LUTERO E LA RIFORMA PROTESTANTE_pellicciari

Transcript

LUTERO E LA RIFORMA PROTESTANTE_pellicciari
Lutero e la riforma protestante
Dalla rubrica mensile a RADIO MARIA «La vera storia della Chiesa»
A cura della professoressa ANGELA PELLICCIARI
15 febbraio 2010
Buon giorno agli amici di Radio Maria! Come diceva la signora dalla regia di Erba, oggi parliamo
di Riforma. Secondo me la Riforma è un evento centrale nella storia dell’umanità. A mio modo di
vedere è un evento centralmente distruttivo. Certamente l’evento più importante del secondo
millennio. Cercherò di spiegarlo.
Non è facile parlare di Riforma luterana in così poco tempo, ma, confidando nella vostra amicizia e
benevolenza, spero di poter trasmettere – almeno a grandi linee – qualcosa di questo evento.
Tralascerò quindi gli aspetti della vita di Lutero, perché in questa sede non mi interessano. Quello
che mi interessa, invece, è mettere in evidenza quali sono le teorie portanti della sua visione della
Chiesa e del mondo, per vedere poi quali sono le conseguenze.
Per capire come mai nel Cinquecento, dopo 1500 anni di cristianesimo, in cui la Chiesa ne aveva
viste di tutti i colori ed era rimasta salda, in piedi nonostante tutto; per capire come mai
all’improvviso, nel giro di 20 anni (come all’epoca dell’espansione islamica. In 20, 30 anni l’islam
aveva dilagato), così nel Cinquecento con la ribellione di Lutero, che inizia nel 1517. Tempo
qualche decennio e l’Europa centro-settentrionale è diventata protestante, con quello che questo
comporta. Con lotte per il potere, devastazione economica, assolutismo dei principi, eccetera. Come
mai?
Io credo che per capire come mai questa scintilla di Lutero ha provocato un incendio che si è
diffuso a macchia d’olio ovunque in Europa, tranne l’Italia e la Spagna, io farò un’introduzione
breve, che però parte da lontano. Ritengo necessario farla, perché senza questi pochi elementi che
cercherò di darvi, secondo me non si capisce la forza della Riforma e quali sono le radici dei
problemi che ha fatto esplodere.
C’è un evento all’inizio del Trecento che cambia la storia della Chiesa. Questo evento è la
cosiddetta “cattività Avignonese”.
Che cosa significa? Significa che il papato si trasferisce ad Avignone per 70 anni circa (tornerà a
Roma nel 1377), ma dal 1905 il Papa è in Francia. Il papa è francese: Clemente V. I papi in quei
decenni, grosso modo dall’inizio del Trecento fino al 1378, saranno tutti francesi. i cardinali
saranno nella stragrande maggioranza, se non tutti, francesi. la sede pontificia non è più Roma, ma
diventa Avignone. Avignone formalmente è una proprietà del Papa, perché il Papa ha acquistato il
cosiddetto Contado Renaffino (luogo dov’è ubicato Avignone: al sud della Francia). Ma questo è a
contatto con le proprietà del re di Francia. Così, quando il Papa è a Vienna, nel 1312, l’esercito del
re di Francia passeggia per le vie della città. Quindi i Padri conciliari erano si, liberi, ma avevano
attorno a loro un esercito che controllava quello che facevano.
Per questo la cattività avignonese è veramente un dramma per la Chiesa, perché la Chiesa è
“romana”! Che cosa vuol dire, che è romana? Roma ha incarnato da sempre l’universalità! «Nella
pienezza dei tempi – dice Paolo – nasce Gesù Cristo»… Nella pienezza dei tempi. E da sempre i
Padri della Chiesa, i cristiani, hanno individuato questa “pienezza dei tempi” con l’Impero Romano!
Perché? Perché è universale! Perché Roma, la città di Roma, era una città che governava tutto il
mondo.
Spostare quindi il papato da Roma significava inevitabilmente togliergli quella caratteristica di
essere “per tutti”, che è la traduzione dal greco dell’aggettivo “cattolico”. Il papato che si sposta in
Francia, nonostante i teologi di allora si arrampicassero sugli specchi per dire che la Francia, Parigi,
era il centro del mondo, eccetera, dicevano una evidente falsità, perché infine la Chiesa era in
ostaggio della Francia, e in particolare di Filippo IV (il Bello).
1
Questa presenza dei papi in Avignone ha prodotto dei danni incalcolabili, innanzitutto per una
questione di giustizia. Fino ad allora si parlava di cristianità, in quanto la Chiesa aveva amalgamato
tutte le popolazioni barbare fino al decimo secolo. Queste popolazioni si erano riversate da est
sull’Europa centrale e occidentale tutte queste diverse popolazioni barbare, e sono state assimilate,
evangelizzate, romanizzate, dalla Chiesa. La Chiesa aveva costruito una comunità europea in cui si
parlava la stessa lingua e si aveva la stessa fede. E tutte le principali autorità politiche e tutti i re
delle varie nazioni d’Europa riconoscevano nel Papa la massima autorità spirituale.
Nel Medio Evo c’erano due massime autorità: da una parte il Papa, col suo potere spirituale
universale, dall’altra l’Imperatore. La Francia - che con Carlo Magno aveva avuto il primo Impero
Romano in Occidente, e lo aveva avuto perché papa Leone III glie l’aveva conferito - perse poi
questa carica imperiale, che era passata ai Sassoni, ai popoli di lingua tedesca al tempo di Ottone I,
nel 961. Da quella data la Francia è alla rincorsa del recupero di quel ruolo imperiale universale che
l’aveva caratterizzata in precedenza, ma che era passato alla Germania.
Quindi, quando la Francia riesce a portare il Papa in terra francese, si forma una prima spaccatura
all’interno della cristianità universale, che aveva in Roma la capitale naturale. Da questo fatto, i vari
nazionalismi, che erano incipienti e che stavano portando alla disgregazione quel impianto unitario,
che era la cristianità, saranno accentuati enormemente da Avignone. Per esempio, tutte le decime
che la nobiltà e gli ordini religiosi pagavano al Papa, fin quando confluirono a Roma, era un conto,
ma da Avignone in poi le cose cambiarono. Era evidente che in qualche modo si creava una
ingiustizia. Il Papa infatti aveva bisogno di soldi perché doveva costruire ex novo la capitale ad
Avignone. Il suo palazzo e quelli dei cardinali. Essendo il Papa la massima autorità spirituale da
tutti riconosciuta, aveva bisogno di una rappresentanza degna di questa autorità. Quindi serviva una
enorme quantità di denaro per costruire questa nuova capitale della cristianità, ma serviva denaro
anche per rendere Roma una città pacifica, perché nel frattempo a Roma erano esplose sollevazioni
di ogni tipo. Cosa ha comportato questo?
