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Andrea Ambrogetti, direttore
delle relazioni istituzionali
di Mediaset* e Presidente di
DGTVi è stato arrestato. Il motivo
starebbe nel fallimento, secondo
l’accusa fraudolento, di Interattiva,
casa di produzione video tutta in
chiave digitale terrestre intestata
alla moglie, ma che i magistrati
ritengono gestita dallo stesso
Ambrogetti; il tutto condito da una
tentata truffa ai danni del Ministero dell’Istruzione. Colpisce che
un uomo che occupa ruoli chiave
del mondo televisivo italiano, a
carattere anche istituzionale come
la presidenza di DGTVi, possa
avere in famiglia una società che si
occupa di digitale terrestre, che ha
tra i propri clienti la stessa DGTVi,
oltre che diversi enti pubblici;
società che a switch off terminato
pensa di fallire serenamente con
un buco di qualche milione. Essere
direttore dei rapporti istituzionali
di Mediaset di certo apre le porte
di molti uffici “giusti”; essere poi
il deus ex machina del digitale
terrestre in Italia, con influsso diretto per esempio sulla scelta delle
tecnologie (vedi mhp), è un chiaro
centro di potere. Difficile pensare
che la società della famiglia Ambrogetti accedesse a commesse così
importanti senza intercessioni. La
giustizia dovrà fare il suo corso
e verificare la colpevolezza di
Ambrogetti e family; ma di certo
la cronaca di queste ore non può
che spingere a tracciare un bilancio
delle attività di DGTVi degli ultimi
anni, di cui Ambrogetti è stato Presidente per cinque mandati consecutivi. Lo stato della TV digitale in
Italia è tutt’altro che soddisfacente:
copertura discutibile; l’alta definizione langue, a favore delle pay
TV; l’interattività mhp un fiasco; il
TG1 è ancora in un grottesco 4:3,
con immagini prese dalle agenzie
internazionali messe in onda
deformate; la numerazione LCN è
in alto mare; la questione DVB-T2
tutt’altro che chiarita; l’offerta di
Tivù Sat colpevolmente taciuta.
Così vanno le cose in Italia: per essere buoni, a rilento. Chi spera ora
che presto arrivino le trasmissioni
digitali in Italia in 4K (ed è ottimista a riguardo) farebbe bene a
riflettere: a chi interessa veramente
la qualità dell’offerta TV?
Gianfranco GIardina

*Come riportano tutti i quotidiani,
MEDIASET È ESTRANEA ALLA VICENDA
torna al sommario
Intel attacca il
Lumia 1020 in
mercato mobile: prova: smartphone
ecco Bay Trail 25 o fotocamera? 38
iOS 7.0: bello
ma non per tutti
È disponibile il nuovo sistema
operativo iOS 7: interfaccia
completamente stravolta da Jony
Ive e moltissime funzioni nuove
03
OLED LG in Italia a ottobre
Il TV OLED curvo di LG 55EA980V
sarà disponibile tra due settimane. Sarà
inizialmente venduto solo online
16
30
Fotocamera Sony
DSC-QX10 in prova
35
Svelati iPhone 5S e 5C
Tutto quello che c’è da sapere
Presentati finalmente i due nuovi modelli di
smartphone Apple. iPhone 5c costoso, il 5S il primo
con processore A7 a 64 bit
06
Xperia Z1 in prova
Nuovo passo verso
l’eccellenza

Il Paese dei
conflitti di
interesse
Intervista a Jan
de Vries, CEO
di TPVision
23
n.75 / 24 settembre 2013
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
mobile Gli unici che possono aggiornare subito a iOS 7 con relativa tranquillità sono gli utenti di iPhone 4S e iPhone 5
Arriva iOS 7, ma a molti conviene aspettare
Radicale aggiornamento: diversa grafica, si aggiorna il sistema operativo e arrivano nuove funzionalità
I
Prodotti aggiornabili da
iPhone 4 e iPad 2 in poi
Apple ha deciso di supportare con
iOS 7 tutti i dispositivi dall’iPhone 4
e l’iPad 2 in su, un’iniziativa lodevole che dà accesso alle ultime novità
anche a prodotti con 3 anni sulle
spalle. Questo però non vuol dire
che sia consigliato aggiornare questi
dipositivi, anzi: l’arrivo di
nuove funzionalità spesso
mette a dura prova l’hardware più vecchio e tre anni
in questo mondo sono tre
ere geologiche a livello di
evoluzione tencologica. In
precedenza è accaduto ad
esempio con l’iPhone 3G
del 2008: l’arrivo di iOS 4
nel 2010 ha praticamente
azzoppato l’esperienza di
utilizzo per gli incauti che
hanno proceduto con l’aggiornamento. Non è un
caso che il supporto ufficiale software per il 3G si è
concluso poco dopo, con iOS 4.2.1.
I primi riscontri golden
master: problemi grafici
Ma al di là dei precedenti, sono le
esperienze di chi sta già provando
iOS 7 in versione definitiva a consigliare un po’ di prudenza. Anche se
il rilascio ufficiale arriverà il 18 settembre, la versione Golden Master di
iOS 7 è stata rilasciata agli sviluppatori il 10 settembre e da lì ha è finita
rapidamente in rete e sui dispositivi
dei tanti impazienti che non vede-
Riduzione di animazioni ed effetti di trasparenza, assenza di effetto parallasse
rendono iOS 7 meno bello a vedersi.


l 18 settembre è stato il grande
giorno. Nello spazio di poche ore
milioni di dispositivi iOS sono
passati alla nuova versione del sistema operativo mobile di Apple, con
un aggiornamento tra i più corposi
che la piattaforma abbia mai conosciuto. Cambia in modo consistente
la grafica dell’interfaccia, si aggiorna il cuore del sistema operativo e
arrivano nuove funzionalità e insieme ad esse, con ogni probabilità, per i possessori di certi modelli
anche molte magagne. Diciamo che
gli unici che possono aggiornare a
iOS 7 con relativa tranquillità sono
gli utenti di iPhone 4S e iPhone 5, gli
altri è meglio che aspettino ancora
un po’, magari l’arrivo della versione
7.0.1. Vediamo perché.
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vano l’ora di provare il
nuovo sistema operativo. Basta fare un giro
tra le community Apple
per avere un’idea sommaria della situazione.
iOS 7 pare innanzitutto
non essere ancora ben
ottimizzato per iPad:
sia iPad 2 che iPad 3
sembrano presentare
vistosi problemi di fluidità e stabilità. Ridotti
ma comunque non trascurabili rallentamenti e instabilità colpiscono
però anche iPad Mini, iPad 4 e in
misura superiore, come era naturale attendersi, iPhone 4. In quest’ultimo caso, riduzione di animazioni
ed effetti di trasparenza, assenza di
effetto parallasse, rendono tra l’altro
iOS 7 anche meno bello da vedere,
come nell’esempio qui a sinistra. A
creare maggiori problemi sembrano
essere, dai primi riscontri, proprio i
nuovi effetti grafici. Su iPhone 4, il
semplice cambio dello sfondo della
home screen blocca il telefono per
più di 10 secondi, l’apertura del centro notifiche ha un sensibile lag, così
come la tastiera touch può essere
affetta da un notevole ritardo nella
risposta al tocco. Home Screen con
più di due file di icone diventano
lentissime nelle animazioni. In generale l’esperienza di utilizzo risulta

di Paolo centofanti
sensibilmente meno fluida che con
iOS 6. Tutto ciò invita ad attendere
che Apple rilasci il primo o il secondo
aggiornamento di iOS 7: in passato i
primi raffinamenti hanno sempre
apportato benefici per i dispositivi
più vecchi, anche se in questo caso
forse per l’iPhone 4, con il suo single
core da 800 MHz e 512 MB di RAM,
c’è ben poco da fare.
E poi c’è il nodo della batteria. Ogni
aggiornamento di iOS ha portato
con la prima release problemi di autonomia, poi corretti con i successivi
update, e dai primi riscontri anche
la golden master di iOS 7 sembra
avere questo tipo di anomalie. Insomma, meglio aspettare qualche
giorno e avere un’idea dell’effetto
che l’aggiornamento potrebbe avere sul proprio dispositivo, prima di
ritrovarsi con un’esperienza d’uso
peggiore di prima.
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n.75 / 24 settembre 2013
test È disponibile il nuovo sistema operativo iOS 7: interfaccia stravolta e funzioni nuovissime. Ecco la recensione
iOS 7: tanti passi avanti, ma non piace a tutti
Nonostante le funzioni in più, non tutto è perfetto: a tratti infatti iOS 7 predilige il design all’usabilità
di Roberto PEZZALI
L
’attesa è finita: da ieri i possessori di un modello recente di iPhone o di iPad possono
scaricare iOS 7, il nuovo sistema operativo
per smartphone e tablet che secondo Apple stessa
rappresenta la più grande rivoluzione dai tempi del
primo iPhone. Di anni ne sono passati 6, e negli
ultimi 6 anni iOS non è cambiato molto, almeno
dal punto di vista grafico. Sotto la guida di Scott
Forstall, infatti, il sistema operativo si è evoluto
soprattutto dal punto di vista delle funzionalità,
ma non ha dato visivamente l’impressione di un
cambiamento globale. iOS 7 è invece un sistema
operativo totalmente nuovo, a partire proprio dalla
grafica che rappresenta il cambiamento non solo
più evidente ma anche più importante.
Less is better. È davvero così?
Giudicare un design è davvero difficile: come c’è
chi si innamora subito di iOS 7, c’è anche chi lo
reputa troppo confuso. iOS 7 è talmente diverso dalle versioni precedenti che ci vorrà un po’
di tempo per farci l’occhio, anche se la mano di
Jony Ive si vede: la cura nei dettagli, l’attenzione al più piccolo particolare e l’accurata scelta di
pesi e dimensioni di font e icone dimostra una
progettazione davvero maniacale.Non sempre,
però, quello che è bello è anche funzionale, e ci
sono molti aspetti di iOS 7 che ad un primo impatto appaiono sorprendenti, ma alla lunga tendono a stancare. Le animazioni, ad esempio: ogni
applicazione si apre e si chiude con un’animazione direttamente dall’icona, e lo stesso sblocco è

accompagnato da effetti di zoom verso la home.
Bellissimo per il primo giorno di utilizzo, ma poi
viene da chiedersi perché nelle impostazioni non
ci sia un’opzione per regolare la durata di queste animazioni o addirittura disattivarle. iOS 7 è
pieno di “chicche” di questo tipo, un esempio di
perfezione maniacale che a tratti, come abbiamo
già detto, prevarica l’uso pratico. Le trasparenze
delle finestre sono un altro esempio: iOS 7 usa
la videocamera frontale
per creare una sorta di
background animato da
mettere come sfondo alla
finestra, e il risultato è
una sorta di finestra che
galleggia in sovraimpressione rispetto alla nostra
immagine sfocata. Bellissimo, ma i consumi?
L’uso della fotocamera
frontale
sicuramente
qualcosa porta via in
termini di autonomia.
Per fortuna questa funzione si può disattivare
dal menu impostazioni,
alla voce accessibilità
iOS 7 usa la videocamera frontale per creare una sorta di background
– aumenta contrasto.La
animato da mettere come sfondo della finestra.
scelta di una interfaccia
torna al sommario


molto flat, senza ombre e con colori secchi ha
portato Apple a fare delle scelte un po’ discutibili
per quanto riguarda le icone delle applicazioni:
Game Center è un inspiegabile incrocio di bolle
che nulla a che fare con il gaming mentre Immagini è diventato un colorato fiorellino che ben si
adattava all’applicazione dei colori Pantone.
Un ultimo aspetto da considerare, prima di passare alle novità del nuovo sistema operativo, è
legato alle applicazioni e al contributo
degli sviluppatori:
control center
questi
dovranno
creare non solo delle icone allineate al
nuovo stile, e non
sarà semplice, ma
dovranno anche ridisegnare interamente
le proprie applicazioni. La situazione
attuale infatti, con
poche app aggiornate, è un misto tra
iOS 7 e i vecchi iOS:
le applicazioni vecchie hanno elementi
dell’interfaccia presegue a pagina 04 
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n.75 / 24 settembre 2013
tEST
iOS 7
cedente unite ad elementi (le finestre di share
ad esempio) del nuovo iOS. Un “mischione” che
sicuramente a Jony Ive non piace, ma dev’essere sopportato per un po’, almeno fino a quando
tutti non si adegueranno al nuovo stile (se si
adegueranno). Il look complessivo è comunque
eccellente: l’uso pervasivo del bianco, di un font
sottile come l’Helvetica Neue Light e l’assenza di
ombreggiatura fanno apparire l’interfaccia più
grande e più ampia, soprattutto in applicazioni
molto usate come Mail e Safari.
Control Center: meglio tardi
che mai
Le notifiche...
Un piccolo passo avanti
Apple ha migliorato anche la sezione notifiche: la
nuova vista “oggi” offre una panoramica di quello che succede durante la giornata e anche una
foto
Vecchie app
vita nuova
Apple ha lavorato molto sulle sue vecchie applicazioni
native: tutte le app sono state riscritte con l’aggiunta di
una serie di novità, ma non
ci dilungheremo molto nella
descrizione delle singole applicazioni. I miglioramenti generali sono legati all’interfaccia e all’usabilità, anche se per alcune applicazioni, come ad
esempio la bussola, in Apple hanno pensato bene
di aggiungere feature come la livella, che ora è integrata. Ridisegnata anche la Mail (ma qui non
ci sono grossi miglioramenti) e Safari, dove finalmente la barra degli indirizzi è anche barra di ricerca e il nuovo layout la rende più fruibile. Riviste anche le logiche dell’AppStore: le applicazioni
ora si aggiornano in automatico. L’aggiornamento delle app non riguarda solo le versioni, ma
anche la gestione dei dati al loro interno: Apple
ha integrato un sistema di aggiornamento delle
applicazioni in background che impara anche le
safari
centro notifiche
abitudini degli utenti. Chi è abituato a controllare le quotazioni di borsa alle 8 del mattino sarà
felice di vedere che, aprendo l’applicazione, i dati
sono già aggiornati. Questa funzione ovviamente
funziona solo con le app compatibili e può essere
disattivata da un apposito pannello di controllo.
Tantissimi
miglioramenti generali
Come ogni versione di iOS, Apple ha messo davvero tanta carne al fuoco, e la maggior parte delle nuove funzioni sono disponibili come API in
attesa che qualche sviluppatore mostri il vero
potenziale del sistema operativo. Oltre al completo ridesign grafico, al Control Center e alla
completa rivisitazione di tutte le app, Apple ha
aggiunto almeno un centinaio di nuove funzioni.
Una delle più interessanti è AirDrop, un sistema
per inviare facilmente file e video tramite device
iOS compatibili. AirDrop però è abbastanza chiuso: permette l’invio solo tra dispositivi mobili
(niente smartphone - desktop) e ovviamente non
funziona con Android e altri sistemi. Altra novità è Facetime Audio, una sorta di iMessage che
permette chiamate gratuite in Voip: anche qui
il funzionamento è limitato ai sistemi aggiornati con iOS 7. Migliora anche Siri, che esce dalla
fase beta e aggiunge nuove funzionalità, come
ad esempio l’apprendimento, e migliora il multitasking. Apple ha rivisto l’interfaccia copiando
quella del buon vecchio WebOS, ripresa anche da
Microsoft, e ora è più semplice chiudere le app
in background. Non si tratta comunque di vero
multitasking, ma è sicuramente più piacevole
della vecchia gestione. Migliora infine la fotocamera: i possessori di iPhone 5 potranno avere gli
effetti in tempo reale sulle foto, passare da una
segue a pagina 05 
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La novità che più abbiamo apprezzato di iOS 7 è il
Control Center, il centro di controllo che, con una
gesture dal basso, ci permette di accedere direttamente ad alcune app di rapido utilizzo come la
calcolatrice, il timer o la torcia, di regolare volume o luminosità e di attivare mediante dei Quick
Setting Wi-fi, Bluetooth e Modalità aereo. Il pannello di controllo rapido, già presente su Android,
era uno dei principali motivi che spingevano gli
utenti più evoluti al jailbreak del dispositivo: Apple lo ha finalmente inserito in modalità nativa.
Resta da capire per quale motivo Apple non abbia
reso questo pannello personalizzabile.
piccola anticipazione di quello
che succederà il giorno successivo. La gestione delle notifiche, però, non è cambiata molto e resta una vista abbastanza
statica: cliccando sulla notifica
veniamo dirottati direttamente all’applicazione (con la
classica animazione) per poter
interagire.
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segue Da pagina 03 
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segue Da pagina 04 
modalità all’altra semplicemente facendo scorrere la schermata dell’applicazione da destra e sinistra e godere di una visione panoramica delle foto
scattate negli ultimi anni. Per finire Spotlight, la
ricerca: Apple ha sostituito alla vista di ricerca
dedicata una barra di ricerca presente in tutte le
schermate della home e delle sue app. Una ricerca unica, molto pratica, che gli sviluppatori potranno integrare nelle loro applicazioni.
Prestazioni non ottimali
su device più vecchi
spotlight
fotocamera
Un passo avanti
che non tutti
apprezzeranno
iOS 7 è un grosso passo avanti
come sistema operativo: Apple
ha migliorato l’usabilità aggiungendo funzioni che erano
richieste da tempo, come Control Center e una vista multitasking migliore. iOS 7 è fluido, veloce, rapido e piacevole
da usare se si arriva da iOS 6 e
si conosce già il sistema operativo, ma potrebbe creare qualche difficoltà iniziale di adattamento a chi invece scopre
iOS per la prima volta. Il punto
interrogativo più grande riguarda l’interfaccia
grafica: è un vero stravolgimento. Le applicazioni
Apple sono sbalorditive, ben rifinite, studiate e
impeccabili, ma l’iPhone è uno smartphone che
fa girare applicazioni di tutti, e difficilmente molti sviluppatori riusciranno a produrre applicazioni con la medesima cura di design. Jony Ive con
il suo “Less is better” ha alzato di un gradino la
difficoltà nel disegnare una buona app, e questo
costringerà gli sviluppatori a uno sforzo maggiore. Chi si aspettava poi da parte di Apple una
maggiore flessibilità resterà deluso: iOS 7 è un
sistema totalmente nuovo ma che prosegue sulla
strada tracciata in questi anni, un “infinite loop”
che gira sempre attorno ad Apple. AirDrop poteva essere una buona opportunità per aprire una
via di comunicazione tra sistemi operativi diversi, ma ancora una volta Apple ha chiuso l’accesso
agli sviluppatori quando si tratta di sfruttare le
funzioni Core del sistema operativo come il multitasking, Pannello Notifiche e Control Center.
Promosso, sicuramente, ma non a pieni voti: la
bellezza, il design, la cura degli elementi sono
tutti aspetti molto importanti, ma la facilità e
l’immediatezza d’uso devono sempre passare in
primo piano.
mobile Il nuovo SO di Apple implementa una nuova funzionalità di rete, il Multipath TCP
Non solo 64 bit, su iOS 7 anche TCP
La nuova tecnologia è utilizzata per combinare più interfacce di rete
di Paolo CENTOFANTI
i
OS 7 implementa una funzionalità
di rete appena uscita dai laboratori,
un’altra prima dopo il passaggio ai
64 bit (almeno su iPhone 5S): Multipath TCP, ovvero un’evoluzione del
protocollo di trasporto di Internet che
consente di passare da un’interfaccia
di rete all’altra (o da un indirizzo IP
all’altro) o di utilizzarne contemporaneamente più d’una, senza interrompere una connessione già aperta.
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iOS 7 è nato per i processori della famiglia A6 e si
vede: su iPhone 5 è fluido, reattivo e decisamente
veloce, su iPhone 4S inizia già a scattare leggermente. Un discorso a parte merita l’iPad: rispetto
alla versione per smartphone si nota che lo sviluppo e il testing è iniziato leggermente dopo, e a
tratti anche sull’iPad più recente l’interfaccia mostra qualche scatto di troppo. Difficile giudicare
l’autonomia, che dipende molto dal tipo di uso
che si fa e soprattutto da cosa scegliamo di usare
delle nuove funzioni: eliminando l’aggiornamento in background e qualche effetto grafico non
dovrebbero esserci cambiamenti apprezzabili rispetto alla versione precedente. Aggiornare o no?
Il viaggio verso iOS 7 è di sola andata, e una volta
che si aggiorna non si può più tornare indietro.
Apple non permette di fare il rollback, è possibile
solo con le versioni beta ma non con questa. Aggiornare un vecchio iPhone 4 giusto per il gusto
di vedere come si comporta iOS 7 potrebbe rendere ancora meno brillante lo smartphone creando una situazione di frustrazione per l’eccessiva
lentezza nell’apertura delle
apps o in alcune operazioni.
Con l’iPhone 4S non abbiamo
notato grandissimi problemi,
non è veloce come il 5 ma è
tutto sommato accettabile.
torna al sommario
Di solito, quando si ha un problema
di rete, la connessione TCP - livello a
cui si interfacciano le applicazioni su
due PC collegati in rete - viene chiusa e reinizializzata. Con l’estensione
Multipath, il protocollo mantiene
aperta la connessione tra le applicazioni passando ad esempio da Wi-Fi
a 3G, oppure utilizzandole simultaneamente: immaginate di inziare una
videochiamata su Skype sotto Wi-Fi e
di spostarvi fuori copertura; l’applicazione registrerà un’interruzione della
connessione che dovrà essere reinstradata sul nuovo IP, dopo che alcuni
pacchetti saranno andati persi. Con
la nuova tecnologia, la connessione
rimane aperta anche durante il passaggio da una rete all’altra senza soluzione di continuità, o almeno questo è
l’obiettivo. La scoperta è del ricercatore belga Olivier Bonaventure, che sta
proprio lavorando sul Multipath TCP
e ha scoperto che l’iPad con iOS 7 utilizza il nuovo protocollo in SIRI, per
comunicare con i server Apple.
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Maria Chiara Candiago, Fiammetta Regis,
Claudio Stellari, Massimo Monti,
Alessandra Lojacono, Simona Zucca
Editore
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via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
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Per la pubblicità
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iOS 7
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
mobile iPhone 5S Sarà disponibile dal 20 di settembre ma l’Italia dovrà attendere. Siamo in attesa dei prezzi italiani
iPhone 5S: 64 bit, nuova camera e TouchID
Apple ha annunciato il nuovo iPhone 5S: è il primo smartphone con processore A7 a 64 bit


