Grande partecipazione al Convegno di Studi sul

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Grande partecipazione al Convegno di Studi sul
Comunicato stampa
14 novembre 2010
Conclusa anche la seconda ed ultima giornata di studi sul Fantastico a Genova,
nel suggestivo Castello d’Albertis,
Grande partecipazione al Convegno di Studi sul
Folklore e il Fantastico targato Autunnonero
Grande interesse da parte del pubblico per i tanti interventi in programma.
Chiude con la seconda edizione di questo importante appuntamento anche la V
edizione di Autunnonero, il Festival Internazionale di Folklore e Cultura Horror
Si è conclusa, nella suggestiva cornice del Castello d’Albertis a Genova, la seconda
edizione del Convegno di Studi sul Folklore e il Fantastico, targata Autunnonero. Un
successo determinato dalla grande partecipazione del pubblico e dalla qualità dei tanti
interventi che hanno arricchito la due giorni di studi con la quale si chiude anche la V
edizione del Festival Internazionale di Folklore e Cultura Horror.
La giornata di domenica 14 novembre si è articolata in due sessioni di lavoro. La prima,
dedicata al tema “Paradigmi del Mostruoso. Suggestioni, echi e allusioni” con
inizio alle 10.00,
ha visto in apertura l’intervento di Cesare Poppi, docente
dell’Università di Lugano e dell’Università di Trento sul tema “Perché i draghi non
esistono e le streghe invece sì: mito e illuminismo della cultura popolare”, che ha
esplorato le ragioni dell’apparente paradosso trattato dal tema, in chiave di
antropologia cognitiva. È seguito l’intervento di Rita Caprini, docente dell’Università di
Genova, su “Maelström. Piccola lezione di eziologia mostruosa”: una sorta di gorgo
marino – il Maelström – che si incontra in un braccio di mare tra le coste settentrionali
della Norvegia e le isole Lofoten. Ha concluso la sessione l’intervento del saggista
Franco Pezzini su “Medusa e Salomè, La donna dal collier di velluto e la "nuova"
teratologia”, partito dall’analisi di “La femme au collier de velours” di Alexandre Dumas,
1849, un testo che in apparenza non presenta mostri, ma permette di individuare in
filigrana alcune grandi maschere teratologiche: veri e propri mostri sottotesto che si
rivelano icone efficaci dei trasalimenti della modernità.
Dopo una breve pausa con buffet offerto dall’organizzazione, la seconda giornata di
studi si è conclusa con l’ultima sessione dedicata a “Il teatro del mostro.
Rappresentazioni, immaginario e cronaca nera”, caratterizzata dall’intervento in
apertura del narratore e traduttore Massimo Soumaré sul tema “Dal mito di Yamata no
Orochi alla leggenda della furia vendicativa di Kiyohime: mostri, trasformazioni ed eroi
nell'immaginario fantastico giapponese”. Soumaré ha sottolineato come nel folklore
giapponese fin dalle origini fossero presenti creature mostruose ed esseri capaci di
mutare sembianze, e come questo aspetto della cultura giapponese sia sopravvissuto
anche nella modernità con la leggenda urbana sovrannaturale della kuchisake onna,
“la donna dalla bocca squarciata”. È seguito l’intervento della criminologa Chiara
Camerani, sul tema “Quando il mito uccide: figlicide, cannibali e parricidi”, che ha
sottolineato come la forza del Mito risieda proprio nella sua attualità, perchè ieri come
oggi “Edipo cammina tra noi, Medea minaccia i nostri figli, Crono consuma il suo
macabro pasto”. È stata poi la volta dell’intervento del regista e direttore artistico di
N[everl]land Enzo Aronica su ”Mostri e Mutazioni della Settima Arte”, con il suo
percorso da Méliès a Cronenberg, da Nosferatu ad Alien. In questo caso, la lente
spietata è quella di un’Arte giovane che inquadra protagonisti, luoghi e modi di quelle
mutazioni che con loro condivide, in un continuo trasmigrare dall’Archetipo al suo
possibile Ibrido. Ha chiuso la giornata e la due giorni del Convegno la relazione dello
scrittore Andrea G. Colombo, che nel suo intervento su “Il mostro perfetto. Un percorso
nel mondo della celluloide alla ricerca dell'orrore definitivo” ha messo in luce la
presenza nel cinema come nella letteratura di un bestiario di mostruosità più o meno
antropomorfe, che hanno come unico obiettivo quello di privare gli esseri umani della
loro vita. Inoltrarsi in questo regno, equivale quindi a percorrere i meandri più oscuri del
nostro tormentato subconscio.
