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estratto da dday.it Andrea Ambrogetti, direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset* e Presidente di DGTVi è stato arrestato. Il motivo starebbe nel fallimento, secondo l’accusa fraudolento, di Interattiva, casa di produzione video tutta in chiave digitale terrestre intestata alla moglie, ma che i magistrati ritengono gestita dallo stesso Ambrogetti; il tutto condito da una tentata truffa ai danni del Ministero dell’Istruzione. Colpisce che un uomo che occupa ruoli chiave del mondo televisivo italiano, a carattere anche istituzionale come la presidenza di DGTVi, possa avere in famiglia una società che si occupa di digitale terrestre, che ha tra i propri clienti la stessa DGTVi, oltre che diversi enti pubblici; società che a switch off terminato pensa di fallire serenamente con un buco di qualche milione. Essere direttore dei rapporti istituzionali di Mediaset di certo apre le porte di molti uffici “giusti”; essere poi il deus ex machina del digitale terrestre in Italia, con influsso diretto per esempio sulla scelta delle tecnologie (vedi mhp), è un chiaro centro di potere. Difficile pensare che la società della famiglia Ambrogetti accedesse a commesse così importanti senza intercessioni. La giustizia dovrà fare il suo corso e verificare la colpevolezza di Ambrogetti e family; ma di certo la cronaca di queste ore non può che spingere a tracciare un bilancio delle attività di DGTVi degli ultimi anni, di cui Ambrogetti è stato Presidente per cinque mandati consecutivi. Lo stato della TV digitale in Italia è tutt’altro che soddisfacente: copertura discutibile; l’alta definizione langue, a favore delle pay TV; l’interattività mhp un fiasco; il TG1 è ancora in un grottesco 4:3, con immagini prese dalle agenzie internazionali messe in onda deformate; la numerazione LCN è in alto mare; la questione DVB-T2 tutt’altro che chiarita; l’offerta di Tivù Sat colpevolmente taciuta. Così vanno le cose in Italia: per essere buoni, a rilento. Chi spera ora che presto arrivino le trasmissioni digitali in Italia in 4K (ed è ottimista a riguardo) farebbe bene a riflettere: a chi interessa veramente la qualità dell’offerta TV? Gianfranco GIardina *Come riportano tutti i quotidiani, MEDIASET È ESTRANEA ALLA VICENDA torna al sommario Intel attacca il Lumia 1020 in mercato mobile: prova: smartphone ecco Bay Trail 25 o fotocamera? 38 iOS 7.0: bello ma non per tutti È disponibile il nuovo sistema operativo iOS 7: interfaccia completamente stravolta da Jony Ive e moltissime funzioni nuove 03 OLED LG in Italia a ottobre Il TV OLED curvo di LG 55EA980V sarà disponibile tra due settimane. Sarà inizialmente venduto solo online 16 30 Fotocamera Sony DSC-QX10 in prova 35 Svelati iPhone 5S e 5C Tutto quello che c’è da sapere Presentati finalmente i due nuovi modelli di smartphone Apple. iPhone 5c costoso, il 5S il primo con processore A7 a 64 bit 06 Xperia Z1 in prova Nuovo passo verso l’eccellenza Il Paese dei conflitti di interesse Intervista a Jan de Vries, CEO di TPVision 23 n.75 / 24 settembre 2013 estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 mobile Gli unici che possono aggiornare subito a iOS 7 con relativa tranquillità sono gli utenti di iPhone 4S e iPhone 5 Arriva iOS 7, ma a molti conviene aspettare Radicale aggiornamento: diversa grafica, si aggiorna il sistema operativo e arrivano nuove funzionalità I Prodotti aggiornabili da iPhone 4 e iPad 2 in poi Apple ha deciso di supportare con iOS 7 tutti i dispositivi dall’iPhone 4 e l’iPad 2 in su, un’iniziativa lodevole che dà accesso alle ultime novità anche a prodotti con 3 anni sulle spalle. Questo però non vuol dire che sia consigliato aggiornare questi dipositivi, anzi: l’arrivo di nuove funzionalità spesso mette a dura prova l’hardware più vecchio e tre anni in questo mondo sono tre ere geologiche a livello di evoluzione tencologica. In precedenza è accaduto ad esempio con l’iPhone 3G del 2008: l’arrivo di iOS 4 nel 2010 ha praticamente azzoppato l’esperienza di utilizzo per gli incauti che hanno proceduto con l’aggiornamento. Non è un caso che il supporto ufficiale software per il 3G si è concluso poco dopo, con iOS 4.2.1. I primi riscontri golden master: problemi grafici Ma al di là dei precedenti, sono le esperienze di chi sta già provando iOS 7 in versione definitiva a consigliare un po’ di prudenza. Anche se il rilascio ufficiale arriverà il 18 settembre, la versione Golden Master di iOS 7 è stata rilasciata agli sviluppatori il 10 settembre e da lì ha è finita rapidamente in rete e sui dispositivi dei tanti impazienti che non vede- Riduzione di animazioni ed effetti di trasparenza, assenza di effetto parallasse rendono iOS 7 meno bello a vedersi. l 18 settembre è stato il grande giorno. Nello spazio di poche ore milioni di dispositivi iOS sono passati alla nuova versione del sistema operativo mobile di Apple, con un aggiornamento tra i più corposi che la piattaforma abbia mai conosciuto. Cambia in modo consistente la grafica dell’interfaccia, si aggiorna il cuore del sistema operativo e arrivano nuove funzionalità e insieme ad esse, con ogni probabilità, per i possessori di certi modelli anche molte magagne. Diciamo che gli unici che possono aggiornare a iOS 7 con relativa tranquillità sono gli utenti di iPhone 4S e iPhone 5, gli altri è meglio che aspettino ancora un po’, magari l’arrivo della versione 7.0.1. Vediamo perché. torna al sommario vano l’ora di provare il nuovo sistema operativo. Basta fare un giro tra le community Apple per avere un’idea sommaria della situazione. iOS 7 pare innanzitutto non essere ancora ben ottimizzato per iPad: sia iPad 2 che iPad 3 sembrano presentare vistosi problemi di fluidità e stabilità. Ridotti ma comunque non trascurabili rallentamenti e instabilità colpiscono però anche iPad Mini, iPad 4 e in misura superiore, come era naturale attendersi, iPhone 4. In quest’ultimo caso, riduzione di animazioni ed effetti di trasparenza, assenza di effetto parallasse, rendono tra l’altro iOS 7 anche meno bello da vedere, come nell’esempio qui a sinistra. A creare maggiori problemi sembrano essere, dai primi riscontri, proprio i nuovi effetti grafici. Su iPhone 4, il semplice cambio dello sfondo della home screen blocca il telefono per più di 10 secondi, l’apertura del centro notifiche ha un sensibile lag, così come la tastiera touch può essere affetta da un notevole ritardo nella risposta al tocco. Home Screen con più di due file di icone diventano lentissime nelle animazioni. In generale l’esperienza di utilizzo risulta di Paolo centofanti sensibilmente meno fluida che con iOS 6. Tutto ciò invita ad attendere che Apple rilasci il primo o il secondo aggiornamento di iOS 7: in passato i primi raffinamenti hanno sempre apportato benefici per i dispositivi più vecchi, anche se in questo caso forse per l’iPhone 4, con il suo single core da 800 MHz e 512 MB di RAM, c’è ben poco da fare. E poi c’è il nodo della batteria. Ogni aggiornamento di iOS ha portato con la prima release problemi di autonomia, poi corretti con i successivi update, e dai primi riscontri anche la golden master di iOS 7 sembra avere questo tipo di anomalie. Insomma, meglio aspettare qualche giorno e avere un’idea dell’effetto che l’aggiornamento potrebbe avere sul proprio dispositivo, prima di ritrovarsi con un’esperienza d’uso peggiore di prima. estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 test È disponibile il nuovo sistema operativo iOS 7: interfaccia stravolta e funzioni nuovissime. Ecco la recensione iOS 7: tanti passi avanti, ma non piace a tutti Nonostante le funzioni in più, non tutto è perfetto: a tratti infatti iOS 7 predilige il design all’usabilità di Roberto PEZZALI L ’attesa è finita: da ieri i possessori di un modello recente di iPhone o di iPad possono scaricare iOS 7, il nuovo sistema operativo per smartphone e tablet che secondo Apple stessa rappresenta la più grande rivoluzione dai tempi del primo iPhone. Di anni ne sono passati 6, e negli ultimi 6 anni iOS non è cambiato molto, almeno dal punto di vista grafico. Sotto la guida di Scott Forstall, infatti, il sistema operativo si è evoluto soprattutto dal punto di vista delle funzionalità, ma non ha dato visivamente l’impressione di un cambiamento globale. iOS 7 è invece un sistema operativo totalmente nuovo, a partire proprio dalla grafica che rappresenta il cambiamento non solo più evidente ma anche più importante. Less is better. È davvero così? Giudicare un design è davvero difficile: come c’è chi si innamora subito di iOS 7, c’è anche chi lo reputa troppo confuso. iOS 7 è talmente diverso dalle versioni precedenti che ci vorrà un po’ di tempo per farci l’occhio, anche se la mano di Jony Ive si vede: la cura nei dettagli, l’attenzione al più piccolo particolare e l’accurata scelta di pesi e dimensioni di font e icone dimostra una progettazione davvero maniacale.Non sempre, però, quello che è bello è anche funzionale, e ci sono molti aspetti di iOS 7 che ad un primo impatto appaiono sorprendenti, ma alla lunga tendono a stancare. Le animazioni, ad esempio: ogni applicazione si apre e si chiude con un’animazione direttamente dall’icona, e lo stesso sblocco è accompagnato da effetti di zoom verso la home. Bellissimo per il primo giorno di utilizzo, ma poi viene da chiedersi perché nelle impostazioni non ci sia un’opzione per regolare la durata di queste animazioni o addirittura disattivarle. iOS 7 è pieno di “chicche” di questo tipo, un esempio di perfezione maniacale che a tratti, come abbiamo già detto, prevarica l’uso pratico. Le trasparenze delle finestre sono un altro esempio: iOS 7 usa la videocamera frontale per creare una sorta di background animato da mettere come sfondo alla finestra, e il risultato è una sorta di finestra che galleggia in sovraimpressione rispetto alla nostra immagine sfocata. Bellissimo, ma i consumi? L’uso della fotocamera frontale sicuramente qualcosa porta via in termini di autonomia. Per fortuna questa funzione si può disattivare dal menu impostazioni, alla voce accessibilità iOS 7 usa la videocamera frontale per creare una sorta di background – aumenta contrasto.La animato da mettere come sfondo della finestra. scelta di una interfaccia torna al sommario molto flat, senza ombre e con colori secchi ha portato Apple a fare delle scelte un po’ discutibili per quanto riguarda le icone delle applicazioni: Game Center è un inspiegabile incrocio di bolle che nulla a che fare con il gaming mentre Immagini è diventato un colorato fiorellino che ben si adattava all’applicazione dei colori Pantone. Un ultimo aspetto da considerare, prima di passare alle novità del nuovo sistema operativo, è legato alle applicazioni e al contributo degli sviluppatori: control center questi dovranno creare non solo delle icone allineate al nuovo stile, e non sarà semplice, ma dovranno anche ridisegnare interamente le proprie applicazioni. La situazione attuale infatti, con poche app aggiornate, è un misto tra iOS 7 e i vecchi iOS: le applicazioni vecchie hanno elementi dell’interfaccia presegue a pagina 04 estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 tEST iOS 7 cedente unite ad elementi (le finestre di share ad esempio) del nuovo iOS. Un “mischione” che sicuramente a Jony Ive non piace, ma dev’essere sopportato per un po’, almeno fino a quando tutti non si adegueranno al nuovo stile (se si adegueranno). Il look complessivo è comunque eccellente: l’uso pervasivo del bianco, di un font sottile come l’Helvetica Neue Light e l’assenza di ombreggiatura fanno apparire l’interfaccia più grande e più ampia, soprattutto in applicazioni molto usate come Mail e Safari. Control Center: meglio tardi che mai Le notifiche... Un piccolo passo avanti Apple ha migliorato anche la sezione notifiche: la nuova vista “oggi” offre una panoramica di quello che succede durante la giornata e anche una foto Vecchie app vita nuova Apple ha lavorato molto sulle sue vecchie applicazioni native: tutte le app sono state riscritte con l’aggiunta di una serie di novità, ma non ci dilungheremo molto nella descrizione delle singole applicazioni. I miglioramenti generali sono legati all’interfaccia e all’usabilità, anche se per alcune applicazioni, come ad esempio la bussola, in Apple hanno pensato bene di aggiungere feature come la livella, che ora è integrata. Ridisegnata anche la Mail (ma qui non ci sono grossi miglioramenti) e Safari, dove finalmente la barra degli indirizzi è anche barra di ricerca e il nuovo layout la rende più fruibile. Riviste anche le logiche dell’AppStore: le applicazioni ora si aggiornano in automatico. L’aggiornamento delle app non riguarda solo le versioni, ma anche la gestione dei dati al loro interno: Apple ha integrato un sistema di aggiornamento delle applicazioni in background che impara anche le safari centro notifiche abitudini degli utenti. Chi è abituato a controllare le quotazioni di borsa alle 8 del mattino sarà felice di vedere che, aprendo l’applicazione, i dati sono già aggiornati. Questa funzione ovviamente funziona solo con le app compatibili e può essere disattivata da un apposito pannello di controllo. Tantissimi miglioramenti generali Come ogni versione di iOS, Apple ha messo davvero tanta carne al fuoco, e la maggior parte delle nuove funzioni sono disponibili come API in attesa che qualche sviluppatore mostri il vero potenziale del sistema operativo. Oltre al completo ridesign grafico, al Control Center e alla completa rivisitazione di tutte le app, Apple ha aggiunto almeno un centinaio di nuove funzioni. Una delle più interessanti è AirDrop, un sistema per inviare facilmente file e video tramite device iOS compatibili. AirDrop però è abbastanza chiuso: permette l’invio solo tra dispositivi mobili (niente smartphone - desktop) e ovviamente non funziona con Android e altri sistemi. Altra novità è Facetime Audio, una sorta di iMessage che permette chiamate gratuite in Voip: anche qui il funzionamento è limitato ai sistemi aggiornati con iOS 7. Migliora anche Siri, che esce dalla fase beta e aggiunge nuove funzionalità, come ad esempio l’apprendimento, e migliora il multitasking. Apple ha rivisto l’interfaccia copiando quella del buon vecchio WebOS, ripresa anche da Microsoft, e ora è più semplice chiudere le app in background. Non si tratta comunque di vero multitasking, ma è sicuramente più piacevole della vecchia gestione. Migliora infine la fotocamera: i possessori di iPhone 5 potranno avere gli effetti in tempo reale sulle foto, passare da una segue a pagina 05 La novità che più abbiamo apprezzato di iOS 7 è il Control Center, il centro di controllo che, con una gesture dal basso, ci permette di accedere direttamente ad alcune app di rapido utilizzo come la calcolatrice, il timer o la torcia, di regolare volume o luminosità e di attivare mediante dei Quick Setting Wi-fi, Bluetooth e Modalità aereo. Il pannello di controllo rapido, già presente su Android, era uno dei principali motivi che spingevano gli utenti più evoluti al jailbreak del dispositivo: Apple lo ha finalmente inserito in modalità nativa. Resta da capire per quale motivo Apple non abbia reso questo pannello personalizzabile. piccola anticipazione di quello che succederà il giorno successivo. La gestione delle notifiche, però, non è cambiata molto e resta una vista abbastanza statica: cliccando sulla notifica veniamo dirottati direttamente all’applicazione (con la classica animazione) per poter interagire. torna al sommario segue Da pagina 03 estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 tEST segue Da pagina 04 modalità all’altra semplicemente facendo scorrere la schermata dell’applicazione da destra e sinistra e godere di una visione panoramica delle foto scattate negli ultimi anni. Per finire Spotlight, la ricerca: Apple ha sostituito alla vista di ricerca dedicata una barra di ricerca presente in tutte le schermate della home e delle sue app. Una ricerca unica, molto pratica, che gli sviluppatori potranno integrare nelle loro applicazioni. Prestazioni non ottimali su device più vecchi spotlight fotocamera Un passo avanti che non tutti apprezzeranno iOS 7 è un grosso passo avanti come sistema operativo: Apple ha migliorato l’usabilità aggiungendo funzioni che erano richieste da tempo, come Control Center e una vista multitasking migliore. iOS 7 è fluido, veloce, rapido e piacevole da usare se si arriva da iOS 6 e si conosce già il sistema operativo, ma potrebbe creare qualche difficoltà iniziale di adattamento a chi invece scopre iOS per la prima volta. Il punto interrogativo più grande riguarda l’interfaccia grafica: è un vero stravolgimento. Le applicazioni Apple sono sbalorditive, ben rifinite, studiate e impeccabili, ma l’iPhone è uno smartphone che fa girare applicazioni di tutti, e difficilmente molti sviluppatori riusciranno a produrre applicazioni con la medesima cura di design. Jony Ive con il suo “Less is better” ha alzato di un gradino la difficoltà nel disegnare una buona app, e questo costringerà gli sviluppatori a uno sforzo maggiore. Chi si aspettava poi da parte di Apple una maggiore flessibilità resterà deluso: iOS 7 è un sistema totalmente nuovo ma che prosegue sulla strada tracciata in questi anni, un “infinite loop” che gira sempre attorno ad Apple. AirDrop poteva essere una buona opportunità per aprire una via di comunicazione tra sistemi operativi diversi, ma ancora una volta Apple ha chiuso l’accesso agli sviluppatori quando si tratta di sfruttare le funzioni Core del sistema operativo come il multitasking, Pannello Notifiche e Control Center. Promosso, sicuramente, ma non a pieni voti: la bellezza, il design, la cura degli elementi sono tutti aspetti molto importanti, ma la facilità e l’immediatezza d’uso devono sempre passare in primo piano. mobile Il nuovo SO di Apple implementa una nuova funzionalità di rete, il Multipath TCP Non solo 64 bit, su iOS 7 anche TCP La nuova tecnologia è utilizzata per combinare più interfacce di rete di Paolo CENTOFANTI i OS 7 implementa una funzionalità di rete appena uscita dai laboratori, un’altra prima dopo il passaggio ai 64 bit (almeno su iPhone 5S): Multipath TCP, ovvero un’evoluzione del protocollo di trasporto di Internet che consente di passare da un’interfaccia di rete all’altra (o da un indirizzo IP all’altro) o di utilizzarne contemporaneamente più d’una, senza interrompere una connessione già aperta. iOS 7 è nato per i processori della famiglia A6 e si vede: su iPhone 5 è fluido, reattivo e decisamente veloce, su iPhone 4S inizia già a scattare leggermente. Un discorso a parte merita l’iPad: rispetto alla versione per smartphone si nota che lo sviluppo e il testing è iniziato leggermente dopo, e a tratti anche sull’iPad più recente l’interfaccia mostra qualche scatto di troppo. Difficile giudicare l’autonomia, che dipende molto dal tipo di uso che si fa e soprattutto da cosa scegliamo di usare delle nuove funzioni: eliminando l’aggiornamento in background e qualche effetto grafico non dovrebbero esserci cambiamenti apprezzabili rispetto alla versione precedente. Aggiornare o no? Il viaggio verso iOS 7 è di sola andata, e una volta che si aggiorna non si può più tornare indietro. Apple non permette di fare il rollback, è possibile solo con le versioni beta ma non con questa. Aggiornare un vecchio iPhone 4 giusto per il gusto di vedere come si comporta iOS 7 potrebbe rendere ancora meno brillante lo smartphone creando una situazione di frustrazione per l’eccessiva lentezza nell’apertura delle apps o in alcune operazioni. Con l’iPhone 4S non abbiamo notato grandissimi problemi, non è veloce come il 5 ma è tutto sommato accettabile. torna al sommario Di solito, quando si ha un problema di rete, la connessione TCP - livello a cui si interfacciano le applicazioni su due PC collegati in rete - viene chiusa e reinizializzata. Con l’estensione Multipath, il protocollo mantiene aperta la connessione tra le applicazioni passando ad esempio da Wi-Fi a 3G, oppure utilizzandole simultaneamente: immaginate di inziare una videochiamata su Skype sotto Wi-Fi e di spostarvi fuori copertura; l’applicazione registrerà un’interruzione della connessione che dovrà essere reinstradata sul nuovo IP, dopo che alcuni pacchetti saranno andati persi. Con la nuova tecnologia, la connessione rimane aperta anche durante il passaggio da una rete all’altra senza soluzione di continuità, o almeno questo è l’obiettivo. La scoperta è del ricercatore belga Olivier Bonaventure, che sta proprio lavorando sul Multipath TCP e ha scoperto che l’iPad con iOS 7 utilizza il nuovo protocollo in SIRI, per comunicare con i server Apple. Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Maria Chiara Candiago, Fiammetta Regis, Claudio Stellari, Massimo Monti, Alessandra Lojacono, Simona Zucca Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] iOS 7 estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 mobile iPhone 5S Sarà disponibile dal 20 di settembre ma l’Italia dovrà attendere. Siamo in attesa dei prezzi italiani iPhone 5S: 64 bit, nuova camera e TouchID Apple ha annunciato il nuovo iPhone 5S: è il primo smartphone con processore A7 a 64 bit pple ha fatto un altro passo avanti e, al posto di aumentare il numero di core, ha pensato di cambiare architettura per migliorare le prestazioni: si parla di un aumento del 50% circa con applicazioni ottimizzate. iOS 7 è stato interamente riscritto per gestire i 64 bit, così come tutte le applicazioni di default che Apple ha già ottimizzato. Sarà ora compito degli sviluppatori modificare le proprie app per fruire delle possibilità del nuovo SoC, anche se le applicazioni attuali saranno comunque compatibili. Il nuovo A7 inoltre sarà compatibile anche con OpenGL|ES 3.0, facilitando così il lavoro delle software house che potranno portare giochi su smartphone con grafica decisamente spinta. Al processore, Apple ha affiancato un nuovo processore denominato “Motion coprocessor M7”, un chip che integra accelerometro, giroscopio e una serie di altri sensori per una continua lettura del movimento dello smartphone. Gli sviluppatori avranno così accesso a nuove API per realizzare applicazioni sportive e legate alla salute ancora più accurate. iPhone 5S migliora anche nell’autonomia e nella fotocamera: il nuovo modulo è sempre da 8 Megapixel, ma ha pixel leggermente più grandi, la superficie infatti è del 15% maggiore. Nuova anche la lente, un gruppo a 5 elementi con apertura F2.2. Altra novità in ambito fotografico è il doppio flash “True Tone”: uno emette luce bianca fredda, l’altro luce calda: con una applicazio- torna al sommario ne si potrà bilanciare esattamente la temperatura colore che si vuole dare al LED per illuminare oggetti o scattare ritratti. Il software di iOS 7, ottimizzato per il nuovo sensore, permetterà anche una serie di funzioni uniche attivabili solo sull’iPhone 5S come lo scatto multiplo con scelta della foto migliore, la stabilizzazione (digitale) e anche il burst a 10 fps. Per gli amanti dello “slow motion” ci sarà poi una nuova modalità di ripresa a 120 fps, che limita però la risoluzione a 720p. La terza novità, anche se ormai non era più un segreto, è il TouchID: un sensore capace di leggere le impronte digitali per sbloccare in modo sicuro lo smartphone. Il sensore, con una risoluzione di 500 ppi, legge le impronte da qualsiasi angolazione e effettua una scansione dello strato sottocutaneo attraverso il tasto home. Attorno al tasto è stato aggiunto un anellino in acciaio, indispensabile per attivare il sensore. Oltre allo sblocco, l’impronta potrà essere usata anche per acquistare applicazioni dallo store, ma non verrà mai dato accesso ad altre applicazioni. L’impronta non sarà mai caricata sui server e nemmeno nel cloud, quindi sarà disponibile solo ed esclusivamente sul device. iPhone 5S costerà 100$ in più di iPhone 5C, i prezzi sono gli stessi del vecchio iPhone 5: 199$ per il 16 GB e 299$ per il 32 GB. Sarà disponibile inizialmente il 20 di settembre ma l’Italia non è nel primo lotto di paesi e dovrà attendere. Restiamo in attesa dei prezzi italiani. mobile Non sarà economico, ipotizziamo sui 600 euro e in Italia arriverà a dicembre Phone 5C è in plastica, colorato e costoso Apple lancia l’iPhone 5C: tecnicamente come iPhone 5, ma in 5 colori di Roberto pezzali I l nuovo iPhone 5C, dopo mesi di rumors, foto sfuocate, video e indiscrezioni, è finalmente arrivato. Disponibile in 5 colori (verde, bianco, blu, rosa e giallo) con una scocca più “economica” del classico alluminio, iPhone 5C non è altro che un iPhone 5 colorato. Lo schermo è il relativamente nuovo 4” da 1136x640 pixel, che ha preso il posto del piccolo display da 3.5” usato fino all’iPhone 4S, mentre il processore è lo stesso A6 dell’iPhone 5. Rispetto all’attuale top di gamma però è stata inserita una batteria con autonomia leggermente migliorata, mentre la fotocamera resta la stessa da 8 Megapixel. Non mancano supporto LTE multibanda, Bluetooth 4.0 e Wi-fi a/b/g/n. L’unico dubbio era legato al prezzo, e Apple come sempre non si smentisce: iPhone 5C non sarà assolutamente economico: per gli States costerà 99 $ la versione da 16 GB e 199 $ la versione da 32 GB, il tutto con 2 anni di contratto. Se si confrontano i prezzi con quelli dell’iPhone 5, si scopre che si risparmiano solo 100 euro, quindi non ci stupiremmo se il prezzo italiano fosse di 600 euro circa. L’arrivo è previsto per il 20 di settembre, ma l’Italia è esclusa dal primo lotto: arriverà solo a dicembre. A di Roberto pezzali estratto da dday.it Burberry ha utilizzato un set composto da 14 nuovi iPhone 5S per riprendere la presentazione della prossima collezione 2014. L’iPhone 5S è dotato di una nuova fotocamera da 8 MP con sensore di grande formato, nuovo obiettivo F2.2 e una modalità di ripresa 720p a 120 fps che è possibile ammirare nel video degli highlights e delle interviste. I video sono stati caricati su YouTube a 720p e sono stati chiaramente post-prodotti. Alcuni iPhone sono stati inoltre montati su steadycam e carrelli, utilizzandoli come se fossero videocamere professionali. Il fatto che con uno smartphone si possa ottenere una qualità del genere è sbalorditivo. mobile Anche iPhone 5C non è da meno. I consumi del 5S sono però ancora da valutare iPhone 5S e 5C, crescono le batterie Rispetto all’iPhone 5, il top di gamma ha una batteria del 9,35% più grande di Roberto Pezzali N el corso del keynote di presentazione dei nuovi iPhone 5S e 5C, Apple ci ha tenuto a far sapere che i due dispositivi sono stati equipaggiati con batterie di capacità superiori rispetto a quelle installate su iPhone 5, senza però diffondere dati tecnici precisi: l’azienda si è limitata a comunicare che tali device sono in grado di offrire un’autonomia di 10 ore in navigazione 3G o LTE. Il sito AnandTech, spulciando tra i documenti dll’ente FCC, è riuscito a scoprire le effettive dimensioni delle batterie dei nuovi iPhone, dalle quali è possibile fare qualche considerazione. Confrontate con quella dell’iPhone 5, le batterie di 5S e 5C sono - rispettivamente - il 9,35% e il 5% più “performanti”; si è passati dai 1440 mAh del 5 ai circa 1570 mAh del 5S, con il 5C fermo ad un valore intermedio di circa 1507 mAh, che comunque dovrebbe garantire allo smartphone colorato di raggiungere un’autonomia superiore a quella del predecessore (visto l’hardware praticamente identico). Gli occhi sono comunque tutti puntati sul top-digamma Apple, il quale vanta diverse caratteristiche assolutamente esclusive che potrebbero ripercuotersi The Burberry Prorsum sulla durata della carica. Il processore con architettura a 64-bit non dovrebbe creare troppi problemi di “consumo eccessivo” mentre è tutto da valutare l’impatto del processore M7 e del lettore di impronte digitali “always-on”, specifiche queste che potrebbero pesare sull’autonomia totale e che, dunque, giustificherebbero l’utilizzo di una batteria più grande da parte di Apple. mobile Arrivano le prove del nuovo top di gamma Apple, in particolare il sito Anandtech pubblica un’analisi interessante iPhone 5S: dai test risulta il più veloce di tutti Il SoC A7 con solo due core da 1.3 GHz e 1 GB di RAM annienta la concorrenza. E la GPU fa miracoli L di Roberto Pezzali ’iPhone 5S è sempre lo smartphone da battere in termini di prestazioni, qualità costruttiva e foto: le prime recensioni concordano sul fatto che Apple ha ancora fatto centro. L’aspetto più interessante riguarda la potenza dell’iPhone 5S: il processore A7, completamente ridisegnato, è un capolavoro di potenza e efficienza. A parlare sono i benchmark: il sito Anandtech ha realizzato un’ottima analisi del nuovo SoC Apple, corredandolo di una serie di benchmark comparativi con i migliori terminali in commercio. Del processore A7 si sanno solo i dettagli che Apple ha rivelato: 1 miliardo di transistor, 102 mm2 di die (parte di semiconduttore su cui è realizzato il chip) e architettura a 64 bit. Apple ha continuato sulla torna al sommario strada già intrapresa con il processore A6 dell’iPhone 5, con una soluzione dual core dove le due CPU ARM sono disegnate da zero in Apple. Nel caso dell’iPhone 5 il nome in codice dei core era Swift, con l’A7 e l’iPhone 5S debutta Cyclone; secondo Anandtech il SoC è realizzato con tecnologia a 28 nm Samsung, ma ovviamente mancano conferme. Confermate sono le specifiche dei core: ciascuno arriva a 1.3 Ghz di clock e sono supportati da 1 GB di RAM. L’hardware, che potrebbe sembrare superato in confronto a smartphone Android con Snapdragon 800 e 2 GB di RAM, si dimostra però il più veloce attualmente sul mercato, meglio anche del nuovo LG G2. Qui una serie di benchmark, che mettono a confronto l’A7 con le altre piattaforme. Interessante vedere come l’unico SoC in grado di rivaleggiare sia il nuovo BayTrail di Intel, anche lui una soluzione ottimizzata a basso clock e con pochi core. Anche sotto il profilo della GPU l’iPhone 5S è imbattibile. Non sono stati diramati dettagli della GPU, ma si presume che sia stata usata per la prima volta la PowerVR G6430, una soluzione scalare che a parità di frequenza permetterebbe all’iPhone 5S di raddoppiare le performance grafiche dell’iPhone 5. Il problema (per i competitor) è che questa GPU può teoricamente spingersi a frequenze più alte di quelle del modello precedente. Va detto che le prestazioni della GPU sono sempre molto soggette al tipo di test: esistono infatti alcuni benchmark dove l’iPhone 5S non ri- sulta vincente, ma sappiamo bene che il benchmark grafico non sempre è attendibile, e soprattutto è molto facile ottimizzarli. Per finire la batteria: Apple è riuscita a creare una nuova unità con una capacità del 10% superiore a quella del modello precedente. Burberry sfila con l’iPhone 5S n.75 / 24 settembre 2013 estratto da dday.it C’è già il Nexus 7, e il Nexus 5 si potrà comprare anche da noi a prezzi giusti di Roberto Pezzali La vendita dei device Google tramite il Google Play è finalmente disponibile anche in Italia: la pagina, raggiungibile a questo indirizzo, permette già di acquistare il nuovo Nexus 7 al prezzo europeo con consegna in 1 o due giorni lavorativi. Con un po’ di ritardo rispetto agli altri paesi anche gli italiani potranno così fruire del prezzo “Google”, situazione questa che fa gola soprattutto in previsione del lancio del prossimo Nexus 5 e che non creerà più situazioni imbarazzanti come quella di LG / Nexus 4 dello scorso anno, con due prezzi troppo diversi tra LG e Google per lo stesso prodotto.La vendita di dispositivi vale ovviamente per tutta la gamma Google, anche se al momento non è possibile acquistare il Nexus 4: la pagina c’è, il prezzo è eccellente ma il prodotto non pare essere più disponibile. torna al sommario mobile Online la prima fotografia “ufficiale” del nuovo top di gamma firmato Google Nexus 5 a fine ottobre: la prima foto Lo smartphone Google è in arrivo in autunno insieme a Android 4.4 KitKat di Roberto Pezzali I l nuovo smartphone di Google sta arrivando: Nexus 4 esaurito, Nexus 5 pronto a soddisfare quella nicchia di appassionati e sviluppatori che non vedono l’ora di mettere le mani sullo smartphone firmato Google. È apparsa recentemente la prima foto “ufficiale”, uno scatto che mostra la linea del nuovo device Nexus realizzato sempre da LG: uno smartphone simile al nuovo LG 2, almeno nell’hardware, ma abbastanza diverso esteticamente, soprattutto il pannello posteriore, dove Google ha spostato la fotocamera e rimosso i tasti. Il nuovo Nexus erediterà quindi dal G2 il processore Snapdragon 800, lo schermo Full HD con cornice sottile e il modulo fotocamera da 13 megapixel. Con il Nexus 5 debutterà anche il nuovo Android 4.4 KitKat, anche se non si conoscono ancora molti dettagli della prossima release. La curiosità è tutta per il prezzo: Google potrebbe tenere lo stesso prezzo del vecchio Nexus 4, offrendo così il nuovo smartphone ad un prezzo vicino ai 329 euro per il modello base, ma potrebbe anche decidere di allinearsi agli altri prodotti top di gamma. Il prezzo non sembra comunque essere una variabile importante per le “masse”: nonostante il super prezzo del Nexus 4, in tutto il mondo ne sono stati prodotti e venduti meno di 3 milioni, un nu- Google vende hardware anche in Italia su Google Play n.75 / 24 settembre 2013 mero basso se si pensa ai 20 milioni di Galaxy S4 che Samsung ha venduto in molto meno tempo e ai quasi 60 milioni di iPhone 5. mobile Sia la versioni da 8 GB che quella da 16 GB del Nexus 4 risultano “out of stock” Nexus 4 tutto esaurito, ora tocca a Nexus 5 Le scorte di Nexus 4 sul Play Store sono finite, difficile un rifornimento di Vittorio ROMANO BARASSI Q uasi tutte le filiali del Play Store di Google danno per esaurito il Nexus 4, smartphone di Google che tanto successo ha riscosso in larga parte del pianeta. La versione da 8 GB e quelle da 16 GB del Nexus 4 risultano “out of stock” e, visto l’imminente balzo generazionale, non è affatto detto che Google decida di rifornire i magazzini. Il processo è stato abbastanza graduale: i primi Play Store hanno iniziato a esaurire i Nexus 4 qualche giorno fa e, in poco meno di una settimana, il fenomeno si è esteso a macchia d’olio. Il recente taglio di prezzo ha dato nuova linfa alle vendite dello smartphone e questo è bastato per esaurire le scorte di Nexus 4, ter- minale giunto alla fine del suo ciclo vitale e ormai pronto per essere sostituito da Nexus 5. A questo punto prendono sempre più corpo le voci che parlano della presentazione del nuovo terminale già il 15 ottobre; di Nexus 5 si conosce praticamente tutto. Sul web circolano da tempo anche diverse immagini che mostrano un design in linea con il modello attuale, ma all’apparenza un po’ più “cheap”. estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 mobile All’IFA LG ha portato il nuovo smartphone top di gamma, in Italia a fine settembre LG G2: le nostre prime impressioni Il G2, evoluzione dell’Optimus G Pro, segna un ulteriore balzo di qualità D urante l’IFA di Berlino abbiamo avuto modo di toccare con mano il nuovo smartphone top di gamma di LG, il G2. Si tratta di un terminale che ci ha piacevolmente colpito e che testimonia i notevoli passi avanti compiuti da LG in questo campo. Il G2 colpisce subito per il design e l’effetto che produce il display, contraddistinto dalla sot- IFA 2013 LG G2 - First Look Su App Store le app per chi non aggiorna La piattaforma iOS può contare su un tasso di adozione da record dell’ultima versione, ma con il passare degli anni alcuni dispositivi cominciano a essere lasciati indietro: ad oggi è il caso di iPhone 3G, 3GS e il primo iPad, ma c’è da credere che presto toccherà anche ad iPhone 4 e iPad 2. E così, quando gli sviluppatori cominciano a supportare solo le versioni più recenti del sistema operativo, chi utilizza questi modelli corre il rischio di non trovare più app compatibili. Ora Apple ha iniziato a offrire la possibilità per gli sviluppatori di lasciare nell’App Store anche le release più vecchie delle proprie app. In questo modo, chi entra nell’App Store con versioni più datate di iOS, troverà comunque un’applicazione cercata, magari non al passo con i tempi, ma comunque compatibile con il proprio dispositivo. torna al sommario tilissima cornice: In pratica, tutto il frontale è occupato allo schermo e nonostante la diagonale da ben 5.2 pollici lo smartphone sembra un po’ più piccolo di quello che realmente è. Il design è molto piacevole e restituisce la sensazione di un prodotto robusto e ben costruito. La particolare disposizione dei tasti di controllo del volume e di blocco schermo, situati sul retro dello smartphone, dopo qualche minuto per abituarci alla novità, ci sembra in realtà abbastanza indovinata. La potenza dello Snapdragon 800 si ritrova subito nella fluidità dell’interfaccia e nella velocità di reazione del sistema operativo, davvero impressionante. Continuiamo a non essere entusiasti della customizzazione di NVIDIA ha lanciato il suo modello di tablet A bordo c’è Android stock di Roberto Pezzali Android apportata da LG, ma nel complesso le prime impressioni sono quelle di uno smartphone in grado di dar filo da torcere agli altri primi della classe. LG G2 arriverà in Italia a fine settembre. mobile Il sensore a infrarossi ha già conquistato Kickstarter Scansioni 3D con l’iPad? Arriva il Structure Sensor U di Emanuele villa n progetto di Kickstarter davvero interessante quello di Structure Sensor, al punto tale da aver ottenuto 314.000 dollari di finanziamento (contro i 100.000 richiesti per la produzione) con ancora 44 giorni al termine della campagna. Ma di cosa si tratta? Structure Sensor è un sensore da associare al dispositivo mobile, iPad in testa, che permette la cattura in 3D del mondo circostante per l’utilizzo con applicazioni dedicate, per il CAD e la stampa 3D. Il dispositivo è piccolo e leggero, con struttura in alluminio anodizzato, è dotato di una struttura e lacci che si integrano perfettamente con l’iPad, offre 4 ore di operatività e fino a 1000 di stand by. Il punto di partenza è il doppio LED a infrarossi, che oltre a catturare l’ambiente circostante in 3D, permette anche la scansione al buio, il tutto ovviamente tramite applicazioni dedicate. Il video, che potete vedere qui, è davvero eloquente. È stato ufficializzato il nuovo Tegra Note, il tablet da 7” con SoC Tegra 4, pennino e schermo HD da 1280 x 800: costerà 199$. Tegra Note però non sarà un prodotto disponibile per la vendita diretta da parte di NVIDIA, ma una sorta di “modello” che NVIDIA mette a disposizione dei suoi partner per facilitare l’accesso nel mercato dei tablet. Un prodotto quindi particolare, chiavi in mano, con a bordo la versione liscia di Android che NVIDIA aggiornerà direttamente con patch OTA. Tegra Note sarà venduto in tutto il mondo da una serie di brand, e tra i nomi compaiono la maggior parte dei sui partner nel settore delle schede video, da EVGA a Zotac. Nessun “big name” quindi, ma solo piccoli produttori che non hanno mai fatto tablet e che non vogliono acquistare uno dei tanti modelli cinesi che il mercato OEM mette a disposizione. Il Tegra Note, oltre al SoC Tegra 4, ha 16 GB di memoria espandibile, una fotocamera da 5 Megapixel con HDR, uscita HDMI e slot MicroSD. La parola “Note” si riferisce ovviamente allo stilo, una penna intelligente, compatibile con una serie di app dedicate. Il prezzo è buono, ma un Nexus 7, con il suo schermo Full HD, convince di più. di Paolo centofanti Tegra Note Il tablet costerà 199 $ n.75 / 24 settembre 2013 mobile Sailfish OS, nato dalle ceneri di MeeGo, sta per arrivare sul mercato con Jolla Sailfish OS è al 100% compatibile Android L’azienda sottolinea la compatibilità con Android, software e hardware C ontinua lo sviluppo del sistema operativo mobile Sailfish OS, nato dalle ceneri di MeeGo e destinato a debuttare con il primo terminale mobile (Jolla, che è anche il nome dell’azienda) entro fine del 2013. Con un comunicato stampa, l’azienda ha ribadito la compatibilità di Sailfish OS con Android e vi ha aggiunto nuove specifiche: “Le applicazioni Android funzionano direttamente in Sailfish OS senza alcuna modifica”, il che significa compatibilità con il 100% dell’immenso panorama di app Android. Citando il comunicato: “app estremamente popolari, come Instagram, WhatsApp e Spotify sono direttamente compatibili con Sailfish OS, così come la cinese WeChat, che già consta di oltre 400 milioni di utenti”. E poi il comunicato conferma la compatibilità di Sailfish OS con l’hardware Android, nel senso che il nuovo SO può essere installato su hardware pensato e progettato per Android, sia smartphone sia tablet. Questo apre diversi scenari: i produttori di hardware possono, infatti, pensare di riservare un proprio modello al sistema operativo Sailfish senza dover creare modelli ad hoc, ma è anche possibile la realizzazione di terminali dual-boot, magari per testare le funzionalità del nuovo sistema operativo e usare le applicazioni realizzate proprio per Jolla, ovvero le uniche che possono sfruttare le potenzialità del sistema operativo al 100%. Rendere Jolla compatibile con Android al 100% è una mossa azzeccato e, di fatto, l’unica possibilità di successo in un mercato così com- Si tratta di un piccolo adattatore che disattiva il trasferimento dati quando ricarichiamo lo smartphone di Roberto Pezzali petitivo e affollato come quello degli smartphone: l’azienda punta sulla compatibilità Android per permettere al proprio terminale una penetrazione adeguata, per poi cercare di svincolarsi dal sistema Google per puntare su app proprie e un ecosistema degno di nota. Quanto ci metterà, non è chiaro, ma nel frattempo nessuno si lamenterà delle poche app disponibili. mobile La nota ROM custom per smartphone Android vuole diventare il terzo SO mobile Cyanogen promette un Android migliore CyanogenMod investe 7 milioni di dollari, e da team diventa un’azienda C di Roberto PEZZALI yanogenMod con un investimento di 7 milioni di dollari diventa una vera azienda con un obiettivo ambizioso: far diventare la Cyanogen il terzo sistema operativo sul mercato. Sul sito Cyngn.com Steve Kondik, Chief Technology Officer di CyanogenMod, presenta il suo team, un gruppo che riunisce alcuni tra i più talentuosi sviluppatori che il panorama Android può offrire. La Cyanogen è già una delle ROM custom più diffuse: milioni di persone hanno installato la Cyanogen sul loro dispositivo Android per la mancanza di aggiornamenti da parte dei produttori o per ripetuti problemi delle ROM ufficiali. Il prossimo step sarà trasformare la Cyanogen di Emanuele villa torna al sommario da ROM per utenti un po’ più smaliziati a prodotto che tutti i possessori di uno smartphone Android possono installare senza difficoltà: nelle prossime settimane dovrebbe arrivare su Google Play un installer che farà tutto da solo. Le ambizioni della Cyanogen Inc sono altissime: utilizzare Android per creare un sistema più sicuro, flessibile e completo. Il mondo Android esulta, tuttavia questo passo per USBCondom protegge lo smartphone dai virus Cyanogen potrebbe essere l’inizio di una meravigliosa avventura o la fine di tutto quello che hanno