pple ha fatto un altro passo
avanti e, al posto di aumentare
il numero di core, ha pensato di
cambiare architettura per migliorare
le prestazioni: si parla di un aumento del 50% circa con applicazioni ottimizzate. iOS 7 è stato interamente
riscritto per gestire i 64 bit, così come
tutte le applicazioni di default che Apple ha già ottimizzato. Sarà ora compito degli sviluppatori modificare le
proprie app per fruire delle possibilità
del nuovo SoC, anche se le applicazioni attuali saranno comunque compatibili. Il nuovo A7 inoltre sarà compatibile anche con OpenGL|ES 3.0,
facilitando così il lavoro delle software
house che potranno portare
giochi su smartphone con
grafica decisamente spinta.
Al processore, Apple ha affiancato un nuovo processore denominato “Motion
coprocessor M7”, un chip
che integra accelerometro, giroscopio e una serie di altri sensori per una
continua lettura del movimento dello
smartphone. Gli sviluppatori avranno
così accesso a nuove API per realizzare applicazioni sportive e legate alla
salute ancora più accurate. iPhone
5S migliora anche nell’autonomia e
nella fotocamera: il nuovo modulo è
sempre da 8 Megapixel, ma ha pixel
leggermente più grandi, la superficie
infatti è del 15% maggiore. Nuova anche la lente, un gruppo a 5 elementi
con apertura F2.2. Altra novità in ambito fotografico è il doppio flash “True
Tone”: uno emette luce bianca fredda,
l’altro luce calda: con una applicazio-
torna al sommario
ne si potrà bilanciare esattamente la
temperatura colore che si vuole dare al
LED per illuminare oggetti o scattare
ritratti. Il software di iOS 7, ottimizzato per il nuovo sensore, permetterà
anche una serie di funzioni uniche
attivabili solo sull’iPhone 5S come lo
scatto multiplo con scelta della foto
migliore, la stabilizzazione (digitale)
e anche il burst a 10 fps. Per gli amanti dello “slow motion” ci sarà poi una
nuova modalità di ripresa a 120 fps,
che limita però la risoluzione a 720p.
La terza novità, anche se ormai non
era più un segreto, è il TouchID: un
sensore capace di leggere le impronte
digitali per sbloccare in modo sicuro
lo smartphone. Il sensore, con una
risoluzione di
500 ppi, legge
le impronte
da qualsiasi
angolazione
e effettua una
scansione
dello
strato
sottocutaneo
attraverso il
tasto home.
Attorno
al
tasto è stato
aggiunto un
anellino in acciaio, indispensabile per attivare
il sensore. Oltre allo sblocco, l’impronta potrà essere usata anche per
acquistare applicazioni dallo
store, ma non verrà mai dato
accesso ad altre applicazioni.
L’impronta non sarà mai caricata sui server e nemmeno nel
cloud, quindi sarà disponibile
solo ed esclusivamente sul device.
iPhone 5S costerà 100$ in più di
iPhone 5C, i prezzi sono gli stessi del
vecchio iPhone 5: 199$ per il 16 GB
e 299$ per il 32 GB. Sarà disponibile
inizialmente il 20 di settembre ma
l’Italia non è nel primo lotto di paesi
e dovrà attendere. Restiamo in attesa dei prezzi italiani.
mobile Non sarà economico, ipotizziamo sui 600 euro e in Italia arriverà a dicembre
Phone 5C è in plastica, colorato e costoso
Apple lancia l’iPhone 5C: tecnicamente come iPhone 5, ma in 5 colori
di Roberto pezzali
I
l nuovo iPhone 5C, dopo mesi di
rumors, foto sfuocate, video e indiscrezioni, è finalmente arrivato.
Disponibile in 5 colori (verde, bianco,
blu, rosa e giallo) con una scocca più
“economica” del classico alluminio,
iPhone 5C non è altro che un iPhone
5 colorato. Lo schermo è il relativamente nuovo 4” da 1136x640 pixel,
che ha preso il posto del piccolo display da 3.5” usato fino all’iPhone 4S,
mentre il processore è lo stesso A6
dell’iPhone 5. Rispetto all’attuale top
di gamma però è stata inserita una
batteria con autonomia leggermente migliorata, mentre la fotocamera
resta la stessa da 8 Megapixel. Non
mancano supporto LTE multibanda,
Bluetooth 4.0 e
Wi-fi
a/b/g/n.
L’unico dubbio
era legato al prezzo, e Apple come
sempre non si
smentisce: iPhone 5C non sarà
assolutamente
economico: per
gli States costerà
99 $ la versione
da 16 GB e 199 $
la versione da 32
GB, il tutto con 2
anni di contratto. Se si confrontano i
prezzi con quelli dell’iPhone 5, si scopre che si risparmiano solo 100 euro,
quindi non ci stupiremmo se il prezzo
italiano fosse di 600 euro circa. L’arrivo è previsto per il 20 di settembre,
ma l’Italia è esclusa dal primo lotto:
arriverà solo a dicembre.

A
di Roberto pezzali
estratto da dday.it
Burberry ha utilizzato un set
composto da 14 nuovi iPhone 5S
per riprendere la presentazione
della prossima collezione 2014.
L’iPhone 5S è dotato di una nuova
fotocamera da 8 MP con sensore
di grande formato, nuovo obiettivo
F2.2 e una modalità di ripresa
720p a 120 fps che è possibile
ammirare nel video degli highlights
e delle interviste. I video sono stati
caricati su YouTube a 720p e sono
stati chiaramente post-prodotti.
Alcuni iPhone sono stati inoltre
montati su steadycam e carrelli,
utilizzandoli come se fossero
videocamere professionali. Il fatto
che con uno smartphone si possa
ottenere una qualità del genere è
sbalorditivo.
mobile Anche iPhone 5C non è da meno. I consumi del 5S sono però ancora da valutare
iPhone 5S e 5C, crescono le batterie
Rispetto all’iPhone 5, il top di gamma ha una batteria del 9,35% più grande
di Roberto Pezzali
N
el corso del keynote di presentazione dei nuovi iPhone 5S
e 5C, Apple ci ha tenuto a far
sapere che i due dispositivi sono stati
equipaggiati con batterie di capacità
superiori rispetto a quelle installate
su iPhone 5, senza però diffondere
dati tecnici precisi: l’azienda si è limitata a comunicare che tali device
sono in grado di offrire un’autonomia di 10 ore in navigazione 3G o
LTE. Il sito AnandTech, spulciando
tra i documenti dll’ente FCC, è riuscito a scoprire le effettive dimensioni
delle batterie dei nuovi iPhone, dalle
quali è possibile fare qualche considerazione. Confrontate con quella
dell’iPhone 5, le batterie di 5S e 5C
sono - rispettivamente - il 9,35% e il
5% più “performanti”; si è passati dai
1440 mAh del 5 ai circa 1570 mAh
del 5S, con il 5C fermo ad un valore
intermedio di circa 1507 mAh, che
comunque dovrebbe garantire allo
smartphone colorato di raggiungere
un’autonomia superiore a quella del
predecessore (visto l’hardware praticamente identico). Gli occhi sono
comunque tutti puntati sul top-digamma Apple, il quale vanta diverse
caratteristiche assolutamente esclusive che potrebbero ripercuotersi

The Burberry Prorsum
sulla durata della carica. Il processore con architettura a 64-bit non
dovrebbe creare troppi problemi di
“consumo eccessivo” mentre è tutto
da valutare l’impatto del processore
M7 e del lettore di impronte digitali
“always-on”, specifiche queste che
potrebbero pesare sull’autonomia
totale e che, dunque, giustificherebbero l’utilizzo di una batteria più
grande da parte di Apple.
mobile Arrivano le prove del nuovo top di gamma Apple, in particolare il sito Anandtech pubblica un’analisi interessante
iPhone 5S: dai test risulta il più veloce di tutti
Il SoC A7 con solo due core da 1.3 GHz e 1 GB di RAM annienta la concorrenza. E la GPU fa miracoli
L
di Roberto Pezzali

’iPhone 5S è sempre lo smartphone da battere in termini di prestazioni, qualità costruttiva e foto:
le prime recensioni concordano sul
fatto che Apple ha ancora fatto centro.
L’aspetto più interessante riguarda la
potenza dell’iPhone 5S: il processore
A7, completamente ridisegnato, è un
capolavoro di potenza e efficienza.
A parlare sono i benchmark: il sito
Anandtech ha realizzato un’ottima
analisi del nuovo SoC Apple, corredandolo di una serie di benchmark
comparativi con i migliori terminali
in commercio. Del processore A7 si
sanno solo i dettagli che Apple ha rivelato: 1 miliardo di transistor, 102
mm2 di die (parte di semiconduttore
su cui è realizzato il chip) e architettura a 64 bit. Apple ha continuato sulla
torna al sommario
strada già intrapresa con il processore
A6 dell’iPhone 5, con una soluzione
dual core dove le due CPU ARM sono
disegnate da zero in Apple. Nel caso
dell’iPhone 5 il nome in codice dei
core era Swift, con l’A7 e l’iPhone 5S
debutta Cyclone; secondo Anandtech
il SoC è realizzato con tecnologia a 28
nm Samsung, ma ovviamente mancano conferme. Confermate sono le
specifiche dei core: ciascuno arriva a
1.3 Ghz di clock e sono supportati da
1 GB di RAM. L’hardware, che potrebbe sembrare superato in confronto a
smartphone Android con Snapdragon
800 e 2 GB di RAM, si dimostra però
il più veloce attualmente sul mercato,
meglio anche del nuovo LG G2. Qui
una serie di benchmark, che mettono
a confronto l’A7 con le altre piattaforme. Interessante vedere come l’unico
SoC in grado di rivaleggiare sia
il nuovo BayTrail di Intel, anche
lui una soluzione ottimizzata
a basso clock e con pochi core.
Anche sotto il profilo della GPU
l’iPhone 5S è imbattibile. Non
sono stati diramati dettagli della GPU, ma si presume che sia
stata usata per la prima volta la
PowerVR G6430, una soluzione
scalare che a parità di frequenza
permetterebbe all’iPhone 5S di
raddoppiare le performance grafiche dell’iPhone 5. Il problema
(per i competitor) è che questa GPU
può teoricamente spingersi a frequenze più alte di quelle del modello precedente. Va detto che le prestazioni
della GPU sono sempre molto soggette al tipo di test: esistono infatti alcuni
benchmark dove l’iPhone 5S non ri-
sulta vincente, ma sappiamo bene che
il benchmark grafico non sempre è attendibile, e soprattutto è molto facile
ottimizzarli. Per finire la batteria: Apple è riuscita a creare una nuova unità
con una capacità del 10% superiore a
quella del modello precedente.

Burberry sfila
con l’iPhone 5S
n.75 / 24 settembre 2013
estratto da dday.it
C’è già il Nexus 7,
e il Nexus 5 si potrà
comprare anche da noi
a prezzi giusti
di Roberto Pezzali
La vendita dei device Google
tramite il Google Play è finalmente disponibile anche in Italia: la pagina, raggiungibile a
questo indirizzo, permette già
di acquistare il nuovo Nexus 7
al prezzo europeo con consegna in 1 o due giorni lavorativi.
Con un po’ di ritardo rispetto
agli altri paesi anche gli italiani
potranno così fruire del prezzo
“Google”, situazione questa che
fa gola soprattutto in previsione
del lancio del prossimo Nexus 5
e che non creerà più situazioni
imbarazzanti come quella di LG
/ Nexus 4 dello scorso anno, con
due prezzi troppo diversi tra LG e
Google per lo stesso prodotto.La
vendita di dispositivi vale ovviamente per tutta la gamma Google, anche se al momento non è
possibile acquistare il Nexus 4: la
pagina c’è, il prezzo è eccellente
ma il prodotto non pare essere
più disponibile.


torna al sommario
mobile Online la prima fotografia “ufficiale” del nuovo top di gamma firmato Google
Nexus 5 a fine ottobre: la prima foto
Lo smartphone Google è in arrivo in autunno insieme a Android 4.4 KitKat
di Roberto Pezzali
I
l nuovo smartphone di Google
sta arrivando: Nexus 4 esaurito, Nexus 5 pronto a soddisfare
quella nicchia di appassionati e sviluppatori che non vedono l’ora di
mettere le mani sullo smartphone
firmato Google. È apparsa recentemente la prima foto “ufficiale”, uno
scatto che mostra la linea del nuovo
device Nexus realizzato sempre da
LG: uno smartphone simile al nuovo LG 2, almeno nell’hardware, ma
abbastanza diverso esteticamente,
soprattutto il pannello posteriore,
dove Google ha spostato la fotocamera e rimosso i tasti. Il nuovo
Nexus erediterà quindi dal G2 il
processore Snapdragon 800, lo
schermo Full HD con cornice sottile e il modulo fotocamera da 13 megapixel. Con il Nexus 5 debutterà
anche il nuovo Android 4.4 KitKat,
anche se non si conoscono ancora
molti dettagli della
prossima release.
La curiosità è tutta
per il prezzo: Google potrebbe tenere lo stesso prezzo
del vecchio Nexus
4, offrendo così il
nuovo smartphone
ad un prezzo vicino ai 329 euro per
il modello base, ma
potrebbe anche decidere di allinearsi
agli altri prodotti
top di gamma. Il
prezzo non sembra
comunque essere
una variabile importante per le “masse”: nonostante
il super prezzo del Nexus 4, in tutto
il mondo ne sono stati prodotti e
venduti meno di 3 milioni, un nu-

Google vende
hardware
anche in
Italia su
Google Play
n.75 / 24 settembre 2013
mero basso se si pensa ai 20 milioni
di Galaxy S4 che Samsung ha venduto in molto meno tempo e ai quasi 60 milioni di iPhone 5.
mobile Sia la versioni da 8 GB che quella da 16 GB del Nexus 4 risultano “out of stock”
Nexus 4 tutto esaurito, ora tocca a Nexus 5
Le scorte di Nexus 4 sul Play Store sono finite, difficile un rifornimento
di Vittorio ROMANO BARASSI
Q
uasi tutte le filiali del Play Store di Google danno per esaurito il Nexus 4, smartphone
di Google che tanto successo ha riscosso in larga parte del pianeta. La
versione da 8 GB e quelle da 16 GB
del Nexus 4 risultano “out of stock”
e, visto l’imminente balzo generazionale, non è affatto detto che Google decida di rifornire i magazzini. Il
processo è stato abbastanza graduale: i primi Play Store hanno iniziato
a esaurire i Nexus 4 qualche giorno
fa e, in poco meno di una settimana, il fenomeno si è esteso a macchia
d’olio. Il recente taglio di prezzo ha
dato nuova linfa alle vendite dello
smartphone e questo è bastato per
esaurire le scorte di Nexus 4, ter-
minale giunto
alla fine del suo
ciclo vitale e ormai pronto per
essere sostituito da Nexus 5.
A questo punto
prendono sempre più corpo le voci che
parlano della
presentazione
del nuovo terminale già il 15
ottobre; di Nexus 5 si conosce praticamente tutto. Sul web circolano
da tempo anche diverse immagini
che mostrano un design in linea con
il modello attuale, ma all’apparenza
un po’ più “cheap”.
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
mobile All’IFA LG ha portato il nuovo smartphone top di gamma, in Italia a fine settembre
LG G2: le nostre prime impressioni
Il G2, evoluzione dell’Optimus G Pro, segna un ulteriore balzo di qualità
D
urante l’IFA di Berlino abbiamo avuto modo di toccare con
mano il nuovo smartphone
top di gamma di LG, il G2. Si tratta
di un terminale che ci ha piacevolmente colpito e che testimonia i notevoli passi avanti compiuti da LG in
questo campo. Il G2 colpisce subito
per il design e l’effetto che produce
il display, contraddistinto dalla sot-

IFA 2013
LG G2 - First Look
Su App Store
le app per chi
non aggiorna

La piattaforma iOS può contare su un tasso di adozione da
record dell’ultima versione, ma
con il passare degli anni alcuni
dispositivi cominciano a essere
lasciati indietro: ad oggi è il caso
di iPhone 3G, 3GS e il primo
iPad, ma c’è da credere che presto
toccherà anche ad iPhone 4 e iPad
2. E così, quando gli sviluppatori
cominciano a supportare solo le
versioni più recenti del sistema
operativo, chi utilizza questi modelli corre il rischio di non trovare
più app compatibili. Ora Apple ha
iniziato a offrire la possibilità per
gli sviluppatori di lasciare nell’App
Store anche le release più vecchie
delle proprie app. In questo
modo, chi entra nell’App Store
con versioni più datate di iOS, troverà comunque un’applicazione
cercata, magari non al passo con i
tempi, ma comunque compatibile
con il proprio dispositivo.
torna al sommario
tilissima cornice: In pratica,
tutto il frontale è occupato
allo schermo e nonostante
la diagonale da ben 5.2 pollici lo smartphone sembra
un po’ più piccolo di quello
che realmente è. Il design è
molto piacevole e restituisce
la sensazione di un prodotto
robusto e ben costruito. La
particolare disposizione dei
tasti di controllo del volume e
di blocco schermo, situati sul
retro dello smartphone, dopo
qualche minuto per abituarci
alla novità, ci sembra in realtà abbastanza indovinata. La
potenza dello Snapdragon 800 si ritrova subito nella fluidità dell’interfaccia e nella velocità di reazione del
sistema operativo, davvero impressionante. Continuiamo a non essere
entusiasti della customizzazione di
NVIDIA ha lanciato
il suo modello di tablet
A bordo c’è Android
stock
di Roberto Pezzali
Android apportata da LG, ma nel
complesso le prime impressioni
sono quelle di uno smartphone in
grado di dar filo da torcere agli altri
primi della classe. LG G2 arriverà in
Italia a fine settembre.
mobile Il sensore a infrarossi ha già conquistato Kickstarter
Scansioni 3D con l’iPad?
Arriva il Structure Sensor
U
di Emanuele villa
n progetto di Kickstarter davvero
interessante quello
di Structure Sensor, al
punto tale da aver ottenuto 314.000 dollari di
finanziamento (contro i
100.000 richiesti per la
produzione) con ancora
44 giorni al termine della
campagna. Ma di cosa si tratta? Structure Sensor è un sensore da associare
al dispositivo mobile, iPad in testa, che permette la cattura in 3D del mondo
circostante per l’utilizzo con applicazioni dedicate, per il CAD e la stampa
3D. Il dispositivo è piccolo e leggero, con struttura in alluminio anodizzato, è
dotato di una struttura e lacci che si integrano perfettamente con l’iPad, offre
4 ore di operatività e fino a 1000 di stand by. Il punto di partenza è il doppio
LED a infrarossi, che oltre a catturare l’ambiente circostante in 3D, permette
anche la scansione al buio, il tutto ovviamente tramite applicazioni dedicate.
Il video, che potete vedere qui, è davvero eloquente.
È stato ufficializzato il nuovo Tegra Note, il tablet da 7” con SoC
Tegra 4, pennino e schermo HD
da 1280 x 800: costerà 199$.
Tegra Note però non sarà un
prodotto disponibile per la vendita diretta da parte di NVIDIA,
ma una sorta di “modello” che
NVIDIA mette a disposizione
dei suoi partner per facilitare
l’accesso nel mercato dei tablet. Un prodotto quindi particolare, chiavi in mano, con a
bordo la versione liscia di Android che NVIDIA aggiornerà
direttamente con patch OTA.
Tegra Note sarà venduto in
tutto il mondo da una serie di
brand, e tra i nomi compaiono
la maggior parte dei sui partner
nel settore delle schede video,
da EVGA a Zotac. Nessun “big
name” quindi, ma solo piccoli
produttori che non hanno mai
fatto tablet e che non vogliono
acquistare uno dei tanti modelli
cinesi che il mercato OEM mette a disposizione. Il Tegra Note,
oltre al SoC Tegra 4, ha 16 GB
di memoria espandibile, una
fotocamera da 5 Megapixel con
HDR, uscita HDMI e slot MicroSD. La parola “Note” si riferisce ovviamente allo stilo, una
penna intelligente, compatibile
con una serie di app dedicate.
Il prezzo è buono, ma un Nexus
7, con il suo schermo Full HD,
convince di più.

di Paolo centofanti
Tegra Note
Il tablet
costerà 199 $
n.75 / 24 settembre 2013
mobile Sailfish OS, nato dalle ceneri di MeeGo, sta per arrivare sul mercato con Jolla
Sailfish OS è al 100% compatibile Android
L’azienda sottolinea la compatibilità con Android, software e hardware
C
ontinua lo sviluppo del sistema
operativo mobile Sailfish OS,
nato dalle ceneri di MeeGo e
destinato a debuttare con il primo
terminale mobile (Jolla, che è anche il
nome dell’azienda) entro fine del 2013.
Con un comunicato stampa, l’azienda
ha ribadito la compatibilità di Sailfish OS con Android e vi ha aggiunto
nuove specifiche: “Le applicazioni
Android funzionano direttamente
in Sailfish OS senza alcuna modifica”, il che significa compatibilità con
il 100% dell’immenso panorama di
app Android. Citando il comunicato:
“app estremamente popolari, come
Instagram, WhatsApp e Spotify sono
direttamente compatibili con Sailfish OS, così come la cinese WeChat,
che già consta di oltre 400 milioni di
utenti”. E poi il comunicato conferma
la compatibilità di Sailfish OS con
l’hardware Android, nel senso che il
nuovo SO può essere
installato su hardware
pensato e progettato per Android, sia
smartphone sia tablet.
Questo apre diversi
scenari: i produttori
di hardware possono,
infatti, pensare di riservare un proprio modello al sistema operativo
Sailfish senza dover
creare modelli ad hoc,
ma è anche possibile la
realizzazione di terminali dual-boot,
magari per testare le funzionalità del
nuovo sistema operativo e usare le applicazioni realizzate proprio per Jolla,
ovvero le uniche che possono sfruttare le potenzialità del sistema operativo al 100%. Rendere Jolla compatibile con Android al 100% è una mossa
azzeccato e, di fatto, l’unica possibilità
di successo in un mercato così com-
Si tratta di un piccolo
adattatore che disattiva
il trasferimento dati
quando ricarichiamo
lo smartphone
di Roberto Pezzali
petitivo e affollato come quello degli
smartphone: l’azienda punta sulla
compatibilità Android per permettere
al proprio terminale una penetrazione
adeguata, per poi cercare di svincolarsi dal sistema Google per puntare su
app proprie e un ecosistema degno di
nota. Quanto ci metterà, non è chiaro,
ma nel frattempo nessuno si lamenterà delle poche app disponibili.
mobile La nota ROM custom per smartphone Android vuole diventare il terzo SO mobile
Cyanogen promette un Android migliore
CyanogenMod investe 7 milioni di dollari, e da team diventa un’azienda
C
di Roberto PEZZALI
yanogenMod con un investimento di 7 milioni di dollari
diventa una vera azienda con
un obiettivo ambizioso: far diventare
la Cyanogen il terzo sistema operativo
sul mercato. Sul sito Cyngn.com Steve
Kondik, Chief Technology Officer di
CyanogenMod, presenta il suo team,
un gruppo che riunisce alcuni tra i più
talentuosi sviluppatori che il panorama
Android può offrire. La Cyanogen
è già una delle ROM custom più
diffuse: milioni di persone hanno
installato la Cyanogen sul loro dispositivo Android per la mancanza di aggiornamenti da parte dei
produttori o per ripetuti problemi
delle ROM ufficiali. Il prossimo
step sarà trasformare la Cyanogen