Note biografiche dei relatori ed abstract degli interventi
Cesare Poppi si è laureato in Filosofia a Bologna nel 1977. Studia poi Antropologia
Sociale a Cambridge, dove ottiene MPhil e PhD. Insegna poi in Inghilterra per un
ventennio. Scaricato dall’ambito accademico italiano con lo schema ‘rientro dei
cervelli’, continua a condurre ricerche fra i Ladini delle Dolomiti ed in Ghana. Di
pertinente ai temi di Metamorphosis ha pubblicato ‘Melusine e Mammy Wata: variazioni
africane su un tema europeo’, in N. Pasero e S.M. Barillari (a cura di), Le Voci del
Medioevo, Alessandria 2005.
Perché i draghi non esistono e le streghe invece sì’: mito ed illuminismo nella
cultura popolare
Chi ha condotto ricerche sul campo relative ai sistemi di credenze avrà notato come
all’interno della stessa ‘cultura popolare’ sussistano forme specifiche di ‘razionalismo’.
Nello specifico, fra i Ladini della Val di Fassa si esclude categoricamente che esistano i
draghi, pur ampiamente presenti nella tradizione orale. Si ammette invece come
provata – o almeno probabile – l’esistenza delle streghe. Il contributo ha esplorato le
ragioni di un simile – apparente? – paradosso in chiave di antropologia cognitiva.
Rita Caprini è germanista e indeuropeista di formazione, oggi professore ordinario di
Glottologia e Linguistica presso l’Università di Genova. Si occupa soprattutto della
redazione di atlanti linguistici, pubblica con Mario Alinei e Francesco Benozzo la rivista
“Quaderni di Semantica”, fa parte del Comitato di redazione dell’”Immagine Riflessa” e
della “Rivista Italiana di Onomastica”. Ha curato la traduzione della Saga di Eirik il
Rosso e della Saga dei Groenlandesi. Studia l’onomastica personale (antica e
moderna) soprattutto nei suoi aspetti antropologici e linguistici (si veda il volume Nomi
propri, 2001). Si occupa da lungo tempo delle antichità germaniche dalla particolare
angolazione della ricostruzione delle credenze. Fa parte del Comitato scientifico di
Autunnonero.
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Maelström. Piccola lezione di eziologia mostruosa
Il Maelström è una sorta di gorgo marino che si incontra in un braccio di mare tra le
coste settentrionali della Norvegia e le isole Lofoten. Il fenomeno è noto fin
dall’Antichità e ha nelle lingue germaniche un nome che lo collega all’azione del
‘macinare’ (il suo nome è in effetti composto dai termini germanici che significano
‘macinare’ e ‘corrente’). La tradizione scandinava (Edda poetica e Edda di Snorri)
collega il formarsi del gorgo con l’affondamento di un mitico mulino che macinava sale,
ragion per cui il mare è oggi salato (racconto eziologico, cioè spiegazione delle cause
di un determinato fenomeno). Il gorgo ha una sua interpretatio romana, che lo identifica
con Cariddi, cioè con il mostro (rappresentato come un enorme pesce o un gorgo) che
insieme con Scilla sbarra lo stretto di Messina. Il mulino scandinavo era di proprietà del
re Frodhi, oppure del gigante Amlodhi. La sua storia ha ricevuto una interpretazione
cosmologica soprattutto nel noto volume di Giorgio Santillana e Ertha von Dechend Il
mulino di Amleto (1969). Del Maelström si parla anche anche nella Historia
langobardorum di Paolo Diacono e nell’opera di Adamo di Brema, che intorno al 1000
descrisse la Scandinavia. La raffigurazione del gorgo si trova nella famosissima carta
di Olaus Magno, un prelato svedese che la pubblicò a Venezia nel 1539, dove il
Maelström si trova in compagnia dei più fantastici mostri marini.
Franco Pezzini, saggista, si occupa dei rapporti tra letteratura, cinema e antropologia,
con particolare attenzione agli aspetti mitico-religiosi e al fantastico. Tra i fondatori
della rivista L’Opera al Rosso (Marietti, 1990-92), è membro del Comitato editoriale de
L’Indice dei libri del mese, e collabora alle riviste LN - Libri Nuovi e Carmilla on line. È
autore dei saggi: Cercando Carmilla. La leggenda della donna vampira (Ananke,
2000); con Arianna Conti, Le vampire. Crimini e misfatti delle succhiasangue da
'Carmilla' a 'Van Helsing' (Castelvecchi, 2005); con Angelica Tintori, The Dark Screen.
Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo (Gargoyle Books, 2008) e Peter &
Chris. I Dioscuri della notte (Gargoyle Books, in uscita dicembre 2010). È
Vicepresidente del Comitato scientifico di Autunnonero.
Medusa e Salomè. La donna dal collier di velluto e la ‘nuova’ teratologia
La femme au collier de velours di Alexandre Dumas, 1849, in apparenza non presenta
mostri. Eppure questo straordinario romanzo di fantasmi, con elementi mutuati da
autori precedenti (Gabrielle de Paban, Washington Irving, Pétrus Borel Le
lycanthrope), permette di individuare in filigrana alcune grandi maschere teratologiche:
veri e propri mostri sottotesto che tra orrori storici e malinconie private di tre padri
dell'immaginario romantico - E.T.A. Hoffmann, Charles Nodier, lo stesso Dumas - si
rivelano icone efficaci dei trasalimenti della modernità.
Massimo Soumaré, scrittore, traduttore per la lingua giapponese, curatore di
antologie, ricercatore indipendente ha collaborato con riviste specializzate sulle culture
orientali quali Quaderni Asiatici (Centro di Cultura Italia-Asia “G. Scalise”) ed A Oriente!
(La Babele del Levante), e con riviste di cultura letteraria come LN-LibriNuovi
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(CS_libri), Semicerchio (Le Lettere), Studi lovecraftiani (Dagon Press), Ronza (Asahi
Shinbunsha) e Komatsu Sakyô Magazine (IO Corporation). Ha redatto le voci di
letteratura giapponese moderna per il grande dizionario enciclopedico Nova della casa
editrice UTET (2001). Ha inoltre tradotto varie opere di scrittori giapponesi moderni e
contemporanei. Suoi racconti sono stati pubblicati in varie antologie quali ALIA
(CS_libri, 2004-2010), Fata Morgana (CS_libri, 2004-2009), Tutto il nero del Piemonte
(Edizioni Noubs, 2007) ed Igyô korekushon (Kôbunsha, 2007) e sue opere sono state
tradotte e pubblicate anche in Cina, Giappone e USA. Insegna lingua giapponese
presso il CentrOriente e la Fondazione Università Popolare di Torino.
Dal mito di Yamata no Orochi alla leggenda della furia vendicativa di Kiyohime:
mostri, trasformazioni ed eroi nell’immaginario fantastico giapponese
Nel folklore giapponese fin dalle origini sono presenti creature mostruose ed esseri
capaci di mutare aspetto, a cominciare dal mito del grande serpente ad otto teste ed
otto code ucciso dal dio delle tempeste Susanoo, archetipo dei futuri eroi nipponici, che
nel corpo del mostro trova la spada Kusanagi (lett. “tagliaerba”), arma che diverrà,
significativamente, uno dei tre sacri tesori imperiali, per poi passare alle trasformazioni
di creature magiche, a volte burlone a volte crudeli, come i tassi e le volpi ed alle
metamorfosi in mostri o fantasmi terrificanti di donne tradite dai propri uomini. Ma
l’immaginario giapponese legato al mostruoso non si esaurisce con il sopraggiungere
dell’età moderna, ancora alla fine degli anni ‘70 dello scorso secolo si assiste al
nascere di una leggenda urbana sovrannaturale di grande diffusione come quella della
kuchisake onna, “la donna dalla bocca squarciata”, per poi proseguire a svilupparsi fino
ai nostri giorni in maniera originale anche tramite l’impiego dei mezzi di comunicazione
di massa. Le credenze nello shintoismo che vede in ogni essere vivente e oggetto uno
spirito hanno reso – e rendono ancora oggi – molto più labile di quanto sia avvenuto
nell’Occidente cristiano il confine tra mondo reale e sfera del sovrannaturale.
Chiara Camerani, psicologa, esperta in sessuologia e criminologia. Direttore del
Centro Europeo di Psicologia Investigazione e Criminologia. E' stata docente di "Storia
e sociologia dei costumi sessuali" presso l'università dell'Aquila. Collabora con il Racis
- Raggruppamento Analisi Criminologiche Investigative e scientifiche - dell'Arma dei
Carabinieri.
Scrive e collabora con riviste e quotidiani.
Ha recentemente pubblicato con Castelvecchi il libro "Cannibali - Le pratiche proibite
dell'antropofagia".
