Creta Antica 2010, Di Vita e Creta

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Creta Antica 2010, Di Vita e Creta
ANTONINO DI VITA E CRETA
Valutazioni o bilanci per personaggi, che continuano a lavorare a tempo pieno fra un
paese e l’altro del Mediterraneo e non esitano neanche a guidare, in defatiganti viaggi di
istruzione, gruppi di archeologi ed amici fra la Grecia, la Libia, la Giordania o la Siria, sono
certamente fuori luogo1. Un preciso e ponderoso ‘bilancio’ di prima mano, all’atto del congedo quale Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, basta ed avanza per avere l’idea di cosa abbia rappresentato la direzione Di Vita nella storia dell’Istituzione 2, e quale ruolo abbiano avuto durante quegli anni gli scavi e le ricerche sul suolo cretese.
Sorprende dunque fino ad un certo punto che Antonino Di Vita (Nino per gli amici)
avesse a suo tempo deciso di abbandonare la carica di Rettore all’Università di Macerata,
optando per la direzione ateniese (dall’aprile del 1977) e che, terminata la sua esperienza
istituzionale, abbia preso casa nel quartiere di Makryianni, a pochi minuti dalla sede della
Scuola: Atene e Creta sono state per lui, come per altri ex-allievi, in primo luogo una scelta… di vita!
L’uomo: affabulatore principe, suscitatore di energie, vulcanico o slow alla bisogna,
profondo conoscitore di uomini e burocrazie ministeriali, tenace, galante, calcolatore,
estroverso, goloso (delle leggendarie milopittes di Birghitta). Puntuale, a Natale, con i regalini per tutti gli impiegati della Scuola.
Lo studioso: di profonda cultura classica (che è d’uopo definire d’altri tempi!), curioso, multiforme, assai prolifico, di riconosciuto prestigio internazionale. Ricordo ancora il
grande tavolo nella saletta delle lezioni alla Scuola, antistante allo studio del Direttore:
interamente nascosto da libri aperti, con fogli zeppi di appunti, con manoscritti nei quali
solo la segretaria poteva e sapeva mettere mano. In effetti, Nino è sempre riuscito a trovare qualcuno che dovesse/potesse mettergli in bella le centinaia di pagine che andava producendo; può quindi vantarsi (homo felix!) di non aver mai usato una macchina da scrivere.
Capace, è vero, di lavorare per buona parte della notte, ma non di rinunciare saggiamente
alle ore di sonno. Ad Atene, come sullo scavo, aveva un suo fuso orario, al quale non sempre era facile adeguarsi.
Lo scavatore: con precisi progetti e specifiche domande, attento alla longue durée; convertitosi, fra i pochi della sua generazione, alla new archaeology e alle US, anche se capace,
per civetteria, di irridere i tentativi di distinzione delle diverse «secchiate» di terreno.
Abituato a rileggere giornalmente epi topou strati e strutture al calar del sole con i collaboratori (cfr. il citato fuso orario personalizzato!), in un entusiasmante confronto intellettuale. Capace di avventarsi (ovviamente immortalato da un obiettivo birichino!) contro un
1
Sulla figura e l’opera di A. Di Vita v. N. BONAAntonino Di Vita. Da Siracusa a Mozia. Scritti di
archeologia siciliana, in Un ponte fra l’Italia e la Grecia.
Atti del Simposio in onore di A. Di Vita (Ragusa, 13-15
febbraio 1998), Padova 2000, pp. 17-20; V. LA ROSA,
CASA,
La Scuola di Atene e la ricerca archeologica italiana in
Grecia, in PP LVIII (6), 2003, pp. 467-476.
2
A. DI VITA, Bilancio di una Direzione, in ASAtene
LXXVI-LXVIII, 1998-2000, pp. 7-25.
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alberello che disturbava l’inquadratura fotografica dello scavo, e con una mossa così subitanea da lasciare di stucco gli astanti. Intrattenitore solitario di tavolate, nelle giornate
sempre uguali della Missione cretese, con una preferenza personale per i cani (in genere del
custode Stratìs) piuttosto che per i gatti (ma con una sorta di ‘apertura’ negli anni più
recenti); ammaliante guida per tutti quelli che gli chiedevano la spiega a Gortina, fra muri
e strati, ma anche davanti a sculture o materiali.
