Il Parco Adda Nord e la natura_3ATT

Transcript

Il Parco Adda Nord e la natura_3ATT
Il Parco Adda Nord e la natura
Geologia
L'ambiente fisico attraversato dal tratto di fiume Adda compreso nel Parco Adda Nord, che va
da Lecco a Truccazzano, è caratterizzato dalla presenza di un sistema di terrazzi fluvio-glaciali.
Il ghiacciaio che millenni or sono, nel quaternario, scendeva dalle Alpi verso la pianura, nel suo
alterno avanzare e regredire, ha dato origine a formidabili anfiteatri morenici.
Ritiratosi definitivamente il ghiacciaio, il fiume si è lentamente scavato il proprio letto
trasportando con sé enormi quantità di detriti morenici. I territori attraversati dal fiume sono
perciò costituiti sia da depositi fluvio-glaciali più antichi (argille rosso giallastre, i cosiddetti
ferretti) e localmente, soprattutto tra Paderno e Trezzo, da banchi conglomeratici (ceppo),
erosi dal corso del fiume che ha formato in loro ripide pareti verticali, sia da depositi di epoca
più recente, materiali ghiaiosi e sabbiosi, che risultano presenti soprattutto tra Cassano e
Truccazzano.
Vegetazione
Passate le grandi ere glaciali, il mutato clima ha consentito la formazione di vaste e grandi
foreste che ricoprivano in gran parte anche la zona padana, oltre a quella collinare. I grandi
boschi, che fino al secolo scorso ricoprivano ancora in larga parte il territorio circostante il
fiume, sono stati in seguito fortemente ridimensionati dalla presenza stabile e sempre più
robusta delle comunità umane, cresciute unitamente allo sviluppo delle attività produttive
agricole e industriali. Malgrado ciò, oggi rimangono ancora non poche aree interessanti per la
vegetazione, quali le zone umide a canneto dell'Isola della Torre e dell'Isolone del Serraglio,
circondate da prati e alberi di alto fusto: ontani neri, platani, pioppi, betulle, salici, querce.
Lungo le rive a nord di Trezzo sono pure presenti pioppi neri, robinie, salici bianchi, ontani neri,
farnie. Oltre al bosco di alto fusto, vaste aree sono ricoperte di essenze tipiche del bosco ceduo
e del sottobosco: carpino, castagno, sanguinella, nocciolo, robinia. Tra la vegetazione palustre
si possono ammirare i più bei fiori d'acqua: la delicata ninfea, il giglio selvatico giallo, il
mughetto e numerose famiglie di veronica a spiga.
Fauna
In questo ambiente trova rifugio una ricca fauna. L'anfibio più bello e significativo della zona è
senz'altro la raganella dalla livrea verde brillante con una striscia nera che corre lungo i fianchi
ma troviamo anche le rane verdi, numerose e particolarmente rumorose, e la rana temporaria
dal colore brunastro. Anche gli uccelli sono numerosi: cigni, anatre, germani reali, folaghe,
cornacchie grigie, gabbiani comuni ma anche il magnifico airone cinerino presente con un
numero di esemplari in continuo aumento.
Il Parco e la storia
Il fiume e il territorio circostante sono ricchi di significative testimonianze storiche che
rimandano alle epoche più diverse e lontane. Il ponte che separa il lago di Garlate da quello di
Olginate, ad esempio, sorge dove un antichissimo ponte romano consentiva l'attraversamento
del fiume alla Como-Aquileia, una delle principali vie di comunicazione del tempo. Il fiume
stesso ha segnato il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia e ha
rappresentato un'importante via di comunicazione culturale e commerciale sia verso Bergamo
che verso Milano.
Sono numerose lungo il corso dell'Adda le opere di fortificazione, compiute nei secoli: le prime
fortificazioni si affiancavano alle strade per controllare e respingere direttamente l'avanzata dei
popoli con intenzioni belligeranti; più avanti esse servivano per segnalare la presenza ed i
movimenti delle truppe nemiche.
Antichissimi sono il castello di Trezzo di cui oggi resta la primitiva rocca longobarda che la
tradizione vuole edificata dalla regina Teodolinda. Da quella prima rocca ebbe origine una
tormentata storia di lotte, di conquiste e di morti che vide protagonisti Federico Barbarossa, i
Torriani, i Visconti.
Il castello di Cassano fu teatro di numerose battaglie. Anteriore al 1.000, secondo la storia, vi
soggiornò anche Carlo Magno.
Nel territorio di Truccazzano, in frazione di Corneliano Bertario, si trova un castello ove si dice
soggiornasse Federico Barbarossa durante le lotte con i milanesi del 1164. Il castello di Brivio
diede rifugio ai nobili milanesi che nel XIII secolo furono cacciati da Milano dal popolo. La città
inviò, in quella occasione un esercito che ne distrusse le mura, poi ricostruite dai Visconti nel
secolo successivo.
I Navigli
Nel 1457 Francesco Sforza affidò a Bertola da Novate la costruzione del Naviglio della
Martesana. In soli 35 anni, dal 1439 al 1475, nel territorio milanese furono costruiti ben 90
chilometri di canali resi navigabili dalla presenza di 25 conche. Un primato che nessun'altra
città potrà mai avvicinare. Lo sviluppo del sistema, però, non si fermò solo a questo punto,
anzi, con l'arrivo di Leonardo nel 1482, fu perfezionato il Martesana e si cominciò ad impostare
un nuovo sistema di canali che permettessero la navigazione dalla Valtellina fino a Milano.