Ha comportato due fenomeni bruttissimi che sono, da un lato il fiscalismo, e dall’altro la
commenda. Che vuol dire? Vuol dire che il Papa per trovare soldi ha avuto l’idea di tassare ogni
atto ecclesiastico. Chi voleva sposarsi, farsi battezzare, ricevere i sacramenti, doveva pagare una
tassa. Il parroco, il vescovo, un cardinale, dovevano pagare una tassa. A quanto ammontavano
queste tasse? Ammontavano generalmente alla rendita che i benefici davano in un anno. La Chiesa
era sempre stata organizzata in questo modo. Ad ogni carica corrispondeva un beneficio, che
riguardava le donazioni ricevute, e che servivano per vivere e svolgere la propria missione.
Che cosa succede a quel punto? Succede che, siccome per diventare vescovo bisogna anticipare la
rendita dei benefici di un anno, chi diventa vescovo? Diventa vescovo colui che ha capacità
finanziarie per anticipare questo denaro. E spesso questi soldi non sono pochi. Si forma quindi un
circolo vizioso per cui si forma la commenda. La commenda fa si che una sola persona può
diventare titolare di più offici ecclesiastici, magari decine di vescovadi. La stessa cosa poteva
succedere a un parroco. Questo ha comportato un assenteismo pastorale spaventoso in quanto anche
gli eventuali vicari – come i vescovi o parroci – non potevano essere presenti dappertutto. Questo
faceva si che si appaltassero eventuali vicarie ad altri, e via dicendo, da qui deriva una mancanza di
vita pastorale e di corruzione, che ha degradato la struttura ecclesiale, i cui costumi si erano di
molto rilassati. Questo nel Trecento. Poi c’è il grande scisma, che è un altro dramma, di cui non ho
il tempo di parlare.
In questa situazione è evidente che la Chiesa ha bisogno di essere riformata! La Chiesa
fortunatamente è guidata e sorretta dallo Spirito Santo che suscita in ogni tempo forze che
riformano la Chiesa. Dov’è stata riformata la chiesa, innanzitutto? È stata riformata in Italia e
Spagna per opera di forze diverse che riportarono a nuovo splendore e a una maggiore serietà i
costumi, tanto rilassati in precedenza. Nei primi decenni del Quattrocento a Santa Giustina, a
Padova, inizia l’osservanza. Ci sono alcune persone che dicono basta. Torniamo alla regola!
E evidente però che quando qualcuno vuole che venga rispettata la regola, quello che non la vive
più diventa suo nemico, lo ostacola, perché è ormai abituato alla vita comoda.
2
Questa regola, questa osservanza, perché funzioni, ha bisogno di qualcuno che la appoggi. E il Papa
appoggia questa esigenza. Questo fa si che in Italia pian piano, a partire dal basso, da un gruppo di
monaci di Padova, questa osservanza si diffonda con l’appoggio del Papa.
In Spagna invece la riforma parte dall’alto. I re cattolici Ferdinando e Isabella, sposandosi nel 1469,
riformano la Chiesa in accordo col Papa. Tolgono la commenda, nominano vescovi persone
moralmente irreprensibili, culturalmente eccellenti, eccetera. Inoltre vengono organizzate dagli
ordini religiosi le missioni popolari. Due a due i missionari si diffondono capillarmente per le città e
le campagne ricordando la vittoria sulla morte di Gesù Cristo. In questo modo, sia in Italia che in
Spagna la Riforma ha rigenerato la Chiesa.
Nelle altre parti d’Europa questo non successe, se non marginalmente. In Germania l’osservanza è
presente a macchia di leopardo. In Germania c’è l’impero, e l’impero ha una caratteristica feudale
molto decentrata. La chiesa tedesca è molto ricca. È stato calcolato che un terzo delle ricchezze
della Germania apparteneva alla Chiesa. I vescovi tedeschi erano solo nobili. C’era una struttura
feudale imponente ai vertici della chiesa tedesca. La Germania, come nazione, aveva conosciuto
nell’ultimo secolo e mezzo uno straordinario sviluppo, sia economico che culturale. Pensate che
prima del 1300 in Germania non c’erano università e all’epoca di Lutero erano operanti 17
università. E per formare una università era necessario molto denaro. In più c’era stata dal punto di
vista filosofico – e questo è molto importante -, una rottura con la metafisica, quindi con tutta la
tradizione filosofica greca e occidentale, e in particolare, tomista, una rottura causata da Obcam, un
frate inglese. Questo Obcam aveva praticamente mandato in frantumi la possibilità per la ragione di
dimostrare l’esistenza di Dio, di arrivare a Dio, perché la ragione (Il famoso “rasoio di Obcam”),
serviva solo per conoscere il particolare. Non valeva assolutamente per astrarre dal particolare
all’universale. Allora, per esempio, cavallo è un concetto universale che non esiste da nessuna parte,
è solo un’astrazione. Esiste solo, non so, Filippino, il mio cavallo, che è bruno, che è nato tre anni
fa, eccetera. Quindi, l’incapacità della ragione di astrarre secondo verità.
Questo è il contesto in cui Lutero lancia la sua predicazione. Vediamo di analizzare ora i punti
cardine della dottrina luterana. Il primo: sola Scrittura. Nel 1517 c’è la sua tesi sulle indulgenza,
poi nel 1520 Lutero scrive una serie di libri che sono fondamentali per la sua dottrina. Allora
iniziamo dal “sola Scrittura”. Che cosa vuol dire? Vuol dire che il Magistero non ha nessun senso, e
nemmeno la tradizione: serve solo la Scrittura! Per conoscere Dio serve solo la Bibbia, non la
tradizione che ha continuato nei secoli la manifestazione di Dio nella storia! Quello non conta
niente! Come non conta niente il Magistero.