fatto fino a oggi. Il team al momento ha lavorato gratis, ha realizzato ROM incredibili e ha risolto molti problemi che Google stessa e i vari produttori non hanno risolto. Cyanogen resterà gratuita, tuttavia, ora che è “azienda”, deve guardare anche al profitto, qualcosa dovrà inventarsi. Sempre che Google stessa non decisa di fare una offerta che il team di Cyanogen non potrà rifiutare: per Android questa soluzione sarebbe una vittoria, ma per i consumatori che vedevano nella Cyanogen un qualcosa di diverso l’acquisto da parte di Google sarebbe solo un ritorno al passato. Non agganciate lo smartphone a connettori sconosciuti: le stazioni di ricarica stanno diventando sempre più frequenti, ma il connettore di alimentazione rappresenta il punto più debole di tutto lo smartphone dal punto di vista della sicurezza. Quando colleghiamo lo smartphone a una presa “comune”, non possiamo essere certi al 100% che, nascosto sotto un innocuo wall di ricarica, non si celi un dispositivo capace di fare il backup dei dati e copiare tutte le informazioni contenute nello smartphone. Una minaccia, quella della presa di ricarica, che una piccola comunità di sviluppatori ha cercato di rendere innocua con la creazione di USBCondom, una protezione per l’USB che disattiva tutti i sistemi di comunicazione dati delle porte USB lasciando attivi solo i pin di ricarica. Un piccolo accessorio che è andato a ruba in pochi giorni, segnale che il tema è abbastanza sensibile. I ricercatori della sicurezza da tempo stanno lavorando attorno alla porta di ricarica: qualche mese fa un hacker è riuscito a creare un caricabatterie modificato per iPhone capace di iniettare nello smartphone un virus in grado di rendere vulnerabile lo smartphone ad attacchi futuri, anche se sconnesso. È la dimostrazione che basta davvero poco per contagiare lo smartphone, anche pochi secondi: una minaccia che il preservativo USB dovrebbe rendere innocua. estratto da dday.it estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 mobile Forerunner 220 e 620, i due sportwatch di Garmin, usciranno in USA in autunno Garmin fa gli sportwatch “definitivi” Dedicati agli sportivi che vogliono monitorare il proprio stato di forma Galaxy Note 3 e Gear in bundle? Galaxy Gear non si separa dal Galaxy Note 3: Samsung potrebbe proporre, infatti, un bundle che permetterà di risparmiare a chi acquista i due dispositivi. Galaxy Gear non ha avuto un debutto fortunato, ma con la soluzione di vendita abbinata forse Samsung riuscirà a spingerne l’acquisto. Lo smartwatch, che sarà commercializzato il 25 settembre in tutto il mondo, costerà infatti 299 euro di listino, un prezzo che sommato ai 729 euro che Samsung chiede per il Galaxy Note 3 avrebbe sforato il migliaio di euro. Alcuni siti che accettano già il pre-order stanno vendendo già i due dispositivi accoppiati, anche se con risparmio minimo. Samsung potrebbe venir loro in aiuto ufficializzando un vantaggioso bundle: il nuovo smartphone di punta insieme allo smartwatch dovrebbero costare tra gli 849 euro e gli 899 euro, con un risparmio quindi notevole. Manca ancora l’ufficialità. Ricordiamo infine che il Galaxy Note 3 arriverà in Italia nella versione da 32 GB. armin ha presentato due nuovi innesti nella linea di sportwatch Forerunner, i modelli 620 e 220, pensati per i runner e per i professionisti che vogliono tenere perfettamente sotto controllo le proprie prestazioni e il proprio stato di forma. Entrambi sono dotati di svariate funzionalità ad hoc e possono condividere i risultati con gli smartphone tramite Bluetooth (il 620, anche via Wi-Fi): inoltre, il pairing con il telefono durante la corsa permette funzionalità extra quali il Live Track, che consente agli altri di tener traccia in tempo reale del nostro allenamento e del percorso effettuato, il tutto ovviamente tramite Internet. Entrambi i modelli tengono traccia di tutti i dati essenziali dell’allenamento, quali la distanza, il percorso torna al sommario effettuato, le pulsazioni e via dicendo, ma il 620 vi aggiunge delle caratteristiche “pro”, soprattutto in abbinamento all’HRM-Run Monitor Garmin (cardiofrequenzimetro): l’orologio è infatti in grado di evidenziare il vero grado di forma dell’atleta, suggerendo anche i tempi di riposo e calcolando il massimo consumo di ossigeno (Vo2 max). Garmin Forerunner 620 è in grado di determinare questo parametro (per la prima volta in ambito consumer) sulla base del battito cardiaco, la velocità di corsa e la variabilità della frequenza cardiaca, restituendo un indicatore molto interessante sullo stato di forma del corridore. Non mancano, poi, diverse statistiche sulla velocità, i tempi e altri parametri molto interessanti per valu- Confermati i rumor della vigilia: Z30 è la versione da 5 pollici del BlackBerry Z10 di Emanuele Villa tare, nel corso del tempo, i progressi della sessione di corsa. Infine, entrambi gli sportwatch sono subacquei fino a 50 metri, mentre solo 620 ha display touchscreen. La disponibilità è al momento fissata solo per gli USA ed è prevista per quest’autunno, con prezzi che vanno, a seconda del bundle (con cardiofrequenzimetro o meno) da 399 dollari per Forerunner 620 e 249 dollari per Forerunner 220. mobile Presentato il primo “convertibile” Asus con Atom Asus Transformer T100 il convertibile con Bay Trail S di Emanuele Villa econdo Asus, il Transformer Book T100 è il primo dispositivo dell’azienda basato su processori Intel Atom quad core di nuova generazione (Bay Trail). Non è un dual boot, come invece il “Trio” sempre di Asus, ma un dispositivo ibrido con display IPS da 10,1’’ e risoluzione di 1366 x 768 pixel, 178° di angolo di visione, 2 GB di RAM e poi la “solita” dotazione di connessioni tra cui microHDMI, microUSB, USB 3 e microSD. Il sistema operativo è Windows 8.1, che uscirà ufficialmente a ottobre. Secondo Jonney Shih, presidente di Asus, il Transformer Book T100 è la perfetta evoluzione del concetto di Eee PC calata nel contesto contemporaneo; la macchina incorpora un processore Atom Z3740 e offre un’autonomia dichiarata di 11 ore di utilizzo. L’apparecchio sarà disponibile a partire da ottobre (in attesa del lancio di Windows 8.1) e i prezzi al momento sono noti solo con riferimento al mercato USA: 349 $ per la versione da 32 GB, 399 $ per la versione da 64 GB. Diciamocelo: nonostante gli sforzi e un sistema operativo nuovo di pacca, non è che Z10 e Q10 abbiano ottenuto chissà quale riscontro di pubblico (con tutte le conseguenze del caso, comprese le voci di vendita dell’azienda), e per questo Blackberry sta correggendo il tiro estendendo la propria offerta ad altre fasce di mercato: l’ha fatto col Q5, lo fa oggi nuovamente con lo Z30, un modello che, seguendo la “moda” del momento, amplia le dimensioni del display fino a raggiungere i 5’’ (Z10 ha uno schermo da 4,2’’). Z30 sarà inizialmente disponibile nel Regno Unito e in Asia, a seguire nel resto del mondo in tempo per le festività natalizie. Confermate le specifiche tecniche della vigilia, tra cui il display Super Amoled da 5’’ HD (1280x720), il processore da 1,7 GHz quad core Snapdragon S4 Pro con 2 GB di RAM e Adreno 320 GPU e una batteria da 2.880 mAh all’interno. Tra l’altro, Z30 sarà il primo terminale a far uso del sistema operativo Blackberry 10.2, con alcune migliorie interessanti tra cui l’inserimento del Priority Hub, che misura le abitudini dell’utente al fine di mettere in evidenza le informazioni e le attività più frequenti, oltre a un nuovo Messenger migliorato. G di Emanuele Villa BlackBerry Z30: sarà un “enorme” Z10 estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 MOBILE Esperimento particolare del professor Yi Zhao, dell’università dell’Ohio, per la creazione della microlente perfetta La lente liquida che rivoluzionerà la fotografia Il prof ha realizzato una microlente che unisce i due diversi modi di vedere dell’uomo e dell’insetto uello che ha realizzato il professor Yi Zhao, dell’università dell’Ohio, è un esperimento davvero particolare che potrebbe cambiare il mondo della fotografia su smartphone. Il ricercatore, docente di chio che lavora in modo diverso, gestisce fuoco e profondità di campo. La lente realizzata unisce le due situazioni, e tutto in soli 5 mm di diametro. Il risultato di questa ricerca potrà essere applicato a strumenti medici, microscopi e anche smartphone, dove la possibilità di gestire fuoco e profondità di campo senza avere elementi mobili è davvero interessante. Allo stesso modo, in campo medico, con un obiettivo simile un chirurgo guadagna una vista grandangolare MOBILE A Tapei l’annuncio del nuovo PadFone Asus Infinity, aggiornamento desiderato Con PadFone Infinity ASUS mette il turbo Processore Snapdragon 800, fotocamera migliore e un ingresso microSD di Vittorio Romano barassi Asus ha presentato il nuovo PadFone Infinity, versione “riveduta e corretta” dell’ibrido smartphone-tablet uscito da qualche mese su tutti i principali mercati. Con questo aggiornamento Asus ha voluto dare un po’ di potenza in più al device, dotandolo anche di una nuova fotocamera e, soprattutto, del tanto richiesto ingresso microSD per l’espansione di memoria. La piattaforma scelta da Asus per il PadFone Infinity è, ovviamente, quella basata su CPU Snapdragon 800 (quad-core 2.2 GHz), ormai divenuta uno standard per tutti i dispositivi di riferimento, abbinata a 2 GB di RAM LPDDR3. Il modulo fotocamera è pressoché il medesimo da 13 Megapixel f/2.0 già visto sul modello originale, ma in questo caso è in grado di scattare fotografie più luminose sfruttando un meccanismo analogo a quello già visto nei Nokia con PureView: la tecnologia PixelMaster consente di “fondere” pixel contigui al fine di crearne uno più grande ma più luminoso. Il risul- ingegneria biomedica e oftalmologia, ha realizzato infatti una microlente da 5 mm di diametro che unisce le capacità di visione grandangolare di un insetto con le possibilità di messa a fuoco e di gestione della profondità di campo di un essere umano. La lente, composta da tante piccole microlenti, è formata da una parte solida sotto la quale un polimero liquido si contrae e si espande per gestire la sua posizione e quindi il fuoco. Yi Zhao ha spiegato perché ha realizzato una lente simile: gli insetti hanno un occhio composto da tanti piccoli elementi che assicurano una visione grandangolare, ma sono privi di messa a fuoco. L’uomo al contrario ha un oc- torna al sommario tato è una fotografia meno risoluta (da circa 3 Megapixel) ma più dettagliata e illuminata. Attraverso il “crop” a 3 Megapixel è anche possibile effettuare raffiche da 35 fps, un risultato notevole considerando la categoria a cui appartiene tale dispositivo. Le modifiche al design si sono concentrate sulla scocca posteriore, ora dall’aspetto metallico e con taglio ultra-preciso (due saranno le colorazioni tra cui scegliere: Titanium Black e Platinum White). Importante sottolineare la presenza di un sistema operativo Android 4.2 a bordo (l’aggiornamento di sistema arriverà anche sul PadFone originale, il cui “dock-tablet” resterà compatibile con lo smartphone) e, soprattutto, l’introduzione di un ingresso per schede microSD, il quale ha però portato Asus a tagliare la memoria fisica onboard a 16 e 32 GB a seconda del modello (prima erano in vendita varianti da 32 e 64 GB). Prezzi e disponibilità per USA/Europa non sono ancora stati comunicati. perfetta durante una delicata operazione chirurgica mantenendo però la sensazione di distanza degli oggetti tipica dell’occhio umano. MOBILE YouTube, video su smartphone e tablet anche offline Da novembre sarà possibile guardare un video di YouTube sullo smartphone anche senza connessione, con lo smartphone offline. Google attiverà infatti una funzione “aggiungi al dispositivo”, che permetterà di decidere quali video salvare sulla memoria per la visione anche in assenza di connettività. La visione sarà però limitata: gli utenti avranno 48 ore di tempo per tornare in una zona “connessa”, 3G o Wi-Fi, per riaggiornare la licenza di visione. In caso contrario, il video sarà o cancellato o reso non disponibile per la visione. Una novità interessante, che permetterà di risparmiare banda su video lunghi: si potrà avviare il download sotto rete Wi-Fi e proseguire la visione in mobilità senza prosciugare il piano dati dello smartphone. Q di Roberto pezzali estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 tv & video Sky Italia preme sull’acceleratore del 4K: a breve la sperimentazione di contenuti Ultra HD in formato HEVC Sky Italia e Thomson: prove in corso per il 4K Thomson Video Network, partner Sky, ha comunicato la programmazione dei test di trasmissione P oco tempo fa avevamo pubblicato la notizia dell’interessamento, da parte di Sky Italia, nei confronti delle trasmissioni in 4K (per leggere la news cliccare qui). In realtà, quello che sembrava l’annuncio di un “futuro avvio delle trasmissioni” è stato ridimensionato dalla stessa azienda, secondo cui la strada per giungere nelle case degli italiani con trasmissioni 4K è ancora lunga e, probabilmente, il 2014 sarà solo l’anno dell’avvio delle sperimentazioni. La conferma giunge da un partner di Sky Italia, ovvero Thomson Video Networks: l’azienda ha diramato un comunicato stampa nel quale afferma che “Sky Italia sta programmando test di trasmissione di contenuto Ultra HD utilizzando il codec HEVC e la piattaforma di encoding/trasco- ding ViBE VS7000 di Thomson Video Networks”. Questo, lungi TV & VIDEO Eutelsat e Samsung hanno lanciato il primo canale satellitare Ultra HD Eutelsat, primo canale 4K solo per Samsung Al momento si potrà ricevere solo con i TV 4K Samsung con Evolution Kit di Roberto pezzali E utelsat e Samsung insieme per lo sviluppo del 4K: l’annuncio è stato fatto all’IBC 2013 di Amsterdam e coincide con il lancio del primo canale satellitare Ultra HD dedicato ai TV 4K Samsung che stanno per essere immessi sul mercato. Un accordo che sembra esclusivo: anche se nessuna delle aziende ha diramato dettagli tecnici, sembra che solo gli ultimi TV 4K dell’azienda coreana, con il box connessione esterne e il tuner satellitare, possano ricevere questo particolare canale che trasmetterà su Eutelsat 10 Est una serie di demo e clip a risoluzione Ultra HD. Niente HEVC al momento però: la trasmissione verrà fatta con quattro flussi Full HD in H.264 che vengono poi uniti in un’unica finestra dal processore del TV Samsung, e di qui la compatibilità solo con i TV Samsung capaci di riunire i quattro crop. “L’Ultra HD è il futuro della torna al sommario televisione, perché non solo offre un’esperienza superiore, ma crea anche interessanti opportunità per l’industria TV. La tecnologia Ultra HD è già una realtà commerciale redditizia e speriamo che la nostra collaborazione con Eutelsat possa diventare il punto di svolta per una più ampia cooperazione tra industrie per accelerare la standardizzazione e la diffusione dei servizi Tv Ultra HD” ha dichiarato Vassilis Seferidis, Direttore dello Sviluppo del Business in Europa per Samsung Electronics. “Dopo aver lanciato la prima demo broadcast in Ultra HD a Gennaio, siamo lieti di allearci con Samsung per costruire una catena di distribuzione 4k affidabile ed efficiente – ha aggiunto Jean-François LeprinceRinguet, Direttore Commerciale Eutelsat - La conoscenza e l’esperienza che stiamo maturando sull’Ultra HD rafforza costantemente la nostra capacità di rispondere ai broadcasters, gli operatori Pay-Tv e ai service providers che si stanno preparando per portare al consumatore un’esperienza di visione letteralmente di un altro mondo”. Eutelsat 10E copre praticamente tutta l’Europa, anche se le nostre parabole sono quasi tutte puntate su Eutelsat 13 Est: il lancio del canale rappresenta comunque una buona opportunità per i punti vendita che vorranno dimostrare le TV con un segnale live. dall’annunciare trasmissioni 4K su larga scala da parte di Sky Italia, conferma il grande interessamento dell’azienda per il fenomeno del momento (4K) e l’avvio, più o meno imminente, dei test di trasmissione. In pratica, oggi Sky si trova a un bivio: da un lato sente l’esigenza di essere sempre sulla cresta dell’onda tecnologica, dall’altro la necessità di attendere ancora un po’ sia per questioni di natura tecnica, sia perché il parco TV 4K installato è ancora scarso e, inoltre, perché sarà necessario procedere alla sostituzione del decoder. È però sicuro che Sky userà il codec ad alta efficienza HEVC per la gestione del segnale 4K. Il comunicato ufficiale riprende le parole di Massimo Bertolotti, capo dell’engineering e dell’innovazione di Sky, secondo cui “HEVC è il futuro della trasmissione Ultra HD e 4K, ma fino a poco tempo fa queste dimostrazioni non erano possibili poiché non esistevano soluzioni per creare un flusso di lavoro concreto nell’ambiente di produzione”. Il sistema video Thomson ViBE VS7000 si occuperà dunque della trascodifica dei contenuti 4K in HEVC, e lo stream server Sapphire (sempre di Thomson Video Networkd) si occuperà della distribuzione del contenuto HEVC verso i TV Ultra HD. di Emanuele VILLA estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 TV & VIDEO LG ha ufficializzato i prezzi dei TV della serie 970 Ultra HD con illuminazione Full LED e HEVC a bordo TV LG Ultra HD serie LA970: si parte da 3499 euro I prezzi scendono anche per LG: 3499 euro è il prezzo del 55” mentre il 65” costerà 5499 euro I TV & VIDEO Previsione pessimistica del produttore di pannelli: i costi sono troppo alti L’OLED farà la fine del SED, secondo AUO Secondo il CEO Paul Peng, la qualità dell’OLED verrà comunque superata di Roberto pezzali AU Optronics è uno dei principali produttori di pannelli al mondo: fa pannelli LCD Full HD, pannelli Ultra HD e anche pannelli OLED di piccole e grandi dimensioni. Paul Peng, presidente e amministratore delegato di AUO, è però convinto che gli schermi OLED di medio e grosso taglio faranno una brutta prezzi dei TV Ultra HD iniziano a scendere: dopo Sony, che ha portato il suo 55” a 3999 euro, arriva ora sul mercato LG e parte da un prezzo ancora più competitivo: 3499 euro per la versione da 55” e 5499 euro per il modello da 65”. LG ha realizzato fino ad ora due serie di TV Ultra HD, ma la prima ad arrivare in Italia ai prezzi sopra citati sarà la più completa: i due modelli appartenenti alla serie 970 infatti avranno retroilluminazione Nano Full LED, un sistema audio 4.1 da 50 Watt integrato nel TV e un nuovo engine con decodifica hardware HEVC. I TV LG, insieme con i nuovi TV Panasonic, saranno tra i primi a poter riprodurre da porta USB filmati in 4K, e nel caso dei TV LG è assicurata la compatibilità sia con i filmati in H.264 sia con i più nuovi (e ancora rarissimi) filmati in HEVC. Tra le altre novità della serie 970 il nuovo sistema Tru-Ultra HD Engine per l’upscaling dei contenuti e 16 GB di memoria integrata per le funzioni PVR. L’unico neo al momento sembra essere l’assenza di una porta HDMI 2.0, ma il trucco usato da Sony per rendere gli ingressi HDMI compatibili con segnali a 60 Hz quasi sicuramente verrà usato da tutti i produttori. Sempre di LG dovrebbe arrivare tra qualche mese anche la serie LA965, modelli Ultra HD più economici: dovrebbero costare circa 500 euro in meno, ma manca l’ufficialità. di Roberto pezzali torna al sommario fine, la stessa di FED e SED. Rispetto a queste due tecnologie, l’OLED è decisamente più avanti: esistono già prodotti commerciali, ma i costi di sviluppo sono davvero proibitivi. Non è la prima volta che qualcuno parla delle difficoltà di produzione dei pannelli, tuttavia fa impressione sentire uno dei maggiori produttori decretare in modo così netto la fine di una tecnologia che sembra invece agli albori. Secondo Paul Peng, con l’arrivo dell’Ultra HD e di nuove tecnologie come l’IGZO applicato all’LCD, ben presto la qualità dell’OLED verrà superata, e comunque il costo più alto dell’OLED non giustificherà la differenza di qualità percepita. Gli crediamo? TV & VIDEO La finale dei Mondiali sarà in 4K Sony e FIFA hanno annunciato che la finale di Coppa del Mondo in Brasile sarà ripresa e trasmessa in 4K. L’annuncio è stato fatto dal direttore della divisione tecnica della FIFA, che ha definito il 4K come l’evoluzione naturale della televisione. La sperimentazione nel corso della Confederation Cup ha quindi portato i suoi frutti e la FIFA potrebbe decidere di trasmettere non solo la finale, ma anche alcuni match chiave: il numero esatto delle partite sarà rivelato solo dopo i sorteggi a dicembre. Al momento però non si tratta di una trasmissione diretta nelle case: difficilmente si riuscirà a organizzare in meno di un anno una trasmissione per gli abbonati su un canale dedicato, anche se Sky sta lavorando per portare il prima possibile questa tecnologia nelle case. La finale sarà visibile probabilmente nei cinema equipaggiati con proiettori 4K, ma potrebbero esserci sorprese, come un canale satellitare pubblico sperimentale. n.75 / 24 settembre 2013 TV & VIDEO Alcune trasmissioni sistematicamente interrotte per far posto al calcio Mediaset Premium non è corretta Altroconsumo ha raccolto diverse lamentele e ora chiede il risarcimento M una denuncia a Mediaset stessa e al garante per la concorrenza: Mediaset deve risarcire gli utenti che subiscono continuamente queste interruzioni. Nella lettera (qui la versione integrale) Altroconsumo da notare come secondo le condizioni generali di contratto che l’utente firma per sottoscrivere Mediaset Premium ci sia anche una clasula che permette a Mediaset di “interrompere il Servizio al fine di effettuare necessari