Francia - Assocarni

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Francia - Assocarni
A RISCHIO LA PRODUZIONE DI CARNE BOVINA ITALIANA PER IL BLOCCO DELLA RACCOLTA DEL
MATERIALE A RISCHIO SPECIFICO BSE
L’accordo del Gruppo tecnico interministeriale del 7 novembre non basta ai colatori
per un’immediata sospensione del blocco della raccolta
Riteniamo utile ripercorrere le tappe principali di una vicenda che, ancora oggi mentre
scriviamo, non si è risolta nell’auspicata revoca del blocco – messo in atto dal 30 ottobre dagli
impianti italiani di pretrattamento – della raccolta delle carcasse di animali morti in stalla e del
materiale a rischio specifico BSE al macello. Infatti, nonostante l’annuncio dell’imminente
emanazione di un’Ordinanza, concordata da parte del Gruppo tecnico interministeriale di
martedì 7 novembre, contenente le soluzioni operative alle problematiche che hanno provocato
il blocco della raccolta, le aziende in questione hanno deciso di non riprendere l’attività se non
dopo aver ricevuto garanzie precise in merito ai contenuti dell’Ordinanza stessa.
Per i macelli è quindi necessario prevedere altri giorni di sospensione della raccolta.
L’ASSOCARNI ha ribadito la situazione assolutamente insostenibile per i macelli italiani, ed
è prontamente intervenuta chiedendo al Ministero della Sanità di avviare un immediato contatto
con le aziende interessate, nella speranza che ciò possa considerarsi garanzia sufficiente per la
ripresa della raccolta.
Ricapitoliamo i principali avvenimenti di questi giorni, riportando nel presente articolo anche il
comunicato stampa col quale, la sera del 7 novembre, il Ministero della Sanità ha dato formale
annuncio dell’intenzione di emanare a brevissima scadenza l’Ordinanza concordata in sede di
riunione.
I MOTIVI
Come noto, a far data da lunedì 30 ottobre u.s., gli unici quattro impianti italiani di
pretrattamento delle carcasse di animali morti in stalla e del materiale a rischio specifico BSE
eliminato in fase di macellazione hanno sospeso la loro attività. Due le principali motivazioni di
tale decisione:
- l’assenza di un chiaro inquadramento normativo delle attività di raccolta e smaltimento di tali
prodotti che ha portato negli scorsi giorni ad iniziative discutibili e ad effetto da parte di organi
di controllo interessati unicamente a valorizzare il proprio ruolo attraverso la diffusione di
ingiustificato allarmismo. Ci si riferisce in particolare all’inchiesta di Firenze su un “presunto
smaltimento di circa 100 tonnellate di farine animali utilizzate nella costruzione di laterizi da
due fornaci di Montepulciano”. Prima di organizzare conferenze stampa di effetto sarebbe
stato forse più opportuno per gli organi di controllo informarsi sul fatto che questo supposto
“materiale a rischio” trattato ad oltre 1200 gradi altro non era che materiale considerato
idoneo al consumo umano sino al 30 settembre scorso!
- la necessità di provvedere allo smaltimento fisico di tali farine accumulatesi con il tempo
negli impianti di pretrattamento che avrebbero comunque costretto a brevissimo tali impianti
a sospendere la propria attività.
L’ANNUNCIO DEL BLOCCO DELLA RACCOLTA
Riportiamo innanzitutto la comunicazione dell’ASSOGRASSI, con cui era stata annunciata la
sospensione dei ritiri del materiale a rischio.
Oggetto:
-
Da lunedì 30 ottobre 2000, sospensione dell’attività di pretrattamento e conseguente
interruzione del servizio di raccolta dei materiali a rischio specifico, da parte delle
aziende associate. (Decisione della Commissione europea 2000/418/CE)
Premesso che le aziende di trasformazione dei sottoprodotti della macellazione e degli scarti animali
si sono prontamente attivate (così come fecero in occasione dell’entrata in vigore dell’Ordinanza 15
giugno 1998 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale n. 171 del 24
luglio 1998) per dedicare all’attività di pretrattamento quattro aziende aventi una capacità produttiva
ampiamente sufficiente ad assicurare, con ampio margine di sicurezza, la trasformazione dei materiali
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a rischio specifico prodotti nel nostro Paese, ottenendo, in tempi rapidissimi, per ciascuno dei quattro
stabilimenti. il riconoscimento da parte del Ministero della Sanità.
- Premesso che le aziende che da quasi un secolo assicurano il servizio di raccolta e trasporto dei
sottoprodotti della macellazione e degli scarti animali si sono prontamente attivate per realizzare, in
pochi giorni, una raccolta separata dei materiali a rischio specifico, mettendo a disposizione automezzi
e contenitori dedicati; nonché, ove necessario per motivi logistici, depositi di stoccaggio temporaneo
anch’essi dedicati.
- Premesso che è stato possibile realizzare tutto ciò in pochi giorni anche grazie alla efficiente azione
dei Servizi veterinari competenti (Ministero, Regioni, Autorità sanitarie locali).
- Premesso che quanto fatto è finalizzato a realizzare, nel nostro Paese, quanto in altri Paesi (Svizzera,
Francia, Belgio, Olanda, ecc.) avviene da anni e che prevede, appunto, la raccolta degli SRM, il loro
pretrattamento per trasformarli in farine e grassi animali, (prodotti che possono essere stoccati anche
per lungo tempo senza alcun problema) e, poi, essere utilizzati come combustibili (i grassi
direttamente, avendo un potere calorifico analogo a quello degli oli combustibili; le farine come
combustibile in forno da cemento, in parziale sostituzione al coke di petrolio ed al carbone).
- Premesso che non esistono problemi di ordine tecnico per l’utilizzo dei grassi come combustibili
nell’ambito dello stesso impianto di pretrattamento od in qualunque altro impianto che utilizza oli
combustibili fluidi o densi, né per l’utilizzo delle farine in forno da cemento; per queste ultime è già
stato stipulato un preliminare di accordo di fornitura con una primaria società italiana, produttrice di
cemento, in grado di utilizzare, senza alcun problema, tutte le farine proteiche che verranno prodotte
dagli impianti di pretrattamento in Italia e che ben conosce il problema avendo quattro stabilimenti in
Francia ed uno in Belgio presso i quali utilizza, da ormai tre anni come combustibile una quantità
annua di farine dieci volte superiore a quella che verrebbe prodotta in Italia.
- Premesso che tutto quanto sopra esposto è perfettamente coerente con le norme comunitarie
esistenti, e con i pareri scientifici dai quali discendono quelle future.
Alla luce di quanto sopra esposto dobbiamo però rilevare l’impossibilità di operare in assenza di un chiaro
e univoco inquadramento normativo per consentire l’uso dei prodotti ottenuti dal pretrattamento negli
impieghi sopraccitati.
Sono ormai più di due anni che produciamo farine e grassi animali senza avere uno sbocco per smaltirli,
ed oggi neppure più lo spazio ove stoccarle.
Come operatori del settore riteniamo di aver fatto tutto ciò che potevamo per contribuire a risolvere i
problemi sanitari ed anche economici causati dall’introduzione di misure comunitarie che, ingiustamente,
penalizzano fortemente la filiera bovina italiana: ma riteniamo altresì, impossibile proseguire in una
attività senza una chiara normativa ed uno sbocco certo e concreto per i prodotti ottenuti dal
pretrattamento.
Ciò che chiediamo è quanto esiste e funziona da anni negli altri Paesi comunitari.
Dobbiamo, inoltre e purtroppo constatare come il Decreto di applicazione della Decisione 2000/418/CE
non solo non risolve i problemi sopra esposti ma complica ulteriormente le cose introducendo norme
tecniche ed un sistema sanzionatorio (peraltro non presenti in nessun altro Paese comunitario) che
rendono, di fatto, impossibile la prosecuzione dell’attività di pretrattamento.
