di aderire, la Gewerkschaft der Privatangestellten, Druck, Journalismus, Papier. Per l'iscrizione immediata è sufficiente un contratto come redattore o la dimostrazione tramite gli articoli pubblicati e la documentazione fiscale dell'effettivo esercizio del mestiere di giornalista. Gli editori dei giornali sono organizzati nel Verband Österreichischer Zeitungen (VÖZ), mentre quelli delle emittenti radiotelevisive private hanno fondato nel 2003 il Verband Österreichischer Privatsender (VÖP). Rappresentanti di queste tre organizzazioni compongono il consiglio di amministrazione, cui compete il rilascio del tesse26 rino stampa. La procedura prevede l'accertamento della professionalità, ad opera del Consiglio, e dell’integrità dell’aspirante giornalista, da parte del Ministero dell’Interno. Nel descrivere le organizzazioni di Belgio e Lussemburgo abbiamo osservato che sono accostabili alle associazioni professionali dei Paesi Bassi, e possiamo aggiungere anche alla DJV tedesca. Nei Paesi dell'Europa centro settentrionale le organizzazioni sono molto unitarie e coese, con alti tassi di affiliazione. In tutti questi Stati è previsto un Press Council creato per iniziativa dei giornalisti e delle organizzazioni degli editori per formulare i codici etici e dare al pubblico la possibilità di querela. La formazione al giornalismo spesso serve anche a promuovere una specifica identità professionale. La formazione è arrivata più tardi rispetto allo sviluppo delle organizzazioni giornalistiche e dei sistemi di autoregolamentazione18. In Finlandia, Giornalismo è insegnato dagli anni '50 come Bachelor, Master e Dottorato, in tre principali università: Tampere, Jyväskylä e Helsinki. La preparazione consiste in un corso teorico e pratico, che prevede un tirocinio e un progetto di ricerca. In Svezia ci sono varie università che offrono corsi in Giornalismo. Una è la Goteborgs Universitet, che ha dal 1930 un Dipartimento di Giornalismo suddiviso in quattro sezioni: quella di Giornalismo e Formazione offre un corso base con una specializzazione in radio e televisione; mentre, in Studi sui Media e sulla Comunicazione c'è anche un Master. Il Master può condurre al Dottorato in Giornalismo e Comunicazione di Massa. La Stockholm University ha un Dipartimento con corsi in Giornalismo e in Studi sui Media e sulla Comunicazione. Il Fojo Institute for Training Journalists è un importante centro mid-career. In Danimarca sono tre le università che offrono studi in Giornalismo: la storica Danmarks Journalisthøjskole di Aarhus, la Roskilde University, e l’University of Southern Denmark. La prima propone un Bachelor di quattro anni, con 18 mesi 18 Hallin, Daniel C.- Mancini, Paolo, Modelli di giornalismo. Mass media e politica nelle democrazie occidentali, Roma-Bari, Laterza, 2004, p. 157. 27 di stage (nei fatti un praticantato) e sei mesi all’estero. Per l'ammissione bisogna superare un esame, perché il corso è a numero chiuso. Il Dipartimento di Comunicazione dell’Università di Roskilde offre un Bachelor di tre anni e un Dottorato in Giornalismo. L’ultima università elencata è relativamente nuova e organizza un Bachelor di tre anni, un Master di due, e un Dottorato in Studi sul Giornalismo. Una laurea in materie umanistiche o sociali può far accedere alla professione, integrata con una formazione breve e supplementare in Giornalismo. Nei Paesi Bassi “l'insegnamento al giornalismo fu insegnato all'interno dei “pilastri” fino al primo programma non affiliato ad alcuni di essi, istituito a Utrecht nel 1966”19. Giornalismo, oggi, è insegnato in molte altre università: Rotterdam, Tiburg, Zwolle o Ede. Ci sono Bachelor di Giornalismo di tre o quattro anni e Master professionali di Giornalismo di due anni. Per quanto riguarda l'Austria, il più grande istituto di formazione al Giornalismo è il Kuratorium für Journalistenausbildung (KFJ) un'associazione privata istituita dal sindacato dei giornalisti e dalle associazioni degli editori. Il KFJ gestisce l’Österreichisches Journalisten-Kolleg, dove studenti o chi già lavora seguono dei corsi base o di aggiornamento. Corsi in Giornalismo sono presenti alla Donau-Universität Krems, all’Universität Wien e all’Universität Salzburg. In Germania ci sono diverse forme di accesso e di collaborazioni giornalistiche. La maggior parte delle nuove generazioni di giornalisti tedeschi è laureata. Le scuole di giornalismo sono post laurea e di vari tipi, confessionali, di proprietà degli editori, e due indipendenti: la Deutsche Journalistenschule di Monaco e la Kölner Schule- Institut für Publizistik di Colonia. Le scuole fondate dai gruppi editoriali più famose sono le Axel Springer di Amburgo e Berlino e la famosa Henri-Nannen Schule di proprietà delle aziende editoriali Gruner e Jahr, sempre ad Amburgo. In quest'ultima il “praticante” riceve un sussidio per la formazione che si aggira intorno agli € 800 mensili con ottime possibilità di trovare lavoro 19 Hallin, Daniel C.- Mancini, Paolo, Modelli di giornalismo. Mass media e politica nelle democrazie occidentali, Roma-Bari, Laterza, 2004, p. 157. Per “pilastri” gli autori intendono le subculture protestante, cattolica e socialista. 28 appena conclusa la scuola. Tra i corsi di laurea in Giornalismo i più rinomati sono a Dortmund e a Monaco. Il “modello Dortmund” si è diffuso negli anni '80 e prevede un programma di studi articolato in tre fasi. Complessivamente si tratta di cinque anni, al termine dei quali si ottiene un titolo di studio equivalente a un Master. I primi due anni sono introduttivi al Giornalismo, mentre il terzo consiste in un tirocinio full time presso un'azienda editoriale, gli ultimi due anni invece servono a sviluppare la tesi finale. Le scuole principali sono tredici, a numero chiuso con selezione e tirocinio. L'accesso vero e proprio alla professione, avendo o non avendo fatto la scuola, avviene tramite il Volontariat, una sorta di praticantato di due anni retribuito. Al termine dell'apprendistato le ipotesi di collaborazione che si possono prospettare sono: un contratto a tempo indeterminato, di recente sempre più raro; una collaborazione come freelance; o una formula tutta tedesca, riservata solo al settore pubblico, chiamata fester Freier, che può essere tradotto con libero-fisso. Si tratta di una sorta di riconoscimento del carattere di collaboratore prevalente iniziato negli anni '80. Il contratto può essere sciolto senza motivo in qualunque momento, ma se dura da più di dieci anni e il lavoratore ne ha meno di 40, o se dura da più di quindici e il giornalista ne ha più di 40, c'è l'obbligo di assunzione. In Germania il giornalista è considerato alla stregua di un artista: hanno la stessa cassa mutua pensionistica, la Künstlersozialkasse, in cui lo Stato versa metà dei contributi tutelando soprattutto i giornalisti liberi- fissi. Riportiamo questo esempio in maniera dettagliata, perché indica un tentativo interessante di riduzione della precarietà nel lavoro giornalistico, e perché evidenzia come lo Stato nei Paesi dell’Europa centro settentrionale seppur non intervenga direttamente nel regolamentare la professione, garantisce uno Stato sociale sul quale si sviluppano le varie autonomie. Il modello dell'Europa dell'Est o ex sovietico è quello da noi aggiunto e riguarda: un primo gruppo di Stati che consiste nella Repubblica Ceca, nella Slovac29 chia, nella Romania, nell’Ungheria e nella Bulgaria, ai quali accostiamo la Slovenia e la Polonia; un secondo che comprende i paesi baltici, Estonia, Lettonia e Lituania; e infine le due isole di Cipro e Malta che bisogna considerare a parte, in quanto isole soggette a varie influenze che hanno sviluppato caratteristiche diverse dagli altri Stati menzionati. In queste nazioni il livello di professionalizzazione è molto basso: il giornalismo non viene considerato una professione di rilevanza sociale; e le organizzazioni dei giornalisti sono deboli, mentre gli editori hanno molto potere. Dalle informazioni recuperate non sono comprensibili né le modalità di accesso alla maggior parte delle organizzazioni, né come avviene la preparazione al giornalismo, se non quella accademica. L’organizzazione dei giornalisti cechi è il Syndikát novináru Ceské republiky, ma solo una minoranza ne è membro; mentre in Slovacchia c’è il Slovensky Syndikat Novinarov (SSN), un’organizzazione politicamente indipendente. Solo nel 2004 in Romania l’Uniunea Sindicala MediaSind e alcune federazioni di tipografi hanno negoziato con il Clubul Român de Presâ, l’associazione degli editori che protegge e promuove gli interessi economici di molte aziende, un contratto di lavoro collettivo per l’industria dei media. In Bulgaria esistono due sindacati dei giornalisti, l’Union des Journalistes Bulgares Podkrepa e la Bulgarian Journalists’ Union. Le associazioni dei proprietari dei mezzi di comunicazione sono molto attive e sono l’Union of Pubblishers e l’Association of Bulgarian Broadcasters (ABBRO). In Ungheria, la principale associazione nazionale è la Magyar Ujságírók Országos Szövetsége (MUOSZ), ma ce ne sono altre: quella dei giornalisti cattolici, Magyar Katolikus Újságírók Szövetsége (MAKUSZ) e di quelli conservatori, Magyar Ügyvédi Kamara Elnöksége (MUK). Questi Paesi hanno in comune la sperimentazione più o meno temporanea di un’iniziativa statunitense volta a migliorare le condizioni dei giornalisti nei Paesi dell’Europa dell’Est, l’Independent Journalism Foundation. La prima nazione 30 in cui l’IJF ha instaurato un Centre for Independent Journalism è stata l’allora Cecoslovacchia, a Praga nel 1991, chiuso nel 2001 dopo aver raggiunto gli obiettivi che si era prefisso. Nel 1993 un altro CIJ è stato aperto in Slovacchia, a Bratislava, l’anno dopo a Bucharest, in Romania, e quello dopo ancora a Budapest, in Ungheria, tuttora attivi. Alcuni docenti universitari, giovani giornalisti e studenti della Facoltà di Giornalismo e Comunicazione di Massa della “St. Kliment Ohridski” di Sofia hanno dato vita, nel 1996, a un altro centro. In Bulgaria, l’Università di Sofia offre corsi di laurea in Giornalismo, con esame d’ammissione, specializzati nel campo della stampa e dell’editoria, della comunicazione e delle pubbliche relazioni, della storia e della teoria del giornalismo, della radio e televisione, che uniscono formazione accademica e professionale. Ha contatti con altre scuole e università in tutta Europa, in America, e relazioni con vari giornali bulgari. Nelle Università di Varna, Burgas e Shoumen, Giornalismo è invece offerto come materia opzionale. Anche l’American University in Bulgaria offre una laurea in Giornalismo e Comunicazione di Massa, in collaborazione con la Missouri School of Journalism. In Repubblica Ceca, presso la Univerzita Palackého v Olomouci e la Univerzita Karlova v Praze, le facoltà di Filosofia e Scienze Sociali offrono un Bachelor di tre anni, un Master di due, e la possibilità di un Dottorato in Giornalismo; mentre in Slovacchia un corso di laurea specifico è organizzato presso l’Univerzita Komenského di Bratislava, e in Comunicazione dei Mass Media presso l’Univerzita sv. Cyrila a Metoda v Trnave. In Romania, Giornalismo è insegnato in molte università. L’Università di Bucharest è la più prestigiosa, e ospita la Faculty of Journalism and Mass Communication Studies (FJMCS), dove è offerto un Master in Giornalismo e Comunicazione Pubblica e la possibilità di un dottorato in Studi sulla Comunicazione. All’università di Timisoara ci sono corsi di quattro anni in Giornalismo e in Pubbliche Relazioni. In Ungheria le università che offrono corsi in Giornalismo e Dipartimenti di Co31 municazione sono la Eötvos Lórind University e la Szegedi Tudományegyetem. Per essere ammessi è richiesta la conoscenza di due lingue occidentali. In Slovenia, un Bachelor in Giornalismo di quattro anni, che alterna alle lezioni accademiche momenti di pratica giornalistica è offerto all’Univerza v Ljubljani. Mentre in Polonia, Paese vicino al modello dell'Europa centro settentrionale, una quarantina tra università pubbliche e private offrono studi in Giornalismo, Bachelor di tre anni e Master di due. Per entrare nelle scuole pubbliche è necessario superare un esame di ammissione. In questi corsi è obbligatorio effettuare un tirocinio di circa un mese. Il Sindikat novinarjev Slovenije e la Drustvo Novinarjev Slovenije sono le due principali organizzazioni nel panorama giornalistico sloveno. In Polonia i giornalisti sono organizzati nell’Associazione dei Giornalisti Polacchi, la Stowarzyszenie Dziennikarzy Polskich (SDP) e in quella della Repubblica della Polonia, la Stowarzyszenie Dziennikarzy Rzeczypospolitej Polskiej (SDRP). Nei paesi baltici, il giornalismo è particolarmente sottopagato e per questo non è considerato un mestiere attraente. Le organizzazioni dei giornalisti sono abbastanza insignificanti e non funzionano né come sindacati né come associazioni professionali: l’Estonian Journalists’ Union, la Latvia Union of Journalists e la Journalists’ Union of Lithuania non hanno molti iscritti e solo l’ultima è riuscita nel 2006 a firmare un contratto collettivo con la Lithuanian Newspaper Publishers Association e la National Regional and City Newspapers Pubblishers Association. Addirittura in Estonia i datori di lavoro limitano la partecipazione all'organizzazione dei giornalisti20. L’Estonian Newspaper Association è rivolta sia agli editori, sia ai giornalisti e svolge anche funzioni di formazione mid-career. In Estonia sono due le università che insegnano Giornalismo. I corsi consistono in tre o sei anni di formazione teorica e professionale. La più importante è la Tartu Ülikool che propone un Bachelor in Giornalismo e in Pubbliche Relazioni; 20 Dal questionario gentilmente compilato dall'Association of Estonian Broadcasters: “Estonian Journalists’ Union. Not every journalist has joined it. It has been disfavoured (even restricted) by the employers to be a member. Thus has been not very influential. Partially the Estonian Newspaper Association has overtaken some midcareer training functions”. 32 un Master in Giornalismo, in Media e Comunicazione e in Gestione della Comunicazione; e un Dottorato in Studi sui Media. In Lettonia, Bachelor e Master in Giornalismo o in Scienza della Comunicazione possono essere frequentati alla Latvijas Universitate e alla Rigas Stradina Universitate. In Lituania, Bachelor di quattro o cinque anni, Master di due e Dottorato in Giornalismo si possono trovare alla Vilniaus Universitetas, alla Vytauto Didžiojo Universitetas e alla Klaipedos Universitetas. Nelle isole di Cipro e Malta i sistemi che si sono creati hanno risentito delle influenze inglese e greca. A Cipro, per l'iscrizione al sindacato dei giornalisti, l'Union of Cyprus Journalists, occorre dimostrare di: esercitare attività giornalistiche in una redazione da almeno sei mesi; possedere un Diploma in Giornalismo, o con riserva un diverso titolo di studio. L'Unione, oltre ad avere dei rappresentanti nei Consigli di Amministrazione dei principali media, è invitata a esprimersi dalle commissioni parlamentari su materie che riguardano i mezzi di comunicazione. Si occupa insieme all’Association of Newspapers and Periodicals Publishers e l’Association of Owners of Private Electronic Media, del funzionamento del Comitato etico della Stampa. Nel nord, occupato dalla Turchia, c’è poi un altro sindacato, l’Union of Press Workers Basin-Sen. E’ possibile seguire corsi in Giornalismo presso: il Frederick Institute of Technology, l’Intercollege, l’Eastern Mediterranean University, la Cyprus International University e la Near East University. I due istituti offrono sia un Diploma di due anni, sia un Bachelor di quattro: il Frederick Institute of Technology proprio in Giornalismo, mentre l’Intercollege in Studi sulla Comunicazione. Le suddette tre università organizzano un Bachelor in Giornalismo di quattro anni. In tutti i corsi la preparazione è sia a livello teorico sia a livello pratico. A Malta l'Institute of Maltese Journalists (IMJ) è una sorta di club della stampa ed è l'unica organizzazione dei giornalisti esistente sull'isola. L’offerta formativa dell'University of Malta è articolata presso il prestigioso Centre for Communication Technology (CCT), dove gli studenti possono frequentare: un Bachelor of 33 Communication della durata di tre anni; un Bachelor of Communication Honours di quattro; un Master in Communication di un anno e mezzo; un Diploma di due anni, vari Master, cui può seguire un Dottorato in Giornalismo. Il modello nordatlantico o liberale, è l'ultimo di quelli individuati da Hallin e Mancini ed è quello verso il quale gli altri convergerebbero secondo la tesi dei due autori. Il Paese più rappresentativo sono gli Stati Uniti, ma insieme al Canada non saranno qui trattati, avendo limitato la prospettiva di analisi all'Unione Europea: per cui gli Stati considerati sono Regno Unito e Irlanda. La professionalizzazione del giornalismo è molto sviluppata nei paesi liberali. E' nata infatti una comunità di professionisti con un proprio sistema di valori e propri standard operativi, radicati all'interno di un'ideologia di pubblico servizio e dotata di un significativo livello di autonomia21. La commercializzazione dei media ha sviluppato una vera e propria industria con regole autonome e informali, come ad esempio la distinzione tra controllo editoriale e amministrazione. L’autoregolamentazione della professione è interna alle singole testate e produce una cultura giornalistica fatta da tante consuetudini non scritte. In Gran Bretagna, nel 1907, l’Institute of Journalists, l’organizzazione professionale fondata nel 1890, alla quale erano iscritti la maggior parte dei giornalisti, si è dissolta e la National Union of Journalists (NUJ) è diventata rappresentativa della professione. Anche i giornalisti irlandesi fanno parte del sindacato, in quanto ha sedi distaccate in Irlanda, Scozia e Galles. Per diventare membri dell’Unione occorre di fatto la presentazione di due soci che garantiscano e la dimostrazione che la maggior parte del proprio reddito provenga dal giornalismo. Alla National Union of Journalists possono iscriversi anche gli editori in quanto abbraccia i lavoratori dei media in senso lato. Se è vero che per fare il giornalista oltremanica è sufficiente presentarsi a un editore e stabilire uno stipendio, ci sono percorsi d'accesso alla professione più 21 Hallin, Daniel C.- Mancini, Paolo, Modelli di giornalismo. Mass media e politica nelle democrazie occidentali, Roma-Bari, Laterza, 2004, p. 195. 34 strutturati. Una formazione specifica aumenta le possibilità di trovare lavoro. L’istruzione professionale specializzata si è affermata a partire dagli anni ‘80, delineando due strade per accedere al giornalismo: una diretta, che consiste nel trovare un datore di lavoro che provvederà alla formazione necessaria; e una che consiste in un corso chiamato pre-entry che facilita l’accesso nell’industria. Nel caso dell’ingresso diretto, la formazione-lavoro dura circa due anni; mentre nella seconda ipotesi, avendo già compiuto un percorso introduttivo, una volta assunto in 18 mesi è possibile diventare professionista. Il National Council for the Training of Journalists (NCTJ) qualifica i giornalisti professionisti della carta stampata, tramite il National Certificate Examination (NCE), e promuove corsi pre-entry di formazione di alto livello. Anche il Periodicals Training Council e il Broadcast Journalism Training Council organizzano e riconoscono una formazione specifica rivolta alla scrittura su periodici o al giornalismo radiotelevisivo e, contemporaneamente, sono canale di reclutamento per le aziende di informazione. La preparazione accademica in Media Studies o in Comunicazione è offerta, ma almeno in Gran Bretagna non è particolarmente apprezzata dagli editori. Risale alla fine della Seconda guerra mondiale, con l'istituzione del Centre of Mass Communication Research presso la University of Leicester, del Centre for Contemporary Cultural Studies alla University of Birmingham e del Television Research Centre alla University of Leeds. I più recenti corsi in Communications o Media studies consistono in Bachelor di tre o quattro anni e in Master di un anno, con esame d’ammissione e tirocinio non retribuito. In Irlanda la formazione al Giornalismo è più simile al resto d'Europa ed è presente: alla Dublin City University presso la School of Communications; alla School of Media del Dublin Institute of Technology; alla facoltà di Giornalismo e Media del Griffith College Dublin; e alla National University of Ireland. Le possibilità di studio sono Bachelor e Master in Giornalismo, o in altre branche di studi sulla Comunicazione. 35 1.2 Le somiglianze e le differenze di particolare rilievo tra i vari Paesi I sistemi di accesso, organizzazione e formazione al giornalismo presentano delle caratteristiche che prescindono dalla classificazione per modelli. Innanzitutto, in nessuna nazione la laurea rappresenta un requisito formale per diventare giornalista, sebbene in tutte, ad eccezione del Lussemburgo, esistano corsi di laurea in Giornalismo, oltre a quelli in Media Studies o in Comunicazione. In Europa i titoli di studio in Giornalismo vanno dal Diploma al Dottorato, nonostante quest'ultimo sia indice di un percorso carrieristico più orientato all'attività accademica che a quella giornalistica. Il Diploma è presente in pochi Stati, a Cipro e nel Regno Unito. Più frequenti sono Bachelor di tre o quattro anni e Master di uno o due anni che alternano momenti di teoria a momenti di pratica, che culminano in genere con uno stage o un tirocinio di varia durata. In genere ai Master viene riconosciuta una funzione formativa più specifica e propedeutica al mondo del lavoro. Nei Paesi con un percorso professionale più strutturato quale la Francia, l'Italia, la Spagna, la Germania, i Paesi Bassi, la Danimarca, la Finlandia, la Svezia, la Gran Bretagna e l'Irlanda, il Master è la qualifica accademica riconosciuta come Scuola di Giornalismo. In Francia e in Italia è lo Stato, in maniera più o meno diretta, a riconoscere alcune scuole abilitanti alla professione; mentre in Germania, Spagna, Gran Bretagna gli stessi gruppi editoriali offrono corsi di questo tipo. Il processo di selezione delle nuove generazioni inizia con l'ammissione al ciclo di studi post laurea, se non al Bachelor negli istituti più prestigiosi. Le nazioni con una più lunga tradizione accademica di insegnamento del Giornalismo sono la Finlandia, la Svezia e la Danimarca, Stati in cui la professione è strettamente ancorata all'università, come evidente dal fatto che le organizzazioni professionali, oltre a prevedere una sezione dedicata agli studenti, prendono parte alla programmazione dei corsi. Anche in Gran Bretagna il sindacato offre agli studenti la possibilità di iscriversi ricevendo una tessera stampa a loro dedicata. Organizza dei corsi brevi di forma36 zione, ma nel Regno Unito gli organismi che si occupano di formazione e i corsi in Giornalismo sono tantissimi, anche esulando dalla preparazione universitaria. Istituti professionali esistono in Portogallo, in Austria, in Belgio, in Svezia e come i Centre for Independent Journalism dell'Est Europa sono dedicati all'aggiornamento e alla formazione mid-career, poco diffusa negli altri Paesi. Appaiono ricorrenti alcuni requisiti nell'individuare la professionalità di un giornalista: per quanto sia formalizzato o meno, quello che la legge italiana definisce “praticantato” è consuetudine nella maggior parte delle nazioni europee. Oltre ai Paesi dell'Est, di cui non abbiamo notizia, solo in Spagna, nel Lussemburgo, nei Paesi Bassi, in Austria, in Finlandia non si fa riferimento a un arco temporale di esercizio del mestiere per identificare un professionista, ma alla documentazione fiscale o a un contratto corrente. La durata della pratica varia dai sei mesi di Cipro ai cinque anni della Grecia, con una media di due anni; e spesso il conseguimento di determinati corsi o scuole di Giornalismo dà vita a sconti che solo nel caso italiano arrivano a sostituire completamente l'apprendistato. In Francia, in Belgio, in Portogallo il “praticantato” è orientato all'ottenimento del tesserino di giornalista; mentre in Germania e in Gran Bretagna consiste in una formazione in vista di un contratto di lavoro e di uno status professionale migliore; in Danimarca è compreso nel ciclo di studi in Giornalismo; in Svezia e a Cipro è un requisito per l'adesione al sindacato; e in Grecia per l'ammissione all'esame per l'iscrizione all'Unione di Atene. Si parla di esami in pochi altri Stati: in Italia la prova è organizzata dall'Ordine dei Giornalisti, un ente pubblico di autoregolamentazione professionale, e implica l'iscrizione all'Albo dei professionisti; nel Regno Unito invece ci sono due esami opzionali che certificano la competenza del giornalista, sia preliminare sia professionale. In alcuni Paesi, quali la Francia, il Portogallo e la Finlandia, la definizione di giornalista esclude gli addetti stampa e alle PR, mentre in Gran Bretagna abbraccia il senso più esteso di comunicatore o di raccoglitore di informazioni. E' possibile notare che le organizzazioni dei giornalisti si distinguono essen37 zialmente tra associazioni e sindacati. Nella maggior parte dei Paesi i giornalisti hanno un sindacato unico, come in Italia, in Portogallo, in Danimarca, in Svezia, in Finlandia, in Gran Bretagna e Irlanda, in Repubblica Ceca, in Slovacchia, in Romania, nei Paesi Baltici e a Cipro, più o meno forti e organizzati. In Francia, Grecia, Slovenia, Bulgaria c'è più di un sindacato. In Austria è una sezione della Confederazione generale dei sindacati che si occupa dei giornalisti, come in Germania, anche se in quest'ultimo Stato esiste un'altra organizzazione, che è classificabile come associazione professionale. Tale formula associativa caratterizza anche il Belgio, i Paesi Bassi e in certa misura il Lussemburgo, dove sono presenti anche due sindacati. In Spagna le moltissime associazioni dei giornalisti sono riunite in una federazione molto rappresentativa e i sindacati regionali in un'altra. In Polonia e in Ungheria ci sono più associazioni. Solo a Malta i giornalisti sono organizzati in un club. L'Italia è l'unica nazione in cui esiste un Ordine professionale, che riconosce anche una figura giornalistica, il pubblicista, diversa dal professionista e dove oltre al sindacato ci sono altri enti che si occupano esclusivamente degli iscritti agli Albi. Una situazione diversa è quella spagnola in cui in due regioni sono stati istituiti dei Collegi professionali, senza l'obbligo di iscrizione, mentre il registro nazionale tenuto dalla federazione delle associazioni spagnole è stato ridotto a forma privata. Abbiamo ripreso brevemente le caratteristiche dei diversi Stati membri dell'Unione Europea per ricapitolarne somiglianze e differenze prima di vedere i processi comunitari che hanno influito o influiranno sulla professione giornalistica. 1.3 Il ruolo dell'Unione Europea L’Unione Europea si trova così a fare i conti con quattro diversi modelli di giornalismo, e presumibilmente prima o poi uno di questi dovrà prevalere sugli altri quanto meno come standard formativo e prassi riconosciuta di accesso alla professione giornalistica. Dagli stessi pilastri dell’Unione, quale il Trattato CE e in particolare gli artt. 18 e 39-55, e in seguito tramite alcune Direttive, l’entità so38 vrannazionale e intergovernativa ha stabilito come diritto fondamentale la libera circolazione di persone e servizi tra Stati membri e la facoltà di esercitare, come lavoratore autonomo o subordinato, una professione in uno Stato membro diverso da quello in cui è stata acquisita la relativa qualifica. Le Direttive in questione sono state raggruppate in un testo unico nella 2005/36/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, conosciuta come Direttiva Zappalà. Queste non riguardano direttamente la professione giornalistica, ma l’accesso a una qualsiasi professione regolamentata o il suo esercizio in uno Stato diverso dal proprio, dove sono richieste determinate qualifiche professionali. Riguardano indirettamente anche il giornalismo, perché non in tutti Paesi UE l’attività giornalistica è regolamentata e quindi si pone un problema di mobilità per i giornalisti da alcune nazioni ad altre. La prima Direttiva Comunitaria sulle qualifiche professionali superiori, è la numero 89/48/CEE, che introduce la definizione di «professione regolamentata»: “va considerata tale non solo un'attività professionale il cui accesso sia subordinato in uno Stato membro al possesso di un diploma, ma anche quella alla quale si possa accedere liberamente, qualora sia esercitata con un titolo professionale riservato a coloro che soddisfano a talune condizioni necessarie per la qualifica”22. Mentre nella Direttiva del 2005 appare la definizione di «formazione regolamentata», per la quale si intende “qualsiasi formazione specificamente orientata all'esercizio di una professione determinata e consistente in un ciclo di studi completato, eventualmente, da una formazione professionale, un tirocinio professionale o una pratica professionale”23. Per valutare l'idoneità del richiedente di esercitare una professione regolamentata, lo Stato ospitante può predisporre un 22 Dal comma 8 delle considerazioni della Direttiva del Consiglio 89/48/CEE del 21 dicembre 1988, relativa ad un sistema generale di riconoscimento dei diplomi di istruzione superiore che sanzionano formazioni professionali di una durata minima di tre anni. 23 Articolo 3, comma 1(e), della Direttiva 2005/36/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 settembre 2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. 39 «tirocinio di adattamento» o una «prova attitudinale». Ma la vera novità introdotta dalla direttiva Zappalà è la legittimazione degli organi professionali, cui alcuni Stati membri delegano parte della gestione delle professioni. Tali organismi sono definiti come «autorità competente»: “qualsiasi autorità o organismo abilitato da uno Stato membro in particolare a rilasciare o a ricevere titoli di formazione e altri documenti o informazioni”24. Nella stessa si fa inoltre riferimento a un sistema di tessere professionali per facilitare il riconoscimento e la mobilità dei professionisti nell'UE, cosa che “per sette attività considerate come professioni (medici generici e specialisti, infermieri, dentisti, ostetriche, veterinari, farmacisti e architetti) è ormai operante”25, ma non per il giornalismo. Un'altra Direttiva importante è quella relativa ai servizi nel mercato interno, nata come Bolkestein, approvata dalla Commissione e con alcuni emendamenti anche dal Parlamento nel febbraio del 2006, come Gebhardt. Questa normativa consiste nell'applicazione al mercato dei servizi del principio di libera circolazione dei beni, favorendo in genere la mobilità professionale. L'Unione Europea sta poi operando su un altro fronte che abbiamo visto essere molto importante per la professionalizzazione del giornalismo, la formazione. Un'iniziativa a metà tra l'ambito professionale e quello formativo è stata lanciata con la Strategia di Lisbona, un programma di riforme economiche con l'obiettivo dichiarato di fare dell'Unione la più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010. Sono i singoli Stati membri a dover raggiungere la maggior parte degli obiettivi indicati a Lisbona, ma la direzione sembra riconoscere la necessità di un quadro europeo di riferimento per le qualifiche. Lisbona si somma al già avviato Processo di Bologna di parificazione dei diversi sistemi d'istruzione: nel 1999, i Ministri dell’Istruzione di ventinove Paesi europei hanno firmato una Dichiarazione a Bologna. Nel farlo hanno promesso di riorganizzare il proprio sistema di istruzione, entro il 2010, secondo dei principi 24 Articolo 3, comma 1(d), della Direttiva 2005/36/Ce del 7 settembre 2005. 