La storia della costruzione del Duomo
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La storia della costruzione del Duomo
IL DUOMO DI MILANO PROBLEMATICHE E RIFLESSIONE DIDATTICA CORSO DI AGGIORNAMENTO 2004 LA STORIA DELLA COSTRUZIONE DEL DUOMO Lezione della dott. Giulia Benati Museo del Duomo, 16 settembre 2004 Nel 1386 la costruzione della nuova Cattedrale era avviata per iniziativa dell’Arcivescovo Antonio da Saluzzo accogliendo un profondo desiderio del popolo di Milano e con il consenso del Signore della città, Gian Galeazzo Visconti. All’epoca esistevano sull’area occupata dal Duomo e dalla sua piazza la Basilica di Santa Tecla risalente al IV sec., sede estiva della Cattedrale, la basilica di Santa Maria Maggiore, sede invernale, di età carolingia, il Battistero di Santo Stefano alle Fonti e il Battistero di San Giovanni alle Fonti, creato da sant’Ambrogio. Le precarie condizioni delle due chiese, provate da crolli, incendi e soprattutto lo stato di Santa Maria Maggiore sulla quale era crollato il campanile fatto edificare nel 1353 da Azzone Visconti, sono all’origine, dopo diversi tentativi di restauro e riparazioni, della decisione di ricostruire la Cattedrale. I lavori, come consuetudine, iniziarono dell’abside e dalle due sacrestie secondo la tradizione costruttiva e le tipologie stilistiche del gotico lombardo e nel materiale ad esse legato: il cotto. Attorno alla metà del 1387 il Visconti, per motivi di prestigio essenzialmente politico, impresse alla Cattedrale un nuovo assetto stilistico-costruttivo, simbolo degli orizzonti del suo potere: impose cioè lo stile gotico centro europeo. Le mutate esigenze legate al nuovo stile comportarono una diversa e ben più complessa organizzazione: in primo luogo la creazione di un organismo tecnico amministrativo, la Veneranda Fabbrica del Duomo, al quale affidare l’edificazione della Cattedrale nel suo intero ciclo operativo, dalla progettazione, al finanziamento, all’esecuzione; in secondo luogo l’adozione di un nuovo materiale che non poteva essere il cotto, ma che fu il marmo di Candoglia, concesso gratuitamente dal Visconti e trasportato a Milano dalla Val d’Ossola, dove si trovano le cave, per via d’acqua lungo il Toce, attraverso il Lago Maggiore, sul Ticino e il naviglio. Infine fu necessario adottare un nuovo progetto che, non rinnegando il già fatto, fosse conforme alla svolta imposta dal Duca. La riprogettazione della Cattedrale infatti mantenne l’impostazione planimetrica definita ormai dalla zona absidale già edificata, ma ridefinì spazi, volumi e strutture secondo moduli e sensibilità tipicamente nord-europei soprattutto tedesco-renani e fu il frutto del lavoro di un’equipe costituita da architetti e capomastri lombardi e campionesi. I consulenti stranieri, spesso convocati o imposti dal Duca, ebbero un ruolo il cui valore finì per essere non tanto concreto, con la messa in opera di loro suggerimenti progettuali, ma più che altro dialettico e chiarificatore sulla via di un procedere autonomo da parte architetti della Fabbrica del Duomo. Milano, Gruppo Didattica Conclusione ed inizio della Chiesa, solenne fondale all’altare, i tre finestroni dell’abside, fra i più grandi dell’architettura gotica, furono ideati già sul finire del 1390 da Nicola de’ Bonaventure ed in seguito perfezionati sia sotto l’aspetto statico che teologico, da Filippino degli Organi e Michelino da Besozzo entro il 1402. L’erezione dei primi piloni e l’impostazione delle volte comportò l’inserimento degli elementi forse più caratteristici di tutta l’architettura del Duomo, sono i capitelli, sicuramente la soluzione più originale e priva di precedenti modelli e di derivazioni dall’architettura occidentale, segno dell’indipendenza creativa degli architetti nostrani, legati ancora alla cultura romanica. Tutti i capitelli risalgono ai prototipi elaborati nell’ultimo decennio del ‘300, sono costituiti da nicchie sormontate da baldacchini e ghimberghe con un’esuberante l’ornamentazione di fogliame, archeggiature e pinnacoli gattonati. In alcuni capitelli vi è un secondo ordine di nicchie, e mensole per accogliere la ricca statuaria: da otto a trentadue