Alla luce delle considerazioni sopra esposte le aziende di pretrattamento nostre associate:
ECO RENDERING Srl
FARM SERVICE Srl
IMAR Srl
SALGAIM ECOLOGIC Spa
SOSPENDERANNO, DA LUNEDI’ 30 OTTOBRE 2000, IL SERVIZIO DI RACCOLTA DEI MATERIALI A
RISCHIO SPECIFICO DAGLI STABILIMENTI DI MACELLAZIONE E LAVORAZIONE CARNI E DAGLI
ALLEVAMENTI, FINO A QUANDO NON SARANNO RISOLTI I PROBLEMI SOPRA CITATI CHE, DI
FATTO, IMPEDISCONO L’ATTIVITÀ.
Immediate e gravissime le conseguenze di tale sospensione per i macelli italiani che, nei
primi giorni, hanno provveduto allo stoccaggio di tale materiale in celle dedicate ma che, nel
volgere di pochi giorni, si sono visti costretti a sospendere la propria attività, data l’impossibilità
di procedere nuovamente all’allontanamento del materiale a rischio dai propri impianti.
Sin dall’inizio dell’emergenza, l’ASSOCARNI ha attivato ogni possibile contatto con le
Amministrazioni interessate e con i diversi esponenti del Governo chiedendo immediate
soluzioni operative per il superamento dell’emergenza. Si è cercato inoltre, attraverso
comunicazioni dirette dei macelli aderenti, di ottenere un intervento di autorità (precettazione)
da parte dei prefetti competenti che però si sono limitati a prendere atto del problema.
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INIZIATIVA DELL’ASSOCARNI PER UN COORDINAMENTO DELLA FILIERA ITALIANA
UNITARIO AL GOVERNO PER IL SUPERAMENTO DELL’EMERGENZA
– DOCUMENTO
Venerdì 3 novembre l’ASSOCARNI ha inviato un documento firmato congiuntamente con
Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Anca Lega Coop, Uniceb e Cim ai Ministri ed ai Sottosegretari di
Sanità, Politiche Agricole, Industria ed Ambiente. Il documento, in preparazione dell’incontro
interministeriale del 7 novembre p.v., metteva in luce la situazione di emergenza, divenuta
insostenibile, dello smaltimento del materiale a rischio BSE venutasi a creare nel nostro Paese
e formulava le necessarie soluzioni da adottare nel più breve tempo possibile, preannunciando,
in caso contrario, l’inevitabile sospensione della vendita, entro pochissimi giorni, della carne
bovina italiana.
Nella prima parte del documento venivano analizzate le motivazioni tecniche che avevano
portato al blocco della raccolta del materiale a rischio e proposte le necessarie soluzioni
operative. Nella seconda parte venivano invece analizzati dettagliatamente i costi per l’intero
settore e formulata una proposta unitaria di intervento economico per la filiera italiana.
“““
Oggetto:
Documento di lavoro della filiera bovina italiana su emergenza smaltimento organi a rischio
BSE in Italia
La riunione del Gruppo Tecnico Interministeriale, convocata per il giorno 7 novembre p.v., costituisce
un appuntamento di fondamentale importanza per l’intera filiera bovina italiana, che attende da tale
incontro l’individuazione delle ormai improrogabili soluzioni operative per il superamento della grave
emergenza venutasi a creare nel nostro Paese per lo smaltimento del materiale a rischio BSE. La
sospensione delle attività di raccolta e smaltimento degli animali morti presso gli allevamenti e del
materiale a rischio presso i macelli ha infatti già provocato l’accumulo di ingenti quantità di materiale
organico fortemente deperibile presso i macelli e gli allevamenti con pesanti conseguenze sia dal punto di
vista igienico-sanitario che da quello occupazionale (è infatti già elevato il numero di aziende costrette ad
interrompere la propria attività). Se entro martedì 7 novembre non verranno fornite dal Governo le
necessarie risposte alle problematiche operative sottoriportate, l’impossibilità per la filiera bovina italiana
di continuare la propria attività non potrà che determinare come inevitabile conseguenza l’interruzione
delle vendite di carne italiana su tutto il territorio nazionale.
Al fine di offrire un contributo quanto più costruttivo possibile, le scriventi Organizzazioni,
rappresentative della filiera bovina nazionale, ritengono utile richiamare nel presente documento gli
aspetti essenziali di tale emergenza ed avanzare possibili proposte di soluzione delle gravi problematiche
esistenti.
Nel presente documento vengono affrontati due differenti aspetti. Il primo, su cui si auspica una
risposta chiara e definitiva da parte del Gruppo Tecnico Interministeriale, è quello delle problematiche
relative alla scarsa chiarezza normativa ed agli ostacoli che la normativa vigente in Italia pone alla
soluzione del problema. Il secondo è quello relativo invece agli aspetti economici dell’emergenza, con
un’analisi dettagliata delle conseguenze economiche delle misure comunitarie ed una proposta di
intervento a supporto della filiera.
1.
Interventi operativi e legislativi per il superamento dell’emergenza smaltimento BSE in Italia
1.1
Utilizzo dei cementifici quale via di smaltimento del materiale specifico a rischio
Una delle principali difficoltà operative che hanno portato all’attuale situazione di emergenza nel nostro
Paese è rappresentata dalla impossibilità di smaltimento delle farine (e dei grassi) ottenuti dagli impianti
di pretrattamento. Da un’analisi comparativa con le situazioni degli altri Stati membri emerge chiaramente
che la via di smaltimento più efficace ed economica per tali prodotti è rappresentata dai cementifici (o
impianti analoghi) nell’ambito dei quali i prodotti in questione possono essere impiegati come
combustibili.
Si riporta di seguito una situazione riassuntiva di altri Stati membri.
FRANCIA
La notevole diffusione che la BSE ha avuto e sta continuando ad avere in tale Paese, anche nell’ultimo
periodo, ha fatto aumentare notevolmente la quantità di materiale a rischio da smaltire. La Francia sin
dall’inizio ha seguito la via del pretrattamento, effettuato in appositi impianti dedicati, e del successivo
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smaltimento delle farine e dei grassi ottenuti all’interno dei cementifici. In una prima fase di applicazione
sono stati autorizzati in questo Paese depositi intermedi di farine di notevoli dimensioni, oggi smaltiti
grazie all’impiego dei cementifici.
SVIZZERA
Situazione simile a quella francese sia come gravità del problema che come via di smaltimento utilizzata
(cementifici ed impianti analoghi).
BELGIO
Anche in Belgio lo smaltimento di tale materiale viene assicurato dall’impiego come combustibile nei
cementifici. In questo Paese tali strutture sono state precettate per assicurare lo smaltimento delle farine.
Anche in questo caso autorizzati depositi intermedi per lo stoccaggio transitorio delle farine.
GERMANIA
Pur con differenze tra i diversi Länder, anche in questo Paese è autorizzata la via di smaltimento dei
cementifici.
OLANDA
In tale Paese, lo smaltimento delle farine ottenute dal pretrattamento viene assicurato dall’impiego nelle
centrali elettriche per la produzione di energia.
REGNO UNITO
In questo Paese, le norme nazionali hanno previsto alcuni requisiti di base per qualsiasi tipologia di
impianto che provveda all’incenerimento del materiale a rischio (tal quale o sotto forma di farina). Tali
requisiti sono perfettamente compatibili con quelli dei cementifici e di impianti analoghi. Anche in questo
caso è stato indispensabile autorizzare stoccaggi temporanei di farine.
La situazione italiana
Da contatti preliminari intercorsi con i cementifici (ed impianti analoghi) presenti sul territorio italiano, tale
via di smaltimento è risultata perfettamente perseguibile da un punto di vista tecnologico anche nel nostro
Paese. Oltre che estremamente efficace e più economica, l’impiego dei cementifici quale via di
smaltimento del materiale a rischio assicura anche la completa copertura delle esigenze del settore
bovino su tutto il territorio nazionale, tenuto conto della presenza capillare di tali impianti.