25 Falvo, Rodolfo,“Professione giornalista- In Europa il giornalismo non è una libera professione”, 03/01/'02, su www.mcreporter.info/professione/falvo3.htm 40 comuni. I principali obiettivi della riforma possono essere sintetizzati nell’adozione di un sistema di diplomi facilmente comparabili; basato essenzialmente su due cicli principali; e su un sistema di crediti comune (ECTS) per il riconoscimento dei carichi di studio. Il primo ciclo di studi post secondario consiste nel Bachelor (BA) della durata minima di tre anni; mentre il secondo prevede il Master (MA) e il PhD (il Dottorato). Questo si riflette nella formazione al giornalismo solo a livello accademico, e ormai la maggior parte dei Paesi ha adottato la struttura BAMA nello specifico per i corsi di laurea in Giornalismo o in Comunicazione. Appare tuttavia evidente che la preparazione accademica, rispetto all'esperienza lavorativa, non è considerata un requisito rilevante per diventare giornalista praticamente ovunque: in nessun Paese per esercitare la professione serve formalmente una laurea. Nonostante ciò, le persone che intraprendono studi in Giornalismo e Comunicazione sono in costante crescita; in molti Stati si è ormai sviluppata quella che è stata definita la via colta al giornalismo. Un'iniziativa comunitaria più specifica sulla preparazione al giornalismo, promossa da Euromed, la partnership tra Europa e Paesi del Mediterraneo, parte da una riflessione sul ruolo e sulla responsabilità dei media nelle relazioni internazionali. Il tema della formazione dei giornalisti è emerso in maniera urgente e ha dato vita al rapporto “Education and Journalism: Euromed and the Media”, dal quale emerge che la Commissione Europea si sta chiedendo in che modo sia possibile “migliorare la formazione al giornalismo, nell’ottica di affrontare le sfide della globalizzazione e di facilitare la mobilità dei giornalisti”26. Una proposta in questo senso esiste ed è il Master internazionale, in Inglese, riconosciuto in tutto il mondo in Journalism and media within globalization, che prevede quattro semestri tra l'Università danese di Aarhus, quella olandese di Amsterdam, l'Università tedesca di Amburgo, la City University di Londra e la 26 Dal paragrafo 5.1.5 del Rapporto Education and Journalism: Euromed and the Media del 7 maggio 2007: “But we live in an everyday more global world and perhaps the time has arrived for journalism training to change in order to face the challenge of globalisation and facilitate the mobility of journalists”. 41 gallese Swansea, che ogni anno accetta 40 futuri giornalisti pronti ad affrontare in maniera competente lo scenario europeo. I prossimi capitoli passeranno da quella che è qui definita l'anomalia italiana per arrivare all'industria britannica, e alla fine indicare alcuni punti su cui è possibile accentuare le differenze e le somiglianze. La scelta dell’Italia è dovuta alla sua particolare situazione a confronto con gli altri Paesi dell’Unione Europea, visto che è l’unica ad avere un Ordine dei Giornalisti, a distinguere tra pubblicisti e giornalisti professionisti, ad avere una regolamentazione rigida della professione che nasconde un meccanismo dell'accesso definito da alcuni della cooptazione informale, di favore. Daniel C. Hallin e Paolo Mancini nella loro analisi indicano nella modernizzazione il processo di convergenza dei diversi modelli di giornalismo verso quello liberale “caratterizzato dalla predominanza almeno relativa delle logiche di mercato e dei media commerciali”27. Il Regno Unito è appunto il nostro rappresentante del modello liberale: ha un’industria editoriale che funziona autonomamente, per la quale la formazione dei suoi professionisti è un fondamento importante, sebbene nessuna regola la stabilisca obbligatoriamente, e nella selezione del personale sono considerate le attitudini e le competenze professionali. 27 Hallin, Daniel C.- Mancini, Paolo, Modelli di giornalismo. Mass media e politica nelle democrazie occidentali, Roma-Bari, Laterza, 2004, p. 15. 42 2. L'ANOMALIA ITALIANA In Italia, l'editoria fatica a svilupparsi come ambito commerciale indipendente e questo oltre a riflettersi sulla qualità del prodotto giornalistico influenza sia il sistema di accesso all'Ordine, sia le opportunità di lavoro. Ancora oggi parte dei mezzi di comunicazione di massa appartengono a editori impuri: imprenditori che pur investendo principalmente in altri settori industriali sono proprietari di testate giornalistiche attraverso le quali gestiscono i rapporti con il mondo politico. Il sistema chiuso di accesso alla professione rafforza il legame del giornalismo italiano con la politica: la legge protegge l'attività giornalistica, tra l'altro senza definirla, creando un ente di autoregolamentazione, l'Ordine, che però autonomamente, senza l'appoggio, del Parlamento non può riformare i propri meccanismi di funzionamento invariati da quarantacinque anni. 2.1 La professione giornalistica... 2.1.1 ...secondo l'ordinamento Il Diritto italiano distingue la libertà di opinione e di stampa, come espressa dall'art. 21 della Costituzione1 e lo svolgimento dell'attività giornalistica in modo retribuito e continuativo. L'ordinamento della professione giornalistica è stabilito dalla legge n. 69 del 3 febbraio 1963 e approfondito dal Regolamento per l'esecuzione della Legge 3 febbraio 1963, n.69, il D.P.R. 4 febbraio 1965, n. 115. Entrambi i provvedimenti sono stati leggermente modificati negli anni per aggiornare e adeguare la normativa alle trasformazioni avvenute nel campo dell'informazione, ma sono sostanzialmente immutati. L'istituzione dell'Ordine dei Giornalisti ha sostituito una precedente normativa fascista e dal 1963 a oggi è sempre stata al centro di polemiche che non hanno dato vita a riforme sostanziali, ma solo a parziali modifiche. Nel 1997 è stato anche indetto un referendum abrogativo, risultato nullo per il 1 Art. 21della Costituzione della Repubblica Italiana: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione[...]”. 43 mancato raggiungimento del quorum. L'Ordine si occupa principalmente di aggiornare l'Albo dei Giornalisti, tenuto a livello regionale e composto principalmente dall'elenco dei pubblicisti e dall'elenco dei giornalisti professionisti (art. 26, legge n. 69, 3 febbraio 1963). I primi “svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercitano altre professioni o impieghi”; mentre sono professionisti “coloro che esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista”2. Per diventare pubblicista occorre presentare all'Ordine regionale di riferimento una documentazione che attesti l'attività pubblicistica regolarmente retribuita per almeno due anni presso una o più aziende editoriali o uffici stampa (art. 35, legge n. 69, 3 febbraio 1963). Ogni Ordine regionale ha successivamente stabilito dei parametri più specifici di valutazione, secondo quanto stabilito dal D.P.R. 4 febbraio 1965, n. 115: un numero minimo di articoli che consiste, nella maggior parte dei casi, in almeno 60 per i quotidiani, 40 per i settimanali e 20 per i mensili3. Per essere iscritto nell'elenco dei professionisti, secondo l'art. 29 della legge 3 febbraio 1963, n. 69, “sono richiesti: l'età non inferiore agli anni 21, l'iscrizione nel registro dei praticanti, l'esercizio continuativo della pratica giornalistica per almeno 18 mesi” e l'esito favorevole della prova di idoneità professionale. L'articolo in questione introduce una terza figura, quella del praticante, il primo gradino della carriera giornalistica. L'iscrizione al registro dei praticanti e lo svolgimento del periodo di pratica4 prevedono il limite minimo di 18 anni di età e il possesso di un titolo di studi non inferiore alla licenza di scuola media superiore, o in sostituzione il superamento di un esame di cultura generale. Inoltre, ai 2 Art.1, legge n. 69, 3 febbraio 1963: “ È istituito l'Ordine dei giornalisti. Ad esso appartengono i giornalisti professionisti e i pubblicisti, iscritti nei rispettivi elenchi dell'Albo. Sono professionisti coloro che esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista. Sono pubblicisti coloro che svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercitano altre professioni o impieghi[...]”. 3 Art.34, D.P.R. 4 febbraio 1965, n. 115: “[...]Il Consiglio regionale o interregionale può richiedere gli ulteriori elementi che riterrà opportuni in merito all'esercizio dell'attività giornalistica da parte degli interessati[...]”. 4 Così come regolamentati dagli artt. 33 e 34 della legge 3 febbraio 1963 n. 69, dal 35 al 43 del D.P.R. 4 Febbraio 1965, n.115 e da due decisioni del CNOG datate 5 luglio 2002, sui criteri interpretativi dell' art. 34 legge 69/63 sull'iscrizione al registro dei praticanti, e 21 giugno 2005, riguardante la formazione obbligatoria per i praticanti. 44 fini dell'iscrizione va presentata la dichiarazione del direttore della testata comprovante l'inizio della pratica. L'apprendistato può essere svolto presso un quotidiano, un servizio giornalistico della radio e della televisione o un'agenzia d'informazione a diffusione nazionale se con minimo quattro giornalisti professionisti redattori ordinari; presso un periodico a diffusione nazionale, se con almeno sei giornalisti professionisti redattori ordinari; in una redazione decentrata, se con la presenza di almeno un redattore professionista. Il periodo di formazione lavoro può durare al massimo tre anni, trascorsi i quali l'iscrizione al registro decade. A conclusione del praticantato è necessaria un'altra dichiarazione del direttore che attesti l'attività giornalistica svolta per l'ammissione alla prova di idoneità professionale. Nel caso in cui il direttore rifiuti di firmare l'attestato, il Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti a seguito di un'analisi della documentazione presentata dal candidato valuta il compimento dell'apprendistato, e nel caso risolve la situazione con una dichiarazione sostitutiva. La prova di idoneità professionale (art. 32, legge 3 febbraio 1963, n. 69) si svolge a Roma due volte l'anno, solitamente a fine ottobre e ad aprile, e comprende una prova scritta e, se superata, una orale davanti a una commissione mista di sette membri. Cinque esaminatori sono scelti tra i giornalisti professionisti con almeno dieci anni di anzianità e due nella Magistratura, dei quali uno è il presidente della commissione. Il praticante nell'arco dei diciotto mesi è tenuto a seguire i corsi e i seminari organizzati dall'Ordine in preparazione alla prova. Superato l'esame si è iscritti all'elenco dei professionisti, previa domanda con allegata documentazione da presentare all'Ordine Regionale. La qualifica si può perdere, oltre che per motivi penali o di condotta, dopo due anni di inattività professionale, ma il periodo considerato varia a seconda dell'anzianità del giornalista: aumenta a tre anni se iscritto all'Albo da più di dieci anni e non avviene raggiunti i quindici anni. Oltre agli elenchi di pubblicisti e professionisti, al registro dei praticanti, l'Ordi45 ne si occupa di due elenchi speciali: quello dei direttori delle riviste specializzate,“coloro che, pur non esercitando l'attività di giornalista, assumano la qualifica di direttore responsabile di periodici o riviste a carattere tecnico, professionale o scientifico, esclusi quelli sportivi e cinematografici”; e quello dei giornalisti di nazionalità straniera5. I cittadini comunitari che intendono svolgere attività giornalistica in Italia oltre a poter seguire l'iter previsto per i cittadini italiani, se hanno conseguito un titolo professionale in un altro Paese possono rivolgersi al Ministero della Giustizia per il riconoscimento della qualifica, secondo le Direttive comunitarie in materia. La legge del 3 febbraio 1963, n. 69 originariamente considerava il lavoro giornalistico nelle testate dei quotidiani, delle agenzie di stampa, dei periodici, della radiotelevisione. Ai settori tradizionali del giornalismo se ne sono aggiunti di nuovi. L'Ordine indica la possibilità di svolgere il praticantato anche negli uffici stampa se rispettano i requisiti validi per le altre redazioni. Con la legge n. 150 del 7 giugno del 2000, il campo della comunicazione pubblica viene riconosciuto ufficialmente come ambito giornalistico e si stabilisce che negli uffici stampa della Pubblica Amministrazione lavorino, almeno in qualità di capo ufficio stampa, iscritti all'Ordine dei Giornalisti. Con lo sviluppo dei giornali on line, anche le loro redazioni sono state riconosciute come quelle degli altri media. 2.1.2 ... secondo il Contratto Nazionale del Lavoro Giornalistico Il Contratto Nazionale del Lavoro Giornalistico è stipulato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il sindacato nazionale unitario dei giornalisti, e dalla Federazione Italiana Editori Giornali, con “durata quadriennale per la parte normativa e biennale per la parte retributiva”6. Il CNLG ha valore di legge, e contiene tutte le tipologie di contratto e le tariffe minime per le prestazioni giornalistiche dipendenti, autonome, a tempo indeterminato e determinato. I giornalisti sono senza contratto nazionale di lavoro dal 28 febbraio 2005. 5Art. 28, Legge 3 febbraio 1963, n. 69. 6 Art. 52 CNLG 2001-2005. 46 La discussione tra sindacato ed editori riguarda il riconoscimento di alcuni diritti basilari per quei collaboratori che vengono trattati alla stregua di dipendenti per tempo e impegno richiesto. Secondo la FIEG se dovesse entrare in vigore il modello di contratto proposto dai giornalisti, le difficoltà gestionali delle aziende si aggraverebbero e non sarebbero più in grado di mantenere l'equilibrio economico: con queste motivazioni rifiutano qualsiasi compromesso. Anche gli interventi del Governo per ora si sono dimostrati inefficaci nella contrattazione. Riferendoci così alle disposizioni dell'ultimo contratto, 2001-2005, approfondiamo i profili delle tre figure principali del giornalismo italiano, esaminando i trattamenti lavorativi riservati a professionisti, pubblicisti e praticanti. Il CNLG regolamenta all'art.1 i rapporti di lavoro dei professionisti dipendenti, quei “giornalisti che prestano attività giornalistica quotidiana con carattere di continuità e con vincolo di appartenenza”7; e all'art.2 dei collaboratori fissi, sia professionisti sia pubblicisti, “che pur non dando opera quotidiana, sono legati da una continuità di prestazione, il vincolo di dipendenza e responsabilità di un servizio”8. I pubblicisti che esercitano attività giornalistica in via esclusiva e prestano opera quotidiana con orario massimo di 36 ore a settimana sono assimilati a livello contrattuale ai giornalisti dell'art. 1; mentre quelli che prestano attività giornalistica anche non quotidiana, nelle redazioni decentrate o negli uffici di corrispondenza, hanno una formula contrattuale a parte9. I contratti a termine, a tempo parziale e temporanei sono regolamentati dall'art. 3, dove si limita il ricorso a formule a termine e temporanee al 20% dei giornalisti assunti a tempo indeterminato (art. 1). Per il praticantato10 viene stabilito il numero dei contratti di formazione lavoro in proporzione alla dimensione dell'azienda: un praticante ogni 10 redattori o frazione di 10 nelle redazioni che ne occupano fino a 100; uno ogni 25 o frazione di 25 nelle redazioni con più di 100. Il CNLG ribadisce inoltre, che il prati7 Art.1 CNLG 2001-2005. 8 Art. 2 del CNLG 2001-2005. 9 Art. 36 del CNLG 2001-2005. 10 Art. 35 del CNLG 2001-2005. 47 cante deve lavorare a rotazione in più servizi redazionali ed essere affidato a un capo servizio ai fini di una più completa formazione. La carriera nel giornalismo segue una gerarchia, cui si attiene la maggior parte delle redazioni a seconda del numero del personale. Sempre nel Contratto Nazionale del Lavoro Giornalistico ne troviamo descritto il cursus honorum: appena iscritto all'elenco dei professionisti, il giornalista diventa redattore di prima nomina e dopo 30 mesi di anzianità redattore ordinario. I graduati vanno dal vice caposervizio, caposervizio, vice caporedattore e caporedattore, oltre ai quali abbiamo direttore, condirettore e vicedirettore. Mentre il collaboratore fisso (art.2) e il corrispondente (art. 12) rappresentano figure esterne alla redazione centrale. Per completare il quadro delle istituzioni principali con cui il giornalista italiano si deve rapportare, occorre introdurre ancora l'Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti “Giovanni Amendola”, che gestisce l'assicurazione generale obbligatoria dei giornalisti professionisti e dei praticanti. Incassa i contributi versati dai datori di lavoro e dai giornalisti stessi ed eroga la pensione. Una gestione separata, l'INPGI2 è stata istituita per i freelance. A questa devono iscriversi, e quindi versare i contributi, tutti quei professionisti, pubblicisti e praticanti che svolgono la professione in modo autonomo con un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (D.Lgs. 10 febbraio 1996, n. 103). Fornisce anche trattamenti di disoccupazione, mutui, prestiti agevolati, cassa integrazione, assicurazione per gli infortuni, borse di studio. Un'altra organizzazione riservata ai giornalisti è la CASAGIT, la Cassa Autonoma di Assistenza Integrativa dei Giornalisti Italiani, l'istituto di assistenza integrativa degli iscritti all'Ordine. L'adesione è volontaria, eccetto per i giornalisti assunti a tempo indeterminato, per i quali è prevista dal contratto collettivo di lavoro. La pagano i giornalisti con un contributo proporzionale al reddito percepito e offre un rimborso per tutte le spese mediche. Per i giornalisti non dipendenti è stata istituita recentemente una CASAGIT 2. 48 2.1.3 ... nei fatti Quanto stabilito dall'ordinamento della professione giornalistica, si traduce spesso in percorsi di accesso non proprio ortodossi. Se nelle redazioni i pubblicisti dovrebbero lavorare come collaboratori occasionali, mentre i professionisti come dipendenti a tempo pieno, ci sono numerosi casi di pubblicisti che svolgono come attività principale quella giornalistica, senza ottenere un contratto da praticante, tanto che il CNLG assimila all'art.1 questa situazione lavorativa. Un'indagine su un campione di pubblicisti dal titolo “Le trasformazioni del lavoro giornalistico in Toscana”, curata dal Corecom regionale, indica nel 36%, la percentuale di quelli che operano nel giornalismo come impegno primario: più di un pubblicista su tre “fa il professionista”, ma non sta nella categoria formale dei professionisti11. Nella ricerca emerge chiaramente quanto il confine tra queste due figure sia sempre più labile e usato strumentalmente, sia dagli editori per risparmiare sul personale, sia dagli aspiranti giornalisti per cercare di entrare nel mondo professionale attraverso l'attività pubblicistica. Anche il praticantato per quanto costituisca già un traguardo, non è esente da rischi: è probabile che il direttore non voglia firmare la dichiarazione di avvenuta formazione lavoro per ragioni di ordine economico, perché un professionista costa più di un praticante. Il tentativo sperimentato dall'Ordine di risolvere il problema attribuendo dichiarazioni sostitutive e formalizzando il praticantato a termine, può aver arginato il rischio, ma in compenso ha incrementato la disoccupazione o la marginalità professionale. Molte storie di questo tipo sono raccolte nel “Libro bianco sul lavoro nero”, edito dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana a fine 2006. Nella pubblicazione vengono anche calcolate, in riferimento al 2001, a fronte dei giornalisti con un rapporto di lavoro fisso, stabile e contrattuale con le loro aziende “dalle trenta alle quarantamila persone, giovani e meno giovani, che tutto il giorno sbarcano il lunario facendo i giornalisti, ricattati e ricattabili 11 Corecom della Toscana, Le trasformazioni del lavoro giornalistico in Toscana, p. 20. 49 dalle aziende e dai direttori, pagati due lire, con un tariffario dell'Ordine che non sta né in cielo né in terra, che non è mai stato rispettato, e questi giornalisti oggi in Italia, quattro a uno, fanno il giornalismo”12. Quello che avviene nelle redazioni effettivamente è spesso al limite della legalità. Ma mentre le organizzazioni dei giornalisti tendono a voler preservare tutti i privilegi della professione agli iscritti all'Albo, ampliandone in parte le possibilità di accesso senza però liberalizzarlo; gli editori puntano al risparmio sfruttando la grande offerta di lavoro giornalistico sottopagato, semplicemente alimentando l'illusione di un contratto che permetterebbe ai tanti aspiranti giornalisti di entrare nella cerchia dei privilegiati. Tale situazione, secondo l'analisi di Menduni e Catolfi, origina tre diversi mercati del lavoro giornalistico: quello saturo, dei professionisti a tempo indeterminato; il bacino delle collaborazioni colte; e la fonte grigia e inesauribile dello sfruttamento13, quelli sempre disponibili a sacrificare qualcosa per rincorrere un sogno. Un grande numero di persone, infatti, per cercare di entrare nel mondo dell'informazione pensa di emergere e di avere visibilità lavorando a qualunque condizione. Spesso il giornalismo si traduce nello strano paradosso di essere percepito più come passione, che come lavoro: un'ideale romantico quanto pericoloso che può portare a spendere invece che a guadagnare. Sicuramente lavorare in una redazione è molto stimolante, vivere immersi nell'attualità genera adrenalina e partecipazione, raccontarla un senso di responsabilità e dedizione, ma non essere pagati trasforma tutto in insicurezza e frustrazione, e insistere diventa un'ossessione. E' fuorviante pensare che esista una mobilità tra i tre mercati del lavoro giornalistico: è raro che un collaboratore diventi praticante. Da un punto di vista più storicistico, appare evidente come in realtà l'accesso alla professione giornalistica sia regolato dal mercato editoriale e questo a sua volta dal potere politico. Riprendendo quanto sostenuto da Buonanno e Faustini in alcuni articoli pubblicati dalla rivista Problemi dell'Informazione, i momenti 12 Parole di Paolo Serventi Longhi, segretario generale della FNSI, nella trascrizione della trasmissione Radio a Colori a cura di Serena Rosella, condotta da Oliviero Beha e Claudio Ciaravolo su Radio Uno Rai del 30 aprile 2001, riportata dal Libro bianco sul lavoro nero, a cura di Renzo Santelli, edito dalla FNSI nel novembre 2006. 13 Cfr. Menduni, Enrico - Catolfi, Antonio, Le professioni del giornalismo, pag 60. 50 di forte afflusso di neo giornalisti nella professione sono riconducibili all'introduzione di nuovi media nel sistema dell'informazione, spesso sotto l'influenza di una certa parte politica. Dal dopoguerra a oggi possiamo individuare cinque periodi di particolare affluenza nel giornalismo italiano di nuove leve: -tra il '45 e il '49, Buonanno indica nella fioritura di testate, nella nascita dell'An- sa, nella costituzione di una larga rete di quotidiani politici, afferenti soprattutto ai partiti di sinistra la causa dell'ingresso di giovani giornalisti. -il triennio '62-'64, che comprende la data di approvazione della legge istitutiva dell'Ordine, vede l'iscrizione dei giornalisti reclutati alla fine degli anni '50 con la nascita della televisione e la creazione di numerose agenzie stampa, espressione delle varie correnti della Democrazia Cristiana. -tra il '78 e l''83, è la nascita della Terza rete, la diffusione di periodici specializ- zati, degli uffici stampa e l'espansione dell'emittenza radiotelevisiva privata che fa raddoppiare la popolazione giornalistica dall'inizio degli anni '70 in coincidenza con l'egemonia di un orientamento di stampo marxista. In questi anni si assiste anche a un aumento della componente femminile nella professione del 75%, legata per lo più al settore dei periodici, complici i movimenti di emancipazione femminili. -un boom di pubblicisti, come definito da Faustini, accompagna lo sviluppo del- la stampa locale tra il '90 e il '95. Sono gli anni della legge che aumenta l'autonomia delle Regioni e della stagione politica caratterizzata dalla fine delle ideologie e dagli scandali di corruzione che coinvolgono tutta la classe dirigente, una dimensione locale è quello che serve ai partiti per trovare una faccia nuova e accessibile da indossare. -tra il 2000 e il 2001 i primi portali e giornali on line hanno nuovamente allarga- to le maglie dell'accesso professionale a nuove reclute, e in misura minore l'approvazione della legge n. 150 sulle qualifiche del personale degli uffici stampa delle Pubbliche Amministrazioni. Più che all'egemonia di una determinata area politica i cambiamenti di questi anni sono stati accompagnati dal dibattito sulla 51 globalizzazione e dal confronto tra culture islamiche e occidentali che hanno mostrato le potenzialità comunicative e informative del web. L'iniziativa più recente nel campo editoriale è la diffusione della free-press, che ha avuto un forte impatto sociale, la cui influenza sull'allargamento dell'accesso alla professione deve ancora essere valutata. Esiste un settore nel giornalismo considerato marginale, che ha un ruolo importante, pur senza visibilità e riconoscimenti ufficiali, si tratta dei service ai quali le testate giornalistiche danno in appalto alcuni format e in cui lavorano molte persone senza tessera stampa e senza un contratto di lavoro giornalistico, ma effettivamente fanno giornalismo e hanno delle possibilità di esser pagati per farlo. 2.2 Una fotografia della professione alla fine del 2006 2.2.1 I numeri dell'Ordine dei Giornalisti Fig.1 Iscritti all'Ordine dei Giornalisti nel dicembre 2006 (fonte OdG). ORDINI REGIONALI ABRUZZO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA (quote iscritti) EMILIA ROMAGNA FRIULI VENEZIA GIULIA LAZIO LIGURIA LOMBARDIA MARCHE MOLISE PIEMONTE PUGLIA SARDEGNA SICILIA TOSCANA TRENTINO ALTO ADIGE UMBRIA VAL D'AOSTA VENETO TOTALE PROFESSIONISTI PUBBLICISTI PRATICANTI SEMITOTALE Tot. Tot. Tot. Tot. Iscritti 300 1346 23 1669 91 464 31 586 248 1770 62 2080 1039 6236 230 7505 1338 3970 24 5332 505 1635 44 2184 6964 10529 549 18042 566 1192 18 1776 6916 11954 678 19548 350 1376 50 1776 43 315 13 371 1216 5208 136 6560 470 2645 45 3160 458 1218 75 1751 931 3383 4314 881 3609 114 4604 596 1115 45 1756 222 901 24 1147 75 236 6 317 749 2852 67 3668 23958 61954 2234 88146 ELENCO SPECIALE STRANIERI TOTALE 109 26 264 330 1150 220 1261 278 3284 221 13 663 267 164 343 738 181 65 30 427 10034 182 57 21 17 14 1 5 297 1778 612 2344 7835 6482 2404 19485 2054 22889 1997 384 7244 3427 1915 4657 5359 1951 1213 347 4100 98477 Secondo i dati ufficiali a disposizione di fine 2006, il numero complessivo degli iscritti, compresi gli elenchi speciali, ha toccato le 98.477 unità; mentre professionisti, pubblicisti e praticanti comprendono insieme 88.146 iscritti. Purtroppo manca la statistica riguardo al sesso, gli ultimi dati relativi a questa variabile risalgono al 2004 e indicano una percentuale femminile del 21,85% tra i professionisti, un 26,06% tra i pubblicisti e un 45,76% tra i praticanti. Rispetto alle più alte percentuali del 2001, il processo di femminilizzazione della categoria al 2004 sembrerebbe regredire, assestandosi al 45% tra i praticanti. 52 Fig. 2 Provenienza geografica degli iscritti all'Ordine dei Giornalisti. ABRUZZO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA EMILIA ROMAGNA FRIULI VENEZIA GIULIA LAZIO LIGURIA LOMBARDIA MARCHE MOLISE PIEMONTE PUGLIA SARDEGNA SICILIA TOSCANA TRENTINO ALTO ADIGE UMBRIA VAL D'AOSTA VENETO Per quanto riguarda la provenienza geografica il 47% circa dei giornalisti risiede nel Nord Italia, il 31% nel Centro e al Sud il 22%, anche se Milano e Roma insieme arrivano ad ospitare il 43% circa degli iscritti. Complessivamente è l'Ordine della Lombardia, ovvero Milano, dove si concentra il maggior numero di iscritti, seguito da quello del Lazio. Gli iscritti all'elenco speciale della Lombardia costituiscono quasi il 33% del totale dei direttori delle riviste specializzate italiane. L'Ordine del Lazio comprende 48 professionisti in più di quello lombardo. A seguire troviamo la Campania, il Piemonte e l'Emilia Romagna, considerando il numero complessivo di iscritti, ma la classifica si ribalta letteralmente se si considera solo i professionisti. Fig. 3 Andamento degli iscritti all'Ordine dei Giornalisti 1987-2006. 88146 90000 85000 80000 PROFESSIONISTI PRATICANTI 75000 70000 65000 60000 55000 50000 45000 73362 70982 67636 72218 62846 61954 58534 55672 53386 51316 49354 47652 49099 44669 40000 35000 30000 25000 20000 15000 10000 5000 0 83802 79697 PUBBLICISTI TOTALE 37622 37119 26921 23958 22832 21971 21026 20151 19398 18438 16788 13983 9043 1155 1987 1781 1992 1389 1996 1546 1999 2230 2001 1895 2002 2093 2003 2054 2004 2436 2005 2234 2006 Per quanto riguarda l'andamento degli iscritti negli ultimi anni, si può notare che è difficile tracciare un trend di crescita costante. Nel 2003 si è registrato un insolito calo complessivo degli iscritti del -1,55% rispetto all'anno prima dovuto a una diminuzione del -4,32% dei pubblicisti, a un incremento dei professionisti del solo 4,34% e del 10,45% dei praticanti. Dal 2003 al 2006 la crescita annua degli iscritti è ripresa, con un iniziale 10,36%, l'anno successivo, per poi asse53 starsi intorno al 5%. Dal 1992 al 2002 gli iscritti sono aumentati del 37,41%: i giornalisti professionisti sono aumentati del 44,11%, i pubblicisti del 36,39% e i praticanti del 6,4%, ma si tratta di una categoria temporanea e variabile. Se consideriamo i due anni successivi l'incremento complessivo è stato dell'8,64%, in particolare: 9,03% per i professionisti, dell'8,49% per i pubblicisti e dell'8,39% per i praticanti. Nel biennio 2004-2006 il numero di iscritti è aumentato del 10,60%, ovvero: i professionisti del 9,04%, anche se il nuovo flusso di neo professionisti è praticamente condensato nell'ultimo anno, i pubblicisti dell'11,28% e i praticanti dell'8,76%, anche se nel 2006 sono calati del -8,29% rispetto all'anno prima. I praticanti nel 2001 hanno avuto un boom nelle iscrizioni legato allo sviluppo del mercato on line, che a parte un lieve calo l'anno successivo, si mantiene negli anni successivi intorno alle 2.000 unità, toccando il punto più alto nel 2005 quando i praticanti erano 2.436. L'andamento del registro rispecchia con alti e bassi la biennalità del praticantato. Del 2006 manca la statistica dell'Ordine relativa ai giornalisti attivi e pensionati, eccetto di tre Ordini regionali, quindi il confronto riguarda i pensionati, professionisti e pubblicisti del 2005 con i trend degli anni precedenti. Fig. 4 Iscritti all'Ordine dei Giornalisti al 30/09/2005 (fonte OdG). ANCONA AOSTA BARI BOLOGNA CAGLIARI CAMPOBASSO CATANZARO FIRENZE GENOVA L'AQUILA MILANO NAPOLI PALERMO PERUGIA POTENZA ROMA TORINO TRENTO TRIESTE VENEZIA TOTALE PROFESS. PENS. PRATICANTI PUBBLICISTI PUBBL.PENS. EL. SPECIALE STRANIERI STR.PENS TOTALE 301 26 61 1.153 113 230 1.884 68 6 4 197 44 34 353 382 55 53 2.142 254 266 2 3.154 1.130 169 144 3.442 382 1.256 6 6.529 345 61 76 1.163 171 1.816 32 4 5 248 14 12 315 220 20 20 1.300 50 150 1.760 691 158 77 3.015 353 779 16 5.089 437 129 15 957 170 279 1.987 259 25 32 1.181 102 110 1.709 5.772 945 663 9.926 1.310 3.394 57 22.067 830 111 217 5.590 615 318 7.681 722 102 103 3.011 120 345 2 4.405 218 25 876 64 2 1.185 72 6 13 317 37 27 472 5.385 1.276 585 9.448 290 1.278 161 10 18.433 796 181 153 4.403 536 719 22 6.810 496 81 40 1.021 101 208 13 1.960 402 86 26 1.327 254 231 2.326 701 132 124 2.613 459 386 6 4.421 19.259 3.573 2.436 53.330 5.204 10.257 271 26 94.356 Tra i professionisti la percentuale di pensionati complessiva era del 15,64%, mentre tra i pubblicisti dell'8,89%: su 81.366 tra professionisti e pubblicisti il 10,78% era in pensione. Per quanto riguarda i professionisti la percentuale di 54 pensionati è in lievissimo calo: infatti, nel 2001 era circa del 17%. Mentre i pubblicisti pensionati sono in aumento: nel 2004 la percentuale era del 7,55%. 