Già da questo capite che in nuce c’è la negazione dell’Incarnazione! Sapete che nell’ottavo secolo,
quando ci fu l’eresia iconoclasta, cioè quando l’Imperatore d’Oriente vietò per qualche decennio la
produzione di immagini, imponendo la distruzione di tutte le icone, che cosa disse San Giovanni
Damasceno? Disse: «No, noi possiamo benissimo fare delle immagini di Cristo, perché Cristo ha
preso un corpo!». Cristo si è incarnato! Quindi è evidente che possiamo dipingere sia Lui, che
Maria e i Santi, e che queste immagini le possiamo venerare! È evidente!
E così, se Lutero nega il valore della tradizione, in un certo senso e come negare che Cristo si è
incarnato e che continua a incarnarsi nei suoi discepoli! Perché Cristo, quando appare a Paolo e lo
converte, gli dice: «Paolo, Paolo, perché mi perseguiti?». Questo dimostra che Cristo è nella sua
Chiesa! È questo che fa si che il Papa sia infallibile: la presenza di Cristo! Per quanto il Papa
possa essere indegno (e ce ne sono stati nella storia di indegni moralmente!), però Cristo è con lui!
Cristo è con la Chiesa! Perciò il magistero della Chiesa nel corso dei secoli ha l’imprimatur di Dio!
Perché Dio, incarnandosi, ha voluto che la Chiesa fosse la sua Sposa nel mondo.
Il secondo cardine della dottrina luterana è il libero esame. Se il Magistero non ha nessuna validità
ne consegue che ognuno, liberamente, assistito dallo Spirito Santo, può prendere la Bibbia, leggerla
e interpretarla secondo ciò che lo Spirito Santo gli detta. Lutero lo scrive molto chiaramente,
riferendosi alla Lettera ai Galati, dove è scritto: «Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati alla
libertà…».
3
Ma che cos’è questa libertà a cui Lutero si riferisce? È la libertà dal Magistero! La libertà dalla
gerarchia! La libertà dalla tradizione! Una libertà, quindi, che rende l’individuo in qualche modo un
assoluto. Questo atteggiamento lo mette in luce con una formula molto bella Benedetto XVI nel suo
discorso ai seminaristi romani il 22 febbraio dello scorso anno. Ecco le sue parole: «L’io assoluto,
che non dipende da niente e da nessuno…». Sono libero se non dipendo da nessuno! Posso fare
tutto quello che voglio!... E prosegue dicendo: «Ma proprio questa assolutizzazione dell’io è
degradazione dell’uomo! Non è conquista della libertà! il libertinismo non è libertà, è piuttosto il
fallimento della libertà! E questo è vero, come tutta la filosofia – a cominciare da Sant’Agostino e
altri avevano sempre detto. Secondo Agostino, «libero è colui che aderisce perfettamente alla
volontà di Dio», perché è la verità che rende liberi!
Il terzo cardine della dottrina luterana è: sola fede. Che cosa vuol dire sola fede? Prima di tutto
bisogna dire che questa affermazione di Lutero ha una conseguenza di incalcolabile importanza, nel
senso che la fede si contrappone alla ragione. Quindi serve solo la fede! Non servono le opere, né la
ragione. Serve solo la fede, ma non tutti hanno la fede! Allora, com’è che alcuni ce l’hanno, mentre
altri non ce l’hanno, visto che serve solo la fede? Questa concezione della sola fede porterà Lutero a
rispondere a Erasmo (da Rotterdam), che nel 1524 aveva scritto il libello De libero arbitrio,
ribadendo la concezione millenaria della Chiesa, che sostiene che l’uomo – ogni uomo – è dotato di
libero arbitrio, cioè, di libera volontà. E in che cosa si esprime questa libera volontà? Nella
possibilità di dire si o no a Dio! Noi abbiamo un potere immenso, possiamo anche ribellarci a Dio!
Possiamo dire a Dio: “No, a me non piace la tua definizione di bene e male, e allora faccio per
conto mio! Mi ribello a te!». Questa è la libertà che l’uomo ha: il libero arbitrio.
Lutero, nell’anno successivo, 1525, scrive un libello in risposta a Erasmo e a tutta la tradizione
cristiana, intitolato De servo arbitrio. Che cosa vuol dire “De servo arbitrio”? vuol dire che la
volontà umana non è libera, ma è schiava. Cioè, io non posso decidere di fare il bene. La scelta non
dipende da me. La scelta dipende dalla guerra che i miei due padroni, che sono da una parte Dio, e
dall’altra Satana, fanno su di me! Io non ho nessuna possibilità di intervenire! La risposta di Lutero
ad Erasmo è in questi termini: «Chi, dici tu, si impegnerà a correggere la propria vita?»… Cioè, se
l’uomo non ha il libero arbitrio, non ha la libertà di aderire al piano di amore di Dio, o di
respingerlo, chi potrà avere una decisione morale efficace sulla propria vita? Come farò a
convertirmi, a uscire dalla droga o dall’alcool o dall’ingiustizia?
Risponde Lutero: «Rispondo: Nessuno potrà farlo!». Cioè, nessuno può impegnarsi per il bene!
Certamente aiutato dalla Grazia di Dio! La Chiesa ha sempre detto che serve, per cambiare vita e
vivere santamente, la Grazia di Dio, ma anche la libera volontà dell’uomo. La sua buona volontà.
Invece per Lutero questa buona volontà è assolutamente ininfluente. Non esiste! E scrive ancora:
«Ma gli eletti, gli uomini pii, verranno corretti mediante lo Spirito Santo. Gli altri periranno senza
essere corretti».
Da questo si evince che l’uomo è predestinato. E questo sarà purtroppo un aspetto che coinvolgerà
tutto il mondo protestante e che il calvinismo accentuerà. Ecco, questa doppia predestinazione, per
cui è detto che ogni uomo che nasce è predestinato da Dio, o alla salvezza, o alla dannazione. E che
Dio è questo, scusate? Un Dio che mi fa nascere per mandarmi all’inferno, che Dio è? È un mostro,
non è Dio! È un Dio di una ingiustizia spaventosa! Di un dio così non so che farmene, perché non
sarebbe Amore!
Ma l’idea della predestinazione salva però qualcuno. Infatti Lutero dice: «Ma gli eletti e gli uomini
pii verranno corretti mediante lo Spirito Santo». Quindi questa doppia predestinazione provoca una
divisione netta tra quelli che sono eletti e quelli che sono dannati. Mai la Chiesa ha fatto una simile
divisione! Perché se io mi danno è perché, volontariamente, mi voglio dannare! Dio fa di tutto
perché io non mi danni!