di Emanuele villa
torna al sommario
da ROM per utenti un po’ più smaliziati a prodotto che tutti i possessori
di uno smartphone Android possono
installare senza difficoltà: nelle prossime settimane dovrebbe arrivare su
Google Play un installer che farà tutto
da solo. Le ambizioni della Cyanogen
Inc sono altissime: utilizzare Android
per creare un sistema più sicuro, flessibile e completo. Il mondo Android
esulta, tuttavia questo passo per
USBCondom
protegge
lo smartphone
dai virus
Cyanogen potrebbe essere l’inizio di
una meravigliosa avventura o la fine
di tutto quello che hanno fatto fino a
oggi. Il team al momento ha lavorato
gratis, ha realizzato ROM incredibili e
ha risolto molti problemi che Google
stessa e i vari produttori non hanno
risolto. Cyanogen resterà gratuita,
tuttavia, ora che è “azienda”, deve
guardare anche al profitto, qualcosa
dovrà inventarsi. Sempre che Google
stessa non decisa di fare una
offerta che il team di Cyanogen
non potrà rifiutare: per Android
questa soluzione sarebbe una
vittoria, ma per i consumatori
che vedevano nella Cyanogen un
qualcosa di diverso l’acquisto da
parte di Google sarebbe solo un
ritorno al passato.
Non agganciate lo smartphone
a connettori sconosciuti: le stazioni di ricarica stanno diventando sempre più frequenti, ma
il connettore di alimentazione
rappresenta il punto più debole
di tutto lo smartphone dal punto
di vista della sicurezza. Quando
colleghiamo lo smartphone a
una presa “comune”, non possiamo essere certi al 100% che,
nascosto sotto un innocuo wall di
ricarica, non si celi un dispositivo
capace di fare il backup dei dati
e copiare tutte le informazioni
contenute nello smartphone.
Una minaccia, quella della presa
di ricarica, che una piccola comunità di sviluppatori ha cercato di
rendere innocua con la creazione
di USBCondom, una protezione per l’USB che disattiva tutti i
sistemi di comunicazione dati
delle porte USB lasciando attivi
solo i pin di ricarica. Un piccolo
accessorio che è andato a ruba in
pochi giorni, segnale che il tema
è abbastanza sensibile. I ricercatori della sicurezza da tempo
stanno lavorando attorno alla
porta di ricarica: qualche mese
fa un hacker è riuscito a creare
un caricabatterie modificato per
iPhone capace di iniettare nello
smartphone un virus in grado
di rendere vulnerabile lo smartphone ad attacchi futuri, anche
se sconnesso. È la dimostrazione
che basta davvero poco per contagiare lo smartphone, anche pochi secondi: una minaccia che il
preservativo USB dovrebbe rendere innocua.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
mobile Forerunner 220 e 620, i due sportwatch di Garmin, usciranno in USA in autunno
Garmin fa gli sportwatch “definitivi”
Dedicati agli sportivi che vogliono monitorare il proprio stato di forma
Galaxy Note 3 e
Gear in bundle?
Galaxy Gear non si separa dal
Galaxy Note 3: Samsung potrebbe
proporre, infatti, un bundle che
permetterà di risparmiare a chi
acquista i due dispositivi. Galaxy
Gear non ha avuto un debutto
fortunato, ma con la soluzione di
vendita abbinata forse Samsung
riuscirà a spingerne l’acquisto. Lo
smartwatch, che sarà commercializzato il 25 settembre in tutto il
mondo, costerà infatti 299 euro di
listino, un prezzo che sommato ai
729 euro che Samsung chiede per
il Galaxy Note 3 avrebbe sforato
il migliaio di euro. Alcuni siti che
accettano già il pre-order stanno
vendendo già i due dispositivi
accoppiati, anche se con risparmio minimo. Samsung potrebbe
venir loro in aiuto ufficializzando
un vantaggioso bundle: il nuovo
smartphone di punta insieme allo
smartwatch dovrebbero costare tra
gli 849 euro e gli 899 euro, con un
risparmio quindi notevole. Manca
ancora l’ufficialità. Ricordiamo
infine che il Galaxy Note 3 arriverà
in Italia nella versione da 32 GB.


armin ha presentato due nuovi
innesti nella linea di sportwatch Forerunner, i modelli 620
e 220, pensati per i runner e per i
professionisti che vogliono tenere perfettamente sotto controllo le proprie
prestazioni e il proprio stato di forma.
Entrambi sono dotati di svariate funzionalità ad hoc e possono condividere i risultati con gli smartphone tramite Bluetooth (il 620, anche via Wi-Fi):
inoltre, il pairing con il telefono durante la corsa permette funzionalità
extra quali il Live Track, che consente
agli altri di tener traccia in tempo reale
del nostro allenamento e del percorso
effettuato, il tutto ovviamente tramite
Internet. Entrambi i modelli tengono
traccia di tutti i dati essenziali dell’allenamento, quali la distanza, il percorso
torna al sommario
effettuato, le pulsazioni e via
dicendo, ma il 620 vi aggiunge delle caratteristiche “pro”,
soprattutto in abbinamento
all’HRM-Run Monitor Garmin (cardiofrequenzimetro):
l’orologio è infatti in grado di
evidenziare il vero grado di
forma dell’atleta, suggerendo anche i tempi di riposo e
calcolando il massimo consumo di ossigeno (Vo2 max). Garmin
Forerunner 620 è in grado di determinare questo parametro (per la prima
volta in ambito consumer) sulla base
del battito cardiaco, la velocità di corsa e la variabilità della frequenza cardiaca, restituendo un indicatore molto
interessante sullo stato di forma del
corridore. Non mancano, poi, diverse
statistiche sulla velocità, i tempi e altri
parametri molto interessanti per valu-
Confermati i rumor
della vigilia: Z30 è la
versione da 5 pollici
del BlackBerry Z10
di Emanuele Villa
tare, nel corso del tempo, i progressi
della sessione di corsa. Infine, entrambi gli sportwatch sono subacquei
fino a 50 metri, mentre solo 620 ha
display touchscreen. La disponibilità
è al momento fissata solo per gli USA
ed è prevista per quest’autunno, con
prezzi che vanno, a seconda del bundle (con cardiofrequenzimetro o meno)
da 399 dollari per Forerunner 620 e
249 dollari per Forerunner 220.
mobile Presentato il primo “convertibile” Asus con Atom
Asus Transformer T100
il convertibile con Bay Trail
S
di Emanuele Villa
econdo Asus, il Transformer
Book T100 è il primo dispositivo dell’azienda basato su
processori Intel Atom quad core
di nuova generazione (Bay Trail).
Non è un dual boot, come invece
il “Trio” sempre di Asus, ma un
dispositivo ibrido con display IPS
da 10,1’’ e risoluzione di 1366 x 768
pixel, 178° di angolo di visione, 2
GB di RAM e poi la “solita” dotazione di connessioni tra cui microHDMI, microUSB, USB 3 e microSD. Il
sistema operativo è Windows 8.1,
che uscirà ufficialmente a ottobre. Secondo Jonney Shih, presidente di Asus,
il Transformer Book T100 è la perfetta evoluzione del concetto di Eee PC calata nel contesto contemporaneo; la macchina incorpora un processore Atom
Z3740 e offre un’autonomia dichiarata di 11 ore di utilizzo. L’apparecchio sarà
disponibile a partire da ottobre (in attesa del lancio di Windows 8.1) e i prezzi al
momento sono noti solo con riferimento al mercato USA: 349 $ per la versione
da 32 GB, 399 $ per la versione da 64 GB.
Diciamocelo: nonostante gli sforzi e un sistema operativo nuovo di
pacca, non è che Z10 e Q10 abbiano ottenuto chissà quale riscontro
di pubblico (con tutte le conseguenze del caso, comprese le voci
di vendita dell’azienda), e per questo Blackberry sta correggendo il
tiro estendendo la propria offerta
ad altre fasce di mercato: l’ha fatto
col Q5, lo fa oggi nuovamente con
lo Z30, un modello che, seguendo
la “moda” del momento, amplia
le dimensioni del display fino
a raggiungere i 5’’ (Z10 ha uno
schermo da 4,2’’). Z30 sarà inizialmente disponibile nel Regno
Unito e in Asia, a seguire nel resto
del mondo in tempo per le festività natalizie.
Confermate
le specifiche
tecniche della vigilia, tra
cui il display
Super Amoled da 5’’ HD
(1280x720),
il processore
da 1,7 GHz
quad
core
Snapdragon
S4 Pro con 2
GB di RAM e
Adreno 320 GPU e una batteria
da 2.880 mAh all’interno. Tra
l’altro, Z30 sarà il primo terminale a far uso del sistema operativo Blackberry 10.2, con alcune
migliorie interessanti tra cui l’inserimento del Priority Hub, che
misura le abitudini dell’utente
al fine di mettere in evidenza le
informazioni e le attività più frequenti, oltre a un nuovo Messenger migliorato.

G
di Emanuele Villa
BlackBerry
Z30: sarà un
“enorme” Z10
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
MOBILE Esperimento particolare del professor Yi Zhao, dell’università dell’Ohio, per la creazione della microlente perfetta
La lente liquida che rivoluzionerà la fotografia
Il prof ha realizzato una microlente che unisce i due diversi modi di vedere dell’uomo e dell’insetto
uello che ha realizzato il professor Yi Zhao, dell’università
dell’Ohio, è un esperimento
davvero particolare che potrebbe
cambiare il mondo della fotografia su
smartphone. Il ricercatore, docente di
chio che lavora in modo
diverso, gestisce fuoco e
profondità di campo. La
lente realizzata unisce
le due situazioni, e tutto
in soli 5 mm di diametro. Il risultato di questa ricerca potrà essere
applicato a strumenti
medici, microscopi e
anche smartphone, dove
la possibilità di gestire
fuoco e profondità di
campo senza avere elementi mobili è davvero interessante.
Allo stesso modo, in campo medico,
con un obiettivo simile un chirurgo
guadagna una vista grandangolare
MOBILE A Tapei l’annuncio del nuovo PadFone Asus Infinity, aggiornamento desiderato
Con PadFone Infinity ASUS mette il turbo
Processore Snapdragon 800, fotocamera migliore e un ingresso microSD
di Vittorio Romano barassi
Asus ha presentato il nuovo PadFone
Infinity, versione “riveduta e corretta”
dell’ibrido smartphone-tablet uscito
da qualche mese su tutti i principali
mercati. Con questo aggiornamento
Asus ha voluto dare un po’ di potenza
in più al device, dotandolo anche di
una nuova fotocamera e, soprattutto,
del tanto richiesto ingresso microSD
per l’espansione di memoria. La piattaforma scelta da Asus per il PadFone
Infinity è, ovviamente, quella basata
su CPU Snapdragon 800 (quad-core
2.2 GHz), ormai divenuta uno standard per tutti i dispositivi di riferimento, abbinata a 2 GB di RAM LPDDR3.
Il modulo fotocamera è pressoché
il medesimo da 13 Megapixel f/2.0
già visto sul modello originale, ma in
questo caso è in grado di scattare fotografie più luminose sfruttando un
meccanismo analogo a quello già visto
nei Nokia con PureView: la tecnologia
PixelMaster consente di “fondere”
pixel contigui al fine di crearne uno
più grande ma più luminoso. Il risul-


ingegneria biomedica e oftalmologia,
ha realizzato infatti una microlente
da 5 mm di diametro che unisce le
capacità di visione grandangolare di
un insetto con le possibilità di messa a
fuoco e di gestione della profondità di
campo di un essere umano. La lente,
composta da tante piccole microlenti,
è formata da una parte solida sotto la
quale un polimero liquido si contrae e
si espande per gestire la sua posizione
e quindi il fuoco.
Yi Zhao ha spiegato perché ha realizzato una lente simile: gli insetti hanno
un occhio composto da tanti piccoli
elementi che assicurano una visione
grandangolare, ma sono privi di messa
a fuoco. L’uomo al contrario ha un oc-
torna al sommario
tato è una fotografia meno risoluta (da
circa 3 Megapixel) ma più dettagliata
e illuminata. Attraverso il “crop” a 3
Megapixel è anche possibile effettuare
raffiche da 35 fps, un risultato notevole considerando la categoria a cui
appartiene tale dispositivo. Le modifiche al design si sono concentrate sulla
scocca posteriore, ora dall’aspetto metallico e con taglio ultra-preciso (due
saranno le colorazioni tra cui scegliere: Titanium Black e Platinum White).
Importante sottolineare la presenza
di un sistema operativo Android 4.2
a bordo (l’aggiornamento di sistema
arriverà anche sul PadFone originale,
il cui “dock-tablet” resterà compatibile con lo smartphone) e, soprattutto,
l’introduzione di un ingresso per schede microSD, il quale ha però portato
Asus a tagliare la memoria fisica onboard a 16 e 32 GB a seconda del modello (prima erano in vendita varianti
da 32 e 64 GB). Prezzi e disponibilità
per USA/Europa non sono ancora
stati comunicati.
perfetta durante una delicata operazione chirurgica mantenendo però la
sensazione di distanza degli oggetti
tipica dell’occhio umano.
MOBILE
YouTube, video
su smartphone
e tablet
anche offline
Da novembre sarà possibile
guardare un video di YouTube sullo smartphone anche
senza connessione, con lo
smartphone offline. Google
attiverà infatti una funzione
“aggiungi al dispositivo”,
che permetterà di decidere
quali video salvare sulla memoria per la visione anche in
assenza di connettività. La
visione sarà però limitata:
gli utenti avranno 48 ore di
tempo per tornare in una
zona “connessa”, 3G o Wi-Fi,
per riaggiornare la licenza
di visione. In caso contrario,
il video sarà o cancellato o
reso non disponibile per la
visione. Una novità interessante, che permetterà di
risparmiare banda su video
lunghi: si potrà avviare il
download sotto rete Wi-Fi
e proseguire la visione in
mobilità senza prosciugare il
piano dati dello smartphone.

Q
di Roberto pezzali
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
tv & video Sky Italia preme sull’acceleratore del 4K: a breve la sperimentazione di contenuti Ultra HD in formato HEVC
Sky Italia e Thomson: prove in corso per il 4K
Thomson Video Network, partner Sky, ha comunicato la programmazione dei test di trasmissione
P
oco tempo fa avevamo pubblicato la notizia dell’interessamento, da parte di Sky Italia,
nei confronti delle trasmissioni in

4K (per leggere la news cliccare
qui). In realtà, quello che sembrava
l’annuncio di un “futuro avvio delle trasmissioni” è stato ridimensionato dalla stessa azienda, secondo
cui la strada per giungere nelle
case degli italiani con trasmissioni
4K è ancora lunga e, probabilmente, il 2014 sarà solo l’anno dell’avvio delle sperimentazioni.
La conferma giunge da un partner di Sky Italia, ovvero Thomson Video Networks: l’azienda ha
diramato un comunicato stampa
nel quale afferma che “Sky Italia
sta programmando test di trasmissione di contenuto Ultra HD
utilizzando il codec HEVC e la
piattaforma di encoding/trasco-
ding ViBE VS7000 di Thomson
Video Networks”. Questo, lungi
TV & VIDEO Eutelsat e Samsung hanno lanciato il primo canale satellitare Ultra HD
Eutelsat, primo canale 4K solo per Samsung
Al momento si potrà ricevere solo con i TV 4K Samsung con Evolution Kit
di Roberto pezzali
E

utelsat e Samsung insieme per
lo sviluppo del 4K: l’annuncio è
stato fatto all’IBC 2013 di Amsterdam e coincide con il lancio del
primo canale satellitare Ultra HD dedicato ai TV 4K Samsung che stanno
per essere immessi sul mercato. Un
accordo che sembra esclusivo: anche
se nessuna delle aziende ha diramato
dettagli tecnici, sembra che solo gli
ultimi TV 4K dell’azienda coreana,
con il box connessione esterne e il tuner satellitare, possano ricevere questo particolare canale che trasmetterà
su Eutelsat 10 Est una serie di demo e
clip a risoluzione Ultra HD.
Niente HEVC al momento però: la
trasmissione verrà fatta con quattro
flussi Full HD in H.264 che vengono poi uniti in un’unica finestra
dal processore del TV Samsung, e
di qui la compatibilità solo con i TV
Samsung capaci di riunire i quattro
crop. “L’Ultra HD è il futuro della
torna al sommario
televisione, perché non
solo offre un’esperienza
superiore, ma crea anche
interessanti opportunità per l’industria TV. La
tecnologia Ultra HD è già
una realtà commerciale
redditizia e speriamo che
la nostra collaborazione
con Eutelsat possa diventare il punto di svolta per una più
ampia cooperazione tra industrie
per accelerare la standardizzazione
e la diffusione dei servizi Tv Ultra
HD” ha dichiarato Vassilis Seferidis,
Direttore dello Sviluppo del Business
in Europa per Samsung Electronics.
“Dopo aver lanciato la prima demo
broadcast in Ultra HD a Gennaio,
siamo lieti di allearci con Samsung
per costruire una catena di distribuzione 4k affidabile ed efficiente – ha
aggiunto Jean-François LeprinceRinguet, Direttore Commerciale Eutelsat - La conoscenza e l’esperienza
che stiamo maturando sull’Ultra HD
rafforza costantemente la nostra capacità di rispondere ai broadcasters,
gli operatori Pay-Tv e ai service
providers che si stanno preparando
per portare al consumatore un’esperienza di visione letteralmente di un
altro mondo”. Eutelsat 10E copre
praticamente tutta l’Europa, anche
se le nostre parabole sono quasi tutte
puntate su Eutelsat 13 Est: il lancio
del canale rappresenta comunque
una buona opportunità per i punti
vendita che vorranno dimostrare le
TV con un segnale live.
dall’annunciare trasmissioni 4K su
larga scala da parte di Sky Italia,
conferma il grande interessamento dell’azienda per il fenomeno
del momento (4K) e l’avvio, più o
meno imminente, dei test di trasmissione. In pratica, oggi Sky si
trova a un bivio: da un lato sente
l’esigenza di essere sempre sulla
cresta dell’onda tecnologica, dall’altro la necessità di attendere
ancora un po’ sia per questioni di
natura tecnica, sia perché il parco
TV 4K installato è ancora scarso
e, inoltre, perché sarà necessario
procedere alla sostituzione del decoder. È però sicuro che Sky userà
il codec ad alta efficienza HEVC
per la gestione del segnale 4K. Il
comunicato ufficiale riprende le
parole di Massimo Bertolotti, capo
dell’engineering e dell’innovazione
di Sky, secondo cui “HEVC è il futuro della trasmissione Ultra HD e
4K, ma fino a poco tempo fa queste
dimostrazioni non erano possibili poiché non esistevano soluzioni per creare un flusso di lavoro
concreto nell’ambiente di produzione”. Il sistema video Thomson
ViBE VS7000 si occuperà dunque
della trascodifica dei contenuti 4K
in HEVC, e lo stream server Sapphire (sempre di Thomson Video
Networkd) si occuperà della distribuzione del contenuto HEVC verso
i TV Ultra HD.

di Emanuele VILLA
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
TV & VIDEO LG ha ufficializzato i prezzi dei TV della serie 970 Ultra HD con illuminazione Full LED e HEVC a bordo
TV LG Ultra HD serie LA970: si parte da 3499 euro
I prezzi scendono anche per LG: 3499 euro è il prezzo del 55” mentre il 65” costerà 5499 euro
I
TV & VIDEO Previsione pessimistica del produttore di pannelli: i costi sono troppo alti
L’OLED farà la fine del SED, secondo AUO
Secondo il CEO Paul Peng, la qualità dell’OLED verrà comunque superata
di Roberto pezzali
AU Optronics è uno dei principali
produttori di pannelli al mondo:
fa pannelli LCD Full HD, pannelli
Ultra HD e anche pannelli OLED
di piccole e grandi dimensioni. Paul
Peng, presidente e amministratore
delegato di AUO, è però convinto che gli schermi OLED di medio
e grosso taglio faranno una brutta


prezzi dei TV Ultra HD iniziano a
scendere: dopo Sony, che ha portato il suo 55” a 3999 euro, arriva
ora sul mercato LG e parte da un
prezzo ancora più competitivo: 3499
euro per la versione da 55” e 5499
euro per il modello da 65”. LG ha
realizzato fino ad ora due serie di TV
Ultra HD, ma la prima ad arrivare
in Italia ai prezzi sopra citati sarà la
più completa: i due modelli appartenenti alla serie 970 infatti avranno
retroilluminazione Nano Full LED,
un sistema audio 4.1 da 50 Watt integrato nel TV e un nuovo engine con
decodifica hardware HEVC. I TV LG,
insieme con i nuovi TV Panasonic,
saranno tra i primi a poter riprodurre
da porta USB filmati in 4K, e nel caso
dei TV LG è assicurata la compatibilità sia con i filmati in H.264 sia con
i più nuovi (e ancora rarissimi) filmati in HEVC. Tra le altre novità della
serie 970 il nuovo sistema Tru-Ultra
HD Engine per l’upscaling dei contenuti e 16 GB di memoria integrata
per le funzioni PVR. L’unico neo al
momento sembra essere l’assenza
di una porta HDMI 2.0, ma il trucco
usato da Sony per rendere gli ingressi
HDMI compatibili con segnali a 60
Hz quasi sicuramente verrà usato da
tutti i produttori.
Sempre di LG dovrebbe arrivare tra
qualche mese anche la serie LA965,
modelli Ultra HD più economici:
dovrebbero costare circa 500 euro in
meno, ma manca l’ufficialità.