statue. Una processione quindi di Martiri, Santi e Sante accompagna verso il tiburio e verso l’abside, in un progressivo cammino nello svolgimento del programma iconografico-simbolico del Duomo: la storia della salvezza dell’uomo tramite l’incarnazione di Cristo. I lavori di costruzione procedettero speditamente fino alla seconda metà del 1400 quando si dovette affrontare il completamento della zona all’incrocio della navata principale col transetto, il complesso del tiburio, pensato fin dagli inizi come centro della Cattedrale, di grande importanza quindi sia architettonica che simbolica, per l’intero Duomo. Il tiburio rappresentò un grave problema per i costruttori del Duomo tanto che fu realizzato a distanza di quasi 120 anni dall’inizio dei lavori. Dopo l’ingrossamento dei quattro piloni centrali attuato nel 1390 su suggerimento di Matteo da Campione, le premesse statiche vennero infatti impostate intorno al 1465 da Guiniforte Solari e, dopo molte ricerche, interventi e proposte suggerite dai maggiori architetti dell’epoca, fra i quali anche Francesco di Giorgio Martini, Leonardo da Vinci e Bramante, nel 1500 l’Amadeo e il Dolcebuono conclusero la “gran cupola”. Per la grave situazione politica verificatasi con la caduta di Ludovico il Moro e l’invasione straniera che aprì il difficile periodo delle guerre d’Italia, i lavori del Duomo subirono un forte rallentamento che si protrasse sino all’arrivo a Milano dell’arcivescovo Carlo Borromeo. Col grande Borromeo vi fu una grande ripresa dei lavori, ma in un ottica completamente diversa che portava lontano dal gotico; si attuò una vera e propria rivoluzione all’interno del Duomo che doveva divenire la chiesa di riferimento per l’applicazione all’architettura delle verità teologiche e delle norme liturgiche scaturite dal Concilio Tridentino appena conclusosi. Punto centrale del rinnovato culto cattolico fu la valorizzazione del presbiterio con la presenza divina nell’eucaristia. Il primo presbiterio del Duomo coincideva con la zona compresa tra i piloni absidali ed aveva al centro, l’altare che era stato di Santa Maria Maggiore. Nel corso della prima metà del ‘500 venne ampliato con una zona riservata alle magistrature civili e alle rappresentanze cittadine: il coro senatorio. Fu con San Carlo Borromeo che il presbiterio assunse un’articolazione complessa con una radicale riforma dello spazio sacro in applicazione delle normative liturgiche emanate dallo stesso Arcivescovo.Riprogettato interamente da Pellegrino Pellegrini detto il Tibaldi, l’architetto imposto da san carlo alla Fabbrica del Duomo, il presbiterio venne esteso sino ai due piloni che ancora oggi reggono i pulpiti. Lo spazio fu sviluppato su piani diversi divisi da balaustre, destinati a usi e persone diverse, coerentemente alla nuova disciplina ecclesiastica e secondo motivi teologico-pastorali: in progressiva elevazione, al coro senatorio seguiva Milano, Gruppo Didattica un passaggio di servizio poi il presbiterio vero e proprio riservato all’Arcivescovo e al Capitolo Metropolitano. Al centro era il monumentale tabernacolo nel grande ciborio sotto il quale era stato inserito come basamento l’antico altare: la centralità dell’Eucarestia doveva essere l’elemento prioritario e dominante lo spazio interno non solo del presbiterio, ma dell’intera Cattedrale a celebrazione e a solenne affermazione della presenza divina nell’Eucarestia contro ogni negazione luterana. La parte più avanzata era costituita dai pulpiti per favorire e sottolineare l’importanza della predicazione considerato strumento fondamentale per contrastare la diffusione del Protestantesimo. Racchiudevano lateralmente e posteriormente lo spazio del presbiterio, i grandi organi collocati nell’attuale posizione simmetrica, chiusi da ante dipinte con episodi delle Scritture e della vita della Vergine, dettati da san Carlo, e il coro ligneo, riservato ai canonici della Cattedrale, organizzato secondo una sistemazione rigidamente gerarchica e interdetto ai laici. Nei dossali il Borromeo volle rilievi dedicati alla vita di sant’Ambrogio e le figure dei Santi Martiri e dei Santi vescovi della Chiesa Milanese: esempi