Allianz Global Investors Insights
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10 Allianz Global Investors Insights Ottobre 2014 Prospettive Globali Il nuovo “alfabeto” degli investimenti Dal 2011 i professionisti dell’investimento di AllianzGI provenienti da tutto il mondo si riuniscono due volte all’anno in occasione del nostro Investment Forum, per elaborare l’outlook a medio-lungo termine della società e verificare le ipotesi sui diversi temi di investimento. In occasione dell’ultimo Investment Forum, svoltosi a Francoforte lo scorso settembre, abbiamo affinato il nostro scenario rispetto agli incontri precedenti, arrivando alla conclusione che in un contesto di crescita tendenziale modesta e bassi tassi di interesse dobbiamo aspettarci rendimenti di mercato (beta) inferiori: la gestione attiva assumerà quindi un ruolo sempre più rilevante ai fini del rendimento complessivo. Understand: cos’è il beta e da cosa dipende Le convinzioni espresse in occasione dei Forum precedenti rimangono sostanzialmente invariate: la politica monetaria continua ad essere accomodante e le Banche Centrali restano deliberatamente dietro la curva, mentre le prospettive di inflazione a breve termine appaiono moderate e le dinamiche legate alla Financial Repression si sono rafforzate. L’unica dimensione che non avevamo del tutto previsto nei Forum precedenti riguarda i percorsi divergenti che sono stati intrapresi dai paesi sviluppati: a differenza dell’Eurozona e del Giappone, gli Stati Uniti e il Regno Unito potrebbero modificare i tassi di interesse prima di quanto non si aspettino i mercati. L’implicazione fondamentale delle nostre ipotesi più consolidate - ovvero che non vi siano alternative all’assunzione di rischio si è dimostrata valida negli ultimi anni, infatti gli asset rischiosi hanno registrato rendimenti significativi. Riteniamo che sui mercati finanziari non si stia formando alcuna bolla dei prezzi, ma le valutazioni elevate raggiunte da alcune asset class sollevano un importante interrogativo: che rendimenti di mercato (beta) possiamo aspettarci e da quali fattori saranno determinati? Andreas Utermann Global Chief Investment Officer In particolare, abbiamo analizzato i seguenti driver del beta di mercato: • Dati macroeconomici globali. Grazie soprattutto agli Stati Uniti nel mercato si è creato un momentum positivo che, per quanto ancora modesto, risultava particolarmente necessario. • Disinflazione globale. Questo trend recente sembra essersi concluso, ma non vi sono ancora segnali di un’inversione di tendenza. • Deflazione in Europa. L’Europa si trova ad affrontare sfide importanti, ma difficilmente cadrà in una lunga Cont. a pag. 2 01 Prospettive globali 02 Segnali dalla ricerca Il nuovo “alfabeto” degli investimenti La nostra ricerca in funzione dell’investimento attivo 02 Prospettive in Europa 03 Punti di vista Indipendenza scozzese: l’inizio di una tendenza? Una possibile via d’uscita per l’Europa: tagliare il cuneo fiscale sui redditi bassi? Documento illustrativo di approfondimento che non costituisce offerta al pubblico di prodotti/servizi finanziari. 05 GrassrootsSM Research L’impatto delle tecnologie digitali sul settore del Private Wealth Management Prospettive Globali • spirale deflazionistica come è successo in Giappone; la BCE1 ha iniziato per tempo l’allentamento monetario e manterrà un atteggiamento accomodante per un periodo prolungato. Rischio geopolitico. Il rischio di correzioni al ribasso è aumentato, anche se per il momento i mercati non sembrano esserne particolarmente turbati. Act: Catturare l’Alpha In uno scenario caratterizzato da una crescita tendenziale modesta e da tassi bassi, dobbiamo aspettarci rendimenti di mercato (beta) più contenuti per il prossimo futuro. La generazione di sovraperformance (alpha) è pertanto Allianz Global Investors Insights destinata ad essere una componente sempre più rilevante dei rendimenti complessivi degli investitori. Per affrontare questa sfida e soddisfare al meglio le esigenze di investimento dei nostri clienti abbiamo quindi deciso di focalizzarci sulla gestione attiva ed in particolare di: 1. Dedicare particolare attenzione all’active share, con tracking error elevati per la maggior parte delle strategie. 