di Roberto pezzali
torna al sommario
fine, la stessa di FED e SED.
Rispetto a queste due tecnologie,
l’OLED è decisamente più avanti:
esistono già prodotti commerciali,
ma i costi di sviluppo sono davvero proibitivi. Non è la prima volta
che qualcuno parla delle difficoltà
di produzione dei pannelli, tuttavia
fa impressione sentire uno dei maggiori produttori decretare in modo
così netto la fine di una tecnologia
che sembra invece agli albori.
Secondo Paul Peng, con l’arrivo
dell’Ultra HD e di nuove tecnologie
come l’IGZO applicato all’LCD, ben
presto la qualità dell’OLED verrà
superata, e comunque il costo più
alto dell’OLED non giustificherà la
differenza di qualità percepita. Gli
crediamo?
TV & VIDEO
La finale
dei Mondiali
sarà in 4K
Sony e FIFA hanno annunciato che la finale di Coppa del
Mondo in Brasile sarà ripresa
e trasmessa in 4K. L’annuncio
è stato fatto dal direttore della
divisione tecnica della FIFA, che
ha definito il 4K come l’evoluzione naturale della televisione. La
sperimentazione nel corso della
Confederation Cup ha quindi
portato i suoi frutti e la FIFA
potrebbe decidere di trasmettere
non solo la finale, ma anche
alcuni match chiave: il numero
esatto delle partite sarà rivelato
solo dopo i sorteggi a dicembre.
Al momento però non si tratta
di una trasmissione diretta nelle
case: difficilmente si riuscirà
a organizzare in meno di un
anno una trasmissione per gli
abbonati su un canale dedicato,
anche se Sky sta lavorando per
portare il prima possibile questa
tecnologia nelle case. La finale
sarà visibile probabilmente nei
cinema equipaggiati con proiettori 4K, ma potrebbero esserci
sorprese, come un canale satellitare pubblico sperimentale.
n.75 / 24 settembre 2013
TV & VIDEO Alcune trasmissioni sistematicamente interrotte per far posto al calcio
Mediaset Premium non è corretta
Altroconsumo ha raccolto diverse lamentele e ora chiede il risarcimento
M
una denuncia a Mediaset stessa e
al garante per la concorrenza: Mediaset deve risarcire gli utenti che
subiscono continuamente queste
interruzioni.
Nella lettera (qui la versione integrale) Altroconsumo da notare
come secondo le condizioni generali di contratto che l’utente firma per
sottoscrivere Mediaset Premium ci
sia anche una clasula che permette
a Mediaset di “interrompere il Servizio al fine di effettuare necessari
interventi di riparazione, manutenzione, ampliamento e/o miglioramento del Servizio stesso”. Mediaset, però, prevede un rimborso nel
caso in l’interruzione perduri per
almeno 3 giorni. Allo stesso modo
però l’azienda si auto-tutela: non
sono previsti rimborsi nel caso di
“interruzioni e/o sospensioni del
Servizio ... qualora per esigenze
tecniche riguardanti le frequenze
televisive attraverso cui il Servizio
è diffuso si rendesse necessaria la
sospensione, temporanea, della trasmissione di alcuni contenuti”.
Mediaset avverte della cosa, ma
il fatto di non chiarirlo subito agli
utenti che sottoscrivono un pacchetto rappresenta secondo Altroconsumo una pratica commerciale
scorretta.
TV & VIDEO Annunciata a sorpresa una macchina per stampare dischi a tre strati
In arrivo Blu-ray Disc da 100 GB per il 4K?
Singulus Technologies anticipa l’annuncio della Blu-ray Disc Association
S
di Paolo centofanti
ingulus Technologies è un
produttore di macchine per
la catene di replicazione di dischi pre-registrati. Uno dei suoi ultimi prodotti è in grado di stampare
però dei misteriosi dischi Blu-ray a
tre strati e con capacità da 100 GB.
È la prova che è in arrivo un’estensione del Blu-ray Disc per i film in
4K? Singulus cita esplicitamente
questo scopo per la sua macchina
di replicazione. Altro uso per un
disco pre-registrato da 100 GB d’altra parte non ci viene in mente e in
realtà la Blu-ray Disc association


di Roberto pezzali
ediaset Premium scorretta:
durante la trasmissione delle partite di calcio oscura
dei canali, tra i quali Steel. La denuncia arriva da Altroconsumo che
ha raccolto le lamentele di molti
consumatori, secondo i quali Mediaset Premium li reputa consumatori di serie B.
Mediaset, e lo sanno ormai tutti,
non ha la capacità di banda per trasmettere in contemporanea tutti gli
eventi sportivi per cui ha i diritti,
e soprattutto la domenica pomeriggio con la contemporaneità di
molte partite è costretta a spegnere
qualche canale per lasciare spazio ai
canali del calcio. Ci sono però utenti
ai quali del calcio interessa poco o
nulla, persone che hanno pagato un
abbonamento Cinema e che vedono
le continue e frequenti interruzioni
di alcuni canali del loro abbonamento come una sorta di disservizio
da parte di Mediaset stessa.
Ecco che scendono così in campo le
associazioni dei consumatori, con
torna al sommario
è diventata sospettosamente silenziosa ormai da
qualche tempo.
All’IFA alcuni rappresentanti
dell’associazione
hanno svicolato sull’argomento Blu-ray 4K, ma l’invasione di televisori Ultra
HD in arrivo, la relativa
semplicità per l’estensione
dello standard (si tratta di
cambiare risoluzione e al
più codifica video), l’annuncio dell’HDMI 2.0 e la necessità di provvedere alla cronica mancanza di contenuti nativi in 4K, sono tutti fattori
che rendono questo momento quanto mai propizio per il lancio di una
nuova estensione del Blu-ray Disc. E
il CES 2014 è dietro l’angolo.
TV OLED LG
55EA980V
in Italia a
ottobre, ma
solo online
LG ci ha confermato che il TV
OLED curvo di LG sarà disponibile
tra due settimane a 8999 euro di
listino. Inizialmente sarà venduto
solo online
di Roberto Pezzali
LG ci ha confermato l’arrivo sul
mercato italiano del TV OLED
55EA980V, il modello curvo già
venduto negli altri Paesi europei.
Dotato di tecnologia White RGB,
l’OLED di LG è il primo TV OLED
di grande formato disponibile
commercialmente sul territorio
italiano. Il prezzo non è basso:
8.999 euro, e non sarà neppure
possibile chiedere sconti, perché
inizialmente sarà acquistabile
esclusivamente online. La scelta
di LG dovrebbe essere limitata
solo alle prime settimane: nessuno potrebbe mai comprare un
TV da 9000 euro online senza
averlo mai visto! C’è molta attesa per l’OLED, anche se l’attenzione più che al prodotto stesso
è dovuta proprio alla curiosità
di vedere con i proprio occhi la
resa di un OLED di fianco ad un
LED, e questo al momento non
sarà proprio possibile. LG ci ha
fatto comunque sapere che non
dovrebbero passare molte settimane prima di poter vedere un
TV OLED nei principali punti
vendita delle maggiori città.

estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
hi-fi & home theater Arriva la versione top di gamma delle cuffie B&W a 399 euro
B&W P7 è la cuffia di riferimento?
Costruita con materiali pregiati e dotata di un nuovo trasduttore da 40 mm
di Roberto faggiano
B
ower & Wilkins spinge verso
l’alto la sua gamma di cuffie con
il nuovo modello P7 (399 euro),
destinato all’utilizzo in movimento
con la predisposizione per dispositivi
Apple, ma sicuramente adatto anche
all’uso casalingo. La configurazione
circumaurale dei padiglioni consente al tempo stesso di raggiungere
ottime prestazioni sonore e isola dai

rumori esterni senza dover ricorrere
a circuiti di riduzione del rumore.
All’esterno la P7 è un trionfo di pelle
e acciaio, la pelle ricopre l’archetto e
i padiglioni, l’acciaio garantisce affidabilità ai meccanismi che permettonodi richiudere la cuffia su stessa durante il trasporto. Dal punto di vista
acustico, è stato realizzato un nuovo
trasduttore da 40 mm, concepito con
gli stessi criteri degli altoparlanti per
diffusori B&W, con membrana in
nylon e bobine in alluminio rivestite
di rame. L’impedenza di 22 ohm e
la sensibilità di 111 dB garantiscono
pressioni sonore di tutto rispetto e
ben oltre il volume medio necessario
per un buon ascolto. Il peso è di 290
grammi, nella media della categoria.
In dotazione un cavo dedicato ai dispositivi Apple con comandi diretti
e un altro compatibile con qualsiasi
smartphone.
hi-fi & home theater L’associazione che organizza il CES lancia una bella iniziativa
Musica in HD: la CEA ci mette la faccia
Etichette e produttori hardware coinvolte per rilanciare la musica in HD
D
di Paolo CENTOFANTI
opo quasi due decenni di musica in formato compresso,
si torna a parlare di qualità
audio. Lo fa la CEA, la Consumer
Electronics Association, l’associazione americana che tra le altre cose
organizza l’imponente CES di Las
Vegas. E proprio il CES 2014 vedrà,
promette la CEA, importanti annunci relativi alla musica in alta risoluzione. Nessuna nuova tecnologia
in ballo. Quello che la CEA vuole è
dare impulso alla nascita di nuovi e
più forniti negozi di musica digitale
in formati non compressi e di alta
qualità e questa volta le major sono
della partita. CEA ha infatti annunciato l’intenzione di far partire una
campagna per la promozione dei formati audio di qualità in accordo con
le etichette discografiche, i produt-
tori di elettronica e persino
gli artisti. Sony in particolare
ha partecipato alla presentazione del progetto, a pochi
giorni dall’annuncio di una
nuova gamma e una pagina
del proprio sito dedicata all’audio ad alta risoluzione.
In cosa consisteranno queste
iniziative è ancora tutto da
vedere, ma nel comunicato
della CEA si legge che Sony
Music Entertainment, Universal Music Group e Warner
Music Group, più alcune indipendenti, hanno dato la loro disponibilità a dare in licenza i loro cataloghi
anche in formati ad alta qualità, facilitando l’ampliamento dei servizi
esistenti e la nascita di nuovi negozi
online. Il periodo potrebbe essere
quello giusto. Il successo del vinile
Sony WH
Le cuffie con
walkman
integrato
Sony presenta due
cuffie con memoria
integrata per ascoltare
la musica preferita
senza disporre di una
sorgente separata
di Roberto FAGGIANO
Il Walkman pare passato di moda,
ma Sony ha trovato il modo di
rilanciarlo, inserendolo direttamente nelle cuffia. I due nuovi
modelli WH-303 (120 euro circa)
e WH-505 (199 euro circa) hanno
una memoria integrata e una batteria che garantisce autonomia
per circa 20 ore di utilizzo. Questa tipologia di cuffie permette di
evitare i problemi dei cavi di collegamento verso un riproduttore
separato e garantisce comunque
la connessione a uno smartphone o notebook quando serve. I
due modelli si differenziano per
la dotazione di memoria - 4 GB
sul 303 e 16 GB sul 505 - e per
le prestazioni. Sul 303 è montato un trasduttore da 30 mm con
sensibilità di 107 dB e impedenza di 30 ohm, mentre il modello
505 monta un trasduttore da 40
mm con sensibilità di 106 dB e
impedenza a 40 ohm. Differenze
anche per le finitura: il 303 è disponibile in colore bianco oppure
nero, mentre il 505 è solo in nero.
Per entrambi è previsto un LED
che illumina il logo Walkman.
degli ultimi anni, sembra testimoniare il ritorno alla voglia di qualcosa
di più del semplice file MP3, mentre
il fatto che gli adolescenti di oggi
siano cresciuti in un mondo di sola
musica compressa, rende quanto
mai la promozione dell’ascolto di
qualità assolutamente attuale, oltre
che un’opportunità.

sony WH-505
torna al sommario

estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
game & movie Sono state confermate le voci su gesture e controlli vocali per PS4
E con PlayStation 4 ci puoi anche parlare...
Inoltre, l’output HDMI non sarà criptato: largo alla registrazione in gioco
di Vittorio Romano barassi
F
inora se ne era parlato molto, ma ora sono arrivate le
prime conferme ufficiali riguardanti l’accoppiata PlayStation
4 più PlayStation Eye: insieme,
grazie alle due videocamere (da
1280x800 pixel e 85° di campo)
e ai quattro microfoni integrati,
saranno in grado di riconoscere
gesture e di rispondere a comandi
vocali, esattamente come sarà in
grado di fare - e lo si sapeva già dal
giorno della presentazione - il duo
Xbox One Kinect di Microsoft. Al-
sero film Blu-ray) e che per questo
motivo sarà possibile, facile e immediata la registrazione delle “imprese di gioco”, ovviamente subito
condivisibili tramite Ustream,
Facebook e PSN. Finora
l’operazione di “cattura”
era possibile solo tramite component; le testate
specializzate, sempre alle
prese con videorecensioni, ringraziano.
game & movie Non si potranno più comprare oggetti importanti in cambio di denaro
Chiude l’asta di Diablo: rovina il gioco
Nonostante fosse perfettamente legale, secondo Blizzard rovinava il gioco
L
di Emanuele Villa
a possibilità di acquistare oggetti preziosi e armi potenti in cambio della valuta del gioco (gold) o
soldi reali è sempre stato considerato
un elemento distintivo di Diablo III,
oltre che un tentativo pionieristico di
inserire acquisti in-game con valuta
reale. L’idea aveva senso eccome,
visto che sono anni che in World of
Warcraft (l’MMO n.1 al mondo e
progetto principe di Blizzard) i giocatori più accaniti si rivolgono a fornitori terzi, i cosiddetti farmer, per
acquistare la valuta del gioco in cambio di soldi reali. In pratica, inserendo un’asta perfettamente legittima
e “con soldi reali”, Blizzard avrebbe
da un lato ottenuto un extra-profitto,
dall’altro eliminato alla fonte queste
transazioni parallele (non autorizzate) gestite esternamente al gioco.
Ma non è andata così: nonostante
qualche bug, acquistare con soldi
veri oggetti importanti del gioco sta
rovinando il gioco stesso, che – non
dimentichiamolo – deve essere relax
e divertimento, non un tentativo di
scalare la vetta con ogni mezzo. Poter comprare oggetti in cambio di


tra caratteristica di cui si è parlato
molto in questi mesi è quella della
registrazione del gameplay: Sony,
nella conferenza di debutto di
PS4, ha “accennato”
a questa feature, ma
da allora non ha mai
più rilasciato dettagli
ufficiali. Ora, però,
l’azienda ha ufficializzato che PlayStation 4 non gestirà un
output HDMI criptato (come accadeva
per PS3, che trattava
i giochi come fos-
torna al sommario
euro/dollari permetteva, di fatto, ai
giocatori di “saltare” parti importanti di evoluzione del personaggio,
abbattendo la longevità del gioco: e
se è vero che buona parte dei gamer
“razionali” non cercherebbero mai
scorciatoie per raggiungere la vetta
(alla fine, ridurre le ore del gioco è
un danno), c’è comunque una buona
fetta di hardcore gamer che farebbe
di tutto pur di eccellere nel mondo
di Diablo. Quindi l’asta sarà chiusa
il 18 marzo 2014, come spiegano gli
sviluppatori Blizzard nel video (in
inglese) qui accanto. Difficilmente
vedremo, quindi, un’asta con real
money in World of Warcraft, MMO
che dal 2005 basa la propria economia su un’asta regolata con la valuta
del gioco stesso. Quella, di sicuro,
non verrà meno.
Diablo III Auction House
Sony: entro la
fine di marzo 5
milioni di PS4
L’azienda giapponese
ha svelato le prime
previsioni di vendita
per PlayStation 4
di Vittorio romano barassi
Nel corso di una conferenza
tenutasi ai margini del Tokyo Game Show, Sony ha per
la prima volta svelato i propri
obiettivi di vendita riguardanti
PlayStation 4. Secondo l’azienda
giapponese la nuova console, in
arrivo il 15 novembre prossimo,
dovrebbe riuscire ad arrivare a
quota 5 milioni di pezzi venduti entro la fine dell’anno fiscale,
ossia entro il primo aprile 2014.
Nel 2006 Microsoft riuscì a ottenere tale risultato con Xbox 360,
mentre Sony, con PlayStation 3,
si fermò a meno di 4,5 milioni di
unità. Le stime di vendita parlano, dunque, di oltre un milione
di console vendute ogni mese, ma
riuscirà Sony a produrre tante
console da immettere sul mercato in tempi relativamente brevi?
Alcuni esperti di mercato dubitano, ma Sony pare ottimista. Infine, c’è un’altra considerazione
da fare: Sony punta a vendere 5
milioni di console entro marzo
ma, almeno inizialmente, non
potrà “giocare in casa”. È stato
infatti confermato ufficialmente che PS4 arriverà in Giappone
solo il 22 febbraio 2014, fattore
che influirà non poco sul numero
di console vendute nei primi tre
mesi di commercializzazione.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
game & movie È uscito il videogioco più atteso dell’anno. Qualche problema su Xbox 360
GTA V: tanti 10, ma su Xbox 360...
Le prime recensioni unanimi: quello di Rockstar è l’ennesimo capolavoro
di Vittorio Romano barassi
C
Sarà possibile passare
i propri giochi agli
amici. Ma si gioca uno
alla volta
di Paolo Centofanti
sia un progetto ambizioso perfettamente riuscito, in grado di inglobare un fantastico mix di generi e
una trama da Oscar in rodate meccaniche open-world ulteriormente ottimizzate. A rovinare un po’
la festa (ma neanche tanto) ci ha
pensato la comunicazione ufficiale
di Rockstar, la quale ha consigliato a tutti gli utenti che entreranno
in possesso di una copia del gioco
game & movie
L’orrore di The
Evil Within in
un nuovo trailer
B Il nuovo lavoro del creatore
di Resident Evil, Shinji Mikami, non arriverà che nel 2014,
ma in occasione del Tokyo
Game Show è stato rilasciato
un nuovo trailer che lascia
intravedere le atmosfere e gli
orrori che dovremo affrontare. The Evil Within punta a
rilanciare il survival horror,
genere che ha lasciato il posto
a titoli magari più spettacolari
ma meno... spaventosi. Riuscirà davvero a far paura? Le
premesse sembrano buone.

The Evil Within
torna al sommario
per Xbox 360 di non installare il
secondo DVD presente nella confezione di vendita. Il motivo è presto
detto: installando tutti e due i DVD
si va incontro a qualche problema
grafico piuttosto fastidioso (diversi
glitch e pop-up), ma comunque mai
in grado di rovinare l’esperienza di
gioco. Qui una video testimonianza. Nulla di grave, certo, ma pur
sempre un “difetto”.
game & movie Su web svelata la mappa di Los Santos
La mappa GTA V è gigante!
La più grande in un gioco
I
di Vittorio Romano BARASSI
giorni scorsi, prima dell’uscita di
Grand Theft Auto V, su web sono
apparse le prime immagini di quella
che a tutti gli effetti sarà la mappa di
gioco più grande mai vista in un videogame. Come potete apprezzare dall’immagine (via neoGAF) si tratta di un
territorio molto esteso (la stessa Rockstar ha assicurato che la mappa, nel
complesso, sarà più grande di quelle di
GTA San Andreas, GTA IV e Red Dead
Redemption sommate) caratterizzato
da una grossa città (Los Santos) a sud
e da tanto “verde” nel resto dell’isola.
Per rendere meglio l’idea sulle effettive
dimensioni della mappa, a questo link
una GIF animata realizzata ad-hoc da
un utente appassionato.
Valve offre già una notevole versatilità nella gestione dei giochi
acquistati tramite la sua piattaforma Steam: salvataggi online,
libertà di installare i giochi su diverse macchine, sincronizzazione
dei progressi su diversi PC anche
di sistema operativo diverso. Con
la nuova funzione di “condivisione familiare” si va un passo oltre
e sarà possibile prestare i giochi
della propria libreria di Steam
ad amici. In modo abbastanza
semplice si potranno condividere i giochi autorizzando fino a 10
computer diversi di altri utenti.
Ricevuta l’autorizzazione l’utente
avrà accesso alla completa libreria
di giochi dell’amico che ha deciso
di prestare i suoi giochi. C’è una
scontata limitazione: nella logica
di “prestito” i giochi possono essere avviati solo da una persona alla
volta, per cui lo stesso titolo non
può essere giocato contemporaneamente. Inoltre, se il legittimo
proprietario inizia una partita a
un gioco che in quel momento sta
venendo utilizzato da un amico,
quest’ultimo riceverà un avviso
di chiusura della sessione in pochi minuti, con un invito ad acquistare una copia del gioco. Pur
con questi vincoli, si tratta di una
funzione molto interessante, che
replica il gesto di scambiarsi la
copia fisica di un gioco. Il servizio
partirà in beta limitata nelle prossime settimane e sarà gratuito.


ostato la bellezza di 265 milioni di dollari, Grand Theft
Auto V è il titolo su cui una
software house ha investito di più
in tutta la storia dei videogame.
Chi ha già avuto modo di provarlo
e finirlo è concorde nell’affermare
che quello sviluppato da Rockstar
Games è a tutti gli effetti un vero e
proprio capolavoro. CVG, autorevole punto di riferimento britannico e non solo - per quanto concerne il
mondo dei videogiochi, ha pubblicato sul proprio sito una lunga lista
di “voti” assegnati dalle testate che
hanno provato in anteprima GTA
V; i 10/10 (o i 100/100 o i 5/5) si
sprecano. Nei prossimi giorni arriveranno certamente tante altre
recensioni ma pare proprio che,
anche questa volta, Rockstar abbia
centrato l’obiettivo. Tutti sono concordi nel sottolineare come GTA V
I giochi di
Steam ora
si possono
prestare
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
people & market Nel corso dell’Industrials & Autos Conference anticipati alcuni sviluppi futuri dei robot domestici
iRobot: dalle pulizie alla gestione della casa
Colin Angle, CEO di iRobot, annuncia i dati di mercato dell’azienda e alcune interessanti prospettive
stante, hanno importanza strategica
anche le soluzioni che iRobot realizza
per la Difesa, come il Packbot, oltre a
quegli apparecchi impiegati in ambito
medico che permettono di effettuare
diagnosi in remoto. Il CEO di iRobot
annuncia il lancio, tra qualche mese,
di un nuovo prodotto che permetterà
una maggiore collaborazione in ambito aziendale: nessun particolare dettaglio, ma ne sentiremo parlare nella prima metà del 2014. Le cifre, dicevamo,
parlano chiaro: se nel 2011 i ricavi del
defence business erano di 185 milioni
di dollari, nel 2013 siamo passati a 50
milioni, ma con un incremento netto
della sezione home, che ora rappresenta il 90% del fatturato dell’azienda.
iRobot annuncia una quota di mercato
superiore al 60% nel settore dei robot
domestici e un portfolio ampio di brevetti, per cui la leadership di mercato
non è a rischio. Altro discorso riguarda
la distribuzione del fatturato nel mon-
people & market Disney Research ha realizzato un innovativo sistema di trasmissione
Magia Disney: l’audio con il tocco
Basta toccare con un dito l’orecchio di una persona per passare il messaggio
di Roberto Pezzali
olete dire qualcosa a qualcuno senza farvi sentire? Presto sarà possibile grazie a
Ishin-Den-Shin, un innovativo sistema di trasmissione audio realizzato da tre ricercatori della Disney
Research. Ishin-Den-Shin vuol dire
“quello che la mente pensa, il cuore
trasmette”, un nome che descrive
bene quello che i ricercatori sono
riusciti a creare, ovvero un sistema
di trasmissione audio con il quale è
possibile passare un messaggio a una
persona toccandole il lobo dell’orecchio. Il sistema, semplice, è basato su
un microfono che riceve il messaggio,
lo rielabora e lo ritrasmette sottoforma di segnale elettrico alla persona
che impugna il microfono. A questo
punto basterà toccare un orecchio
per trasformarlo in un altoparlante,
con il canale acustico che funziona
come altoparlante per trasmettere il
V


i è svolta, a Laguna Beach, la
Industrials & Autos Conference
di Morgan Stanley, nell’ambito
della quale un intervento interessante
è stato quello di Colin Angle, CEO di
iRobot, l’azienda che conosciamo per
i robot domestici Roomba, Scooba
e Braava, ma che in realtà opera non
solo nel mondo degli elettrodomestici
hi-tech. Un intervento interessante
poiché ha fatto luce non solo sull’attuale situazione di iRobot, ma anche
sulle prospettive future dell’azienda e
del mondo dei robot domestici. Partiamo dai dati di mercato: Colin Angle
comunica di aver venduto oltre 10 milioni di robot domestici e che l’home
business è oggi senza dubbio il ramo
più fiorente dell’azienda; ciò nono-
torna al sommario
messaggio segreto. Nessuno sentirà
e il messaggio sarà trasmesso solo
alla persona “toccata” che lo udirà
in modo telepatico all’interno della
propria testa. Per la creazione del
messaggio da trasmettere Disney ha
usato un microfono Shure modificato: il microfono registra il suono, lo
invia al computer che lo mette in loop
e lo rimanda al microfono stesso. Il
rivestimento di quest’ultimo è il trasmettitore: ogni persona che afferra
il rivestimento metallico del micro-
fono estende il messaggio in loop a
tutto il suo corpo, un piccolo segnale
elettrico a basso voltaggio che scorre
lungo la pelle. Basta quindi un tocco,
preciso all’orecchio, per trasmetterlo. Yuri Suzuki, uno dei ricercatori,
ha spiegato che è stato difficilissimo
trovare il voltaggio giusto e che nel
corso degli esperimenti ha preso un
numero imprecisato di scosse elettriche. Il sistema ora è sicuro, e non è
escluso che possa essere integrato in
uno smartphone. Qui il video.
do, e qui la situazione macroeconomica europea si fa sentire: le vendite in
Europa sono sostanzialmente invariate
anno su anno, negli USA l’incremento
è superiore al 30% ed è anche elevato
in Giappone. Ma parliamo di futuro,
che è la cosa senz’altro più curiosa:
i robot domestici sono sì apparecchi
ad alto contenuto tecnologico, ma al
momento non sono per esempio collegati al cloud e quindi l’evoluzione in
ambito software potrebbe essere enorme. Premesso che parlare di robot del
prossimo decennio presuppone qualche sforzo di fantasia, ciò che si deduce dal discorso di Angle è la volontà di
creare macchine che permettano alle
persone di vivere meglio. Perché c’è
sicuramente bisogno di prendersi cura
della casa, ma anche di avere accesso
ai dottori senza chiedere a questi di
venire fisicamente a domicilio (si parla di Remote Presence), c’è bisogno di
supporto per spostare le cose in casa e
riordinarle. I robot domestici potranno riconoscere gli oggetti della casa
che definiscono il tipo di stanza e organizzarsi di conseguenza, sarà possibile
dire loro di effettuare una certa azione
in una zona della casa e loro lo faranno
a prescindere da tutti gli ostacoli che
incontreranno, i robot capiranno da
soli dove sono e le persone potranno
interagire con loro, anche con comandi vocali. A ben vedere, la tecnologia
per fare tutto questo c’è già, si tratta di
metterla in pratica in un modo che sia
profittevole per i produttori (iRobot
o altri) e utile per il consumatore. Insomma, al di là di una serie di ipotesi
e di proposte, si evince che Roomba (e
tutti i suoi simili) non sia che un primo
tentativo di semplificare la vita in casa,
ma che la “big picture” preveda molto,
molto di più.