2.2.2 I numeri dell'INPGI L'Istituto Nazionale di Previdenza Giornalistica completa il quadro dei dati disponibili sui giornalisti italiani, a partire proprio dai beneficiari dei trattamenti pensionistici. A fine 2006 i pensionati iscritti all'INPGI risultano in totale 5.794, compresi i titolari di pensioni ai superstiti che ammontano a 1.882 unità. Mentre risulta che sono in 17.601 a svolgere un regolare lavoro dipendente, ai sensi degli artt. 1, 2, 12 e 36 del CNLG 2001-2005: 14.126 professionisti, 2.250 pubblicisti, 1.225 praticanti. Il rapporto tra iscritti attivi e pensionati è dunque di “2,99 giornalisti in attività per ogni iscritto in quiescenza (2,96 nel 2005)”14, in miglioramento dal 1995 in avanti. Fig. 5 Iscritti all'INPGI (fonte INPGI). GIORNALISTI CON CONTRATTO DI LAVORO DIPENDENTE AL 31/12/2006 di cui A rt . 1 o assim ilat i TOTA LE T em p o In det erm in at o A rt t . 2 e 1 2 o assim ilat i T em p o In de t erm in at o A t erm in e A t erm in e Uomini 11.236 9.765 930 457 84 Donne 6.365 5.266 793 242 64 17.601 15.031 1.723 699 148 To t al i I lavoratori art.1 a tempo indeterminato sono 14.929, di questi 1.022 rapporti di lavoro riguardano l'emittenza radiotelevisiva locale (contratto differenziato Fnsi /Aer-Anti-Corallo); 12.537 giornalisti con il contratto FNSI-FIEG; e i contratti a tempo pieno derivati dagli uffici stampa del pubblico impiego.“In robusta crescita, invece, i rapporti di lavoro precario, dei contratti a termine, che forniscono al giornalista il sollievo momentaneo del ritorno nelle redazioni, lasciandolo tuttavia nella consapevolezza che entro qualche mese al massimo egli con tutta 14 Cescutti, Gabriele, “Il consuntivo 2006 dell’Istituto- UN POSITIVO RISULTATO DI BILANCIO MA ALLARMA LA CRESCITA DEI PRECARI- L’incremento dei contratti temporanei è stato del 12,46%, quasi il quadruplo rispetto all’aumento di quelli “normali”, in Giornalisti, settembre- ottobre 2007. 55 probabilità dovrà nuovamente affrontare la disoccupazione”15. Sono 101 i giornalisti che hanno beneficiato nel 2006 della cassa integrazione (CIGS)16; mentre 1.613 quelli che sono ricorsi al trattamento di disoccupazione, 148 casi in più del 2005, e il 73,73% deriva dalla conclusione di un contratto a termine: 720, nel 2006, i rapporti di lavoro che hanno dato luogo al trattamento di disoccupazione. I contratti art. 1 a termine sono 1.704, “tra il 2001 e il 2006, scrive sempre il Presidente su Giornalisti nel presentare il bilancio consuntivo dell'INPGI, la media dei rapporti di lavoro art.1 stabili è cresciuta del 20,82% mentre i contratti a termine sono aumentati di quattro volte e mezza, pari a ben il 93,88%”. Secondo Gabriele Cescutti, la ragione di un aumento così consistente del ricorso a tali formule contrattuali è dovuto alla legittimazione legislativa che è stata data recentemente al lavoro precario. Per quanto riguarda gli artt. 2, 12 o assimilati si parla di 699 contratti a tempo indeterminato e 148 a termine. Fig. 6 Iscritti INPGI2 (fonte INPGI). GIORNALISTI CHE HANNO SVOLTO ATTIVITA' DI LAVORO AUTONOMO NELL'ESERCIZIO 2006 Uomini Donne Totale 11.193 7.402 18.595 Gli iscritti alla gestione separata, l'INPGI2, hanno superato abbondantemente i lavoratori dipendenti arrivando a 18.595 rapporti di lavoro autonomi, il 39,80% dei quali riguarda donne, a differenza del 36,16% delle colleghe dipendenti. 15 Ibidem. 16 Ibidem. 56 2.3 Praticantato e Scuole di Giornalismo17 A fronte della tradizionale via d'accesso alla professione, in via sperimentale dal 1977, per affermarsi ufficialmente a partire dal 1990, le Scuole di Giornalismo si stanno configurando come il nuovo canale preferenziale per diventare giornalisti. Lo stesso Presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine, Lorenzo Del Boca, sostiene che “quello della Scuola come canale d'accesso alla professione è il cardine principale della riforma legislativa che l'Ordine dei Giornalisti immagina per il proprio futuro”18. Di riforma si sente parlare da prima della fondazione dell'Istituto di Formazione al Giornalismo “Carlo Martino” di Milano nel 1977, istituita per sperimentare un modello di reclutamento diverso da quello definito da alcuni della «cooptazione» informale19, ovvero il praticantato così come descritto nella legge del 1963, n. 69; ma per il momento il cambiamento maggiore nell'accesso alla professione è costituito soltanto dall'introduzione stessa di una via colta. Il paradosso è che se nel percorso tradizionale la difficoltà maggiore è quella di riuscire a farsi pagare per diventare giornalista; nell'alternativa introdotta bisogna pagare per raggiungere la stessa qualifica. Sicuramente è sempre più difficile trovare “qualcuno che ci voglia e che ci chiami, che ci faccia scrivere, che ci consenta di lavorare e di fare esperienze, che ci faccia entrare in un organo di informazione”20; ma una volta professionista dopo una scuola di giornalismo il costo della prestazione dovrà essere alto per andare in pari con l'investimento fatto: infatti sembra che la maggior parte di chi si forma nelle scuole riesca a lavorare come freelance. La differenza tra i due sistemi è sostanziale, e a oggi convivono da un lato la possibilità di svolgere i 18 mesi propedeutici all'esame di Stato, con un contratto 17 In Appendice II un elenco dettagliato dei riferimenti delle scuole riconosciute dall'Ordine. 18 Dalla Presentazione “Giornalismo del terzo millennio” del Presidente dell'Ordine dei Giornalisti all'edizione del 2006 dell'annuario dei giornalisti italiani a cura di Stefano Torna e scaricabile all'indirizzo web www.annuariogiornalistiitaliani.it. 19 Faustini, Gianni, “Il dibattito sull'Ordine dei giornalisti (1)- I dati dell'accesso alla professione”, Problemi dell'Informazione, a. XIII, n. 2, aprile- giugno 1988, p. 223: “il sistema italiano di reclutamento e di selezione dei giornalisti si fonda attualmente su una sorta di contrattazione tra esigenze aziendali e pressioni di individui, delle redazioni, dei comitati di redazione”. 20 Menduni, Enrico – Catolfi, Antonio, Le professioni del giornalismo, pag 7. 57 di formazione lavoro presso aziende editoriali o uffici stampa; dall'altro quello di frequentare dei corsi biennali riconosciuti, al termine dei quali si può sostenere la prova di idoneità professionale per diventare professionisti. A oggi sono ventuno i corsi biennali post laurea accreditati dall'Ordine, che alternando i bandi di iscrizione accolgono annualmente massimo 350 praticanti. I requisiti per il riconoscimento delle scuole di giornalismo sono contenuti nel “Quadro di indirizzi” del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, dove è affermato chiaramente che le convenzioni hanno durata biennale e non sono rinnovabili tacitamente. Sono favoriti i corsi che si appoggiano a strutture universitarie come lauree specialistiche o Master in Giornalismo, nonostante l'iniziativa fosse partita con la creazione di Istituti per la Formazione al Giornalismo; e sono escluse le scuole di tipo aziendale. Le condizioni poste nel “Quadro di indirizzi” indicano: un numero chiuso di massimo 30 praticanti a biennio per corso, ad eccezione delle situazioni già riconosciute; l'importo delle tasse nei limiti di un corso post- laurea e la disposizione di borse di studio. Il CNOG stabilisce come indirizzi per la didattica quattro raggruppamenti disciplinari: Il sistema dell’informazione e del giornalismo: istituzioni e profilo professionale; Fondamenti culturali dell’informazione; Discipline tecniche per le professioni giornalistiche; Innovazione tecnologica, giornalismo multimediale e di convergenza. La formazione pratica si articola in attività di laboratorio redazionale all'interno della scuola, che deve avere delle testate proprie specificamente indicate, e in due mesi all'anno di stage da svolgersi presso aziende editoriali, ad eccezione di luglio e agosto. L'accesso è determinato dalla selezione per titoli con l'obiettivo di individuare i candidati che affronteranno gli esami di ammissione. La prova scritta comprende: lo svolgimento di un argomento di attualità, la sintesi di un ampio articolo o di più lanci di agenzia, un quiz di cultura generale. “La prova orale consiste nell’accertamento, da parte di un insegnante o di un esperto di lingua madre, della conoscenza della lingua inglese e in un colloquio individua58 le con i componenti della Commissione su argomenti di attualità”21. La Scuola Superiore di Giornalismo di Bologna è l'unica ad avere come requisito per la selezione una laurea quinquennale. La maggior parte dei ventuno corsi attualmente riconosciuti consistono in Master biennali di I livello: presso l'Università di Cassino, di Teramo, di Milano, di Firenze, Pisa e Siena insieme, di Bari, della Basilicata, di Padova, di Torino, di Sassari, IULM e Cattolica di Milano, di Napoli, di Palermo, LUMSA, Tor Vergata e LUISS di Roma, di Bologna e di Salerno. Sono invece attivi due Istituti per la Formazione al Giornalismo, i primi ad essere riconosciuti: uno a Urbino e la “Carlo Martino” di Milano. Un unico istituto è dedicato alla formazione al giornalismo radiotelevisivo ed è il Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l'Aggiornamento al Giornalismo Radiotelevisivo, nato a Perugia per iniziativa della RAI. Ovviamente nel settore non sono tutti a favore del riconoscimento delle scuole: in primo luogo i giornalisti disoccupati che le vedono come fabbriche di stagisti, futuri nuovi disoccupati; in secondo luogo gli editori arroccati a difendere la propria prerogativa di selezionare e fare i giornalisti. Nel 2005, le aspettative dei sostenitori più ferventi della via colta alla professione giornalistica sembrava avessero trovato uno sbocco nel decreto Siliquini. Un regolamento dell'accesso alle professioni che aveva recepito l'istanza espressa da Ordine dei Giornalisti e FNSI del requisito della laurea di primo livello integrata dall'esercizio della pratica giornalistica svolta a livello post laurea presso corsi specialistici o Master, al termine della quale sostenere l'esame di Stato, come per gli altri Ordini professionali. L'iniziativa è stata bloccata dal Consiglio di Stato innanzitutto per incompetenza del Governo a legiferare in materia, ma inoltre nei pareri contrari è emersa una lettura della legge n. 69 secondo la quale non è necessaria la laurea per fare i giornalisti e la prova di idoneità professionale non è assimilabile all'esame di Stato, in contraddizione con quanto affermato dallo stesso organismo nel 2001. 21 “Quadro di indirizzi per il riconoscimento, la regolamentazione e il controllo delle scuole di formazione al giornalismo”, CNOG. 59 2.4 La prova di idoneità professionale 2.4.1 Come funziona La grande novità di fine 2007 che riguarda la prova di idoneità è l'introduzione dell'uso del computer al posto della macchina da scrivere. La sessione di ottobre 2008 potrebbe essere la prima senza macchina da scrivere. I contenuti e le modalità dell'esame sono contenuti negli artt. che vanno dal 44 al 54 del D.P.R. 4 febbraio 1965, n. 115, come modificati dal D.P.R. 21 settembre 1993, n. 384. Sono ammessi a sostenere la prova di idoneità professionale i candidati che documentino di essere iscritti nel registro dei praticanti da almeno 18 mesi e di aver compiuto presso una o più testate la pratica giornalistica prevista. Una commissione esaminatrice controlla le domande e stila un elenco dei candidati ammessi alla prova scritta. I presenti devono svolgere: una sintesi di un articolo o di un altro testo scelto dal candidato tra quelli forniti dalla commissione in un massimo di 30 righe dattiloscritte; un questionario a domande aperte di attualità e di cultura politico-economico-sociale riguardanti l'esercizio della professione; un articolo su argomenti di attualità scelti dal candidato tra quelli proposti dalla commissione di interni, esterni, economia-sindacato, cronaca, sport, cultura-spettacolo, sulla base dell'eventuale documentazione fornita. Il limite del pezzo è di una pagina e mezzo dattiloscritta di 45 righe da 60 battute ciascuna. Chi supera lo scritto viene ammesso all'orale. La prova orale consiste in un colloquio sui principi dell'etica professionale, sulle norme giuridiche attinenti al giornalismo e sulle tecniche e pratiche professionali22. Viene discusso anche un argomento di attualità scelto dal candidato tra politica interna, estera, economia, costume, arte, spettacolo, sport, moda approfondito durante il praticantato, o in alternativa tra le norme giuridiche attinenti al giornalismo23. 22 Elementi di storia del giornalismo; di sociologia e di psicologia dell'opinione pubblica; tecnica e pratica del giornalismo: elementi teorici e tecnici fondamentali; esercitazione di pratica giornalistica; norme giuridiche attinenti al giornalismo: elementi di diritto pubblico; ordinamento giuridico della professione di giornalista e norme contrattuali e previdenziali; norme amministrative e penali concernenti la stampa; elementi di legislazione sul diritto d'autore; etica professionale; i media nel sistema economico italiano. 23 Art. 44, D.P.R. 4 Febbraio 1965, n. 115, (12) Articolo prima modificato dall'art. 11, D.P.R. 3 maggio 1972, n. 212 (Gazz. Uff. 29 maggio 1972, n. 138) e dal D.P.R. 19 luglio 1976, n. 649 (Gazz. Uff. 20 settembre 1976, n. 250) e poi così sostituito dall'art. 1, D.P.R. 21 settembre 1993, n. 384 (Gazz. Uff. 30 settembre 1993, n. 230). 60 Nel decreto Siliquini erano contenuti dei cambiamenti delle modalità di svolgimento dell'esame, oltre che sui requisiti di ammissione: la sintesi da trenta righe sarebbe diventata di massimo venti, l'articolo di massimo sessanta, ma la vera novità era al posto del questionario lo svolgimento di un elaborato sui temi della prova orale. Ma le obiezioni del Consiglio di Stato sembrano non considerare la prova di idoneità professionale per diventare giornalista un esame di Stato. 2.4.2 I dati delle ultime sessioni Secondo quanto affermato dal CENSIS nell'ultimo Rapporto sulla Comunicazione: “nelle due sessioni di esami (ad aprile e a ottobre) si presentano complessivamente dai 1.200 ai 1.300 praticanti, ma il rapporto fra i praticanti provenienti dalle scuole e quelli tradizionali è fortemente sbilanciato: circa uno a cinque”24. Rapporto confermato dai numeri dei candidati delle sessioni del 2006, anche se purtroppo della 88° sessione non sono reperibili i risultati, una sessione particolarmente movimentata in quanto c'era l'attesa della ratifica del decreto Siliquini. Bisogna specificare che la maggior parte degli allievi delle scuole partecipano alla sessione di ottobre, come evidente dai dati sotto riportati: all'88° sessione erano solo 86 i candidati provenienti dalle scuole di giornalismo su 650 presenti allo scritto, contro i 202 su 752 della 89°, ovvero il 13,23% nel primo caso e il 26,86% nell'altro: il 20,54% dei 1.402 candidati del 2006. Fig. 7 Risultati delle sessioni d'esame 2006 (fonti OdG). RISULTATI 2006 ESAME DI IDONEITA' 88° se ssione 89° se ssione Domande presentate 773 Ammessi allo scritto 767 Presenti allo scritto 650 752 Dichiarazioni sostitutive 143 Candidati Scuole di Giornalismo 86 202 Ammessi all'orale 537 592 Candidati idonei 530 (70,47%) Anche del 2005 non ci sono dati completi, mentre la serie dei candidati ritenuti idonei dal 2000 al 2004 è invece così ricostruibile. Fig. 8 Idonei delle sessioni dalla 76°alla 85°. 2000 724 2001 985 2002 1205 2003 1044 2004 1078 24 Pastore, Raffaele, “Censis- Europa: tanto precariato e due canali di accesso”, in Giornalisti, settembreottobre 2007. 61 La percentuale dei candidati considerati idonei alla prova è sempre alta: nel 2004, ha riguardato l'87,08% dei presenti allo scritto. Nell'89° sessione, invece, la percentuale sembra essersi notevolmente abbassata arrivando al 70,47%. La composizione della commissione esaminatrice cambia ad ogni sessione e in quelle con molti candidati ce n'è più di una: è difficile pensare che siano i giudizi degli esaminatori a inasprirsi. Un'ipotesi da appurare potrebbe insinuare che sarebbe la migliore preparazione degli allievi dei corsi di giornalismo a mettere maggiormente in evidenza quella scarsa degli altri candidati. Nell'ultima sessione del 2006, infatti, la percentuale di idoneità dei candidati delle scuole si alza all'80%, mentre per gli altri si abbassa al 70%. Le dichiarazioni sostitutive ad ogni sessione sono sempre abbastanza numerose, anche se non seguono un andamento di crescita costante. Nel 2002 il 29,86% dei candidati che hanno sostenuto l'esame aveva una dichiarazione sostitutiva; nel 2003 il 31,4% , ma è del 2004 il record del 34,33% dei presenti allo scritto senza aver ottenuto la dichiarazione dell'editore. Nell'89° sessione la percentuale di esaminandi non provenienti dalle scuole, che aveva beneficiato del provvedimento dell'Ordine era del 26%. Fig. 9 Statistica per sesso dei candidati 2006 alla prova di idoneità (fonte OdG). UOMINI SESSO 328 (50,46%) 373 (49,6%) 701 DONNE 322 (49,54%) 379 (50,4%) 701 La percentuale dei candidati donna nelle sessioni del 2006 è risalita progressivamente al 50%, dopo che nel 2003 si era abbassata al 42,52%. Fig.10 Statistica per provenienza geografica dei candidati 2006 alla prova di idoneità (fonte OdG). 88° s e s s ion e 89° s e s s io ne TOTAL E ABRUZZO ORDINE REGIONALE 8 (1,23%) 8 (1,06%) 16 BASILICATA 3 (0,46%) 34 (4,65%) 37 CALABRIA 17 (2,62%) 11 (1,46%) 28 CAMPANIA 68 (10,46%) 67 (8,91%) 135 EMILIA ROMAGNA FRIULI VENEZIA GIULIA LAZIO LIGURIA LOMBARDIA MARCHE MOLISE 22 (3,38%) 63 (8,38%) 85 9 (1,38%) 196 (30,15%) 15 (1,99%) 125 (16,62%) 24 321 3 (0,46%) 2 (0,27%) 5 140 (21,54%) 157 (20,88%) 297 8 (1,23%) 40 (5,19%) 48 4 (0,62%) 5 (0,66%) 9 PIEMONTE 23 (3,54%) 43 (5,72%) 66 PUGLIA 21 (3,23%) 19 (2,53%) 40 SARDEGNA 33 (5,08%) 13 (1,73%) 46 SICILIA 31 (4,77%) 28 (3,72%) 59 TOSCANA 17 (2,62%) 26 (3,46%) 43 13 (2%) 10 (1,33%) 23 6 (0,92%) 31 (4,12%) 37 28 (4,31%) 55 (7,31%) 78 TRENTINO ALTO ADIGE UMBRIA VAL D'AOSTA VENETO 62 Rispetto alle aree geografiche di provenienza dei candidati: il 44% viene dal Nord Italia, il 33% dal Centro e dal Sud il 26%. Il Lazio prevale sulla Lombardia, seguita dalla Campania, l'Emilia Romagna, il Veneto e il Piemonte; mentre fino a pochi anni prima era la Lombardia a precedere il Lazio, con a seguire l'Emilia Romagna, la Campania e la Sicilia in alternanza con Piemonte e Veneto. Fig. 11 Statistica per testate di provenienza dei candidati 2006 alla prova di idoneità (fonte OdG). 88° s e s s ion e 89° s e s s io ne TOT AL E AGENZIE QUOTIDIANI T EST ATE 76 (11,69%) 165 (25,38%) 88 (11,73%) 168 (22,4%) 164 333 PERIODICI 194 (29,85%) 298 (39,73%) 492 7 (1,08%) 1 (0,13%) 8 10 (1,54%) 13 (1,73%) 23 RADIO RAI TV RAI RADIO PRIVATE 21 (3,23%) 22 (2,93%) 43 TV PRIVATE TELEFOTOCINE 111 (17,08%) 107 (14,27%) 1 (0,13%) 217 1 FREELANCE 37 (5,69%) 26 (3,47%) 63 ON-LINE 29 (4,46%) 23 (3,07%) 52 3 (0,4%) 3 UFFICI STAMPA Per quanto riguarda le testate di provenienza l'assunzione dei praticanti riguarda in primo luogo i periodici, seguiti dai quotidiani, dalle tv private, le agenzie; mentre il 4,49% dei candidati del 2006 sono freelance. Se nel 2003 primeggiavano i quotidiani, seguiti dai periodici, dalle agenzie, dalle tv private e dall'on line al 10,55%, di freelance nelle statistiche dell'Ordine non se ne parlava. A partire dall'anno successivo i freelance mantengono la quinta posizione per numero di praticanti. Fig.12 Provenienza degli allievi delle scuole di giornalismo alla prova di idoneità 2006 (fonte OdG). Can d id at i p r o ve n ie n ti d alle SC UOL E d i GIORNAL ISM O LUMSA 20 (23,26%) 2 (0,99%) 22 SASSARI 10 (11,63%) 1 (0,5%) 11 27 (31,4%) 23 (11,39%) 3 (1,49%) 23 30 PALERMO 11 (12,79%) 8 (3,96%) 19 BOLOGNA 2 (2,33%) 26 (12,87%) 28 32 (15,84%) 32 16 (7,92%) 19 21 (10,4%) 21 29 (14,36%) 29 20 (9,9%) 24 21 (10,4%) 21 202 288 PADOVA TORVERGATA URBINO IULM 3 (3,49%) PERUGIA POTENZA CATTOLICA 4 (4,65%) TORINO NAPOLI LUISS 3 (3,49%) 6 (6,98%) T OT AL E 86 3 6 63 3. L'INDUSTRIA BRITANNICA L'editoria del Regno Unito, definita industry, si sviluppa precocemente in senso commerciale. Si tratta di aziende che investono e guadagnano principalmente in informazione, consapevoli del loro ruolo pubblico, ma per questo indipendenti da altri poteri. La loro autonomia deriva da non avere norme scritte che regolamentano la professione giornalistica, ma dall'aver sviluppato come industria delle proprie consuetudini, dei propri organismi e dei propri parametri, ad emanazione dei diversi comparti produttivi del sistema informativo. Un modello per cui è essenziale valorizzare le differenze e le specificità delle competenze settoriali: sono infatti le aziende a stabilire i criteri su cui si basa l'accesso e la formazione alle diverse professioni giornalistiche, dando vita a enti con l'obiettivo di mantenere alti gli standard qualitativi sul piano formativo differenziandoli a seconda del ramo editoriale e della figura professionale. 3.1 La professione giornalistica... 3.1.1 ...secondo i diversi settori dell'industria editoriale In modi diversi, il giornalismo è l'arte di scoprire cosa sta succedendo e raccontarlo il più velocemente possibile e con il massimo impatto1. Nel Regno Unito è considerato giornalista, almeno secondo il sindacato più influente, chi lavora nell'editoria, compresi quelli che si occupano della pubblicazione di libri, della radiotelevisione, delle pubbliche relazioni, degli uffici stampa e dei giornali on line. Ci sono letteralmente centinaia di professioni nel giornalismo britannico, tanto che possiamo affermare che in Gran Bretagna il giornalista abbraccia l'accezione più ampia di comunicatore. Ogni settore dell'industria mediale è considerato nella sua specificità: quotidiani nazionali, giornali locali, agenzie stampa, riviste, libri, PR, radio, televisione, notizie on line. In ogni campo numerose professionalità contribuiscono al pro1NUJ, Careers in journalism, p. 5, scaricabile da www.nujtraining.org.uk. 64 cesso produttivo giornalistico: cronisti, sub editor, redattori, traduttori, correttori di bozze, produttori, direttori, vignettisti, illustratori, fotografi, etc. Con l'esplosione del giornalismo multimediale si è formato un settore molto più esigente, che richiede quante più competenze possibili: nella ricerca e nell'intervista, nella fotografia e nella grafica, nello scrivere e nell'editare, nelle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni. Tradizionalmente la scelta di campo, tra stampa, radiotelevisione, on line, etc è abbastanza definitiva in quanto specializzante: la mobilità tra diverse tipologie di testate nella carriera giornalistica di solito è limitata al passaggio dal locale al nazionale, dal quotidiano al periodico o all'agenzia di stampa. I consulenti del lavoro britannici sostengono che a prescindere dal settore giornalistico che si voglia intraprendere ci siano tre primi passi da fare: il primo è fare esperienza, aspetto che viene apprezzato sia nelle selezioni dei corsi di giornalismo sia nei colloqui di lavoro, inoltre quasi tutte le aziende editoriali sono disponibili a far fare brevi esperienze lavorative di massimo un mese; il secondo passo è scegliere un corso tra la numerosissima offerta, un'iniziale scelta di campo che in parte indirizzerà la futura carriera nel giornalismo; infine, l'ultima indicazione suggerisce una laurea che sia diversa dai Journalism o Media Studies. Fino a poco più di dieci anni fa, la maggior parte dei giornalisti entrava nella professione attraverso una forma di apprendistato normalmente lavorando in un giornale o in una radio locale. Oggi, i maggiori punti di accesso alla professione rimangono i quotidiani, in misura minore la pubblicazione di libri o la radiotelevisione, ma una pubblicazione del sindacato avverte che la competizione può essere feroce per le nuove reclute. Bisogna sapere offrire qualcosa di speciale2. Una volta entrato le possibilità di carriera sono riconducibili a questa scala di posizioni: general management, il relativamente ristretto gruppo dirigente; editorial management: l'ampio gruppo che si occupa della direzione editoriale complessiva; section heads: i giornalisti responsabili di una sezione; reporters 2 NUJ, Careers in journalism, p. 9, scaricabile da www.nujtraining.org.uk. 65 divisi in: writers and reporters – newspapers & magazines quelli che lavorano nei media stampati; broadcast reporters quelli della radio e della televisione; production chi si occupa della produzione dietro le quinte. Questa scala vale per tutti i media: infatti una chiave determinante per la carriera, oltre alla scelta di campo, è considerare i 40 anni come un punto di svolta sia nel continuare a fare il giornalista, passando da una testata locale a una nazionale o diventando freelance, sia nel preferire avanzare nell'amministrazione. Print Journalism and Photojournalism I quotidiani regionali/locali e nazionali, le riviste e i periodici hanno delle caratteristiche simili nel sistema di reclutamento dei giornalisti. Ci sono due modi principali di entrare nelle redazioni, oltre a una forma di Moderno Apprendistato possibile solo tra i 16 e i 23 anni prevista per i quotidiani: 1 - Direct Entry. In questo caso l'aspirante giornalista può essere selezionato dall'azienda direttamente dalla scuola o dal college, o essersi presentato a uno o più editori per un'assunzione e accolto come trainee, traducibile con il nostro praticante. Generalmente il praticantato dura due anni, dei quali i primi sei mesi sono di prova. In questo periodo il praticante viene formato sia sul lavoro, sia tramite dei corsi che possono essere frequentati presso il centro di formazione dell'azienda, il college o l'università. Il vantaggio per il neoassunto sta nel fatto che è l'azienda a finanziargli la formazione e ad offrirgli un posto sicuro. Se il trainee non rispetta le condizioni del contratto, l'editore è legittimato a pretendere la restituzione di parte delle spese sostenute dalla compagnia per il training. 2 - Pre-entry. La seconda modalità per diventare giornalista consiste nel provvedere da soli a parte della propria preparazione professionale, così da avere più possibilità di trovare lavoro: il sistema funziona ed è molto apprezzato dall'industria editoriale perché garantisce da un lato che l'aspirante reporter possieda già delle conoscenze di base per esercitare la professione, e inoltre consente di risparmiare all'azienda sui costi del training. La strada pre-entry consiste in una formazione a tempo pieno o part time di solito presso un college o un'università 66 di varia durata, che facilitata l'assunzione in qualità di trainee con un contratto di 18 mesi, dei quali i primi tre di prova. Broadcast Journalism Anche il settore radiotelevisivo è suddiviso in radio regionali/locali e nazionali; e TV nazionali, regionali e via cavo o satellite. Solitamente chi abbraccia la professione radiotelevisiva ha fatto esperienza in un altro mezzo di comunicazione, in quanto solo un piccolo numero di posti di lavoro viene offerto a neolaureati. Le principali imprese radiotelevisive hanno dei propri programmi di formazione aziendale, come la BBC e i canali ITV, attraverso i quali reclutano in parte il proprio personale. Particolare il ruolo dell'ente fondato dalle aziende del settore e dal governo, Skillset- Sector Skills Council for the Audio Visual and Publishing Industries, che si occupa di fare da consulente sull'industria radiotelevisiva e sul reclutamento del personale, per “essere sicuri che le aziende britanniche audiovisive abbiano le persone giuste, con le capacità giuste, nel posto giusto, al momento giusto, così che le nostre aziende rimangano competitive”3. I giornalisti di televisione e radio possono lavorare in redazioni nazionali o regionali, nell'attualità, o in aree specifiche. Spesso hanno bisogno di unire l'abilità nello scrivere con la conoscenza tecnica. I giornalisti possono dover usare apparecchi per registrare e software di editing per montare, mentre i sub-editor scrivono i notiziari e le sceneggiature dei film o dei materiali video. Le aziende televisive comprano sempre di più servizi da produttori indipendenti, e l'introduzione di canali digitali sta creando una domanda di contenuti di nicchia che spesso coinvolgono trasversalmente la produzione mediale. La domanda di lavoro nella radiotelevisione è alta: la sola BBC riceve circa 80.000 richieste di lavoro e assume circa 2.000 persone all'anno nei diversi ruoli. La BBC è probabilmente il primo traguardo per una nuova recluta, non l'ultimo perché l'esperienza con la BBC è spesso considerata la migliore formazione che un giornalista radiotelevisivo possa ricevere. 3 “to make sure that the UK audio visual industries have the right people, with the right skills, in the right place, at the right time, so that our industries remain competitive”, dal sito www.skillset.org. 67 Prima la maggior parte dei candidati nella radiotelevisione veniva dai quotidiani; oggi il percorso più comune è conseguire con successo un corso pre-entry, offerto da diverse università e college di istruzione superiore. Altri settori del giornalismo britannico News agencies. Le agenzie di stampa si dividono in due campi: le organizzazioni internazionali come la Reuters o l'Associated Press; o le piccole aziende specializzate o focalizzate geograficamente per la copertura di determinati eventi. Le grandi agenzie di informazione (conosciute anche come wire services o news wires) di solito reclutano il personale dal bacino dei giornalisti con esperienza. Forniscono notizie dirette a un ampio raggio di rivenditori dai siti web alle stazioni radiofoniche e, come ogni venditore di notizie fondamentali, domanda capacità altamente specializzate ed esperte nel riportare i fatti e nello scrivere. Sono spesso collegate con agenzie fotografiche, nonostante alcune di esse esistano autonomamente, mentre altre comprano fotografie da editori o cooperative di fotografi per il mondo. Le agenzie di stampa piccole sono spesso fondate da gruppi di freelance in posti dove gli editori non hanno personale o corrispondenti da chiamare. In questi casi, anche se l'esperienza è importante, conta di più avere buoni contatti. Un titolo di studi aiuta a trovare un posto nelle grandi agenzie internazionali, alcune delle quali hanno dei propri programmi di formazione, come la Reiteurs. Press and Public Relations. Le pubbliche relazioni e gli uffici stampa sono spesso considerati i parenti poveri del giornalismo, ma sono una parte essenziale del processo giornalistico. L'alto profilo pubblico richiesto a spin doctor e consulenti politici indica sia quanto le PR siano diventate importanti sia quanto sia difficile questo lavoro. Le grandi organizzazioni hanno tutte un dipartimento di PR. Agenzie indipendenti di Pubbliche Relazioni spesso lavorano per le piccole imprese che non hanno tale dipartimento, nonostante possano anche lavorare per le grandi aziende come consulenti, specialisti o su campagne e progetti. Alcune agenzie si specializzano in aree di consumo quali salute, tecnologia, pubblica68 zioni aziendali o rapporti. Gli addetti stampa e PR si relazionano con i media, occupandosi di rilasciare informazioni, scrivendo comunicati stampa, e organizzando interviste. Possono scrivere per giornali aziendali, per siti interni o esterni alla compagnia e per pubblicazioni di settore dirette al personale, ai clienti o a un pubblico più vasto. Editano, commissionano, scrivono e cooperano con grafici e tipografi. Molte persone del campo provengono da altri settori e hanno iniziato questa professione per motivi di convenienza economica o politica. In molti Paesi le Pubbliche Relazioni non sono considerate attività giornalistica, perché hanno una natura a sfondo promozionale, al confine con il lobbying. La laurea è un vantaggio, in particolare se in una materia rilevante come Comunicazione, Media o Economia, corsi in cui di solito è previsto un modulo in PR. Book publishing. La pubblicazione dei libri impiega molti laureati, perché si tratta di un lavoro intellettualmente rilevante con un orario regolare, ma con l'aspetto negativo di non essere ben pagato, soprattutto per chi inizia. Gli editori spesso assumono dalla scuola direttamente chi lascia il college e l'università. Il mestiere è insegnato sul posto di lavoro, e tutto ciò che generalmente viene richiesto è buona volontà nell'imparare e buoni livelli A o una laurea. On line publishing. Il giornalismo on line è composto da due categorie: quelli che lavorano sui siti web dei principali media quali le aziende radiotelevisive, i quotidiani o i dipartimenti di comunicazione; e quelli che lavorano solo per siti web di imprese virtuali. La tendenza è quella di assumere persone con un retroscena più tecnico che giornalistico, oppure tra i dipendenti dello stesso gruppo editoriale. Il giornalismo on line riguarda una combinazione di capacità tradizionali e di nuove tecnologie, sebbene le proporzioni in cui queste due sono miscelate varia molto. Il giornalismo on line richiede familiarità con il sistema di gestione dei contenuti, usato per aggiornare rapidamente i siti web o l'invio di messaggi SMS ai cellulari iscritti. I nuovi giornalisti reclutati per l'on line sono spesso selezionati direttamente dal college o dai corsi di laurea in Giornalismo o Media Studies, per l'abilità giornalistica e la conoscenza delle tecnologie informati69 che. Pochi datori di lavoro offrono una formazione aziendale, ma ci sono dei fornitori indipendenti di corsi brevi o studi part time. Freelancing and casual work. Il lavoro del freelance presenta poche se non nessuna barriera formale per entrare. Sono giornalisti che sanno fare praticamente tutto, ricercare, riportare, scrivere, fotografare, impaginare e il lavoro di produzione. Solitamente non devono dimostrare di avere una qualifica. I freelance di successo hanno anni di esperienza, molti contatti, autodisciplina, e sanno come portare avanti un'attività. Ci sono tanti modi di diventare freelance quanti sono e nel Regno Unito corrispondono a circa il 20% dei giornalisti. Alcuni lasciano un lavoro a tempo pieno, perché l'attività autonoma gli offre maggiore flessibilità nell'orario. Altri lo diventano per la promessa di alti compensi, che in realtà in pochi riescono a ottenere. Altri ancora sono sempre stati freelance. Chi è specializzato in particolari materie è avvantaggiato. C'è una vasta gamma di rivenditori alla ricerca di specialisti di ogni tipo, permettendo di costruirsi una comoda nicchia come esperti fissi nei media principali o nello scrivere per riviste specialistiche. L'industria dei quotidiani e delle riviste non può sopravvivere senza freelance, mentre sono meno frequenti nella radiotelevisione. Conoscere le nozioni basilari dell'imprenditoria può aiutare. 