Il Direttore: con la voglia di volare alto. Con un doppio, preciso imperativo categorico: riprendere tutte le ricerche sul campo fino ad allora effettuate dalla Scuola e pagare i
debiti scientifici. Con una specifica attenzione alle strutture e all’organizzazione logistica
delle diverse sedi di lavoro. Con la volontà di adeguare alle nuove esigenze il piano didattico della Scuola, sulla base anche della sua esperienza accademica di Preside e Rettore.
La pregressa, lunga attività in Libia, i suoi vivi interessi per il mondo romano, la situazione monumentale del sito ed i problemi lasciati aperti dai precedenti lavori, orientano fin
dall’inizio il Direttore a scegliere Gortina come centro più significativo delle attività della Scuola. Si riproponeva in tal modo idealmente e scientificamente nella sua persona
(curioso ma non troppo!), quell’entità amministrativa dell’Impero romano che era stata la
provincia di Creta e Cirenaica.
A Gortina il Di Vita concentrerà i suoi sforzi nella zona monumentale della città
imperiale e porterà in luce un intero quartiere di case bizantine; metterà ordine, riscavandolo, nel c.d. Pretorio e si convincerà che esso fosse piuttosto da identificare con un ginnasio; scoprirà l’altare al Theòs Ypsistos e lo stadio ellenistico a quello attaccato. Localizzerà
la grande basilica di Mitropolis e affiderà la continuazione di quello scavo ad una missione
mista greco-italiana. Con un’impresa dello stesso tipo indagherà i livelli ellenistici dell’agorà nella zona dell’Odeion e della Grande Iscrizione. Coinvolgendo una fitta schiera di
allievi e collaboratori, identificherà le fortificazioni ellenistiche sulla sommità del Profitis
Ilias; riposizionerà edifici come l’anfiteatro, infiammando la pietà popolare e meritandosi
la riconoscenza imperitura del Vescovo Makarios, grazie alla conseguente localizzazione del
luogo del martirio dei SS. Dieci, che avevano dato nome al villaggio. Farà indagare fontane ed acquedotti, saggiare un quartiere di età geometrica, curerà le ricognizioni del territorio e farà approntare il nuovo rilievo per la carta topografica dell’intero sito. Saranno
ristudiati monumenti famosi come il Pythion, i teatri, il santuario delle Divinità egizie, l’edificio alla Megali Porta, la basilica di Mavropapa. Il Di Vita agisce, insomma, a tutto campo, coordinando una mole di ricerche veramente notevole e producendo, con la collaudata
équipe, una massa di pubblicazioni altrettanto impressionante.
Sempre a Creta, la Scuola giudicherà maturi i tempi per riprendere lo scavo di H.
Triada (dal 1977), negli anni in cui il Levi continuava a lavorare all’edizione dei materiali
festii. Con un approccio minimalista e all’insegna del ‘riscavare lo scavato’ 3, si procederà ad
una serie di verifiche cronologiche per riscrivere la storia del sito e poterla meglio confrontare con quella della vicina Festòs e sarà anche avanzata una serie di proposte sulle
vicende politiche della Messarà e dell’intera Creta: partendo dall’intuizione (appena accennata da F. Halbherr), che Festòs ed H.Triada costituissero una ano ed una kato polis.
3
V. LA ROSA, Xanaskábontaß to skamméno: episthmonikä suneídhsh ä asuneidhsía; H empeiría thv Agíav
Triádav (Kräth), in The prehistoric research in Greece and
its Perspectives. Theoretical and methodological Considera-
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tions (Proc. Int. Symp. in the memory of D. R. Theocharis Thessaloniki-Kastoria, 26-28 November 1998), Thessaloniki 2003, pp. 165-169.
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Esaurito il programma di verifiche sul terreno ad H. Triada, la Missione minoica della Scuola si sarebbe spostata nel 2000 a Festòs. Lo scopo era di sottoporre a verifica, attraverso anche limitati saggi sul terreno, la successione proposta da D. Levi per le età pre- e
protopalaziale, con la sottesa intenzione di rendere meglio fruibile l’enorme quantità di
dati procurata dal Maestro, cominciando con il riusare gli stessi termini e le medesime
indicazioni di comodo che da Evans in poi hanno costituito una sorta di esperanto per i cultori di archeologia minoica. I nuovi dati pre- e protopalaziali di Festòs cominciano in tal
modo ad aggiungersi a quelli neo- e postpalaziali di H. Triada e permettono di superare,
dal punto di vista metodologico, l’antinomia Cnosso-Festòs della precedente fase di ricerche, in favore di un polo, economico e politico, centro-meridionale (geograficamente rappresentato dalla pianura della Messarà) 4.