S
di Emanuele Villa
n.75 / 24 settembre 2013
people & market L’iniziativa precede l’uscita del Surface 2, prevista per il 23 settembre
Microsoft paga più di 200$ gli iPad usati!
Sconto di 200 dollari a chi sostituisce il suo iPad 2, 3 o 4 con un Surface
P
di Emanuele Villa
remettiamo subito che l’iniziativa è valida solo negli USA e in
Canada, ma la riportiamo poiché indicativa dell’ennesimo tentativo di Microsoft di “colpire sul vivo”
il competitor principale e aumentare
le proprie quote di mercato. Non è
di sicuro la prima volta che iPad viene preso di mira dal marketing Microsoft: prima c’era stato un videoparodia sul rapporto tra un iPad
e un Asus Vivo Tab Smart (Win8),
poi un’operazione analoga ha avuto
come protagonista iPad Mini. Oggi
Microsoft si spinge oltre e offre una
valutazione di almeno 200 dollari su
un “gently used” iPad 2, 3 o 4, ovvero un iPad usato con tutte le attenzioni del caso. Operazione che vale
solo nei Microsoft Store presenti sul
territorio americano. Ovviamente la
mossa di Microsoft si innesta all’interno di un gioco ben più ampio e ri-
volto a spingere il più possibile l’acceleratore su Surface e Surface Pro,
in attesa della nuova generazione,
che arriverà a fine mese. Com’è noto,
i risultati dei tablet Microsoft sono
stati deludenti, e questo ha spinto
Microsoft a ridurre del 30% il prezzo
di listino di Surface, nella speranza
di venderne il più possibile prima
della presentazione della next-gen,
che dovrebbe vedere la luce il 23 di
settembre. Stay Tuned…

people & market Twitter ha deciso di seguire la stessa strada di Facebook verso la borsa
E anche Twitter sbarca a Wall Street
Con un tweet annuncia di aver presentato i documenti riservati alla SEC
D
di Emanuele Villa

opo Facebook, un altro social network estremamente
popolare intraprende la strada della borsa: Twitter. L’azienda
americana ha infatti presentato i
documenti per l’IPO (Initial Public
Offering / Offerta Pubblica Iniziale)
dichiarando pubblicamente le proprie intenzioni tramite un Tweet
lapidario: “Abbiamo presentato
in via confidenziale il documento
S-1 alla SEC (U.S. Securities and
Exchange Commission) per il previsto IPO. Questo Tweet non costituisce alcuna offerta di titoli in
vendita”. Twitter, che è indicativamente valutato 10 miliardi di dol-
torna al sommario
lari, ha potuto inviare
i documenti alla SEC
in via confidenziale
sulla base del Jobs
Act, varato da Barack
Obama nel 2012: secondo il provvedimento, le aziende che fatturano meno di 1 miliardo
l’anno non sono tenute a
rendere pubblica la
propria documentazione IPO. Il fantomatico “documento S1”, cui si fa riferimento nel Tweet,
è il documento essenziale con cui
vengono registrati titoli con la SEC
(tra l’altro non è chiaro se Twitter
sarà quotato
al Nasdaq o al
NYSE) e contiene tutte
le informazioni finanziarie dell’azienda. L’IPO, secondo le ultime
indiscrezioni, sarà curata da Goldman Sachs. Attendiamo sviluppi.
Addio a Dolby
rivoluzionò
l’audio
al cinema
È morto Ray Dolby
inventore di alcune
delle più rivoluzionarie
tecnologie audio
nel cinema e non solo
di Paolo Centofanti
Se ne è andato a 80 anni uno
dei più grandi personaggi del
mondo della tecnologia applicata all’audio. Ray Dolby ha rivoluzionato, con la sua tecnologia
di riduzione del rumore prima e
l’audio surround del Dolby Stereo poi, il suono delle pellicole
cinematografiche, cambiando
per sempre il modo di concepire e utilizzare la colonna sonora
nei film. È morto di leucemia,
la notte del 12 settembre nella
sua casa di San Francisco. Dolby
ha fondato l’azienda che porta
il suo nome, i Dolby Laboratories, nel 1965 in Inghilterra,
per poi trasferirsi in California
dieci anni più tardi, instaurando il legame indissolubile con
Hollywood che dura tutt’oggi.
Dopo le innovazioni nel cinema,
Dolby ha portato le sue idee in
ambito domestico con il sistema
di riduzione del rumore per le
audiocassette (chi non ricorda il
mitico Dolby B?), per poi portare l’audio surround nelle nostre
case con il Dolby Surround e i
decoder Dolby Pro-Logic prima
con le videocassette e le trasmissioni TV, poi con l’era del Dolby
Digital e sue evoluzioni dal Laser Disc fino al Blu-ray Disc.

estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
people & market Retroscena sull’acquisizione della divisione mobile di Nokia
Microsoft temeva un Lumia con Android
Il New York Times svela come Microsoft volesse ostacolare un accordo
“S
e Nokia avesse scelto Android come sistema operativo sarebbe diventata una
delle tante aziende che cercano di
sopravvivere in un mondo difficile
senza riuscirci. Android è Samsungcentrico, solo Samsung fa profitti”.
Queste parole, pronunciate da Stephen Elop quando ancora era CEO
di Nokia, sono in parte condivisibili:
è sotto gli occhi di tutti che negli ultimi anni tra le aziende che hanno
creduto in Android (quasi tutte), solo
Samsung sia riuscita a creare una
vera macchina da guerra. Eppure in
Nokia hanno pensato ad Android:
una divisione di Nokia, infatti, ha lavorato negli ultimi anni per portare
Android sui Lumia, tenendo i driver
aggiornati e seguendo lo sviluppo del
people & market
Google compra
Bump
Bump è un’app che permette
di scambiarsi contenuti tra
smartphone (anche di SO
diversi) avvicinando i telefoni:
fin qui niente di nuovo, non
fosse che Bump non usa NFC,
ma una tecnologia che, grazie
all’uso dei sensori del telefono
(GPS, accelerometro…) e alla
costante comunicazione con il
cloud, riesce a far comunicare
due telefoni. Come fa notare
TheVerge, Bump ha ottenuto
un buon successo in termini di
pubblico, ma non è mai riuscito a “monetizzare”, risultando
una facile preda per Google,
che forse mira a integrare la
tecnologia di condivisione
non-NFC nel proprio sistema
operativo.
Bump Simple Connections


di Roberto pezzali
torna al sommario
sistema operativo di Google. Il Lumia
con Android non era soltanto un sogno di molti, ma anche un dispositivo
funzionante nascosto nei laboratori
Nokia di Espoo. E questo Microsoft lo
sapeva: lo riporta il New York Times
in un articolo dal titolo Behind Microsoft Deal, the Specter of a Nokia
Android Phone dove spiega come la
spesa di 5 miliardi per l’acquisizione
del ramo di azienda nasconde anche
la volontà di fermare un progetto che
poteva rivelarsi fatale per Microsoft.
Nokia, infatti, firmò l’accordo per
portare Windows Phone sui suoi
Lumia nel 2011, e l’accordo nel
2014 dovrebbe finire. Difficile
ora dire cosa avrebbe fatto
Nokia, ma se avesse scelto
Google le conseguenze per Microsoft sarebbero state disastrose:
Windows Phone è all’80% Lumia, e
senza gli smartphone Nokia il sistema
operativo sarebbe forse sparito. Molti
sono pronti a scommettere che Android avrebbe fatto la fortuna dei Nokia Lumia, ma a questo punto non lo
sapremo mai: il team che si occupava
dello sviluppo di Android sui Lumia,
dopo l’acquisizione, avrà sicuramente
cambiato lavoro.
people & market Proiezioni di IDC sul mercato “smart”
Si vendono più tablet che PC
Nel 2015 il sorpasso decisivo
S
di Paolo Centofanti
econdo le ultime proiezioni di IDC sul segmento
dei dispositivi “smart connected” che include computer,
portatili e desktop, smartphone
e tablet, nell’ultimo trimestre di
quest’anno si muoveranno più
unità di tablet che di PC. Prendendo in esame tutto il 2013
saranno ancora i PC a farla da
padrone, ma il sorpasso a base
annua dovrebbe arrivare nel
2015. Già quest’anno IDC ha
rivisto più volte verso il basso le
sue stesse stime di PC venduti e il trend di contrazione del mercato sia desktop
che laptop continuerà negli anni futuri. Nel suo complesso il mercato continua a
crescere a ritmo costante, ma solo grazie a smartphone e tablet appunto. A soffrire maggiormente è, soprattutto, il mercato dei PC dektop, ma - come si vede
dal grafico -, a cannibalizzare i computer non sono tanto i tablet che crescono
ancora lentamente, quanto soprattutto gli smartphone, la cui fetta continuerà
inarrestabile almeno fino al 2017.
Fiat 500L
Living con
LTE a bordo
Fiat e Vodafone
lanciano la prima
connected car italiana
4G: 15 GB di traffico
incluso al mese
di Roberto Pezzali
Vodafone porta la tecnologia 4G
a bordo di un’auto: la partnership
con Fiat, infatti, prevede il lancio
promozionale con la nuova 500L
Living di un sistema di connettività di bordo 4G LTE. Nell’auto viene installato un hotspot
Vodafone Mobile Wi-Fi 4G che
permette di collegare contemporaneamente fino a 10 dispositivi
e di navigare alla velocità del 4G,
fino a 70 Mbps. Con la macchina in movimento l’hotspot crea
una rete Wi-Fi protetta da password che permette di navigare
in Internet ad alta velocità
sfruttando il piano dati
integrato, 15 GB di
traffico gratuito al mese
per i primi
due anni (e
poi?).
L’hotspot Vodafone
Mobile Wi-Fi 4G viene alimentato a batteria e può anche essere portato fuori dall’auto, anche
se Fiat ha previsto un posizionamento dedicato con ricarica
da presa USB. L’automobile
sta diventando sempre più una
seconda casa per la tecnologia:
sistema audio evoluto, comandi
vocali, schermi, TV e connessione Wi-Fi nei prossimi anni diventeranno uno standard.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
people & market Abbiamo intervistato Maarten Jan de Vries, CEO TPVision e ideatore della joint venture con Philips
Il CEO di TPVision: “i TV Philips sono europei”
Tra i temi caldi: il possibile arrivo di Apple sul mercato TV, il ruolo dei tablet, il 3D senza occhiali
L
a cura TPVision ha fatto bene a Philips: le
quote di mercato salgono, il design migliora e
l’azienda olandese, oltre ai nuovi fondi, sembra aver ritrovato anche nuovi stimoli per tornare
ad essere veramente competitiva in un mercato,
quello dei TV, dove una volta con MatchLine faceva da padrona. Abbiamo intervistato Maarten Jan
de Vries, CEO di TPVision e deus ex machina della
joint venture Philips TPVision.
Dday.it: Esiste una ricetta per annullare il dominio di Samsung nel mondo dei TV?
Jan de Vries: “Samsung è sicuramente uno dei
nostri competitor, ma ce ne sono altri. Preferiamo
concentrarci su quello che facciamo, e pensiamo
di avere tra le mani due tecnologie che potranno a
breve fare la differenza. Una di queste è l’Ambilight:
anno dopo anno abbiamo migliorato questa tecnologia e con l’arrivo della nuova app Philips Hue siamo finalmente riusciti ad integrare Ambilight con
altri sistemi di illuminazione LED per
creare un effetto di ambienza unico.
È solo l’inizio di un lungo cammino,
e il design ci sta aiutando: con gli attuali TV, dotati di cornici sottilissime,
l’Ambilight aggiunge davvero qualcosa di unico all’esperienza visiva. Il secondo punto dove pensiamo di essere
forti è il design: la nostra DesignLine
ha una linea davvero innovativa per
i TV di oggi, diversa da tutti i TV che
potete vedere in giro”.
Dday.it: Il 3D è morto per la
mancanza di contenuti. Ora lanciate l’Ultra HD, e anche qui mancano i
contenuti: avrà vita breve pure lui?
Jan de Vries: “Credo che l’Ultra


dDay.it: I TV Philips sono TV cinesi: come replica a questa affermazione?
Maarten Jan de Vries: “I TV Philips sono
TV europei, Philips è un brand europeo. Il consumatore, se ha percepito dei cambiamenti, li ha solo
percepiti in meglio e sono comunque cambiamenti
legati al brand Philips, un marchio che ha una storia
gloriosa. Philips ha parlato negli anni tramite il design, le innovazioni tecnologiche come l’Ambilight
e la qualità d’immagine, e anche nell’ultimo periodo abbiamo continuato su questa strada. Philips è
sempre Philips, un brand europeo”.
torna al sommario
HD viva una storia a sé. La storia del TV vive di
spinte tecnologiche da parte dell’industria: c’è stata la spinta per l’HD, per il Full HD e ora si spinge per l’Ultra HD. I contenuti, tutte le volte, sono
sempre arrivati dopo. Ad oggi quello che possiamo
portare sul mercato è un ottimo algoritmo di upscaling, per fare in modo che i contenuti nativi Full
HD si vedano almeno con la stessa (se non migliore) qualità anche su un TV Ultra HD. Le trasmissioni arriveranno, ne sono sicuro”.
dDay.it: Philips ha creduto molto nel 3D senza
occhiali. Quest’anno all’IFA non abbiamo più visto né demo né prototipi: che fine ha fatto?
Jan de Vries: “Continuiamo a svilupparlo.
Crediamo che il 3D decollerà solo quando gli occhiali non saranno più necessari, quindi la nostra
ricerca prosegue in questa direzione. Tuttavia l’arrivo della tecnologia Ultra HD ci ha costretto a spostare il traguardo ancora più in là nel futuro: nessuno comprerebbe mai un TV 3D senza occhiali
che non abbia almeno una risoluzione Ultra HD, e
sappiamo che con la tecnologia attuale questo non
è realizzabile. Ci arriveremo, ma ci vorrà tempo”.
Dday.it: I tablet sono i TV del futuro: quella che
ora viene chiamata “Second TV” potrebbe presto
diventare il primo TV per i giovani, che guardano
sul tablet quello che vogliono quando vogliono.
Siete d’accordo con questa affermazione?
Jan de Vries: “Vediamo un futuro dove i
contenuti vengono fruiti su più schermi, dai TV
ai tablet agli smartphone. Nonostante l’arrivo di
smartphone e tablet, il numero di persone che

a cura di Roberto PEZZALI
guarda la TV negli anni non è sceso, ma è cresciuto. Tablet e smartphone non sono nemici della TV,
sono alleati per gestire l’enorme mole di informazioni e contenuti che gli utenti guardano ogni giorno. Il TV ha ancora un ruolo fondamentale in ogni casa”.
Dday.it: Philips teme l’eventuale arrivo di un brand come Apple sul mercato TV?
Jan de Vries: “No, anzi, è una grande opportunità per tutti. Il mercato dei
TV sta cambiando molto rapidamente
e l’arrivo di Apple potrebbe cambiare
le dinamiche di mercato così come è
successo nel mondo degli smartphone.
La valorizzazione dei top di gamma nel
mondo degli smartphone la si deve a
Apple, e una cura simile farebbe bene
anche al mercato TV dove la percezione
del valore è scesa in modo drastico negli ultimi anni”.
n.75 / 24 settembre 2013
people & market Tim Cook parla del mercato in un’intervista concessa a BusinessWeek
Cook: “Fascia bassa spazzatura”
Sulle scelte di Apple relative all’iPhone 5C: “Apple non fa prodotti low cost”
T
im Cook ne ha per tutti: in un’intervista rilasciata a Business
Week in contemporanea con il
lancio dei nuovi iPhone 5S e iPhone 5C
(che stanno andando a ruba) il CEO di
Apple spiega i motivi di alcune scelte
e le canta ai competitor. Al centro del
mirino ci sono un po’ tutti, a partire da
Microsoft che, secondo Apple, è l’ultima ad essersi accodata al numero di
aziende che hanno deciso di copiare la
strategia di Apple per avere successo.
Un riferimento neppure troppo velato a Samsung, ma anche un’affermazione del fatto che la strada scelta da
Apple tanti anni fa forse non è proprio
così sbagliata. Microsoft, acquisendo
Nokia, ha deciso che è meglio far tutto
in casa, hardware e software. Nokia
invece è morta perché non ha saputo,
secondo Cook, innovare. La morte di
Nokia è dovuta a una serie di scelte
sbagliate, terminate con l’incapacità
di proporre un qualcosa di suo e con
la scelta di Windows Phone come sistema operativo. La parte portante
dell’intervista riguarda però l’iPhone
5C: a chi è rimasto deluso dal prezzo
“alto” del nuovo smartphone Apple
rispetto alle previsioni, Cook risponde
che l’iPhone 5C è uno smartphone che
offre una incredibile qualità e l’esperienza d’uso dell’iPhone a un prezzo
inferiore, e che Apple non ha mai avuto intenzione di realizzare un prodotto che il mondo potesse bollare come
“low cost”. Cook rincara la dose affermando che Apple “non ha intenzione
di entrare nel mercato spazzatura. Di
spazzatura sul mercato se ne trova
già abbastanza”. Un riferimento alla
fascia medio bassa e bassa, la fascia
che fa la fortuna di Android. La frase
lascia spazio a molte interpretazioni,
ma crediamo che Cook non si volesse
riferire ad Android ma ai dispositivi
Android entry
level,
quegli
smartphone
che non offrono una vera
user experience. Apple è poi
talmente ricca che a Cook
sembra
non
importare troppo l’andamento
altalenante del
titolo in borsa,
che negli ultimi
12 mesi ha avuto un tracollo
dimezzando
il valore della
capitalizzazione: l’obiettivo
di Apple è fare
prodotti validi, non controllare l’andamento delle azioni. Contento lui.
people & market Compiuto il primo passo dell’operazione di Reverse e-commerce
Saturn inaugura il “Reverse” e-commerce
Ora da Saturn si possono ordinare i prodotti online e ritirarli in negozio
di Emanuele villa
N
ovità in casa Saturn, la nota catena di elettronica di consumo:
da oggi è possibile comprare un
prodotto online, approfittando della
comodità del negozio virtuale, delle
sue offerte e dell’ampiezza del catalogo, e poi ritirare l’acquisto presso
uno store “tradizionale” della catena.
L’operazione, nota con l’espressione
di Store Pick Up, è considerata da
Mediamarket (azienda che detiene
i marchi Media World e Saturn) il
primo passo del Reverse e-commerce, ovvero del processo che porterà
a fondere i vantaggi dello strumento
online (immediatezza, disponibilità,
semplicità, comodità…) con quelli
dello store fisico, ovvero la possibilità di vedere il prodotto, toccarlo con
mano e valutarne concretamente la


di Roberto pezzali
torna al sommario
qualità prima dell’acquisto. Per maggiori
informazioni sulla procedura, rimandiamo
direttamente all’online
store di Saturn. Finora, infatti, i due canali
erano
rigorosamente
separati: ci si recava in
negozio completando lì
tutto il processo oppure si acquistava online,
facendosi spedire il prodotto a casa. Oggi è possibile comprare online e
ritirare in negozio, ma è
già previsto un secondo
step (che verrà lanciato prossimamente) del Reverse e-commerce in
cui il prodotto verrà valutato in negozio, anche tramite demo dedicate, e
acquistato online DAL punto vendita,
pagato in loco e ritirato direttamente
o spedito a casa, per una comodità
ulteriore.
Addio a
Hiroshi
Yamauchi,
Mr. Nintendo
Scomparso a 85 anni
l’uomo che raccolse
l’eredità di una fabbrica
di carte da gioco e la
trasformò in uno dei
più grandi imperi
dei videogiochi
di Paolo Centofanti