Qui invece vengono messi su un piedestallo di superiorità “gli eletti”, quelli che Dio elegge. Quindi
c’è di fatto una differenza metafisica enorme fra gli eletti e i dannati. Vedremo poi che Lutero, con
la dottrina del sacerdozio universale, spinge molto sull’uguaglianza di tutti, al contrario della
Chiesa, che ha il magistero, il Papa e i Cardinali. Questi non sono sul mio stesso piano dal punto di
4
vista della dottrina, ma dal punto di vista della sostanza. Nella Chiesa cattolica siamo tutti uguali,
perché ciascuno di noi si può salvare a secondo della nostra volontà, buona o cattiva! Quindi in
realtà siamo molto più eguali noi, anche se abbiamo funzioni diverse, ma questo non toglie che
ciascuno di noi sia ontologicamente libero davanti a Dio.
Questa visione della predestinazione, dell’elezione e della mancanza di libero arbitrio, fecero si che
Pio XII - in un bellissimo discorso del 1952, rivolto agli uomini dell’Azione Cattolica – mettesse in
rilievo le tre tappe che determinarono l’allontanamento di Lutero dall’Occidente e da Dio. E il Papa
disse: «La prima tappa di Lutero è “Cristo si, Chiesa no!”». Una ribellione terribile contro la Chiesa
ministeriale. Poi nell’Illuminismo si dirà: “Dio si, Dio no”. E finalmente il grido empio: “Dio è
morto!”, anzi, “Dio non è mai stato”.
Una volta che io ho staccato Cristo dalla sua Chiesa e ho tolto la Chiesa come magistero, come
àncora di verità, è evidente che ho ridotto l’individuo che, dalla sua piccola nicchia, spera di essere
collegato direttamente – senza mediazione – con l’Assoluto, ma in realtà è un poveraccio! È
evidente che questa concatenazione di eventi porterà fino alla negazione di Dio.
L’ultima osservazione che vorrei fare prima della pausa musicale, è che la conseguenza a cui porta
il fatto che né le opere buone, né il libero arbitrio servono alla salvezza, ma solo la fede, è
l’opposizione radicale ai voti religiosi. Lutero, che era un monaco agostiniano, si scaglierà con
grande violenza contro i voti religiosi. La sua dottrina a questo riguardo evolverà nel tempo in
quanto per un po’ li ammette, poi li nega completamente e poi li ammette temporaneamente.
Comunque è una dottrina rivoluzionaria che afferma che “i voti sono contrari alla fede”. Perché?
Perché se io faccio il voto di castità, povertà e obbedienza, e mantengo fede a questo voto, io penso
di essere bravissimo! Quindi il rispetto di questo voto induce in me e nelle mie opere una grande
fiducia. Per questo lui dice che «questo voto è contrario alla fede perché, invece che porre la fiducia
in Dio, lo pone in me e nelle mie opere”. Poi dice che questi voti “sono contrari alla libertà
cristiana”. Infatti, come abbiamo visto, Lutero dice che “ogni uomo è libero”. E questi voti negano
la libertà perché impongono per tutta la vita il rispetto di questi voti! I voti poi – secondo Lutero –
sono contrari anche ai comandamenti di Dio, perché danno gloria alla persona che li professa,
invece che a Dio! “Sono infine contrari – secondo Lutero – alla ragione naturale, perché l’uomo e la
donna sono stati fatti per procreare, non per vivere castamente!”. In sintesi, i voti “sono contrari alla
parola di Dio, perché non hanno base nella Scrittura e nella Chiesa primitiva”. “La verginità è un
consiglio”, invece il voto trasforma questo consiglio in qualcosa di obbligatorio, quindi contrario al
Vangelo! “Il voto di povertà – dice ancora Lutero -, è contrario al Vangelo, perché il Vangelo non
parla di povertà materiale, ma di povertà spirituale”. Pure l’obbedienza – secondo lui – è contraria
al Vangelo, perché il Vangelo parla di obbedienza a tutti, mentre nel voto di obbedienza il monaco
o il frate obbediscono al superiore.
Stiamo parlando della Riforma luterana e della rivoluzione che questa ha comportato nella
concezione dell’uomo, della Chiesa e della società. Questa rivoluzione ha poi provocato altre
conseguenze che vedremo più avanti.
Abbiamo visto come Lutero aveva negato il libero arbitrio, e lo ha fatto mentre esaltava la libertà
dell’individuo di interpretare le Scritture da solo, privatamente assistito dallo Spirito Santo. Quindi,
da una parte la negazione del libero arbitrio in senso assoluto, dall’altra l’esaltazione di una libertà
di tipo individualistico. Capite che c’è una apparente e sostanziale contraddizione fra le due
affermazioni! Come si concilia la negazione della libera volontà con la ricerca della libertà dalla
regola, dalla gerarchia e dal Magistero? Questo è un punto fondamentale. E questo passaggio che
nega la libertà della volontà e afferma invece la libertà del solo individuo, nell’intimo della sua
coscienza, è quello che poi, nella modernità ha avuto una esasperazione nell’esaltazione di quella
che chiamiamo “libertà di coscienza”. Questo termine è diventato ormai patrimonio comune anche
nella nostra cultura cattolica.
5
Qui però è necessario stare attenti perché, se per libertà di coscienza si vuole intendere che
l’individuo “in coscienza” può definire ciò che è bene e ciò che è male e poi comportarsi di
conseguenza, questa affermazione ha una portata incalcolabile per quello che riguarda le
ripercussioni sulla concezione della ragione dell’uomo. Infatti, che cosa pensa, Lutero, della
ragione? La dottrina e la prassi seguite da Lutero sono una miscela esplosiva di contraddizioni. Lo
vedremo meglio più avanti. Ma lui, che svaluta la ragione, perché dice che l’uomo razionale,
l’uomo che ha un intelletto che funziona bene, si insuperbisce! E non si deve insuperbire, perché lui
non conta nulla, è solo un povero peccatore! E l’unica cosa di cui ha bisogno è la fede! E che la fede
sia separata dalla ragione è evidente dal momento che nega il magistero! Ma che cosa fa in
definitiva il Magistero? Mi dice la verità della volontà di Dio su di me, sulla Chiesa e sul mondo!
Mi dice la verità! E questa verità vale per tutti.