Accanto alla Creta romana di Gortina e a quella minoica di Festòs ed H. Triada, continua ad interessare i ricercatori italiani, durante la direzione Di Vita, anche quella di età
protogreca. Si consolida, infatti, la scelta geometrico-dedalica della Missione catanese di
Priniàs, già benedetta dal Levi e creata da G. Rizza, specificamente interessato al problema
delle origini dell’arte greca 5; un ancien membro della missione di Festòs porta infine a termine l’edizione dello scavo Halbherr a Kourtes 6.
Nella prospettiva di una ripresa integrale di tutte le iniziative intraprese dalla Scuola
nei diversi periodi, un posto di rilievo è stato riservato all’isola di Lemno, dove tutti i cantieri, da Efestia, a Cloi, a Poliochni, sono stati riportati in vita, anche se non sempre, purtroppo, con la dovizia di mezzi necessari, a causa della ristrettezza dei bilanci 7.
Un’operazione «politica» di grande rilievo, durante la direzione Di Vita, è stata la
ripresa degli interessi scientifici italiani nel Dodecaneso 8, dove la nostra occupazione continuava ancora ad essere oggetto di accesi dibattiti. La grande lungimiranza dell’Eforo alle
Antichità I. Papachristodoulou ha permesso il pagamento di una serie di debiti scientifici
ereditati dai funzionari della Soprintendenza italiana. Un nutrito gruppo di allievi è stato
in tal modo chiamato ad occuparsi, per la tesi di diploma presso la Scuola, di tematiche
relative alle isole di Rodi e di Coo.
L’edizione di vecchi scavi o complessi monumentali ha rappresentato, in generale, una
delle attività più meritorie della direzione Di Vita, anche perché ha riguardato tutti indistintamente i campi di scavo della Scuola: dai materiali minoici di H. Triada, a quelli
4
La Scuola collabora adesso, per volontà del nuovo
Direttore E. Greco, con il Centro di Archeologia cretese dell’Università di Catania, per quel che riguarda
lo scavo e l’edizione dei materiali relativi ad entrambi
i siti di Festòs ed H. Triada, per sempre legati alle prime presenze italiane nell’isola.
5
Ora G. RIZZA, Priniàs. La città arcaica sulla Patela.
Scavi condotti negli anni 1969-2000 (Studi e Materiali di
Archeologia Greca 8/1), Catania 2008.
6
L. ROCCHETTI, La ceramica della necropoli di Courtes, in ASAtene LXVI-LXVII, 1988-89, pp. 173-257.
7
S. Tiné aveva ripreso nel 1987 i lavori nel grande
sito preistorico; L. Beschi, dopo un’iniziale attività ad
Efestia (nel 1979-81), si è spostato nel Kabirion di
Cloi, dove ha messo in luce le sorprendenti strutture
arcaiche, divenendo l’unico cultore in Italia di questo
genere di studi, con l’acribia e l’acume che gli sono
propri; G. Messineo (da poco prematuramente scomparso), dopo una collaborazione con il Beschi ad
Efestia, aveva continuato ad occuparsi del centro tirrenico nel 1988, scoprendo le testimonianze di una frequentazione micenea. Ed Efestia è, ormai da qualche
anno, il campo di scavo privilegiato della Scuola, con
la diretta responsabilità di Emanuele Greco.
8
A. DI VITA, La Scuola Archeologica Italiana e il
Dodecaneso, in La presenza italiana nel Dodecaneso. La
ricerca archeologica, la conservazione, le scelte progettuali, a
cura di G. ROCCO e M. LIVADIOTTI, Catania 1996, pp.
XV-XX; G. ROCCO, Le ricerche italiane a Rodi e Coo,
in Un ponte… cit. a nota 1, pp. 95-104.
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romani di Gortina, a quelli micenei di Rodi, ai monumenti di Kamiros, alla stipe protoarcaica di Ialysos, ai tanti scavi di L. Morricone a Coo, al corpus epigrafico della stessa isola,
alla grotta preistorica di Vathy a Kalimnos, all’edizione dell’impresa arcadica di Pallanzio 9,
ad alcuni dei complessi «tirrenici» di Lemno, alla documentazione relativa al rilievo topografico di Nicopolis10, al santuario di Asklepio a Lebena (poi pubblicato durante la direzione Greco) 11, per non citare che i più importanti.