estratto da dday.it
Se ne va un nome che ha fatto
la storia dell’intrattenimento
digitale: si è spento a 85 anni
Hiroshi Yamauchi, a lungo presidente d Nintendo e l’uomo
che ha trasformato quella che
era un’azienda produttrice di
carte da gioco nel colosso dei videogiochi che conosciamo oggi.
Fu Yamauchi a intuire le potenzialità del nascente mercato
delle console di videogiochi,
e sotto la sua guida Nintendo
si aprì al mercato occidentale.
Durante il suo “regno”, durato
più di 50 anni, Yamauchi seguì
lo sviluppo di tutte le console
Nintendo fino al GameCube e
lasciò la presidenza della compagnia solo nel 2002, dopo
averla guidata dal 1949, anno
in cui subentrò al padre, precedente presidente della società.
Lo straordianrio successo ottenuto in Nintendo da Hiroshi
Yamauchi lo aveva portato a
diventare uno degli uomini più
ricchi del Giappone.
n.75 / 24 settembre 2013
PC & multimedia Intel ha presentato Bay Trail, SoC multicore per tablet e dispositivi ibridi
Intel attacca il mobile con Bay Trail
Il nuovo SoC offre potenza, autonomia e compatibilità Windows/Android
di Emanuele VILLA
I
Parlando di tablet e dispositivi
ibridi, Bay Trail va a supportare sia i terminali Windows che
gli Android, espandendo a macchia d’olio il raggio d’azione dell’azienda americana: secondo
quest’ultima, i nuovi Atom offrono
una potenza di calcolo doppia ri-
All’efficiente CPU
vista all’IDF basta un
“rosso” per alimentarsi
È il futuro
di Roberto Pezzali
spetto alla generazione precedente, e tripla nel comparto grafico. I
processori della serie Z3000, dual
e quad core, supportano risoluzioni fino a 2560x1600, con opzione
doppio monitor e Intel Wireless
Display, utilizzano la tecnologia
Intel Burst 2.0 e incorporano 2
MB di cache L2. Intel, che punta
a lanciare i primi esemplari con
Windows 8.1 (come il Toshiba Encore), vuole impiegare Atom Bay
Trail nei tablet e 2-in-1 della fascia
di prezzo 199$ - 549$ (al di sopra,
troviamo i processori Core) offrendo in tutti i casi (secondo le indicazioni del produttore) oltre 10 ore
di autonomia.
PC & multimedia La A4-1530 ha 1.0 GHz di clock e GPU Radeon HD8210 integrata
AMD Elite Mobility, nuova APU quad core
Caratterizzata da bassi consumi, la vedremo in notebook e ibridi a Natale
di Roberto Pezzali
MD ha lanciato l’estensione
della propria serie di processori Elite Mobility 2013, serie
pensata per offrire potenza, prestazioni e consumi contenuti ai note-
A


ntel ha finalmente presentato la
nuova piattaforma con cui attacca
il mercato mobile con un’incisività
maggiore rispetto a quanto fatto finora. Dopo Clover Trail, compatibile
con sistema operativo Windows, e
Clover Trail+ dedicata alle soluzioni
Atom, Intel cambia registro e presenta Bay Trail, codename (un po’ come
Haswell) per la nuova famiglia di
processori Atom pensati soprattutto
per l’utilizzo nel mondo dei tablet e
dei dispositivi ibridi.
La compatibilità con dispositivi Windows e Android porta i nuovi Atom in
concorrenza diretta con le soluzioni
top di casa NVIDIA (Tegra 4) e Qualcomm (Snapdragon 800), oltre a porre le basi per una nuova generazione
di prodotti dual boot (Win/Android).
I processori Bay Trail sono basati sull’architettura Silvermont annunciata
a maggio 2013, con processo produttivo a 22 nm su transistor tri-gate e
una nuova GPU ad alte performance,
con Intel HD Graphics e Intel Clear
Video HD: la serie Atom Z3000 (Bay
Trail-T) è, citando testualmente il
comunicato Intel, il primo SoC multicore mobile dell’azienda nonché la
sua offerta più potente per tablet e
dispositivi ultraleggeri.
Inoltre, è una serie orientata all’obiettivo della all day battery life
(autonomia di un giorno pieno), cosa
fondamentale in un dispositivo ultraportatile. Fatto curioso, Intel ha
posto Silvermont all’interno di un
progress di aggiornamenti annuali:
si sa già che il prossimo anno arriverà Airmont, con processo produttivo
a 14 nm, e inoltre utilizza la medesima microarchitettura per realizzare
varianti del SoC dedicate ad altri segmenti di mercato (laptop, desktop e
all-in-one) e contraddistinti da nomi
familiari come Pentium (Bay TrailM) e Celeron (Bay Trail-D).
torna al sommario
book, tablet e PC ibridi. La nuova
APU è l’Elite A4-1350, un quad core
con 1.0 GHz di clock e GPU Radeon
HD8210 integrata (300 MHz), il
tutto supportato da una cache L2
da 4 MB; il TDP (Thermal Design
Power) dichiarato è di
8 W. All’interno della
famiglia Elite Mobility, A4-1350 è
la seconda APU
quad core ed è
caratterizzata,
citando il comunicato ufficiale AMD,
Intel mostra
un chip che
si alimenta
a vino rosso
da “un consumo medio inferiore ai 3
watt per la maggior parte degli scenari di utilizzo”.
Va, inoltre, segnalato come la nuova APU AMD supporti Direct X 11.1
e tecnologie quali AMD Dock Port
per l’uso fino a 4 monitor esterni,
AMD AllDay Power per la riduzione
“smart” dei consumi e AMD Start
Now per la massima velocità delle
operazioni di booting. La disponibilità ai produttori OEM è prevista
per ottobre, lo vedremo nei primi
prodotti commerciali a partire dal
periodo natalizio.
I dispositivi a bassissimo consumo sono il futuro. La possibilità
di integrare chip all’interno di
ogni oggetto, connettendolo agli
altri, è la base di quella che viene definita “Internet delle cose”.
Intel sta lavorando da tempo allo
sviluppo di processori piccoli e
super efficienti, e all’Intel Developer Forum di San Francisco ha
mostrato un esperimento sorprendente: un processore capace
di alimentarsi da un bicchiere di
vino rosso. La dottoressa Genevieve Bell, antropologa e ricercatrice che ha supervisionato il
progetto, ha sfruttato la reazione
che si crea inserendo gli elettrodi in un bicchiere di vino (acido
acetico) per alimentare un piccolo processore a bassa potenza e
uno schermo e-ink. “C’è chi trasforma l’acqua in vino – ha affermato Genevieve Bell – e chi qui
in Intel trasforma il vino in elettricità. Da oggi è possibile iniziare a pensare a un mondo dove i
piccoli oggetti interagiscono con
noi, consumando pochissimo e
con prestazioni davvero elevate”.
Il primo esempio “consumer” è il
nuovo Quark X1000, il prossimo
SoC destinato a oggetti e alla tecnologia indossabile che dovrebbe offrire le performance di un
Atom entry level con consumi 10
volte più bassi.

estratto da dday.it
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sulla guarnizione dopo
ogni ciclo di lavaggio.
Scopri la nuova
INTELIUS.
www.haier.it
estratto da dday.it
In Giappone Pioneer
ha presentato un
masterizzatore Blu-ray
Disc che si collega in Wi-Fi
802.11n, è compatibile con
sistemi Windows e Mac
di Roberto Pezzali


Si chiama BDR-WFS05J ed è il
primo masterizzatore Blu-ray
Disc che si collega al PC in WiFi. Per ottenere una velocità di
trasferimento dati adeguata,
il drive supporta lo standard
802.11n, con una modalità,
definita “Access Point Mode”,
che dovrebbe garantire un bit
rate di 70 Mbit/s per la riproduzione di video in streaming.
Si riferisce con ogni probabilità
al collegamento diretto al PC,
utilizzando il masterizzatore
come access point. Il masterizzatore è in grado anche di
masterizzare via Wi-Fi anche
se in questo caso la velocità
di trasferimento dati è sicuramente più critica: la stessa modalità dovrebbe però garantire
quanto meno una velocità di
scrittura a 2x.
Il BDR-WFS05J è compatibile con PC Windows e Mac ed
è anche dotato di connettività
USB 3.0, per il collegamento
diretto al computer. Il prezzo
in Yen è equivalente a circa 190
euro. Verrà al momento distribuito solo in Giappone.
torna al sommario
PC & multimedia All’IDF, Intel e Google annunciano l’arrivo dei nuovi Chromebook
Asus e Toshiba sposano Chrome OS
Con l’arrivo dei prodotti Asus e Toshiba, i partner di Chrome OS diventano 6
S
di Paolo CENTOFANTI
i allarga il supporto a Chrome
OS e alla famiglia di portatili
basati su di esso, i Chromebook. Intel e Google hanno infatti
annunciato, durante l’Intel Developer Forum, l’arrivo di nuovi modelli, alcuni da marchi della prima
ora, altri da nuovi supporter: Asus e
Toshiba. Al momento non sono stati rilasciati molti dettagli. Saranno
modelli basati sui nuovi processori
con architettura Haswell che, come
sugli ultrabook, promettono un
raddoppio dell’autonomia a parità di prestazioni della generazione
precedente, se non superiori. E la
destinazione d’uso dei Chromebook
non è troppo diversa da quella dei
netbook: portatili leggeri, facili da
usare e ideali per utilizzare servizi
web. HP in particolare lancerà il
Chrombook con display da 14 pollici, Toshiba un modello ultra leggero, mentre Asus produrrà una
Chromebox, l’equivalente di un PC
desktop in formato ultra ridotto.
Secondo le ricerche di NPD il mercato dei Chromebook vale fino al
25% della fascia dei portatili sotto
i 300 dollari e con l’arrivo di Asus e
Toshiba, Google ha ormai dalla sua
tutti e 6 i principali produttori di
PC (gli altri sono Acer, HP, Lenovo
e Samsung).
PC & multimedia È più piccolo di un controller giochi ma permette di giocare a 1080p
Gigabyte Brix II, il PC lillipuziano
Il nuovo barebone di Gigabyte ha CPU Intel Haswell e grafica Iris Pro
di Vittorio Romano BARASSI
N
ei prossimi mesi PlayStation 4
e Xbox One daranno certamente la scossa a un mercato
di videogiochi sempre molto “vivo”
ma, se non siete amanti delle console e vi piace giocare direttamente da PC, Gigabyte ha pensato ad
una soluzione che potrebbe fare al
caso vostro: Brix II. Come si può
facilmente intuire dall’immagine,
si tratta di un mini PC cubico (precisamente di un barebone, poichè
manca di RAM, hard disk e sistema
operativo) da poco più di 11 centimetri per lato che, secondo l’azienda asiatica, è in grado di eseguire
tranquillamente a 1080p giochi
come Dirt II o Crysis 3.
Il merito è tutto del processore Intel
Haswell nascosto dal piccolo case
metallico, ovviamente abbinato al
meglio che Intel può oggi offrire
sotto il punto di vista prettamente
grafico, ossia una soluzione Iris Pro
(che Gigabyte mette sullo stesso piano della “discreta” Nvidia GeForce
GT 650M). Il tutto funziona grazie
ad un alimentatore da 65 W. Brix II,
che vanta anche uscita HDMI, Mini
DisplayPort, quattro porte USB 3.0,
una Gigabit Ethernet, Wi-Fi inte-
grato e un jack da 3.5mm sul frontale, dovrebbe arrivare sui mercati
entro ottobre ad un prezzo compreso tra i 499 e i 599 dollari, cifra a
cui bisognerà aggiungere l’esborso
per RAM, HDD/SSD e sistema operativo Windows (qualora si voglia
installarlo).

Pioneer
lancia il
drive Blu-ray
wireless
n.75 / 24 settembre 2013
n.75 / 24 settembre 2013
PC & multimedia Microsoft ha finalmente annunciato i prezzi ufficiali di Windows 8.1
Windows 8.1, costa come Windows 8
La versione normale sarà in vendita a 119 dollari, la Pro costa 199 dollari
di Emanuele VILLA
D
ella nuova release di Windows si sa tutto, si conoscono le nuove feature e la data
di arrivo sul mercato: 18 ottobre.
Mancavano solo i prezzi, che Microsoft ha annunciato in un post
sul blog ufficiale: nonostante si
riferiscano al solo mercato USA, è
possibile stimare l’equivalente europeo considerando quanto Microsoft fece un anno fa con Windows
8.
Confermato (ma non c’erano dubbi, a questo punto) l’upgrade gratuito per i possessori di Windows
8 tramite download internet, e

confermati i medesimi prezzi di
Windows 8 per la versione Full di
Windows 8.1: 119,99 dollari per la
versione standard (119 euro) e 199
dollari (199 euro) per quella Pro.
Microsoft offre poi un particolare Windows 8.1 Pro Pack a 99$:
in pratica, chi acquista un PC con
installato Windows 8.1, può fare
l’upgrade a Pro con 99 dollari e
riceverà anche Media Center compreso nel prezzo. Chi ha già Windows 8.1 Pro e vuole solo aggiungere il Media Center deve spendere
9,99 dollari. L’upgrade a Windows
8.1 è possibile anche da Windows
7 senza alcuna perdita di file (ma è
richiesta la re-installazione di tut-
L’M70 è un PC desktop
“tradizionale”, ma
con tecnologia NFC
per la condivisione
dei contenuti con
dispositivi mobile e
ricarica a induzione
di Emanuele VILLA
te le applicazioni), mentre per gli
utenti XP/Vista è necessaria una
installazione da zero, con backup
esterno dei file importanti.
PC & multimedia Disponibile Nero 14, la versione “basè” è proposta al prezzo di 79,99 euro
Nero 14: integrazione… e Ultra HD
La suite rende semplice la gestione, l’editing e la condivisione multimediale
di Emanuele VILLA
a quando Nero era semplicemente un software di masterizzazione CD e DVD, di acqua
sotto i ponti ne è passata tanta. Sì,
perché la nuova suite Nero 14, già disponibile, è un pacchetto multimediale che consta di svariate applicazioni
che vuole essere considerato un’entità unica. L’idea di Nero è fornire una
suite completa per chi scatta foto, registra video e audio e vuole organizzare, gestire, modificare e condividere i

D
torna al sommario
contenuti in modo rapido. Con Nero
14 è possibile collegare la fotocamera
al PC e, con due click, fare uno streaming degli scatti sul tablet o il TV presente nella medesima rete, senza che
ci sia neppure la necessità di scaricare
le foto. Nero 14 ha un programma di
avvio unificato da cui accedere alle
singole applicazioni suddivise per attività e per tipo di asset (audio, video,
foto…). Il PC è sempre importante,
ma ovviamente la nuova versione di
Nero mette in primo piano la gestione e la condivisione dei contenuti
per strumenti mobile, smartphone e
tablet. Davvero carina la possibilità
di prendere un file video su DVD/
Blu-ray e “trascinarlo” nel dispositivo
mobile senza dover fare nulla di più;
il software, sulla base del dispositivo connesso (se supportato) effettua
la trascodifica, lo scaling alla esatta
risoluzione del display e la copia del
video. L’editing video, poi, è semplificato e permette di aggiungere effetti e
transizioni “al volo”, oltre alla possibilità di realizzare slideshow con audio
Da Asus
il primo PC
desktop NFC
sincronizzato ed effettuare il push del
video dal PC al dispositivo connesso
via DLNA (tipicamente un tablet, ma
anche un TV con la funzione Play to
TV). Inoltre, la versione Platinum di
Nero 14 supporta l’editing di presentazioni e video in 4K, per quanto non
supporti ancora il codec HEVC (sarà
presumibilmente supportato in una
versione successiva). Per quanto riguarda le caratteristiche principali
del software, troviamo il programma
di avvio unificato, le schermate iniziali dei vari programmi con grafica
identica e possibilità di trascinare i
file audio/video/foto per iniziare un
progetto, ripping e conversione semplificata e il già citato Nero Disc to
Device, mentre la versione Platinum
vi aggiunge il supporto Ultra HD,
Blu-ray e Blu-ray 3D, la possibilità di
creare modelli di effetti riutilizzabili
nei progetti video, 28 ulteriori effetti
di movimento personalizzabili e altro
ancora. Nero 2014 viene proposto a
79,99 euro e Nero 2014 Platinum a
99,99 euro.
Da Asus arriva M70, un computer desktop di fascia alta con
connettività NFC. Anzi, a dire il
vero ,il primo desktop standard
con NFC. L’idea è interessante,
poiché con NFC gli utenti di terminali Android possono effettuare il pairing wireless istantaneo e trasferire al PC le proprie
foto e i propri video. Ovviamente senza fili e il tutto assistito
da software ad hoc preinstallati
(come NFC Express).Tra l’altro,
M70 dispone di un alloggiamento Qi Wireless Charger per
la ricarica a induzione anche a
PC spento, e questa potrebbe
essere la novità più significativa
e utile, a patto che il telefono la
supporti.
A livello, invece, di specifiche
tecniche del PC non sono stati offerti particolari dettagli:
processore Haswell (i3/i5/i7 a
seconda della configurazione),
grafica discreta NVIDIA (fino
a GTX650), audio Asus SonicMaster e drive USM (Universal
Storage Module) per l’archiviazione dei dati.
Nessuna notizia ufficiale
per quanto
riguarda la
disponibilità
di M70, che
presumibilmente vedrà
la luce in
USA prima
di arrivare in
Europa.
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estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
digital imaging Non è altro che una Lumix DMC-LF1 travestita da Leica, ma a 600 €
Leica C: Leica fuori Lumix LF1 dentro
Sensore MOS 1/1,7”, EVF, zoom 28-200mm f/2.0-5.9. Arriverà a settembre
di Vittorio Romano barassi
F
orte di un “nome” importante, Leica negli ultimi tempi si è
lasciata scappare qualche prodotto non proprio all’altezza delle
aspettative e anche la nuova Leica C,
compatta premium dallo stile “vintage”, pare essere un dispositivo non
proprio in linea con le attese.
La fotocamera è contraddistinta da
un sensore MOS da 12 Megapixel in

formato 1/1,7” posto alle spalle di un
obiettivo zoom da
28-200mm (equivalente su 35mm)
dotato di una luminosità assolutamente non memorabile: f/2.0-5.9. Il
display è da 3 pollici e 920.000 punti,
mentre non manca
un mirino elettronico capace di 200.000 pixel. Leica C
scatta anche in RAW, ha Wi-Fi e NFC
integrati e permette la facile regolazione dei parametri quali apertura,
velocità di scatto e zoom attraverso il
pratico anello posto intorno all’obiettivo. Dal punto di vista tecnico, la
compatta in oggetto è essenzialmente
una Panasonic Lumix DMC-LF1 “tra-
Piccola, leggera e
si controlla con lo
smartphone: ideale per
“cogliere l’attimo”. Il
crowdfunding, sospeso
su Kickstarter, continua
su IndieGogo
di Emanuele villa
vestita” da Leica. L’azienda ha previsto numerosi accessori “premium”
(tra tappi e custodie ce n’è per tutti i
gusti) al fine di personalizzare il più
possibile tale dispositivo, ma difficilmente tutto questo riuscirà a giustificare il prezzo di acquisto al lancio
(che avverrà entro la fine di settembre) di circa 600 euro.
digital imaging Nikon presenta AW1, versione waterproof e rugged della mirrorless J1
Nikon AW1 è la prima mirrorless waterproof
Resiste agli urti da altezze fino a 2 m, al gelo (fino a -10°C) e alla polvere
N
di Emanuele villa

ikon AW1 è la prima mirrorless che non teme le intemperie e capace di scattare
sott’acqua, pensata per chi cerca
una qualità di scatto di alto profilo,
ma non vuole scendere a patti con la
solidità dello strumento, che lo deve
accompagnare nelle trasferte più avventurose.
AW1 è derivata direttamente dalla
Nikon J1, cui viene offerto un rinforzo ulteriore e tale da permetterle di
scendere fino a 15 metri sott’acqua e
resistere a urti e cadute accidentali.
Secondo il comunicato Nikon, AW1
resiste agli urti da altezze fino a 2 m,
al gelo (fino a -10°C) e alla polvere.
Considerando la destinazione del
prodotto, Nikon ha inserito un GPS
per il geotagging immediato delle
immagini, un altimetro, la bussola
digitale e l’indicatore dell’orizzonte,
particolarmente importante nella
torna al sommario
fotografia subacquea. Abbiamo anche il Wi-Fi, ma resta il sensore in
formato CX, anche se questa volta
ha 14 Megapixel contro i 10 del modello standard; la macchina supporta un range ISO da 100 a 6400
e riprende video a 1080p, con tanto
si modalità slow motion da 400 fps.
Insieme a AW1, Nikon ha anche pre-
ParaShoot
la videocamera
tascabile
di 007
sentato due lenti waterproof, versioni “rivedute” delle analoghe ottiche
standard per Nikon 1: uno zoom
11-27,5mm f/3.5-5.6 e un’ottica fissa grandangolare 10mm f/2.8. La
disponibilità di AW1 è prevista per
ottobre in USA (attendiamo notizie
per l’Italia) a 799 dollari con l’ottica
zoom e 999 dollari con entrambe.