Se io nego il Magistero, nego la Verità teologica, la verità relativa a Dio! Ma la verità relativa a Dio
è il vertice della verità a cui l’uomo può giungere! In questo caso Lutero, scindendo nettamente,
come fa, la fede dalla ragione e la verità dalla teologia, fa si che, da una parte disprezza la ragione,
disprezza quindi Tommaso, la Scolastica, Aristotele, tutto il tentativo – anche quello dell’uomo di
oggi -, di chiedersi la verità su chi siamo, chi è Dio, che senso ha la nostra vita, eccetera. Tutto
questo, Lutero lo nega da un punto di vista razionale, con la conseguenza che - dal momento che
non c’è più la verità teologica che era stata il vertice degli studi medievali -, si finisce con il negare
la ragione! È la ragione che pone le basi per la teologia! Il vertice è la teologia, e alla sua base c’è la
filosofia. Così la Filosofia, cioè la ragione, resta senza la possibilità di essere orientata dalla
Rivelazione verso la teologia. Cioè, la Rivelazione diventa ininfluente per la ragione! Se è così,
capite bene quali sono le conseguenze! Le conseguenze sono quella libertà di coscienza che
ciascuno, usando della ragione che Dio gli ha dato, cerca da solo, senza la Rivelazione, la verità.
Quindi la ragione è sola! Ma se la ragione è sola, la ragione diventa – come dice molto chiaramente
il Papa nella Spe salvi, che è una enciclica meravigliosa! -, «la ragione lasciata a se stessa diventa la
ragione del potere e del fare». Diventa quindi la ragione che ha il suo manifesto in Bacone. Bacone
dirà: «Scienza è potenza!». Cioè, la scienza, la ragione, non è più conoscenza, ma è cambiamento
della realtà! In base a che cosa? In base ai miei desideri di felicità! Infatti Bacone, nella Nuova
atlantide, che scrive nel 1624, dirà molto chiaramente che “la ragione deve trovare ad ogni dolore la
sua cura appropriata, e deve offrire ad ogni desiderio umano il suo commisurato appagamento.
La ragione lasciata senza la luce della rivelazione diventa una ragione pragmatica. Una ragione che
vuol cambiare la realtà, non conoscerla! Ma cambiarla in funzione di che cosa? In funzione della
realizzazione del desiderio individuale. Noi oggi assistiamo all’idolatria del desiderio individuale,
e alla concezione della scienza come funzionale alla realizzazione di un desiderio individuale di
felicità! Ma ci chiediamo mai se questo desiderio sia giusto o sbagliato? No, non ce lo chiediamo! E
questo non ce lo chiediamo da Lutero in poi, da quando Lutero ha nettamente separato la ragione
dalla fede e le opere dalla fede! Queste sono le conseguenze del disprezzo verso la Rivelazione, che
è aiuto insostituibile perché l’uomo possa costruire una società giusta!
Da questi presupposti discende anche l’opposizione tra scienza e fede. Il prossimo mese parleremo
di Galilei. Ne parleremo con Monsignor Negri, che è stato più volte mio ospite a Radio Maria.
Sappiamo che è un bravissimo filosofo e teologo. Lui mi ha consigliato di parlare di Galilei. Ma per
capire qual è la posizione della Chiesa nei suoi confronti bisogna capire che cosa ha comportato la
Riforma protestante! Cioè questa artificiosa e dannosa separazione della scienza dalla fede, che mai
c’era stata in campo cattolico! La Chiesa non ha mai condannato l’uso della ragione! Mai! La
ragione è cosa buona: è quella che ci fa – insieme all’amore -, a immagine e somiglianza di Dio!
Allora la conseguenza di questa posizione sarà anche che alla fede in Dio viene sostituita la “fede
nella scienza”! Eh, in qualcosa bisogna pur credere! Nota del trascrittore). E che alla speranza di
vita piena, perfettamente felice in Paradiso, si sostituirà la “speranza nel progresso”. Che cosa fa
questo progresso? Realizza i nostri sogni!
6
Un’altra conseguenza di questa netta separazione tra fede e ragione, tra scienza e fede, è che gli
eletti - quegli eletti di cui anche Lutero parla, cioè quelli che si autodefiniscono “eletti”, perché
“portatori di una morale superiore a quella della gente comune, del volgo - questi eletti faranno dei
progetti di felicità per gli uomini, che chiameranno progresso! Progetti che cercheranno di imporre
con tutte le forze, perché il loro progetto di felicità si realizzi! Come potete capire, i totalitarismi
dell’epoca moderna sono il frutto dei progetti di queste elite, che non troveranno più un argine nella
Chiesa e nella sua forza morale, perché la Chiesa sarà stata smantellata. Così loro, divinizzando la
loro stessa ragione, imporranno, in nome della loro idea di felicità, sofferenze inenarrabili alle
popolazioni. Sto parlando dell’Illuminismo, della Rivoluzione Francese, ma ovviamente anche del
marxismo, del comunismo e del nazismo. (Ma vi sono anche nuove ideologie che si insinuano nella
società odierna e che vorrebbero imporci la loro idea di felicità e libertà. Già, per chi vuol vedere,
questi progetti umani di “felicità” stanno facendo vittime a milioni, come nel caso della cosiddetta
“conquista civile” che è l’aborto legale. La prossima conquista di questi “messaggeri di felicità”
sarà l’eutanasia, la “dolce morte”. In quanti ci cascheranno? N. d. t.).
Tutto ciò deriva dall’aver malauguratamente scisso fede, ragione, scienza e fede. Così facendo,
Lutero relega la fede nell’ambito personale, rendendola quindi ininfluente dal punto di vista sociale.
Recentemente, sia Giovanni Paolo II che Papa Ratzinger hanno costantemente ribadito il ruolo che
la fede ha dal punto di vista sociale! Che la fede non è fatta per l’oscurità e la privatezza della
coscienza individuale, ma si traduce in opere! Quelle opere che Lutero condanna! E queste non
sono solo opere di santità individuale, ma di santità collettiva!
Per questo a un certo punto Ratzinger si fa una domanda drammatica nella Spe salvi. E si chiede:
«Come ha potuto svilupparsi l’idea che il messaggio di Gesù sia strettamente individualistico, e miri
solo al singolo?». Com’è possibile che si sia sviluppata una simile aberrazione? Nell’ebraismo, Dio
è il Dio del popolo! In Lutero e nella tragedia della Riforma Protestante purtroppo questo pensiero
si è sviluppato. Per questo motivo è altrettanto triste che alcuni cristiani pensino in buona fede che
la fede debba essere confinata solo al privato. Com’è possibile? Papa Ratzinger individua l’origine
di questo programma nella visione luterana della fede, che Lutero esplicita nel suo commento alla
Lettera di Paolo agli Ebrei. Perché in quella lettera Lutero si riferisce sempre all’individuo, e non
parla della città. Smette di parlare della “città di Dio”, di cui sempre Dio ha parlato.