2. Focalizzare la creazione di nuove strategie nell’ambito sistematico, concentrato o unconstrained. 3. Sviluppare ulteriori strategie di tipo alternativo o absolute return. 4. Supportare la creazione di portafogli più concentrati e basati su forti convinzioni con una ricerca più dinamica. 5. Adottare un approccio “attivo” anche in termini di valore aggiunto della nostra consulenza ai clienti. In sintesi, nei prossimi anni i rendimenti legati agli investimenti potrebbero essere più contenuti di quelli registrati negli ultimi cinque anni. Il ruolo della gestione attiva nella generazione di alpha - attraverso consulenza e strategie di investimento - è quindi destinato a diventare una componente sempre più rilevante per il rendimento complessivo degli investitori: al beta dovrà necessariamente essere associato l’alpha. È questo il nuovo alfabeto degli investimenti. Prospettive in Europa Indipendenza scozzese: l’inizio di una tendenza? Lo scorso 18 settembre la Scozia ha votato per decidere se separarsi dal Regno Unito dopo oltre 300 anni di storia in comune. Con la vittoria dei “no” ormai assodata, è chiaro che per quanto le ragioni del voto appaiano inequivocabili a livello economico e sociale, le forti implicazioni emotive di questo referendum sono comunque il retaggio di un lontano passato. Alla luce di questo scenario, il Regno Unito teme ora che la Scozia possa chiedere e ricevere sempre più autonomia rispetto al resto del Paese, uno sviluppo che potrebbe acuire le tensioni all’interno del governo di Londra. Inoltre, il Regno Unito e l’Unione Europea devono ora prepararsi al voto spagnolo di novembre sull’indipendenza della Catalogna, mentre in Italia si parla di un possibile referendum per l’indipendenza da parte del Veneto. In un momento in cui l’Europa non deve solo concentrarsi sulle riforme strutturali, assolutamente necessarie, ma anche presentare un fronte unito verso la Russia sulla questione ucraina, potremmo assistere a Neil Dwane CIO Equity Europe frammentazioni politiche locali in grado di minare la fiducia internazionale nei confronti della direzione intrapresa dall’Europa. Segnali dalla ricerca La nostra ricerca in funzione dell’investimento attivo Il focus sempre più spiccato di AllianzGI sull’investimento attivo sta facendo emergere una domanda interessante: che cosa significa investimento attivo per i nostri team di ricerca, e come sono cambiate le nostre prassi di ricerca? 1. Banca Centrale Europea 2 In passato, i nostri team di ricerca riservavano forse eccessiva priorità alla copertura dei titoli large-cap con elevati pesi nei benchmark dei prodotti flagship per ogni area geografica. Oggi siamo invece dell’idea che, per aiutare quegli stessi prodotti ad aumentare la propria Steve Berexa Global Head of Research Cont. a pag. 5 Allianz Global Investors Insights Punti di vista Una possibile via d’uscita per l’Europa: tagliare il cuneo fiscale sui redditi bassi? Uno degli interrogativi che destano maggiore perplessità, ora che l’economia globale sta emergendo dalla crisi finanziaria, riguarda la possibilità che il tasso di crescita tendenziale possa cambiare rispetto al trend che ha caratterizzato l’ultima parte del ventesimo secolo. Al tempo stesso, si discute molto delle sempre più marcate ineguaglianze in termini di reddito e ricchezza. Sotto alcuni aspetti, questi problemi sembrano collegati tra loro. Mentre le classi più abbienti guadagnano una quota sempre più ampia del PIL2, i tassi potenziali di crescita risultano limitati soprattutto per l’assenza di consumi da parte della maggioranza della popolazione, che non riesce a percepire aumenti reali dei redditi al netto delle imposte. Nei paesi sviluppati, gli attuali andamenti demografici e l’eccessivo indebitamento degli stati sovrani non hanno sostenuto questo trend. Per quanto alcune cause del rallentamento dell’economia non possano essere risolte in tempi brevi, è indubbio che alcune decisioni politiche potrebbero in realtà rinvigorire la crescita, riportandola a livelli più elevati. Molti paesi hanno reagito d’impulso alla crisi e alla spirale del deficit aumentando le tasse per limitare l’espansione del debito in circolazione. Per quanto sia indubbiamente necessario evitare una situazione