interventi di riparazione, manutenzione, ampliamento e/o miglioramento del Servizio stesso”. Mediaset, però, prevede un rimborso nel caso in l’interruzione perduri per almeno 3 giorni. Allo stesso modo però l’azienda si auto-tutela: non sono previsti rimborsi nel caso di “interruzioni e/o sospensioni del Servizio ... qualora per esigenze tecniche riguardanti le frequenze televisive attraverso cui il Servizio è diffuso si rendesse necessaria la sospensione, temporanea, della trasmissione di alcuni contenuti”. Mediaset avverte della cosa, ma il fatto di non chiarirlo subito agli utenti che sottoscrivono un pacchetto rappresenta secondo Altroconsumo una pratica commerciale scorretta. TV & VIDEO Annunciata a sorpresa una macchina per stampare dischi a tre strati In arrivo Blu-ray Disc da 100 GB per il 4K? Singulus Technologies anticipa l’annuncio della Blu-ray Disc Association S di Paolo centofanti ingulus Technologies è un produttore di macchine per la catene di replicazione di dischi pre-registrati. Uno dei suoi ultimi prodotti è in grado di stampare però dei misteriosi dischi Blu-ray a tre strati e con capacità da 100 GB. È la prova che è in arrivo un’estensione del Blu-ray Disc per i film in 4K? Singulus cita esplicitamente questo scopo per la sua macchina di replicazione. Altro uso per un disco pre-registrato da 100 GB d’altra parte non ci viene in mente e in realtà la Blu-ray Disc association di Roberto pezzali ediaset Premium scorretta: durante la trasmissione delle partite di calcio oscura dei canali, tra i quali Steel. La denuncia arriva da Altroconsumo che ha raccolto le lamentele di molti consumatori, secondo i quali Mediaset Premium li reputa consumatori di serie B. Mediaset, e lo sanno ormai tutti, non ha la capacità di banda per trasmettere in contemporanea tutti gli eventi sportivi per cui ha i diritti, e soprattutto la domenica pomeriggio con la contemporaneità di molte partite è costretta a spegnere qualche canale per lasciare spazio ai canali del calcio. Ci sono però utenti ai quali del calcio interessa poco o nulla, persone che hanno pagato un abbonamento Cinema e che vedono le continue e frequenti interruzioni di alcuni canali del loro abbonamento come una sorta di disservizio da parte di Mediaset stessa. Ecco che scendono così in campo le associazioni dei consumatori, con torna al sommario è diventata sospettosamente silenziosa ormai da qualche tempo. All’IFA alcuni rappresentanti dell’associazione hanno svicolato sull’argomento Blu-ray 4K, ma l’invasione di televisori Ultra HD in arrivo, la relativa semplicità per l’estensione dello standard (si tratta di cambiare risoluzione e al più codifica video), l’annuncio dell’HDMI 2.0 e la necessità di provvedere alla cronica mancanza di contenuti nativi in 4K, sono tutti fattori che rendono questo momento quanto mai propizio per il lancio di una nuova estensione del Blu-ray Disc. E il CES 2014 è dietro l’angolo. TV OLED LG 55EA980V in Italia a ottobre, ma solo online LG ci ha confermato che il TV OLED curvo di LG sarà disponibile tra due settimane a 8999 euro di listino. Inizialmente sarà venduto solo online di Roberto Pezzali LG ci ha confermato l’arrivo sul mercato italiano del TV OLED 55EA980V, il modello curvo già venduto negli altri Paesi europei. Dotato di tecnologia White RGB, l’OLED di LG è il primo TV OLED di grande formato disponibile commercialmente sul territorio italiano. Il prezzo non è basso: 8.999 euro, e non sarà neppure possibile chiedere sconti, perché inizialmente sarà acquistabile esclusivamente online. La scelta di LG dovrebbe essere limitata solo alle prime settimane: nessuno potrebbe mai comprare un TV da 9000 euro online senza averlo mai visto! C’è molta attesa per l’OLED, anche se l’attenzione più che al prodotto stesso è dovuta proprio alla curiosità di vedere con i proprio occhi la resa di un OLED di fianco ad un LED, e questo al momento non sarà proprio possibile. LG ci ha fatto comunque sapere che non dovrebbero passare molte settimane prima di poter vedere un TV OLED nei principali punti vendita delle maggiori città. estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 hi-fi & home theater Arriva la versione top di gamma delle cuffie B&W a 399 euro B&W P7 è la cuffia di riferimento? Costruita con materiali pregiati e dotata di un nuovo trasduttore da 40 mm di Roberto faggiano B ower & Wilkins spinge verso l’alto la sua gamma di cuffie con il nuovo modello P7 (399 euro), destinato all’utilizzo in movimento con la predisposizione per dispositivi Apple, ma sicuramente adatto anche all’uso casalingo. La configurazione circumaurale dei padiglioni consente al tempo stesso di raggiungere ottime prestazioni sonore e isola dai rumori esterni senza dover ricorrere a circuiti di riduzione del rumore. All’esterno la P7 è un trionfo di pelle e acciaio, la pelle ricopre l’archetto e i padiglioni, l’acciaio garantisce affidabilità ai meccanismi che permettonodi richiudere la cuffia su stessa durante il trasporto. Dal punto di vista acustico, è stato realizzato un nuovo trasduttore da 40 mm, concepito con gli stessi criteri degli altoparlanti per diffusori B&W, con membrana in nylon e bobine in alluminio rivestite di rame. L’impedenza di 22 ohm e la sensibilità di 111 dB garantiscono pressioni sonore di tutto rispetto e ben oltre il volume medio necessario per un buon ascolto. Il peso è di 290 grammi, nella media della categoria. In dotazione un cavo dedicato ai dispositivi Apple con comandi diretti e un altro compatibile con qualsiasi smartphone. hi-fi & home theater L’associazione che organizza il CES lancia una bella iniziativa Musica in HD: la CEA ci mette la faccia Etichette e produttori hardware coinvolte per rilanciare la musica in HD D di Paolo CENTOFANTI opo quasi due decenni di musica in formato compresso, si torna a parlare di qualità audio. Lo fa la CEA, la Consumer Electronics Association, l’associazione americana che tra le altre cose organizza l’imponente CES di Las Vegas. E proprio il CES 2014 vedrà, promette la CEA, importanti annunci relativi alla musica in alta risoluzione. Nessuna nuova tecnologia in ballo. Quello che la CEA vuole è dare impulso alla nascita di nuovi e più forniti negozi di musica digitale in formati non compressi e di alta qualità e questa volta le major sono della partita. CEA ha infatti annunciato l’intenzione di far partire una campagna per la promozione dei formati audio di qualità in accordo con le etichette discografiche, i produt- tori di elettronica e persino gli artisti. Sony in particolare ha partecipato alla presentazione del progetto, a pochi giorni dall’annuncio di una nuova gamma e una pagina del proprio sito dedicata all’audio ad alta risoluzione. In cosa consisteranno queste iniziative è ancora tutto da vedere, ma nel comunicato della CEA si legge che Sony Music Entertainment, Universal Music Group e Warner Music Group, più alcune indipendenti, hanno dato la loro disponibilità a dare in licenza i loro cataloghi anche in formati ad alta qualità, facilitando l’ampliamento dei servizi esistenti e la nascita di nuovi negozi online. Il periodo potrebbe essere quello giusto. Il successo del vinile Sony WH Le cuffie con walkman integrato Sony presenta due cuffie con memoria integrata per ascoltare la musica preferita senza disporre di una sorgente separata di Roberto FAGGIANO Il Walkman pare passato di moda, ma Sony ha trovato il modo di rilanciarlo, inserendolo direttamente nelle cuffia. I due nuovi modelli WH-303 (120 euro circa) e WH-505 (199 euro circa) hanno una memoria integrata e una batteria che garantisce autonomia per circa 20 ore di utilizzo. Questa tipologia di cuffie permette di evitare i problemi dei cavi di collegamento verso un riproduttore separato e garantisce comunque la connessione a uno smartphone o notebook quando serve. I due modelli si differenziano per la dotazione di memoria - 4 GB sul 303 e 16 GB sul 505 - e per le prestazioni. Sul 303 è montato un trasduttore da 30 mm con sensibilità di 107 dB e impedenza di 30 ohm, mentre il modello 505 monta un trasduttore da 40 mm con sensibilità di 106 dB e impedenza a 40 ohm. Differenze anche per le finitura: il 303 è disponibile in colore bianco oppure nero, mentre il 505 è solo in nero. Per entrambi è previsto un LED che illumina il logo Walkman. degli ultimi anni, sembra testimoniare il ritorno alla voglia di qualcosa di più del semplice file MP3, mentre il fatto che gli adolescenti di oggi siano cresciuti in un mondo di sola musica compressa, rende quanto mai la promozione dell’ascolto di qualità assolutamente attuale, oltre che un’opportunità. sony WH-505 torna al sommario estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 game & movie Sono state confermate le voci su gesture e controlli vocali per PS4 E con PlayStation 4 ci puoi anche parlare... Inoltre, l’output HDMI non sarà criptato: largo alla registrazione in gioco di Vittorio Romano barassi F inora se ne era parlato molto, ma ora sono arrivate le prime conferme ufficiali riguardanti l’accoppiata PlayStation 4 più PlayStation Eye: insieme, grazie alle due videocamere (da 1280x800 pixel e 85° di campo) e ai quattro microfoni integrati, saranno in grado di riconoscere gesture e di rispondere a comandi vocali, esattamente come sarà in grado di fare - e lo si sapeva già dal giorno della presentazione - il duo Xbox One Kinect di Microsoft. Al- sero film Blu-ray) e che per questo motivo sarà possibile, facile e immediata la registrazione delle “imprese di gioco”, ovviamente subito condivisibili tramite Ustream, Facebook e PSN. Finora l’operazione di “cattura” era possibile solo tramite component; le testate specializzate, sempre alle prese con videorecensioni, ringraziano. game & movie Non si potranno più comprare oggetti importanti in cambio di denaro Chiude l’asta di Diablo: rovina il gioco Nonostante fosse perfettamente legale, secondo Blizzard rovinava il gioco L di Emanuele Villa a possibilità di acquistare oggetti preziosi e armi potenti in cambio della valuta del gioco (gold) o soldi reali è sempre stato considerato un elemento distintivo di Diablo III, oltre che un tentativo pionieristico di inserire acquisti in-game con valuta reale. L’idea aveva senso eccome, visto che sono anni che in World of Warcraft (l’MMO n.1 al mondo e progetto principe di Blizzard) i giocatori più accaniti si rivolgono a fornitori terzi, i cosiddetti farmer, per acquistare la valuta del gioco in cambio di soldi reali. In pratica, inserendo un’asta perfettamente legittima e “con soldi reali”, Blizzard avrebbe da un lato ottenuto un extra-profitto, dall’altro eliminato alla fonte queste transazioni parallele (non autorizzate) gestite esternamente al gioco. Ma non è andata così: nonostante qualche bug, acquistare con soldi veri oggetti importanti del gioco sta rovinando il gioco stesso, che – non dimentichiamolo – deve essere relax e divertimento, non un tentativo di scalare la vetta con ogni mezzo. Poter comprare oggetti in cambio di tra caratteristica di cui si è parlato molto in questi mesi è quella della registrazione del gameplay: Sony, nella conferenza di debutto di PS4, ha “accennato” a questa feature, ma da allora non ha mai più rilasciato dettagli ufficiali. Ora, però, l’azienda ha ufficializzato che PlayStation 4 non gestirà un output HDMI criptato (come accadeva per PS3, che trattava i giochi come fos- torna al sommario euro/dollari permetteva, di fatto, ai giocatori di “saltare” parti importanti di evoluzione del personaggio, abbattendo la longevità del gioco: e se è vero che buona parte dei gamer “razionali” non cercherebbero mai scorciatoie per raggiungere la vetta (alla fine, ridurre le ore del gioco è un danno), c’è comunque una buona fetta di hardcore gamer che farebbe di tutto pur di eccellere nel mondo di Diablo. Quindi l’asta sarà chiusa il 18 marzo 2014, come spiegano gli sviluppatori Blizzard nel video (in inglese) qui accanto. Difficilmente vedremo, quindi, un’asta con real money in World of Warcraft, MMO che dal 2005 basa la propria economia su un’asta regolata con la valuta del gioco stesso. Quella, di sicuro, non verrà meno. Diablo III Auction House Sony: entro la fine di marzo 5 milioni di PS4 L’azienda giapponese ha svelato le prime previsioni di vendita per PlayStation 4 di Vittorio romano barassi Nel corso di una conferenza tenutasi ai margini del Tokyo Game Show, Sony ha per la prima volta svelato i propri obiettivi di vendita riguardanti PlayStation 4. Secondo l’azienda giapponese la nuova console, in arrivo il 15 novembre prossimo, dovrebbe riuscire ad arrivare a quota 5 milioni di pezzi venduti entro la fine dell’anno fiscale, ossia entro il primo aprile 2014. Nel 2006 Microsoft riuscì a ottenere tale risultato con Xbox 360, mentre Sony, con PlayStation 3, si fermò a meno di 4,5 milioni di unità. Le stime di vendita parlano, dunque, di oltre un milione di console vendute ogni mese, ma riuscirà Sony a produrre tante console da immettere sul mercato in tempi relativamente brevi? Alcuni esperti di mercato dubitano, ma Sony pare ottimista. Infine, c’è un’altra considerazione da fare: Sony punta a vendere 5 milioni di console entro marzo ma, almeno inizialmente, non potrà “giocare in casa”. È stato infatti confermato ufficialmente che PS4 arriverà in Giappone solo il 22 febbraio 2014, fattore che influirà non poco sul numero di console vendute nei primi tre mesi di commercializzazione. estratto da dday.it estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 game & movie È uscito il videogioco più atteso dell’anno. Qualche problema su Xbox 360 GTA V: tanti 10, ma su Xbox 360... Le prime recensioni unanimi: quello di Rockstar è l’ennesimo capolavoro di Vittorio Romano barassi C Sarà possibile passare i propri giochi agli amici. Ma si gioca uno alla volta di Paolo Centofanti sia un progetto ambizioso perfettamente riuscito, in grado di inglobare un fantastico mix di generi e una trama da Oscar in rodate meccaniche open-world ulteriormente ottimizzate. A rovinare un po’ la festa (ma neanche tanto) ci ha pensato la comunicazione ufficiale di Rockstar, la quale ha consigliato a tutti gli utenti che entreranno in possesso di una copia del gioco game & movie L’orrore di The Evil Within in un nuovo trailer B Il nuovo lavoro del creatore di Resident Evil, Shinji Mikami, non arriverà che nel 2014, ma in occasione del Tokyo Game Show è stato rilasciato un nuovo trailer che lascia intravedere le atmosfere e gli orrori che dovremo affrontare. The Evil Within punta a rilanciare il survival horror, genere che ha lasciato il posto a titoli magari più spettacolari ma meno... spaventosi. Riuscirà davvero a far paura? Le premesse sembrano buone. The Evil Within torna al sommario per Xbox 360 di non installare il secondo DVD presente nella confezione di vendita. Il motivo è presto detto: installando tutti e due i DVD si va incontro a qualche problema grafico piuttosto fastidioso (diversi glitch e pop-up), ma comunque mai in grado di rovinare l’esperienza di gioco. Qui una video testimonianza. Nulla di grave, certo, ma pur sempre un “difetto”. game & movie Su web svelata la mappa di Los Santos La mappa GTA V è gigante! La più grande in un gioco I di Vittorio Romano BARASSI giorni scorsi, prima dell’uscita di Grand Theft Auto V, su web sono apparse le prime immagini di quella che a tutti gli effetti sarà la mappa di gioco più grande mai vista in un videogame. Come potete apprezzare dall’immagine (via neoGAF) si tratta di un territorio molto esteso (la stessa Rockstar ha assicurato che la mappa, nel complesso, sarà più grande di quelle di GTA San Andreas, GTA IV e Red Dead Redemption sommate) caratterizzato da una grossa città (Los Santos) a sud e da tanto “verde” nel resto dell’isola. Per rendere meglio l’idea sulle effettive dimensioni della mappa, a questo link una GIF animata realizzata ad-hoc da un utente appassionato. Valve offre già una notevole versatilità nella gestione dei giochi acquistati tramite la sua piattaforma Steam: salvataggi online, libertà di installare i giochi su diverse macchine, sincronizzazione dei progressi su diversi PC anche di sistema operativo diverso. Con la nuova funzione di “condivisione familiare” si va un passo oltre e sarà possibile prestare i giochi della propria libreria di Steam ad amici. In modo abbastanza semplice si potranno condividere i giochi autorizzando fino a 10 computer diversi di altri utenti. Ricevuta l’autorizzazione l’utente avrà accesso alla completa libreria di giochi dell’amico che ha deciso di prestare i suoi giochi. C’è una scontata limitazione: nella logica di “prestito” i giochi possono essere avviati solo da una persona alla volta, per cui lo stesso titolo non può essere giocato contemporaneamente. Inoltre, se il legittimo proprietario inizia una partita a un gioco che in quel momento sta venendo utilizzato da un amico, quest’ultimo riceverà un avviso di chiusura della sessione in pochi minuti, con un invito ad acquistare una copia del gioco. Pur con questi vincoli, si tratta di una funzione molto interessante, che replica il gesto di scambiarsi la copia fisica di un gioco. Il servizio partirà in beta limitata nelle prossime settimane e sarà gratuito. ostato la bellezza di 265 milioni di dollari, Grand Theft Auto V è il titolo su cui una software house ha investito di più in tutta la storia dei videogame. Chi ha già avuto modo di provarlo e finirlo è concorde nell’affermare che quello sviluppato da Rockstar Games è a tutti gli effetti un vero e proprio capolavoro. CVG, autorevole punto di riferimento britannico e non solo - per quanto concerne il mondo dei videogiochi, ha pubblicato sul proprio sito una lunga lista di “voti” assegnati dalle testate che hanno provato in anteprima GTA V; i 10/10 (o i 100/100 o i 5/5) si sprecano. Nei prossimi giorni arriveranno certamente tante altre recensioni ma pare proprio che, anche questa volta, Rockstar abbia centrato l’obiettivo. Tutti sono concordi nel sottolineare come GTA V I giochi di Steam ora si possono prestare estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 people & market Nel corso dell’Industrials & Autos Conference anticipati alcuni sviluppi futuri dei robot domestici iRobot: dalle pulizie alla gestione della casa Colin Angle, CEO di iRobot, annuncia i dati di mercato dell’azienda e alcune interessanti prospettive stante, hanno importanza strategica anche le soluzioni che iRobot realizza per la Difesa, come il Packbot, oltre a quegli apparecchi impiegati in ambito medico che permettono di effettuare diagnosi in remoto. Il CEO di iRobot annuncia il lancio, tra qualche mese, di un nuovo prodotto che permetterà una maggiore collaborazione in ambito aziendale: nessun particolare dettaglio, ma ne sentiremo parlare nella prima metà del 2014. Le cifre, dicevamo, parlano chiaro: se nel 2011 i ricavi del defence business erano di 185 milioni di dollari, nel 2013 siamo passati a 50 milioni, ma con un incremento netto della sezione home, che ora rappresenta il 90% del fatturato dell’azienda. iRobot annuncia una quota di mercato superiore al 60% nel settore dei robot domestici e un portfolio ampio di brevetti, per cui la leadership di mercato non è a rischio. Altro discorso riguarda la distribuzione del fatturato nel mon- people & market Disney Research ha realizzato un innovativo sistema di trasmissione Magia Disney: l’audio con il tocco Basta toccare con un dito l’orecchio di una persona per passare il messaggio di Roberto Pezzali olete dire qualcosa a qualcuno senza farvi sentire? Presto sarà possibile grazie a Ishin-Den-Shin, un innovativo sistema di trasmissione audio realizzato da tre ricercatori della Disney Research. Ishin-Den-Shin vuol dire “quello che la mente pensa, il cuore trasmette”, un nome che descrive bene quello che i ricercatori sono riusciti a creare, ovvero un sistema di trasmissione audio con il quale è possibile passare un messaggio a una persona toccandole il lobo dell’orecchio. Il sistema, semplice, è basato su un microfono che riceve il messaggio, lo rielabora e lo ritrasmette sottoforma di segnale elettrico alla persona che impugna il microfono. A questo punto basterà toccare un orecchio per trasformarlo in un altoparlante, con il canale acustico che funziona come altoparlante per trasmettere il V i è svolta, a Laguna Beach, la Industrials & Autos Conference di Morgan Stanley, nell’ambito della quale un intervento interessante è stato quello di Colin Angle, CEO di iRobot, l’azienda che conosciamo per i robot domestici Roomba, Scooba e Braava, ma che in realtà opera non solo nel mondo degli elettrodomestici hi-tech. Un intervento interessante poiché ha fatto luce non solo sull’attuale situazione di iRobot, ma anche sulle prospettive future dell’azienda e del mondo dei robot domestici. Partiamo dai dati di mercato: Colin Angle comunica di aver venduto oltre 10 milioni di robot domestici e che l’home business è oggi senza dubbio il ramo più fiorente dell’azienda; ciò nono- torna al sommario messaggio segreto. Nessuno sentirà e il messaggio sarà trasmesso solo alla persona “toccata” che lo udirà in modo telepatico all’interno della propria testa. Per la creazione del messaggio da trasmettere Disney ha usato un microfono Shure modificato: il microfono registra il suono, lo invia al computer che lo mette in loop e lo rimanda al microfono stesso. Il rivestimento di quest’ultimo è il trasmettitore: ogni persona che afferra il rivestimento metallico del micro- fono estende il messaggio in loop a tutto il suo corpo, un piccolo segnale elettrico a basso voltaggio che scorre lungo la