Questa fede, intesa come privatistico possesso, in qualche maniera, di essere eletti e quindi salvati,
predestinati alla salvezza, sarà poi quella che nell’Ottocento sarà condannata come “oppio dei
popoli”. Per cui la filosofia dell’Ottocento, da Feuerback a Marx, dirà che la religione è l’oppio dei
popoli. Certamente! Perché se la religione è quella che si sostanzia da Lutero in poi, cioè una
privata consolazione per il mio dramma esistenziale, che sta tutto dentro di me, perché la Chiesa
spirituale, non carnale, non visibile, è evidente che sarà in qualche modo giustificata la pretesa che
la religione serva solo come un oppio, come una specie di droga, perché non ha ricadute sul bene di
tutti!
Qual è l’ecclesiologia di cui Lutero si appropria e propugna? La risposta ci viene da uno dei suoi
più importanti scritti, il cui titolo è un programma, perché si intitola Alla nobiltà cristiana della
Nazione tedesca. Perché è un programma? Perché Lutero, come riformatore della Chiesa, non si
rivolge alla cristianità, a tutto il popolo di Dio, ma alla “chiesa tedesca”! quindi lui sta fondando un
nazionalismo tedesco, che contrapporrà la Germania alle altre nazioni cristiane. Questo è davvero
un dramma! Infatti Lutero sarà considerato “padre della Patria tedesca”. Anche perché poi farà la
traduzione della Bibbia in tedesco, e questa traduzione sarà considerata il manifesto della lingua
tedesca.
In tutta la cristianità precedente la riforma si parlava il latino. Lutero invece dà importanza al
tedesco, alla nobiltà tedesca, in contrapposizione a chi rappresenta invece l’universalità, e cioè
Roma. Allora, contro Roma Lutero fonderà la potenza – perché di potenza si tratta -, della
Germania. Infatti alcuni umanisti tedeschi, come Von Otten, confluiranno nel protestantesimo
proprio per questo aspetto, e cioè per il nazionalismo tedesco.
7
E scrive ancora Lutero: «Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca. Tutti i cristiani appartengono
allo stato ecclesiastico (cioè, siamo tutti sacerdoti). Né esiste tra loro differenza alcuna se non quella
dell’ufficio proprio a ciascuno. Il battesimo, il vangelo e la fede, infatti, ci fanno tutti religiosi e tutti
cristiani. Infatti tutti quanti siamo stati consacrati sacerdoti dal battesimo». E questo è indubitabile
perché il battesimo fa di ognuno di noi sacerdote, re e profeta. Però… però… come affermerà poi il
Concilio di Trento dopo questa Riforma, il battesimo è il primo e il fondamentale dei sette
sacramenti. E i sacramenti agiscono indipendentemente dalla fede delle persone. Agiscono perché
sono la forza di Dio, la potenza dello Spirito Santo, che entra nella vita delle persone.
Lutero prosegue poi nel suo scritto: «Ciò che si riceve dal battesimo ben si può vantare che valga
come essere consacrati sacerdoti, vescovi e papi! Sebbene non a ciascuno si addica di esercitare tali
uffici». Dunque ognuno di noi è sacerdote, vescovo e papa.
Però… però… Come mai non tutti siamo papi? Come mai non siamo vescovi? Allora, siccome per
Lutero la Chiesa non è solo spirituale, è anche una chiesa di uomini concreti nella quale possono
accadere ingiustizie o difformità rispetto alla concezione di Dio e di Gesù (rispetto a quella che
deve essere intesa come tale), allora, chi governa questa comunità di cristiani, visto che siamo tutti
sacerdoti, vescovi e papi? Molto interessante questa domanda! Chi la governa la Chiesa? La Chiesa
sarà governata da quelli che Dio ha scelto per governarla. E chi sono costoro? Quelli che hanno il
potere temporale! Perché è manifesto che loro sono stati eletti da Dio per una funzione particolare,
che è appunto quella di essere principi. Poiché i vescovi non seguono Lutero in questa riforma della
Chiesa, egli si rivolge ai principi. Così il principe diventa la massima autorità religiosa, l’organo
ecclesiastico superiore. Infatti il principe nominerà i vescovi, i parroci, controllerà la liturgia,
l’insegnamento e la formazione religiosa. I principi promuoveranno le visite ai parroci per
controllare e vigilare sulla vita ecclesiastica.
E alla fine, nel 1542, Lutero prevede l’istituzione, al posto del vescovo, di un organo, che si chiama
concistoro, che in realtà è una istituzione del principe elettore. Infatti il Concistoro è convocato dal
principe, i membri del Concistoro sono scelti dai principi, e i regolamenti stessi devono passare
sotto l’autorità del principe.
Se voi pensate che le persecuzioni ai primi cristiani nell’Impero Romano nascono perché i cristiani
non vogliono dare l’incenso a Cesare, cioè non vogliono riconoscere in Cesare una autorità divina,
che cosa fa invece Lutero? Lutero da a Cesare un potere assoluto sulla Chiesa. E contro la
tentazione ricorrente dei vari cesari di essere loro a esercitare l’autorità spirituale sulla Chiesa, la
Chiesa si è battuta per 1500 anni. E questo per conservare quella che si chiama libertas Ecclesiae.
Per conservare questa libertà, la Chiesa è ha avuto tanti martiri e ha subito tante sofferenze e
ingiustizie! Il papi hanno sempre insistito nel dire che è a loro che compete il magistero spirituale.
Ma Lutero, nel 1500, regala ai principi su un piatto d’argento quel assolutismo da cui la Chiesa ha
sempre cercato di preservare le società cristiane. E Lutero, sempre dallo scritto sopra citato, scrive:
«Poiché l’autorità temporale è stata preordinata da Dio a proteggere i buoni e punire i malvagi, si
deve lasciarla libera nei suoi uffici perché penetri indisturbata in tutto il corpo della cristianità».
Senza guardare in faccia a nessuno, sie questo prete, vescovo o papa! «Perciò l’autorità cristiana
temporale deve esercitare libera e indisturbata il suo ufficio, ove necessità lo richieda e il Papa sia di
scandalo alla cristianità». Quindi l’autorità temporale può anche indire la convocazione di un
concilio.