di santità e insieme monito per i canonici stessi, nonché affermazione della necessità delle opere buone per la salvezza eterna contro le negazioni delle chiese riformate. A chiusura esterna del presbiterio con la funzione di nasconderne i diversi livelli di imposta venne posta una cinta marmorea con 17 riquadri narranti la vita della Vergine e separati da figure di angeli cariatidi e da simboli mariani. Sotto il presbiterio san Carlo fece costruire dal Pellegrini una Cappella Jemale per la preghiera quotidiana comunitaria dei canonici a coronamento della sua riforma della vita dei sacerdoti della cattedrale, con simboli dell’Eucarestia, della Passione, angeli e monogramma di Cristo nelle volte. Per evitare gli irrispettosi attraversamenti del Tempio, ma anche per sottolinare la centralità della presenza eucaristica e del percorso di avvicinamento al Mistero, fece chiudere nel 1568 le porte dei due capocroci dei transetti In questo profondo riordino del Duomo, anche le pareti laterali subirono un cambiamento radicale che ne variò l’aspetto. Furono tolti tutti gli altari eretti durante i secoli, molti dei quali luogo di deviozioni non più accettabili secondo la nuova spiritualità tridentina e furono costeruiti nuovi altari laterali su disegni di Pellegrino Pellegrini secondo un impianto architettonico e un lessico nuovo, proprio dell’architettura romana tardo 500esca. Le pareti vennero così rimodulate forme classiche, parallelamente a quanto accadeva negli stessi anni nelle chiese di Roma, oltre che per rispondere alle nuove esigenze liturgiche anche per nascondere il gotico del Duomo, così legato a una matrice culturale nordeuropea e quindi a un possibile legame anche religioso con essa e di conseguenza con la riforma luterana. Con Federico Borromeo si inizia la costruzione della facciata: in linea con gli intendimenti di san Carlo venne progettata in forme “romane” e attraverso i rilievi marmorei, si impostò il discorso iconografico dedicato alla Vergine. Purtroppo i lavori vennero ben presto sospesi, anche se a metà del Seicento venne reimpostato il discorso progettuale nel senso di un ritorno allo stile gotico conforme a quello “delli primi fondatori” da parte dell’architetto Buzzi. Dopo la grande stasi dei lavori che percorse tutto il XVII secolo, si ricominciò a pensare al completamento della cattedrale nella seconda metà del ‘700, con l’innalzamento della grande guglia ad opera dell’architetto Francesco Croce che riuscì ad interpretare il gotico nella nuova sensibilità settecentesca: una scelta operata dalla Fabbrica nella completa rottura col clima culturale lombardo di stampo illuminista che leggeva l’architettura gotica come regresso a fronte delle nuove idee che avrebbero condotto alla fioritura neoclassica. Milano, Gruppo Didattica Fu per volontà di Napoleone Bonaparte, re d’Italia, che nel 1806 ripresero i lavori per la facciata secondo il progetto Zanoia Amati nel criterio di uniformità stilistica con il resto del Tempio, quindi nel segno gotico, conservando però quanto già costruito. Nell’Ottocento si completò inoltre la parte superiore del Duomo con la costruzione di quasi tutti gli archi rampanti e delle guglie. La conclusione della facciata terminata in tempi brevissimi, nel 1815, aveva dato luogo a un’opera non uniforme stilisticamente: nel 1888, in pieno clima culturale romantico venne bandito, a seguito del lascito De Togni, un concorso internazionale per riprogettare una facciata totalmente gotica. Il progetto vincitore, di un giovane architetto, Giuseppe Brentano, non fu però mai realizzato sia a causa della sua prematura morte, sia per la disparità delle opinioni sul progetto stesso che protrassero troppo a lungo la decisione attuativa fino al tramonto del momento neogotico. Le ultime opere che conclusero il Duomo furono le cinque porte bronzee della facciata la cui realizzazione va dal 1904 con la prima, quella centrale, dedicata alle vita della Vergine, di Ludovico Pogliaghi, al 1965 con il posizionamento degli ultimi battenti della porta di destra, creati da Luciano Minguzzi e dedicati proprio alla storia della costruzione del Duomo. Milano, Gruppo Didattica