pelle. Basta quindi un tocco, preciso all’orecchio, per trasmetterlo. Yuri Suzuki, uno dei ricercatori, ha spiegato che è stato difficilissimo trovare il voltaggio giusto e che nel corso degli esperimenti ha preso un numero imprecisato di scosse elettriche. Il sistema ora è sicuro, e non è escluso che possa essere integrato in uno smartphone. Qui il video. do, e qui la situazione macroeconomica europea si fa sentire: le vendite in Europa sono sostanzialmente invariate anno su anno, negli USA l’incremento è superiore al 30% ed è anche elevato in Giappone. Ma parliamo di futuro, che è la cosa senz’altro più curiosa: i robot domestici sono sì apparecchi ad alto contenuto tecnologico, ma al momento non sono per esempio collegati al cloud e quindi l’evoluzione in ambito software potrebbe essere enorme. Premesso che parlare di robot del prossimo decennio presuppone qualche sforzo di fantasia, ciò che si deduce dal discorso di Angle è la volontà di creare macchine che permettano alle persone di vivere meglio. Perché c’è sicuramente bisogno di prendersi cura della casa, ma anche di avere accesso ai dottori senza chiedere a questi di venire fisicamente a domicilio (si parla di Remote Presence), c’è bisogno di supporto per spostare le cose in casa e riordinarle. I robot domestici potranno riconoscere gli oggetti della casa che definiscono il tipo di stanza e organizzarsi di conseguenza, sarà possibile dire loro di effettuare una certa azione in una zona della casa e loro lo faranno a prescindere da tutti gli ostacoli che incontreranno, i robot capiranno da soli dove sono e le persone potranno interagire con loro, anche con comandi vocali. A ben vedere, la tecnologia per fare tutto questo c’è già, si tratta di metterla in pratica in un modo che sia profittevole per i produttori (iRobot o altri) e utile per il consumatore. Insomma, al di là di una serie di ipotesi e di proposte, si evince che Roomba (e tutti i suoi simili) non sia che un primo tentativo di semplificare la vita in casa, ma che la “big picture” preveda molto, molto di più. S di Emanuele Villa n.75 / 24 settembre 2013 people & market L’iniziativa precede l’uscita del Surface 2, prevista per il 23 settembre Microsoft paga più di 200$ gli iPad usati! Sconto di 200 dollari a chi sostituisce il suo iPad 2, 3 o 4 con un Surface P di Emanuele Villa remettiamo subito che l’iniziativa è valida solo negli USA e in Canada, ma la riportiamo poiché indicativa dell’ennesimo tentativo di Microsoft di “colpire sul vivo” il competitor principale e aumentare le proprie quote di mercato. Non è di sicuro la prima volta che iPad viene preso di mira dal marketing Microsoft: prima c’era stato un videoparodia sul rapporto tra un iPad e un Asus Vivo Tab Smart (Win8), poi un’operazione analoga ha avuto come protagonista iPad Mini. Oggi Microsoft si spinge oltre e offre una valutazione di almeno 200 dollari su un “gently used” iPad 2, 3 o 4, ovvero un iPad usato con tutte le attenzioni del caso. Operazione che vale solo nei Microsoft Store presenti sul territorio americano. Ovviamente la mossa di Microsoft si innesta all’interno di un gioco ben più ampio e ri- volto a spingere il più possibile l’acceleratore su Surface e Surface Pro, in attesa della nuova generazione, che arriverà a fine mese. Com’è noto, i risultati dei tablet Microsoft sono stati deludenti, e questo ha spinto Microsoft a ridurre del 30% il prezzo di listino di Surface, nella speranza di venderne il più possibile prima della presentazione della next-gen, che dovrebbe vedere la luce il 23 di settembre. Stay Tuned… people & market Twitter ha deciso di seguire la stessa strada di Facebook verso la borsa E anche Twitter sbarca a Wall Street Con un tweet annuncia di aver presentato i documenti riservati alla SEC D di Emanuele Villa opo Facebook, un altro social network estremamente popolare intraprende la strada della borsa: Twitter. L’azienda americana ha infatti presentato i documenti per l’IPO (Initial Public Offering / Offerta Pubblica Iniziale) dichiarando pubblicamente le proprie intenzioni tramite un Tweet lapidario: “Abbiamo presentato in via confidenziale il documento S-1 alla SEC (U.S. Securities and Exchange Commission) per il previsto IPO. Questo Tweet non costituisce alcuna offerta di titoli in vendita”. Twitter, che è indicativamente valutato 10 miliardi di dol- torna al sommario lari, ha potuto inviare i documenti alla SEC in via confidenziale sulla base del Jobs Act, varato da Barack Obama nel 2012: secondo il provvedimento, le aziende che fatturano meno di 1 miliardo l’anno non sono tenute a rendere pubblica la propria documentazione IPO. Il fantomatico “documento S1”, cui si fa riferimento nel Tweet, è il documento essenziale con cui vengono registrati titoli con la SEC (tra l’altro non è chiaro se Twitter sarà quotato al Nasdaq o al NYSE) e contiene tutte le informazioni finanziarie dell’azienda. L’IPO, secondo le ultime indiscrezioni, sarà curata da Goldman Sachs. Attendiamo sviluppi. Addio a Dolby rivoluzionò l’audio al cinema È morto Ray Dolby inventore di alcune delle più rivoluzionarie tecnologie audio nel cinema e non solo di Paolo Centofanti Se ne è andato a 80 anni uno dei più grandi personaggi del mondo della tecnologia applicata all’audio. Ray Dolby ha rivoluzionato, con la sua tecnologia di riduzione del rumore prima e l’audio surround del Dolby Stereo poi, il suono delle pellicole cinematografiche, cambiando per sempre il modo di concepire e utilizzare la colonna sonora nei film. È morto di leucemia, la notte del 12 settembre nella sua casa di San Francisco. Dolby ha fondato l’azienda che porta il suo nome, i Dolby Laboratories, nel 1965 in Inghilterra, per poi trasferirsi in California dieci anni più tardi, instaurando il legame indissolubile con Hollywood che dura tutt’oggi. Dopo le innovazioni nel cinema, Dolby ha portato le sue idee in ambito domestico con il sistema di riduzione del rumore per le audiocassette (chi non ricorda il mitico Dolby B?), per poi portare l’audio surround nelle nostre case con il Dolby Surround e i decoder Dolby Pro-Logic prima con le videocassette e le trasmissioni TV, poi con l’era del Dolby Digital e sue evoluzioni dal Laser Disc fino al Blu-ray Disc. estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 people & market Retroscena sull’acquisizione della divisione mobile di Nokia Microsoft temeva un Lumia con Android Il New York Times svela come Microsoft volesse ostacolare un accordo “S e Nokia avesse scelto Android come sistema operativo sarebbe diventata una delle tante aziende che cercano di sopravvivere in un mondo difficile senza riuscirci. Android è Samsungcentrico, solo Samsung fa profitti”. Queste parole, pronunciate da Stephen Elop quando ancora era CEO di Nokia, sono in parte condivisibili: è sotto gli occhi di tutti che negli ultimi anni tra le aziende che hanno creduto in Android (quasi tutte), solo Samsung sia riuscita a creare una vera macchina da guerra. Eppure in Nokia hanno pensato ad Android: una divisione di Nokia, infatti, ha lavorato negli ultimi anni per portare Android sui Lumia, tenendo i driver aggiornati e seguendo lo sviluppo del people & market Google compra Bump Bump è un’app che permette di scambiarsi contenuti tra smartphone (anche di SO diversi) avvicinando i telefoni: fin qui niente di nuovo, non fosse che Bump non usa NFC, ma una tecnologia che, grazie all’uso dei sensori del telefono (GPS, accelerometro…) e alla costante comunicazione con il cloud, riesce a far comunicare due telefoni. Come fa notare TheVerge, Bump ha ottenuto un buon successo in termini di pubblico, ma non è mai riuscito a “monetizzare”, risultando una facile preda per Google, che forse mira a integrare la tecnologia di condivisione non-NFC nel proprio sistema operativo. Bump Simple Connections di Roberto pezzali torna al sommario sistema operativo di Google. Il Lumia con Android non era soltanto un sogno di molti, ma anche un dispositivo funzionante nascosto nei laboratori Nokia di Espoo. E questo Microsoft lo sapeva: lo riporta il New York Times in un articolo dal titolo Behind Microsoft Deal, the Specter of a Nokia Android Phone dove spiega come la spesa di 5 miliardi per l’acquisizione del ramo di azienda nasconde anche la volontà di fermare un progetto che poteva rivelarsi fatale per Microsoft. Nokia, infatti, firmò l’accordo per portare Windows Phone sui suoi Lumia nel 2011, e l’accordo nel 2014 dovrebbe finire. Difficile ora dire cosa avrebbe fatto Nokia, ma se avesse scelto Google le conseguenze per Microsoft sarebbero state disastrose: Windows Phone è all’80% Lumia, e senza gli smartphone Nokia il sistema operativo sarebbe forse sparito. Molti sono pronti a scommettere che Android avrebbe fatto la fortuna dei Nokia Lumia, ma a questo punto non lo sapremo mai: il team che si occupava dello sviluppo di Android sui Lumia, dopo l’acquisizione, avrà sicuramente cambiato lavoro. people & market Proiezioni di IDC sul mercato “smart” Si vendono più tablet che PC Nel 2015 il sorpasso decisivo S di Paolo Centofanti econdo le ultime proiezioni di IDC sul segmento dei dispositivi “smart connected” che include computer, portatili e desktop, smartphone e tablet, nell’ultimo trimestre di quest’anno si muoveranno più unità di tablet che di PC. Prendendo in esame tutto il 2013 saranno ancora i PC a farla da padrone, ma il sorpasso a base annua dovrebbe arrivare nel 2015. Già quest’anno IDC ha rivisto più volte verso il basso le sue stesse stime di PC venduti e il trend di contrazione del mercato sia desktop che laptop continuerà negli anni futuri. Nel suo complesso il mercato continua a crescere a ritmo costante, ma solo grazie a smartphone e tablet appunto. A soffrire maggiormente è, soprattutto, il mercato dei PC dektop, ma - come si vede dal grafico -, a cannibalizzare i computer non sono tanto i tablet che crescono ancora lentamente, quanto soprattutto gli smartphone, la cui fetta continuerà inarrestabile almeno fino al 2017. Fiat 500L Living con LTE a bordo Fiat e Vodafone lanciano la prima connected car italiana 4G: 15 GB di traffico incluso al mese di Roberto Pezzali Vodafone porta la tecnologia 4G a bordo di un’auto: la partnership con Fiat, infatti, prevede il lancio promozionale con la nuova 500L Living di un sistema di connettività di bordo 4G LTE. Nell’auto viene installato un hotspot Vodafone Mobile Wi-Fi 4G che permette di collegare contemporaneamente fino a 10 dispositivi e di navigare alla velocità del 4G, fino a 70 Mbps. Con la macchina in movimento l’hotspot crea una rete Wi-Fi protetta da password che permette di navigare in Internet ad alta velocità sfruttando il piano dati integrato, 15 GB di traffico gratuito al mese per i primi due anni (e poi?). L’hotspot Vodafone Mobile Wi-Fi 4G viene alimentato a batteria e può anche essere portato fuori dall’auto, anche se Fiat ha previsto un posizionamento dedicato con ricarica da presa USB. L’automobile sta diventando sempre più una seconda casa per la tecnologia: sistema audio evoluto, comandi vocali, schermi, TV e connessione Wi-Fi nei prossimi anni diventeranno uno standard. estratto da dday.it estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 people & market Abbiamo intervistato Maarten Jan de Vries, CEO TPVision e ideatore della joint venture con Philips Il CEO di TPVision: “i TV Philips sono europei” Tra i temi caldi: il possibile arrivo di Apple sul mercato TV, il ruolo dei tablet, il 3D senza occhiali L a cura TPVision ha fatto bene a Philips: le quote di mercato salgono, il design migliora e l’azienda olandese, oltre ai nuovi fondi, sembra aver ritrovato anche nuovi stimoli per tornare ad essere veramente competitiva in un mercato, quello dei TV, dove una volta con MatchLine faceva da padrona. Abbiamo intervistato Maarten Jan de Vries, CEO di TPVision e deus ex machina della joint venture Philips TPVision. Dday.it: Esiste una ricetta per annullare il dominio di Samsung nel mondo dei TV? Jan de Vries: “Samsung è sicuramente uno dei nostri competitor, ma ce ne sono altri. Preferiamo concentrarci su quello che facciamo, e pensiamo di avere tra le mani due tecnologie che potranno a breve fare la differenza. Una di queste è l’Ambilight: anno dopo anno abbiamo migliorato questa tecnologia e con l’arrivo della nuova app Philips Hue siamo finalmente riusciti ad integrare Ambilight con altri sistemi di illuminazione LED per creare un effetto di ambienza unico. È solo l’inizio di un lungo cammino, e il design ci sta aiutando: con gli attuali TV, dotati di cornici sottilissime, l’Ambilight aggiunge davvero qualcosa di unico all’esperienza visiva. Il secondo punto dove pensiamo di essere forti è il design: la nostra DesignLine ha una linea davvero innovativa per i TV di oggi, diversa da tutti i TV che potete vedere in giro”. Dday.it: Il 3D è morto per la mancanza di contenuti. Ora lanciate l’Ultra HD, e anche qui mancano i contenuti: avrà vita breve pure lui? Jan de Vries: “Credo che l’Ultra dDay.it: I TV Philips sono TV cinesi: come replica a questa affermazione? Maarten Jan de Vries: “I TV Philips sono TV europei, Philips è un brand europeo. Il consumatore, se ha percepito dei cambiamenti, li ha solo percepiti in meglio e sono comunque cambiamenti legati al brand Philips, un marchio che ha una storia gloriosa. Philips ha parlato negli anni tramite il design, le innovazioni tecnologiche come l’Ambilight e la qualità d’immagine, e anche nell’ultimo periodo abbiamo continuato su questa strada. Philips è sempre Philips, un brand europeo”. torna al sommario HD viva una storia a sé. La storia del TV vive di spinte tecnologiche da parte dell’industria: c’è stata la spinta per l’HD, per il Full HD e ora si spinge per l’Ultra HD. I contenuti, tutte le volte, sono sempre arrivati dopo. Ad oggi quello che possiamo portare sul mercato è un ottimo algoritmo di upscaling, per fare in modo che i contenuti nativi Full HD si vedano almeno con la stessa (se non migliore) qualità anche su un TV Ultra HD. Le trasmissioni arriveranno, ne sono sicuro”. dDay.it: Philips ha creduto molto nel 3D senza occhiali. Quest’anno all’IFA non abbiamo più visto né demo né prototipi: che fine ha fatto? Jan de Vries: “Continuiamo a svilupparlo. Crediamo che il 3D decollerà solo quando gli occhiali non saranno più necessari, quindi la nostra ricerca prosegue in questa direzione. Tuttavia l’arrivo della tecnologia Ultra HD ci ha costretto a spostare il traguardo ancora più in là nel futuro: nessuno comprerebbe mai un TV 3D senza occhiali che non abbia almeno una risoluzione Ultra HD, e sappiamo che con la tecnologia attuale questo non è realizzabile. Ci arriveremo, ma ci vorrà tempo”. Dday.it: I tablet sono i TV del futuro: quella che ora viene chiamata “Second TV” potrebbe presto diventare il primo TV per i giovani, che guardano sul tablet quello che vogliono quando vogliono. Siete d’accordo con questa affermazione? Jan de Vries: “Vediamo un futuro dove i contenuti vengono fruiti su più schermi, dai TV ai tablet agli smartphone. Nonostante l’arrivo di smartphone e tablet, il numero di persone che a cura di Roberto PEZZALI guarda la TV negli anni non è sceso, ma è cresciuto. Tablet e smartphone non sono nemici della TV, sono alleati per gestire l’enorme mole di informazioni e contenuti che gli utenti guardano ogni giorno. Il TV ha ancora un ruolo fondamentale in ogni casa”. Dday.it: Philips teme l’eventuale arrivo di un brand come Apple sul mercato TV? Jan de Vries: “No, anzi, è una grande opportunità per tutti. Il mercato dei TV sta cambiando molto rapidamente e l’arrivo di Apple potrebbe cambiare le dinamiche di mercato così come è successo nel mondo degli smartphone. La valorizzazione dei top di gamma nel mondo degli smartphone la si deve a Apple, e una cura simile farebbe bene anche al mercato TV dove la percezione del valore è scesa in modo drastico negli ultimi anni”. n.75 / 24 settembre 2013 people & market Tim Cook parla del mercato in un’intervista concessa a BusinessWeek Cook: “Fascia bassa spazzatura” Sulle scelte di Apple relative all’iPhone 5C: “Apple non fa prodotti low cost” T im Cook ne ha per tutti: in un’intervista rilasciata a Business Week in contemporanea con il lancio dei nuovi iPhone 5S e iPhone 5C (che stanno andando a ruba) il CEO di Apple spiega i motivi di alcune scelte e le canta ai competitor. Al centro del mirino ci sono un po’ tutti, a partire da Microsoft che, secondo Apple, è l’ultima ad essersi accodata al numero di aziende che hanno deciso di copiare la strategia di Apple per avere successo. Un riferimento neppure troppo velato a Samsung, ma anche un’affermazione del fatto che la strada scelta da Apple tanti anni fa forse non è proprio così sbagliata. Microsoft, acquisendo Nokia, ha deciso che è meglio far tutto in casa, hardware e software. Nokia invece è morta perché non ha saputo, secondo Cook, innovare. La morte di Nokia è dovuta a una serie di scelte sbagliate, terminate con l’incapacità di proporre un qualcosa di suo e con la scelta di Windows Phone come sistema operativo. La parte portante dell’intervista riguarda però l’iPhone 5C: a chi è rimasto deluso dal prezzo “alto” del nuovo smartphone Apple rispetto alle previsioni, Cook risponde che l’iPhone 5C è uno smartphone che offre una incredibile qualità e l’esperienza d’uso dell’iPhone a un prezzo inferiore, e che Apple non ha mai avuto intenzione di realizzare un prodotto che il mondo potesse bollare come “low cost”. Cook rincara la dose affermando che Apple “non ha intenzione di entrare nel mercato spazzatura. Di spazzatura sul mercato se ne trova già abbastanza”. Un riferimento alla fascia medio bassa e bassa, la fascia che fa la fortuna di Android. La frase lascia spazio a molte interpretazioni, ma crediamo che Cook non si volesse riferire ad Android ma ai dispositivi Android entry level, quegli smartphone che non offrono una vera user experience. Apple è poi talmente ricca che a Cook sembra non importare troppo l’andamento altalenante del titolo in borsa, che negli ultimi 12 mesi ha avuto un tracollo dimezzando il valore della capitalizzazione: l’obiettivo di Apple è fare prodotti validi, non controllare l’andamento delle azioni. Contento lui. people & market Compiuto il primo passo dell’operazione di Reverse e-commerce Saturn inaugura il “Reverse” e-commerce Ora da Saturn si possono ordinare i prodotti online e ritirarli in negozio di Emanuele villa N ovità in casa Saturn, la nota catena di elettronica di consumo: da oggi è possibile comprare un prodotto online, approfittando della comodità del negozio virtuale, delle sue offerte e dell’ampiezza del catalogo, e poi ritirare l’acquisto presso uno store “tradizionale” della catena. L’operazione, nota con l’espressione di Store Pick Up, è considerata da Mediamarket (azienda che detiene i marchi Media World e Saturn) il primo passo del Reverse e-commerce, ovvero del processo che porterà a fondere i vantaggi dello strumento online (immediatezza, disponibilità, semplicità, comodità…) con quelli dello store fisico, ovvero la possibilità di vedere il prodotto, toccarlo con mano e valutarne concretamente la di Roberto pezzali torna al sommario qualità prima dell’acquisto. Per maggiori informazioni sulla procedura, rimandiamo direttamente all’online store di Saturn. Finora, infatti, i due canali erano rigorosamente separati: ci si recava in negozio completando lì tutto il processo oppure si acquistava online, facendosi spedire il prodotto a casa. Oggi è possibile comprare online e ritirare in negozio, ma è già previsto un secondo step (che verrà lanciato prossimamente) del Reverse e-commerce in cui il prodotto verrà valutato in negozio, anche tramite demo dedicate, e acquistato online DAL punto vendita, pagato in loco e ritirato direttamente o spedito a casa, per una comodità ulteriore. Addio a Hiroshi Yamauchi, Mr. Nintendo Scomparso a 85 anni l’uomo che raccolse l’eredità di una fabbrica di carte da gioco e la trasformò in uno dei più grandi imperi dei videogiochi di Paolo Centofanti estratto da dday.it Se ne va un nome che ha fatto la storia dell’intrattenimento digitale: si è spento a 85 anni Hiroshi Yamauchi, a lungo presidente d Nintendo e l’uomo che ha trasformato quella che era un’azienda produttrice di carte da gioco nel colosso dei videogiochi che conosciamo oggi. Fu Yamauchi a intuire le potenzialità del nascente mercato delle console di videogiochi, e sotto la sua guida Nintendo si aprì al mercato occidentale. Durante il suo “regno”, durato più di 50 anni, Yamauchi seguì lo sviluppo di tutte le console Nintendo fino al GameCube e lasciò la presidenza della compagnia solo nel 2002, dopo averla guidata dal 1949, anno in cui subentrò al padre, precedente presidente della società. Lo straordianrio successo ottenuto in Nintendo da Hiroshi Yamauchi lo aveva portato a diventare uno degli uomini più ricchi del Giappone. n.75 / 24 settembre 2013 PC & multimedia Intel ha presentato Bay Trail, SoC multicore per tablet e dispositivi ibridi Intel attacca il mobile con Bay Trail Il nuovo SoC offre potenza, autonomia e compatibilità Windows/Android di Emanuele VILLA I Parlando di tablet e dispositivi ibridi, Bay Trail va a supportare sia i terminali Windows che gli Android, espandendo a macchia d’olio il raggio d’azione dell’azienda americana: secondo quest’ultima, i nuovi Atom offrono una potenza di calcolo doppia ri- All’efficiente CPU vista all’IDF basta un “rosso” per alimentarsi È il futuro di Roberto Pezzali spetto alla generazione precedente, e tripla nel comparto grafico. I processori della serie Z3000, dual e quad core, supportano