Questa libertà del principe tedesco, invocata e voluta da Lutero, comporta inevitabilmente un odio
senza confini per Roma. Infatti Lutero definisce Roma “la rossa puttana di Babionnia, che pratica
gli inganni e le astuzie del Demonio”. In tutti gli scritti di Lutero i papi sono affiancati al Demonio e
all’Anticristo. Perché? Perché il Papa scomunicò Lutero. E Siccome Lutero è Cristo, allora il Papa è
l’Anticristo. E prosegue: «Su queste maledette e diaboliche basi costruiscono, quelli di Roma! Il
Papa è un nemico diabolico! Escremento del Diavolo! Garibaldi poi dirà che Pio IX è un “metro
cubo di letame”. Come vediamo ha un nobile precursore in Lutero.
8
Tutto questo odio poi giustifica la propaganda menzognera. Se andate a visitare il Castello di
Wittemberg, dove Lutero è vissuto, troverete una serie di libretti ,di opuscoli anticattolici, infarciti
di falsità. Da poco era stata inventata la stampa, e Lutero ne approfitta per propagare in tutto il
mondo la sua visione del Papa come Anticristo. E questo è l’ambiente in cui, a Trento, i papi
parleranno di Indice. Verrà creata una nuova congregazione, quella dell’indice, per proteggere la
popolazione ignorante, e quindi più influenzabile, da questa “peste” che si diffonde. L’odio quindi
giustifica la propaganda menzognera.
Per 1500 anni la cristianità si è comportata diversamente, come Lutero indica. Allora, pensate che
idea di sé doveva avere Lutero! Lui era nel giusto, e tutti gli altri avevano sbagliato! Ma per 1500
anni. Difatti questa concezione dei principi e degli “eletti” porta al disprezzo per il popolo. «Il
popolo infatti – scrive Lutero – il povero popolo imbecille ondeggia fra cielo e terra non
comprendendo niente di tutto ciò e non sapendo cosa scegliere. Il fatto è che non è data a ognuno
abbastanza intelligenza e comprensione per poter giudicare con certezza circa questi grandi e
importanti problemi». Questo vuol dire che a Lutero è data una intelligenza superiore a tutta
l’intelligenza prodotta in 1500 anni di storia cristiana.
Riguardo ai Sacramenti lui dice che se ne devono conservare solo tre: battesimo, penitenza e
Eucaristia. A proposito di Eucaristia Lutero dice che la transustanziazione è una bestialità, è una
cosa satanica. Invece per lui è consustanziazione. Cioè, il pane e il vino non si trasformano e
perdono la loro natura per diventare Corpo e Sangue di Cristo, ma il Corpo e Sangue di Cristo
coesistono con la natura del pane e del sangue.
Quanto detto fin ora mi serva per esaminare quali sono le conseguenze sociali ed economiche, oltre
che religiose e spirituali, di questa predicazione. Poiché i voti non hanno nessuna ragione di essere,
a chi vanno tutti i beni che gli ordini religiosi, i vescovadi e le parrocchie possiedono? A chi vanno?
La risposta è ovvia: vanno a quelli che sono “delegati da Dio” a prendersi cura della società, cioè ai
principi.
Questo elemento ci fa capire come mai la Riforma si diffonda a macchia d’olio in tutta l’Europa
centro.settentrionale. Come mai? Perché i principi hanno un interesse enorme ad accaparrarsi tutti i
beni e proprietà della Chiesa. C’è insomma una enorme avidità di potere, di soldi, da parte dei
principi, che fa si che questi sposino la Riforma. Fa si che questa Riforma, da Riforma religiosa,
diventi Riforma politica. Di fronte a questo ingiusto accaparramento tutti gli altri ceti sociali si
ribellano, quasi dicessero: “E perché solo a voi? Non siamo tutti uguali? Chi l’ha detto che solo voi
possiate prendere i beni dei monaci e dei vescovi? Chi l’ha detto? E parte la nobiltà inferiore, cioè i
cavalieri, i non primogeniti. Questi iniziano la rivolta in nome della libertà evangelica tedesca!
Anche loro muovono guerra ai preti e attaccano i vescovadi per impossessarsi, anche loro, di quello
che rimane di quei beni, che dovevano essere divisi. Siamo negli anni 1522, 1523. Subito dopo
partono i contadini. Quando si dice la “guerra dei contadini” ci si riferisce alla guerra del popolo,
che è subito dopo: 1524, 1525. Questi contadini sbandierano – come poi al tempo del “libretto
rosso” di Mao, in Cina -, il libello di Lutero sulla libertà del cristiano! Bisogna pur dire che a rigor
di logica hanno ragione! “Ma come?, non siamo tutti liberi, tutti sacerdoti, tutti uguali? E allora
perché solo ai principi è concesso di prendere i beni della Chiesa?”.
Lutero interverrà contro i contadini in un modo sprezzante e violentissimo. E scriverà, nel 1525, un
libello che si chiama Contro le bande ladre e assassine dei contadini. Ma ad essi era stato detto:
“Le nostre comunità avranno diritto di eleggersi i loro parroci”!… Che cosa risponde Lutero, in
nome dell’universalità del sacerdozio? Che cosa risponde in nome della libertà che aveva tanto
invocato? Dice: «Non è utile ai contadini protestare che tutte le cose sono state create libere e
comuni e che tutti siamo stati battezzati allo stesso modo!». Ma lo aveva detto lui, che siamo liberi!
Perché? Ecco il punto: «Perché il Battesimo non rende liberi corpo e beni, ma solo l’anima. I
contadini invece vogliono che divengano comuni i beni altrui, pur continuando a tenere per sé i
propri». Cioè come avevano fatto i principi e i cavalieri. E no: per i contadini non va bene! E Lutero
dice che bisogna ammazzarli proprio tutti.
9
Altra conseguenza di questo esproprio dei beni della chiesa, in cui sguazzano tutti quelli che
potevano, è che il responsabile dello Stato di Prussia, quello che anticamente era un ducato, il gran
Maestro dell’ordine dei cavalieri teutonici, Alberto di Ohenzollern, secolarizza lo Stato e prende per
la sua famiglia tutti i beni dell’ordine religioso e si proclama duca ereditario di Prussia.