3.1.2 ...secondo le organizzazioni dell'industria Sedici organizzazioni nazionali, che rappresentano i giornalisti e in genere il personale dei media il cui lavoro implica la raccolta di materiale per pubblicazioni editoriali, sono autorizzati al rilascio della tessera stampa, a cui hanno diritto tutti i professionisti che lavorano nell'informazione: giornalisti, scrittori, fotografi, cameraman, direttori di produzione, ricercatori. La UK Press Card Authority è un ente fondato da queste sedici Gatekeepers Organisations, che consistono nei maggiori organismi dell'industria, per l'attribuzione delle credenziali di stampa/media a chi lavora professionalmente nella raccolta delle notizie, secondo quanto predisposto dalla Metropolitan Police nel 1992. L'obiettivo dell'i70 niziativa era la riduzione della proliferazione delle tessere stampa grazie a un accordo su una carta universalmente riconosciuta. Il possesso della tessera indica che il detentore svolge nel Regno Unito come occupazione o attività un lavoro interamente o significativamente legato al reperimento, al trasporto o all'editing di informazioni o immagini per la pubblicazione a mezzo radiotelevisivo, elettronico o scritto inclusa la televisione, la radio, i service on line, quotidiani e periodici; e ha bisogno di identificarsi in pubblico o a ufficiali, durante l'esercizio dei propri doveri. L'accordo sulla tessera stampa riconosce che la definizione dei lavoratori dei media deve restare solo nelle mani dell'industria: la press card in questione è ben diversa dalla carta d'identità professionale francese, non c'è una commissione che valuta se il richiedente corrisponde ai requisiti di giornalista professionista, semplicemente l'impresa mediale tra i suoi dipendenti e l'organizzazione di rappresentanza tra i suoi membri valutano chi ha bisogno di essere riconosciuto come raccoglitore di informazioni. Le Gatekeepers Organizations sono le associazioni dei datori di lavoro, i sindacati e le associazioni professionali che coprono tutti i media del Regno Unito. Al momento comprendono: la BBC, la British Association of Journalists (BAJ), la Broadcasting, Entertainment, Cinematographic and Theatre Union (BECTU), la British Press Photographers' Association, la Chartered Institute of Journalists (CIOJ), il Council of Photographic News Agencies (CPNA), la Foreign Press Association (FPA), l'International Visual Communication Association (IVCA), l'ITN Radio, l'ITV Network Ltd, la National Association of Press Agencies (NAPA), la Newspaper Publishers Association (NPA), la Newspaper Society (NS), la Periodical Publishers Association (PPA), la Reuters, e Sky News. Tra queste c'è anche la National Union of Journalists, il principale sindacato che conta circa 35.000 membri. La NUJ, come già accennato, non è composta esclusivamente da giornalisti, ma comprende dai reporter agli editori, dai fotografi allo staff di redazione, dai membri degli uffici stampa agli esperti in pubbliche relazioni, come chi lavora su Internet. Anche i giornalisti irlandesi fanno parte 71 della NUJ, in quanto ha sedi distaccate in Irlanda, Scozia e Galles. Per l'iscrizione al sindacato occorre di fatto la presentazione di due soci che garantiscano e la dimostrazione che la maggior parte del proprio reddito provenga dal giornalismo. Tra le prerogative della Union abbiamo l'assistenza legale gratuita, corsi di aggiornamento, facilitazioni nell'acquisto di computer, e altri sconti. La NUJ tende a realizzare delle campagne per tutelare il rispetto minimo di condizioni di lavoro corrette, sebbene non esista nel Regno Unito un contratto collettivo del lavoro giornalistico. Si occupa anche di formazione: oltre ad avere una sezione riservata agli studenti, con una carta stampa diversa, la nujtraining organizza corsi brevi per iscritti e non, sia introduttivi al giornalismo sia specifici o di aggiornamento, alcuni gratuiti, altri a pagamento. 3.2 Una fotografia della professione del 2002 Nel 2001 il Journalism Training Forum è stato fondato per dare delle indicazioni sul reclutamento, la formazione e l'istruzione dei giornalisti. Nel 2002 l'organismo ha pubblicato la ricerca più accurata effettuata sui giornalisti britannici che ne stimava un numero tra i 60.000 e i 70.000: almeno 60.000 giornalisti nell'editoria e 10.000 nella radiotelevisione. In Journalists at Work è riportata una previsione dell'industria che indicava un aumento di 20.000 unità entro il 2010. La ricerca in questione prende in considerazione vari aspetti dei giornalisti del Regno Unito a partire dall'anagrafica, per poi descriverne alcune caratteristiche personali, i percorsi carrieristici, l'ingresso nella professione, la formazione, l'apprendimento e lo sviluppo professionale e le condizioni lavorative. Per uniformare i dati con quelli italiani in questo testo sono citate solo alcune voci che facilitano la comparazione: i dati anagrafici e gli stati occupazionali. Il giornalismo in Gran Bretagna è una delle poche professioni ad avere un'equa divisione tra i sessi con il 51% di uomini e il 49% di donne. Più della metà dei giornalisti, il 55%, lavora a Londra (il 44%) e nel Sud Est del Paese (11%), dato che riflette la distribuzione geografica delle industrie editoria72 li e radiotelevisive. I risultati della ricerca indicano che è una professione relativamente stabile, in quanto il 96% del campione che ha risposto al questionario stava lavorando, e solo un 2% era inattivo, del quale il 36% aveva comunque svolto un lavoro nel mese precedente e il 21% nell'arco dei tre mesi. Tra i giornalisti attivi l'81% ha un lavoro a tempo indeterminato, il 6% a termine, il 3% un contratto da trainee e il 7% lavora come freelance, mentre secondo i dati del sindacato i freelance corrispondono al 20% del numero complessivo dei giornalisti. Un'altra ricerca del PTC4 nota che nell'editoria l'uso dei freelance è quasi universale, soprattutto per compensare gli scarsi livelli di personale nelle grandi compagnie. Le aziende fanno ricorso a giornalisti freelance nello stesso numero del personale che impiegato a tempo pieno, in particolare per la scrittura e l'impaginazione. Nella radiotelevisione il lavoro freelance è meno consistente, ma è stato notato un recente aumento: l'Employment Census del 2000 stimava un 17% di giornalisti radiotelevisivi impiegati come freelance. Raffrontando i dati sui membri della NUJ e quelli raccolti dal Journalism Training Forum abbiamo la conferma che la maggior parte dei giornalisti lavora nella carta stampata: secondo il sindacato il 30% nei quotidiani, il 24% nelle riviste, il 9% nella televisione, il 9% alla radio, il 15% nelle pubbliche relazioni e negli uffici stampa e il 18% nel resto, ovvero il 7% nei libri, il 4% nell'online e il 5% in altro ancora; mentre per i ricercatori del forum il 41% lavora nei quotidiani (il 30% nella stampa regionale o locale e l'11% in quella nazionale), il 25% nelle riviste, l'11% nella radio (il 7% nelle radio regionali e locali, il 4% nelle radio nazionali) e il 10% nella televisione, il 4% nei media online, il 2% per aziende di produzioni indipendenti, l'1% nei libri, l'1% nelle pubbliche relazioni, e un altro 1% per le agenzie di stampa. Descrivendo brevemente quanto contenuto nella survey sull'accesso e la formazione alla professione ci sono dei dati che possono essere confrontati con quelli italiani: i principali canali di ingresso per diventare giornalista in Gran Bretagna 4 Editorial Employment, Research Report 32, PMA Research for the Periodical Training Council, 1996. 73 sono i quotidiani e le radio locali e in misura minore le riviste. E' interessante approfondire meglio le qualifiche possedute dai reporter britannici e le modalità con cui hanno trovato il primo lavoro. Il 98% dei giornalisti hanno una laurea. Il 58% possiede una qualifica specificamente in Giornalismo, circa il 75% nella stampa regionale e il 42% nelle riviste; oltre il 3% sta cercando di ottenerla, mentre il 38% non ha studiato Giornalismo. Quelli che però l'hanno fatto sostengono che sia stato importante per trovare il loro primo lavoro e in generale per svolgere l'attività giornalistica. Il primo lavoro arriva solitamente tramite un annuncio (il 30%) o prendendo contatto direttamente con le aziende (il 28%); ed è un misto di praticantato (il 44%) e direttamente di lavoro giornalistico (il 27%). Il 76% dei giornalisti segue corsi di aggiornamento, in quanto il 60% crede di aver bisogno di competenze nuove o aggiuntive per essere più efficiente sul lavoro. I dati sostengono l'effettiva mobilità nei percorsi di avanzamento di carriera dai quotidiani regionali e dalle riviste ai quotidiani nazionali: infatti tra quelli che attualmente lavorano nei quotidiani nazionali il 35% ha precedentemente lavorato per un giornale regionale e il 18% per riviste. Il passaggio da locale a nazionale è confermato anche per radio e televisione, ma è frequente pure quello da radio a televisione: circa un quinto degli impiegati in televisione precedentemente ha lavorato in radio. 3.3 La formazione al Giornalismo La strada del giornalismo è diversa da molti altri itinerari professionali: i giornalisti non sono obbligati ad aver conseguito una qualche forma di qualifica per ricoprire una posizione nella produzione dell'informazione. Molto importanti sono considerate le capacità personali e il livello attitudinale. Limiti a cosa un giornalista sia in grado di fare sono di ordine pratico piuttosto che legati a restrizioni statutarie. Comunque la preparazione al giornalismo risulta centrale, strutturata e differenziata nell'offerta. Tanto che è in atto un dibattito in Gran Bretagna sul74 l'importanza di una qualifica per i giornalisti, apertosi con la constatazione che la maggior parte è laureata e ha una specializzazione in Giornalismo. Le considerazioni sono simili a quelle italiane: un versante punta il dito sulla maggiore preparazione che il livello generale di conoscenza delle persone e di complessità della società richiede, l'altro sul fatto che l'apprendimento del mestiere è sempre stato legato all'imparare dalla pratica; alcuni sostengono che “la preparazione formale è un pre-requisito per avvicinare tutti i nuovi candidati- eccetto quelli dotati di un talento fenomenale, fortunati, o quelli raccomandati”5 al mondo del lavoro, altri che alcune delle peculiarità del giornalismo non si possono insegnare. Su una cosa sembrano essere tutti d'accordo, che la formazione e/o l'istruzione nel giornalismo sono sicuramente da considerare parte intrinseca alla professione per l'aggiornamento e lo sviluppo delle nuove capacità e conoscenze richieste dai cambiamenti repentini che investono il settore. Per iniziare la carriera giornalistica dal punto di vista scolastico è sufficiente un minimo di cinque voti finali nel GCSE (General Certificate of Superior Education), tra il livello A e C, di cui uno in Inglese. E' però sempre più raro trovare aspiranti giornalisti a questo livello: infatti, attualmente più del 60% dei reclutati sono laureati e gli altri hanno ottenuto almeno due livelli A o equivalenti6. Nel passato, gli aspiranti giornalisti svolgevano un apprendistato spesso iniziando a lavorare in un quotidiano o in una radio locale, durante il quale imparavano “i trucchi del mestiere”, prima di essere formalmente accettati nella redazione e iniziare a scalare i gradini della carriera7. Un confronto tra due Standard Occupational Classification indica che i requisiti di ingresso nella professione sono alquanto cambiati durante gli ultimi dieci anni. Il SOC del 1990 suggerisce che “è possibile l'accesso con GCSE/SCE 5 Kamps, Haje Jan, To what degree does a journalism education benefit a career in print journalism, 2004, dissertation of a Bachelor Honours degree at Liverpool John Moores University, disponibile su everything2.com/index.pl?node_id=1674889. 6 NCTJ, So you want to be a journalist careers leaflet, p.4 7 Kamps, Haje Jan, To what degree does a journalism education benefit a career in print journalism, 2004, dissertation of a Bachelor Honours degree at Liverpool John Moores University, disponibile su everything2.com/index.pl?node_id=1674889. 75 (Scottish Certificate of Education). Anche i possessori di qualifiche accademiche più alte sono assunti. Alcune occupazioni richiedono qualifiche post laurea”. Dal 2000 questo è cambiato tanto da suggerire che sebbene non ci siano “qualifiche accademiche formali, le nuove reclute solitamente possiedono una laurea. Una varietà di diplomi post laurea sono disponibili”8. Il dibattito in corso sulla formazione riguarda anche i relativamente recenti titoli in Giornalismo o in Media Studies. Molti diventano giornalisti senza aver conseguito un titolo di studi in Giornalismo, ma piuttosto in Scienze politiche, Diplomazia o simili, infatti alcuni editori e reclutatori ritengono che: avere un titolo in Giornalismo è buono e positivo- significa che sai scrivere. Comunque, essere capace di scrivere non significa che uno abbia qualcosa di cui scrivere9. In altre parole, un titolo di studi in un'altra materia può essere un vantaggio per un aspirante reporter, in quanto garantisce la comprensione più profonda di una argomento specifico, che può diventare un'importante risorsa. Fino agli anni '90, solo poche università e college offrivano lauree e diplomi in Giornalismo e la maggior parte dei nuovi giornalisti erano laureati in Arte, Lingue o materie umanistiche e poi intraprendevano qualifiche post laurea professionalizzanti. Oggi un maggior numero di neofiti sta entrando dopo aver conseguito una delle lauree in Giornalismo o in materie correlate. Per molti editori sono preferibili le qualifiche post laurea offerte da varie università e college che comprendono Master e diplomi più orientati professionalmente. Sono stati istituiti dei Council per i diversi settori dell'industria editoriale che si occupano di accreditare tra tutti i corsi pre-entry quelli che rispondono a stabiliti parametri e criteri in accordo con le richieste delle aziende, tra i quali il National Council for the Training of Journalists (NCTJ), fondato nel 1951 per gestire la formazione per i quotidiani britannici, sulla base delle conclusioni di una Royal Commission on the Press: “dalla qualità del singolo giornalista dipende 8 Kamps, Haje Jan, To what degree does a journalism education benefit a career in print journalism, 2004, dissertation of a Bachelor Honours degree at Liverpool John Moores University, disponibile su everything2.com/index.pl?node_id=1674889. 9 Ibidem. 76 non solo lo status dell'intera professione giornalistica, ma anche la possibilità di colmare il gap tra ciò di cui la società ha bisogno da parte della stampa e ciò che la società le sta dando al momento”10. Ad oggi si occupa di riconoscere secondo i propri parametri i corsi pre-entry per il giornalismo dei quotidiani, delle riviste, il fotogiornalismo, il subediting e recentemente quello on line. I corsi accreditati devono preparare il candidato al superamento dei relativi esami preliminari che facilitano l'introduzione nel mondo del lavoro perché rappresentano per l'editore una garanzia di minima competenza. Nel Regno Unito, ci sono almeno quarantuno corsi di laurea, ventidue post laurea, un college che offre un corso day release e due istituzioni che offrono un Higher National Diploma (HND) di due anni in Newspapers Journalism. La London School of Journalism offre corsi a distanza, ci sono dodici corsi pre-entry di un anno e otto college che offrono fast track di 17-21 settimane di formazione in Giornalismo. Di questi quindici Bachelor, sedici tra Master e PgDip e dieci fast track di 17-21 settimane offrono una formazione post laurea con l'accreditamento del NCTJ. Fig.1 Tipi di corsi accreditati dal NCTJ. un corso destinato per quelle persone che sono impiegate in un quo tidiano e hanno bisogno di ottenere la qualifica del N CTJ un corso destinato a quelli che stanno già lavorando in un quotidiano, Day Release significa che spendono un giorno a settimana a studiare per la loro qualifica N CTJ un corso che offre l’opportunità di ottenere la qualifica N CTJ mentre BA (Hons) Degree studi per una laurea universitaria un corso di studi di due anni durante il quale lo studente sostiene gli esami del N CTJ. L’opzione di aggiungere al Foundation Degree un Foundation Degree anno aggiuntivo di studi per raggiungere un BA è a volte possibile solitamente un MA o un Diploma post laurea, questo tipo di corso è apposta per un laureato che sta cercando di ottenere la qualifica Postgraduate NCTJ. Un Diploma Post laurea è di 9 mesi mentre un MA è di 12 mesi, e include una dissertazione per quelli che vogliono studiare intensivamente per circa 12-22 settiFast Track mane per un Higher N ational Diploma tramite i centri di Further Education, un anno di corso per la qualifica Pre-entry Academic Year pre-entry del NCTJ ottenere la qualifica pre-entry del N CTJ mentre stai studiando per un Two Year HN D Higher N ational Diploma per chiunque voglia diventare un giornalista per le riviste Magazine Journalism Photo-Journalism & Press Photo- per quelli che desiderano diventare fotografi per la stampa o fotogiornalisti graphy BA (Hons) Sport Journalism De- l’opportunità di formarsi per essere giornalisti, mentre si sta studiando per una laurea in sport gree un metodo ideale di imparare per chiunque non può compiere studi a Part time study tempo pieno fornisce le qualifiche del N CTJ per i trainees impiegati dai gruppi di Industry training centre quotidiani Sub- editing un corso quelli che vogliono diventare sub editor Block Release 10 “The problem of recruiting the right people into journalism, whether from school or from university, and of ensuring that they achieve and maintain the necessary level of education and technical efficiency, is one of the most important facing the Press, because on the quality of the individual journalist depends not only the status of the whole profession of journalism but the possibility of bridging the gap between what Society needs from the Press and what the Press is at present giving it. The problem is the common interest and the common responsibility of proprietors, editors and other journalists...” dal sito www.nctj.com. 77 C'è molta competizione nella selezione, perché uno dei criteri sul quale avviene il riconoscimento del corso riguarda i requisiti di accesso dei candidati, che deve avvenire tramite un colloquio precedente all'assegnazione del posto. I programmi dei corsi di laurea variano molto, come lo spazio destinato all'insegnamento pratico e accademico; mentre la maggior parte di quelli post laurea è prevalentemente pratico nel suo approccio e approfondisce i contenuti del precedente percorso di studi completato dallo studente. La preparazione post laurea è focalizzata sull'aggiornamento degli studenti su argomenti quali il Diritto dell'Informazione, il Governo locale e centrale, e spesso include un'introduzione all'Etica dei media. Molti hanno scelto di aggiungere Stenografia come uno dei requisiti per la qualifica. I corsi fast track, invece, sono introduttivi. Questi corsi possono concludersi con un titolo, normalmente un Diploma in Giornalismo del NCTJ; mentre quelli post laurea di un anno intero solitamente conducono a un Master. Per il Magazines Journalism i corsi di laurea sono sette; quelli post laurea dodici e quattro di formazione professionale. Solo uno tra gli undergraduate è accreditato, mentre quattro centri NCTJ offrono corsi post laurea, di cui tre fast track. Nella carta stampata c'è anche un'altra figura per cui è prevista una formazione specifica: i fotografi della stampa e i fotogiornalisti. E' sempre il National Council for the Training of Journalists a fornire una qualifica professionale. Solo un centro è accreditato dal NCTJ a questo tipo di insegnamento, lo Sheffield College, Norton Centre, ma esistono almeno altre tre alternative accademiche e sette corsi professionali o aziendali. Un altro certificato del NCTJ è per il sub editor, ovvero chi impagina, corregge e supervisiona le pagine prima di mandarle in stampa. Un solo corso è specificamente pensato per formare questo giornalista, ma in altri undici centri legati al NCTJ è possibile seguirlo come materia opzionale. Un altro programma di formazione sul giornalismo per i quotidiani è disponibile in undici centri tra Irlanda ed Inghilterra, il National Vocational Qualification (NVQ) sponsorizzato dal Dipartimento dell'Istruzione del governo, ma dall'ulti78 mo Annual Report del NCTJ si evince che le due organizzazioni hanno trovato un accordo per raggiungere un'unica qualifica standard per la carta stampata. Il sistema di qualifica NVQ è nazionale e si presenta in cinque diversi livelli, quello in Giornalismo corrisponde al livello 4. I programmi di livello 4 offrono una formazione che coinvolge l'applicazione di conoscenza in una vasta gamma di attività lavorative complesse, tecniche o professionali eseguite in una varietà di contesti e con un grado sostanziale di responsabilità personale e autonomia11. Il Diploma in Newspaper Journalism è una qualifica che riflette la conoscenza e la competenza attraverso la valutazione e la verifica progressiva del portfolio da parte di esaminatori, senza ricorrere alla simulazione. Può essere intrapreso o in azienda o esternamente. Secondo la Newspaper Society, “I NVQ in giornalismo dei quotidiani sono uguali a una laurea”. Per chi vuole lavorare in periodici o riviste altri corsi sono riconosciuti dal Periodical Training Council (PTC) organismo legato alla Periodical Publishers Association (PPA). Il Periodicals Training Council è il principale organismo di accreditamento del settore e consiglia alcuni programmi sostenuti dall'industria, compresi lauree, corsi brevi, corsi pre-entry, post laurea e di laurea. Il Broadcast Journalism Training Council (BJTC) è il principale organismo che accredita i corsi nel settore radiotelevisivo, si tratta di una partnership di tutte le principali emittenti britanniche (BBC, ITV News, ITN, C.4, Sky and the Commercial Radio Companies Association), la National Union of Journalists e Skillset, insieme ai college e alle università i cui corsi sono accreditati. Il BJTC riconosce undici Bachelor, ventiquattro tra Master e PgDip e due titoli di altro tipo, ai quali aggiungerà prossimamente altri otto corsi; mentre secondo l'inserto sulla formazione della Press Gazette del 2007 sarebbero solamente dieci i corsi di laurea e quattordici post laurea in questo settore. Per quanto riguarda le Pubbliche Relazioni, alcune università e college offrono 11 Kamps, Haje Jan, To what degree does a journalism education benefit a career in print journalism, 2004, dissertation of a Bachelor Honours degree at Liverpool John Moores University, disponibile su everything2.com/index.pl?node_id=1674889. 79 lauree e diplomi in PR che comprendono stage, e sono disponibili anche corsi post laurea che coprono molti aspetti delle PR. Il Chartered Institute of Public Relations (CIPR) conferisce tre qualifiche: l'Advanced Certificate in Public Relations; il Diploma in Public Relations post laurea e l'Introductory Award in Public Relations. In alternativa si può studiare per un Diploma CAM (Communications, Advertising and Marketing) organizzato dalla CAM Foundation presso ventitré college. Il Publishing Training Centre presso la Book House di Londra copre la gamma completa delle capacità tecniche richieste nella pubblicazione di libri, compresa la correzione di bozze, l'impaginazione, l'editing scientifico, testi tecnici e medici, management, produzione multimediale e marketing offrendo corsi brevi, formazione aziendale e alcuni corsi a distanza per impiegati e freelance. Secondo la Press Gazette sono sette i corsi di laurea rivolti all'on line. I gruppi editoriali più grandi hanno propri programmi di formazione, mentre le aziende minori utilizzano corsi a distanza o presso altri enti. Sebbene il numero di aziende che offrono una formazione oggi è notevolmente più basso di solo un decennio fa, ci sono ancora un numero di opzioni disponibili. Sono programmi spesso tecnici, preparati per introdurre i nuovi giornalisti alle particolarità del posto di lavoro, ma alcuni includono anche una formazione completa, al pari degli equivalenti NCTJ o NVQ, al termine della quale è possibile sostenere un esame per una qualifica riconosciuta. 3.4 I Preliminary Certificate in Journalism e i National Certificate Examination 3.4.1 Come funzionano Il NCTJ si occupa di certificare la qualità della formazione dei giornalisti di quotidiani, riviste e prossimamente anche di giornali online, e per ogni diversa figura professionale struttura corsi, certificati ed esami che tengono conto delle singole specificità. Nell'ottica di ottenere una qualifica del NCTJ, il futuro giornali80 sta deve sostenere due prove: il Preliminary Certificate in Journalism e il National Certificate Examination (NCE). La prima qualifica è quella che si ottiene a conclusione del corso pre-entry o del primo periodo di praticantato, mentre il NCE a termine del contratto di formazione, a distanza di minimo 18 mesi dall'altro. Il Preliminary Certificate in Journalism prevede quattro figure professionali in relazione al settore in cui si vuole lavorare: quotidiani, riviste, fotografia della stampa e fotogiornalismo, subediting. Il Certificato Preliminare in Giornalismo è quello che la maggior parte degli editori richiede quando recluta un giornalista come trainee, perché conferisce al potenziale giornalista le capacità base che un datore di lavoro cerca. Un editore sa che se recluta persone con un pieno compimento degli esami del certificato del NCTJ, impiega qualcuno con un certo livello di conoscenza e abilità. I datori di lavoro solitamente incoraggiano il trainee a sostenere anche il Certificato Nazionale; anche quelli che accettano giornalisti con lauree o diplomi non riconosciuti dal NCTJ, insistono per fargli conseguire il National Certificate Examination (NCE), un duro test, con una media di promossi di circa il 50%, che attesta la padronanza di competenze tradizionali quali la Stenografia e una comprensione della complessità del Diritto. Per il Certificato Preliminare in Giornalismo per i quotidiani sono previsti sei prove e un portfolio da completare. Gli esami sono: Scrittura delle notizie, che consiste in tre articoli uno lungo e due brevi in due ore; Affari Pubblici I e II, ovvero quattro domande sul governo locale e quattro sul governo centrale complessivamente in quattro ore; Diritto dell'informazione I e II, tramite i quali si valuta il saper riportare i fatti giudiziari e le correlate problematiche di diffamazione e offesa alla corte, le fonti del Diritto, la terminologia del crimine, gli aspetti rilevanti del codice penale e civile, e i fatti generali non giudiziari, nell'arco di quattro ore complessive; Stenografia a 100 parole al minuto di due passaggi di due minuti. Per quanto riguarda il Portfolio si tratta di una documentazione della formazione con una serie di esercizi di cronaca e di scrittura, e una parte dei lavori svolti durante il corso o pubblicati durante lo stage: dieci ritagli 81 originali con le copertine di riferimento e minimo 500 parole di presentazione. Per il Preliminary Certificate indirizzato al giornalismo per le riviste gli esami da sostenere sono cinque: Scrittura delle notizie; la seconda parte di Affari pubblici e di Diritto dell'Informazione; Sub-editing; Stenografia, ma a 80 parole al minuto; e sempre il Portfolio. Per ottenere il Certificato Preliminare per la qualifica di fotografo della stampa sono previsti quattro esami, per quella di fotogiornalista uno in più: Conoscenza fotografica generale; Pratica fotografica, di sei domande in due ore; Diritto dell'informazione per fotografi; e Scrittura delle didascalie, un'ora per due didascalie di 80-100 parole. I fotogiornalisti oltre a quelli sopra citati devono anche sostenere Scrittura delle notizie per fotogiornalisti: in un'ora e 30 minuti devono scrivere una didascalia di 80-100 parole per una fotografia e una didascalia di 150-170 parole per tre della stessa sequenza. Il Certificato Preliminare in Sub-editing si ottiene sostenendo un esame opzionale in Sub-editing che consiste in cinque esercizi da svolgere in 90 minuti, oltre a quelli necessari per il giornalismo dei quotidiani. Il National Certificate Examination riconosce il grado di professionalità di tre figure: i reporter; i fotografi della stampa e i fotogiornalisti; e i sub editor. L'esame da giornalista è composto di quattro parti: News Interview, consiste nel condurre un'intervista dalla quale scrivere un servizio; News Report, ovvero un servizio basato su un discorso e altre informazioni; Newspaper Practice, un esame in cui bisogna dimostrare la confidenza con la routine giornaliera di un quotidiano; Logbook, un documento che registra i progressi del trainee e della formazione, compresa una valutazione dell'azienda e una selezione di ritagli che dimostrino che il praticante ha coperto una gamma di mansioni chiave. La valutazione delle prove scritte e del Logbook è fatta da un gruppo di ispettori che sono o sono stati giornalisti. Il voto di idoneità per ognuna delle quattro sezioni è il 60%. I candidati che raggiungono almeno il 50% in tutte le sezioni passano se raggiungono una media complessiva del 60%. I candidati che raggiungono meno del 50% in una sezione falliscono in tutto l'esame e dovranno ridare 82 tutte le parti in cui hanno raggiunto meno del 60%. Dopo ogni NCE il NCTJ pubblica il Rapporto degli Esaminatori con i suggerimenti per i candidati futuri. Il NCE per fotografi della stampa e fotogiornalisti comprende invece quattro prove: una Pratica, in cui gli esaminandi devono fornire foto e didascalie di un fatto per la prima pagina di una rivista e tre foto per un servizio; Portfolio, dieci foto raccolte durante il praticantato degne di pubblicazione, di cui la metà a colori e cinque commissionate; Picture spread, un progetto su un argomento dato su due pagine o su un manifesto con limiti diversi se fotografi della stampa o fotogiornalisti; e Logbook. Per il NCE dei sub-editor ci sono tre esami da superare: Subbing, i passaggi dell'editing e dell'impaginazione al computer; Newspaper practice for sub-editors, una dimostrazione della confidenza con la routine del quotidiano; e il Logbook. 