risoluzioni fino a 2560x1600, con opzione doppio monitor e Intel Wireless Display, utilizzano la tecnologia Intel Burst 2.0 e incorporano 2 MB di cache L2. Intel, che punta a lanciare i primi esemplari con Windows 8.1 (come il Toshiba Encore), vuole impiegare Atom Bay Trail nei tablet e 2-in-1 della fascia di prezzo 199$ - 549$ (al di sopra, troviamo i processori Core) offrendo in tutti i casi (secondo le indicazioni del produttore) oltre 10 ore di autonomia. PC & multimedia La A4-1530 ha 1.0 GHz di clock e GPU Radeon HD8210 integrata AMD Elite Mobility, nuova APU quad core Caratterizzata da bassi consumi, la vedremo in notebook e ibridi a Natale di Roberto Pezzali MD ha lanciato l’estensione della propria serie di processori Elite Mobility 2013, serie pensata per offrire potenza, prestazioni e consumi contenuti ai note- A ntel ha finalmente presentato la nuova piattaforma con cui attacca il mercato mobile con un’incisività maggiore rispetto a quanto fatto finora. Dopo Clover Trail, compatibile con sistema operativo Windows, e Clover Trail+ dedicata alle soluzioni Atom, Intel cambia registro e presenta Bay Trail, codename (un po’ come Haswell) per la nuova famiglia di processori Atom pensati soprattutto per l’utilizzo nel mondo dei tablet e dei dispositivi ibridi. La compatibilità con dispositivi Windows e Android porta i nuovi Atom in concorrenza diretta con le soluzioni top di casa NVIDIA (Tegra 4) e Qualcomm (Snapdragon 800), oltre a porre le basi per una nuova generazione di prodotti dual boot (Win/Android). I processori Bay Trail sono basati sull’architettura Silvermont annunciata a maggio 2013, con processo produttivo a 22 nm su transistor tri-gate e una nuova GPU ad alte performance, con Intel HD Graphics e Intel Clear Video HD: la serie Atom Z3000 (Bay Trail-T) è, citando testualmente il comunicato Intel, il primo SoC multicore mobile dell’azienda nonché la sua offerta più potente per tablet e dispositivi ultraleggeri. Inoltre, è una serie orientata all’obiettivo della all day battery life (autonomia di un giorno pieno), cosa fondamentale in un dispositivo ultraportatile. Fatto curioso, Intel ha posto Silvermont all’interno di un progress di aggiornamenti annuali: si sa già che il prossimo anno arriverà Airmont, con processo produttivo a 14 nm, e inoltre utilizza la medesima microarchitettura per realizzare varianti del SoC dedicate ad altri segmenti di mercato (laptop, desktop e all-in-one) e contraddistinti da nomi familiari come Pentium (Bay TrailM) e Celeron (Bay Trail-D). torna al sommario book, tablet e PC ibridi. La nuova APU è l’Elite A4-1350, un quad core con 1.0 GHz di clock e GPU Radeon HD8210 integrata (300 MHz), il tutto supportato da una cache L2 da 4 MB; il TDP (Thermal Design Power) dichiarato è di 8 W. All’interno della famiglia Elite Mobility, A4-1350 è la seconda APU quad core ed è caratterizzata, citando il comunicato ufficiale AMD, Intel mostra un chip che si alimenta a vino rosso da “un consumo medio inferiore ai 3 watt per la maggior parte degli scenari di utilizzo”. Va, inoltre, segnalato come la nuova APU AMD supporti Direct X 11.1 e tecnologie quali AMD Dock Port per l’uso fino a 4 monitor esterni, AMD AllDay Power per la riduzione “smart” dei consumi e AMD Start Now per la massima velocità delle operazioni di booting. La disponibilità ai produttori OEM è prevista per ottobre, lo vedremo nei primi prodotti commerciali a partire dal periodo natalizio. I dispositivi a bassissimo consumo sono il futuro. La possibilità di integrare chip all’interno di ogni oggetto, connettendolo agli altri, è la base di quella che viene definita “Internet delle cose”. Intel sta lavorando da tempo allo sviluppo di processori piccoli e super efficienti, e all’Intel Developer Forum di San Francisco ha mostrato un esperimento sorprendente: un processore capace di alimentarsi da un bicchiere di vino rosso. La dottoressa Genevieve Bell, antropologa e ricercatrice che ha supervisionato il progetto, ha sfruttato la reazione che si crea inserendo gli elettrodi in un bicchiere di vino (acido acetico) per alimentare un piccolo processore a bassa potenza e uno schermo e-ink. “C’è chi trasforma l’acqua in vino – ha affermato Genevieve Bell – e chi qui in Intel trasforma il vino in elettricità. Da oggi è possibile iniziare a pensare a un mondo dove i piccoli oggetti interagiscono con noi, consumando pochissimo e con prestazioni davvero elevate”. Il primo esempio “consumer” è il nuovo Quark X1000, il prossimo SoC destinato a oggetti e alla tecnologia indossabile che dovrebbe offrire le performance di un Atom entry level con consumi 10 volte più bassi. estratto da dday.it La lavatrice intelligente Un concentrato di tecnologia mai visto prima. Classe energetica A+++ -40% Con un consumo energetico annuo di 118 kWh, Intelius è la lavatrice con la maggiore efficienza energetica sul mercato (giugno 2012 – GfK). Haier Smart Technologies Smart Drive Motor® Motore Inverter innestato al cestello della lavatrice per un’ incredibile riduzione delle vibrazioni e della rumorosità. Smart Dosing Grazie al serbatoio per detersivo e ammorbidente, Intelius ne dosa automaticamente la giusta quantità e il risparmio è assicurato! Smart Detecting® Un sistema intelligente di rilevamento della durezza dell’acqua si associa a Smart Dosing per avere un perfetto ciclo di lavaggio. Smart Dual Spray® Due spray intelligenti lavano fibre e pelucchi lasciati sulla guarnizione dopo ogni ciclo di lavaggio. Scopri la nuova INTELIUS. www.haier.it estratto da dday.it In Giappone Pioneer ha presentato un masterizzatore Blu-ray Disc che si collega in Wi-Fi 802.11n, è compatibile con sistemi Windows e Mac di Roberto Pezzali Si chiama BDR-WFS05J ed è il primo masterizzatore Blu-ray Disc che si collega al PC in WiFi. Per ottenere una velocità di trasferimento dati adeguata, il drive supporta lo standard 802.11n, con una modalità, definita “Access Point Mode”, che dovrebbe garantire un bit rate di 70 Mbit/s per la riproduzione di video in streaming. Si riferisce con ogni probabilità al collegamento diretto al PC, utilizzando il masterizzatore come access point. Il masterizzatore è in grado anche di masterizzare via Wi-Fi anche se in questo caso la velocità di trasferimento dati è sicuramente più critica: la stessa modalità dovrebbe però garantire quanto meno una velocità di scrittura a 2x. Il BDR-WFS05J è compatibile con PC Windows e Mac ed è anche dotato di connettività USB 3.0, per il collegamento diretto al computer. Il prezzo in Yen è equivalente a circa 190 euro. Verrà al momento distribuito solo in Giappone. torna al sommario PC & multimedia All’IDF, Intel e Google annunciano l’arrivo dei nuovi Chromebook Asus e Toshiba sposano Chrome OS Con l’arrivo dei prodotti Asus e Toshiba, i partner di Chrome OS diventano 6 S di Paolo CENTOFANTI i allarga il supporto a Chrome OS e alla famiglia di portatili basati su di esso, i Chromebook. Intel e Google hanno infatti annunciato, durante l’Intel Developer Forum, l’arrivo di nuovi modelli, alcuni da marchi della prima ora, altri da nuovi supporter: Asus e Toshiba. Al momento non sono stati rilasciati molti dettagli. Saranno modelli basati sui nuovi processori con architettura Haswell che, come sugli ultrabook, promettono un raddoppio dell’autonomia a parità di prestazioni della generazione precedente, se non superiori. E la destinazione d’uso dei Chromebook non è troppo diversa da quella dei netbook: portatili leggeri, facili da usare e ideali per utilizzare servizi web. HP in particolare lancerà il Chrombook con display da 14 pollici, Toshiba un modello ultra leggero, mentre Asus produrrà una Chromebox, l’equivalente di un PC desktop in formato ultra ridotto. Secondo le ricerche di NPD il mercato dei Chromebook vale fino al 25% della fascia dei portatili sotto i 300 dollari e con l’arrivo di Asus e Toshiba, Google ha ormai dalla sua tutti e 6 i principali produttori di PC (gli altri sono Acer, HP, Lenovo e Samsung). PC & multimedia È più piccolo di un controller giochi ma permette di giocare a 1080p Gigabyte Brix II, il PC lillipuziano Il nuovo barebone di Gigabyte ha CPU Intel Haswell e grafica Iris Pro di Vittorio Romano BARASSI N ei prossimi mesi PlayStation 4 e Xbox One daranno certamente la scossa a un mercato di videogiochi sempre molto “vivo” ma, se non siete amanti delle console e vi piace giocare direttamente da PC, Gigabyte ha pensato ad una soluzione che potrebbe fare al caso vostro: Brix II. Come si può facilmente intuire dall’immagine, si tratta di un mini PC cubico (precisamente di un barebone, poichè manca di RAM, hard disk e sistema operativo) da poco più di 11 centimetri per lato che, secondo l’azienda asiatica, è in grado di eseguire tranquillamente a 1080p giochi come Dirt II o Crysis 3. Il merito è tutto del processore Intel Haswell nascosto dal piccolo case metallico, ovviamente abbinato al meglio che Intel può oggi offrire sotto il punto di vista prettamente grafico, ossia una soluzione Iris Pro (che Gigabyte mette sullo stesso piano della “discreta” Nvidia GeForce GT 650M). Il tutto funziona grazie ad un alimentatore da 65 W. Brix II, che vanta anche uscita HDMI, Mini DisplayPort, quattro porte USB 3.0, una Gigabit Ethernet, Wi-Fi inte- grato e un jack da 3.5mm sul frontale, dovrebbe arrivare sui mercati entro ottobre ad un prezzo compreso tra i 499 e i 599 dollari, cifra a cui bisognerà aggiungere l’esborso per RAM, HDD/SSD e sistema operativo Windows (qualora si voglia installarlo). Pioneer lancia il drive Blu-ray wireless n.75 / 24 settembre 2013 n.75 / 24 settembre 2013 PC & multimedia Microsoft ha finalmente annunciato i prezzi ufficiali di Windows 8.1 Windows 8.1, costa come Windows 8 La versione normale sarà in vendita a 119 dollari, la Pro costa 199 dollari di Emanuele VILLA D ella nuova release di Windows si sa tutto, si conoscono le nuove feature e la data di arrivo sul mercato: 18 ottobre. Mancavano solo i prezzi, che Microsoft ha annunciato in un post sul blog ufficiale: nonostante si riferiscano al solo mercato USA, è possibile stimare l’equivalente europeo considerando quanto Microsoft fece un anno fa con Windows 8. Confermato (ma non c’erano dubbi, a questo punto) l’upgrade gratuito per i possessori di Windows 8 tramite download internet, e confermati i medesimi prezzi di Windows 8 per la versione Full di Windows 8.1: 119,99 dollari per la versione standard (119 euro) e 199 dollari (199 euro) per quella Pro. Microsoft offre poi un particolare Windows 8.1 Pro Pack a 99$: in pratica, chi acquista un PC con installato Windows 8.1, può fare l’upgrade a Pro con 99 dollari e riceverà anche Media Center compreso nel prezzo. Chi ha già Windows 8.1 Pro e vuole solo aggiungere il Media Center deve spendere 9,99 dollari. L’upgrade a Windows 8.1 è possibile anche da Windows 7 senza alcuna perdita di file (ma è richiesta la re-installazione di tut- L’M70 è un PC desktop “tradizionale”, ma con tecnologia NFC per la condivisione dei contenuti con dispositivi mobile e ricarica a induzione di Emanuele VILLA te le applicazioni), mentre per gli utenti XP/Vista è necessaria una installazione da zero, con backup esterno dei file importanti. PC & multimedia Disponibile Nero 14, la versione “basè” è proposta al prezzo di 79,99 euro Nero 14: integrazione… e Ultra HD La suite rende semplice la gestione, l’editing e la condivisione multimediale di Emanuele VILLA a quando Nero era semplicemente un software di masterizzazione CD e DVD, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Sì, perché la nuova suite Nero 14, già disponibile, è un pacchetto multimediale che consta di svariate applicazioni che vuole essere considerato un’entità unica. L’idea di Nero è fornire una suite completa per chi scatta foto, registra video e audio e vuole organizzare, gestire, modificare e condividere i D torna al sommario contenuti in modo rapido. Con Nero 14 è possibile collegare la fotocamera al PC e, con due click, fare uno streaming degli scatti sul tablet o il TV presente nella medesima rete, senza che ci sia neppure la necessità di scaricare le foto. Nero 14 ha un programma di avvio unificato da cui accedere alle singole applicazioni suddivise per attività e per tipo di asset (audio, video, foto…). Il PC è sempre importante, ma ovviamente la nuova versione di Nero mette in primo piano la gestione e la condivisione dei contenuti per strumenti mobile, smartphone e tablet. Davvero carina la possibilità di prendere un file video su DVD/ Blu-ray e “trascinarlo” nel dispositivo mobile senza dover fare nulla di più; il software, sulla base del dispositivo connesso (se supportato) effettua la trascodifica, lo scaling alla esatta risoluzione del display e la copia del video. L’editing video, poi, è semplificato e permette di aggiungere effetti e transizioni “al volo”, oltre alla possibilità di realizzare slideshow con audio Da Asus il primo PC desktop NFC sincronizzato ed effettuare il push del video dal PC al dispositivo connesso via DLNA (tipicamente un tablet, ma anche un TV con la funzione Play to TV). Inoltre, la versione Platinum di Nero 14 supporta l’editing di presentazioni e video in 4K, per quanto non supporti ancora il codec HEVC (sarà presumibilmente supportato in una versione successiva). Per quanto riguarda le caratteristiche principali del software, troviamo il programma di avvio unificato, le schermate iniziali dei vari programmi con grafica identica e possibilità di trascinare i file audio/video/foto per iniziare un progetto, ripping e conversione semplificata e il già citato Nero Disc to Device, mentre la versione Platinum vi aggiunge il supporto Ultra HD, Blu-ray e Blu-ray 3D, la possibilità di creare modelli di effetti riutilizzabili nei progetti video, 28 ulteriori effetti di movimento personalizzabili e altro ancora. Nero 2014 viene proposto a 79,99 euro e Nero 2014 Platinum a 99,99 euro. Da Asus arriva M70, un computer desktop di fascia alta con connettività NFC. Anzi, a dire il vero ,il primo desktop standard con NFC. L’idea è interessante, poiché con NFC gli utenti di terminali Android possono effettuare il pairing wireless istantaneo e trasferire al PC le proprie foto e i propri video. Ovviamente senza fili e il tutto assistito da software ad hoc preinstallati (come NFC Express).Tra l’altro, M70 dispone di un alloggiamento Qi Wireless Charger per la ricarica a induzione anche a PC spento, e questa potrebbe essere la novità più significativa e utile, a patto che il telefono la supporti. A livello, invece, di specifiche tecniche del PC non sono stati offerti particolari dettagli: processore Haswell (i3/i5/i7 a seconda della configurazione), grafica discreta NVIDIA (fino a GTX650), audio Asus SonicMaster e drive USM (Universal Storage Module) per l’archiviazione dei dati. Nessuna notizia ufficiale per quanto riguarda la disponibilità di M70, che presumibilmente vedrà la luce in USA prima di arrivare in Europa. estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 digital imaging Non è altro che una Lumix DMC-LF1 travestita da Leica, ma a 600 € Leica C: Leica fuori Lumix LF1 dentro Sensore MOS 1/1,7”, EVF, zoom 28-200mm f/2.0-5.9. Arriverà a settembre di Vittorio Romano barassi F orte di un “nome” importante, Leica negli ultimi tempi si è lasciata scappare qualche prodotto non proprio all’altezza delle aspettative e anche la nuova Leica C, compatta premium dallo stile “vintage”, pare essere un dispositivo non proprio in linea con le attese. La fotocamera è contraddistinta da un sensore MOS da 12 Megapixel in formato 1/1,7” posto alle spalle di un obiettivo zoom da 28-200mm (equivalente su 35mm) dotato di una luminosità assolutamente non memorabile: f/2.0-5.9. Il display è da 3 pollici e 920.000 punti, mentre non manca un mirino elettronico capace di 200.000 pixel. Leica C scatta anche in RAW, ha Wi-Fi e NFC integrati e permette la facile regolazione dei parametri quali apertura, velocità di scatto e zoom attraverso il pratico anello posto intorno all’obiettivo. Dal punto di vista tecnico, la compatta in oggetto è essenzialmente una Panasonic Lumix DMC-LF1 “tra- Piccola, leggera e si controlla con lo smartphone: ideale per “cogliere l’attimo”. Il crowdfunding, sospeso su Kickstarter, continua su IndieGogo di Emanuele villa vestita” da Leica. L’azienda ha previsto numerosi accessori “premium” (tra tappi e custodie ce n’è per tutti i gusti) al fine di personalizzare il più possibile tale dispositivo, ma difficilmente tutto questo riuscirà a giustificare il prezzo di acquisto al lancio (che avverrà entro la fine di settembre) di circa 600 euro. digital imaging Nikon presenta AW1, versione waterproof e rugged della mirrorless J1 Nikon AW1 è la prima mirrorless waterproof Resiste agli urti da altezze fino a 2 m, al gelo (fino a -10°C) e alla polvere N di Emanuele villa ikon AW1 è la prima mirrorless che non teme le intemperie e capace di scattare sott’acqua, pensata per chi cerca una qualità di scatto di alto profilo, ma non vuole scendere a patti con la solidità dello strumento, che lo deve accompagnare nelle trasferte più avventurose. AW1 è derivata direttamente dalla Nikon J1, cui viene offerto un rinforzo ulteriore e tale da permetterle di scendere fino a 15 metri sott’acqua e resistere a urti e cadute accidentali. Secondo il comunicato Nikon, AW1 resiste agli urti da altezze fino a 2 m, al gelo (fino a -10°C) e alla polvere. Considerando la destinazione del prodotto, Nikon ha inserito un GPS per il geotagging immediato delle immagini, un altimetro, la bussola digitale e l’indicatore dell’orizzonte, particolarmente importante nella torna al sommario fotografia subacquea. Abbiamo anche il Wi-Fi, ma resta il sensore in formato CX, anche se questa volta ha 14 Megapixel contro i 10 del modello standard; la macchina supporta un range ISO da 100 a 6400 e riprende video a 1080p, con tanto si modalità slow motion da 400 fps. Insieme a AW1, Nikon ha anche pre- ParaShoot la videocamera tascabile di 007 sentato due lenti waterproof, versioni “rivedute” delle analoghe ottiche standard per Nikon 1: uno zoom 11-27,5mm f/3.5-5.6 e un’ottica fissa grandangolare 10mm f/2.8. La disponibilità di AW1 è prevista per ottobre in USA (attendiamo notizie per l’Italia) a 799 dollari con l’ottica zoom e 999 dollari con entrambe. estratto da dday.it Grazie a Sony, il mondo ha appena conosciuto le companion camera, ovvero foto/videocamere compatte senza display che si controllano tramite smartphone. Sulla medesima lunghezza d’onda, ma è un progetto basato sul crowdfunding (quindi non di una multinazionale), si pone il ParaShoot, che sta facendo parlare di sé non tanto per il prodotto in sé, quanto per l’improvvisa sospensione del progetto da parte di kickstarter, con contestuale passaggio a IndieGoGo. ParaShoot è una fotocamera piccola, leggera, con cover coloratissime che da un lato la rendono più attraente, dall’altro ne occultano la reale natura, può essere montata in auto, a taschino, sulla cintura, addirittura usata come un magnete. Si controlla a distanza con lo smartphone (iOS, Android e anche Windows Phone 8) via WiFi direct, si registra e poi si condivide il filmato sui social. A livello tecnico, il limite è la ripresa a 720p, perché per il resto c’è tutto: microfono, stabilizzatore, ripresa grandangolare a 100°, batteria a lunga durata, memoria su microSD, micro-USB per il collegamento al PC, e Wi-Fi b/g/n. estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 tEST Sony ha lanciato le fotocamere aggiuntive per smartphone, QX10 e QX100. Abbiamo provato il modello più piccolo Sony DSC-QX10: tanta potenza sfruttata male L’idea è originale e pratica, ma può davvero sostituire una compatta come qualità e praticità? di Roberto Pezzali C ompanion Camera, obiettivo per smartphone, sensore aggiuntivo: sono tanti i nomi che sono stati dati ai nuovi QX10 e QX100 di Sony, le due fotocamere nate per essere agganciate e gestite dagli smartphone. Un’idea originale: realizzare uno smartphone con zoom ottico stabilizzato è impossibile senza stravolgere le dimensioni, ed ecco quindi che l’intero gruppo ottico, sensore incluso, diventa un accessorio. QX10 e QX100 sono due accessori molto costosi che dovrebbero trasformare ogni smartphone in una compatta di discreta qualità. Tra il dire e il fare poi c’è (sempre) di mezzo il mare, e dopo circa una settimana di prove con la più piccola delle due fotocamere, possiamo trarre qualche conclusione. Una microcamera senza display La DSC-QX10 (199 euro) è un piccolo blocchetto che include una batteria al litio, un sensore da 1/2.3” (le stesse dimensioni di quello dell’Xperia Z1) da 18 Mpixel e un obiettivo Sony Lens G 10x di zoom stabilizzato F3.3-5.9, equivalente ad un 25250 mm. Ma c’è di più: DSC-QX10 è a tutti gli effetti una fotocamera senza monitor, ha un tasto di accensione, uno slot microSD per la card, un tasto di scatto e la leva per lo zoom, può essere accesa e si scatta anche senza smartphone, ovviamente alla cieca. Per il collegamento allo smartphone si usa il Wi-Fi: l’obiettivo, chiamiamolo così, crea una rete Wi-Fi al quale lo smartphone si collega. Nel caso di smartphone Android con NFC, grazie alla presenza di un Tag, la configurazione è immediata, mentre con l’iPhone si deve connettere lo smartphone a mano. Questa è la prima cosa da considerare: gli smartphone hanno avuto grosso successo come fotocamere proprio perché sono sempre “pronti allo scatto”, e la QX10 rappresenta un passo indietro da questo punto di vista. L’in- stallazione sullo smartphone, l’accoppiamento e la preparazione richiedono almeno 60 secondi (in media), davvero troppo per chi vuole fare una foto “al volo”. Non è pensabile neppure l’opzione “obiettivo sempre attaccato”, perché non è affatto piccolo e nemmeno così stabile. Considerando prezzo e dimensioni, la DSC-QX10 rappresenta un’alternativa alla classica fotocamera e così deve essere vista: al posto di portarsi appresso una fotocamera si aggancia lo smartphone e si usa la QX, ma anche qui la soluzione ha qualche limite. Alla QX10 infatti può essere legato un laccio da polso, ma nessuna persona (sana di mente) potrebbe mai passeggiare con QX10 e smartphone agganciato. Inoltre gli smartphone sono “vampiri” con le batterie e usarlo come fotocamera non aumenta di certo l’autonomia. La QX10 poi non è piccolissima: che vantaggi offre rispetto ad una fotocamera ultracompatta? Il software è scarno e limitato I limiti più grandi arrivano però dal software Play Memories che si usa per gestire la fotocamera: un controller remoto che mostra in diretta quello che la fotocamera inquadra e permette di regolare parametri di scatto, funzioni di base e zoom. Sony purtroppo si è impegnata poco con l’applicazione, ma fortunatamente, come ogni pezzo di software, anche questo è aggiornabile. Chi acquista una QX10 o una QX100 si trova tra le mani una fotocamera con molte possibilità, La QX10 include una batteria al litio, un sensore da 1/2.3” e un obiettivo Sony Lens G 10x di zoom stabilizzato F3.3-5.9 Per il collegamento allo smartphone si usa il Wi-Fi torna al sommario L’accoppiamento allo smartphone non è immediato segue a pagina 31 estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 digital imaging Soluzione “low cost”, con la stessa qualità costruttiva della serie X, ma componenti meno costosi È arrivata X-A1, la mirrorless “economica” di Fujifilm La presenza di un sensore APS-C classico al posto dell’X-Trans ha fatto scendere il prezzo a 549 euro P di Roberto pezzali oco dopo aver lanciato la X-M1, Fujifilm arriva con un modello ancora più economico, che si posiziona a 549 euro in kit, ma resta dotato di feature come Wi-Fi e flash popup. La X-A1 condivide molti aspetti costruttivi con la X-M1: il design è il classico “vintage look” della serie X ma anche questa volta per contenere i costi il corpo è il polimeri plastici. I tasti e le ghiere per le regolazioni sono stati spostati interamente sul retro, esattamente come una compatta, retro che ospita anche uno schermo LCD orientabile da 3” e 920.000 punti di definizione. La differenza più grande tra la X-M1 e la XA1 è il sensore: nella prima Fuji usava lo stesso X-Trans CMOS II privo di filtro passa basso e con il particolare pattern di pixel, nella nuova X-A1 usa sempre un sensore in formato APS-C ma con il classico filtro bayer. Il sensore resta da 16 Megapixel, è probabilmente di produzione Sony e si spinge fino a 6400 ISO nativi, 25600 in espansione. Il processore resta il classico Hi-speed EXR Processor II, che garantisce video Full HD a 30 fps, 49 punti AF (a contrasto), una raffica di 5.6 fps e una serie di elaborazioni e filtri. X-M1 sarà disponibile in tre colori: nera, con finitura similpelle rossa e blu, ma in Italia arriverà solo in versione Black. Il prezzo italiano è di 549 euro. tEST segue Da pagina 30 castrata però da un software che dispone solo di due modalità automatiche e del programma P, quest’ultimo con la sola possibilità di compensazione dell’esposizione. Nel menù impostazioni troviamo anche il bilanciamento del bianco, l’autoscatto e una funzione che permette di scegliere la foto da “scaricare” sul dispositivo tra originale e bassa definizione. Le foto fatte con la QX10 infatti vengono salvate sulla memoria microSD integrata, e al termine dello scatto l’applicazione copia nel rullino dello smartphone la versione desiderata. Di default viene copiata la versione a bassa: la copia di quella da 18 Megapixel infatti porta via circa 15 secondi. L’ancora di salvezza di Sony si chiama API: Sony ha infatti rilasciato le librerie di sviluppo per le QX e altri prodotti, librerie che permetteranno agli sviluppatori di sfruttare al massimo questi prodotti realizzando applicazioni degne, e speriamo vivamente che qualcuno si metta d’impegno perché l’attuale Play Memories non è certo all’altezza. Nessuno pretende da una fotocamera simile il RAW, ma almeno funzioni come il TimeLapse, la regolazione degli ISO, le scene, l’HDR, gli effetti e lo scatto semi manuale sarebbero state d’obbligo per dare qualcosa in più rispetto a quanto offerto dagli smartphone. Play Memories non solo non ha quasi nessuna regolazione, ma come interfaccia per fotocamere è una delle peggiori mai viste. Peccato, anche perché sotto il profilo fotografico la QX10 si comporta bene se c’è luce. Vediamo a questo link una foto fatta di giorno: se torna al sommario Sony DSC-QX10 ingrandita al 100% si vede la tipica compressione del processore Bionz ma stampata o ridotta, la foto mostra una buona nitidezza. La situazione è invece abbastanza critica con poca luce: l’assenza di un flash, utile in alcuni casi, e di un assistente AF per la messa a fuoco con illuminatore infrarosso rendono le foto al buio un terno al lotto. Inoltre la lente mostra parecchio flare in situazioni di forte contrasto luminoso, e la messa a fuoco a ricerca di contrasto non sempre eccelle. Abbiamo provato a fotografare la luna sfruttando lo zoom e un semaforo: in entrambi i casi il risultato non è quello che ci si aspettava, come si può vedere qui. Prezzo sbagliato, software immaturo: la compatta conviene Cyber-Shot DSC-QX10 è una fotocamera particolare, ma pur sempre una fotocamera da 199 euro: ecco perché ci viene naturale paragonarla ad un’altra fotocamera che Sony ha in gamma, la WX200. Basta un rapido confronto per accorgersi che la WX200, con il sensore Exmor R da 18 Megapixel, l’ottica stabilizzata 10x e il Wi-Fi, è di fatto una versione completa della QX10. La WX200 è però una fotocamera vera, ha moltissime funzioni operative, un monitor, un flash (che la QX10 non ha) e pure la compatibilità con lo stesso Play Memories della QX10 per gestire scatti in remoto tramite Wi-Fi. Il prezzo è simile: 249 euro di listino, ma essendo un prodotto già sul mercato, si trova a molto meno. La WX200 è forse un po’ più grande della QX10, ma ci fa capire come quest’ultima sia totalmente Play Memories è il software che si usa per gestire la fotocamera e consente di regolare parametri di scatto, funzioni di base e zoom. Ma è la parte più deludente: dispone solo di due modalità automatiche e del programma P. fuori mercato: per essere d’appeal, oltre a necessitare di una app ben fatta, avrebbe dovuto costare molto meno. Per fortuna in entrambi i casi si può rimediare: Sony può sia abbassare il prezzo, sia introdurre una applicazione decente. Per adesso il voto non può essere sufficiente, ma ci riserviamo di riprovarla quando il software sarà più maturo. estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 tEST HTC One mini porta sulla fascia media i punti di forza dell’HTC One, ma costa meno. Ecco la nostra prova HTC One mini in prova: non cambia la sostanza Ha lo stesso design dell’HTC One, stessa interfaccia, LTE e fotocamera UltraPixel. Ma è più piccolo di Paolo centofanti L ’HTC One è forse il migliore smartphone Android che abbiamo provato quest’anno e ha fatto bene HTC a seguire la stessa filosofia nel realizzare un terminale di fascia media. Perché questo è essenzialmente l’HTC One mini, una versione con specifiche e dimensioni leggermente ridotte rispetto al top di gamma, senza compromessi sulla qualità della costruzione e la versatilità in termini di funzionalità. Scopriamolo insieme. Bello da vedere e toccare Specifiche ridimensionate ma neanche troppo HTC, per contenere il prezzo, non ha solo ridotto le dimensioni ma è dovuta naturalmente inter- torna al sommario A prima vista l’HTC One mini non è che una versione più piccola dell’HTC One. Definire “mini” uno smartphone con un display da 4.3 pollici, seppure in formato 16:9, in realtà può essere fuorviante, ma il nuovo HTC è snello e sembra più piccolo di quello che realmente è. Le linee guida del design sono quelle del fratello maggiore, ma esteticamente l’HTC One mini non è semplicemente una versione in scala ridotta del One: il telefono sembra infatti più stretto per via dello spazio necessario sopra e sotto la cornice per gli altoparlanti stereo, mentre la superficie frontale non finisce direttamente sullo spigolo vivo, ma intorno corre un bordino in policarbonato levigato. L’HTC One mini risulta un filo meno elegante rispetto al modello superiore, e soprattutto meno bilanciato a livello di proporzioni, ma nel complesso non si può che ammirare la qualità della costruzione. Il retro è del tutto analogo a quello dell’HTC One, con le placche in alluminio e gli inserti in policarbonato bianco. Molto bello e piacevole al tatto. HTC One Mini Quality 8 Longevity 8 Design Simplicity D-Factor Value 9 7 8 8 venire anche sulle specifiche tecniche da top di gamma dell’One. Il One mini mantiene però caratteristiche che fino a poco tempo fa erano da primo della classe, a cominciare dal bel display da 4.3 pollici con risoluzione di 1280x720 pixel. Non saranno i 1920x1080 pixel dell’HTC One ma con una densità di circa 340 ppi abbiamo davvero poco di cui lamentarci, anzi. Come “motore” dell’HTC One mini, HTC si è rivolta ancora a Qualcomm optando per il nuovo Snapdragon 400 da 1.4 GHz. Si passa da un quad core a un dual core e la memoria scende a 1 GB, ma rimangono caratteristiche di tutto rispetto, considerando anche che i pixel sullo schermo da muovere sono quasi la metà del modello superiore e che il SoC è comunque il top di gamma dual core di Qualcomm. Il taglio più corposo lo ha subito in realtà la batteria, che qui si ferma a una capacità di soli 1800 mAh. Considerando le comunque non trascurabili dimensioni del display e il fatto che l’HTC One mini è uno smartphone LTE (con supporto per tutte le bande italiane), è naturale avere qualche perplessità sull’effettiva autonomia del dispositivo. Rispetto all’HTC One mancano anche l’NFC, il supporto per le reti wireless 802.11ac e lo stabilizzatore ottico per la fotocamera, che però utilizza lo stesso sensore UltraPixel del modello superiore. Ci sono poi il Bluetooth 4.0, giroscopio e bussola, GPS GLONASS e i due altoparlanti BoomSound per l’ascolto stereo in modalità landscape. Non c’è lo slot di espansione per schede micro SD, con una memoria integrata da 16 GB. Torna la fotocamera UltraPixel Come l’HTC One, anche il mini è dotato di una fotocamera completamente diversa dal solito. Mentre usualmente gli altri produttori decidono segue a pagina 33 estratto da dday.it tEST HTC One mini segue Da pagina 32 n.75 / 24 settembre 2013 versioni precedenti e a noi è piaciuta abbastanza, anche se da Jelly Bean in poi il tema originale di Android a nostro avviso rimane superiore. Impressioni d’uso di aumentare il numero di pixel, HTC ha deciso di aumentare la dimensione dei pixel (2 µm), optando per un sensore da 4 Megapixel ma con una superficie più ampia per raccogliere più luce e produrre così immagini di migliore qualità specie in condizioni di bassa luminosità. Il sensore è accoppiato a un obiettivo con un’apertura di F2.0 e un grandangolo equivalente di 28 mm. Rispetto alla fotocamera dell’HTC One viene a mancare come abbiamo visto, lo stabilizzatore ottico di immagine, ma HTC ha mantenuto quasi tutte le funzionalità dell’applicazione fotocamera, come i filtri in tempo reale, l’HDR per il video, la modalità mini-filmato Zoe e la ripresa video in 1080p. La fotocamera frontale ha una risoluzione di 1.6 Megapixel con registrazione di video in 720p. Nonostante il processore sensibilmente ridimensionato rispetto al modello superiore, l’HTC One mini appare sin da subito piuttosto scattante Inoltre la fotocamera tende a impostare spesso un’esposizione non corretta. Più convincenti la resa cromatica, specie sui toni della pelle, e l’effetto del flash LED integrato. Anche la registrazione di video non è esaltante a livello di dettaglio, sia che la si imposti a 720p che a 1080p. Ultima nota sulla batteria: anche utilizzando la modalità di risparmio energetico l’HTC One mini L’interfaccia è la stessa del fratello maggiore Sul versante software anche l’HTC One mini arriva nei negozi con Android Jelly Bean con customizzazione dell’interfaccia HTC Sense 5. Come abbiamo visto con l’HTC One, si tratta di una totale riscrittura di HTC Sense con un nuovo e più moderno tema grafico e soprattutto alcune nuove funzionalità tra cui spicca naturalmente la nuova home screen che stravolge un po’ i classici canoni di Android, sostiuendo la home principale con BlinkFeed, una sorta di aggregatore di feed ispirato a Flipboard che permette di avere sempre al centro una panoramica di notizie e post dei social network che seguiamo. Il design di HTC Sense è piuttosto coerente in ogni sezione, modifica notevolmente il cassetto delle applicazioni e il suo funzionamento, il centro notifiche, la gestione degli sfondi (che non scorrono più da una home screen all’altra), e prevede una suite completa di applicazioni in tema, dal calendario al lettore multimediale. È meglio concepita rispetto alle torna al sommario Qui sopra gli scatti che abbiamo realizzato con l’HTC One mini. Cliccare sulle immagini per ingrandirle e veloce. L’interfaccia è fluida nelle animazioni e l’apertura delle applicazioni principali o il passaggio da una sezione all’altra dei menù abbastanza rapida da rendere l’utilizzo del telefono piacevole e naturale. Anche nei giochi con grafica abbastanza impegnativa la resa dell’HTC One mini ci è sembrata più che in linea con le aspettative di oggi. Il display è davvero ottimo sia per resa cromatica, con colori brillanti ma mai eccessivamente saturi, sia naturalmente per dettaglio che fa sembrare gli elementi grafici quasi stampati sullo schermo. Buono l’angolo di visione e anche la luminosità dello schermo che rimane sufficientemente leggibili anche alla luce del sole.Come sull’HTC One si può apprezzare poi la marcia in più data nella riproduzione di video, o anche più banalmente di musica, dai due diffusori stereo che, certamente non possono competere con un vero altoparlante esterno, però offrono un’esperienza di ascolto migliore del solito. Sul versante degli aspetti meno convincenti, purtroppo dobbiamo annoverare come nell’HTC One, la non eccelsa qualità della fotocamera che, nonostante le buone intenzioni, all’atto pratico non convince del tutto. Certo è possibile ottenere scatti luminosi anche in condizioni generalmente proibitive per gli altri smartphone in commercio, ma le fotografie mostrano notevoli limiti sul fronte del dettaglio e quando la luce è poca il rumore lo intacca ancora di più. Gli scatti che abbiamo selezionato bene evidenziano queste criticità. non eccelle in termini di autonomia. Si arriva a fine giornata con un uso “normale”, ma metteteci qualche chiamata in più, LTE e qualche partitina a un gioco più complesso del solito e vi ritroverete un po’ al pelo. Conclusioni: bello, ben costruito e veloce in ogni occasione Come il modello superiore, l’HTC One mini è uno degli smartphone Android più eleganti e ben costruiti sul mercato. La sagoma è forse un po’ meno bilanciata rispetto all’eccellente estetica dell’HTC One, ma in questa fascia è uno dei modelli più belli. Al bello schermo e a una buona reattività generale del sistema operativo, il mini contrappone una fotocamera a nostro avviso ancora da ottimizzare e migliorabile. Per il resto l’HTC One mini è una delle migliori alternative per chi cerca uno smartphone con display non troppo grande ma di buona qualità. HTC One mini La nostra recensione PREPARATI A QUALCOSA DI STRAORDINARIO Tieniti pronto! Gestire contemporaneamente più applicazioni in un’unica schermata sarà possibile grazie alla nuova funzione QSlide. Potrai prendere appunti e tenerli sempre in vista con QuickMemo 2.0. Rimarrai colpito da immagini così brillanti e definite tutte da toccare. LG Optimus G: l’unico modo per scoprirlo veramente sarà provarlo. Live without boundaries. www.lgoptimus.it estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 tEST Dopo l’anticipazione in occasione dell’IFA abbiamo testato in maniera approfondita il nuovo flagship di Sony Xperia Z1 in prova, nuovo passo verso l’eccellenza Lo smartphone è ben fatto, resistente e veloce. Buona, ma non eccellente, la fotocamera 20,7 MP di Vittorio ROMANO BARASSI A Xperia Z1 Quality Come il predecessore, Xperia Z1 è resistente a polvere e acqua (in questo caso si parla di certificazione IP55/IP58), obiettivo raggiunto attraverso l’utilizzo di materiali di alta qualità e tecniche di assemblaggio all’avanguardia. Lo smartphone è costruito attorno a un unico telaio di alluminio (forgiato in “monoblocco”, senza alcuna saldatura) e sia la porzione anteriore che quella posteriore sono realizzate in vetro temperato ad alta resistenza (attenzione, Z1 si sporca davvero facilmente). Presenti i classici sportellini per microUSB e microSD sul lato sinistro, con quello dedicato alla microSIM (l’inserimento è agevolato da un pratico carrellino estraibile) sul lato destro; restano da annoverare il già citato tasto di sblocco, il bilanciere del volume e il tanto richiesto pulsante di accensione/scatto 9 Resiste a tutto, è grosso e pesante ma non è “cheap” torna al sommario nticipato a più riprese molto tempo prima della sua presentazione ufficiale (avvenuta nel corso dell’IFA), Sony Xperia Z1 - nome in codice “Honami” - è certamente uno degli smartphone più attesi per questo finale di 2013. L’azienda giapponese ha investito molto sul prodotto e, come abbiamo avuto modo di mostrarvi già nella nostra preview, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Che Xperia Z1 sia l’evoluzione di Xperia Z lo si evince guardando le fattezze del device: le linee del nuovo smartphone top della gamma Sony richiamano quelle già viste sul modello precedente, soprattutto se si considerano proporzioni (anche se è discutibile la scelta di lasciare una cornice abbastanza spessa sopra e sotto il display) e tratti distintivi come il caratteristico pulsante di accensione/blocco/sblocco “satinato” posto sul lato destro. Longevity 8 Design Simplicity D-Factor Value 7 8 9 8 della fotocamera (ottimo il feeling) presenti sul lato destro, con il solo connettore dedicato agli accessori installato sul lato opposto. Le uniche “feritoie” ricavate nella scocca sono quella del jack da 3.5mm, posizionato sul lato superiore del dispositivo, la capsula auricolare, molto bella e con LED di notifica integrato, quella dello speaker posta sul lato inferiore dello smartphone e, l’ultima, che abbraccia l’angolo in basso a destra, utilizzabile per l’inserimento di laccetti. Xperia Z1 pesa ed è più grande del “vecchio” Z: sulla bilancia ferma la lancetta a 170 grammi (contro i 146 grammi dello Z) mentre le dimensioni sono di 144,4 x 73,9 x 8,5 mm, valori superiori ai 139 x 71 x 7,9 mm di Xperia Z. Che sia grande non c’è alcun dubbio ma per quanto concerne il peso non abbiamo mai riscontrato troppi problemi: lo smartphone suggerisce una sensazione di solidità, certamente uno dei fattori che ci è piaciuto di più di questo dispositivo. La qualità si tocca con mano e, se paragonato ad alcuni diretti concorrenti, Xperia Z1 non dà mai l’impressione di essere un prodotto realizzato con economia. Il display ha la tecnologia dei TV Nascosto sotto un sottile (forse anche troppo, ma ne giova il design) strato di vetro temperato troviamo un bel display da 5 pollici di diagonale dotato di risoluzione 1920x1080 pixel. Il pannello è un LCD classico a LED, ma Sony tramite software emula la risposta cromatica della tecnologia Triluminos e la resa del processore d’immagine X-Reality (lo stesso dei TV, ma nei TV ci sono effettivamente i processori), è di ottima qualità e riesce ad offrire colori, luminosità (ottima anche sotto forte luce del sole) e, soprattutto, angoli di visione nettamente superiori a quelli osservabili su Xperia Z; i margini di miglioramento però ci sono ancora tutti poiché, non appena si esce dal range ideale, luminosità e saturazione dei colori (valori normalmente sempre molto naturali) mutano in maniera significativa. Ai lati del logo Sony posto sopra al display troviamo sensore di prossimità e luminosità (che funziona molto bene) e fotocamera anteriore da 2 Megapixel capace di registrare filmati in risoluzione Full HD. segue a pagina 36 tEST Sony Xperia Z1 segue Da pagina 35 n.75 / 24 settembre 2013 Fotocamera da compatta 20 MP di qualità (di giorno) Che i megapixel non siano tutto è un dato di fatto, ma vederne così tanti (esattamente 20,7) su uno smartphone fa una certa impressione. Sony ha donato al suo Xperia Z1 un modulo composto da un sensore Exmor RS da 1/2,3 pollici, un processore per l’elaborazione delle immagini BIONZ dedicato e un obiettivo con lenti G, focale di 27mm e apertura pari a f/2.0. Il risultato finale, in termini di qualità d’immagine, è notevole: di giorno, alla massima risoluzione, le fotografie risultano sempre dettagliate e nitide (anche se si nota un po’ la compressione JPEG), senza mostrare grosse imperfezioni, se non qualcosa È una scheggia: difficile trovare di meglio Abbandonata l’ormai datata piattaforma Snapdragon S4 (utilizzata in tutte le salse), i produttori hanno deciso di spostarsi sulla nuova serie di processori Qualcomm, soprattutto sul SoC Snapdragon 800, soluzione che su Xperia Z1 sembra dare il meglio di sé. Il lavoro di ottimizzazione effettuato da Sony, al fine di rendere più fluida e piacevole