Un’altra conseguenza è l’impoverimento della società. Fenomeno che vedremo anche in Italia, nel
Risorgimento. Infatti la conseguenza del Risorgimento in Italia sarà l’emigrazione di massa, causato
dall’enorme impoverimento delle popolazioni a causa della guerra. La stessa cosa avverrà in
Germania. È evidente che questo sbranarsi a vicenda per dividersi i beni della Chiesa, non porterà
solo a una guerra civile che si protrarrà fra i vari ceti, ma al fatto che i poveri non avranno più chi li
sosterrà, e questo aumenterà di molto la povertà.
Altra tremenda conseguenza sarà il settarismo. Non essendoci più la verità rivelata e il Magistero,
ognuno creerà la propria chiesa. Così si arriverà al paradosso che il mondo luterano si dividerà in
tantissime sette. Ne cito una sola – la più estrema, la più folle – quella fondata da un sarto, che si
chiamava Giovanni di Leida, il qule si proclama “re della città e re del mondo”! Un sarto di
Münster… Bene, questo pazzo indemoniato farà bruciare tutti i libri dicendo che al posto del
battesimo con acqua, va introdotto un battesimo di fuoco. In che consiste? In un’orgia! Lui vuole
imporre la poligamia. Tutti gli uomini devono avere tante donne e tutte le donne si devono sposare,
pena la morte!
Tutta questa situazione esplosiva fa si che la cristianità scoppi. E se pensate che Gesù ha detto che
“Vi riconosceranno dall’unità e dall’amore”, questo odio che strazia la cristianità è quello che
presenta al mondo un volto della Chiesa che non ha credibilità. Quindi questa è la prima devastante
conseguenza della Riforma: l’annullamento della libertà della Chiesa, l’assolutismo che nasce in
Germania per volontà di un chierico. È Lutero, che era un monaco, che dà al principe la
giustificazione per diventare principe assoluto!
Poiché mi sono dilungata coi tempi e non ho lo spazio per le domande degli ascoltatori, voglio solo
accennare un piccolo particolare, che riguarda il rapporto di Lutero con l’ebraismo. Nel 1546 Lutero
scrive un testo che si chiama: Ammonimento ai giudei. Lo leggo: «Ho voluto dare alla fine questo
ammonimento a voi come tedeschi. Se i giudei vogliono convertirsi a noi, rinunciare alle loro
bestemmie e a ciò che comunque hanno fatto, li perdoneremo. Se però no, non li tollereremo, né
sopporteremo tra noi». Poi Lutero, in questo libercolo dà ai Giudei, agli Ebrei, dei salutari a
consiglia, che sono sette. In questi consigli lui dice che gli Ebrei devono essere obbligati al lavoro,
che le sinagoghe e le loro case private debbono essere distrutte «affinché si rendano ben conto di
non essere i padroni della nostra terra. Infatti, se potessero ucciderci tutti, lo farebbero volentieri,
anzi, lo fanno spesso, specialmente quelli che si spacciano per medici».
Questo testo, come si può capire, è stato ristampato dal nazismo nel 1936. Da questo testo possiamo
capire come l’odio contro l’ebraismo non nasce dal nulla in Germania. Ed è stato preceduto da altre
stragi. Ma queste stragi non hanno mai avuto dalla loro il Magistero pontificio, che anzi, aveva
sempre difeso gli ebrei. Invece il principe, il capo della Riforma, la massima autorità, che è Lutero,
è quello che scrive questi salutari a consiglia.
Un piccolo accenno, in questi ultimi minuti che rimangono, lo dedico alle indulgenze. Le ho lasciate
alla fine perché, da quello che vi ho detto si capisce che la questione delle indulgenze, da cui si fa
derivare la riforma luterana, è un pretesto. Lutero aveva una concezione della vita inconciliabile con
quella della Chiesa. Lui ambiva al potere, e questo potere l’ha ottenuto a scapito della società.
Infatti la società tedesca è stata distrutta dalla riforma! Vi ho detto che nel 1500 la Germania ha 17
università, istituite negli ultimi 150 anni. C’è uno sviluppo economico e culturale enorme! Ma al
termine delle guerre di religione in Germania, cioè con la Pace di Westfallia, 1648, 130 anni dopo la
ribellione di Lutero, la Germania è distrutta! Il potere passerà alla Francia e la Germania sarà divisa
ufficialmente in 364 stati. Così la grande influenza dell’antico impero sarà persa. Resisteranno gli
Asburgo nel loro dominio territoriale, ma la Germania come tale avrà ottenuto da questa ribellione
contro la Chiesa cattolica una devastazione del proprio territorio.
10
Ma veniamo alle indulgenze. Le indulgenze, la cui validità sarà ribadita dal Concilio di Trento, in
quanto che l’indulgenza è la remissione della pena temporale, che è la conseguenza del peccato.
Cioè Dio ci perdona i peccati che denunciamo nella confessione, ma poi è evidente che, per
giustizia, questi peccati avranno delle conseguenze che si pagheranno, sia in questa vita che nel
Purgatorio.
Le indulgenze sono perciò un ulteriore segno della misericordia di Dio (che la Chiesa ci offre),
grazie a che cosa? Grazie ai meriti infiniti di cristo e della sua Chiesa. Lutero, ribellandosi a tutto
ciò, dice che la Chiesa, il Papa, non hanno nessun potere di fare sconti di pena, perché questo potere
lo ha solo Dio. Lui ritiene che le indulgenze siano solo una questione di soldi, e pertanto vanno
abolite.
Certamente ci sono stati abusi nel conferimento delle indulgenze! Certamente! E quegli abusi sono
dovuti a quella situazione particolare della Chiesa, che ho cercato di presentarvi nella prima parte di
questa puntata. Diciamo che fra le tristi conseguenze di Avignone ci sono state il cumulismo e il
fiscalismo. In concreto, nella Germania del Cinquecento c’è un vescovo, Alberto di Brandeburgo,
che, pur avendo già due vescovadi, vuole acquistarne un terzo. E per farlo si indebita con i Fugger,
che sono una famiglia di banchieri, molto potente. E poi lui deve risarcire i debiti che ha
accumulato coi Fugger, e a questo scopo fa predicare in mezza Germania le indulgenze per la
costruzione della Basilica di San Pietro, in termini che sono scandalosi! Sono scandalosi perché alla
fine quel denaro serve a lui per recuperare il debito coi Fugger. Ripeto, è evidente che ci sono stati
abusi – corretti poi dal Concilio di Trento -, ma questi abusi – certo! – non giustificano la
devastazione della cristianità, con le conseguenze economiche, culturali, sociali, oltre che religiose,
che abbiamo visto!
Alla prossima volta.
11