estratto da dday.it
Grazie a Sony, il mondo ha appena conosciuto le companion
camera, ovvero foto/videocamere compatte senza display che si
controllano tramite smartphone. Sulla medesima lunghezza
d’onda, ma è un progetto basato
sul crowdfunding (quindi non di
una multinazionale), si pone il
ParaShoot, che sta facendo parlare di sé non tanto per il prodotto
in sé, quanto per l’improvvisa sospensione del progetto da parte di
kickstarter, con contestuale passaggio a IndieGoGo. ParaShoot è
una fotocamera piccola, leggera,
con cover coloratissime che da
un lato la rendono più attraente,
dall’altro ne occultano la reale
natura, può essere montata in
auto, a taschino, sulla cintura,
addirittura usata come un magnete. Si controlla a distanza con
lo smartphone (iOS, Android e
anche Windows Phone 8) via WiFi direct, si registra e poi si condivide il filmato sui social. A livello
tecnico, il limite è la ripresa a
720p, perché per il resto c’è tutto:
microfono, stabilizzatore, ripresa
grandangolare a 100°, batteria
a lunga durata, memoria su microSD, micro-USB per il collegamento al PC, e Wi-Fi b/g/n.
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
tEST Sony ha lanciato le fotocamere aggiuntive per smartphone, QX10 e QX100. Abbiamo provato il modello più piccolo
Sony DSC-QX10: tanta potenza sfruttata male
L’idea è originale e pratica, ma può davvero sostituire una compatta come qualità e praticità?
di Roberto Pezzali
C
ompanion Camera, obiettivo per smartphone, sensore aggiuntivo: sono tanti i nomi
che sono stati dati ai nuovi QX10 e QX100 di
Sony, le due fotocamere nate per essere agganciate
e gestite dagli smartphone. Un’idea originale: realizzare uno smartphone con zoom ottico stabilizzato è impossibile senza stravolgere le dimensioni,
ed ecco quindi che l’intero gruppo ottico, sensore incluso, diventa un accessorio. QX10 e QX100
sono due accessori molto costosi che dovrebbero
trasformare ogni smartphone in una compatta di
discreta qualità. Tra il dire e il fare poi c’è (sempre) di mezzo il mare, e dopo circa una settimana
di prove con la più piccola delle due fotocamere,
possiamo trarre qualche conclusione.
Una microcamera senza display
La DSC-QX10 (199 euro) è un piccolo blocchetto che include una batteria al litio, un sensore da
1/2.3” (le stesse dimensioni di quello dell’Xperia
Z1) da 18 Mpixel e un obiettivo Sony Lens G 10x di
zoom stabilizzato F3.3-5.9, equivalente ad un 25250 mm. Ma c’è di più: DSC-QX10 è a tutti gli effetti una fotocamera senza monitor, ha un tasto di
accensione, uno slot microSD per la card, un tasto
di scatto e la leva per lo zoom, può essere accesa
e si scatta anche senza smartphone, ovviamente
alla cieca. Per il collegamento allo smartphone si
usa il Wi-Fi: l’obiettivo, chiamiamolo così, crea
una rete Wi-Fi al quale lo smartphone si collega.
Nel caso di smartphone Android con NFC, grazie
alla presenza di un Tag, la configurazione è immediata, mentre con l’iPhone si deve connettere
lo smartphone a mano. Questa è la prima cosa da
considerare: gli smartphone hanno avuto grosso
successo come fotocamere proprio perché sono
sempre “pronti allo scatto”, e la QX10 rappresenta un passo indietro da questo punto di vista. L’in-

stallazione sullo smartphone, l’accoppiamento e
la preparazione richiedono almeno 60 secondi
(in media), davvero troppo per chi vuole fare una
foto “al volo”. Non è pensabile neppure l’opzione
“obiettivo sempre attaccato”, perché non è affatto piccolo e nemmeno così stabile. Considerando
prezzo e dimensioni, la DSC-QX10 rappresenta
un’alternativa alla classica fotocamera e così deve
essere vista: al posto di portarsi appresso una
fotocamera si aggancia lo smartphone e si usa la
QX, ma anche qui la soluzione ha qualche limite.
Alla QX10 infatti può essere legato un laccio da
polso, ma nessuna persona (sana di mente) potrebbe mai passeggiare con QX10 e smartphone
agganciato. Inoltre gli smartphone sono “vampiri” con le batterie e usarlo come fotocamera non
aumenta di certo l’autonomia. La QX10 poi non
è piccolissima: che vantaggi offre rispetto ad una
fotocamera ultracompatta?
Il software è scarno e limitato
I limiti più grandi arrivano però dal software Play
Memories che si usa per gestire la fotocamera: un
controller remoto che mostra in diretta quello che
la fotocamera inquadra e permette di regolare parametri di scatto, funzioni di base e zoom. Sony
purtroppo si è impegnata poco con l’applicazione,
ma fortunatamente, come ogni pezzo di software,
anche questo è aggiornabile.
Chi acquista una QX10 o una QX100 si trova tra
le mani una fotocamera con molte possibilità,
La QX10 include una batteria al litio, un sensore
da 1/2.3” e un obiettivo Sony Lens G 10x di zoom
stabilizzato F3.3-5.9
Per il collegamento allo smartphone si usa il Wi-Fi


torna al sommario
L’accoppiamento allo smartphone non è immediato
segue a pagina 31 
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
digital imaging Soluzione “low cost”, con la stessa qualità costruttiva della serie X, ma componenti meno costosi
È arrivata X-A1, la mirrorless “economica” di Fujifilm
La presenza di un sensore APS-C classico al posto dell’X-Trans ha fatto scendere il prezzo a 549 euro
P
di Roberto pezzali
oco dopo aver lanciato la X-M1,
Fujifilm arriva con un modello
ancora più economico, che si
posiziona a 549 euro in kit, ma resta dotato di feature come Wi-Fi e
flash popup. La X-A1 condivide molti
aspetti costruttivi con la X-M1: il design è il classico “vintage look” della
serie X ma anche questa volta per
contenere i costi il corpo è il polimeri plastici. I tasti e le ghiere per
le regolazioni sono stati spostati
interamente sul retro, esattamente come una compatta, retro
che ospita anche uno schermo
LCD orientabile da 3” e 920.000
punti di definizione. La differenza più grande tra la X-M1 e la XA1 è il sensore: nella prima Fuji
usava lo stesso X-Trans CMOS II
privo di filtro passa basso e con il
particolare pattern di pixel, nella
nuova X-A1 usa sempre un sensore
in formato APS-C ma con il classico filtro bayer. Il sensore resta da
16 Megapixel, è probabilmente di
produzione Sony e si spinge fino a
6400 ISO nativi, 25600 in espansione. Il processore resta il classico
Hi-speed EXR Processor II, che garantisce video Full HD a 30 fps, 49
punti AF (a contrasto), una raffica
di 5.6 fps e una serie di elaborazioni
e filtri. X-M1 sarà disponibile in tre
colori: nera, con finitura similpelle
rossa e blu, ma in Italia arriverà
solo in versione Black. Il prezzo italiano è di 549 euro.
tEST
segue Da pagina 30 

castrata però da un software che dispone solo di
due modalità automatiche e del programma P,
quest’ultimo con la sola possibilità di compensazione dell’esposizione. Nel menù impostazioni
troviamo anche il bilanciamento del bianco, l’autoscatto e una funzione che permette di scegliere
la foto da “scaricare” sul dispositivo tra originale e bassa definizione. Le foto fatte con la QX10
infatti vengono salvate sulla memoria microSD
integrata, e al termine dello scatto l’applicazione
copia nel rullino dello smartphone la versione
desiderata. Di default viene copiata la versione a
bassa: la copia di quella da 18 Megapixel infatti
porta via circa 15 secondi. L’ancora di salvezza
di Sony si chiama API: Sony ha infatti rilasciato
le librerie di sviluppo per le QX e altri prodotti,
librerie che permetteranno agli sviluppatori di
sfruttare al massimo questi prodotti realizzando
applicazioni degne, e speriamo vivamente che
qualcuno si metta d’impegno perché l’attuale
Play Memories non è certo all’altezza. Nessuno
pretende da una fotocamera simile il RAW, ma
almeno funzioni come il TimeLapse, la regolazione degli ISO, le scene, l’HDR, gli effetti e lo
scatto semi manuale sarebbero state d’obbligo
per dare qualcosa in più rispetto a quanto offerto
dagli smartphone. Play Memories non solo non
ha quasi nessuna regolazione, ma come interfaccia per fotocamere è una delle peggiori mai viste.
Peccato, anche perché sotto il profilo fotografico
la QX10 si comporta bene se c’è luce.
Vediamo a questo link una foto fatta di giorno: se
torna al sommario


Sony DSC-QX10
ingrandita al 100% si vede la tipica compressione del processore Bionz ma stampata o ridotta, la
foto mostra una buona nitidezza. La situazione è
invece abbastanza critica con poca luce: l’assenza
di un flash, utile in alcuni casi, e di un assistente
AF per la messa a fuoco con illuminatore infrarosso rendono le foto al buio un terno al lotto. Inoltre la lente mostra parecchio flare in situazioni di
forte contrasto luminoso, e la messa a fuoco a ricerca di contrasto non sempre eccelle. Abbiamo
provato a fotografare la luna sfruttando lo
zoom e un semaforo: in entrambi i casi il risultato non è quello che ci si aspettava, come si può
vedere qui.
Prezzo sbagliato, software
immaturo: la compatta conviene
Cyber-Shot DSC-QX10 è una fotocamera particolare, ma pur sempre una fotocamera da 199
euro: ecco perché ci viene naturale paragonarla
ad un’altra fotocamera che Sony ha in gamma, la
WX200. Basta un rapido confronto per accorgersi che la WX200, con il sensore Exmor R da 18
Megapixel, l’ottica stabilizzata 10x e il Wi-Fi, è di
fatto una versione completa della QX10.
La WX200 è però una fotocamera vera, ha moltissime funzioni operative, un monitor, un flash
(che la QX10 non ha) e pure la compatibilità con
lo stesso Play Memories della QX10 per gestire
scatti in remoto tramite Wi-Fi. Il prezzo è simile:
249 euro di listino, ma essendo un prodotto già
sul mercato, si trova a molto meno.
La WX200 è forse un po’ più grande della QX10,
ma ci fa capire come quest’ultima sia totalmente
Play Memories è il software che si usa per gestire
la fotocamera e consente di regolare parametri di
scatto, funzioni di base e zoom. Ma è la parte più
deludente: dispone solo di due modalità automatiche e del programma P.
fuori mercato: per essere d’appeal, oltre a necessitare di una app ben fatta, avrebbe dovuto costare molto meno. Per fortuna in entrambi i casi
si può rimediare: Sony può sia abbassare il prezzo, sia introdurre una applicazione decente. Per
adesso il voto non può essere sufficiente, ma ci
riserviamo di riprovarla quando il software sarà
più maturo.
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
tEST HTC One mini porta sulla fascia media i punti di forza dell’HTC One, ma costa meno. Ecco la nostra prova
HTC One mini in prova: non cambia la sostanza
Ha lo stesso design dell’HTC One, stessa interfaccia, LTE e fotocamera UltraPixel. Ma è più piccolo
di Paolo centofanti
L
’HTC One è forse il migliore smartphone
Android che abbiamo provato quest’anno
e ha fatto bene HTC a seguire la stessa filosofia nel realizzare un terminale di fascia media.
Perché questo è essenzialmente l’HTC One mini,
una versione con specifiche e dimensioni leggermente ridotte rispetto al top di gamma, senza
compromessi sulla qualità della costruzione e la
versatilità in termini di funzionalità. Scopriamolo insieme.
Bello da vedere e toccare
Specifiche ridimensionate
ma neanche troppo

HTC, per contenere il prezzo, non ha solo ridotto
le dimensioni ma è dovuta naturalmente inter-
torna al sommario
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A prima vista l’HTC One mini non è che una versione più piccola dell’HTC One. Definire “mini”
uno smartphone con un display da 4.3 pollici,
seppure in formato 16:9, in realtà può essere
fuorviante, ma il nuovo HTC è snello e sembra
più piccolo di quello che realmente è. Le linee
guida del design sono quelle del fratello maggiore, ma esteticamente l’HTC One mini non è semplicemente una versione in scala ridotta del One:
il telefono sembra infatti più stretto per via dello
spazio necessario sopra e sotto la cornice per gli
altoparlanti stereo, mentre la superficie frontale
non finisce direttamente sullo spigolo vivo, ma
intorno corre un bordino in policarbonato levigato. L’HTC One mini risulta un filo meno elegante
rispetto al modello superiore, e soprattutto meno
bilanciato a livello di proporzioni, ma nel complesso non si può che ammirare la qualità della
costruzione. Il retro è del tutto analogo a quello
dell’HTC One, con le placche in alluminio e gli
inserti in policarbonato bianco. Molto bello e piacevole al tatto.
HTC One Mini
Quality
8
Longevity
8
Design
Simplicity
D-Factor
Value
9
7
8
8
venire anche sulle specifiche tecniche da top di
gamma dell’One. Il One mini mantiene però caratteristiche che fino a poco tempo fa erano da
primo della classe, a cominciare dal bel display
da 4.3 pollici con risoluzione di 1280x720 pixel.
Non saranno i 1920x1080 pixel dell’HTC One ma
con una densità di circa 340 ppi abbiamo davvero poco di cui lamentarci, anzi. Come “motore” dell’HTC One mini, HTC si è rivolta ancora
a Qualcomm optando per il nuovo Snapdragon
400 da 1.4 GHz. Si passa da un quad core a un
dual core e la memoria scende a 1 GB, ma rimangono caratteristiche di tutto rispetto, considerando anche che i pixel sullo schermo da muovere
sono quasi la metà del modello superiore e che
il SoC è comunque il top di gamma dual core di
Qualcomm. Il taglio più corposo lo ha subito in
realtà la batteria, che qui si ferma a una capacità di soli 1800 mAh. Considerando le comunque
non trascurabili dimensioni del display e il fatto
che l’HTC One mini è uno smartphone LTE (con
supporto per tutte le bande italiane), è naturale
avere qualche perplessità sull’effettiva autonomia del dispositivo. Rispetto all’HTC One mancano anche l’NFC, il supporto per le reti wireless
802.11ac e lo stabilizzatore ottico per la fotocamera, che però utilizza lo stesso sensore UltraPixel
del modello superiore. Ci sono poi il Bluetooth
4.0, giroscopio e bussola, GPS GLONASS e i due
altoparlanti BoomSound per l’ascolto stereo in
modalità landscape. Non c’è lo slot di espansione
per schede micro SD, con una memoria integrata
da 16 GB.
Torna la fotocamera UltraPixel
Come l’HTC One, anche il mini è dotato di una
fotocamera completamente diversa dal solito.
Mentre usualmente gli altri produttori decidono
segue a pagina 33 
estratto da dday.it
tEST
HTC One mini
segue Da pagina 32 
n.75 / 24 settembre 2013
versioni precedenti e a noi è piaciuta abbastanza,
anche se da Jelly Bean in poi il tema originale di
Android a nostro avviso rimane superiore.
Impressioni d’uso
di aumentare il numero di pixel, HTC ha deciso
di aumentare la dimensione dei pixel (2 µm),
optando per un sensore da 4 Megapixel ma con
una superficie più ampia per raccogliere più luce
e produrre così immagini di migliore qualità specie in condizioni di bassa luminosità. Il sensore è
accoppiato a un obiettivo con un’apertura di F2.0
e un grandangolo equivalente di 28 mm. Rispetto alla fotocamera dell’HTC One viene a mancare
come abbiamo visto, lo stabilizzatore ottico di
immagine, ma HTC ha mantenuto quasi tutte le
funzionalità dell’applicazione fotocamera, come i
filtri in tempo reale, l’HDR per il video, la modalità mini-filmato Zoe e la ripresa video in 1080p.
La fotocamera frontale ha una risoluzione di 1.6
Megapixel con registrazione di video in 720p.
Nonostante il processore sensibilmente ridimensionato rispetto al modello superiore, l’HTC One
mini appare sin da subito piuttosto scattante
Inoltre la fotocamera tende a impostare spesso un’esposizione non corretta. Più convincenti
la resa cromatica, specie sui toni della pelle, e
l’effetto del flash LED integrato. Anche la registrazione di video non è esaltante a livello di dettaglio, sia che la si imposti a 720p che a 1080p.
Ultima nota sulla batteria: anche utilizzando la
modalità di risparmio energetico l’HTC One mini
L’interfaccia è la stessa
del fratello maggiore
Sul versante software anche l’HTC One mini arriva nei negozi con Android Jelly Bean con customizzazione dell’interfaccia HTC Sense 5. Come
abbiamo visto con l’HTC One, si tratta di una totale riscrittura di HTC Sense con un nuovo e più
moderno tema grafico e soprattutto alcune nuove
funzionalità tra cui spicca naturalmente la nuova

home screen che stravolge un po’ i classici canoni di Android, sostiuendo la home principale con
BlinkFeed, una sorta di aggregatore di feed ispirato a Flipboard che permette di avere sempre al
centro una panoramica di notizie e post dei social
network che seguiamo. Il design di HTC Sense è
piuttosto coerente in ogni sezione, modifica notevolmente il cassetto delle applicazioni e il suo
funzionamento, il centro notifiche, la gestione
degli sfondi (che non scorrono più da una home
screen all’altra), e prevede una suite completa
di applicazioni in tema, dal calendario al lettore
multimediale. È meglio concepita rispetto alle
torna al sommario


Qui sopra gli scatti che abbiamo realizzato con l’HTC One mini. Cliccare sulle immagini per ingrandirle
e veloce. L’interfaccia è fluida nelle animazioni e l’apertura delle applicazioni principali o
il passaggio da una sezione all’altra dei menù
abbastanza rapida da rendere l’utilizzo del telefono piacevole e naturale. Anche nei giochi con
grafica abbastanza impegnativa la resa dell’HTC
One mini ci è sembrata più che in linea con le
aspettative di oggi. Il display è davvero ottimo
sia per resa cromatica, con colori brillanti ma
mai eccessivamente saturi, sia naturalmente
per dettaglio che fa sembrare gli elementi grafici quasi stampati sullo schermo. Buono l’angolo
di visione e anche la luminosità dello schermo
che rimane sufficientemente leggibili anche alla
luce del sole.Come sull’HTC One si può apprezzare poi la marcia in più data nella riproduzione
di video, o anche più banalmente di musica, dai
due diffusori stereo che, certamente non possono
competere con un vero altoparlante esterno, però
offrono un’esperienza di ascolto migliore del solito. Sul versante degli aspetti meno convincenti,
purtroppo dobbiamo annoverare come nell’HTC
One, la non eccelsa qualità della fotocamera che,
nonostante le buone intenzioni, all’atto pratico
non convince del tutto. Certo è possibile ottenere
scatti luminosi anche in condizioni generalmente
proibitive per gli altri smartphone in commercio,
ma le fotografie mostrano notevoli limiti sul fronte del dettaglio e quando la luce è poca il rumore
lo intacca ancora di più. Gli scatti che abbiamo
selezionato bene evidenziano queste criticità.
non eccelle in termini di autonomia. Si arriva a
fine giornata con un uso “normale”, ma metteteci
qualche chiamata in più, LTE e qualche partitina
a un gioco più complesso del solito e vi ritroverete un po’ al pelo.
Conclusioni: bello, ben costruito
e veloce in ogni occasione
Come il modello superiore, l’HTC One mini è uno
degli smartphone Android più eleganti e ben costruiti sul mercato. La sagoma è forse un po’ meno
bilanciata rispetto all’eccellente estetica dell’HTC
One, ma in questa fascia è uno dei modelli più
belli. Al bello schermo e a una buona reattività
generale del sistema operativo, il mini contrappone una fotocamera a nostro avviso ancora da
ottimizzare e migliorabile. Per il resto l’HTC One
mini è una delle migliori alternative per chi cerca
uno smartphone con display non troppo grande
ma di buona qualità.
HTC One mini
La nostra recensione
PREPARATI A QUALCOSA
DI STRAORDINARIO
Tieniti pronto! Gestire contemporaneamente più
applicazioni in un’unica schermata sarà possibile
grazie alla nuova funzione QSlide.
Potrai prendere appunti e tenerli sempre in
vista con QuickMemo 2.0. Rimarrai colpito da
immagini così brillanti e definite tutte da toccare.
LG Optimus G: l’unico modo per scoprirlo
veramente sarà provarlo.
Live without boundaries.
www.lgoptimus.it
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
tEST Dopo l’anticipazione in occasione dell’IFA abbiamo testato in maniera approfondita il nuovo flagship di Sony
Xperia Z1 in prova, nuovo passo verso l’eccellenza
Lo smartphone è ben fatto, resistente e veloce. Buona, ma non eccellente, la fotocamera 20,7 MP
di Vittorio ROMANO BARASSI
A
Xperia Z1
Quality
Come il predecessore, Xperia Z1 è resistente a polvere e acqua (in questo caso si parla di certificazione IP55/IP58), obiettivo raggiunto attraverso
l’utilizzo di materiali di alta qualità e tecniche di
assemblaggio all’avanguardia. Lo smartphone è
costruito attorno a un unico telaio di alluminio
(forgiato in “monoblocco”, senza alcuna saldatura) e sia la porzione anteriore che quella posteriore
sono realizzate in vetro temperato ad alta resistenza (attenzione, Z1 si sporca davvero facilmente).
Presenti i classici sportellini per microUSB e microSD sul lato sinistro, con quello dedicato alla
microSIM (l’inserimento è agevolato da un pratico
carrellino estraibile) sul
lato destro; restano da
annoverare il già citato
tasto di sblocco, il bilanciere del volume e il
tanto richiesto pulsante di accensione/scatto
9

Resiste a tutto, è grosso e pesante
ma non è “cheap”
torna al sommario


nticipato a più riprese molto tempo prima
della sua presentazione ufficiale (avvenuta
nel corso dell’IFA), Sony Xperia Z1 - nome
in codice “Honami” - è certamente uno degli
smartphone più attesi per questo finale di 2013.
L’azienda giapponese ha investito molto sul prodotto e, come abbiamo avuto modo di mostrarvi
già nella nostra preview, i risultati sono sotto
gli occhi di tutti. Che Xperia Z1 sia l’evoluzione
di Xperia Z lo si evince guardando le fattezze del
device: le linee del nuovo smartphone top della
gamma Sony richiamano quelle già viste sul modello precedente, soprattutto se si considerano
proporzioni (anche se è discutibile la scelta di
lasciare una cornice abbastanza spessa sopra e
sotto il display) e tratti distintivi come il caratteristico pulsante di accensione/blocco/sblocco
“satinato” posto sul lato destro.
Longevity
8
Design
Simplicity
D-Factor
Value
7
8
9
8
della fotocamera (ottimo il feeling) presenti sul
lato destro, con il solo connettore dedicato agli accessori installato sul lato opposto. Le uniche “feritoie” ricavate nella scocca sono quella del jack da
3.5mm, posizionato sul lato superiore del dispositivo, la capsula auricolare, molto bella e con LED
di notifica integrato, quella dello speaker posta sul
lato inferiore dello smartphone e, l’ultima, che abbraccia l’angolo in basso a destra, utilizzabile per
l’inserimento di laccetti.
Xperia Z1 pesa ed è più grande del “vecchio” Z:
sulla bilancia ferma la lancetta a 170 grammi
(contro i 146 grammi dello Z) mentre le dimensioni sono di 144,4 x 73,9 x 8,5 mm, valori superiori
ai 139 x 71 x 7,9 mm di Xperia Z. Che sia grande
non c’è alcun dubbio ma per quanto concerne
il peso non abbiamo mai riscontrato troppi
problemi: lo smartphone suggerisce una sensazione di solidità, certamente uno dei fattori
che ci è piaciuto di più di questo dispositivo.
La qualità si tocca con mano e, se paragonato
ad alcuni diretti concorrenti, Xperia Z1 non dà
mai l’impressione di essere un prodotto realizzato con economia.
Il display ha la tecnologia dei TV
Nascosto sotto un sottile (forse anche troppo,
ma ne giova il design) strato di vetro temperato troviamo un bel display da 5 pollici di diagonale dotato di risoluzione 1920x1080 pixel.
Il pannello è un LCD classico a LED, ma Sony
tramite software emula la risposta cromatica
della tecnologia Triluminos e la resa del processore d’immagine X-Reality (lo stesso dei TV, ma
nei TV ci sono effettivamente i processori), è di
ottima qualità e riesce ad offrire colori, luminosità (ottima anche sotto forte luce del sole) e,
soprattutto, angoli di visione nettamente superiori a quelli osservabili su Xperia Z; i margini di
miglioramento però ci sono ancora tutti poiché,
non appena si esce dal range ideale, luminosità e saturazione dei colori (valori normalmente
sempre molto naturali) mutano in maniera significativa. Ai lati del logo Sony posto sopra al
display troviamo sensore di prossimità e luminosità (che funziona molto bene) e fotocamera
anteriore da 2 Megapixel capace di registrare
filmati in risoluzione Full HD.
segue a pagina 36 
tEST
Sony Xperia Z1
segue Da pagina 35 
n.75 / 24 settembre 2013
Fotocamera da compatta
20 MP di qualità (di giorno)
Che i megapixel non siano tutto è un dato di fatto, ma vederne così tanti (esattamente 20,7) su
uno smartphone fa una certa impressione. Sony
ha donato al suo Xperia Z1 un modulo composto da un sensore Exmor RS da 1/2,3 pollici, un
processore per l’elaborazione delle immagini
BIONZ dedicato e un obiettivo con lenti G, focale
di 27mm e apertura pari a f/2.0. Il risultato finale, in termini di qualità d’immagine, è notevole:
di giorno, alla massima risoluzione, le fotografie risultano sempre dettagliate e nitide (anche
se si nota un po’ la compressione JPEG), senza
mostrare grosse imperfezioni, se non qualcosa
È una scheggia: difficile trovare
di meglio