3.4.2 I risultati delle ultime sessioni Tramite l' Annual Report e gli Examiners' Report, il NCTJ fornisce i dati degli iscritti ai corsi accreditati e dei candidati alle sessioni del Preliminary Certificate e del National Certificate Examinations. Nel 2006, sono stati 1.326 gli studenti che hanno frequentato i corsi presso trentasei centri e sostenuto gli esami preliminari; mentre nel 2007 gli studenti sono stati 1.611 e i centri sono diventati quarantuno. Gli esami di Stenografia hanno visto nel 2006, 3.415 candidati scrivere da 80 a 130 parole al minuto; nel 2007, da 60 a 120 parole al minuto 3.131 esaminandi. Fig. 2 I risultati delle ultime sessioni del NCE per reporter. TOTAL ENTRY No of candidates No of passes No of failures % passed FIRST TIMERS No of candidates No of passes No of failures % passed RETAKES No of candidates No of passes No of failures % passed 2005 2006 a prile 280 155 125 55 ottobre 234 116 118 49 a prile 177 95 82 54 103 61 42 59 2007 se tte m bre 200 130 70 65 m a rz o 129 148 47 ottobre 284 143 141 50 127 49 78 39 175 82 93 47 159 68 91 43 129 49 80 38 98 67 31 68 107 50 57 47 102 47 55 46 125 75 50 60 125 77 48 62 102 63 39 62 277 254 127 127 50 83 Il NCE è stato sostenuto nel 2006, da 510 reporter e 25 fotografi della stampa/ fotogiornalisti; nel 2007, 538 reporter e 18 tra fotografi della stampa e fotogiornalisti erano presenti all’esame. Nell'ultima sessione del 2007 la percentuale di idonei ha toccato il 65%, la percentuale più alta degli ultimi anni. Su 200 candidati quelli che sostenevano l'esame per la prima volta erano il 68%. Per quanto riguarda il NCE dei fotografi della stampa e dei fotogiornalisti la percentuale di idoneità è più alta, intorno al 70%. 84 4. I DUE MODELLI A CONFRONTO Nel riepilogare i principali temi al centro della trattazione saranno introdotte alcune opinioni di giornalisti italiani impegnati a diversi livelli nelle attività dell'Ordine e dei sindacati dei giornalisti. 4.1 La via colta al giornalismo in Italia e in Gran Bretagna Come accennato nel primo capitolo, quello che accomuna maggiormente i Paesi Europei è l'attribuire a un periodo di pratica, più o meno lungo e in maniera più o meno formale, il riconoscimento e l'identificazione del giornalista. A questo è necessario collegare e nuovamente sottolineare la recente diffusione di una “via colta” al giornalismo accanto alla tradizionale formazione in redazione. Nella fattispecie: in Italia il praticantato prevede 18 mesi se svolto in redazione, o due anni se completato tramite un Master o una scuola riconosciuta; mentre in Gran Bretagna dura due anni se entri direttamente in redazione o 18 mesi se hai precedentemente frequentato un corso e ottenuto il certificato preliminare. Al termine dei due percorsi in entrambi i Paesi c'è un esame da superare per la qualifica di giornalista professionista. Da quanto è stato descritto nei due precedenti capitoli rispetto ai corsi di Giornalismo riconosciuti nei due Paesi, è possibile notare delle somiglianze: in entrambi gli Stati si sono affermati da vari anni corsi in Media Studies e Communication, anche se non sono considerati come professionalizzanti, mentre è il Master ad essere legittimato come la migliore forma di preparazione. Chi accredita o riconosce i corsi è in Italia, l'Ordine dei Giornalisti; nel Regno Unito, il National Council for the Training of Journalists, il Periodicals Training Council, il Broadcast Journalism Training Council, a seconda del ramo in cui gli aspiranti giornalisti si intendono specializzare. L'OdG attraverso il “Quadro di Indirizzi” stabilisce i criteri per il riconoscimento dei corsi biennali che valgono come praticantato: possono essere Master uni85 versitari, Istituti per la Formazione al Giornalismo, lauree magistrali, promossi da Ordini regionali, da associazioni professionali dei giornalisti e dalle Università, con il numero chiuso di massimo 30 allievi a biennio e la garanzia di borse di studio. Per quanto riguarda la didattica il “Quadro di indirizzi” stabilisce l'insegnamento di quattro aree tematiche essenziali ai fini del riconoscimento: Il sistema dell’informazione e del giornalismo: istituzioni e profilo professionale1; Fondamenti culturali dell’informazione2; Discipline tecniche per le professioni giornalistiche3; Innovazione tecnologica, giornalismo multimediale e di convergenza4. Per quanto riguarda lo svolgimento della pratica la scuola deve registrare delle testate proprie su cui far esercitare i propri allievi: un periodico a stampa, un giornale on line, una rubrica radiofonica, rubriche e servizi giornalistici televisivi; e prevedere stage in testate esterne di due mesi ogni anno. Inoltre, l'accesso alle scuole deve avvenire attraverso un bando pubblico e successivamente tramite una selezione per titoli e sulla base dei risultati di tre prove scritte sul modello della prova di idoneità professionale e un colloquio su argomenti di attualità, del quale una parte in lingua Inglese. Il NCTJ invece, accredita corsi di Giornalismo post livello A, di laurea, post laurea e per quei praticanti che già lavorano, a tempo pieno, parziale, day e block release, per periodi che vanno dalle 12 settimane ai quattro anni. I motivi per cui gli studenti si iscrivono è per prepararsi in vista di un certificato preliminare su determinate materie quali Scrittura delle notizie, Affari pubblici, Diritto dell'Informazione, Stenografia, e un Portfolio, una raccolta dei migliori articoli scritti durante il corso o il training. Il NCTJ riconosce i corsi con una procedura di se1 Diritto dell’informazione e della comunicazione, doveri del giornalista, etica e deontologia; Storia del giornalismo; Sociologia della comunicazione; Economia dei media e delle imprese editoriali; Ruolo degli Istituti di categoria; Modelli organizzativi e produttivi internazionali. 2 Elementi di economia, micro e macro; Elementi di diritto pubblico, civile e penale; Storia del mondo contemporaneo; Scienze sociali; Discipline scientifiche. 3 I media, loro organizzazione; Comunicazione verbale e non verbale; Tecniche e linguaggi del giornalismo quotidiano e periodico nella stampa, nella radio, nella televisione e sul web; Linguaggio visivo e grafico; Linguaggi settoriali; Giornalismo per uffici stampa; Statistica e analisi dei dati. 4 Accesso alle fonti su Internet e verifica della loro attendibilità ; Analisi comparata dei principali siti di informazione nazionali e internazionali; Giornalismo partecipato; La televisione via Internet: analisi e tecniche; Dal telegiornale al videogiornale per infomobilità. 86 lezione che privilegia le capacità e le competenze considerate potenzialmente adatte per questo mestiere, la preparazione deve comprendere momenti teorici e momenti di pratica, i corsi devono quindi avere personale e attrezzature adeguate. Anche il BJTC tra i requisiti per l'accreditamento dei corsi richiede una selezione preferibilmente condotta tramite un colloquio faccia a faccia, la presenza di servizi, sale attrezzate e personale idoneo. Per quanto riguarda la didattica sono considerate essenziali: Competenze giornalistiche; Conoscenza del Giornalismo: Diritto, Regolamento, Etica; Conoscenza del Giornalismo: Politica britannica e sistema amministrativo; Dizione; Capacità tecniche chiave; e uno Stage. Anche il PTC ha propri criteri; i tre organismi certificano anche corsi di giornalismo multimediale se presentano la materia settoriale di cui si occupano. Inoltre la procedura di accreditamento consiste in una serie di visite e di incontri atti a valutare l'idoneità del corso rispetto ai parametri stabiliti. Sia i requisiti, sia la procedura di accreditamento richiesti dall'Ordine e dagli enti britannici sono simili, con l'eccezione di alcuni insegnamenti ritenuti fondamentali nella didattica, come la Stenografia. Quello che differenzia maggiormente le due offerte formative è la tipologia e la durata dei corsi riconosciuti. Dal punto di vista numerico, in Italia, l'Ordine attualmente riconosce ventuno corsi biennali, diciotto sono Master universitari, mentre tre Istituti per la Formazione al Giornalismo, che annualmente accolgono complessivamente grazie all'alternanza dei bandi un numero massimo di 350 praticanti; in Gran Bretagna, il solo NCTJ nel 2007 ha visto 1.611 studenti sparsi per i quarantuno centri accreditati e sostenere i certificati preliminari. Un altro punto interessante rispetto alla formazione riguarda le borse di studio: il “Quadro di indirizzi” del CNOG è chiaro riguardo al fatto che le tasse devono rientrare nella media dei corsi post laurea e che deve essere possibile accedere a borse di studio che coprano almeno il 20% dei costi. Sono infatti previste iniziative con lo scopo di incentivare l'accesso di persone meritevoli, quale il premio Corso Bovio organizzato dall'Ordine, ma anche disposte dalle singole università. 87 In Gran Bretagna, dal 2005 esiste un ente, oltre alle università, il Journalism Diversity Fund, che offre bursary, grazie a donazioni in parte provenienti dal mondo dell'industria editoriale e secondo alcune linee guida presentate dalle organizzazioni del settore che per esempio attualmente si stanno mobilitando nella direzione di ampliare la presenza nel giornalismo delle minoranze etniche. Inoltre, è possibile chiedere prestiti alle banche per investire nella propria formazione. E' doveroso evidenziare anche i prezzi: in Italia, i costi dei Master vanno dai € 3.000 ai 9.500 l'anno; in Gran Bretagna, variano a seconda dei corsi essendo di tipi e durata diversa, dai tre anni di un Bachelor alle 12 settimane di un fast track. Il Master dura un anno, il prezzo è tra le £ 3.000 e le 6.000, ovvero tra le € 4.500 e le 9.000 ed è possibile frequentarlo in due anni part time dividendo la spesa in due rate. 4.2 La prova di idoneità e il National Certificate Examination per reporter La prova di idoneità per diventare giornalista in Italia è sempre di competenza dell'Ordine dei Giornalisti, in quanto vale per l'iscrizione all'Albo tenuto da questo, e, nonostante le controversie sul fatto se sia assimilabile o meno agli esami di Stato previsti per le altre professioni regolate da Ordini, si tratta comunque di una prova pubblica e riconosciuta per legge, come la natura stessa dell'ente in questione. In Gran Bretagna, esami sono previsti soltanto dal NCTJ, quindi solo per il giornalismo della carta stampata, e hanno tutt'altra valenza: innanzitutto l'organismo che se ne occupa è una charity, supportata da una società commerciale, che svolge un ruolo relativo alla certificazione degli standard di qualità dei corsi in Giornalismo e del livello raggiunto dal giornalista. Organizza il certificato preliminare per chi ha superato i sei mesi di prova del training in azienda e per chi ha concluso un corso pre-entry; e l'esame nazionale per chi ha finito il praticantato. Gli esami danno solo una qualifica facilmente spendibile nel mondo del lavoro, come dimostra la citata ricerca del 2002, che sostiene che il 58% dei giornalisti britannici ne ha una e che il 3% stava per ottenerla, e che di que88 sto 61%, il 64% aveva o cercava di ottenere una qualifica del NCTJ. I certificati preliminari non si possono raffrontare con un equivalente italiano. Rimangono quindi da prendere in considerazione la prova di idoneità per diventare giornalista professionista e il National Examination Certificate. Partendo sempre dai punti comuni: entrambe le prove si tengono due volte l'anno; entrambe davanti a una Commissione formata in larga parte da giornalisti. Nel caso italiano nella Commissione sono presenti anche due magistrati, mentre nel caso britannico solo giornalisti. Le modalità di svolgimento e le prove sono però sostanzialmente diverse: intanto il National Examination Certificate distingue tre figure professionali che sono il reporter, il fotografo della stampa o fotogiornalista e il sub editor; mentre la prova italiana è unica per ogni settore e mansione giornalistica. Tra le prove da affrontare per la qualifica NCTJ di reporter e quella italiana è possibile fare un confronto: nel Regno Unito sono quattro le parti da superare nell'esame e sono per lo più pratiche, come condurre un'intervista dalla quale scrivere un servizio, scrivere un servizio basato sul riportare una notizia, rispondere a un questionario che pone delle problematiche frequenti nella routine di un quotidiano, il book del trainee; in Italia le prove scritte sono tre, quali una sintesi di un articolo, un questionario di attualità, un articolo su argomenti di attualità scelti dal candidato tra quelli proposti e, se ammesso all'orale, il candidato deve sostenere un colloquio sui principi dell'etica, sulle norme giuridiche attinenti al giornalismo e sulle tecniche e pratiche professionali, la discussione di un argomento a scelta. In Italia la prova si svolge a Roma, e nel 2006 ha visto ben 1.402 candidati sostenere gli scritti, dei quali 825 provenienti da testate della carta stampata; mentre il NCE per reporter lo stesso anno è stato sostenuto da 561 candidati presso i centri accreditati dall'organismo. Confrontando l'ultima sessione del 2006 di entrambi gli esami si nota che: in Italia su 752 candidati, dei quali il 62,13% provenienti da quotidiani e periodici, sono risultati idonei 530, ovvero il 70,47%, una percentuale inferiore alla media dell'80% delle sessioni precedenti; nel Re89 gno Unito su 284 candidati reporter, solo 143 hanno ottenuto la qualifica, ovvero il 50,35%, ed è difficile fare una media della percentuale di idonei perché a vedere i risultati degli ultimi anni oscilla dal 47% dell'aprile 2006 al 65%, la percentuale più alta in assoluto, raggiunta nella sessione di aprile 2007. La prova di idoneità italiana, prendendo sempre ad esempio l'89° sessione, tende a fare una scrematura agli scritti del 21,27% per bocciare poi un altro 10,47% all'orale; il NCE invece, calcola i risultati di ogni singola parte: il candidato supera l'esame se la media complessiva dei singoli risultati è del 60%, senza aver preso meno del 50% in nessuna prova, altrimenti è possibile ridare in un'altra sessione quelle non superate. 4.3 I punti di vista di alcuni commissari sulla prova d'idoneità Proprio sull'esame dell'OdG sono stati interpellati alcuni giornalisti che sono stati membri di varie commissioni esaminatrici, per sapere se secondo le loro esperienze sia possibile leggere alcuni cambiamenti interni alla professione giornalistica tramite i risultati delle ultime prove: infatti nelle ultime sessioni, la percentuale dei candidati considerati non idonei è aumentata dalla media del 15%, che ha caratterizzato i risultati fino al 2004, al 30% dell'89° sessione, che ha visto un 20% di bocciati allo scritto. Le opinioni sulle ragioni di questo peggioramento sono diverse e per alcuni si tratta addirittura di un miglioramento. Per esempio per l'esperienza di Claudio Cerasuolo, relativa all'ultima sessione del 2005, la percentuale di non idonei dovrebbe scendere ancora per rispecchiare lo scarso livello di preparazione dei candidati, solo un 60% meriterebbe l'idoneità. I motivi di questa scarsa preparazione per la maggior parte degli intervistati sono da ricercare in lacune che risalgono alla scuola, soprattutto quella primaria e nel fatto che in pochissimi leggono i giornali, però moltissimi vogliono fare questo lavoro. Un notevole bagaglio di strafalcioni è ben registrato nella memoria di chi ha fatto il commissario all'esame. Secondo Eliana De Giacomi molti candidati non hanno mai lavorato o non lavorano in redazioni. Molti sono freelance che han90 no ottenuto un riconoscimento dagli ordini regionali, molti lavorano in internet e non hanno mai avuto né tutor, né redattori che hanno insegnato loro le tecniche del giornalismo. Non parliamo poi delle norme e leggi che regolano la professione. Lo sbaglio più grande è stato quello di non controllare chi veniva mandato all’esame, quest’apertura incredibile che ha deteriorato il mondo giornalistico. Mentre la maggiore difficoltà che Giovanni Rivelli ha riscontrato nei candidati sta non tanto nella lingua italiana, quanto nella capacità di evidenziare la notizia in forma scritta. Ci sono particolari inventati, o “gridati” con ipotesi suggestive non supportate dai fatti. Probabilmente questo è il frutto di un avvio di attività sempre più concentrato sulle tecniche (l’utilizzo dei software necessari al confezionamento materiale del giornale, il lavoro di “cucina” su fonti secondarie ecc.) che non direttamente sulla “materia prima” informazione. Per quanto riguarda sempre gli esiti dell'89° sessione l'attenzione è stata posta sulla differenza tra i risultati dei candidati provenienti dalle Scuole di Giornalismo e di chi ha svolto il praticantato in redazione, perché se considerate separatamente le percentuali di non idonei consistono: in un 14% allo scritto e in un 6% all'orale per gli allievi delle scuole e in un 24% allo scritto e un 10% all'orale per gli altri. La riflessione di Giovanni Rivelli riprende quanto affermato per la precedente domanda da Eliana De Giacomi: parlare di scuole e praticantato tradizionale significa mischiare, nel secondo campione, basi assai diverse. Se per praticantato tradizionale intendiamo quello effettuato in redazione, dovremmo distinguere una nuova categoria per il praticantato freelance, che ultimamente furoreggia negli Ordini regionali. Rispetto al mio esame di Stato (avvenuto 11 anni fa) c’è poi una vistosa componente di praticantati in uffici stampa e di cine-fotoreporter montatori ecc. Sarebbe interessante conoscere i dati di queste varie “sottocomponenti” (che di contro non sono presenti nelle scuole) per leggere meglio il fenomeno. Rispetto all'ipotesi che questi dati indichino la possibilità di spezzare una lancia a favore della miglior preparazione offerta dalle scuole, Rivelli non condivide questa interpretazione, ricordando gli stessi dati 91 menzionati prima secondo i quali la media del 15% di non idonei fino al 2004, è comunque inferiore al 20% dei bocciati provenienti dalle scuole del 2006, il che indicherebbe un abbassamento complessivo della preparazione. Inoltre sottolinea, c’è da considerare che le scuole offrono una preparazione più esame-orientata (ad esempio con varie simulazioni della prova) cosa estranea per i praticanti di redazione. E, per osservazione diretta, i candidati provenienti da praticantato in redazione hanno maggiori difficoltà ad esempio, nel formalizzare una riposta (ad esempio confondono archiviazione con proscioglimento), ma una più profonda conoscenza delle materie, almeno limitatamente a quelle trattate nel proprio praticantato. Di contro, i colleghi degli uffici stampa (e per molti aspetti i freelance) si trovano ad aver sviluppato competenze molto settoriali (che ad esempio li mette in difficoltà nella redazione di un articolo di nera) e una preparazione teorica chiaramente limitata (nel tempo e nelle ambizioni) alla volontà di superare l’esame. Così, ad esempio, se si chiede ad un candidato cosa sia la Carta di Treviso e cosa preveda, la risposta arriva, nella generalità dei casi alla perfezione dagli studenti delle scuole, meno dai “tradizionali”. Se gli si sottopone un frase del tipo: “Mario Rossi, appena maggiorenne, è stato ucciso dopo aver denunciato i trafficanti di droga che avevano avviato allo spaccio sua sorella, più piccola di 5 anni” e gli si chiede di evidenziare cosa non va, saranno i “tradizionali” ad avere la meglio. Antonio Villoresi sostiene che bisogna distinguere tra scuola e scuola, perché alcune offrono un alto livello di preparazione, altre meno. Inoltre, afferma, come Rivelli, che è proprio il tipo di formazione che è diversa: quella delle scuole è una preparazione generale, diciamo più culturale, ma dal punto di vista professionale non c'è paragone con la pratica redazionale. Questo non significa sottovalutare il ruolo delle scuole: le scuole fanno e hanno fatto tantissimo nella preparazione dei ragazzi, ma è un'altra cosa. Riconoscono che qualcosa le scuole hanno fatto anche Eliana de Giacomi , che risponde almeno da un punto di vista teorico chi esce da una scuola di giornalismo un’infarinatura ce l’ha, a diffe92 renza di altri colleghi che ripeto non hanno mai avuto controlli; e Claudio Cerasuolo, che si dispiace per il peggioramento del praticantato, soprattutto perché indica che ci sono pochi colleghi che hanno voglia di insegnare. Sul fatto che alcuni affermino che la prova di idoneità professionale sia una formalità, perché prima o poi la superano tutti, a differenza di quanto avviene per gli esami di altri Ordini, riportiamo solo due posizioni: una che appoggia questa tesi e una che la respinge, ma alla fine per lo stesso motivo. La verità è che l’aver fatto esplodere il numero dei giornalisti ha, nei fatti, spostato il potere di “abilitare” a fare i giornalisti agli editori. Oggettivamente, così qualche dubbio sull’utilità dell’esame mi viene. O diventa un percorso (non penso a una laurea, ma a più appuntamenti di verifica) o mantenere una prova “one shot” porterebbe se non alla formalità a una specie di “lotteria”: Esami superati con una prova sulla moda, sarò realmente in grado di seguire i lavori di un Consiglio Regionale? si chiede Giovanni Rivelli; mentre per Cerasuolo, l'esame non è una formalità, ma l'ultimo sbarramento a un futuro di disoccupazione. E' sbagliato il meccanismo di allargamento dell'accesso che è stato attuato con dichiarazioni finte e in altre forme, come avviene anche in altre categorie come quella degli avvocati. Ci sono troppi giornalisti poco preparati e si vede anche dalla qualità dei giornali, che cercano di rincorrere la televisione. Non è vero che non si possono fare dei buoni giornali, ma è il target che è sbagliato, ci sono riflessioni che non si trovano in televisione, poi ci si lamenta che i giovani non leggono i giornali. Per Antonio Villoresi una regolamentazione dell'accesso ci deve essere, ma l'esame deve essere riformato sotto vari punti di vista e come esempio porta proprio la scelta dei commissari. Fino a ora è andata così: di solito il commissario è un pensionato, perché i giornali non permettono più di andare a Roma pagato se non sei in pensione per quattro, cinque mesi, un tempo; ora per due, quattro mesi: e quindi è già una fascia ristretta. Mentre una volta potevi accedere all'esame anche se lavoravi a un giornale. La scelta dei commissari è in base alle proposte dell'Ordine regionale che dice qui ci sono sette pensionati disponi93 bili a fare il commissario e poi l'Ordine nazionale decide. Non tutti sono disponibili ad andare a far l'esame, anche perché bisogna prepararsi: uno che fa il commissario bisogna che studi, non è una barzelletta; io l'ho fatto volentieri, mi sono sempre preparato prima sui testi, ma ci vuole una certa preparazione. Credo che ci sia una discussione all'interno dell'Ordine per cambiare questo sistema. Il cambiamento dovrebbe esser che l'Ordine istituirà una specie di albo con i possibili, eventuali, futuri commissari d'esame; sentirà tra i vari Ordini chi è disponibile e scriverà quest'albo completo; dopo di che i commissari verranno scelti credo a rotazione o addirittura a sorteggio, questa è l'ultima novità. Insomma andrà studiata la normativa, perché l'esame rientra nel quadro di riforma generale dell'Ordine che è in fase di discussione. Del resto, qualcosa intanto si sta muovendo con la sostituzione della macchina per scrivere con il computer sia per Villoresi, sia per Cerasuolo, per il quale il maggior problema resta copiavano ieri e copieranno domani: chissà cosa succederà con il pc. Giovanni Rivelli propone anche altri cambiamenti: Quello più facilmente realizzabile, sarebbe la creazione di una prova orientata agli addetti stampa e ai cinefotoreporter e montatori. Quella ugualmente importante, ma di più difficile realizzazione, dovrebbe prevedere una prova di acquisizione della notizia. Dico più difficile perché, ad esempio, il far seguire una conferenza stampa a 400 candidati per poi realizzare un pezzo, non solo crea problemi logistici, ma mina anche la riservatezza della prova (troppo facile farsi aiutare…). Aggiungo che tanto sarebbe, invece, misurabile sia nel praticantato in redazione, sia dalle scuole. Ma il fatto che i Master in giornalismo abbiano qualcosa come il 100% di promossi e spesso con voti altissimi, oltre ad essere sospetto di per sé, suscita dubbi in relazione ai risultati all’esame (alcune scuole sfiorano il 30 % di bocciati). Bisognerebbe pensare a un percorso di verifica (come detto prima) che imporrebbe un percorso formativo. Provando a riassumere al massimo quanto accade in Gran Bretagna, è stata posta una riflessione sull'attitudine degli editori italiani nei confronti della formazione 94 dei giornalisti. Antonio Villoresi non ha dubbi sul fatto che agli editori non interessi avere giornalisti preparati: l'editore non bada alla qualità, ha un solo obiettivo che è spender poco. Per questo prende questi poveretti dei quali si approfitta, insisto nel dire si approfitta, perché sono anche un sindacalista per cui li conosco questi problemi. Mi dicono alcuni comitati di redazione che ci sono alcuni giornali, tra i quali il mio di Firenze, che paga una collaborazione tre, quattro euro lordi a un ragazzo della tua età. Oggi la situazione è terribile. All'editore basta vendere, non gli interessa avere un giornale di prim'ordine, di buon livello, a lui basta vendere. Già vende poco chi glielo fa fare di investire in coloro che poi deve anche pagare? Secondo Claudio Cerasuolo se in Italia gli editori non si occupano della formazione dei giornalisti è per una loro mancanza di sensibilità che rispecchia i più generali errori presenti nei giornali, perché sarebbe nel loro interesse avere dipendenti preparati. Giovanni Rivelli ritiene che nel variegato panorama italiano delle testate (pur limitandoci solo alle maggiori, quali, ad esempio, quelle che applicano il contratto) ci sono situazioni fortemente articolate e differenti. Come segretario dell’Assostampa di Basilicata, che ha dato vita al Formedia (ente di formazione ora a servizio di tutta la FNSI), posso ad esempio notare che sono poche le testate che riconoscono permessi retribuiti per iniziative di formazione anche su temi immediatamente spendibili (ad esempio: funzionamento della legge elettorale). Di contro, le attività di formazione organizzate direttamente dalle aziende riguardano solo genericamente aspetti tecnici (software, impaginazione e simili). Nella stratificazione “alta”, invece, questa attenzione c’è. In quella più bassa, al contrario, si arriva anche a casi di sistematico licenziamento di redattori che acquisiscono anzianità (a volte anche da Redattore ordinario) per sostituirli con molto meno costosi praticanti. L'ultima riflessione proposta riguarda un confronto tra la gavetta di qualche decennio fa e la situazione attuale sia rispetto alle modalità di trasmissione del sapere, sia considerando le opportunità di lavoro di ieri e di oggi. 95 Eliana De Giacomi, in base alla sua esperienza in una tv locale nata nei primissimi tempi delle televisioni libere afferma che: una volta la gavetta era più dura ma, eccetto forse nei grandi giornali, la trasmissione del sapere del mestiere non c’era. Giovanni Rivelli, sostiene che a differenza dei candidati di oggi: noi abituati a dover dimostrare tutto, ritenevamo di dover dimostrare quanto valevamo anche in occasione dell’esame, e lo stesso facevamo dopo (ad esempio seguo ancora corsi di formazione, l’ultimo sul raffronto delle statistiche). Così è per molti anche oggi, ma qualcuno prima, ritiene che il conseguimento di un master universitario non giustifichi prove d’appello, poi che il superamento dei due esami, azzeri il valore dell’esperienza. Il rischio peggiore è che la sua crescita finisca lì. Mentre Antonio Villoresi porta proprio la sua esperienza ad esempio: io ho cominciato verso la fine degli anni '60, un po' prima dell'alluvione, nel '64 -'65, e ho avuto la fortuna di cominciare all'interno di un giornale come collaboratore, esterno, ma collaboratore. Ero corrispondente da Sesto Fiorentino. Mi pagavano due lire: credo dieci lire a rigo, una miseria anche allora, ma rispetto a oggi ero più pagato allora di quanto vengano pagati oggi i ragazzi. Ma era una miseria. Mi pagavano a rigo: quante righe hai scritto? 10? 