di indebitamento insostenibile, è altrettanto essenziale creare incentivi sostenibili affinché l’economia possa generare una crescita a medio termine limitando nel contempo i disavanzi correnti. Troppo spesso, l’aumento della pressione fiscale ha coinvolto “facili bersagli”, invece di colpire le aree in grado di dare un vero senso economico alla manovra. Dagli aumenti delle imposte sul reddito fino ai più dannosi rialzi dell’IVA3, i governi centrali hanno cercato di aumentare il più velocemente possibile le entrate. Considerato il livello già elevato di tassazione della componente lavoro in molti paesi sviluppati, e data la natura particolarmente regressiva dell’IVA, questo approccio ha determinato purtroppo ulteriori contrazioni della domanda aggregata. Come evidenziano i grafici, nel contesto attuale sarebbe ora necessario un impegno nettamente superiore per poter stimolare la domanda, attraverso più contenuti oneri fiscali a carico dei consumatori, e di prestare maggiore attenzione alla componente legata al lavoro riducendo il cuneo fiscale tra costo del lavoro e stipendio netto percepito. Questo è stato, in un certo senso, il punto cruciale dell’economia dal lato dell’offerta promossa dall’ex presidente USA Ronald Reagan negli anni 80, quando la validità della teoria fu messa seriamente in discussione per il livello di cuneo fiscale - la differenza tra il costo complessivo del lavoro per il datore di lavoro e gli stipendi netti percepiti dai lavoratori dipendenti applicabile all’epoca. Per molti paesi europei che presentano cunei fiscali particolarmente ampi, associati a elevati livelli di IVA sui consumi, vi è addirittura un’argomentazione ancora più convincente: in realtà una riduzione del cuneo fiscale, in particolare per i lavoratori a basso reddito, potrebbe quasi autofinanziarsi. Se si considera che in Europa una quota sostanziale delle entrate fiscali serve a finanziare i sussidi destinati a coloro che non lavorano - disoccupati, pensionati e persone inabili al lavoro o che non vogliono lavorare una riduzione delle frizioni sul mercato del lavoro potrebbe alimentare la domanda di lavoro, e questo servirebbe non solo ad aumentare il gettito fiscale, ma anche a ridurre contemporaneamente i costi pubblici. In tal senso, il costo fiscale di queste politiche è probabilmente sovrastimato. Il grafico seguente illustra i livelli più recenti del cuneo fiscale medio in alcuni paesi. Si noti che sono escluse le imposte Karl Happe CIO Insurance Related Strategies dirette, legate ai consumi e, considerando che, in molti paesi europei l’IVA sui beni e servizi si aggira attorno al 20%, un’altra fetta significativa del reddito è assorbita proprio dalle imposte dirette sui consumi. È interessante osservare che i Paesi dell’eurozona dominano l’area contraddistinta da un elevato cuneo fiscale sulla sinistra del grafico, mentre i Paesi dell’Unione europea non appartenenti alla zona euro, e in maniera ancora Mercato del lavoro ideale Salario orario in Offerta di lavoro W* Domanda di lavoro H* Ore lavorate H* = Ore di lavoro ottimali W* = Salario ottimale corrisposto/percepito Mercato del lavoro al netto del cuneo fiscale Gettito fiscale Perdita secca Salario orario in Offerta di lavoro Costo per il datore di lavoro W* Reddito netto del dipendente Domanda di lavoro H H* t Ore lavorate H* = Ore di lavoro ottimali Ht = Ore effettivamente lavorate H* - Ht = Sottooccupazione causata dalla pressione fiscale Fonte: Allianz Global Investors. Cont. a pag. 4 2. Prodotto interno lordo 3. Imposta sul valore aggiunto 3 Allianz Global Investors Insights Punti di vista più evidente i paesi non UE, sono più numerosi nell’area relativa al basso cuneo fiscale sulla destra. Inoltre colpisce il fatto che nonostante le rilevanti entrate fiscali, i paesi sulla sinistra del grafico generalmente sembrino avere maggiori difficoltà con i livelli di debito sovrano rispetto ai paesi sulla destra. Per rendere questi dati più tangibili, si consideri che se i quattro paesi con un cuneo fiscale prossimo al 49% lo riducessero al livello medio dell’OCSE4 (36%) - e ipotizzando che i datori di lavoro sono disposti a mantenere stabili i salari e stipendi lordi - i redditi netti aumenterebbero di oltre il 25% per i