Purtroppo, la scarsa chiarezza dell’inquadramento normativo italiano per tale tipologia di prodotti ed
attività (autorizzazione depositi intermedi ed impianti di trattamento secondo D. Lgs. 508/92 – normativa
sottoprodotti animali – o secondo decreto Ronchi – normativa rifiuti ) ha provocato interventi difformi sul
territorio nazionale da parte delle diverse Autorità di controllo (ambientali o sanitarie), provocando di fatto
un blocco di tale via di smaltimento in attesa di necessari e definitivi chiarimenti da parte delle diverse
Amministrazioni coinvolte. Di conseguenza, gli impianti di pretrattamento presenti sul territorio nazionale,
che provvedono alla trasformazione del materiale a rischio tal quale in farine e grassi, non hanno trovato
alcuna possibilità di collocazione delle farine prodotte che sono andate accumulandosi giorno per giorno
a partire dal 1° ottobre, sino a saturare completamente le capacità di stoccaggio di tali impianti ed a
determinarne la sospensione dell’attività.
E’ evidente che una soluzione a tale problema può derivare in tempi brevissimi soltanto dal Gruppo
Tecnico Interministeriale che, con un opportuno strumento legislativo dovrà una volta per tutte chiarire la
legittimità di tale attività da parte dei cementifici e definirne l’esatto quadro di riferimento normativo.
In particolare occorre definire con opportuno strumento legislativo l’ambito autorizzativo e le modalità
operative ed amministrative relativi alle seguenti attività:
- deposito temporaneo dei materiali ottenuti dal pre-trattamento (grassi colati e farine proteiche);
- utilizzo dei grassi colati come combustibili nell’ambito degli stessi impianti di pretrattamento o presso
altri utilizzatori;
- utilizzo del materiale a rischio tal quale e delle farine proteiche come combustibili in particolare presso
cementifici, centrali elettriche o altri utilizzatori di combustibili solidi.
In attesa di tale chiarimento legislativo, per far fronte alla difficilissima situazione venutasi a creare e
consentire l’immediata ripresa dell’attività degli impianti di raccolta e pretrattamento, sarebbe
assolutamente indispensabile che venissero autorizzati alcuni centri nazionali di stoccaggio delle farine
prodotte in attesa dell’ulteriore smaltimento.
1.2
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Modifiche da introdurre al decreto del Ministero della Sanità che recepisce la decisione della
Commissione 418/2000
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E’ attualmente in fase di emanazione da parte del Ministero della Sanità un decreto di attuazione della
decisione comunitaria 418/2000. Tale decreto prevede una serie di aspetti che tenderebbero ad
ostacolare ulteriormente l’applicazione della decisione comunitaria nel nostro Paese ed a creare gravi
forme di distorsione di concorrenza rispetto ad altri Paesi della UE. Si riportano pertanto i principali
elementi su cui potrebbe essere utile avviare una opportuna riflessione ed alcune proposte di modifica
degli stessi.
Sistema sanzionatorio (art.11)
Il decreto prevede un sistema sanzionatorio che non ha assolutamente eguali in nessuna altra
normativa nazionale esistente e tale per cui, senza alcuna gradualità sanzionatoria, vengono assimilate le
inadempienze derivanti da singoli errori operativi (es. asportazione incompleta dell’ileo su un singolo capo
in macelli che macellano migliaia di capi) a quelle legate a comportamenti ripetuti e fraudolenti che
costituiscono già reato ai sensi delle vigenti disposizioni penali. All’articolo 11 del decreto vengono infatti
previste, al di là della gravità effettiva dell’inadempienza, periodi di chiusura dell’impianto interessato tali
da avere comunque come conseguenza la definitiva chiusura dello stesso, con tutte le conseguenze
economiche e sociali facilmente immaginabili. L’unica soluzione sarebbe pertanto quella di rimandare,
laddove esistente, all’ipotesi di reato, ed introdurre invece una certa gradualità sanzionatoria pecuniaria
per le altre inadempienze. L’aspetto sanzionatorio potrebbe quindi essere eliminato dal provvedimento
amministrativo in fase di predisposizione ed essere eventualmente inserito in appositi atti aventi forza di
legge.
Alla luce di quanto sopra esposto, vengono riportate di seguito alcune proposte di modifica di tale
aspetto:
ex Art 11 :
Salvo che il fatto non costituisca reato, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria
a) Da lire…..a lire….il rappresentante legale dello stabilimento riconosciuto o autorizzato responsabile
delle violazioni di cui all’articolo 2, articolo 5 comma 1 lettere a), b) e d), e commi 5 e 6 del medesimo
articolo 5;
b) Da lire…..a lire….il rappresentante legale dello stabilimento riconosciuto o autorizzato responsabile
delle violazioni di cui all’articolo 5 comma 1 lettera c) e commi 3 e 4 del medesimo articolo 5;
c) Da lire…..a lire….il rappresentante legale dello stabilimento riconosciuto o autorizzato responsabile
delle violazioni di cui all’articolo 6 comma 1 lettera a);
d) Da lire…..a lire….il rappresentante legale dello stabilimento riconosciuto o autorizzato responsabile
delle violazioni di cui all’articolo 8;
Dispositivi di protezione per il lavoratore (all.IV)
Per l’asportazione e la manipolazione del materiale specifico a rischio vengono previste nel decreto
nazionale dispositivi di protezione individuali (guanti terza categoria, maschere di protezione terza
categoria ecc) con caratteristiche simili a quelle previste per la manipolazione in laboratorio di materiali
ad altissimo rischio biologico, pur trattandosi in definitiva di un prodotto considerato perfettamente idoneo
al consumo umano sino al 30 settembre u.s.. Non dobbiamo inoltre dimenticare che questi stessi prodotti,
che in Comunità vengono considerati ad altissimo rischio biologico, possono essere liberamente importati
sino al 31.03.2001 da Paesi terzi senza alcuna restrizione per essere consumati liberamente dal
consumatore europeo.
Analogamente a quanto già previsto da altri Paesi della UE, sarebbe sufficiente a giudizio delle scriventi
Associazioni indicare come precauzioni di riferimento quelle contenute al titolo VIII del D. Lgs. 626/94
senza entrare nel merito degli specifici dispositivi di protezione individuale che potranno invece essere
adottati nell’ambito degli adempimenti della 626 da parte di ciascun impianto che se ne assume la diretta
responsabilità.
Proposta di modifica All. IV –:
Lasciare unicamente il primo e secondo capoverso dell’allegato, eliminando la frase che comincia con “Al
riguardo……. e finisce con…..(DPI)”
2.
Aspetti economici
L’entrata in vigore delle misure comunitarie di smaltimento degli organi a rischio ha introdotto a partire dal
1° ottobre 2000 pesanti oneri per tutte le diverse fasi dall’allevamento alla trasformazione della filiera
bovina italiana, pur mantenendo l’Italia la qualifica di Paese ufficialmente indenne da BSE sulla base
della classificazione OIE (Ufficio Internazionale delle Epizoozie di Parigi). L’aspetto più grave è tuttavia
rappresentato dal fatto che la totalità degli altri Paesi comunitari ha messo a punto apposite forme di
sostegno per i rispettivi operatori nazionali che, alleggeriti dei significativi costi di smaltimento, risultano
estremamente più competitivi rispetto agli operatori italiani. E’ evidente, pertanto, l’assoluta necessità che
anche in Italia venga progettata ed attuata un’apposita forma di supporto che alleggerendo i produttori
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italiani del settore agricolo e della macellazione di tali costi aggiuntivi elimini la disparità di concorrenza
venutasi a creare con gli altri Paesi della UE.