100 lire! Con la differenza che io non ero solo: quando lavoravo avevo sempre dei colleghi che mi insegnavano all'interno del giornale. Colleghi, non capiservizio, disponibili a insegnarmi come si scrive un articolo, a farmelo riscrivere se non era fatto bene. Questo non esiste più. Non solo, ma io avevo un collega, siccome io ho fatto per molti anni la cronaca nera, molto bravo, che era un fenomeno! Era uno che era dentro ai tribunali, alle procure, alle questure, dai carabinieri, sapeva frugare nei cassetti, trovava tutti i segreti... Ecco, lui è stato la mia guida, che io ho sempre avuto per tanti anni. E' stata la lezione più bella! Questa figura non esiste più. Oltretutto ora non vanno neanche più in giro, dai carabinieri; solo per il grande fatto di nera, ma grossissimo deve essere, se no fanno tutto per telefono. Non vanno più dai carabinieri, in questura, noi facevamo tutti gli ospedali, tutti i giorni e io ero sempre insieme a questo grande neri96 sta de La Nazione che mi ha insegnato tutti i trucchi: come si legge un referto... E poi avevi la certezza che prima o poi saresti stato assunto, non come ora che ti fanno un contratto di tre giorni e poi ti rimandano a casa e ti dicono ritorna l'anno prossimo. Quando ho fatto l'esame di Roma, dovevo esser stato particolarmente bravo, perché l'ho passato alla prima sia allo scritto che all'orale, sono stato assunto il giorno dopo. Oggi è roba da fantascienza! Ecco come sono cambiate le cose, ma è cambiato tutto: quando c'era questa figura che te seguivi, il collega a cui facevi riferimento, ti mettevi accanto a lui, umilmente e imparavi. Oggi non c'è neanche voglia di imparare, la maggioranza sono già diventati professionisti concettualmente. Non c'è più umiltà: si credono di essere subito dei Montanelli; vogliono scrivere e firmare. Io prima di scrivere un articolo, e non firmarlo, ma siglarlo, sono passati diversi anni. Un giorno mi han detto: firma, perché è tanto bello, hai fatto un bellissimo articolo, e poi sei stato bravo a scoprire questa notizia. Dopo anni, oggi firmano al secondo giorno e poi non li vedi più. 4.4 I numeri principali dei giornalisti in Italia e in Gran Bretagna E' possibile tentare un altro confronto tra i numeri ufficiali di Ordine e INPGI quelli della ricerca sui giornalisti britannici del 2002: il primo problema che si incontra è quali dati comparare, essendo nei due Paesi annoverati nella categoria figure professionali così diverse. A fine 2006 l'Ordine contava tra i suoi iscritti 98.477 tra professionisti, pubblicisti, praticanti, direttori delle testate scientifiche, e giornalisti stranieri, compresi i pensionati. Nel Regno Unito, la ricerca del 2002 contava 70.000 giornalisti, forse più avvicinabili ai 73.362 iscritti all'OdG dello stesso anno. La maggior parte di questi è concentrata a Londra, il 44%, e nel Sud Est, l'11%. In Italia l'Ordine regionale con il più alto numero di iscritti è quello della Lombardia, per la presenza della stampa periodica; se sommiamo Milano e Roma raggiungiamo il 43% degli iscritti; mentre se consideriamo solo il Nord Italia ar97 riviamo al 47%. Se in Italia le capitali dell'editoria sono due, nel Regno Unito c'è il monopolio della city inglese. Per quanto riguarda la percentuale femminile la Gran Bretagna è sicuramente avanti, con un 49% di giornaliste in contrapposizione ai molteplici valori italiani: ad esempio, nel 2004 le donne erano il 21,85% dei professionisti, il 26,06% dei pubblicisti, ma il 45% dei praticanti, indicando la relativa novità del loro ingresso nella professione. Nel Regno Unito il livello occupazionale è pari al 96%, con solo un 2% di giornalisti non attivi, dei quali comunque il 36% ha lavorato nel mese precedente e il 21% nell'arco dei tre mesi precedenti. Tra i giornalisti attivi l'81% ha un lavoro a tempo indeterminato, il 6% a termine, il 3% ha un contratto da trainee e il 7% lavora come freelance. La ricerca del 2002 sottolinea come la percentuale di lavoratori autonomi da essa riscontrata sia inferiore ai dati del sindacato che costituisce il 20% dei propri membri. In Italia secondo i dati dell'INPGI ci sono 5.794 pensionati, 1.613 disoccupati e 101 cassaintegrati; mentre in attivo sono calcolati 17.601 rapporti di lavoro dipendente, dei quali l'89,37% a tempo indeterminato e il 10,63% a termine; i freelance che pagano i contributi alla cassa separata dell'Istituto di previdenza superano i lavoratori dipendenti: si tratta di 18.595 persone. In entrambi i Paesi le donne che lavorano a tempo indeterminato rappresentano una percentuale più bassa degli uomini. In Italia, i giornalisti con un contratto art. 1 sono distribuiti, secondo i principali accordi nazionali, per l'83,98% nel settore della carta stampata, per il 6,85% in quello radiotelevisivo e per il 9,17% in uffici stampa e pubbliche amministrazioni. Nel Regno Unito secondo la NUJ il 30% dei giornalisti lavora nei quotidiani, il 24% nelle riviste, il 7% nei libri, il 4% on line, ovvero il 65% nell'editoria, il 18% nella radiotelevisione, il 15% nelle Pubbliche Relazioni e negli uffici stampa; mentre secondo la ricerca del Journalism Training Forum nei quotidiani lavorano il 41% dei giornalisti, nelle riviste il 25%, on line il 4%, nei libri l'1%, 98 ovvero il 71% nell'editoria, nella radiotelevisione il 21%, nelle PR l'1%, come anche nelle agenzie di stampa e in aziende di produzioni indipendenti il 2%. Un'ultima considerazione riguarda i principali punti di accesso alla professione giornalistica: in Italia le principali tipologie di testate da cui provengono i praticanti sono i periodici, i quotidiani, le tv private, le agenzie di stampa e un 4,49% di lavoro freelance; in Gran Bretagna si diventa giornalisti soprattutto nei quotidiani e nelle radio locali e in misura minore nelle riviste. 4.4 Le differenze sostanziali tra i due Paesi Fig. 1 Le principali differenze tra il sistema di accesso italiano e quello di reclutamento britannico. ITALIA REGNO UNITO Libertà di espressione e di opinione tutelata dall'art.21 della Costituzione italiana; ordinamento della professione giornalistica contenuto dalla legge n. 69 del 3 febbraio 1963. Art. 10 della Dichiarazione universale dei diritti umani: “Ognuno ha diritto alla libertà di opinione ed espressione attraverso ogni media”; giornalismo governato da un sistema di peer review. Accesso alla professione regolamentato e protet- Sistema di reclutamento dei giornalisti stato dall'Ordine dei Giornalisti. bilito per consuetudini dall'industria editoriale. Contratto Nazionale del Lavoro Giornalistico con valore di legge. Non c'è un contratto nazionale, però il sindacato stabilisce i diritti minimi da tutelare nei contratti. Esiste uno scarto tra quanto previsto per legge e Non esistendo norme scritte si regola tutto quanto succede nelle redazioni. su consuetudini in base alle situazioni reali. Editoria originariamente legata ad interessi e poteri esterni. Editoria come industria autonoma in senso commerciale. Forte conflittualità tra editori e giornalisti. Il sindacato dei giornalisti comprende anche degli editori. Albo dei pubblicisti distinto da quello dei professionisti. Non esiste questa differenza. Sostituzione totale del praticantato con i Master I corsi pre-entry riducono il training da 24 riconosciuti. a 18 mesi. Prova di idoneità per diventare giornalista professionista. Certificati preliminari e Certificato dell'Esame Nazionale a distanza di 18 mesi. Sia le scuole riconosciute (anche se ci sono del- Formazione, carriera ed esami sono molto le eccezioni) sia la prova non si differenziano settoriali. per particolari specializzazioni. 99 Attraverso gli occhi di Haje Jan Kamps, laureanda inglese, emerge un punto di vista esterno sul sistema italiano di accesso alla professione, che sebbene non consideri che l'Italia non è proprio l'unico Paese a proteggere l'attività giornalistica svolta in modo continuativo, regolare e retribuito, la ritiene un'eccezione per il fatto che prevede l'obbligatorietà dell'iscrizione a un Ordine e in generale stabilisce dei parametri di accesso e di controllo per legge, cosa che sarebbe illegale in molti paesi. Secondo il pensiero di una studentessa che ha vissuto e si è formata nel contesto di quello che è stato definito il modello nordatlantico o liberale, il riferimento sia al primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti5, sia all'art.10 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo6 impedisce di assimilare il giornalismo ad altre categorie professionali quali i medici, gli infermieri, gli ingegneri e gli avvocati. Queste categorie di professionisti non possono esercitare la loro professione senza una licenza, e se violano le regole delle loro professioni, possono essere sospesi o espulsi. Insieme alla licenza, perdono anche il diritto a esercitare la professione7. In Italia, invece, il giornalismo tende a essere assimilato a queste professioni, ma fino a un certo punto, tanto che non è previsto un percorso accademico che insieme al praticantato conduca all'esame di Stato, il cui superamento consente l'iscrizione all'Ordine. L'art.21 della Costituzione italiana tutela il diritto alla libertà di espressione e di opinione, e la legge n. 69 del 3 febbraio 1963, che protegge l'attività giornalistica istituendo l'Ordine per il controllo degli Albi e l'autoregolamentazione della professione, non è considerata in contraddizione con il suddetto articolo. La stessa normativa stabilisce al contempo le modalità di accesso e di funzionamento dell'OdG, ancorando il potere di modificare l'ordinamento 5 US constitution, 1st amendment, 15 December 1791: Congress shall make no law abridging the freedom of speech, or of the press. 6 Everyone has the right to freedom of opinion and expression through any media (O'Malley 2000). 7 “With few exceptions (such as Italy), journalism "has no standards of admittance and no board of review" (Gopnik 1995), unlike other occupational groups such as physicians, nurses, engineers and solicitors. These groups of professionals cannot practice their profession without a license, and if they violate the rules of their profession, they may have their license suspended or terminated. With their license, they also lose the right to practice their profession. This is not the case within journalism.” tratto dalla dissertation of a Bachelor Honours degree at Liverpool John Moores University, 2004, To what degree does a journalism education benefit a career in print journalism,di Kamps, Haje Jan, disponibile su everything2.com/index.pl?node_id=1674889. 100 alla disponibilità del Parlamento, e quindi alla politica, mentre l'ente può intervenire solo attraverso l'interpretazione più o meno estensiva della legge. L'altro strumento normativo che riguarda il giornalismo è il Contratto Nazionale del Lavoro Giornalistico, risultante dalla contrattazione tra il sindacato dei giornalisti e quello degli editori, nel quale emergono altri rapporti di forza e di pressione che incidono sull'autonomia della professione. Tutte queste regole che in Italia circondano il giornalismo da un lato lo legano a poteri esterni, da un altro ne ingessano l'evoluzione, senza essere poi rispettate. Nel Regno Unito non esistendo norme scritte i cambiamenti avvengono in maniera dinamica in base alle esigenze reali: se si afferma una nuova figura professionale si crea un nuovo corso per rispondere alle esigenze formative di quel professionista; non c'è un contratto nazionale, ma sono rispettati i diritti minimi stabiliti dal sindacato, un'organizzazione interna all'industria editoriale. La costituzione del giornalismo in professione rappresenta uno dei punti caratterizzanti di quello che usualmente viene definito il modello liberal-borghese (Curran, 1989) o anglosassone (Bechelloni, 1982) che si è imposto come modello professionale egemone in gran parte dei paesi. Secondo questo modello, imperniato su alcune procedure e regole ormai universalmente accettate, è proprio l'autonomia dagli altri sistemi sociali che consente al giornalismo di esercitare quella che è forse la sua prerogativa essenziale: la funzione di watchdog, di cane da guardia nei confronti degli altri sistemi e in particolar modo nei confronti del sistema della politica. Almeno nella definizione ideale, questo ruolo di controllo può essere esercitato in quanto esiste una professione autonoma, legittimata socialmente, dotata di un proprio statuto deontologico e di un insieme di regole e procedure autonomamente stabilite e controllate8. Il livello di professionalizzazione del giornalismo italiano risente ancora del suo fattore strutturale di politicizzazione, dovuto in parte al ritardo con cui si è co8 Mancini, Paolo, Il sistema fragile- I mass media in Italia tra politica e mercato, Urbino 2002, Carocci, pp. 107-124 101 stituito un solido sistema economico9. L'editoria in Italia nasce impura e nonostante col tempo si sia in parte trasformata, continua a essere legata ad interessi altri al mondo dell'informazione. In Gran Bretagna, invece si parla di industria editoriale, spesso anche al posto di giornalismo, per l'elevato livello di autonomia dovuto essenzialmente al precoce sviluppo di un'editoria pura di impronta commerciale che garantisce l'indipendenza finanziaria dei media, anche nel settore pubblico. Il giornalismo è governato da un sistema di peer review, che attribuisce grandi responsabilità alla struttura gerarchica delle redazioni, ma anche infine alla abilità del giornalista di mostrare un'auto moderazione10. Nella citata ricerca del 2002 sui giornalisti britannici sono distinte sei principali posizioni professionali all'interno del giornalismo che vanno dalla dirigenza alla produzione: la carriera giornalistica prevede una mobilità nelle varie responsabilità a meno che uno non scelga di rimanere reporter. In questa gerarchia l'editore è l'imprenditore che vende informazione e il suo lavoro è offrire un prodotto che sia competitivo. Negli anni, nell'industria editoriale si sono consolidate delle pratiche e degli organismi, ad emanazione dei vari comparti produttivi che si occupano di garantire e certificare la qualità della preparazione e delle attitudini di chi vuol lavorare. Dunque, la formazione al giornalismo è considerata molto importante, ma non riguarda solo i giornalisti, l'attenzione alla preparazione professionale coinvolge gli interi settori dell'informazione. E' lo stesso comparto produttivo a dotarsi di organismi che si occupano e certificano la formazione: la differenza sostanziale probabilmente sta proprio negli obiettivi e nelle preoccupazioni di imprese ed editori. In Italia solo l'Ordine si è fatto carico della formazione dei giornalisti e il merca9 Sorrentino, Carlo a cura di, Il campo giornalistico – I nuovi orizzonti dell'informazione, Carocci, Roma, 2003, p. 23. 10 “Instead, in the UK, journalism is governed by a system of peer review, which puts heavy demands on the power structure in the news rooms, but also - ultimately - on a journalist's ability to show sel-moderation.” dalla dissertation of a Bachelor Honours degree at Liverpool John Moores University, 2004, To what degree does a journalism education benefit a career in print journalism di Kamps, Haje Jan disponibile su everything2.com/index.pl?node_id=1674889. 102 to editoriale rende spesso marginali questi tentativi essendo poi il singolo editore a stabilire chi assumere senza dei parametri condivisi per compiere queste scelte e senza guardare alla qualità dell'informazione nell'ottica di un sistema paese. Nonostante ciò, il sistema dell'accesso è distinto da quello di reclutamento: in Gran Bretagna i due termini coincidono, o meglio il secondo determina il primo, in quanto i canali di accesso sono finalizzati all'assunzione in un'ottica competitiva; in Italia lo status di giornalista si raggiunge con l'iscrizione all'Ordine, l'accesso alla professione dipende dal riuscire a far questo passaggio, quindi ad avere il contratto che lo consente. Se oltremanica fai il giornalista, nel belpaese se lo fai non è detto che lo diventi. E' possibile riscontrare questa anomalia tra i tanti pubblicisti che si dedicano al giornalismo come attività principale, ma non riescono ad avere il contratto di praticantato per fare il salto. In nessun altro Paese europeo esiste questa figura, che se in origine aveva un senso di prestigio, oggi sembra quasi declassante. Nel Regno Unito quello che distingue la professionalità è soprattutto la specializzazione, in linea con la tendenza del mercato ad articolarsi in base alle tecnologie a disposizione e a nuove iniziative editoriali; mentre per l'iscrizione all'Albo dei professionisti viene richiesta una competenza generica. Ad esempio, l'attenzione del NCTJ, sia nella formazione offerta, sia nell'attribuzione dei certificati, è posta sul tipo di giornalismo e il ruolo che il professionista ha nella produzione; in Italia le principali figure professionali formalmente previste dalla normativa sono il giornalista professionista, il praticante e il pubblicista. Rispetto alle scuole dove è possibile svolgere la pratica, la scelta dell'Ordine è stata quella di favorire una preparazione complessiva, multimediale, eccetto il caso della scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia. Un'altra differenza sostanziale tra i due Paesi, proprio rispetto a quella che è stata definita la via colta, consiste nel fatto che solo in Italia è dato al percorso formativo una valenza alternativa alla formazione lavoro; per esempio nel Regno Unito, i corsi pre-entry riducono di sei mesi il training, ma non lo sostituiscono 103 completamente, permettono un confronto graduale con il mondo del lavoro che non prescinde dall'esperienza della redazione. Se poi in Italia l'attribuzione della qualifica generica di giornalista professionista è rimessa al superamento di una prova d'idoneità, come è stata definita da Giovanni Rivelli precedentemente, one shot e senza una prova di acquisizione della notizia; in Gran Bretagna il NCE innanzitutto stabilisce una distinzione tra tre figure, attesta la dimestichezza che i candidati hanno con la routine redazionale, ed è la tappa decisiva di un percorso di minimo due anni che nei 18 mesi precedenti è stata anticipata dal conseguimento di un certificato preliminare ancora più differenziato a seconda del settore giornalistico scelto. 4.5 Le prospettive italiane nell'accesso e nella formazione alla professione Per capire meglio quali sono oggi le prospettive future per quanto riguarda l'accesso e la formazione alla professione giornalistica in Italia abbiamo chiesto un contributo a due giornalisti impegnati attivamente nell'Ordine dei Giornalisti: Enzo Iacopino, attuale Segretario del Consiglio Nazionale e Vittorio Roidi, giornalista che ha precedentemente ricoperto lo stesso ruolo. Secondo quest'ultimo non ci sono dubbi rispetto a cosa debba essere fatto: per quanto riguarda l'accesso è assurdo che l’ingresso in professione non avvenga dopo una laurea e attraverso un percorso di livello universitario. Altrimenti tanto vale dire più chiaramente che il giornalismo è artigianato. Dunque, il modello è quello che prevede un praticantato intensivo (1/2 anni, si può discutere) di livello universitario post laurea, che abiliti ad affrontare l’esame di stato. Il problema di attuare una riforma sostanziale dell'Ordine, anche da quanto affermato da Enzo Iacopino, riguarda la disponibilità della politica e la verità amara è che non siamo in cima alle preoccupazioni del Parlamento, parlo delle priorità nell'approvazione di nuove norme. Noi abbiamo una fotografia della professione fatta dalla legge che non risponde più alle esigenze della società di oggi. La nostra commissione giuridica ha predisposto un'ipotesi di lavoro. Ma l'unica 104 cosa che abbiamo ottenuto, l'abolizione della macchina per scrivere è perché abbiamo trovato un interlocutore che si chiama Bertinotti che non si è offeso quando gli abbiamo dato il testo di legge. Glielo abbiamo annunciato il 29 ottobre, glielo abbiamo dato tre giorni dopo e il 9 gennaio è stato approvato da tutti e due i rami del Parlamento. Quando si mettono a fare una legge di sistema, che è quella che ci serve, c'è sempre un momento di rottura tra di loro, quello purtroppo non riusciamo a governarlo noi. Tra le altre cose, noi vorremmo che fosse normato un sistema di accesso alla professione a livello universitario. Con una prudenza doverosa: siccome l'Italia è un paese di furbi, qualcuno ci deve dare un sistema per garantirci che editori disinvolti non possano sfruttare il lavoro di giovani che vogliono affacciarsi a questa professione senza dare loro una prospettiva, uno sbocco, perché l'accesso alla professione deve avvenire solo per via universitaria. Noi dobbiamo conciliare ciò e dobbiamo trovare soluzione ad un'altra esigenza, e non è un fatto di demagogia, è un fatto morale: non può avvenire per censo, l'accesso a questa professione. Se noi stabiliamo che l'accesso debba avvenire per via universitaria, dobbiamo dare quella garanzia contro gli sfruttatori del lavoro e l'altra garanzia che l'accesso non abbia lo sbarramento di costi come € 8000 l'anno, più quello che costa un trasferimento. Quindi bisogna trovare un sistema che consenta un accesso per via universitaria, che è qualificante per la professione, ma che non sia discriminatorio. L'introduzione accanto al praticantato in redazione della possibilità di accedere direttamente alla prova di idoneità professionale dopo una Scuola di Giornalismo, tra quelle riconosciute, è stata realizzata dall'Ordine stesso interpretando la normativa esistente in maniera estensiva. La differenza tra le due forme di praticantato secondo Vittorio Roidi è che in una scuola si imparano “più giornalismi” (stampa, radio, tv, Internet) e si studiano materie indispensabili per chi vuole fare il professionista dell’informazione (diritto, economia, ecc). Il bilancio di questa prima innovazione nell'accesso alla professione si direbbe positivo vi105 sto che la proposta per il futuro consiste in una maggiore preparazione dei giornalisti. Al momento della prova di idoneità abbiamo visto che si notano delle differenze tra i candidati provenienti dalle scuole e quelli che hanno fatto altre strade, anche se Iacopino ci dice che le scuole non sono tutte uguali. C'è una scuola, che è la LUISS, che aveva 40 allievi agli esami, 40 sono stati ammessi agli orali, 40 sono stati promossi; quattro o cinque di loro sono tra i primi dell'intera sessione. Da un punto di vista culturale questi 40 sono a un livello tra i più alti. Ci sono anche scuole che non funzionano: per esempio, c'è una scuola che ne ha avuti bocciati 6 o 8 su 20 che sarebbe un 40% circa. Quelli che hanno avuto il privilegio o la fortuna di fare il praticantato sulla strada, soprattutto nei piccoli giornali, se li mangiano, magari avranno delle esitazioni, ma dal punto di vista pratico, della risposta immediata alla notizia, se li mangiano. I primi a concludere il lavoro non vengono dalle scuole. Sono molto più preparati dal punto di vista teorico quelli delle scuole. Quindi noi dovremo trovare una soluzione tecnica che qualifichi da un punto di vista culturale quanti si affacciano alla professione, ma gli faccia fare un bagno di umiltà facendo il piantone davanti alla porta di un magistrato, che molti di quelli delle scuole non sanno nemmeno dove sia. L'Ordine dei Giornalisti cerca di porre rimedio da tempo al fatto che la legge n. 69 del 3 febbraio 1963, stabilisce l'accesso alla professione dopo due anni di praticantato e il superamento di una prova di idoneità professionale che consente l'iscrizione all'Albo tenuto dall'Ordine, senza richiedere un titolo di studi oltre all'istruzione superiore o la terza media e un esame di cultura generale, a differenza degli altri ordini professionali che richiedono un percorso accademico. Per Vittorio Roidi la nostra anomalia è originaria: discende dal fatto che la legge Gonella del ’63 ha ammesso al professionismo persone che non avevano la laurea. E non si è mai messo riparo a questa stranezza. Nel 2005 era stata approvata una riforma con l'obiettivo di risolvere questa anomalia dell'ordinamento, il decreto Siliquini, frutto di un fecondo dialogo tra il 106 Ministero dell'Istruzione e l'Ordine dei Giornalisti. Dopo aver passato l'iter parlamentare, il decreto è stato bloccato dal Consiglio di Stato che ha contestato innanzitutto la competenza del Governo a legiferare in materia, e inoltre ha affermato che la prova per diventare giornalista non può essere assimilata a un esame di Stato, come quella di altre professioni, quando in occasioni precedenti la stessa istituzione aveva ribadito il contrario. Questa pronuncia del Consiglio di Stato su di noi risponde ad una logica incomprensibile, perché la legge prevede che il nostro esame si faccia davanti a una commissione all'interno della quale ci sono dei magistrati che la presiedono. E' l'esame di un ordine professionale regolato dalla legge, un ordine, che è un ente di diritto pubblico, dice Iacopino. L'anomalia italiana, è dunque innanzitutto interna al nostro ordinamento professionale, ma riguarda anche il confronto con la professione giornalistica negli altri Paesi, in primo luogo quelli europei. Ancorare all'università l'accesso alla professione, sarebbe un'ulteriore particolarità del sistema italiano, perché la titolazione accademica non è mai stata considerata un requisito per diventare giornalista in nessun Paese europeo, a parte come accennato nel primo capitolo in Spagna tra il 1967 e il 1982. Rispetto a un'estensione dell'anomalia al piano internazionale Vittorio Roidi sostiene che non c’è un problema “Italia”. Il quesito è quello: il giornalismo è una professione? Se sì, basta applicare ciò che dice l’Unione europea: qualsiasi professione deve avere almeno un triennio “universitario” di preparazione. L’esistenza dell’Ordine consente (piaccia o no, in forma efficace oppure no) di tenere i giornalisti autonomi dai poteri dello Stato, che continuamente li vogliono comprimere, condizionare, influenzare, punire. Parafrasando il Segretario Nazionale dell'OdG, il cercare un sistema condiviso tra i vari Paesi europei di riconoscimento della figura professionale del giornalista può portare al pericolo di un livellamento in basso. La preoccupazione maggiore di Iacopino riguarda la competenza in materia deontologica. In Italia, l'Ordine ha prerogative di garanzia verso il lettore e di autorevolezza della professione. Per cui, si vuole fare una riforma, facciamo tutte le riforme possibili, ma che 107 portino a un livellamento in alto, a garanzia del lettore. Il lettore ha bisogno di sapere che c'è qualcuno che vigila sulla qualità e sulla trasparenza delle ragioni di chi lavora e gli fornisce delle informazioni. Tu pensi che in un paese come il nostro questo compito potrebbe assolverlo qualcuno? Io vedo delle statistiche sui reati che vanno in prescrizione che non hanno sanzione, perché la macchina della giustizia non ce la fa. Noi riusciamo a farlo in sessanta giorni nei termini di legge. Io penso che l'esistenza dell'Ordine sia una garanzia reale per i cittadini, dopo di che se qualcuno mi convince che c'è una soluzione migliore, ma una soluzione migliore, non perché gli altri non ce l'hanno aboliamo qua. Negli altri paesi le funzioni in materia di deontologia sono svolte da organismi esterni alle organizzazioni della categoria, chiamati o Press Council, diffusi soprattutto nei Paesi dell'Europa centro settentrionale, o Ombudsman. In Gran Bretagna è la Press Compliants Commission ad essere investita del compito di occuparsi delle querele per questioni morali, composta da sette direttori di giornali e di una personalità indipendente come presidente. La funzione svolta dall'Ordine dei Giornalisti sembra essere stata rivalutata all'interno della professione: mentre, per esempio, ai tempi del referendum proposto dal Partito Radicali nel 1997, c'erano giornalisti favorevoli all'abrogazione; nel 2006, quando Daniele Capezzone della Rosa del Pugno ha presentato in Parlamento un progetto di legge per l'abolizione dell'Ordine e l'introduzione di un sistema alla francese di carta professionale, a sentire la registrazione di un dibattito al Circolo della Stampa di Milano, gli interventi dei giornalisti a favore della proposta erano molto pochi. Un'altra caratteristica tutta italiana è la distinzione formale che la legge n. 69 fa tra pubblicisti e giornalisti professionisti: in nessun altro Paese è contemplata questa figura. Dove la professione è riconosciuta formalmente, è considerato solo il giornalista professionista che svolge l'attività giornalistica come occupazione principale, regolare e retribuita; cosa che del resto fanno anche molti in Italia tra quelli che appartengono formalmente alla categoria dei pubblicisti. 108 Il discorso del pubblicismo è diverso.- afferma Vittorio Roidi - Che il “collaboratore”, cioè il dilettante (o colui che fa un’altra professione e in modo non stabile anche il giornalista) possa non essere iscritto all’Ordine è evidente. Ci sono migliaia di persone, infatti, che si trovano in questa situazione. E che, giustamente, nessuno insegue o punisce, perché così vuole – per fortuna – l’art. 21 della Costituzione. Il pubblicista è in teoria una persona con un'altra occupazione principale, che esercita in maniera occasionale, attività giornalistica retribuita. Questa qualifica col tempo spesso ha nascosto di nome e di fatto giornalisti professionisti a tutti gli effetti, tanto che nel CNLG esiste una tipologia contrattuale che li assimila ai professionisti. Come sottolinea Enzo Iacopino, la figura del pubblicista rispetto al 1963 è cambiata: non è più l'architetto che si diverte sulla rivista di settore, oppure per altre curiosità intellettuali. La norma generale, così com'è integrata dal contratto nostro che la richiama, fotografa la situazione nella società. Il contratto fotografa la realtà quale vorremmo fosse, che poi ci siano nelle redazioni delle illegalità, figurati se non lo so. C'è una legge che dice che non si ruba, ma poi la gente ruba. Editori che pagano € 0,05 lordi, qualcuno anche € 0,03, a riga i pezzi dei corrispondenti non dovrebbero esistere, non c'è morale che dovrebbe consentirlo, secondo me anche la legge lo impedisce, però succede, si chiama sfruttamento. Un tentativo di aprire un dibattito a livello europeo tra le varie organizzazioni dei giornalisti e le istituzioni europee per migliorare la mobilità e la formazione dei giornalisti in Europa è stato fatto dalla Federazione internazionale dei giornalisti (FIJ), ma si tratta di un dibattito che non ha portato ancora a risultati concreti. Sempre secondo Roidi: certo, una direttiva della UE potrebbe portarci a legislazioni comuni, con ciò favorendo anche la circolazione dei giornalisti, resa comunque difficile dalle differenze linguistiche. Buttando un occhio a quello che abbiamo definito il sistema di reclutamento del giornalismo britannico, per Enzo Iacopino si tratta più che altro di un problema 109 di parole o di definizioni: in effetti se si considera che sia in Italia sia in Gran Bretagna ci sono due principali vie al giornalismo, una diretta con più o meno due anni di pratica in azienda e l'altra attraverso la “scuola”, entrambe certificate da un organismo che si occupa della formazione professionale dei giornalisti, non si colgono tante differenze tra questi due paesi. L'unica differenza che c'è io la considero negativa.- afferma il segretario dell'Ordine, rispetto al fatto che le maggiori aziende britanniche hanno propri programmi di formazione - Noi le scuole aziendali non le vogliamo, perché non è che tu ti allevi i tuoi pulcini. Ma la grande differenza tra l'industria editoriale britannica e l'editoria italiana è proprio nella convergenza di interessi tra editori e giornalisti verso la qualità del prodotto editoriale e quindi della preparazione del personale. Come ricorda Roidi, in Italia, gli editori non si stanno occupando di formare i giovani. Come se non fosse una cosa che loro interessa. Se ne è occupato, in questi anni, solo l’Ordine, attraverso le scuole. Che sono state avversate talora anche dal sindacato dei giornalisti. Allora, mi domando chi, realmente, vuole la qualità. Resta il fatto che esiste un Master in Journalism and media within globalization organizzato da cinque grandi università: danese di Aarhus, olandese di Amsterdam, tedesca di Amburgo, la City University di Londra e la Swansea del Galles per formare giornalisti con un'impostazione e una competenza specificamente europea. Questo è un esempio di cooperazione tra Stati che effettivamente tende a migliorare la qualità e la mobilità professionale, offrendo la possibilità di spostarsi di semestre in semestre in alcune delle migliori università europee. E se simili corsi non può che essere l’Ordine nazionale a valutarli, per stabilire se i loro diplomati possano essere ammessi all’esame professionale, che resta obbligatorio anche per i giovani di altre nazioni, come sostiene Vittorio Roidi. Il Segretario dell'Ordine racconta: stiamo pensando a fare un passo in più rispetto all'organizzazione attuale. Devo dire con molto rispetto che penso che la Statale di Milano e la Cattolica non abbiano niente da invidiare a strutture universitarie come queste. Avranno delle punte di eccellenza quelle e delle altre 110 punte di eccellenza in altri settori la Cattolica, anche Tor Vergata a Roma. Noi stiamo pensando di proporre a varie università di sottoscrivere, però è ancora allo studio, un accordo tra di loro, che ci consenta di valorizzare l'eccellenza. La motivazione non è nobile, ma terrena, ed è economica. L'idea di fare una sorta di intelligenza con altri paesi non l'avevo avuta, ma avevamo immaginato, grazie al suggerimento di un assessore regionale, questo accordo pluriregionale, perché ci consente di attingere a risorse comunitarie, che quindi impedirebbero di portare le tasse a € 9000 l'anno, perché se le spalmi su un'università che è considerata l'eccellenza, allora poi si troverà una soluzione per compensare un po' gli altri, perché siamo tutti italiani. Francamente non avevo pensato a coinvolgere altri paesi. Noi abbiamo una difficoltà grossa, che è la lingua, perché il livello di diffusione dell'inglese è marginale. C'è una difficoltà obiettiva a fare un accordo internazionale. 111 Appendice 1 LE PRINCIPALI ORGANIZZAZIONI PROFESSIONALI DELL'UNIONE EUROPEA International Federation of Journalists (I.F.J.) IPC-Residence Palace, Bloc C Rue de la Loi 155 B-1040 Brussels BELGIUM Tel +32-2-235 22 00\ Fax +32-2-235 22 19 [email protected] www.ifj.org European Federation of Journalists (E.F.J.) IPC-Residence Palace, Bloc C Rue de la Loi 155 B-1040 Brussels BELGIUM Tel +32-2-235 22 00\ Fax +32-2-235 22 19 [email protected] www.ifj-europe.org Association of European Journalists Avenue Baron Albert d’Huart 145 B 150 Kraainem BELGIUM Tel +32-2-646 78 65\ Fax +32-2-644 39 34 [email protected] www.aej.org European Newspaper Publishers’ Association (E.N.P.A.) Rue des Pierres 29, Bte 8 B-1000 Bruxelles BELGIUM Tel +32-2-551 01 90\ Fax +32-2-551 01 99 [email protected] www.enpa.be AUSTRIA Gewerkschaft der Privatangestellten, Druck, Journalismus, Papier Alfred-Dallinger-Platz 1 1034 Wien Tel 05 03 01 301\ Fax 05 03 01 300 [email protected] www.gpa-djp.at Verband Österreichischer Zeitungen (V.