Un elemento culturalmente qualificante è inoltre rappresentato dalla riscoperta dell’identità e della storia della Scuola e della Missione Cretese, riscoperta cui il Direttore Di
Vita ed alcuni suoi collaboratori hanno dedicato non pochi contributi, non soltanto sulle
due Istituzioni nel loro complesso, ma anche su alcune delle figure più rappresentative; ed
hanno cercato di evidenziare, quando possibile, le ricadute in Italia, dell’attività svolta in
Grecia. Il volumetto Scuola Archeologica Italiana di Atene. All’ombra dell’acropoli: generazioni
di archeologi fra Grecia e Italia, del 1995 (il «libretto rosso» nel lessico familiare degli exallievi ateniesi!) è una delle manifestazioni più concrete di questo indirizzo 12. Ma non sono
mancate neanche l’epigrafe dedicatoria a F. Halbherr a Festòs, nel centenario di quello scavo, oppure lo scoprimento (concretatosi ormai con la direzione Greco) di una protome dello stesso Halbherr ad H. Triada, a sua volta sito centenario delle ricerche cretesi.
La direzione Di Vita è stata caratterizzata anche da una serie di mostre e convegni, promossi quasi esclusivamente per allargare ed approfondire il quadro proposto dagli scavi e
ricerche della Scuola. Il primo dei Convegni (ideale biglietto di presentazione del nuovo
arrivato), organizzato nell’ottobre del 1979 e dedicato a Grecia, Italia e Sicilia nell’VIII e
VII sec. a.C., fu al tempo stesso una riuscita scelta di politica culturale (per sottolineare la
specificità dei rapporti di collaborazione fra Italiani e Greci, nel nome del comune passato
‘classico’) ed una sorta di «ritorno alle origini» per il Direttore Di Vita, appassionato indagatore di Camarina e Selinunte: la valenza scientifica del tema proposto è ampiamente
dimostrata dai tre volumi degli Atti.
La prima delle Mostre, Creta Antica. Cento anni di archeologia italiana (1884-1984)
propose, in modo scopertamente ‘partecipato’, un modello di ‘lunga durata’, nel quale gli
archeologi protagonisti, le loro lettere e gli sfoghi dell’animo, ma anche i loro luoghi ed i
loro edifici, ebbero uguale attenzione che le rovine e i siti antichi; nel quale vedute storiografiche di insieme per i diversi periodi cronologici, schede di monumenti, cataloghi di
oggetti esposti, venivano dedicati ai contadini cretesi e agli inarrivabili suoni del loro strumento musicale, la lira. La versione romana della Mostra, fruttò, come iniziativa parallela,
un Convegno all’Accademia Nazionale dei Lincei, dedicato ai Cento anni di attività archeologica italiana a Creta. Nella tappa di Catania, dell’ottobre-novembre del 1985, fu invece
allestito un convegno sui rapporti fra archeologia e politica estera italiana, contesto nel
quale l’attività in Grecia e a Creta ebbero ampio riscontro 13.
Dieci anni dopo la mostra cretese arrivò quella sul Dodecaneso, nel quadro delle celebrazioni per il 2.400.mo anniversario della fondazione della città di Rodi: La presenza ita-
9
A. DI VITA, Guido Libertini a Pallantion, in
ASAtene LXVIII-LXIX, 1990-91, pp. 19-21.
10
A. DI VITA, Prefazione a W.P. WHITE, Plans of Nicopolis in the archives of the Scuola Archeologica Italiana
di Atene, in ASAtene LXIV-LXV, 1986-87, pp. 295-296.
11
Ora M. MELFI, Il santuario di Asclepio a Lebena
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(Monografie S.A.I.A. XIX), Atene 2007.
12
Un aggiornamento di quel ‘libretto’ è stato adesso previsto dalla Direzione della Scuola per la ricorrenza centenaria.
13
L’archeologia italiana nel Mediterraneo fino alla seconda guerra mondiale, a cura di V. LA ROSA, Catania 1986.
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liana nel Dodecaneso tra il 1912 e il 1948. La ricerca archeologica. La conservazione. Le scelte progettuali. Essa rappresentava il suggello della ripresa dei rapporti fra gli archeologi italiani
e greci in quelle isole ed il coronamento di una delle linee di politica culturale perseguita
tenacemente da Di Vita.