2.1 Analisi dei costi.
Si precisa che la sottoriportata analisi dei costi è puramente indicativa in quanto la mancata conoscenza
della via finale di smaltimento del materiale specifico a rischio impedisce ad oggi una valutazione più
accurata.
a) costi connessi allo smaltimento dei bovini ed ovini morti in stalla
Numero complessivo bovini adulti in Italia
Animali morti per anno
Costo medio smaltimento carcassa bovina
Costo totale bovini morti
Costo totale ovini morti
4.900.000
49.000
850.000
41.650.000.000 lire
18.000.000.000 lire
b) costi connessi allo smaltimento del materiale a rischio alla macellazione
Numero complessivo bovini adulti macellati
Costo unitario per capo
Costo totale macellazione bovini
Costo totale macellazione ovicaprini
3.500.000
20.000
70.000.000.000 lire
10.000.000.000 lire
Costo complessivo per il settore bovino ed ovicaprino a) + b) = 139.650.000.000 lire
2.2
Proposta di intervento
Dei vari modelli di intervento messi a punto nei diversi Paesi della UE, quello più rispondente alle
esigenze italiane è quello tedesco. In Germania (vedasi documento della Commissione UE n. COM
(2000) del 19.10.2000), infatti, tutta l’attività di raccolta e smaltimento del materiale ad alto rischio (animali
morti e materiale patologico) è considerata dalla legislazione vigente attività di pubblico interesse svolta a
favore della collettività per motivi di salvaguardia della salute pubblica.
Partendo da tale principio, è previsto un sostegno pubblico diretto limitato a tutti quei materiali che
possono costituire un pericolo sanitario. La raccolta ed il trattamento di tale materiale sono, secondo la
legge nazionale tedesca, sotto la responsabilità delle Autorità locali, ma il compito è svolto dagli impianti
di colatura, che in tale modo forniscono servizi per conto delle comunità. I costi di tale attività vengono
quindi sostenuti dalle Amministrazioni competenti. Va evidenziato che nessuna procedura di infrazione o
semplice contestazione è stata avanzata da parte della Commissione UE alle Autorità tedesche.
Un modello analogo dovrebbe, a giudizio delle scriventi Organizzazioni, essere adottato in Italia per il
materiale specifico a rischio BSE, in cui la raccolta e lo smaltimento di tale materiale potrebbero essere
svolti da parte degli impianti autorizzati nell’interesse della collettività che, attraverso le Amministrazioni
competenti, se ne assume interamente i costi.
Al fine di assicurare la presenza di impianti di trasformazione anche in zone geografiche del Paese che
ne sono attualmente sprovviste, potrebbe essere ipotizzata anche la creazione di appositi consorzi di
smaltimento. Le modalità applicative di un tale sistema potrebbero essere rapidamente discusse ed
adottate.
Nel concludere tale documento, le scriventi Organizzazioni desiderano sottolineare ancora una volta la
gravissima situazione di emergenza venutasi a creare sul territorio nazionale, che ha già provocato
pesanti conseguenze sia dal punto di vista igienico sanitario che occupazionale.
E’ quindi ormai assolutamente improrogabile che dall’incontro del 7 novembre p.v. emergano le
necessarie soluzioni agli aspetti operativi evidenziati (corretto inquadramento normativo attività
smaltimento cementifici, autorizzazione depositi temporanei di farine e modifiche decreto Ministero
Sanità) senza le quali l’intera filiera bovina italiana verrà a trovarsi in una soluzione assolutamente
ingestibile e senza precedenti. In una fase immediatamente successiva potranno essere valutati gli
aspetti economici ed i necessari interventi di supporto.
Nel rimanere a disposizione per qualsiasi ulteriore contributo, si coglie l’occasione per inviare distinti
saluti.
“““
8
ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
GRUPPO INTERMINISTERIALE DEL 7 NOVEMBRE – IL MINISTERO DELLA SANITÀ ANNUNCIA
UN’ORDINANZA
Dalla conclusione della riunione del gruppo tecnico interministeriale dedicato all’analisi
dell’emergenza smaltimento organi a rischio BSE, sono emersi risultati concreti per il
superamento dell’emergenza stessa. I Ministeri della Sanità e dell’Ambiente hanno infatti
raggiunto un accordo sul corretto inquadramento normativo ed autorizzativo delle attività di
raccolta e smaltimento di tale materiale ed hanno predisposto un’Ordinanza congiunta per
superare le problematiche operative che hanno determinato la sospensione delle attività di
raccolta. In particolare, l’Ordinanza prevedrà che le attività di raccolta, deposito e smaltimento
degli organi a rischio e lo smaltimento delle farine anche presso i cementifici, pur rientrando in
linea di principio nella normativa rifiuti (ex decreto Ronchi), potranno essere svolte in deroga a
tale decreto, sulla base delle autorizzazioni sanitarie già previste. In attesa dei tempi tecnici per
la pubblicazione dell’Ordinanza, tale chiarimento è stato diramato con il comunicato stampa, di
seguito riportato, del Ministero della Sanità.
Ministero della Sanità
COMUNICATO STAMPA
FUMAGALLI CARULLI: UN’ORDINANZA MINISTERIALE PER LA SICUREZZA NELLO
SMALTIMENTO DEGLI SCARTI DELLA MACELLAZIONE E DELLE CARCASSE.
Al termine dell’incontro svoltosi nella giornata di oggi, su iniziativa del Sottosegretario alla Sanità Sen.
Ombretta Fumagalli Carulli, con la partecipazione del Sottosegretario alle Politiche agricole, Sen. Roberto
Borroni, e di rappresentanti dei Ministeri dell’Ambiente e dell’Industria, è stato stabilito di emanare
un’Ordinanza del Ministero della Sanità, per risolvere gli urgenti problemi connessi alle nuove modalità da
seguire per la raccolta e la distruzione degli scarti di macellazione e delle carcasse, ai fini della
prevenzione della diffusione della BSE (“mucca pazza”).
Le nuove disposizioni (Decisione 2000/418/CE ed il relativo Decreto ministeriale in corso di
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale) impongono il divieto dell’uso alimentare di alcuni degli organi
bovini identificati come “materiale specifico a rischio” e la distruzione con determinate procedure cautelari
degli stessi, e delle carcasse dei bovini e degli ovini morti in allevamento.
Alcune Associazioni di categoria avevano paventato la sospensione del ritiro dagli stabilimenti di
macellazione del materiale, con conseguente blocco della macellazione, a causa delle difficoltà operative
legate all’attuazione del decreto ministeriale, che ha carattere sanitario, ma con implicazioni di tipo
ambientale. L’Ordinanza ministeriale renderà possibile utilizzare come combustibile il materiale
pretrattato in impianti industriali (cementifici, altiforni, centrali termoelettriche), conseguendo un duplice
risparmio in termini economici ed ambientali.
Questa soluzione, già in atto in altri Paesi europei, oltre a garantire al massimo la sicurezza sanitaria
ed il rispetto dell’ambiente, consentirà un parziale recupero dei costi del prelievo e del pretrattamento del
materiale a rischio.
E’, inoltre, in corso di esame da parte del Governo la possibilità di incentivi e rimborsi collegati al
risparmio energetico.
LA CONFERMA DEL BLOCCO DELLA RACCOLTA PRESSO I MACELLI DEL MATERIALE A RISCHIO BSE
E’ stato confermato, almeno fino a fine settimana, il blocco della raccolta presso i macelli del
materiale a rischio BSE da parte delle quattro aziende italiane di pretrattamento, che hanno
ritenuto insufficienti le garanzie di soluzioni operative sino a questo momento individuate da
parte dei Ministeri della Sanità e dell’Ambiente.
Sono in corso in questi giorni ulteriori intensi contatti per cercare di ottenere il
riavvicinamento delle rispettive posizioni., sui quali l’ASSOCARNI terrà prontamente informate
le Ditte associate.
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SEMPRE PIU’ FUORI CONTROLLO LA SITUAZIONE BSE IN FRANCIA
Continuano le polemiche e le incertezze in merito all’evoluzione della situazione BSE in
Francia. Ricordiamo che le cause scatenanti di tale psicosi sono state essenzialmente due. Da
un lato l’avviso dell’AFSSA, l’agenzia francese per la sicurezza alimentare che ha proposto
l’eliminazione in quanto organi a rischio dell’intero pacco intestinale e della colonna vertebrale
dei bovini adulti. Dall’altro il ritiro dal mercato, da parte delle principali catene di distribuzione
francese, di alcune partite di carne provenienti da allevamenti francesi risultati non indenni da
BSE. A tali eventi ha fatto seguito la chiusura delle importazioni di carne dalla Francia da parte
della Russia, limitatamente a nove Dipartimenti francesi, dell’Ungheria e della Polonia; richieste
di chiusura delle importazioni sono state avanzate anche in Regno Unito, Grecia e Germania.