possibile l’esperienza, è stato magistrale, e grazie anche ai 2 GB di RAM (Dual-channel, 800 MHz / LPDDR3) e alla grafica Adreno 330, non ci si ritrova mai a dover fronteggiare scatti o indecisioni, elemento abbastanza insolito se si considera che parliamo di un sistema operativo Jelly Bean 4.2.2 dotato di una UI proprietaria. Mai in passato ci eravamo ritrovati a provare un device Android così “efficace” in tutte le operazioni e le attività (anche le più onerose): davvero una bella sopresa. Sul fronte gaming Xperia Z1 non ha mai palesato alcuna difficoltà; i caricamenti dei giochi in 3D sono sempre molto rapidi e durante le sessioni non ci sono mai rallentamenti. L’unica cosa che potrebbe dar fastidio, come ormai avviene in quasi tutti i dispositivi, è l’eccessivo surriscaldamento della porzione posteriore del device, avvertibile in maniera significativa già dopo qualche minuto di gioco. La stessa cosa avviene quando ci ritroviamo a “maneggiare” app più impegnative oppure dopo più di mezzora di navigazione web; anche guardare qualche filmato su YouTube si traduce in un surriscaldamento del device. Utilizzando AnTuTu Benchmark abbiamo ottenuto oltre 34.000 punti, valore ben superiore ai circa 20.000 punti ottenuti in passato con Xperia Z. Nonostante abbia poco senso concentrarsi sui numeri, non può certamente lasciare indifferenti il netto passo avanti fatto da Sony in meno di un anno, sia sotto il profilo della potenza pura sia sotto quello riguardante l’ottimizzazione di sistema. Anche la navigazione web è velocissima e fluida; non vi è il browser proprietario ma Chrome, anch’esso nella migliore “versione” mai vista su uno smartphone. torna al sommario ai bordi. Col buio le cose si fanno più difficili ma grazie alla presenza di un potente flash LED integrato e, soprattutto, alla possibilità di scattare ad ISO elevati (6400), Xperia Z1 riesce a sfornare fotografie di qualità appagante, sia con il flash attivo che con il flash spento. La messa a fuoco è veloce e precisa, con qualche indecisione solo in occasione delle macro, con il motore un po’ “traballante” nel concentrare la sua attenzione sulla porzione scelta con il Tap sul display. Il bilanciamento del bianco, invece, non è mai un problema. Come potete osservare dagli scatti di prova qui sotto, in condizioni di buona luce Xpe- ria Z1 riesce ad offrire fotografie dettagliate, poco rumorose e dai colori sempre naturali. Ottimi sono i risultati anche in situazioni di illuminazione estrema e in controluce. Di notte o al chiuso si fa più fatica ad ottenere risultati simili ma, a patto di avere la mano ferma, il dispositivo riesce a cavarsela abbastanza bene. In condizioni di poca luce è consigliabile affidarsi alla modalità automatica la quale, pur scattando praticamente a 8 Megapixel, fa sì che le foto risultino di qualità più che sufficiente. Infine, non si può non fare un piccolo accenno al flash LED integrato: è di vitale importanza quando c’è tanto buio ma finisce con l’impastare le fotografie quando c’è poca luce, situazione in cui Xperia Z1 - grazie al sensore e all’ottica luminosa - può tranquillamente scattare senza l’ausilio del flash. Molteplici sono le opzioni che Sony associa all’applicazione fotocamera: si può scattare in modalità automatica (la risoluzione non si può modificare, ma l’app - come anticipato - predilige scattare a 8MP in 16:9 piuttosto che a 20MP in 4:3) o manuale con tutti i parametri liberamente impostabili (se si sceglie la sensibilità ISO non si può attivare lo stabilizzatore); si può, inoltre, scegliere la modalità Scatto Multiplo dal quale estrapolare il frame migliore tra i 61 realizzati in due secondi oppure la Modalità Panorama, perfetta per creare spettacolari fotografie panoramiche. Volendo, inoltre, si può scattare utilizzando uno dei nove effetti pre-impostati oppure si possono creare immagini del tutto singolari sfruttando la Modalità a realtà aumentata, la quale fa apparire sul display curiose animazioni a seconda della scena e del tipo di tema selezionato. segue a pagina 37 Qui sopra, gli scatti che abbiamo realizzato con Xperia Z1. Cliccare sulle immagini per ingrandirle estratto da dday.it tEST Sony Xperia Z1 segue Da pagina 36 Il 4K non c’è ma non se ne sente la mancanza Per quanto riguarda i video, questi sono registrati alla risoluzione di 1080p a 30fps ma, come abbiamo già anticipato nella preview dell’IFA, l’hardware a disposizione permetterebbe la cattura di filmati anche a risoluzioni Ultra HD, funzionalità che Sony Sony Xperia Z1 Video notturno Sony Xperia Z1 Video diurno non ha voluto abilitare. La scelta è ovviamente discutibile, per quanto il 4K in ripresa oggi serva davvero a poco, e non è detto che più avanti Sony non ci ripensi; basterà un semplice aggiornamento software e il 4K arriverà anche su Xperia Z1. A livello di qualità, possiamo certamente affermare che Xperia Z1 si avvicina molto ai livelli del Nokia Lumia 1020 (dotato però di stabilizzatore ottico integrato che fa la differenza); lo stabilizzatore digitale fa davvero un lavoro pregevole e anche il motore di messa a fuoco (continua) se la cava egregiamente, evidenziando qualche incertezza solo nel mettere a fuoco oggetti molto vicini. Di sera, o quando c’è poca luce, valgono le stesse considerazioni già fatte sul fronte fotografico: la qualità non è memorabile e c’è chi fa meglio. Si poteva fare di più anche sul fronte della registrazione audio: ci siamo ritrovati a registrare un video durante un concerto e, una volta riprodotto (sia sulla stesso device, che su computer), ci siamo accorti che l’audio era tutt’altro che perfetto, con alti “gracchianti” e qualità generale solo nella media. Molto singolare, infine, torna al sommario n.75 / 24 settembre 2013 la modalità Social Live: attivandola si potrà eseguire uno streaming video (fino a 10 minuti) sulla propria pagina Facebook. Dotazione completa autonomia non al top Sony Xperia Z1 è uno smartphone che offre quanto di meglio si possa desiderare sul fronte della connettività; il dispositivo supporta reti 4G/LTE, dispone di un modulo Wi-Fi 802.11 a/b/g/n (dual-band)/ ac, di Bluetooth 4.0 con NFC e DLNA. Non mancano, infine, Miracast e MHL. La ricezione non è da record ma Xperia Z1 se la cava più o meno ovunque; eccellente è invece la qualità audio della cuffia auricolare e altrettanto soddisfacente è la resa sonora del microfono integrato in conversazione (ma non nella registrazione). Il volume dell’altoparlante principale è nella media, mentre la qualità del suono prodotto è tutt’altro che straordinaria e il fatto che lo speaker sia posizionato solo su un lato del device dà un po’ fastidio, una soluzione come quella adottata da HTC per One (e One Mini, che abbiamo provato qualche giorno fa) sarebbe stata sicuramente più gradita, ma forse avrebbe “rovinato” il design. Sotto quest’aspetto Sony poteva fare molto meglio. Sotto il profilo della personalizzazione dell’interfaccia Sony non ha fatto granché e la UI è pressoché identica a quella di Xperia Z e le applicazioni preinstallate non sono tantissime (Samsung, per esempio, calca molto di più la mano) e tra queste spiccano certamente Pixlr Express (sviluppata da Autodesk) e Sketch: la prima è un’app dedicata al fotoritocco attraverso la quale ci si può davvero sbizzarrire nella modifica delle foto scattate (e non solo) mentre la seconda è stata pensata per tutti coloro i quali vorranno utilizzare Xperia Z1 come “notepad”. Sul fronte dell’autonomia Xperia Z1 non fa gli straordinari; nonostante la batteria da 3000 mAh (ovviamente non rimovibile), con un uso intenso, connettività 4G, Wi-Fi, GPS (il dispositivo ha anche A-GPS e GLONASS) e Bluetooth sempre attive, il flagship di Sony arriva a stento a sera. Abbassando la luminosità del display, stando attenti ad attivare/disattivare i giusti parametri o attivando l’onnipresente (per i prodotti Xperia) modalità STAMINA si riesce comunque a spuntare qualche ora extra di autonomia. Xperia Z1 alza l’asticella la concorrenza è avvertita Dopo diversi giorni in compagnia di Sony Xperia Z1 possiamo tranquillamente affermare che quello che abbiamo provato è certamente uno dei prodotti più interessanti (se non il più interessante) che il mercato degli smartphone è in grado di offrire al momento. In attesa di iPhone 5S, la cui data di uscita in Italia non è stata ancora comunicata, Xperia Z1 si issa di diritto nell’olimpo degli smartphone; la diretta concorrenza, si pensi a HTC, LG (in attesa di G2) e - soprattutto - Samsung, ne esce con le ossa rotte in quanto a prestazioni pure (lo ripetiamo, Xperia Z1 è lo smartphone Android più veloce e fluido che abbiamo mai provato) e si ritrova a fronteggiare un avversario tutt’altro che inferiore anche in tutti gli altri “campi” della competizione. Qualitativamente il prodotto Sony non ha eguali e forse solo HTC One e iPhone 5 sono in grado di assicurare una sensazione di solidità e una finitura di livello comparabile; le plastiche del Samsung Galaxy S4, sono lontane anni luce. Riproponiamo, per completezza, il video hands on realizzato all’IFA 2013, in occasione della presentazione del prodotto. La fotocamera è di ottima fattura e, in termini generali, solo Nokia Lumia 1020 riesce ad offrire di meglio sotto questo aspetto, ma il sistema operativo Windows Phone 8, il design singolare e qualche specifica non proprio “a livello” dello Z1 porteranno molti amanti delle foto a preferire il prodotto Sony a scapito del più attrezzato - sotto il profilo foto/video - concorrente finlandese. Volendo paragonare Xperia Z1 ad un iPhone 5 (sempre in attesa del 5S), non è un’eresia affermare che il device Sony si comporta meglio dello smartphone Apple sotto il punto di vista prettamente fotografico mentre, per quanto concerne i video, il livello è solo di poco inferiore. Detto questo, siamo certi che ulteriori migliora- Sony Xperia Z1 Prime impressioni menti siano possibili e che i prossimi aggiornamenti software potrebbero davvero regalare un tocco di qualità in più alle foto “notturne” e, perché no, la registrazione video in 4K. Oggi come oggi, volendo scegliere un dispositivo top-di-gamma, non si può non prendere in considerazione Sony Xperia Z1, soprattutto se si predilige guardare all’interno del folto ecosistema Android; le decise scelte stilistiche possono piacere o meno (indubbiamente è grande, abbastanza “squadrato” e si sporca solo a guardarlo), ma quel che è certo è che per 699 euro - versione da 16 GB in uscita a fine settembre - ci si porta a casa un vero “campione”; con buona pace della concorrenza. estratto da dday.it estratto da dday.it n.75 / 24 settembre 2013 tEST Abbiamo testato il nuovo Nokia Lumia 1020; uno smartphone completamente pensato per la fotografia Lumia 1020 in prova: smartphone o fotocamera? La tecnologia PureView di Nokia arriva su Windows Phone con il maxi sensore da 41 Megapixel di Paolo centofanti L Lumia 1020 Il sensore è da record Il cuore del Lumia 1020 è il sensore da 41 Megapixel che ha una superficie da 1/1.5 pollici, più grande, per intenderci, di quello di molte fotocamere compatte. In questo caso, i pixel sono molto di più, ma Nokia li utilizza in modo un po’ diverso. Come sul PureView 808 anche il Lumia 1020 non scatta semplicemente immagini da 41 Megapixel, ma sfrutta l’alta risoluzione del sensore per “distillare” foto da 5 Megapixel di elevata qualità, combinando le informazioni fino a 7 pixel per ciascun pixel finale. Gli scatti originali (34 Megapixel in formato 16:9, 39 Megapixel in 4:3) possono, inoltre, essere utilizzati per una più efficiente elaborazione dell’immagine o per effettuare lo zoom con un crop dell’inquadratura, sfruttando l’elevata risoluzione a disposizione. Per questo motivo Nokia nella campagna di comunicazione ha utilizzato lo slogan di zoom reinventato. Lo stesso “trucco” è utilizzabile anche nella ripresa di video, con un fattore 4x riprendendo in 1080p e fino a 6x per il video a 720p. Obiettivo stabilizzato e Flash allo xenon Nokia si è rivolta ancora una volta a Zeiss per la realizzazione del Lumia 1020 che ha prodotto un’ottica da 6 elementi, uno in più rispetto a quello del precedente PureView 808. L’obiettivo è composto così da 5 lenti in plastica più un elemento in vetro frontale di precisione. Come sul Lumia 920, il blocco della fotocamera è stabilizzato meccanicamente con degli attuatori servocontrollati da un giroscopio, il che consente non solo di avere immagini in generale più ferme e quindi dettagliate, ma soprattutto torna al sommario o smartphone per molte persone ha sostituito completamente la classica macchina fotografica compatta: lo abbiamo sempre con noi, è facile scattare al volo e possiamo immediatamente condividere le fotografie. La qualità non è chiaramente la stessa di una vera e propria fotocamera, ma produttori come Nokia hanno fatto passi da gigante sul fronte di quello che è possibile ottenere con un telefonino e il nuovo Lumia 1020 è l’esempio di questa continua ricerca a spingerne al limite le capacità fotografiche. Il Lumia 1020 ripropone il concetto presentato per la prima volta da Nokia con il PureView 808 e monta infatti un sensore di immagine da ben 41 Megapixel, un obiettivo a 6 elementi con apertura F2.2 e un nuovo software che offre controlli avanzati tipici di una vera fotocamera. Quality Longevity 8 7 Design Simplicity D-Factor Value 8 8 9 7 di poter scattare in condizioni di scarsa luminosità con tempi di posa più alti e quindi raccogliendo maggiore luce senza incappare nell’effetto mosso (nei limiti del possibile chiaramente). Quando la luce è comunque troppo poca, si può contare su un nuovo flash allo xenon e di dimensioni generose rispetto a quello che comunemente troviamo su uno smartphone. Nokia Pro Cam Oltre all’hardware, Nokia ha introdotto anche un’applicazione tutta nuova per la fotocamera che si differenzia da quella di default soprattutto per i nuovi controlli. Con un’interfaccia a ghiere virtuali è, infatti, possibile intervenire manualmente su diversi parametri di scatto. Siamo abituati a poter regolare anche sullo smartphone bilanciamento del bianco, esposizione e ISO, ma qui è possibile regolare manualmente anche tempi di posa e fuoco manuale e, soprattutto in quest’ultimo caso in modo continuo, con la possibilità di focheggiare con buona precisione per creare effetti di sfocatura nel caso di soggetti relativamente ravvicinati. Tra le altre funzionalità la nuova app aggiunge poi la funzione di bracketing impostabile su 3 o 5 scatti a differenti esposizioni con intervalli configurabili. Sempre con Pro Cam è possibile poi ridefinire l’inquadratura di una foto già scattata andando a zoomare sul file a piena risoluzione e andando a salvare una nuova immagine da 5 Megapixel. La cosa interessante è che se abbiamo applicato lo zoom al momento dello scatto possiamo anche zoomare all’indietro, inoltre possiamo ruotare liberamente l’inquadratura utilizzando la semplice gesture multitouch con due dita. A seconda di quanto “croppiamo” il nuovo file potrebbe avere una risoluzione inferiore. Camera Grip per una trasformazione completa Come accessorio troviamo Camera Grip, sorta di docking/custodia che trasforma lo smartphone in Nokia Pro Cam segue a pagina 39 tEST Nokia Lumia 1020 segue Da pagina 38 una vera e propria fotocamera compatta, anche per ergonomia. La custodia migliora certamente l’impugnatura (almeno se non siete mancini), aggiunge un più pratico pulsante di scatto e include l’aggancio per un cavalletto fotografico. La custodia integra anche una batteria aggiuntiva da 1020 mAh, che espande così l’autonomia dello smartphone che, quando viene utilizzato intensamente come fotocamera, viene messa a dura prova. La dock è dotata di porta micro USB che può essere usata per ricaricare la batteria ma non per collegare il telefono al PC. Si tratta di un accessorio molto pratico, anche se con un costo di ulteriori 70 euro ci si comincia a chiedere fino a che punto non convenga prendere una fotocamera dedicata. n.75 / 24 settembre 2013 Come si può notare la quantità di dettaglio, considerando anche la non trascurabile distanza del soggetto, è semplicemente impressionante. L’immagine è stata scattata in condizioni di luce evidentemente ottimali, ma la precisione dei contorni 1 netti delle ringhiere e del ponteggio non può non stupire. Il rumore, un misto di sensore e compressione JPEG, si riesce a scorgere sulle parti più scure dell’immagine, ma qui sta il vantaggio della soluzione Nokia: scalando l’immagine da 34 a 5 Megapixel viene reso irrilevante ottenendo comunque una fotografia di elevatissima risoluzione. La foto 2 invece è l’immagine originale a 34 Megapixel in un crop al 100% della stessa area. L’elaborazione non effettua 2 focus poco precisa. In questo caso però ci vengono in aiuto i nuovi controlli dell’applicazione Pro Cam che appunto ci permettono di bloccare il bilanciamento del bianco (oltre che di controllare esposizione e tempo di posa), e di regolare con buona precisione la messa a fuoco. Unico neo del controllo del fuoco la posizione macro troppo ravvicinata a quella automatica sulla ghiera virtuale. Meno soddisfacente la resa video. Pochi smartphone sono in grado di competere con la qualità di ripresa video dell’iPhone e anche il Lumia 1020 ci si avvicina solo a tratti. Almeno tre però i problemi in questo caso. È possibile effettuare lo zoom utilizzando due dita sullo schermo, anche mentre si riprende, ma il controllo non è proprio uniforme e i risultati sono poco piacevoli. Ingrandendo l’immagine, l’autofocus perde poi il fuoco in modo abbastanza percettibile. Infine, soprattutto nel video, si nota il continuo variare del bilanciamento del bianco con impatto abbastanza percepibile sulla colorimetria del video. La nuova app è dotata di controlli manuali solo per il bilanciamento del bianco e il fuoco, che però sono proprio quello che serve in questo caso. Il problema maggiore, comune a molti smartphone è però quello della compressione, troppo spinta e che produce vistosi artefatti. Le altre caratteristiche Abbiamo non a caso deciso di non soffermarci sulle altre caratteristiche di questo smartphone, perché per il resto ci ritroviamo di fronte a un prodotto del tutto analogo ai Lumia 920 e Lumia 925. Il design richiama quello del Lumia 920 con la differenza del corposo blocco fotocamera che sporge sul retro. Per la verità Nokia è riuscita tutto sommato a contenere le dimensioni, ma impugnando lo smartphone non si può non avere la sensazione di qualcosa fuori posto. Il display è quello del Lumia 925, quindi in tecnologia OLED con diagonale di 4.5 pollici e risoluzione di 1280x768 pixel. Anche il resto delle caratterisitche tecniche sono in linea con quelle del Lumia 925: processore Qualcomm Snapdragon S4 dual core da 1.5 GHz, LTE ed NFC. Unica vera differenza l’upgrade della memoria RAM a 2 GB, probabilmente per poter gestire meglio la risoluzione delle immagini scattate dalla nuova fotocamera. Impressioni d’uso Per questa prova ci siamo concentrati naturalmente sulla fotocamera, che è il vero motivo per cui la scelta potrebbe ricadere su questo modello piuttosto che sul Lumia 920 o 925. E allora inziamo subito a fugare ogni dubbio sulle potenzialità della tecnologia PureView con l’immagine N. 1 (cliccando sulla foto è possibile scaricare l’immagine originale da 5 Megapixel): torna al sommario un semplice downscaling dell’immagine, ma utilizza evidentemente degli algoritmi per migliorare ulteriormente il livello di dettaglio e il contrasto sfruttando le informazioni raccolte a piena risoluzione. Quello che otterremmo con un semplice downscaling è un’immagine se vogliamo meno rumorosa, ma anche meno dettagliata. Anche la funzione di ritocco dell’inquadratura messa a disposizione dalla nuova applicazione, che sfrutta sempre la risoluzione del sensore, ha una sua ragione di essere come si può vedere in questo esempio. Peccato solo che la gesture per la rotazione del quadro non permette di essere molto precisi. In generale la fotocamera del Lumia 1020, oltre che per il dettaglio, si distingue anche per l’equilibrio cromatico e, come sui modelli precedenti con stabilizzatore ottico, per la resa in condizioni di scarsa luminosità. In queste situazioni il rumore evidentemente si fa più evidente, ma si riesce a scattare dove altri smartphone non ce la fanno proprio. Permangono ancora alcuni limiti che avevamo già evidenziato su altri modelli Lumia, come il bilanciamento del bianco automatico un po’ troppo suscettibile di variazioni imprevedibili a seconda dell’inquadratura e una funzione di touch to Nokia Lumia 1020 Video Test Conclusioni Il Lumia 1020 è sicuramente il migliore “camera phone” attualmente sulla piazza. La qualità delle foto è senza dubbio di altissima qualità se consideriamo che stiamo utilizzando un cellulare. Purtroppo Windows Phone 8 non offre lo stesso parco di applicazioni per la fotografia che possiamo trovare su altre piattaforme (Instagram è solo la più famosa) il che è un vero peccato. Le soluzioni tecnologiche adottate hanno però anche un contrappeso: dimensioni, peso e costi non trascurabili. Sotto ogni altro aspetto il Lumia 1020 è essenzialmente fermo al 920 (c’è il display OLED ma manca la ricarica a induzione integrata) e allo stesso prezzo ormai la concorrenza offre di più. Inoltre, sul versante video ci aspettavamo prestazioni superiori. Nel complesso è dunque un dispositivo fortemente sbilanciato sulla componente fotografica e come tale è evidentemente dedicato a una ristretta nicchia di utenti, disposta a spendere un plus solo per questo aspetto. estratto da dday.it