Quando il mito uccide: figlicide, cannibali e parricidi
L'intervento di Chiara Camerani ha ripercorso eventi mitologici e reali, analizzando
fenomeni come il cannibalismo, il figlicidio e l'incesto, che da sempre affliggono le
società di ogni epoca e cultura. Le tragedie che narrano le gesta di Medea, Edipo e
Crono costituiscono gli antesignani delle odierne cronache di eventi sanguinosi;
l'esposizione al pubblico del lato oscuro, il coro di esperti che analizzano e interpretano
il "fattaccio"; la morale finale, con cui si cerca di rassicurare l'ascoltatore. La forza del
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Mito è proprio nella sua attualità perchè ieri come oggi, Edipo cammina tra noi, Medea
minaccia i nostri figli, Crono consuma il suo macabro pasto.
Enzo Aronica è attore, regista e direttore artistico di n[ever]land – percorsi al digitale.
Ha firmato regie liriche, di opera da camera e opera buffa, e diversi titoli realizzati in
collaborazione con l’associazione Trio Alma Mahler. Dopo gli studi con Carlo Boso del
Piccolo Teatro di Milano, alterna pratica scenica e insegnamento della Commedia
dell'Arte, in spettacoli, stage e seminari in Italia e all'estero. Da anni, svolge un’intensa
attività d‘insegnamento teatrale a New York su “Teoria e tecnica di palcoscenico tra
Cinquecento e Settecento”. È Presidente del Teatro Studio di Roma e Direttore
artistico di FontanonEstate, manifestazione storica dell’Estate Romana. Dal giugno
2002, Ideatore e Direttore artistico degli incontri internazionali di n[ever]land – percorsi
al digitale, dedicati all'evoluzione della tecnologia digitale nei mestieri dell’arte e della
comunicazione.
È membro di giuria in Festival Cinematografici. Tra le ultime, la 14° edizione
dell’Arcipelago Film Festival di Roma e le prime due edizioni del Cyborg Film Festival
di Anghiari, in Toscana. È membro del Comitato scientifico di Autunnonero.
Mostri e mutazioni della Settima arte
Da Méliès a Cronenberg, da Nosferatu ad Alien, la lente spietata di un’Arte giovane
inquadra protagonisti, luoghi e modi di quelle mutazioni che con loro condivide, in un
continuo trasmigrare dall’Archetipo al suo possibile Ibrido. Temi e variazioni,
perturbamenti e fascinazioni del Contenuto e della sua Forma nell’era dello Schermo
Digitale.
Andrea G. Colombo, scrittore e saggista, svolge da anni una intensa attività legata al
cinema e alla narrativa horror. Fondatore del primo sito web italiano dedicato alla
cultura horror, Horror.it, ha varato le riviste Horror Mania e Thriller Mania (per le
edizioni Master, 2004 e 2005). Oltre ad aver curato antologie - Spettri metropolitani
(Addictions, 1999), e Jubilaeum (PuntoZero, 2000) -, edizioni italiane e prefazioni di
romanzi horror, ha partecipato con propri racconti a raccolte italiane e straniere
(Fragments d'un miroir brisè, Payot et Rivages, 1999, a cura di Valerio Evangelisti). È
da poco uscito il suo primo romanzo della serie dedicata a Il Diacono.
Il mostro perfetto. Un percorso nel mondo della celluloide alla ricerca dell’orrore
definitivo
Surreali, spaventosi, ridicoli, terrificanti, affascinanti: nel cinema e nella letteratura
horror, c’è un folto bestiario di mostruosità più o meno antropomorfe, che hanno come
unico obiettivo quello di privare gli esseri umani della loro vita. Inoltrarsi in questo
regno deforme popolato da creature letali equivale e percorrere i meandri più oscuri del
nostro tormentato subconscio.
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Autunnonero 2010 è organizzato dall’Associazione Culturale Autunnonero con la
direzione artistica di Andrea Scibilia. Con il patrocinio e il contributo di Regione Liguria,
Provincia di Imperia, Comune di Genova, Comune di Dolceacqua. Con il patrocinio di
Provincia di Genova, Comunità Montana Intemelia. Autunnonero 2010 è realizzato con
la partnership di La Feltrinelli, Sergio Bonelli Editore, Mood36 Comunicazione Torino,
Tipolitografia Bacchetta, Z&Z service. Con la media partnership di La Stampa, Festival
of Festivals, Live!, Music Box, Metal Maniac, Audiodrome, Mentelocale. Main sponsors:
Maurizio Bredy & C., Orengo Costruzioni Generali.
Per informazioni e dettagli [email protected], www.autunnonero.com
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