Restrizioni all’importazione di animali francesi sono state introdotte anche dalla Spagna. Anche
sul mercato interno francese, le conseguenze sono state estremamente gravi. Infatti, 9
circoscrizioni di Parigi hanno deciso di escludere la carne bovina dall’approvvigionamento delle
collettività e i 207 ristoranti della catena francese Buffalo Grill, nonché la nota catena americana
T-Bone, hanno deciso di non vendere carne a diretto contatto con la colonna vertebrale. Poco
rassicurante anche l’intervento del Ministro francese dell’Agricoltura Jean Glavany, che si è
limitato ad interpellare l’Agenzia sulla sicurezza alimentare (AFSSA) affinché verifichi
l’eventuale necessità di modificare l’attuale modo di tagliare le carni a diretto contatto con la
colonna vertebrale dell’animale.
Va sottolineato che il parere dell’Agenzia francese sulla sicurezza alimentare non costituisce
un atto giuridico vincolante, la cui effettiva emanazione è attualmente in fase di valutazione da
parte delle Autorità francesi. Peraltro, l’evoluzione della situazione BSE in Francia non risulta
più direttamente controllabile e condizionabile dal Governo francese che, a seguito delle
disposizioni normative emanate a seguito dello scandalo del sangue infetto, è obbligato al
rispetto dei pareri dell’Agenzia francese per la sicurezza alimentare. Sulla base dell’ultimo
parere dell’Agenzia, quindi, entro fine settimana verrà emanato un decreto governativo
che imporrà da subito:
- l’eliminazione dell’intero pacchetto intestinale, non solo per gli animali adulti ma
anche per i vitelli;
- l’eliminazione del timo e delle tonsille anche per i vitelli.
Ancora alcuni mesi di riflessione verranno invece presi prima della decisione definitiva sulla
colonna vertebrale e sull’ipotizzato divieto di separare le carcasse in mezzene.
La Commissione UE ha gettato acqua sul fuoco ribadendo che i Comitati Scientifici stanno
esaminando tutti i dati in possesso dell’Agenzia francese e che la situazione è tale da non
richiedere al momento alcuna azione a livello europeo.
Per quanto riguarda eventuali conseguenze per l’Italia, l’ASSOCARNI è già intervenuta
presso il Ministero della Sanità, chiedendo che nessuna misura venga applicata da parte
italiana sugli animali francesi a seguito di tali misure arbitrariamente ed unilateralmente assunte
dalla Francia.
A giudizio dell’ASSOCARNI, infatti, ciò non sarebbe legittimo in quanto l’organismo
scientifico di riferimento per il nostro Paese non può essere un’agenzia francese ma devono
essere i Comitati scientifici della UE, che sino ad oggi hanno confermato l’efficacia delle misure
già adottate dalla Comunità e regolarmente applicate in Italia. Seguiremo con attenzione
l’evoluzione della questione. Diversa, invece, la questione dell’importazione di carne francese,
su cui il Ministero della Sanità italiano sta valutando l’opportunità di introdurre eventuali misure
restrittive.
Il nuovo caso di BSE in Francia ha provocato aspre polemiche anche sull’utilizzo delle
farine animali che risultano essere il veicolo del contagio. L’agenzia sulla Sicurezza alimentare
(AFSSA) si pronunzierà anche su questo aspetto, tuttavia il Ministro per l’Ambiente francese
Dominique Voynet ha dichiarato che un divieto circa l’utilizzo delle farine animali
nell’alimentazione animale non può prendersi dall’oggi al domani, in quanto lo stoccaggio
improvviso di tonnellate di rifiuti animali determinerebbe problemi di sicurezza per la salute
10
ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
pubblica. Gli industriali dell’alimentazione animale fanno presente che un divieto circa le farine
animali provocherebbe un mancato guadagno pari a 5 miliardi di franchi e metterebbe a rischio
3000 posti di lavoro. Ma il problema maggiore rimane quello ambientale; infatti, le fabbriche
deputate allo smaltimento dei rifiuti animali producono, ogni anno, farina animale con 2,8 milioni
di tonnellate di rifiuti; nel caso vi fosse un divieto si porrebbe il problema dello stoccaggio, dato
che i cementifici sono saturi. Rimane la soluzione dell’incenerimento, che però si scontra con i
tempi necessari per ottenere le necessarie autorizzazioni amministrative (da un anno e mezzo a
tre anni). Infine gli allevatori denunziano che ne discenderebbe un mancato guadagno tra il 5 e
il 10%.
Segnaliamo, infine, che la filiera bovina francese ha annunciato l’intenzione di ritirare dal
commercio, con iniziativa autonoma, i bovini nati prima del 15 luglio 1996, data nella quale
furono adottate severe misure di lotta contro la BSE. Tale misura interesserebbe circa 1,3-1,5
milioni di capi bovini, pari al 5-7% dell’intero patrimonio bovino francese.
I NUOVI SERVIZI DELL’ISTAT A FAVORE DEGLI UTENTI
Andamento delle macellazioni: aggiornamento mensile
L’ISTAT – Istituto nazionale di Statistica rappresenta, come ben sappiamo, la fonte ufficiale
dei dati statistici relativi a tutti gli aspetti, sociali ed economici, della vita dello Stato italiano.
Per quanto riguarda, in particolare, i settori di nostro interesse, l’ISTAT svolge un ruolo
prezioso ed insostituibile che consente il reperimento di tutti quei dati – macellazioni,
interscambio con l’estero (UE e paesi terzi), consistenza del patrimonio zootecnico, consumi
pro capite, ecc. – essenziali per descrivere ed individuare le tendenze di fondo del settore delle
carni, interpretarne i fenomeni e formulare, nei limiti del possibile, qualche (cauta) previsione
sugli andamenti futuri.
Peraltro, uno degli inconvenienti maggiormente sentiti in passato – non solo in Italia ma
ovunque si debbano utilizzare dati statistici per elaborazioni di tipo economico – è sempre stato
quello della tempestività e dell’aggiornamento dei dati. Poco importa sapere oggi – per fare un
esempio banale – il valore delle importazioni italiane di petrolio greggio nel marzo 2000 rispetto
al marzo 1999, quando nei mesi successivi il prezzo di tale materia prima ha subito impennate
cui non si assisteva dalle crisi petrolifere degli anni Settanta. Analogamente, per il nostro
settore, conoscere le macellazioni bovine a marzo poco ci illumina circa l’eventuale effetto
dell’entrata in vigore del premio alla macellazione previsto dalla nuova OCM bovina.
Molto spesso, il tempo intercorrente tra la disponibilità dei dati da parte dell’Istituto di
statistica e la loro diffusione al pubblico è stato direttamente proporzionale all’effetto di fattori
quali procedure burocratiche, tempi tecnici di pubblicazione, ecc. che nulla hanno a che fare
con l’elaborazione vera e propria dei dati stessi. Ciò si è spesso risolto quindi in una sostanziale
vanificazione, o riduzione dell’efficacia, degli sforzi di aggiornamento che pure i servizi tecnici
dell’ISTAT hanno sempre fatto.
Ora, l’ISTAT compie un passo fondamentale, potenzialmente risolutivo, per porre fine al
problema della tempestività delle informazioni. Da oggi, infatti, diventeranno progressivamente
reperibili sul sito Internet dell’Istituto una serie di dati statistici di base relativi al settore agricolo.
I primi di tali dati sono le macellazioni, il cui andamento è ovviamente di particolare importanza
conoscere per il settore bovino, innanzitutto. La “filosofia” è di rendere immediatamente
disponibili i dati man mano che vengono elaborati, per riservare i consueti commenti ufficiali alle
pubblicazioni cartacee che saranno rese disponibili successivamente.
I primi dati forniti sono stati le macellazioni rilevate al 1° giugno. Diamo inizio, quindi, da
questo numero alla pubblicazione (allegato n. 1) delle tavole ISTAT relative alle macellazioni –
bovine, suine, ovine e caprine, equine – rilevate al 1° luglio (relative quindi al mese di
giugno), unitamente al dato cumulato relativo al periodo 1° gennaio-1° luglio 2000.