Abbandonata l’ormai datata piattaforma Snapdragon S4 (utilizzata in tutte le salse), i produttori hanno deciso di spostarsi sulla nuova serie
di processori Qualcomm, soprattutto sul SoC
Snapdragon 800, soluzione che su Xperia Z1 sembra dare il meglio di sé. Il lavoro di ottimizzazione
effettuato da Sony, al fine di rendere più fluida e
piacevole possibile l’esperienza, è stato magistrale, e grazie anche ai 2 GB di RAM (Dual-channel,
800 MHz / LPDDR3) e alla grafica Adreno 330,
non ci si ritrova mai a dover fronteggiare scatti
o indecisioni, elemento abbastanza insolito se si
considera che parliamo di un sistema operativo
Jelly Bean 4.2.2 dotato di una UI proprietaria. Mai
in passato ci eravamo ritrovati a provare un device
Android così “efficace” in tutte le operazioni e le
attività (anche le più onerose): davvero una bella
sopresa. Sul fronte gaming Xperia Z1 non ha mai
palesato alcuna difficoltà; i caricamenti dei giochi
in 3D sono sempre molto rapidi e durante le sessioni non ci sono mai rallentamenti. L’unica cosa
che potrebbe dar fastidio, come ormai avviene in
quasi tutti i dispositivi, è l’eccessivo surriscaldamento della porzione posteriore del device, avvertibile in maniera significativa già dopo qualche
minuto di gioco. La stessa cosa avviene quando ci
ritroviamo a “maneggiare” app più impegnative
oppure dopo più di mezzora di navigazione web;
anche guardare qualche filmato su YouTube si traduce in un surriscaldamento del device. Utilizzando AnTuTu Benchmark abbiamo ottenuto oltre
34.000 punti, valore ben superiore ai circa 20.000
punti ottenuti in passato con Xperia Z. Nonostante abbia poco senso concentrarsi sui numeri, non
può certamente lasciare indifferenti il netto passo avanti fatto da Sony in meno di un anno, sia
sotto il profilo della potenza pura sia sotto quello
riguardante l’ottimizzazione di sistema. Anche la
navigazione web è velocissima e fluida; non vi è il
browser proprietario ma Chrome, anch’esso nella
migliore “versione” mai vista su uno smartphone.
torna al sommario
ai bordi. Col buio le cose si fanno più difficili ma
grazie alla presenza di un potente flash LED integrato e, soprattutto, alla possibilità di scattare
ad ISO elevati (6400), Xperia Z1 riesce a sfornare
fotografie di qualità appagante, sia con il flash
attivo che con il flash spento. La messa a fuoco
è veloce e precisa, con qualche indecisione solo
in occasione delle macro, con il motore un po’
“traballante” nel concentrare la sua attenzione
sulla porzione scelta con il Tap sul display. Il
bilanciamento del bianco, invece, non è mai un
problema. Come potete osservare dagli scatti di
prova qui sotto, in condizioni di buona luce Xpe-
ria Z1 riesce ad offrire fotografie dettagliate, poco
rumorose e dai colori sempre naturali. Ottimi
sono i risultati anche in situazioni di illuminazione estrema e in controluce. Di notte o al chiuso
si fa più fatica ad ottenere risultati simili ma, a
patto di avere la mano ferma, il dispositivo riesce a cavarsela abbastanza bene. In condizioni di
poca luce è consigliabile affidarsi alla modalità
automatica la quale, pur scattando praticamente
a 8 Megapixel, fa sì che le foto risultino di qualità
più che sufficiente. Infine, non si può non fare un
piccolo accenno al flash LED integrato: è di vitale
importanza quando c’è tanto buio ma finisce con
l’impastare le fotografie quando c’è poca luce, situazione in cui Xperia Z1 - grazie al sensore e all’ottica luminosa - può tranquillamente scattare
senza l’ausilio del flash.
Molteplici sono le opzioni che Sony associa all’applicazione fotocamera: si può scattare in
modalità automatica (la risoluzione non si può
modificare, ma l’app - come anticipato - predilige scattare a 8MP in 16:9 piuttosto che a 20MP
in 4:3) o manuale con tutti i parametri liberamente impostabili (se si sceglie la sensibilità
ISO non si può attivare lo stabilizzatore); si può,
inoltre, scegliere la modalità Scatto Multiplo dal
quale estrapolare il frame migliore tra i 61 realizzati in due secondi oppure la Modalità Panorama, perfetta per creare spettacolari fotografie
panoramiche. Volendo, inoltre, si può scattare
utilizzando uno dei nove effetti pre-impostati oppure si possono creare immagini del tutto
singolari sfruttando la Modalità a realtà aumentata, la quale fa apparire sul display curiose animazioni a seconda della scena e del tipo di tema
selezionato.
segue a pagina 37 
Qui sopra, gli scatti che abbiamo realizzato con Xperia Z1. Cliccare sulle immagini per ingrandirle
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estratto da dday.it
tEST
Sony Xperia Z1
segue Da pagina 36 
Il 4K non c’è
ma non se ne sente la mancanza
Per quanto riguarda i video, questi sono registrati
alla risoluzione di 1080p a 30fps ma, come abbiamo già anticipato nella preview dell’IFA, l’hardware
a disposizione permetterebbe la cattura di filmati
anche a risoluzioni Ultra HD, funzionalità che Sony
Sony Xperia Z1
Video notturno

Sony Xperia Z1
Video diurno

non ha voluto abilitare. La scelta è ovviamente
discutibile, per quanto il 4K in ripresa oggi serva
davvero a poco, e non è detto che più avanti Sony
non ci ripensi; basterà un semplice aggiornamento
software e il 4K arriverà anche su Xperia Z1.
A livello di qualità, possiamo certamente affermare
che Xperia Z1 si avvicina molto ai livelli del Nokia
Lumia 1020 (dotato però di stabilizzatore ottico integrato che fa la differenza); lo stabilizzatore
digitale fa davvero un lavoro pregevole e anche il
motore di messa a fuoco (continua) se la cava egregiamente, evidenziando qualche incertezza solo
nel mettere a fuoco oggetti molto vicini. Di sera, o
quando c’è poca luce, valgono le stesse considerazioni già fatte sul fronte fotografico: la qualità non è
memorabile e c’è chi fa meglio. Si poteva fare di più
anche sul fronte della registrazione audio: ci siamo
ritrovati a registrare un video durante un concerto
e, una volta riprodotto (sia sulla stesso device, che
su computer), ci siamo accorti che l’audio era tutt’altro che perfetto, con alti “gracchianti” e qualità
generale solo nella media. Molto singolare, infine,
torna al sommario
n.75 / 24 settembre 2013
la modalità Social Live: attivandola si potrà eseguire uno streaming video (fino a 10 minuti) sulla propria pagina Facebook.
Dotazione completa
autonomia non al top
Sony Xperia Z1 è uno smartphone che offre quanto
di meglio si possa desiderare sul fronte della connettività; il dispositivo supporta reti 4G/LTE, dispone
di un modulo Wi-Fi 802.11 a/b/g/n (dual-band)/
ac, di Bluetooth 4.0 con NFC e DLNA. Non mancano, infine, Miracast e MHL. La ricezione non è da
record ma Xperia Z1 se la cava più o meno ovunque; eccellente è invece la qualità audio della cuffia
auricolare e altrettanto soddisfacente è la resa sonora del microfono integrato in conversazione (ma
non nella registrazione). Il volume dell’altoparlante
principale è nella media, mentre la qualità del suono prodotto è tutt’altro che straordinaria e il fatto
che lo speaker sia posizionato solo su un lato del
device dà un po’ fastidio, una soluzione come quella
adottata da HTC per One (e One Mini, che abbiamo provato qualche giorno fa) sarebbe stata sicuramente più gradita, ma forse avrebbe “rovinato” il
design. Sotto quest’aspetto Sony poteva fare molto meglio. Sotto il profilo della personalizzazione
dell’interfaccia Sony non ha fatto granché e la UI è
pressoché identica a quella di Xperia Z e le applicazioni preinstallate non sono tantissime (Samsung,
per esempio, calca molto di più la mano) e tra queste spiccano certamente Pixlr Express (sviluppata
da Autodesk) e Sketch: la prima è un’app dedicata
al fotoritocco attraverso la quale ci si può davvero
sbizzarrire nella modifica delle foto scattate (e non
solo) mentre la seconda è stata pensata per tutti
coloro i quali vorranno utilizzare Xperia Z1 come
“notepad”. Sul fronte dell’autonomia Xperia Z1 non
fa gli straordinari; nonostante la batteria da 3000
mAh (ovviamente non rimovibile), con un uso intenso, connettività 4G, Wi-Fi, GPS (il dispositivo
ha anche A-GPS e GLONASS) e Bluetooth sempre
attive, il flagship di Sony arriva a stento a sera. Abbassando la luminosità del display, stando attenti
ad attivare/disattivare i giusti parametri o attivando l’onnipresente (per i prodotti Xperia) modalità
STAMINA si riesce comunque a spuntare qualche
ora extra di autonomia.
Xperia Z1 alza l’asticella
la concorrenza è avvertita
Dopo diversi giorni in compagnia di Sony Xperia Z1
possiamo tranquillamente affermare che quello che
abbiamo provato è certamente uno dei prodotti più
interessanti (se non il più interessante) che il mercato degli smartphone è in grado di offrire al momento. In attesa di iPhone 5S, la cui data di uscita
in Italia non è stata ancora comunicata, Xperia Z1
si issa di diritto nell’olimpo degli smartphone; la
diretta concorrenza, si pensi a HTC, LG (in attesa
di G2) e - soprattutto - Samsung, ne esce con le ossa
rotte in quanto a prestazioni
pure (lo ripetiamo, Xperia
Z1 è lo smartphone Android
più veloce e fluido che abbiamo mai provato) e si ritrova
a fronteggiare un avversario
tutt’altro che inferiore anche in tutti gli altri “campi”
della competizione. Qualitativamente il prodotto Sony
non ha eguali e forse solo
HTC One e iPhone 5 sono in
grado di assicurare una sensazione di solidità e una finitura di livello comparabile; le
plastiche del Samsung Galaxy S4, sono lontane anni luce. Riproponiamo, per
completezza, il video hands on realizzato all’IFA
2013, in occasione della presentazione del prodotto. La fotocamera è di ottima fattura e, in termini
generali, solo Nokia Lumia 1020 riesce ad offrire di
meglio sotto questo aspetto, ma il sistema operativo Windows Phone 8, il design singolare e qualche
specifica non proprio “a livello” dello Z1 porteranno
molti amanti delle foto a preferire il prodotto Sony
a scapito del più attrezzato - sotto il profilo foto/video - concorrente finlandese. Volendo paragonare
Xperia Z1 ad un iPhone 5 (sempre in attesa del 5S),
non è un’eresia affermare che il device Sony si comporta meglio dello smartphone Apple sotto il punto
di vista prettamente fotografico mentre, per quanto
concerne i video, il livello è solo di poco inferiore.
Detto questo, siamo certi che ulteriori migliora-
Sony Xperia Z1
Prime impressioni
menti siano possibili e che i prossimi aggiornamenti software potrebbero davvero regalare un tocco di
qualità in più alle foto “notturne” e, perché no, la
registrazione video in 4K. Oggi come oggi, volendo
scegliere un dispositivo top-di-gamma, non si può
non prendere in considerazione Sony Xperia Z1,
soprattutto se si predilige guardare all’interno del
folto ecosistema Android; le decise scelte stilistiche
possono piacere o meno (indubbiamente è grande,
abbastanza “squadrato” e si sporca solo a guardarlo), ma quel che è certo è che per 699 euro - versione da 16 GB in uscita a fine settembre - ci si porta
a casa un vero “campione”; con buona pace della
concorrenza.
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estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.75 / 24 settembre 2013
tEST Abbiamo testato il nuovo Nokia Lumia 1020; uno smartphone completamente pensato per la fotografia
Lumia 1020 in prova: smartphone o fotocamera?
La tecnologia PureView di Nokia arriva su Windows Phone con il maxi sensore da 41 Megapixel
di Paolo centofanti
L
Lumia 1020
Il sensore è da record
Il cuore del Lumia 1020 è il sensore da 41 Megapixel
che ha una superficie da 1/1.5 pollici, più grande,
per intenderci, di quello di molte fotocamere compatte. In questo caso, i pixel sono molto di più, ma
Nokia li utilizza in modo un po’ diverso. Come sul
PureView 808 anche il Lumia 1020 non scatta semplicemente immagini da 41 Megapixel, ma sfrutta
l’alta risoluzione del sensore per “distillare” foto da
5 Megapixel di elevata qualità, combinando le informazioni fino a 7 pixel per ciascun pixel finale. Gli
scatti originali (34 Megapixel in formato 16:9, 39
Megapixel in 4:3) possono, inoltre, essere utilizzati
per una più efficiente elaborazione dell’immagine o
per effettuare lo zoom con un crop dell’inquadratura, sfruttando l’elevata risoluzione a disposizione.
Per questo motivo Nokia nella campagna di comunicazione ha utilizzato lo slogan di zoom reinventato. Lo stesso “trucco” è utilizzabile anche nella
ripresa di video, con un fattore 4x riprendendo in
1080p e fino a 6x per il video a 720p.
Obiettivo stabilizzato
e Flash allo xenon

Nokia si è rivolta ancora una volta a Zeiss per la realizzazione del Lumia 1020 che ha prodotto un’ottica
da 6 elementi, uno in più rispetto a quello del precedente PureView 808. L’obiettivo è composto così da
5 lenti in plastica più un elemento in vetro frontale
di precisione. Come sul Lumia 920, il blocco della fotocamera è stabilizzato meccanicamente con
degli attuatori servocontrollati da un giroscopio, il
che consente non solo di avere immagini in generale più ferme e quindi dettagliate, ma soprattutto
torna al sommario


o smartphone per molte persone ha sostituito
completamente la classica macchina fotografica compatta: lo abbiamo sempre con noi, è
facile scattare al volo e possiamo immediatamente
condividere le fotografie. La qualità non è chiaramente la stessa di una vera e propria fotocamera,
ma produttori come Nokia hanno fatto passi da gigante sul fronte di quello che è possibile ottenere
con un telefonino e il nuovo Lumia 1020 è l’esempio di questa continua ricerca a spingerne al limite
le capacità fotografiche. Il Lumia 1020 ripropone
il concetto presentato per la prima volta da Nokia
con il PureView 808 e monta infatti un sensore di
immagine da ben 41 Megapixel, un obiettivo a 6
elementi con apertura F2.2 e un nuovo software
che offre controlli avanzati tipici di una vera fotocamera.
Quality
Longevity
8
7
Design
Simplicity
D-Factor
Value
8
8
9
7
di poter scattare in condizioni di scarsa luminosità con tempi di posa più alti e quindi raccogliendo
maggiore luce senza incappare nell’effetto mosso
(nei limiti del possibile chiaramente). Quando la
luce è comunque troppo poca, si può contare su un
nuovo flash allo xenon e di dimensioni generose rispetto a quello che comunemente troviamo su uno
smartphone.
Nokia Pro Cam
Oltre all’hardware, Nokia ha introdotto anche
un’applicazione tutta nuova per la fotocamera che
si differenzia da quella di default soprattutto per i
nuovi controlli. Con un’interfaccia a ghiere virtuali è, infatti, possibile intervenire manualmente su
diversi parametri di scatto. Siamo abituati a poter
regolare anche sullo smartphone bilanciamento del
bianco, esposizione e ISO, ma qui è possibile regolare manualmente anche tempi di posa e fuoco manuale e, soprattutto in quest’ultimo caso in modo
continuo, con la possibilità di focheggiare con buona precisione per creare effetti di sfocatura nel caso
di soggetti relativamente ravvicinati. Tra le altre
funzionalità la nuova app aggiunge poi la funzione
di bracketing impostabile su 3 o 5 scatti a differenti
esposizioni con intervalli configurabili. Sempre con
Pro Cam è possibile poi ridefinire l’inquadratura di
una foto già scattata andando a zoomare sul file a
piena risoluzione e andando a salvare una nuova
immagine da 5 Megapixel. La cosa interessante è
che se abbiamo applicato lo zoom al momento dello
scatto possiamo anche zoomare all’indietro, inoltre
possiamo ruotare liberamente l’inquadratura utilizzando la semplice gesture multitouch con due
dita. A seconda di quanto “croppiamo” il nuovo file
potrebbe avere una risoluzione inferiore.
Camera Grip per
una trasformazione completa
Come accessorio troviamo Camera Grip, sorta di
docking/custodia che trasforma lo smartphone in
Nokia Pro Cam
segue a pagina 39 
tEST
Nokia Lumia 1020
segue Da pagina 38 
una vera e propria fotocamera compatta, anche per
ergonomia. La custodia migliora certamente l’impugnatura (almeno se non siete mancini), aggiunge
un più pratico pulsante di scatto e include l’aggancio per un cavalletto fotografico. La custodia integra
anche una batteria aggiuntiva da 1020 mAh, che
espande così l’autonomia dello smartphone che,
quando viene utilizzato intensamente come fotocamera, viene messa a dura prova. La dock è dotata di
porta micro USB che può essere usata per ricaricare
la batteria ma non per collegare il telefono al PC. Si
tratta di un accessorio molto pratico, anche se con
un costo di ulteriori 70 euro ci si comincia a chiedere fino a che punto non convenga prendere una
fotocamera dedicata.

n.75 / 24 settembre 2013
Come si può notare la quantità di dettaglio, considerando anche la non trascurabile distanza del
soggetto, è semplicemente impressionante. L’immagine è stata scattata in condizioni di luce evidentemente ottimali, ma la precisione dei contorni
1
netti delle ringhiere e del ponteggio non può non
stupire. Il rumore, un misto di sensore e compressione JPEG, si riesce a scorgere sulle parti più scure
dell’immagine, ma qui sta il vantaggio della soluzione Nokia: scalando l’immagine da 34 a 5 Megapixel
viene reso irrilevante ottenendo comunque una fotografia di elevatissima risoluzione. La foto 2 invece
è l’immagine originale a 34 Megapixel in un crop al
100% della stessa area. L’elaborazione non effettua
2
focus poco precisa. In questo caso però ci vengono
in aiuto i nuovi controlli dell’applicazione Pro Cam
che appunto ci permettono di bloccare il bilanciamento del bianco (oltre che di controllare esposizione e tempo di posa), e di regolare con buona
precisione la messa a fuoco. Unico neo del controllo
del fuoco la posizione macro troppo ravvicinata a
quella automatica sulla ghiera virtuale. Meno soddisfacente la resa video. Pochi smartphone sono in
grado di competere con la qualità di ripresa video
dell’iPhone e anche il Lumia 1020 ci si avvicina solo
a tratti. Almeno tre però i problemi in questo caso.
È possibile effettuare lo zoom utilizzando due dita
sullo schermo, anche mentre si riprende, ma il controllo non è proprio uniforme e i risultati sono poco
piacevoli. Ingrandendo l’immagine, l’autofocus
perde poi il fuoco in modo abbastanza percettibile. Infine, soprattutto nel video, si nota il continuo
variare del bilanciamento del bianco con impatto
abbastanza percepibile sulla colorimetria del video.
La nuova app è dotata di controlli manuali solo per
il bilanciamento del bianco e il fuoco, che però sono
proprio quello che serve in questo caso. Il problema
maggiore, comune a molti smartphone è però quello della compressione, troppo spinta e che produce
vistosi artefatti.
Le altre caratteristiche
Abbiamo non a caso deciso di non soffermarci sulle
altre caratteristiche di questo smartphone, perché
per il resto ci ritroviamo di fronte a un prodotto del
tutto analogo ai Lumia 920 e Lumia 925. Il design
richiama quello del Lumia 920 con la differenza del
corposo blocco fotocamera che sporge sul retro. Per
la verità Nokia è riuscita tutto sommato a contenere le dimensioni, ma impugnando lo smartphone
non si può non avere la sensazione di qualcosa fuori posto. Il display è quello del Lumia 925, quindi
in tecnologia OLED con diagonale di 4.5 pollici e
risoluzione di 1280x768 pixel. Anche il resto delle
caratterisitche tecniche sono in linea con quelle del
Lumia 925: processore Qualcomm Snapdragon S4
dual core da 1.5 GHz, LTE ed NFC. Unica vera differenza l’upgrade della memoria RAM a 2 GB, probabilmente per poter gestire meglio la risoluzione
delle immagini scattate dalla nuova fotocamera.
Impressioni d’uso

Per questa prova ci siamo concentrati naturalmente
sulla fotocamera, che è il vero motivo per cui la scelta potrebbe ricadere su questo modello piuttosto
che sul Lumia 920 o 925. E allora inziamo subito a
fugare ogni dubbio sulle potenzialità della tecnologia PureView con l’immagine N. 1 (cliccando sulla
foto è possibile scaricare l’immagine originale da 5
Megapixel):
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un semplice downscaling dell’immagine, ma utilizza evidentemente degli algoritmi per migliorare ulteriormente il livello di dettaglio e il contrasto sfruttando le informazioni raccolte a piena risoluzione.
Quello che otterremmo con un semplice downscaling è un’immagine se vogliamo meno rumorosa,
ma anche meno dettagliata. Anche la funzione di ritocco dell’inquadratura messa a disposizione dalla
nuova applicazione, che sfrutta sempre la risoluzione del sensore, ha una sua ragione di essere come
si può vedere in questo esempio. Peccato solo che la
gesture per la rotazione del quadro non permette di
essere molto precisi. In generale la fotocamera del
Lumia 1020, oltre che per il dettaglio, si distingue
anche per l’equilibrio cromatico e, come sui modelli
precedenti con stabilizzatore ottico, per la resa in
condizioni di scarsa luminosità. In queste situazioni il rumore evidentemente si fa più evidente, ma
si riesce a scattare dove altri smartphone non ce la
fanno proprio. Permangono ancora alcuni limiti
che avevamo già evidenziato su altri modelli Lumia,
come il bilanciamento del bianco automatico un po’
troppo suscettibile di variazioni imprevedibili a seconda dell’inquadratura e una funzione di touch to
Nokia Lumia 1020
Video Test
Conclusioni
Il Lumia 1020 è sicuramente il migliore “camera
phone” attualmente sulla piazza. La qualità delle
foto è senza dubbio di altissima qualità se consideriamo che stiamo utilizzando un cellulare.
Purtroppo Windows Phone 8 non offre lo stesso
parco di applicazioni per la fotografia che possiamo trovare su altre piattaforme (Instagram
è solo la più famosa) il che è un vero peccato. Le
soluzioni tecnologiche adottate hanno però anche
un contrappeso: dimensioni, peso e costi non trascurabili. Sotto ogni altro aspetto il Lumia 1020 è
essenzialmente fermo al 920 (c’è il display OLED
ma manca la ricarica a induzione integrata) e allo
stesso prezzo ormai la concorrenza offre di più.
Inoltre, sul versante video ci aspettavamo prestazioni superiori. Nel complesso è dunque un dispositivo fortemente sbilanciato sulla componente
fotografica e come tale è evidentemente dedicato a
una ristretta nicchia di utenti, disposta a spendere
un plus solo per questo aspetto.

estratto da dday.it