cittadini tedeschi, austriaci, ungheresi e francesi! Se, tuttavia, invece di tagliare direttamente i cunei fiscali, i governi concentrassero la riduzione delle imposte su coloro che guadagnano meno dei livelli mediani, questo incremento probabilmente farebbe aumentare i consumi di una quota pari, o superiore, allo sgravio fiscale. Il grafico che ripartisce la spesa al consumo statunitense per quintili di reddito evidenzia che il 40% inferiore di percettori Cunei fiscali in % sul PIL 60 ◼ Eurozona ◼ Paesi UE non euro ◼ Paesi non UE 50 40 30 20 0 Belgio Germania Austria Ungheria Francia Italia Finlandia Svezia Repubblica Ceca Slovenia Grecia Portogallo Repubblica Slovacca Spagna Estonia Turchia Danimarca Norvegia Lussemburgo Paesi Bassi Polonia Islanda Giappone Regno Unito Stati Uniti Canada Australia Irlanda Svizzera Corea Israele Messico Nuova Zelanda Cile Media OCSE 10 Fonte: dati OCSE al 31 dicembre 2013. Consumi USA per quintili di reddito ◼ Reddito al netto delle imposte ◼ Consumi ◼ Consumi/reddito (scala dx)(rhs) $160,000 250% $140,000 200% $120,000 $100,000 150% $80,000 di reddito tende a consumare più di quanto non guadagni in termini netti. Se applicata all’Europa, questa dinamica potrebbe contribuire a generare un sostanziale boom della crescita che probabilmente causerebbe un aumento dell’occupazione, accelerato dal fatto che un cuneo fiscale più ridotto promuoverebbe una domanda di lavoro più vicina al punto ottimale. Questo, a sua volta, ridurrebbe il carico della spesa sociale e presumibilmente contribuirebbe notevolmente a finanziare l’onere fiscale dei livelli di imposta più bassi. Per quanto tagliare il cuneo fiscale sui lavoratori a più basso reddito possa essere meno costoso in un modello dinamico che non in uno statico, potrebbero verificarsi coperture di bilancio da colmare. Idealmente, la copertura dovrebbe avvenire, come ha ricordato il presidente della BCE Mario Draghi in un recente discorso, attraverso “tagli alla spesa in aree improduttive dove il moltiplicatore [fiscale] è basso” - in altre parole, tagli ai sussidi e agli esuberi nel settore pubblico. La copertura di questi parti di bilanci potrebbe inoltre aumentare leggermente il carico fiscale sul fattore capitale, comportando, tra l’altro, un modesto incremento delle imposte immobiliari sull’esempio del modello americano. Considerati tutti questi fattori, il focus dell’Europa, sostanzialmente imposto da una visione marcatamente centralista dell’economia favorita dal governo tedesco, sta probabilmente portando a scegliere la medicina sbagliata per curare il paziente. Una crescita più rapida, sostenuta da cunei fiscali inferiori per i lavoratori a basso reddito, è un modo più sostenibile per risolvere i problemi di indebitamento dell’Europa rispetto all’aumento delle tasse, alla riduzione della domanda e al rallentamento della crescita economica. 100% $60,000 $40,000 50% $20,000 $0 Quintile più basso Secondo quintile Quintile medio Fonte: US Bureau of Labor Statistics, dati al 30 giugno 2013. 4 Quarto quintile Quintile più alto 0% 4. Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico Allianz Global Investors Insights GrassrootsSM Research L’impatto delle tecnologie digitali sul settore del Private Wealth Management Negli ultimi anni l’emergere di nuove tecnologie digitali ha aperto canali di vendita alternativi per il settore del Private Wealth Management. Mentre la maggior parte degli investitori individuali si affida ancora a un consulente finanziario personale per le proprie decisioni in materia di investimenti e di allocazione dei propri risparmi, sempre più investitori si avvalgono dei cosiddetti “robo-advisor”, che consentono di costruire e investire online i propri portafogli attraverso un sistema automatico basato su algoritmi, facendo a meno dei consulenti finanziari. Per valutare l’impatto attuale e potenziale di queste nuove tecnologie, GrassrootsSM Research ha raccolto i punti di vista dei consulenti finanziari indipendenti negli Stati Uniti e dei consulenti finanziari delle maggiori società d’investimento. Tra gli intervistati, le dimensioni medie dei portafogli dei clienti erano comprese tra 10.000 e 50 milioni di dollari, con oltre la metà nella fascia 200.000-2,5 milioni