Non possiamo concludere senza esprimere il più vivo apprezzamento al Servizio Agricoltura
dell’ISTAT per questa importante iniziativa, che rappresenta la prima di una serie sulla quale
non mancheremo di tenere informate le Ditte associate.
ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
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PARMA CANDIDATA AD ESSERE LA SEDE DELL’AGENZIA EUROPEA SULLA SICUREZZA
ALIMENTARE
Il Parlamento europeo, adottando il Libro Bianco della Commissione europea sulla sicurezza
alimentare, ha dato il via al progetto sull’ Agenzia europea sulla sicurezza alimentare la cui
sede potrebbe essere stabilita a Parma; le altre città in lizza sono la capitale finlandese Helsinki
e, in Spagna, Barcellona. L’Agenzia dovrà cooperare con le organizzazioni nazionali e
internazionali che si occupano di sicurezza alimentare. L’Authority potrà richiedere agli Stati
nazionali tutte le informazioni su eventuali problemi alimentari mentre le funzioni di controllo, la
gestione dei rischi e il meccanismo di allerta rapida verranno gestiti direttamente da Bruxelles.
Ci auguriamo che questo nuovo Ente possa garantire efficienza e trasparenza; sarebbe stato
tuttavia auspicabile dargli anche poteri di controllo, in quanto ciò avrebbe contribuito a
rafforzare l’Unione europea che purtroppo, nel caso di emergenza alimentare, vede ancora
emergere sentimenti nazionali anziché comunitari.
SETTORE BOVINO
PROPOSTE DI MODIFICA DELLA GESTIONE DEI CONTINGENTI DI IMPORTAZIONE NEL SETTORE
BOVINO: SECONDO INCONTRO AL MINISTERO DEL COMMERCIO ESTERO E NOTA
DELL’ASSOCARNI
Si è tenuta al Ministero del Commercio con l’Estero, il 23 ottobre, la seconda riunione tra la
Pubblica Amministrazione e le Associazioni di categoria, per discutere sulle modifiche della
gestione dei contingenti di bovini vivi e soprattutto per valutare le stesse alla luce delle proposte
in tal senso avanzate dalla Commissione nel corso del Comitato di gestione del 13 ottobre
scorso (di cui abbiamo ampiamente riferito nel numero precedente).
Nell’incontro del 23 ottobre è stata evidenziata l’esigenza di non pervenire a soluzioni che,
nella fretta di definire l’argomento, rischiano di compromettere i benefici acquisiti finora grazie
ad una gestione dei contingenti ormai consolidata, sulla quale gli operatori italiani hanno fatto
affidamento per anni.
Da questa considerazione è emersa la necessità che venga concesso un periodo di
“riflessione” di almeno un anno, prima dell’entrata in vigore delle eventuali modifiche: tra l’altro,
proprio la complessità del problema (legato anche ai contingenti della carne, e quindi a
meccanismi differenti) e i diversi interessi economici dei vari Stati membri, fanno legittimamente
sperare che un tale periodo di transizione sia un obiettivo condivisibile da tutti, compresa la
Commissione stessa, attualmente impegnata a tener conto di esigenze a volte anche opposte.
Comunque, tutti i rappresentanti si sono dimostrati concordi nell’offrire alla Commissione,
qualora perdurasse la sua intenzione di risolvere la questione nel più breve tempo possibile,
una serie di “correttivi” agli attuali regolamenti, che dovrebbero tamponare la situazione in
attesa di una più approfondita definizione. Sono stati quindi confermati, e proposti, alcuni punti
che erano già stati esaminati precedentemente, e cioè:
- l’obbligo di scegliere se partecipare alla quota destinata agli operatori tradizionali oppure a
quella destinata ai “newcomers”;
- l’attività da almeno 12 mesi (dimostrabile con un documento che attesti un’operazione di
fatto, per es. fattura);
- limiti alla possibilità di cedere i titoli (al massimo una cessione + un estratto).
Il limite del volume d’affari è stato per ora accantonato.
L’incontro si è chiuso con l’intento, da parte del Ministero delle Politiche Agricole e del
Commercio con l’estero, di proseguire i contatti con la Commissione, già avviati il 13 ottobre a
latere del Comitato di gestione, per valutare al meglio le sue intenzioni.
12
ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
A seguito delle riunioni tenutesi al Ministero del Commercio Estero e del primo dibattito
svoltosi nel corso del Comitato di gestione “carni bovine” del 13 ottobre, l’ASSOCARNI ha
trasmesso in data 24 ottobre alle Amministrazioni competenti (Ministero del Commercio Estero,
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali) una nota su tale questione.
Un’ulteriore nota a sostegno degli operatori italiani è stata trasmessa al Ministro Letta in data
3 novembre 2000. Ne riportiamo il testo di seguito.
Oggetto:
Proposte di modifica della gestione dei contingenti di importazione nel settore bovino
Signor Ministro,
la scrivente ASSOCARNI – Associazione Nazionale Industria e Commercio Carni e Bestiame,
desidera richiamare la Sua attenzione sul progetto di modifica della gestione dei contingenti di
importazione nel settore bovino, attualmente allo studio della Commissione CE, ed in particolare sulla
posizione che sin dalla prossima settimana la delegazione italiana dovrà assumere, a livello comunitario,
in sede decisionale.
Come già più volte precisato da parte della scrivente Associazione nel corso delle riunioni organizzate
dagli uffici di codesto Ministero – l’obiettivo di arrivare ad una razionalizzazione e soprattutto ad una
riduzione del numero delle domande di accesso ai contingenti in oggetto è perfettamente condivisibile. Va
tuttavia considerato che il sistema attualmente in atto ha consentito al nostro Paese di acquisire e
mantenere un legittimo vantaggio sull’approvvigionamento di animali vivi da Paesi terzi, vantaggio
assolutamente indispensabile per un Paese fortemente deficitario come il nostro.
Pertanto, come già emerso e condiviso nel corso degli incontri, è opportuno che la Delegazione
italiana richieda formalmente alla Commissione, unitamente al maggior numero possibile di altri Stati
membri, il mantenimento dello status quo per un altro anno e l’introduzione di nuove regole a partire
soltanto dall’anno di riferimento che inizierà il 1° luglio 2002.
Ciò si rende necessario per scongiurare la possibilità che la Commissione stessa adotti in via
autonoma, come da tempo intenzionata a fare, drastici provvedimenti finalizzati alla totale liberalizzazione
dei contingenti di animali vivi con conseguente azzeramento delle operatività pregresse.
L’anno di transizione potrà consentire di affrontare in maniera più tranquilla e ponderata la discussione
sulle nuove regole che dovrebbero essere comunque orientate, limitatamente agli animali vivi, verso i
parametri già emersi nel corso delle ultime riunioni e di seguito riassunti:
- l’attività da almeno 12 mesi (dimostrabile con un documento che attesti un’operazione di fatto);
- i limiti alla possibilità di effettuare le cessioni dei titoli (al massimo un estratto + una cessione per ogni
titolo);
- l’innalzamento del numero minimo dei capi per partecipare alle quote riservate ai “newcomers”;
- eventualmente, l’obbligo, per ogni singola azienda, di scegliere per ciascun anno se partecipare alla
quota destinata agli operatori tradizionali oppure a quella destinata ai “newcomers”;
Tali parametri potrebbero essere già ribaditi nel documento ufficiale che la Delegazione italiana sta
redigendo in queste ore, purché ciò non comprometta l’ottenimento dell’indispensabile periodo di proroga
di un anno.
Grati per la Sua cortese attenzione, si coglie l’occasione per porgere distinti saluti.