Ö.Z.) Wipplingerstraße 15, A-1013 Wien Tel +43-1-533 79 79 [email protected] www.voez.at Verband Österreichischer Privatsender (V.Ö.P.) Wiedner Hauptstraße 63 A-1045 Wien Tel +43-5-90 900 3173\ Fax +43-5-90 900 228 [email protected] www.voep.at BELGIO Association Générale des Journalistes Professionnels de Belgique (A.G.J.P.)- Algemene Vereniging van Beroeps Journalisten in Belgie (A.V.B.B.) www.agjpb.be Association des Journalistes Professionnels (A.J.P.) Résidence Palace- Bloc C- Rue de la Loi 155 à 1040 Bruxelles Tel 02-235 22 60\ Fax 02-235 22 72 [email protected] www.ajp.be Vlaamse Vereniging van Journalisten (V.V.J.) Résidence Palace – Blok C – Wetstraat 155 1040 Brussel Tel 02-235 22 70\ Fax 02-235 22 72 [email protected] www.journalist.be Federatie van Belgische Magazines/ Belgian Federation of Magazines(FE.BEL.MA) Paapsemlaan 22 1070 Brussel Tel 02-558 97 50\ Fax 02-558 97 58 [email protected] www.febelma.be Association Belge des Éditeurs de Journaux (A.B.E.J.) Boulevard Paepsem 22/8 B-1070 Bruxelles Tel +32-2-558 97 60\ Fax +32-2-558 9768 [email protected] Union des Éditeurs de la Presse Périodique/ Unie van de Uitgevers van de Periodieke Pers (U.P.P.). Boulevard Edmond Machtens 79 Tel 02-414 12 35\ Fax 02-414 23 95 [email protected] www.upp.be BULGARIA Centre for Independent Journalism (C.I.J.) Moskovska Str. 39 1000 Sofia Tel +359-2-987 77 30 [email protected] www.media-cij.org Bulgarian Media Coalition (BMC) Slavyanska St. 29 1000 Sofia Tel +359-2-980 58 56 www.bmc.bulmedia.com 112 Union des Journalistes Bulgares Podkrepa Rue Angel Kantchev 2 1000 Sofia Tel +359-2-987 21 98\ Fax +359-2-987 05 57 [email protected] www.podkrepa.org Bulgarian Journalists’Union Rue Graf Ignatiev 4 1000 Sofia Tel +359-2-987 27 73\ Fax +359-2-988 30 47 [email protected] Union of Publishers Cherni Vrah Str. 44 1407 Sofia Tel +359-2-962 18 63\ Fax +359-2-962 18 51 [email protected] www.sib.bg Association of Bulgarian Broadcasters (A.B.B.R.O.) Evlogi Georgiev Blvd. 44 1504 Sofia Tel +359-2-946 16 20\ Fax +359-2-944 29 79 [email protected] www.abbro-bg.org CIPRO Union of Cyprus Journalists RIK Avenue 12 2120 Aglangia POB 23495 1683 Nicosia Tel +357-2-664.680\ Fax +357-2-664.598 [email protected] www.esk.org.cy Union of Press Workers (Basin-Sen) Sehit Salahi Sveket Sokak 16 Arabahmet/ Lefkosa, Kibris Tel +393-22 76 782 [email protected] DANIMARCA Dansk Journalistforbund Gammel Strand 46 1202 Copenhagen K Tel +45-33 42 80 00\ Fax +45-33 42 80 03 [email protected] www.journalistforbundet.dk Danske Dagblades Forening e Danske Mediers Forum Skindergade 7, 2 1159 Copenhagen K Tel +45-33 97 40 00 [email protected] www.pressenshus.dk [email protected] www.medierne.dk ESTONIA Estonian Journalists’ Union Gonsiori 21 10147 Tallin Tel +372-646 36 99\ Fax +372-611 44 57 [email protected] www.eal.ee Estonian Newspaper Association Pärnu mnt 67A 10134 Tallin Tel +372-646 10 05\ Fax +372-631 12 10 [email protected] www.eall.ee Association of Estonian Broadcasters Ülemiste tee 3a 11415 Tallin Tel +372-633 32 35 [email protected] www.ringhliit.ee FINLANDIA Suomen Journalistiliitto Hietalahdenkatu 2 B 22 00180 Helsinki Tel +358-9-612 23 30\ Fax +358-9-605 396 [email protected] www.journalistiliitto.fi Viestinnän Keskusliitto Lönnrotinkatu 11 A PL 291 00120 Helsinki Tel +358-9-228 77 200\ Fax +358-9-228 77 335 www.vkl.fi FRANCIA Syndicat National des Journalistes (S.N.J.) Rue de Louvre 33 75018 Paris Tel +33-1-42 36 84 23\ Fax +33-1-45 08 80 33 [email protected] www.snj.fr Union syndacale des journalistes (C.F.D.T.) Avenue Simon Bolivar 47-49 75019 Paris Tel +33-1-44 52 52 70\ Fax +33-1-42 02 59 74 [email protected] www.usj-cfdt.fr Syndacat général des journalistes (F.O.) Rue Damrémont 131 75018 Paris Tel +33-1-53 01 61 53\ Fax +33-1-53 01 61 54 [email protected] 113 Syndacat national des journalistes- C.G.T. Rue de Paris 263 110 00 93514 Montreuil Cedex Tel +33-1-48 18 81 78\ Fax +33-1-48 51 58 08 [email protected] www.snj.cgt.fr Fédération National de la Presse Francais (F.N.P.F.) Rue de la Rome 37 75008 Paris Tel +33-1-44 90 43 60\ Fax +33-1-44 90 43 72 [email protected] www.fnps.fr GERMANIA Deutscher Journalisten Verband (D.J.V.) Bennauerstraße 60 53115 Bonn Tel +49-228 201 720\ Fax +49-228 201 7233 [email protected] www.djv.de Deutsche Journalistinnen und Journalisten Union (D.J.U.)- Ver.di Potsdammer Platz 10 Haus 3 10785 Berlin Tel +49-30 69 56 23 24\ Fax +49-30 69 56 36 57 [email protected] www.verdi.de Bundesverband Deutscher Zeitungsverleger (B.D.Z.V.) Markgrafenstraße 15 10969 Berlin Tel +49-30-72 62 980\ Fax +49-30-72 62 98 299 [email protected] www.bdzv.de Verband Deutscher Zeitschriftenverleger (V.D.Z.) Haus der Presse Markgrafenstraße 15 10969 Berlin Tel +49-30-72 62 980\ Fax +49-30-72 62 130 www.vdz.de Verband Private Rundfunk und Telemedien E.V. (V.P.R.T.). Stromstraße 1 D-10555 Berlin Tel +49-30-39 88 00\ Fax +49-30-39 88 0148 [email protected] www.vprt.de GRECIA Panhellenic Federation of Journalists’Union (P.F.J.U.) Akademias Street 20, 10671 Athens Tel +30-1-363 98 81\ Fax +30-1-362 57 69 [email protected] www.poesy.gr Journalists’Union of the Athens Daily Newspapers Akademias Street 20 10671 Athens 134 Tel +30-1-363 26 01\ Fax +30-1-363 26 08 [email protected] www.esiea.gr Journalists’Union of Macedonia and Thrace Daily Newspapers Stratigou Kallari 5 546 22 Thessaloniki Tel +30-31-24310243572\ Fax +30-31-2310260830 [email protected] www.esiemth.gr Periodical and Electronic Press Union (P.E.P.U.) Valaoritou Street 9 10671 Athens Tel +30-1-363 60 39\ Fax +302-10-364 49 67 [email protected] IRLANDA National Union of Journalists of UK and Ireland (N.U.J.) Liberty Hall Dublin 1 Tel +353-1-805 32 58\ Fax +353-1-874 92 50 [email protected] www.nuj.org.uk National Newspapers of Ireland (N.N.I.) Clyde Lodge Clyde Road 15 Ballsbridge Dublin 4 Tel +353-1-6689099\ Fax +353-1-6689872 www.nni.ie Regional Newspaper Association of Ireland (R.N.A.I.) Parkgate Street 33 Dublin 8 Tel +353-1-6779112\ Fax +353-1-6779144 [email protected] LETTONIA Latvia Union of Journalists Marstaju Str. 2 1050 Riga Tel +371-721 14 33\ Fax +371-782 02 33 [email protected] LITUANIA Journalists’ Union of Lithuania Teatro g.8 LT-03107 Vilnius Tel +8-5-2122805\ Fax +8-5-2121374 [email protected] www.lzs.lt 114 LUSSEMBURGO Association Luxembourgeoise de Journalistes (A.L.J.) B.P. 1732 L-1017 Luxemborg Tel +352-440 044\ Fax +352-858840 [email protected] www.journalist.lu Union des Journalistes Luxembourg (U.J.L.) Rue Christophe Plantin 2 L-2988 Luxembourg www.ujl.lu Syndacat des Journalistes-Luxembourg (S.J.-L.) Maison de la Presse Rue du Marché-aux-Herbes L-1728 Luxembourg Tel +352-021-166489\ Fax +352-395104 [email protected] www.sjl.lu Fonds Bijzondere Journalistieke Projecten Korte Leidsedwarsstraat 12 1017 RC Amsterdam Tel +31-20 6386295\ Fax +31-20 4210590 [email protected] www.fondsbjp.nl POLONIA Stowarzyszenie Dziennikarzy Polskich (S.D.P.) ul. Foksal 3/5 00-366 Warszawa Tel +48-22-8278720\ Fax +48-22-8278720 [email protected] www.sdp.pl Stowarzyszenie Dziennikarzy Rzeczypospolitej Polskiej (S.D.R.P.) ul.Foksal 3/5, pokój 31 (III piętro) 00-366 Warszawa Tel +49-22-826 79 45\ Fax +49-22-827 87 [email protected] Association luxembourgeoise des éditeurs de journaux Www.sdrp.eprasa.com C/o Tageblatt Rue du Canal 44 Izba Wydawców Prasy(I.W.P.) L-4050 Esch-sur-Alzette ul. FOKSAL 3/5 Tel +352 54 71 31\ Fax +352 53 05 87 00-366 WARSZAWA [email protected] Tel +48-22-828 59 30\ Fax +48-22-827 87 1 [email protected] MALTA www.izbaprasy.pl Istitut Tal-Gurnalisti Maltin/Institute of Maltese Journalists (I.M.J.) PORTOGALLO P.O. Box 412, Valletta CMR 01 Sindicato Nacional dos Jornalistas Tel +356-21-243212\ Fax +356-21-249290 Rua dos Duques de Bragança 7-2° [email protected] 1200 Lisbon www.maltapressclub.org Tel +351-21-346 43 54\ Fax +351-21-342 25 83 [email protected] Malta Printing Industry Association (M.P.I.A.) www.jornalistas.online.pt KBIC - Room 1055 Korradino Industial Estate, Paola Confederação Portuguesa de Meios de Comunicação MALTA PLA 08 Social (C.P.M.C.S.) Tel +356-23-980155 Av. do Brasil, n.º 1 - 5.º www.mpia-malta.com 1749-008 LISBOA Tel +351-21-792 37 36 \ Fax +351-21-792 38 51 PAESI BASSI [email protected] Nederlandse Vereniging van Journalisten (N.V.J.) www.cpmcs.pt Joh. Vermeerstr. 22, Postbus 75997 NL-1070 AZ Amsterdam Comissão da Carteira Profissional de Jornalista Tel +31-20-676 67 71\ Fax +31-20-662 49 01 (C.C.P.J.) [email protected] Palácio Foz - Praça dos Restauradores www.villamedia.nl 1250-187 Lisboa Tel +351-21-3221230 \ Fax +351-21-3221229 [email protected] Buitenlandse Persvereniging in Nederland (B.P.V.) www.ccpj.pt www.bpv-fpa.nl Nederlands Uitgeversverbond (N.U.V.) Hogehilweg 6 1101 CC AMSTERDAM-Zuidoost Tel +31-20 - 43 09 150\ Fax +31-20 - 43 09 199 [email protected] www.nuv.nl REPUBBLICA CECA Centre of Independent Journalism (C.I.J.) Vaclavske nam. 18, 110 00 Praha 1 Tel +420-2 9624 9284 \ Fax +420-2 9624 9285 [email protected] www.ijf-cij.org/prague.html 115 Syndikát novináru Ceské republiky Senovážné Square 23 110 00 Prague 1 Tel +420-2-24 142 455 \ Fax +420-2-24 142 458 [email protected] www.syndikat-novinaru.cz Unie Vydavatelů (U.V.D.T.) Na Porící- 30 CZ - 110 00 PRAHA 1 Tel +420-2-2173 35 27\ Fax +420-2-232 2961 [email protected] www.uvdt.cz Asociace Provozovatelů Soukromého Vysìlànì (APSV) Wolkerova 1 160 00 Praha 6 Tel +420-2-224317722\ Fax +420-2-224315455 [email protected] www.apsv.cz Asociace Televizních Organizací (A.T.O.) Salmovská 11 120 00 Praha 2 Tel.: +420-2-96 21 61 01\ Fax: +420-2-96 21 61 03 [email protected] www.ato.cz ROMANIA Centrul pentru Jurnalism Independent/ Centre of Independent Journalism (C.I.J.) B-dul Regina Elisabeta 32, et. 1 Sector 5, 050017 Bucuresti Tel +40-21-311 13 75\ Fax +40-21-311 13 76 [email protected] www.cji.ro Clubul Român de Presâ/ Romanian Press Club Piata Presei Libere 1 Casa Presei Libere Corp B3, etaj 2, cam. 61, Sector 1, 013701 Bucuresti Tel +40-21 317 89 38 \ Fax +40-21 317 89 38 [email protected] www.pressclub.ro Uniunea Sindicala MediaSind Strada Walter Maracineanu 1-3 Intrarea 2, etaj 1, interfon 100 (MediaSind) Bucuresti Tel +40-21-31 43 336 [email protected] www.mediasind.ro Societatea Ziaristilor din Romania (S.Z.R.) Piata Presei Libere 1, Oficial Postal 33, 71341Bucuresti Tel +402-1-2228351\ Fax +402-1-3179796 [email protected] SLOVACCHIA Slovensky Syndikat Novinarov (S.S.N.) Župné námestie 7 815 68 Bratislava 1 Tel +421-2-544 350 71\ Fax +421-2-544 324 38 [email protected] www.ssn.sk Ecopress Pribinova 25 P.O. Box 23 SK - 810 11 Bratislava Tel +42- 2-5063 4559\ Fax +42-2 5063 4724 [email protected] SLOVENIA Drustvo Novinarjev Slovenije/ Slovene Association of Journalists Tel +386-1-426 03 64 [email protected] Sindikat novinarjev Slovenije/ Union of Slovenian Journalists Wolfova 8/1 SI-1000 Ljubljana Tel +386-1-426 03 66 [email protected] www.novinar.com SPAGNA Federaciòn de Asociaciones de la Prensa de España (F.A.P.E.) Juan Bravo 6 28006 Madrid Tel +34-91-585 00 38 \ Fax +34-91-585 00 35 [email protected] www.fape.es Federaciòn de Sindicatos de Periodistas (Fe.S.P.) Ronda Universitat, 20, 3, 1 08007, Barcelona Tel +34-934 127 763 \ Fax +34-934 121 273 [email protected] www.fesp.org Asociacíon de Editores de Diario Españoles (AEDE) Orense 69 2° C3- Edificio Eurobuilding 2 ES – 28020 MADRID Tel +34-91-425 10 87\ Fax +34-91-579 60 20 [email protected] www.aede.es Union de Televisiones Comerciales Asociadas (U.T.E.C.A.) Miguel Ángel 7 1B 28010 - MADRID Tel +34-91-3086746 \ Fax +34-91-3910049 [email protected] www.uteca.com 116 SVEZIA Svenska Journalistförbundet (S.J.F.) Box 1116, 111 81 Stockholm Tel +46-8-1637500\ Fax: +46-8-212.680 [email protected] www.sjf.se Publicistklubben (P.K.) www.publicistklubben.se Tidningsutgivarna (T.U.) Pressens Hus, Kungsholmstorg 5 Box 22500, 104 22 Stockholm Tel +46-8-692 46 00\ Fax +46-8-692 46 38 [email protected] www.tu.se Sveriges Tidskrifter Vasagatan 50 Tel +46-8-545 298 90\ Fax +46-8-14 98 65 [email protected] UNGHERIA Független Médiaközpont (C.I.J.) Vas utca 6. I. em. 5, 1088 Budapest Tel +361-317 5448 \ Fax +361 267 4613 [email protected] www.ijf-cij.org Magyar Ujságírók Országos Szövetsége (M.U.O.S.Z) Andràssy ùt 101, H-1062 Budapest Tel +36-1-4789040\ Fax +36-1-4789049 [email protected] www.muosz.hu Magyar Katolikus Újságírók Szövetsége (M.A.K.U.S.Z.) Délibáb utca 15.-17 H-1062 Budapest Tel +36-20-3749779\ Fax +36-1-2553399 [email protected] www.makusz.hu Magyar Ügyvédi Kamara Elnöksége (M.U.K.) Kanizsai u.6., 1114 Budapest Tel +36-1-209 34 94\ Fax +36-1-209 11 84 [email protected] www.ugyved.net Magyar Sportújságírók Szövetsége (M.SU.SZ.) Andrássy út 101 H-1062 Budapest Tel +36-1-3750973 [email protected] www.msusz.hu Sajtószakszervezet Naphegy tér 8. fszt. 5. 7 1016 Budapest Tel 2660063 \ Fax 3171653 [email protected] www.sajtoszakszervezet.hu Magyar Lapkiadok Egyesülete (MLE) Naphegy tér 8 HU - 1016 BUDAPEST Tel +36 1 368 86 74\ Fax +36 1 212 5025 www.mle.org.hu I PRINCIPALI ISTITUTI DI FORMAZIONE Euromed & the Media ec.europa.eu/external_relations/euromed/media/index.htm European Journalism Centre (E.J.C.) Sonneville-lunet 10 6221KT Maastricht The Netherlands Tel +31 43 325 40 30 \ Fax +32 2 400 42 20 [email protected] www.ejc.net European Communication Research and Education Association (E.C.R.E.A.)- Journalism Studies Section (J.S.S.) Vesalius College, Vrije Universiteit Brussel Pleinlaan 2 B-1050 Brussels, Belgium Tel +32-2-629-2821\ Fax +32-2-629-3637 Georgios Terzis, chair [email protected] www.journalismstudies.eu European Journalism Training Association (E.J.T.A.) Sonneville-lunet 10 6221KT Maastricht the Netherlands Tel +31 43 325 40 30 \ Fax +31 43 321 26 26 [email protected] www.ejta.eu South-East European Network for Professionalisation of the Media (S.E.E.N.P.M.) Vas u. 6/1/5, 1088 Budapest- HUNGARY Tel +361-317 54 48\ Fax +361-267 46 13 [email protected] www.seenpm.org AUSTRIA Kuratorium für Journalistenausbildung Karolingerstraße 40 A 5020 Salzburg Tel +43-662-83 41 33\ Fax 83 41 33-22 [email protected] www.kfj.at 117 Donau-Universität Krems- Kommunikation, IT und Medien Dr.-Karl-Dorrek-Straße 30, A-3500 Krems Tel +43-2732 893 2000\ Fax +43-2732 893 4000 [email protected] www.donau-uni.ac.at/de/studium/kommunikationitmedien Universität Wien -Fakultät für Sozialwissenschaften Institut für Publizistik- und Kommunikationswissenschaft Schopenhauerstraße 32 und Theresiengasse 66, 1180 Wien Lammgasse 8, 1080 Wien Tel +43-1-4277 493 01\ Fax +43-1-4277 9 493 [email protected] www.univie.ac.at/Publizistik Universität Salzburg Institut für Publizistik und Kommunikationswissenschaft Rudolfskai 42, A-5020 Salzburg Tel +43-662-80 44 4150\ Fax +43-662-80 44 413 [email protected] www.uni-salzburg.at Oberösterreichischen Journalistenakademie Hafenstraße 1-3, A-4010 Linz Tel +43-732-7616 300\ Fax +43-732-7616 302 [email protected] www.journalistenakademie.at BELGIO Arteveldehogeschool-Bachelor in Communication Management Bijlokehof 4, B-9000 Gent Tel. + 32 9 265 77 80\ Fax + 32 9 265 77 88 [email protected] www.arteveldehs.be Erasmushogeschool Brussel - Departementshoofd Communicatie Zespenningstraat 70 1000 Brussel Tel + 32 -2-511 48 47 [email protected] www.ehb.be/communicatie HOWEST - departement Hiepso Departementshoofd R. de Rudderlaan 6 8500 Kortrijk Tel +32-56-23 98 60\ Fax +32-56-23 98 80 [email protected] www.howest.be/hiepso Departement Toegepaste Taalkunde – Master in Journalism Sint-Andriesstraat 2 2000 Antwerpen Tel. 03 206 04 91\ Fax 03 206 04 99 [email protected] Vzw Katholieke Hogeschool Mechelen Zandpoortvest 13 2800 Mechelen Tel +32-15/369100 \ Fax +32-15/369109 [email protected] www.khm.be Institut de Journalisme Résidence Palace, bloc C, 2e étage, rue de la Loi 155 1040 Bruxelles Tel +32 -2-2352265\ Fax +32- 2-2352272 [email protected] www.institutdejournalisme.eu BULGARIA Sofia University ST. Kliment Ohridski -Faculty of Journalism and Mass Communication Moskovska Str.49 1000 Sofia Tel +359-2-9308 211\ Fax +3592-9861 724 [email protected] www.uni-sofia.bg/faculties/journal Varna Free University "Chernorizets Hrabar" - Politic science and social communications Golden sands 9007 Varna Tel +359 52 359567 [email protected] www.vfu.bg Burgas free University Faculty for Humanities San Stefano Str.62 8000 Burgas Tel +359-56-900400 [email protected] www.bfu.bg Bishop Constantine of Preslav's University of Shoumen Departement of Journalism and Mass Communication st. "Universitetska" 115 9712 Shoumen Tel +359-54-830 495 www.shu-bg.net American University in Bulgaria 2700 Blagoevgrad Tel +359 73 888 235\ Fax +359 73 883 227 [email protected] www.aubg.bg CIPRO Frederick Institute of Tecchnology Y. Frederickou St. 7 Palouriotisa 1036 Nicosia Tel +357 22 431355 \ Fax +357 22 438234 [email protected] www.fit.ac.cy 118 Intercollege Makedonitissas Ave.46 P.O. Box 24005 1700 Nicosia Tel 357-22841500\ Fax 357-22352067 [email protected] www.intercol.edu FINLANDIA University of Tampere- Department of Journalism & Mass Communication Kalevantie 4 FIN-33014 Tampere Tel +358-3-3551 6243\ Fax +358-3-3551 6248 [email protected] www.uta.fi/jour Eastern Mediterranean University [email protected] www.emu.edu.tr University of Jyväskylä- Department of Communication Matarankatu 6 B (P.O.B 35) FIN-40100 Jyväskylä Tel +358-14-2601510\ Fax +358-14-2601511 [email protected] www.jyu.fi Cyprus International University via Mersin 10 Haspolat, Lefkosa,Turkey Tel +90 392 671 1111\ Fax +90 392 671 1122 [email protected] www.sinan.ciu.edu.tr Near East University Nicosia Turkish Republic of Northern Cyprus Tel +90 392 223 6464 [email protected] www.neu.edu.tr DANIMARCA Danmarks Journalisthøjskole Olof Palmes Alle 11 8200 Arhus Tel +45-89-440440 [email protected] www.djh.dk Roskilde University- Department of Communication, Journalism and Computer Science Universitetsvej 1 DK-4000 Roskilde Tel +45-4674 3814 [email protected] www.ruc.dk/komm University of Southern Denmark- Center for Journalistik Campusvej 55 5230 Odense M Tel +45-6650 2800\ Fax +45-6593 5856 [email protected] www.journalism.sdu.dk ESTONIA Tartu Ülikool- Department of Journalism and Communication Ülikooli 18 50410 Tartu Tel +37-2-737 5188\ Fax +37-2-737 6355 [email protected] www.jrnl.ut.ee University of Helsinki- Department of Communication Unioninkatu 37 P.O. Box 54 FIN-00014 Helsinki Tel +358-9-191 24850\ Fax +358-9-191 24849 www.valt.helsinki.fi/comm FRANCIA Centre de Formation et de Perfectionnement des Journalistes (C.F.P.J.) rue du Louvre 35, 75002 Paris Tel +33-1-44 82 2000\ Fax +33-1-44 82 2001 [email protected] www.cfpj.com/home Institut pratique de journalisme (I.P.J.) rue Saint-Georges 24, 75320 Paris Tel +33-1-72 74 8000\ Fax +33-1-72 74 80 01 [email protected] www.ipjparis.org Institut Français de Presse- Université Paris 2 rue Blaise Desgoffe 4, 75006 Paris Tel +33-1-44415793\ Fax +33-1-44415949 [email protected] Institut de Journalisme de Bordeaux Aquitaine rue Jacques Ellul 1 33080 Bordeaux cedex Tel +33-5-57 12 20 20\ Fax +33-5-57 12 20 81 www.ijba.u-bordeaux3.fr Université de Tours François Rabelais : IUT Tours -Département Information-Communication rue du Pont Volant 29, 37082 Tours Tel +33-2-47367563 www.iut.univ-tours.fr Centre universitaire d'enseignement du journalisme -Université Robert Schuman rue Maréchal Juin 11 BP 13 67043 Strasbourg Cedex Tel +33-3-88 14 45 34 \ Fax +33-3-88 14 45 35 [email protected] www.cuej.u-strasbg.fr 119 École de Journalisme et de Communication de Marseille (E.J.C.M.) rue Virgile Marron 21 13392 Marseille Tel +33-491-243200 \ Fax +33-491-487359 [email protected] www.ejcm.univ-mrs.fr Aristotle University of Thessaloniki-The School of Journalism & Mass Communication Egnatia street 46 Thessaloniki Tel +30-2310-992062\ Fax +30-2310-992098 [email protected] www.jour.auth.gr École de Journalisme de Toulouse Rue de la Fonderie 31 31 068 Toulouse Tel + 33-5-62 26 54 19\ Fax +35-5-61 53 50 97 [email protected] www.ejt.fr IRLANDA Dublin City University- School of Communication Dublin 9 Tel +353-1-700 5000\ Fax +353-1-836 0830 [email protected] www.dcu.ie Institut Pratique de Journalisme École Supérieure de Journalisme de Lille rue Gauthier-de-Châtillon 50 59046 Lille Tel +33-3-20 30 44 00 Fax +33-3-20 30 44 95 [email protected] www.esj-lille.fr Dublin Institute of Technology- School of Media Aungier Street Dublin 2 Tel +353-1-402 3098\ Fax +353-1-402 3099 [email protected] www.dit.ie GERMANIA Institut für Journalistik -Universität Dortmund Emil-Figge-Straße 50 44227 Dortmund Tel +49-231-7554152\ Fax +49-231-7554131 www.journalistik-dortmund.de Deutsche Journalistenschule Altheimer Eck 3, 80331 München Tel +49-89-23 55 740\ Fax +49-89-26 87 33 [email protected] www.djs-online.de Henri-Nannen-Journalistenschule Schaarsteinweg 14 20459 Hamburg Tel +49-40-3703 2376\ Fax +49-40-3703 5698 [email protected] www.journalistenschule.de GRECIA National and Kapodistrian University of AthensCommunication and Media Studies Department Stadiou str. 5, 7th floor 10562 Athens Tel +30-210-368 9384\ Fax +30-210-3220820 [email protected] www.media.uoa.gr Panteion University of Athens- Communication and Media Department Sygrou Ave.136 176 71 GR Athens Tel +30-1-9220100\ Fax +30-1-9223690 [email protected] www.panteion.gr Griffith College Dublin-Faculty of Journalism and Media South Circular Road Dublin Tel +353-1-416 3344 [email protected] www.gcd.ie National University of Ireland- Arts Faculty University Road Galway Tel +353-91-524411 [email protected] www.nuigalway.ie/journalism/ LETTONIA Latvijas Universitate-Socialo zinatnu fakultate Lomonosova iela 1 1019 Riga Tel +371-7089852 [email protected] www.lu.lv/szf Rigas Stradina Universitate- Komunikacijas studiju katedra Dzirciema iela 16 LV 1007 Riga Tel +371-7409183 [email protected] www.rsu.lv The Latvian Media Professionals Training Centre Miera Street 13 2015 Jurmala Tel +371-92 87 367\ Fax +371-77 51 381 [email protected] 120 LITUANIA Vilniaus Universitetas- Komunikacijos fakultetas Sauletekio al. 9, 01513 Vilnius Tel +370-52 366 100\ Fax +370-5 2366 104 [email protected] www.kf.vu.lt/ Vytauto Didžiojo Universitetas- Žurnalistikos katedros Daukanto 28, 44246 Kaunas Tel +370-37 327 807\ Fax +370-37 203 858 [email protected] www.vdu.lt/media Klaipedos Universitetas- Socialiniu Mokslu fakultetas Minijos str. 153, 93185 Klaipeda Tel +370-46 398 650\ Fax +370-46 398 652 [email protected] www.ku.lt/smf MALTA University of Malta- Centre for Communication Technology (C.C.T.) Msida MSD 06 Tel +356-23402417/8\ Fax +356-21345655 [email protected] www.cct.um.edu.mt PAESI BASSI Hogeschool INHOLLAND Postbus 23145 -3001 KC Rotterdam Tel +31-10- 439 94 91 [email protected] www.selectstudies.inholland.nl Hogeschool van Utrecht- Faculteit voor Communicatie en Journalistiek Postbus 1579- 3500 BN Utrecht Tel +31-30 2193 205 [email protected] www.hu.nl Fontys Hogeschool Journalistiek Postbus 90906- 5000 GH Tilburg Tel +31-877 877211\ Fax +31-877 875200 [email protected] www.fontys.nl/journalistiek Hogeschool Windesheim- Faculteit voor Communicatie en Journalistiek Postbus 10090 - 8000 GB Zwolle Tel +31-38 469 9615\ Fax +31-38 365 4288 [email protected] www.windesheim.nl Christelijke Hogeschool Ede- Evangelische School voor Journalistiek Postbus 80 - 6710 BB Ede Tel +31-318 696 300 \ Fax +31-318 696 396 [email protected] topshare.che.nl POLONIA Uniwersytet im. Adama Mickiewicza-Instytut Nauk Politycznych i Dziennikarstwa ul. Szamarzewskiego 89a 60-569 Poznan Tel +48-61 8292208\ Fax +48-61 8 8292106 [email protected] inpid.amu.edu.pl Uniwersytet Jagiellonski- Instytut Dziennikarstwa i Komunikacji Spolecznej Rynek Glówny 29 31-010 Kraków Tel +48-12 4222195\ Fax +48-12 4291714 [email protected] www.media.uj.edu.pl Uniwersytet Marii Curie-Sklodowskiej- Zaklad Dziennikarstwa Plac Litewski 3 20-080 Lublin Tel +48-81 5324278 [email protected] politologia.umcs.lublin.pl Uniwersytet Slaski- Instytut Nauk Politycznych i Dziennikarstwa ul. Bankowa 11, 40-007 Katowice Tel +48-32-3592131\ Fax +48-32-3592131 [email protected] www.us.edu.pl Uniwersytet Warszawski- Instytut Dziennikarstwa ul. Nowy Swiat 69, 00-927 Warszawa Tel +48-22-8269366\ Fax +48-22-8269366 [email protected] www.id.uw.edu.pl Uniwersytet Wroclawski- Katedra Dziennikarstwa i Komunikacji Spolecznej ul. Joliot-Curie 15, 50-383 Wroclaw Tel +48-71-3757900\ Fax +48-71-3757901 [email protected] www.dziennikarstwo.uni.wroc.pl PORTOGALLO Universidade Nova de Lisboa-Faculty of Social Sciencies and Humanities Avenida de Berna, 26-C 1069-061 Lisbon Tel +351-217 93 35 19\ Fax +351-217 977 759 [email protected] www.fcsh.unl.pt Centro de Formação de Jornalistas (C.F.J.) Rua do Melo 2 4050-372 Porto Tel +351-22-2057390 \ Fax +351-22-2001894 [email protected] 121 Escola de Jornalismo do Porto (E.S.J.) Rua Jùlio Dinis 764, 4050-321 Porto Tel +351-226 062 653 secre [email protected] www.esj.pt Escola Superior de Comunicação Social- Department of Corporate Communication Campus de Benfica do IPL 1549-014 Lisbon Tel +351-217 119 000\ Fax +351-217 162 540 [email protected] www.escs.ipl.pt Universidade de Coimbra- Instituto de Estudos Jornalísticos Colégio S. Jerónimo 3004-530 Coimbra Tel +351-239 828 042\ Fax +351-239 828 046 [email protected] www.uc.pt/iej REPUBBLICA CECA Univerzita Palackého v Olomouci- Filozofická fakulta, Katedra Žurnalistiky Krížkovského 10 771 80 Olomouc Tel +42-585 633 011\ Fax +42-585 229 162 [email protected] www.websmart.cz/zurnalistika Univerzita Karlova v Praze- Fakulta Sociálních Ved, Institut Komunikacních Studií a Žurnalistiky Smetanovo Nibrezi 6 110 00 Praha 1 Tel +42-222112111\ Fax +42-224235644 [email protected] iksz.fsv.cuni.cz Universitatea Spiru Haret din Bucuresti- Sediul Facultatii de Filosofie si Jurnalism Soseaua Berceni 24 Sector 4 Bucuresti Tel +40-21-334 4419 [email protected] www.spiruharet.ro/FJ.html Universitatea Lucian Blaga din Sibiu- Facultatea de Jurnalistica Str. Brutarilor 3, 550201 Sibiu Tel +40-269 218287\ Fax +40-269 211313 [email protected] jurnalistica.ulbsibiu.ro Universitatea Tibiscus din Timisoara- Facultatea de Jurnalistica str. Lascar Catargiu 4-6 300559 Timisoara Tel +40-256 220687\ Fax +40-256 202930 [email protected] www.tibiscus.ro SLOVACCHIA Univerzita Komenského- Katedra žurnalistiky Štúrova 9, 818 01 Bratislava Tel +421-2-52964192\ Fax +421-2-52926530 [email protected] www.fphil.uniba.sk/~kzur Univerzita sv. Cyrila a Metoda v Trnave-Fakulta Masmediálnej Komunikácie Nám. J. Herdu 2 917 01 Trnava Tel +421-33 55 65 424\ Fax +421-33 55 03 236 [email protected] fmk.ucm.sk Masarykova Univerzita- Fakulta Sociálních Studií, Katedra mediálních studií a žurnalistiky Joštova 10, 602 00 Brno Tel +42-549 491 911\ Fax +42-549 491 920 [email protected] www.fss.muni.cz SLOVENIA Univerza v Ljubljani- Katedra za Novinarstvo Kardeljeva plošcad 5 P.O. Box 2547, 1001 Ljubljana Tel +386-1-5805100\ Fax +386-1-5805101 [email protected] www.fdv.uni-lj.si ROMANIA Universitatea Hyperion din Bucuresti- Facultatea de Jurnalism Str. Popa Nan 90-92, Sector 3 Bucuresti Tel +40-269 218287\ Fax +40-269 211313 www.hyperion.ro/module/facultati SPAGNA Universidad Complutense de Madrid- Facultad de Ciencias de la Información Ciudad Universitaria, E-2804 Madrid Tel +34-913942166 www.ucm.es/centros/webs/fcinf/ Universitatea din Bucuresti- Facultatea de Jurnalism si Stiintele Comunicarii Bd. Iuliu Maniu 1-3 70709 Bucuresti Tel +40-21 4100643\ Fax +40-21 4100643 [email protected] www.fjsc.ro Universidad Complutense de Madrid - Centro Universitario Villanueva -Área de Comunicación c/ Costa Brava, 2 Barrio de Mirasierra, E-28034 Madrid Tel +34-915775666 [email protected] www.villanueva.edu 122 Universidad de Málaga -Facultad de Ciencias de la Comunicación - Departamento de Periodismo Campus de Teatinos, s/n E-29080 Málaga Tel +34-952133454\ Fax +34-952133454 [email protected] www.periodismo.uma.es Universidad de Navarra- Facultad de Comunicación Edificio de Ciencias Sociales E-31080 Pamplona (Navarra) Tel +34-948425617\ Fax +34-948425664 [email protected] www.unav.es/fcom Universidad de Sevilla- Facultad de Comunicación c Américo Vespucio, s/n E-41092 Sevilla Tel +34-954559819\ Fax +34-954559584 [email protected] www.us.es/fcom Universitat Abat Oliva CEU- B.A. in Journalism c/ Bellesguard, 30 E-08022 Barcelona Tel +34-932540900\ Fax +34-934189380 [email protected] www.uao.es Universitat Autònoma de Barcelona- Institut de la Comunicació Edificio N. Campus UAB 08193 Cerdanyola del Vallès (Barcelona) Tel +34-93 581 29 07\ Fax +34-93 581 21 39 [email protected] www.portalcomunicacion.com Universitat Internacional de Catalunya-Facultat d'Humanitats - Periodisme Campus Barcelona Immaculada, 22 E-08017 Barcelona Tel +34-932 541 800\ Fax +34-934 187 673 [email protected] www.uic.es Universitat Oberta de Catalunya- Másters en Periodismo y Edición Av. Tibidabo, 39-43 E-08035 Barcelona Tel +34-902 372 373 [email protected] www.uoc.edu Universitat Pompeu Fabra - Departamento de Periodismo y de Comunicación Audiovisual c/ La Rambla, 30-32 E-08002 Barcelona Tel +34-93 542 22 73\ Fax +34-93 542 23 94 [email protected] www.upf.es/periodis/cast SVEZIA Goteborgs Universitet- Department of Journalism and Mass Communication JMG, Box 710 405 30 Göteborg Tel +46-31-7734 989\ Fax+46-31-7734 950 [email protected] www.jmg.gu.se Högskolan i Kalmar University College- Media Studies and Journalism Department SE-391 82 Kalmar Tel +46-480-49 70 10 [email protected] www.hik.se FOJO Institute for Training Journalists Gröndalsvägen 19 391 26 Kalmar Tel +46-480 44 64 00\ Fax +46-480 44 64 20 [email protected] www.fo.hik.se Stockholm University- Department of Journalism, Media and Communication (JMK) Karlavägen 104 SE-115 93 Stockholm Tel +46-8-16 20 00 www.jmk.su.se Umeå University- Department of culture and Media SE-901 87 Umeå Tel +46-90-786 50 00\ Fax +46-90-786 78 45 [email protected] www.umu.se/kultmed UNGHERIA Eötvos Lórind University- Elte Media Studies Centre Mszeum krt. 6-8 1088 Budapest Tel +36-1-266 4658 [email protected] emc.elte.hu Szegedi Tudományegyetem- Budapest Media Intezet József Attila utca 74 1191 Budapest Tel +36-1-2813279\ Fax +36-1-2813280 [email protected] www.sztebmi.hu 123 Appendice II LE PRINCIPALI ORGANIZZAZIONI DEL GIORNALISMO ITALIANO Ordine dei Giornalisti- Consiglio Nazionale Lungotevere de’ Cenci, 8 - 00186 Roma tel. 06 686231 - fax 06 68804084 web: www.odg.it - e-mail: [email protected] Orario uffici: lunedì-giovedì (8-14; 14,30-17,30); venerdì 8-14. Federazione Nazionale della Stampa Italiana Corso Vittorio Emanuele II, 349- 00186 Roma tel. 06 6833879 - fax 06 6871444 web: www.fnsi.it - e-mail: [email protected], [email protected] Orario uffici: lunedì-venerdì 9-17 Istituto Nazionale Previdenza Giornalisti Italiani «G. Amendola» (INPGI) Via Nizza, 35 - 00198 Roma tel. 06 85781 - fax 06 8578201 web: www.inpgi.it - e-mail: [email protected] Fondo Previdenza Complementare Giornalisti Italiani Corso Vittorio Emanuele II, 349- 0186 Roma tel. 06 6893545- fax 06 6865919 web: www.fondogiornalisti.it - e-mail: [email protected] Federazione Italiana Editori Giornali Via Piemonte, 64 - 00187 Roma tel. 06 4881683 - fax 06 4871109 web: www.fieg.it - e-mail: [email protected] via Petrarca, 6 - 20123 Milano tel. 02 4692451 - fax 02 48013232 e-mail: [email protected] Cassa Autonoma di Assistenza Integrativa dei Giornalisti Italiani (Casagit) Via Marocco, 61 - 00144 Roma tel. 06 548831 - fax 06 54883220 web: www.casagit.it - e-mail: [email protected] Orario ufficio: 9-13,30; 14,30-16,30 124 I MASTER DI GIORNALISMO RICONOSCIUTI DALL'OdG ISTITUTO "CARLO DE MARTINO" PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO riconosciuto dal 1977 20124 MILANO - Via Fabio Filzi, 17 Tel. 02.6749871- Fax 02.67075551 www.ifgonline.it - [email protected] Direttore: Massimo Dini a € 4000 l'anno per 40 praticanti a biennio ultimo bando 01/11/2007 Concorso aperto a laureati massimo trentenni: prova scritta (articolo, sintesi, quiz); esami orali. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO riconosciuto dal 12/07/1990 61029 URBINO - Via della Stazione 62 Tel. 0722.350581 - Fax 0722.328336 www.uniurb.it/giornalismo - [email protected] Direttore: Lella Mazzoli a € 3200 l'anno per 32 praticanti a biennio prossimo bando 01/11/2008 Requisiti: Laurea; selezione per titoli; prova scritta; colloqui orali. Sono previste 2 borse di studio di € 2.500 ciascuna dell'Associazione "Premio Claudio Accardi" per i candidati; alla fine di ogni anno 3 borse di studio dell'Associazione per la Formazione al Giornalismo e 1 dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti. MASTER BIENNALE IN GIORNALISMO A STAMPA, RADIOTELEVISIVO UNIVERSITA' CATTOLICA SACRO CUORE DI MILANO 20121 MILANO - Via S. Agnese 2/a Tel. 02.7234.2813 - Fax 02.7234.2814 www.unicatt.it/masteruniversitario [email protected] Direttore: Ruggero Eugeni a € 7000 l'anno per 20 praticanti a biennio ultimo biennio 01/10/2007 Requisiti: Laurea. Sono previste le seguenti borse di studio: Studio Bernoni: 2 da 3000 euro a studenti del primo anno e 1 da 6000 euro a studenti del secondo anno. Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis): 1 da 6000 euro a studenti del secondo anno. Famiglia Lucchini: 1 da 3000 euro al primo anno. Paolo Boggi: 1 da 3000 euro al secondo anno. SCUOLA SUPERIORE DI GIORNALISMO LIBERA UNIVERSITA' INTERNAZIONALE "GUIDO CARLI" (LUISS) 00162 ROMA - Via Oreste Tommasini, 1 Tel. 06.8522531- Fax 06.86506515 www.luiss.it/giornalismo - [email protected] Direttore: Giovanni Giovannini a € 8500 l'anno per 40 praticanti a biennio CENTRO ITALIANO DI STUDI SUPERIORI PER ultimo bando 01/11/2007 LA FORMAZIONE E L'AGGIORNAMENTO IN Requisiti: Laurea; esami scritti: analisi, sintesi, cultura GIORNALISMO RADIOTELEVISIVO generale, lingua inglese; esami orali: cultura generale. riconosciuto dal 1992 06077 PONTE FELCINO MASTER BIENNALE IN GIORNALISMO E Villa Bonucci - Via G. Puccini, 253 COMUNICAZIONE PUBBLICA UNIVERSITA' Tel. 075.5911211 - Fax 075.5911232 DEGLI STUDI DI ROMA "TOR VERGATA" www.sgrtv.it - [email protected] 00162 ROMA - Via Ridolfino Venuti, 87 Direttore: Antonio Socci Tel. 06.86391607– Fax 06.86389747 a € 5000 l'anno per 25 praticanti a biennio www.giornalismoecompub.uniroma2.it prossimo bando 01/11/2008 [email protected] Requisiti: Laurea; preselezione per titoli; tre prove: Direttore: Alessandro Ferrara prova d'inglese; elaborato scritto e sintesi; colloquio, a € 5300 l'anno per 30 praticanti in giornalismo e 30 in prova video, test psico-attitudinale. comunicazione pubblica a biennio All'inizio i ogni biennio è consegnata 1 borsa di studio ultimo bando 2007-2009 Matthias Filippone-Thaulero. Requisiti: Laurea; saggio di 45 righe, riduzione di un articolo a 30 righe, prova di lingua e di cultura generale. SCUOLA SUPERIORE DI GIORNALISMO 40138 BOLOGNA – Via Martelli, 22/24 CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA Tel. 051.2091968 – Fax 051.2091381 COMUNICAZIONE INDIRIZZO IN www.unibo.it/ssg - [email protected] GIORNALISMO - LIBERA UNIVERSITA' MARIA Direttore: Angelo Varni SS. ASSUNTA (LUMSA) riconosciuta dal 2006 a € 6000 l'anno per da 25 a 30 praticanti a biennio 00193 ROMA - Via della Traspontina, 21 ultimo bando 01/11/2007 Tel. 06.68422200/68422292 - Fax 06.6878357 Requisiti: Laurea specialistica; due prove scritte, una di www.lumsa.it - [email protected] sintesi e una di analisi Direttore: Claudio Vasale a € 3000 l'anno per 20 praticanti a biennio ultimo bando 2008-2010 Requisiti: Laurea; analisi e sintesi giornalistica; un colloquio di cultura generale con prova di lingua. Sono previste 2 borse di studio annuali di € 1.500,00. 125 MASTER IN GIORNALISMO PROFESSIONALE "MARIO FRANCESE" - UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PALERMO riconosciuto dal 2005 90139 PALERMO - Viale delle Scienze - Edificio 15 Tel. 091.6526513 - Fax 091.6526513 www.ateneonline.info - [email protected] Direttore: Antonio La Spina a € 3000 l'anno per 30 praticanti a biennio prossimo bando 01/09/2008 Requisiti: Laurea; esami scritti: selezione a quiz di cultura generale, quindi un articolo e una sintesi giornalistica; prova di accertamento della conoscenza della lingua inglese, valutazione dei titoli didattici e professionali; esami orali: cultura generale. MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO UNIVERSITA' DI TORINO 10129 TORINO - COREP Corso Trento 13 Tel. 011.5645107 - Fax: 011.6704890 www.formazione.corep.it/giornalismo.html [email protected] Direttore: Carlo Marletti a € 5300 l'anno per 20 praticanti a biennio prossimo bando 2008-2010 Requisiti: Laurea; prova scritta e colloquio. MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO UNIVERSITA' DI PADOVA 35122 PADOVA - Via del Padovanino, 9 Tel. 049.8278942 – Fax 049.8278941 http://giornalismo.maldura.unipd.it/ MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO [email protected] UNIVERSITA' "SUOR ORSOLA BENINCASA" Direttore: Ivano Paccagnella riconosciuto dal 2002 a € 5000 l'anno per min 15 max 30 praticanti a biennio 80135 NAPOLI – Corso Vittorio Emanuele 292 prossimo bando 01/10/2008 Tel. 081.2522251 Requisiti: Laurea; lingua straniera oltre l'inglese; www.unisob.na.it - [email protected] svolgimento di un argomento di attualità; sintesi di un Direttore: Paolo Mieli articolo o testo di agenzia di 15 righe; un colloquio. a € 6300 l'anno Sono previste: 1 borsa da 5.000,00 € lordi finanziata per 30 praticanti a biennio dalla Provincia di Padova e 2 borse da 4.500,00 € lordi ultimo bando 01/10/2007 rispettivamente finanziate dal Comune di Padova e dal Requisiti: Laurea; selezione per titoli; due prove scritte Consiglio Regionale del Veneto. (un articolo e una sintesi) e colloqui orali. Sono previste 6 borse di studio; e 1 Borsa di Studio Max MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO Vajro di € 1.500,00. UNIVERSITA' DI BASILICATA 85100 POTENZA - Area Alta Formazione - Via della MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO Tecnica, 3 Tel. 0971.54412 LIBERA UNIVERSITA' DI LINGUE E www.altaformazioneusb.it - [email protected] COMUNICAZIONE "IULM" riconosciuto dal 2003 Direttore: Ruben Razzante 20143 MILANO - Via Carlo Bo, 1 a € 3000 l'anno per 32 praticanti a biennio Tel. 02.891411 – Fax 02.891414000 prossimo bando 09/01/2008 www.iulm.it - [email protected] Requisiti: Laurea; articolo giornalistico, sintesi. Direttore: Giovanni Puglisi a € 9500 l'anno MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO per 15 l'anno UNIVERSITA' DI BARI ultimo bando 01/11/2007 70122 BARI - Strada Palazzo di Città, 5 Requisiti: Laurea; prove scritte e orali. Tel. 080.5223560 - Fax 080.5223569 www.apfg.it - [email protected] MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO Direttore: Vito Gallotta UNIVERSITA' DI SASSARI a € 3000 l'anno per 30 praticanti l'anno riconosciuto dal 2003 prossimo bando 01/10/2008 07100 SASSARI - Viale Umberto, 86 Requisiti: Laurea; test; redazione di un articolo e di un Tel. 079.2823124 – Fax 079.276939 comunicato stampa; test di lingua inglese, prova orale. http://mascom.uniss.it - [email protected] Direttore: Virgilio Mura MASTER UNIVERSITARIO TOSCANO IN a € 4200 l'anno GIORNALISMO riconosciuto dal 2005 per 30 praticanti l'anno 50127 FIRENZE - Via delle Pandette, 32 ultimo bando 01/10/2007 Tel. 055.4374096 -Fax 055.4374435 Requisiti: Laurea; prova scritta: redazione di due www.mastertoscanogiornalismo.it articoli; prova orale sulle materie indicate nel bando. [email protected] Sono previste 2 borse di studio intitolate a Mario De Direttore: Carlo Sorrentino Murtas per abbattere le spese del Master. a € 5000 l'anno per 30 praticanti a biennio ultimo bando 01/10/2007 Requisiti: Laurea; selezione per titoli, prova scritta, colloqui orali. 126 SCUOLA POST LAUREA IN GIORNALISMO Università di Salerno riconosciuto dal 2006 84084 FISCIANO - Via Ponte Don Melillo Tel. 089.962185 - fax 089.963013 www.ilgiornalista.unisa.it - [email protected] Direttore: Biagio Agnes per 25 praticanti a biennio ultimo bando 01/10/2007 Requisiti: Laurea; selezione per titoli. MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO UNIVERSITA' DI MILANO 20099 SESTO SAN GIOVANNI (Mi) - Polo della Comunicazione Piazza Indro Montanelli, 1 Tel. 02-50321730 - fax 02-50321732 www.giornalismo.unimi.it - [email protected] Coordinatore Master: Marino Regini a € 6000 l'anno per 30 praticanti a biennio prossimo bando 01/09/2008 Requisiti: Laurea; selezione per titoli, prova scritta, colloqui orali. MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO UNIVERSITA' DI TERAMO 64100 TERAMO Coste Sant'Agostino - IV Livello Tel. 0861-266014 www.unite.it Direttore: Francesco Benigno a € 5000 l'anno per 30 praticanti a biennio ultimo bando 2007/2008 Requisiti: Laurea, selezione per titoli, prova scritta e colloquio orale. MASTER BIENNALE DI GIORNALISMO UNIVERSITA' DI CASSINO - POLO DIDATTICO DI SORA 03039 SORA (FR) - Via Napoli, 37 - Palazzo Baronio Tel. 0776.82281 www.unicas.it - [email protected] Direttore: Luigi Punzo per 30 praticanti a biennio ultimo bando 2007/2008 127 Appendice III LE PRINCIPALI ORGANIZZAZIONI DELL’INDUSTRIA BRITANNICA UK Press Card Authority Tel: 01983 298060 - Mobile: 07989 970 909 web: www.presscard.uk.com - email: [email protected] National Union of Journalists of UK and Ireland (N.U.J.) Headland House 308 Gray's Inn Road WC1 X 8DP, London Tel +44-207-278 79 16- Fax: +44-207-837 81 43 web:www.nuj.org.uk – email: [email protected] BBC Newsgathering, BBC Television House, Wood Lane, London W12 7RJ Tel: 020 8624 9010- Fax: 020 8624 9101 web: www.bbc.co.uk British Association of Journalists (BAJ) 89 Fleet Street, London EC4Y 1DH Tel: 020 7353 3003 web: www.bajunion.org.uk Broadcasting, Entertainment, Cinematographic and Theatre Union (BECTU) 373-377 Clapham Road, London, SW9 9BT Tel: 020 7346 0900 web: www.bectu.org.uk British Press Photographers' Association 29 - 31 Saffron Hill, London EC1 8FH Tel: 0776 187123 web: www.thebppa.com Chartered Institute of Journalists (CIOJ) 2 Dock Offices, Surrey Quays Road, London SE16 2XL Tel: 020 7252 1187 web: www.ioj.co.uk Council of Photographic News Agencies (CPNA) Universal Pictorial Press, 29-31 Saffron Hill, London EC1 8SW Tel: 020 7421 6000 Foreign Press Association (FPA) 11 Carlton House Terrace, London SW1Y 5AJ Tel: 020 7930 0445 - Fax: 020 7925 0469 web: www.foreign-press.org.uk International Visual Communication Association (IVCA) 19 Pepper Street, Glengall Bridge, London E14 9RP Tel: 020 7512 0571 - Fax: 020 7512 0591 web: www.ivca.org ITN Radio 200 Gray's Inn Road, London WC1X 8XZ web: www.itn.co.uk ITV Network Ltd 200 Grays Inn Road, London, WC1X 8HF Tel: 020 7843 8079 - Fax: 020 7843 8158 web: www.itv.co.uk National Association of Press Agencies (NAPA) Ferrari Press Agency, 7 Summerhill Road, Dartford, Kent, DA1 2LP Tel: 01322 628444 web: www.napa.org.uk Newspaper Publishers Association (NPA) 8th floor St Andrew's House, 18-20 St Andrew Street, London, EC4A 3AY Tel: 020 7632 7433 - Fax: 020 7401 2428 The Newspaper Society (N.S.) St. Andrew's House 18-20 St Andrew Street London, EC4A3AY Tel: 020 7632 7400 - Fax: 020 7632 7401 web: www.newspapersoc.org.uk Periodical Publishers Association (PPA) Queen's House, 28 Kingsway, London WC2B 6JR Tel: 020 7404 4166 - Fax: 020 7404 4167 web: www.ppa.co.uk 128 Reuters 85 Fleet Street, London, EC4P 4AJ Tel: 020 7452 5361 - Fax: 020 7542 5644 web: www.reuters.co.uk Sky News 6 Centaurs Business Park, Isleworth, Middlesex TW7 5QD Tel: 020 7705 3535 - Fax: 020 7805 7147 web: www.sky.com/skynews Publishing NTO Queens House 55-56 Lincoln’s Inn Fields London WC2A 3LJ Tel 020 7405 0836- Fax 020 7404 4167 web: www.publishingnto.co.uk - email: [email protected] Skillset 103 Dean Street London W1V 5RA Tel 020 7534 5300- Fax 020 7534 5333 web: www.skillset.org - email: [email protected] GLI ORGANISMI CHE CERTIFICANO LA FORMAZIONE National Council for the Training of Journalists (NCTJ) The New Granary, Station Road, Newport, Saffron Walden Essex CB11 3PL Tel: 01799 544014 - Fax: 01799 544015 web: www.nctj.com - email: [email protected] Periodicals Training Council Queens House 55/56 Lincoln’s Inn Fields London WC2A 3LJ Tel: +44 (0)20 7404 4168 web: www.periodicalstrainingcouncil.org Broadcast Journalism Training Council 18 Miller's Close Rippingale Nr Bourne Lincolnshire PE10 0TH Tel: 01778 440025 web: www.bjtc.org.uk The Newspaper Qualifications Council St Andrew’s House 18-20 St Andrew Street, London EC4A 3AY Tel: 020 7632 7400 - Fax: 020 7632 7401 web: www.nqc.org.uk - email: [email protected] I CENTRI ACCREDITATI NCTJ Bournemouth University Dorset House, Talbot Campus, Fern Barrow Poole, Dorset, BH12 5BB Tel: 01202 524111 web: www.bournemouth.ac.uk BA (Hons) Journalism Cardonald College 690 Mosspark Drive, Glasgow, G52 3AY Tel: 0141 272 3247 web: www.cardonald.ac.uk Day Release Newspaper Journalism HND in Journalism Studies Brunel University West London School of Arts Uxbridge, UB8 3PH Tel: 01895 267273 web: www.brunel.ac.uk MA in Journalism City College Brighton and Hove Journalism Department Wilson Avenue, Brighton East Sussex, BN2 5PB Tel: 01273 667788 web: www.ccb.ac.uk Fast-track courses in Newspaper and Magazine Journalism Cardiff University The Centre for Journalism Studies Bute Building King Edward VII Avenue Cathays Park Cardiff , CF1 3NB Tel: 02920 874786 web: www.cardiff.ac.uk/jomec PgDip in Newspaper Journalism City of Wolverhampton College Wulfrun Campus, Paget Road Wolverhampton, WV6 0DU Tel: 01902 317564 web: www.wolverhamptoncollege.ac.uk Academic year course in Newspaper Journalism day release Newspaper Journalism 129 Cornwall College Camborne Opie Building Trevenson Road Pool Redruth Cornwall TR15 3RD Tel: 01209 611611 web: www.cornwall.ac.uk Foundation Degree in Newspaper Magazine Journalism Darlington College of Technology Central Park Haughton Road Darlington County Durham DL1 1DR Tel: 01325 503050 web: www.darlington.ac.uk NCTJ Pre-entry Newspaper Journalism De Montfort University The Gateway Leicester LE1 9BH Tel: 0116 250 6163 web: www.dmu.ac.uk PgDip in Journalism Edge Hill University Media Department St. Helens Road Ormskirk Lancashire L39 4QP Tel: 01695 584172 web: www.edgehill.ac.uk BA (Hons) Journalism Glaslow Caledonian University Caledonian Business School City Campus Cowcaddens Road Glasgow G4 0BA Tel: 0141 331 3258 web: www.gcal.ac.uk BA (Hons) Journalism Harlow College Velizy Avenue The Hides Harlow CM20 3LH Tel: 01279 868000 web: www.harlow-college.ac.uk Fast-track and academic year courses in Newspaper and Magazine journalism Highbury College Department of Media, Creative & Visual Arts Dovercourt Road Cosham, Portsmouth Hampshire, PO6 2SA Tel: 02392 313287 web: www.highbury.ac.uk Fast-track Newspaper Journalism (for graduates and non-graduates) Kingston University Faculty of Arts & Social Science Penrhyn Road Kingston-upon-Thames Surrey, KT1 2EE Tel: 0208 5477660 web: www.kingston.ac.uk MA/PgDip Journalism Lambeth College Vauxhall Centre, Belmore Street Wandsworth Road London, SW8 2JY Tel: 020 7501 5489 web: www.lambethcollege.ac.uk Pre-entry PG Fast-Track Newspaper Journalism Leeds Trinity and All Saints College Brownberrie Lane, Horsforth Leeds, LS18 5HD Tel: 0113 283 7100 web: www.leedstrinity.ac.uk MA/PGd Print Journalism Liverpool Community College Journalism Unit, The Arts Centre 9 Myrtle Street Liverpool, L7 7JA Tel: 0151 252 4366 web: www.liv-coll.ac.uk NCTJ Pre-entry Certificate in Journalism Liverpool John Moores University School of Media, Critical and Creative Arts Dean Walters Building St James Road Liverpool, L1 7BR Tel: 0151 231 5025 web: www.ljmu.ac.uk BA (Hons) Journalism Midland News Association MNA Training Department, Express & Star 51-53 Queen Street Wolverhampton, WV1 1ES Tel: 01902 319875 web: www.expressandstar.com Midland News Association Training Scheme 130 News Associates/Sportsbeat Tuition House St George’s Road London, SW19 4DS Tel: 0870 445 0156 web: www.welovejournalism.co.uk 20 week fast-track newspaper journalism course Sutton Coldfield College Lichfield Road Sutton Coldfield West Midlands, B74 2NW Tel: 0121 3555671 web: www.sutcol.ac.uk Pre-entry Certificate in Newspaper Journalism NoSWeat Journalism Training 16/17 Clerkenwell London, EC1R 0AN Tel: 020 7490 2006 web: www.nosweatjt.co.uk Full-time Newspaper Journalism The Journalist Works The Argus Crowhust Road Hollingbury Brighton, BN1 8AR Tel: 01273 324351 web: www.thejournalistworks.co.uk 12 week Diploma in Production Journalism Nottingham Trent University Centre for Broadcasting & Journalism Room 106 York House Mansfield Road Nottingham, NG1 3JA Tel: 0115 848 5803 web: www.ntu.ac.uk/bj MA/Pgdip Newspaper Journalism Press Association Training Centre Thomson House Groat Market Newcastle-Upon-Tyne, NE1 1ED Tel: 0191 201 6043 web: www.pa-training.co.uk Editorial Foundation Course in Newspaper Journalism Scottish Centre for Journalism Studies University of Strathclyde/Glasgow Caledonian Crawfurd Building Jordanhill Campus 76 Southbrae Avenue Glasgow , G13 1PP Tel: 0141 950 3281 web: www.strath.ac.uk/scjs PgDip/MLitt Journalism Studies Sheffield College Norton Centre, Dyche Lane Sheffield, S8 8BR Tel: 0114 260 2391 web: www.sheffcol.ac.uk Press photography/Digital Photojournalism / Press photography Block Pre-Entry Newspaper Reporter Staffordshire University Faculty of Arts, Media & Design College Road Stoke-on-Trent, ST4 2XW Tel: 01782 295709 web: www.staffs.ac.uk BA (Hons) Journalism University of Brighton (Eastbourne Campus) Chelsea School Gaudick Road Eastbourne East Surrey, BN20 7SP Tel: 01273 643703 web: www.bton.ac.uk BA (Hons) Sport Journalism University of Central Lancashire Department of Journalism Preston Lancs, PR1 2HE Tel: 01772 894750 web: www.ukjournalism.org BA (Hons) Journalism University of Cumbria Brampton Road Carlisle Cumbria, CA3 9AY Tel: 01228 400300 web: www.cumbria.ac.uk/ BA (Hons) Journalism University of Portsmouth LB 3.04 Milldam Burnaby Road Portsmouth, PO1 3AS Tel: 02392 842287 web: www.port.ac.uk BA (Hons) Journalism and Media Studies/English Literature or English Language University of Salford School of Media Music & Performance Adelphi House The Crescent Salford, M3 6EN Tel: 0161 295 5133 web: www.salford.ac.uk BA Journalism Joint Honours 131 University of Sheffield Department of Journalism Studies Minalloy House Regent Street Sheffield S1 3NG Tel: 0114 222 2501 web: www.shef.ac.uk/journalism BA Journalism Studies University of Sunderland The Media Centre St Peter's Campus Sunderland SR6 0DD Tel: 0191 515 2188 web: welcome.sunderland.ac.uk BA (Hons) Journalism University of Teesside School of Arts and Media Middlesbrough Tees Valley TS1 3BA Tel: 01642 384076 web: www.tees.ac.uk BA (Hons) Multimedia Journalism Professional Practice University of Ulster Coleraine Co. Londonderry BT52 1SA Tel: 028 9026 7234 web: www.ulster.ac.uk MA Newspaper Journalism Up to Speed Journalism Training Ltd Thornton House 16 Parkstone Road Poole Dorset BH15 2PG Tel: 01202 667863 web: www.uptospeedjournalism.com Fast-track in Newspaper Journalism Warwickshire College Warwick New Road Leamington Spa Warwickshire CV32 5JE Tel: 01926 832655 web: www.warkscol.ac.uk NCTJ Pre-entry Newspaper Journalism I CENTRI ACCREDITATI BJTC Nottingham Trent University Centre for Broadcasting & Journalism Room 106 York House Mansfield Road Nottingham, NG1 3JA Tel: 0115 848 5803 web: www.ntu.ac.uk/bj BA (Hons) in Broadcast Journalism MA/PG Diploma in Online Journalism MA/PG Diploma in TV Journalism MA/PG Diploma in Radio Journalism University of Leeds Institute of Communications Studies Leeds, LS2 9JT Tel: 0113 343 8859 web: ics.leeds.ac.uk BA (Hons) in Broadcast Journalism Staffordshire University Faculty of Arts, Media & Design College Road Stoke-on-Trent, ST4 2XW Tel: 01782 295709 web: www.staffs.ac.uk BA (Hons) in Broadcast Journalism MA/PG Dip in Sports Broadcast Journalism MA/PG Diploma in Broadcast Journalism University of Gloucestershire Faculty of Media, Art and Communications (MAC) Pittville Studios, Albert Road, Cheltenham Gloucestershire, GL52 3JG Tel: 01242 714940 web: www.glos.ac.uk/mac BA (Hons) in Broadcast Journalism University of Lincoln Lincoln School of Journalism, Brayford Pool Lincoln, LN6 7TS Tel: 01522 886898 web: www.lsj.lincoln.ac.uk BA (Hons) in Journalism University College for the Creative Arts at Farnham Falkner Road Farnham, Surrey, GU9 7DS Tel: 01252 722441 web: www.ucreative.ac.uk BA (Hons) in Journalism University of Central Lancashire Department of Journalism, Preston Lancs, PR1 2HE Tel: 01772 894750 web: www.ukjournalism.org BA (Hons) in Journalism MA/PG Diploma in Broadcast Journalism MA/PG Diploma in Online Journalism 132 Southampton Solent University East Park Terrace Southampton Hampshire, SO14 OYN Tel: 023 8031 9000 web: www.solent.ac.uk/courses/undergraduate/journalism_ba BA (Hons) in Journalism University of Cumbria Brampton Road Carlisle Cumbria, CA3 9AY Tel: 01228 400300 web: www.cumbria.ac.uk/ BA (Hons) in Journalism Bournemouth University Dorset House Talbot Campus Fern Barrow Poole Dorset, BH12 5BB Tel: 01202 524111 web: www.bournemouth.ac.uk BA (Hons) in Multi-Media Journalism MA in Multi-Media Journalism University of the West of Scotland (Bell College), Hamilton, Scotland Graduate Diploma in Broadcast Journalism Goldsmith's, University of London New Cross London SE14 6NW Tel: 020 7919 7171 web: www.goldsmiths.ac.uk MA in Radio MA in TV Journalism University College Falmouth Woodlane Falmouth Cornwall TR11 4RH Tel: 01326 211077 web: www.falmouth.ac.uk MA/PG Diploma in Bi-Media Broadcast Journalism MA International Journalism (Broadcast Pathway) Leeds Trinity and All Saints College Brownberrie Lane Horsforth Leeds LS18 5HD Tel: 0113 283 7100 web: www.leedstrinity.ac.uk MA/PG Diploma in Bi-Media Journalism MA/PG Diploma in Radio Journalism Birmingham City University Perry Barr Birmingham, B42 2SU Tel: 0121 331 5000 web: www.bcu.ac.uk MA/PG Diploma in Broadcast Journalism City University, London Northampton Square London, EC1V 0HB Tel: 020 7040 5060 web: www.city.ac.uk/journalism/courses/postgrad MA/PG Diploma in Broadcast Journalism MA/PG Diploma in TV Current Affairs University of Westminster, London MA/PG Diploma in Broadcast Journalism University of Sheffield Department of Journalism Studies Minalloy House Regent Street Sheffield, S1 3NG Tel: 0114 222 2501 web: www.shef.ac.uk/journalism BA (Hons) in Broadcast Journalism MA/PG Diploma in Broadcast Journalism MA/PG Diploma in Web Journalism Cardiff University The Centre for Journalism Studies Bute Building King Edward VII Avenue Cathays Park Cardiff, CF1 3NB Tel: 02920 874786 web: www.cardiff.ac.uk/jomec PG Dip in Journalism Studies Highbury College, Portsmouth Dovercourt Road Portsmouth Hampshire, PO6 2SA Tel: 023 9231 3373 web: www.highbury.ac.uk PG Diploma in Broadcast Journalism London College of Communication Elephant & Castle London, SE1 6SB Tel: 020 7514 6500 web: www.lcc.arts.ac.uk PG Diploma in Broadcast Journalism National Broadcasting School, Brighton The Innovation Centre, The University of Sussex Brighton, East Sussex, BN1 9SB Tel: 01273704510 web: www.nationalbroadcastingschool.com NBS Diploma in Broadcast Journalism 133 East Coast Media, Grimsby Nuns Corner Grimsby North East Lincolnshire, DN34 5BQ Tel: 01472 315550 web: www.grimsby.ac.uk/media Skillset Diploma in Broadcast Media CORSI IN FASE DI ACCREDITAMENTO University of Sunderland The Media Centre St Peter's Campus Sunderland, SR6 0DD Tel: 0191 515 2188 web: welcome.sunderland.ac.uk BA (Hons) Broadcast Journalism University of Glamorgan Pontypridd Wales, CF37 1DL web: www.glam.ac.uk/coursedetails/685/185 BA (Hons) in Journalism Napier University, Edinburgh Craiglockhart Campus, Edinburgh, EH14 1DJ Tel: 08452 60 60 40 web: www.napier.ac.uk BA (Hons) Journalism MSc Journalism (Broadcast Journalism Pathway) University of Ulster Coleraine, Co. Londonderry, BT52 1SA Tel: 028 9026 7234 web: www.ulster.ac.uk MA Journalism (Broadcast Pathway) I CENTRI ACCREDITATI PTC Bournemouth University Dorset House Talbot Campus, Fern Barrow, Poole Dorset, BH12 5BB Tel: 01202 524111 web: www.bournemouth.ac.uk BA in Multi-Media Journalism Cardiff University The Centre for Journalism Studies Bute Building, King Edward VII Avenue Cathays Park Cardiff, CF1 3NB Tel: 02920 874786 web: www.cardiff.ac.uk/jomec Postgraduate Diploma in Journalism Studies Highbury College Department of Media, Creative & Visual Arts Dovercourt Road Cosham Portsmouth Hampshire, PO6 2SA Tel: 02392 313287 web: www.highbury.ac.uk Magazine Diploma Journalism PMA Training Tel: 020 72780606 web: www.pma-group.com Postgraduate Course in Magazine Journalism City University Northampton Square London, EC1V 0HB Tel: 020 7040 5060 web: www.city.ac.uk/journalism/courses/postgrad Postgraduate Diploma in Magazine Journalism Sheffield University Department of Journalism Studies Minalloy House Regent Street Sheffield, S1 3NG Tel: 0114 222 2501 web: www.shef.ac.uk/journalism BA in Journalism Studies Goldsmiths College, University of London New Cross London, SE14 6NW Tel: 020 7919 7171 web: www.goldsmiths.ac.uk MA in Journalism Southampton Solent University East Park Terrace Southampton, SO14 0RF Tel: 023 8031 9000 web: www.solent.ac.uk BA (Hons) Journalism Harlow College Velizy Avenue, The Hides, Harlow, CM20 3LH Tel: 01279 868000 web: www.harlow-college.ac.uk BA in Journalism Postgraduate Journalism: Magazines University College Falmouth Woodlane Falmouth Cornwall, TR11 4RH Tel: 01326 211077 web: www.falmouth.ac.uk BA (Hons) Journalism 134 University of Central Lancashire Department of Journalism Greenbank, Preston, PR1 2HE Tel: 01772 894 751 web: www.uclan.ac.uk MA in Magazine Journalism University of Westminster School of Media, Harrow Campus Northwick Park, Harrow, HA1 3TP Tel: 020 7911 5000 web: www.wmin.ac.uk Postgraduate Diploma in Periodical Journalism London College of Communication Elephant & Castle London, SE1 6SB Tel: 020 7514 6500 web: www.lcc.arts.ac.uk Certificate in Periodical Journalism for Graduates I CENTRI CHE FORNISCONO LA QUALIFICA NVQ Colleges in N Ireland providing NVQ training courses: Belfast Institute of Further & Higher Education Belfast Tel: 028 9026 5265 web: www.belfastinstitute.ac.uk The North West Institute of Further & Higher Education Londonderry email: [email protected] web: www.nwifhe.ac.uk Upper Bann Institute of Further & HigherEducation Banbridge, Upper Bann email: [email protected] web: www.ubi.ac.uk Companies in England/Wales providing NVQtraining: Archant Cumbrian Newspapers Northcliffe Newspapers Kent Messenger Group Midland News Association Newark Advertiser Co Ltd North Wales Newspapers Ltd Press Association Tel: 0870 1203200 web: www.thepagroup.com training candidates from: The Maidenhead Advertiser The Methodist Recorder The Jewish Chronicle Trinity Mirror The Sun The London Neighbour 135 Bibliografia Fonti giuridiche COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA - ART. 21, consultabile all'indirizzo http://www.odg.it/leggi/main.asp Article L. 761-2 du Code du Travail, Loi n° 74-630 du 4-7-74, art. 1er. 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C 321E del 29 dicembre 2006 136 DIRETTIVA DEL CONSIGLIO (89/48/CEE) del 21 dicembre 1988 relativa ad un sistema generale di riconoscimento dei diplomi di istruzione superiore che sanzionano formazioni professionali di una durata minima di tre anni. DIRETTIVA 92/51/CEE DEL CONSIGLIO del 18 giugno 1992 relativa ad un secondo sistema generale di riconoscimento della formazione professionale, che integra la direttiva 89/48/CEE. THE EUROPEAN HIGHER EDUCATION AREA, The Bologna Declaration of 19 June 1999. Estatuto do Jornalista, Lei n.º 1/99 de 13 de Janeiro. DISCIPLINA DELLE ATTIVITA’ DI INFORMAZIONE E DI COMUNICAZIONE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI, Legge 7 giugno 2000, n. 150, consultabile all'indirizzo http://www.odg.it/leggi/main.asp CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL'UNIONE EUROPEA 2000/C 364/01 del Parlamento europeo, Consiglio e Commissione. 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REGOLAMENTO RECANTE NORME PER L’INDIVIDUAZIONE DEI TITOLI PROFESSIONALI DA UTILIZZARE PRESSO LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI PER LE ATTIVITA’ DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE E DISCIPLINA DEGLI INTERVENTI FORMATIVI, DPR 21 settembre 2001, n. 422, consultabile all'indirizzo http://www.odg.it/leggi/main.asp ATTIVITA’ DI COMUNICAZIONE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI DIRETTIVA DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA, 7 febbraio 2002, consultabile all'indirizzo http://www.odg.it/leggi/main.asp CRITERI INTERPRETATIVI DELL' ART. 34 LEGGE 69/63 SULL'ISCRIZIONE AL REGISTRO DEI PRATICANTI, Decisione del CNOG del 5 luglio 2002, consultabile all'indirizzo http://www.odg.it/leggi/main.asp REGOLAMENTO PER LA TRATTAZIONE DEI RICORSI E DEGLI AFFARI DI COMPETENZA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ORDINE DEI GIORNALISTI, Decreto Ministero Giustizia 18 luglio 2003, consultabile all'indirizzo http://www.odg.it/leggi/main.asp Loi du 8 juin 2004 sur la liberté d’expression dans les médias, riportata nel CODE ADMINISTRATIF, 2007, Vol. 5. FORMAZIONE OBBLIGATORIA PER I PRATICANTI. Decisione del CNOG del 21 giugno 2005, consultabile all'indirizzo http://www.odg.it/leggi/main.asp 138 DIRETTIVA 2005/36/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 7 settembre 2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. REGOLAMENTO DI CUI ALL'ARTICOLO 11 DEL DECRETO LEGISLATIVO 2 MAGGIO 1994, N. 319, IN MATERIA DI MISURE COMPENSATIVE PER L'ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI GIORNALISTA PROFESSIONISTA, Decreto Ministero Giustizia 17 novembre 2006, n. 304, consultabile all'indirizzo http://www.odg.it/leggi/main.asp DIRETTIVA 2006/123/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 12 dicembre 2006 relativa ai servizi nel mercato interno, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 27.12.2006. 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Sempre nell'ultimo capitolo sono riportate le opinioni dell'attuale Segretario del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino e di Vittorio Roidi, che precedentemente ha ricoperto la stessa carica, rispetto ai temi trattati. 146 Ringraziamenti Infine vorrei ringraziare particolarmente alcune persone che mi hanno aiutato a raccogliere buona parte del materiale sopra indicato, nonostante con alcune abbia scambiato solo email, con altre telefonate, o rapidi incontri: Rodolfo Falvo della FNSI; Adele Grieco, Mariolina Ruggio, Teresa Saitta dell'Ordine dei Giornalisti; Maurizio Giacobetti dell'INPGI; Georgios Terzis dell'Università di Brussels e Ramón Salaverría dell'Università di Navarra ed entrambi della sezione di Journalism Studies dell'ECREA; Milan Smid dell'Università di Praga, Urmas Loit dell'Association of Estonian Broadcasters, Andrej Školkay media analyst slovacco, Jyrki Jyrkiäinen dell'Università di Tampere, contattati grazie all'European Journalism Centre; e Beverley Rhodes del NCTJ. Un ringraziamento molto sentito è dedicato a Giancarlo Degl'Innocenti, che mi ha dato l'opportunità di raccogliere la maggior parte dei contributi conclusivi; e anche alle persone che mi hanno aiutato con le loro opinioni e un po' del loro tempo a offrire un riscontro e dare corpo alla parte finale di questo testo: Giovanni Rivelli, Antonio Villoresi, Eliana De Giacomi, Claudio Cerasuolo, Enzo Iacopino e Vittorio Roidi. Un ultimo ringraziamento va al Prof. Carlo Sorrentino che mi ha permesso e aiutato ad approfondire questo argomento, per la pazienza, e per avermi messo in contatto con molte delle persone precedentemente menzionate. 147