Al rinnovato interesse per il sito di Poliochni sono legati il convegno su Poliochni e
l’antica età del Bronzo nell’Egeo settentrionale (Atene, 22-25 aprile 1996), organizzato in
collaborazione con l’Eforìa di Mitilene (A. Archontidou) e l’Università di Atene (Chr.
Doumas), e la Mostra documentaria Poliochni nella Lemno fumosa. Un centro dell’antica età
del Bronzo nell’Egeo settentrionale, fortemente voluta dal Ministero dell’Egeo, esposta nel
settembre 1997 a Salonicco (allora capitale culturale d’Europa), e poi in diversi altri centri della Grecia, prima di essere definitivamente sistemata nell’area archeologica cui si
riferisce.
Al filone degli interessi egei della Scuola e al suo ruolo nel contesto dell’egeistica italiana, fa riferimento il Simposio tenuto a Roma nel febbraio del 1998, in onore delle due
figure più prestigiose (insieme con D. Levi) in questo campo di studi, l’archeologo L.
Bernabò Brea (l’editore di Poliochni) e lo storico G. Pugliese Carratelli (l’editore delle
tavolette in lineare A di H. Triada). Specifica menzione, in questo stesso ambito, merita
la celebrazione centenaria relativa ad uno dei siti qualificanti della Missione archeologica
Italiana di Creta e poi della Scuola di Atene. ‘I Cento anni dello scavo di Festòs’, sono stati
ricordati presso l’Accademia Nazionale dei Lincei, nel dicembre del 2000 14 e toccò al nuovo Direttore Greco porgere il saluto inaugurale. Non è un caso che gli Accademici del
Comitato organizzatore di quel Convegno (G. Pugliese Carratelli, G. Rizza, L. Beschi, A.
Di Vita) siano o siano stati altrettanti punti di riferimento delle ricerche italiane in
Grecia.
L’ultima, grossa iniziativa ha fatto registrare per la Scuola un ennesimo ritorno all’isola delle origini, mai trascurata durante la direzione Di Vita 15. Il Convegno internazionale sulla Creta romana e protobizantina, a Iraklion, nel settembre 2000, del quale sono apparsi i tre volumi di Atti 16, va considerato il testamento scientifico del Direttore e la consacrazione della ‘centralità’ di Gortina non soltanto per la Scuola, ma per la storia dell’isola 17. Tale centralità anche nella sua vita di studioso è stata appena ribadita in una monografia su quel sito fresca di stampa, arrivata dopo tre anni di intenso lavoro, la quale rappresenta la summa delle conoscenze per il periodo della lunga presenza sul campo del
Direttore Di Vita 18.
Un fatto destinato a segnare profondamente la vita dell’Istituzione e ad influire quindi in maniera considerevole sulle ricerche italiane in Grecia, è stato il nuovo ordinamento della Scuola, che dal marzo 1987 (con inizio effettivo dell’attività accademica nel 1989)
14
I cento anni dello scavo di Festòs (Roma, 13-14
dicembre 2000) (Atti dei Convegni Lincei, 173),
Roma 2001.
15
Su sollecitazione del Comune di Iraklion, direttamente dalla Scuola è stata allestita la mostra per
ricordare, nel decennale della scomparsa, la vita e l’opera di D. Levi (Itinerario di un cretolatra), esposta nel
S. Marco di Candia (ora Pinacoteca Comunale) nel
giugno del 1992.
16
Creta Romana e Protobizantina. Atti del Congresso Internazionale (Iraklion, 23-30 settembre 2000), Padova 2004.
17
Cfr. A. DI VITA, Presentazione, in Creta Romana e
Protobizantina cit., I, pp. XV-XXVI.
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A. DI VITA, Gortina di Creta. Quindici secoli di vita
urbana, Roma 2010.
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fu equiparata alle Scuole di specializzazione in Italia ed autorizzata a conferire un diploma con valore legale, al termine di un triennio di corso 19.