PERCENTUALI D’ASSEGNAZIONE CONTINGENTI DI IMPORTAZIONE “ACCORDI CARNI BOVINE” DAI
PECO: 4° TRIMESTRE 2000
Riportiamo di seguito le percentuali di accettazione per i contingenti di importazione relativi
alle domande presentate entro il 10 ottobre 2000 (periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2000):
"Accordi europei" - reg.to 1279/98 (CARNI)
- codici N.C. 0201 e 0202 - 1602 50 31 e 1602 50 39 da Polonia,:
- codici N.C. 0201 e 0202 da Rep. ceca e Ungheria:
ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
0,54331 %
100,0000%
13
SETTORE SUINO
COMITATO DI GESTIONE DEL 14 NOVEMBRE 2000
Si riunisce a Bruxelles, martedì 14 novembre 2000, il Comitato di gestione “carni suine”, per
discutere e deliberare sui seguenti punti all’ordine del giorno:
1) Situazione di mercato delle carni suine
2) Scambio di idee e domanda di parere su un progetto di regolamento che fissa le restituzioni
all’esportazione nel settore delle carni suine
3) Scambio di idee sui risultati del gruppo di lavoro “previsione prezzi di mercato” tenutosi il 26
ottobre 2000
4) Scambio di idee e domanda di parere su un progetto di regolamento della Commissione che
modifica il Regolamento (CE) N°3846/87 che stabilisce la nomenclatura dei prodotti agricoli
per le restituzioni all’esportazione di alcuni prodotti nel settore della carne suina (questione
dei collari e delle salsicce NC 1601 0091)
5) Scambio di idee e domanda di parere su un progetto di regolamento della Commissione che
modifica il Regolamento (CE) N° 2331/97 relativo alle condizioni particolari per la
concessione delle restituzioni all’esportazione di alcuni prodotti nel settore della carne suina
(questione delle salsicce NC 1601 0091)
6) Scambio di idee e domanda di parere su un progetto di regolamento della Commissione che
modifica il Regolamento (CE) N° 2123/89 che stabilisce l’elenco dei mercati rappresentativi
per il settore per il settore della carne suina nella Comunità (modifica per l’Irlanda)
7) Scambio di idee e domanda di parere su un progetto di regolamento della Commissione che
modifica il Regolamento (CE) N° 1898/97 che stabilisce le modalità di applicazione per il
settore delle carni suine del regime previsto dal regolamento (CE) N° 3066/95 del Consiglio
e che abroga i regolamenti (CEE) N° 2698/93 e (CE) N° 1590/94 e che modifica il
regolamento 2332/2000 che determina in quale misura le domande di certificati di
importazione presentate nel mese di ottobre 2000 per certi prodotti a base di carne suina
nel quadro del regime previsto dagli accordi conclusi dalla Comunità con la Polonia,
l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Bulgaria e la Romania possono essere
accettate (Accordi “doppio zero”)
8) Scambio di idee e domanda di parere su un progetto di regolamento della Commissione che
modifica il Regolamento (CEE) N° 2305/95 che stabilisce le modalità di applicazione nel
settore della carne suina del regime previsto dagli accordi di libero scambio tra la Comunità
da un lato e Lettonia, Lituania e Estonia dall’altro (nuovo allegato per l’Estonia) e che
modifica il regolamento (CE) N°2333/2000 della Commissione del 20 ottobre 2000 che
determina la quantità disponibile per il primo trimestre del 2001 per certi prodotti a base di
carne suina nel quadro del regime previsto dagli accordi di libero scambio tra la Comunità
da un lato e Lettonia, Lituania, Estonia dall’altro (Accordi “doppio zero”)
9) Scambio di idee e domanda di parere su un progetto di decisione della Commissione che
modifica la decisione 89/53/CEE relativa all’autorizzazione di metodi di classificazione delle
carcasse suine in Italia.
10) Varie ed eventuali
PERCENTUALI D’ASSEGNAZIONE CONTINGENTI DI IMPORTAZIONE: 4° TRIMESTRE 2000
Riportiamo di seguito le percentuali di accettazione per i contingenti di importazione relativi
alle domande presentate entro il 10 ottobre 2000 (periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2000):
Accordi associazione (reg. 1898/97):
Accordi GATT (reg. 1486/95):
14
tutti i gruppi 100%
tutti i gruppi 100%
ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
SETTORE POLLAME
AZZERATE DALL’8 NOVEMBRE 2000 LE RESTITUZIONI PER L’AREA EX-URSS
Con regolamento (CE) n. 2455/2000 del 7 novembre 2000 (GUCE L 282 dell’8.11.2000), la
Commissione – con provvedimento autonomo (cioè senza ricorso alla procedura del Comitato
di gestione) – ha azzerato, con effetto dall’8 novembre 2000, le restituzioni all’esportazione
(erano 20 euro/100 kg) per i polli 70% (NC 0207 12 10 9900), polli 65% (NC 0207 12 90 9190)
e polli “in presentazione irregolare” (NC 0207 12 90 9990), destinati alla fascia V02 (area ex
URSS).
Restano invariate (a 20 euro/100 kg) le restituzioni per gli stessi prodotti destinati alla fascia
V01 (Medio Oriente ed Angola) nonché per gli animali vivi.
Pubblichiamo la tabella aggiornata.
COMITATO DI GESTIONE DEL 14 NOVEMBRE 2000
Si riunisce, martedì 14 novembre 2000, il Comitato di gestione “uova e pollame” per
discutere e deliberare sui seguenti punti all’ordine del giorno:
1) Scambio di idee sull’evoluzione delle messe a dimora e sulle prospettive di produzione delle
uova e delle carni di pollame
2) Esame della situazione di mercato delle uova e del pollame (prezzi e scambi)
3) Parere su un progetto di regolamento che fissa i prezzi rappresentativi nel settore delle
uova, delle albumine e delle carni di pollame
4) Parere su un progetto di regolamento della Commissione che fissa le restituzioni
all’esportazione nel settore delle uova
5) Parere su un progetto di regolamento della Commissione che fissa le restituzioni applicabili
alle uova ed ai gialli d’uovo esportati sotto forma di merci non comprese nell’allegato I del
Trattato
6) Parere su un progetto di regolamento della Commissione che fissa le restituzioni
all’esportazione nel settore delle carni di pollame
7) Scambio di idee ed eventuale parere su un progetto di regolamento della Commissione che
modifica il regolamento (CE) n. 1899/99 che stabilisce le modalità d’applicazione nei settori
delle carni di pollame e delle uova del regime previsto dai regolamenti (CE) n. 3066/95,
(CE) n. 1727/2000, (CE) n. 2290/2000, (CE) n. xxx/2000, (CE) n. xxx/2000, (CE) n.
xxx/2000 del Consiglio e che abroga i regolamenti (CEE) n. 2699/93 e (CE) n. 1559/94 e
che modifica il regolamento (CE) n. 1690/2000 (accordi bilaterali PECO)
8) Scambio di idee ed eventuale parere su un progetto di regolamento della Commissione che
modifica il regolamento (CE) n. 1866/95 (contingente d’importazione paesi baltici – nuovi
accordi)
9) Informazioni sull’evoluzione dell’influenza aviare in Italia
10) Varie ed eventuali
PERCENTUALI D’ASSEGNAZIONE CONTINGENTI 4° TRIMESTRE 2000
Riportiamo di seguito le percentuali d’assegnazione per i contingenti d’importazione relative
alle domande presentate entro il 10 ottobre 2000 (periodo 1° ottobre-31 dicembre 2000).