di dollari. È rilevante notare che nessuno dei consulenti intervistati ha indicato per il momento impatti dei robo-advisor sulla propria attività, e diverse fonti hanno spiegato che questa tipologia di consulenti, attivi esclusivamente online, sono maggiormente adatti agli investitori più giovani, esperti di tecnologie e con portafogli di dimensioni limitate. Inoltre, nonostante la crescente offerta di informazioni gratuite online per gli investimenti personali dei risparmiatori, Kelly Reuba Global Head of GrassrootsSM Research nessuno dei soggetti intervistati ha rilevato una minore disponibilità dei propri clienti a pagare per servizi personalizzati di consulenza. Come ha spiegato un consulente finanziario, “le commissioni diventano un problema solo quando manca il valore”. Segnali dalla ricerca active share, i nostri team di ricerca debbano fornire sempre più idee highconviction nel segmento delle small-cap. In passato i nostri gestori potevano detenere nei portafogli gestiti pesi inferiori o differenti dei titoli rispetto a quelli dei benchmark di riferimento. Gli analisti hanno sempre fornito una dettagliata copertura sui principali titoli. La copertura neutrale corrispondeva a un posizionamento neutrale nel portafoglio (in assenza di chiare opportunità legate ai titoli, o in presenza di basse conviction). Oggi chiediamo invece ai nostri analisti di dedicare un tempo inferiore alle azioni large-cap per le quali è quasi impossibile identificare i “driver” rilevanti (ovvero i fondamentali chiave per un determinato titolo), e dove abbiamo poche probabilità di riuscire a sviluppare ed esprimere una forte conviction. Il motivo di questo cambiamento è semplice: i nostri clienti sono sempre meno disposti a pagare per prodotti che, nonostante studi e analisi, siano semplicemente in grado di replicare un indice. Ultimamente ho assistito a una presentazione durante la quale il responsabile della ricerca di un importante studio di consulenza internazionale ha sottolineato come la flessibilità degli analisti di ricerca di AllianzGI rappresenti una potenziale sfida per la transizione della nostra società verso l’investimento attivo. In realtà, come accennato, abbiamo già gettato ottime basi per riorganizzare la ricerca a completo sostegno dell’investimento attivo. 5 Le informazioni e le opinioni espresse nel presente documento, soggette a variazioni nel tempo, sono quelle della società che lo ha emesso o delle società collegate, al momento della redazione del documento medesimo. Le informazioni contenute nel presente documento derivano da fonti che si presumono corrette e attendibili ma non sono state verificate da terze parti indipendenti. Per questo motivo l’accuratezza e la completezza di tali informazioni non sono garantite e nessuna responsabilità è assunta circa eventuali danni o perdite derivanti dall’uso delle informazioni fornite. Si applicano con prevalenza le condizioni di un’eventuale offerta o contratto che sia stato o che sarà stipulato o sottoscritto. Il presente documento è una comunicazione di marketing; emessa da Allianz Global Investors Europe GmbH, www.allianzgi-regulatory.eu, una società di gestione a responsabilità limitata di diritto tedesco, con sede legale in Bockenheimer Landstrasse 42-44, D-60323 Francoforte sul Meno, iscritta al Registro Commerciale presso la Corte di Francoforte sul Meno col numero HRB 9340, autorizzata dalla Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht (www.bafin.de). Allianz Global Investors Europe GmbH ha stabilito una succursale in Italia - Allianz Global Investors Europe GmbH, Succursale di Milano, www.allianzglobalinvestors.it, via Durini, 1 - 20122 Milano, soggetta alla vigilanza delle competenti Autorità italiane e tedesche in conformità alla normativa comunitaria. È vietata la duplicazione, pubblicazione o trasmissione dei contenuti del presente documento in qualsiasi forma. 6 Documento illustrativo di approfondimento che non costituisce offerta al pubblico di prodotti/servizi finanziari. AGII102014 L’investimento implica dei rischi. Il valore di un investimento e il reddito che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del rimborso, l’investitore potrebbe non ricevere l’importo originariamente investito.