Costante e defatigante cura è stata dedicata, dal Direttore Di Vita, a tutte le strutture immobili della Scuola: integralmente restaurata la casa e costruiti nuovi magazzini e
laboratori a Festòs; la stessa costosa operazione ha riguardato lo stabile di Iraklion (dichiarato dai Greci monumento di interesse nazionale!) e quelli di Poliochni; ed è stato acquisito un edificio accanto alla sede di Atene, divenuto alloggio del Direttore e salone di rappresentanza. Ma il fiore all’occhiello rimane la costruzione ex-novo di una sede ad Haghioi
Deka (ora Comune di Gortina), impresa che ha occupato gli ultimi anni del lungo e fruttuoso mandato. Nel momento in cui pareva, alla fine degli anni ’70, che si fosse sul punto
di realizzare il nuovo Museo di Festòs, la Scuola offrì ai Greci un progetto di sistemazione
dell’area che sembrava allora quella prescelta 20. Il Museo di Festòs è nel frattempo diventato ‘della Messarà’, con ubicazione (ancora solo quella, nonostante siano già stati fatti i
saggi di scavo preliminari nell’area prescelta!) nel Comune di Gortina, che assorbirà, con la
nuova legge greca, anche il sito di Priniàs. I due centri di Festòs ed H. Triada faranno invece parte di un Comune nuovo di zecca, quello di Festòs (con sede a Mires).
Il comune di Gortina (con sede tuttora ai Santi Dieci) ha già una via A. Di Vita, ed ha
conferito al Nostro la cittadinanza onoraria. Il Comune siciliano di Licodia Eubea (quello
del ramo paterno della famiglia), dal canto suo, può vantare un Museo Archeologico «A.
Di Vita», alla cui inaugurazione, nel 2002, il dedicatario tenne la sua brava allocuzione.
Antoninus paene Pius, chiosarono in quella circostanza gli amici!
Ancor oggi Nino non rinuncia ai suoi periodi di studio ad Atene e sceglie sempre la
stessa sedia nella biblioteca, che ha tanto arricchito di volumi e riviste. Va in giro per
l’Egeo a trovare amici ed estimatori, apre le sue carte e gli appunti nella trapezaria della
casa di Iraklion, la cui salvaguardia ed integrità continuano a stargli a cuore come il primo
giorno che vi mise piede. Ed è molto dispiaciuto che nella stessa Iraklion una recente lottizzazione gli abbia letteralmente cancellato la sua adorata trattoria, dove poteva sempre
trovare i ricci di mare. Ma fiutare gli odori del villaggio o delle ‘sue’ rovine a Gortina, rivedere statue ed epigrafi nei magazzini della Casa, sedere la sera sulla veranda con Antonietta
ed i compagni di missione, è decisamente il suo elisir di lunga vita. Ad multos cretenses annos,
Nino!
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Quella italiana, in tal modo, differiva sensibilmente dalle istituzioni consorelle ad Atene, dal
momento che l’aspetto formativo-didattico assumeva
una rilevanza particolare. Il corso di studio, con un
collegio di docenti, lezioni e seminari, tirocinio di scavo, prove di esami annuali e tesi di diploma, prevedeva, unico nel suo genere, ben cinque diversi curriculum,
tutti direttamente legati all’archeologia e alle antichità della Grecia, dalla preistoria al periodo protobizantino. La specifica enfasi all’Architettura antica (con
un esame biennale anche per gli archeologi classici) è
solo una conferma dell’attenzione dedicata dal Di Vita
a questo genere di studi, nella consapevolezza di una
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grossa lacuna nella tradizione accademica italiana,
nonostante la Scuola di Atene fosse stata aperta fin dai
primi anni, ma senza particolare successo, anche ad
allievi architetti.
La nuova normativa nazionale sulle Scuola di specializzazione in Beni Culturali, in anni recenti, ha
momentaneamente annullato la legge speciale della
Scuola. Un’apposita Commissione, coordinata dal
Direttore Greco, è al lavoro per salvaguardare la specificità della Scuola di Atene.
20
A. DI VITA, Atti della Scuola, in ASAtene LV,
1977, p. 359, figg. 15-18; ID., in Arcaiología 3, maggio 1982, pp. 70-73.
ABSTRACT
ANTONINO DI VITA AND CRETE
This paper aims at outlining A. Di. Vita as a man, as a scholar, as an excavator and as
diretcor of the Italian Archaeological School in Athens, stressing his privileged relationship
with the Island of Crete, both due to the excavations conducted by him in Gortina ( from
1977 to 2009) but also on account of the support which he provided, as Director of the
Italian School, for the excavations conducted at Phaistos and Prinias. The last two relevant
episodes of his activity as Director of the Italian School are also linked to Crete and regard
the construction of the house and storerooms of the school in Gortina and the organization
of the international conference on Roman and Proto-Byzantine Crete.
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