Era il 1482 quando Leonardo da Vinci, appena giunto a Milano, fu incaricato da Ludovico il
Moro di studiare un sistema per permettere la navigazione dal lago di Como fino a Milano. Una
soluzione a questo problema è rintraccia- bile all'interno di alcuni disegni del Codice Atlantico
dove si ipotizza un grande sbarramento sul fiume Adda in località Tre Corni, dove uno sbocco
in galleria doveva permettere alle barche il passaggio a valle delle rapide del fiume. La diga
sarebbe servita anche ad elevare il li- vello del fiume fino ad alimentare un canale che, a
seconda del livello dell'acqua, avrebbe avuto funzione solo irrigua o anche navigabile e,
partendo da Brivio, sarebbe arrivato fino a Trezzo scorrendo parallelamente all'Adda. Un'altra
geniale soluzione per il superamento dei 23,76 metri di dislivello delle rapide di Paderno fu
pensata a metà del ' 500 dall'ingegnere e pittore Giuseppe Meda che ideò una nuova conca
detta il Castello che secoli più tardi diverrà il Naviglio di Paderno. L'arditezza tecnica della
soluzione del Meda era tale che, quando due secoli dopo l'opera fu ripresa sotto il governo
austriaco di Maria Teresa, il Ministro per la Lombardia Conte Carlo Firmian approvò una
soluzione intermedia di sei conche con salti compresi tra i quattro e i sei metri. Nel 1591
iniziano i lavori che non vengono ultimati, vengono ripresi nel 1773 e completati nel 1777.
Il
collegamento
Adda-Milano,
invece,
fu
realizzato
sotto
Ludovico
il
Moro.
Sebbene la navigazione risultasse spesso difficile a causa degli eccessivi prelievi d'acqua a
scopi irrigui, solo nel 1574 il Martesana fu rinnovato ed ampliato, le sue acque regimentate e
fu costruito il Canale Molgora. Allo scopo di recuperare, valorizzare e poter riutilizzare il tratto
dell'Adda studiato da Leonardo, il Parco Adda Nord, il Comitato per il restauro delle chiuse
dell'Adda con la Provincia di Milano ed il sostegno della Regione Lombardia, hanno chiesto e
conseguito il riconoscimento dell'Unione Europea di includere questa parte del fiume nel
progetto "Canaux Historiques Voies d'Eau Vivantes".
L'archeologia industriale
Il ponte in ferro di Paderno d'Adda è unanimemente considerato come un vero e proprio
simbolo dell'archeologia industriale in Italia e come una delle più interessanti realizzazioni
dell'ingegneria italiana nell'Ottocento. Costruito tra il 1887 ed il 1889 dalla Società Nazionale
delle Officine Savigliano su progetto dell'ingegnere svizzero Rothlisberger, il ponte è lungo 266
metri ed è percorso dalla strada ferrata e dalla strada provinciale per Bergamo. Questa
immane intricata selva di lamiere e spranghe che suscitava altissima meraviglia negli stupiti
osservatori del tempo, rappresenta una delle più interessanti testimonianze di quell'epoca in
cui l'acciaio, il ferro e la ghisa erano veri e propri simboli del progresso umano. Il più antico
monumento industriale tra quelli rimasti ancora visibili lungo l'Adda è lo stabilimento Velvis di
Vaprio d'Adda che già nel 1857 Cesare Cantù citava nella sua grande illustrazione del
Lombardo-Veneto per la qualità dei velluti che si producevano. A quell'epoca lo stabilimento
apparteneva alla società "Sioli Dell'Acqua & Co.", fondata da Carlo Sioli, Agostino Dell'Acqua e
il conte Giuseppe Archinto, ma nel 1865 fu rilevata dal duca Visconti di Modrone da cui prese il
nome che ancora oggi la contraddistingue, Velvis che sta per velluti Visconti.
A Cassano d'Adda sorge il Linificio Canapificio Nazionale inizialmente destinato alla semplice
filatura, ma poi completato con i reparti per la tessitura e il candeggio di lino e canapa. In
realtà il luogo era occupato da una filanda finché nel 1873 la società L.C.N., che possedeva già
uno stabilimento a Fara d'Adda, acquistò i fabbricati organizzando l'azienda secondo i modelli
inglesi, sia nella progettazione che nei macchinari e, almeno in una prima fase, nel personale
dirigente facendone, verso la fine dell'Ottocento, uno dei più grandi linifici d'Europa.
A Brivio, proprio in riva all'Adda, incontriamo un ottimo esempio di architettura illustre
applicata ad un edificio industriale. Si tratta della filanda Molinazzo, costruita prima del 1875.
La filanda Abegg di Garlate fu costruita nel 1841 e, dopo essere appartenuta a Gaetano Bruni e
alla famiglia Gnecchi, nel 1887 fu acquistata dagli Abegg di Zurigo.
Venuto meno, nei primi anni trenta, il lavoro per la filanda, nello stabilimento si continuarono a
svolgere le operazioni di stracannatura e di binatura fino al 1950, anno in cui, per iniziativa di
Carlo Job, allora responsabile del gruppo Abegg, un'ala dell'opificio, prima riservata agli uffici e
alla cernita dei bozzoli, fu destinata a raccogliere il primo nucleo di quello che sarebbe poi
diventato il Museo della seta di Garlate.