Gatt oleaginose - reg.to 1431/94
- gruppo 1
1,77 %
- gruppo 2
1,77 %
- gruppo 3
2,88 %
- gruppo 4
2,43 %
- gruppo 5
2,56 %
ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
Accordi di associazione - reg.to 1899/97
- gruppo 10 100,00 %
- gruppo 23
- gruppo 11 100,00 %
- gruppo 24
- gruppo 15 100,00 %
- gruppo 26
- gruppo 16
2,62 %
- gruppo 37
- gruppo 21 100,00 %
- gruppo 38
100,00 %
3,66 %
100,00 %
6,85 %
100,00 %
15
Accordi GATT - reg.to 1251/96
- gruppo P1
100,00 %
- gruppo P2
100,00 %
- gruppo P3
2,87 %
- gruppo P4
4,78 %
Accordi Slovenia - reg.to 509/97
- gruppo 80
100,00 %
- gruppo 90
83,33 %
- gruppo 100
100,00 %
SETTORE ORIZZONTALE
OPZIONE “DOPPIO ZERO” PER BULGARIA, ROMANIA, REPUBBLICA CECA E SLOVACCHIA:
PUBBLICAZIONE DEI REGOLAMENTI DEL CONSIGLIO
Come già anticipato (v. ns notiziario 36-37), il Consiglio ha adottato i regolamenti relativi ai
contingenti “doppio zero” nei confronti dei Paesi PECO Bulgaria, Romania, Repubblica ceca
e Slovacchia. Mentre il regolamento (n. 2290/2000) riferito alla Bulgaria è già stato pubblicato
sulla GUCE L 262 del 17.10.2000, gli altri sono ora apparsi nella GUCE L 280 del 4.11.2000,
con numeri (CE) 2433/2000 (Repubblica ceca), 2434/2000 (Repubblica slovacca) e 2435/2000
(Romania), tutti del 17 ottobre 2000.
Per riassumere brevemente quanto previsto dai regolamenti del Consiglio, ricordiamo che:
- per tutti e quattro i Paesi in oggetto, è stata prevista la gestione direttamente in dogana per
i numeri d’ordine superiori a 09.5100 (per i settori di nostro interesse, si potrà usufruire di
questa possibilità soltanto per le preparazioni di carni di volatili dalla Bulgaria e dalla
Romania);
- l’applicazione retroattiva al 1° luglio 2000 (i quantitativi già introdotti in libera pratica dal 1°
luglio alla data di entrata in vigore dei regolamenti del Consiglio vengono decurtati dai
plafond annuali);
- l’esenzione totale dal dazio è prevista:
- per il settore del pollame (tranne che per le uova ed i tuorli, per i quali il dazio rimane
fissato al 20%), per tutti e quattro i Paesi,
- per il settore suino per quanto riguarda le carni da Repubblica ceca, Bulgaria e Slovacchia,
le preparazioni da Repubblica ceca e Slovacchia (non sono previste dalla Bulgaria); rimane
il dazio del 20% per le carni e le preparazioni dalla Romania, nonché per il vivo dalla
Repubblica ceca (non previsto per gli altri tre);
- per il settore bovino, per le carni e le preparazioni dalla Romania; rimane invece tutto
invariato al 20% per i bovini vivi (6% ad valorem per le razze di montagna) da tutti e quattro
i Paesi e per le carni da Repubblica ceca, Slovacchia e Bulgaria.
Sono a disposizione, su richiesta delle Ditte associate, gli allegati riportanti i numeri d’ordine,
i codici prodotto, le aliquote del dazio applicabili ed i quantitativi annui a disposizione per
ciascuno dei paesi suddetti.
COMMISSIONE EUROPEA: APPROVATA NOTA DI VARIAZIONE AL BILANCIO 2001 - SI PREVEDE
RISPARMIO DELLA SPESA AGRICOLA PER 1.800 MILIARDI
Il bilancio agricolo dell'Unione europea per il 2001 richiedera' 1.800 miliardi di lire in meno
rispetto alle previsioni della Commissione UE del maggio scorso. Lo ha annunciato l’Esecutivo
UE sottolineando che “le nuove stime mostrano che e' possibile reimpiegare parte del bilancio
senza tagliare i pagamenti diretti agli agricoltori”. A incidere positivamente sul bilancio agricolo
e' soprattutto il cambio tra euro e dollaro statunitense che incide per quasi il 50% dei risparmi.
Mentre nelle previsioni il tasso di cambio utilizzato era quello di 0,99 Euro per dollaro, le ultime
analisi sono state effettuate al tasso di cambio piu' recente di 0,91 euro per dollaro, risultando in
16
ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
risparmi diretti per circa 860 miliardi di lire (430 milioni di euro) generati dalle esportazioni di
prodotti agricoli verso gli Usa.
Più in particolare i risparmi maggiori sono quelli registrati nel settore dei seminativi (circa
670 miliardi di lire), dello zucchero (circa 110 miliardi), della frutta e verdura (260 miliardi) e
della carne ovina (340 miliardi). Le spese sono invece aumentate nel settore dell'olio d'oliva
(circa 180 miliardi di lire), delle piante da fibre (200 miliardi di lire) e della carne bovina (160
miliardi).
VARIAZIONI CONTRIBUTO AMBIENTALE CONAI
Il Consorzio Nazionale Imballaggi – CONAI ha apportato alcune modifiche alle procedure
operative inerenti al versamento del contributo ambientale.
Riportiamo una sintesi delle modifiche intervenute, sulla base dell’utile informativa in merito
trasmessaci da Confcommercio.
Variazione coordinate bancarie
A partire dal 1° ottobre 2000 i nuovi riferimenti bancari per i versamenti relativi all'adesione a CONAI e al
contributo Ambientale sono:
Banca Antoniana Popolare Veneta
Agenzia n.25
Piazza Fontana 4, Milano
ABI 05040 - CAB 01612
Iscrizione a Conai
c/c nuovi
11589 J
c/c vecchi
26639
I conti correnti per il versamento del Contributo Ambientale sono:
Materiale
Acciaio
Alluminio
Carta
Legno
Plastica
Vetro
c/c procedura semplificata
c/c nuovi
c/c vecchi
11663 T
11664 M
11665 V
11666 W
11667 X
11668 G
11748 G
26868 M
26869 R
26870 P
26871 Q
26872 U
26873 Y
27109 U
Per un periodo transitorio, della durata di alcuni mesi, eventuali versamenti effettuati utilizzando i vecchi
conti correnti verranno automaticamente riconosciuti e girati sui conti correnti.
Contabilità in Euro
Dal 1° gennaio 2001 le aziende avranno la possibilità di dichiarare in Euro.
Nella compilazione dei vari moduli aggiornati sarà necessario specificare se si intende formulare i valori in euro o in
lire.
I consorziati, nell'arco del 2001, riceveranno comunque dal Conai fatture con valori espressi in lire.
Variazione Contributo alluminio
Per quanto riguarda il CIAL (Consorzio Imballaggi Alluminio), tenuto conto delle prospettive future e dei risultati
ottenuti dallo stesso, il Consiglio di Amministrazione Conai ha deliberato di ridurre il contributo ambientale
dell'alluminio da 100 Lit./kg a 50 Lit./kg a partire dal 1° gennaio 2001.
La variazione del contributo interessa direttamente i produttori di contenitori in alluminio e gli importatori di
imballaggi in alluminio vuoti e pieni che hanno adottato la procedura ordinaria (calcolando cioè l'entità del
contributo sulla base della tipologia di imballaggio importato).
Proroga della procedura delle 60 L./Kg (per valori di importazioni superiori ai 5 miliardi l'anno)
A fronte delle numerose richieste giunte da parte delle aziende che hanno utilizzato negli anni scorsi questa
procedura di forfetizzazione, e delle verifiche effettuate da Conai, attraverso le quali si è riscontrata la sostanziale
correttezza nell'applicazione di questa procedura da parte dei consorziati, il Consiglio d'Amministrazione ha
ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
17
differito la scadenza della procedura forfetizzata delle 60 lire/kg sull'importazione di imballaggi pieni al 31
dicembre 2002.
Contributo Conai assolto
L'Assemblea del Consorzio ha approvato alcune modifiche di Regolamento e Statuto tali da consentire, in via
definitiva, anche dopo il 30 settembre 2000, di apporre, sulle fatture relative alle cessioni successive alla prima, a
scelta del cedente, o la sola dicitura "Contributo Ambientale Conai assolto" o l'esposizione separata per singola
referenza del Contributo stesso.
Qualora, in occasione delle eventuali cessioni successive alla prima, nelle fatture sia riportata la sola dicitura
"Contributo Ambientale Conai assolto", il cedente dovrà fornire per singola "referenza", su richiesta del cessionario,
una scheda extra contabile esplicativa del contributo ambientale Conai per le tipologie di materiale costituenti
l'imballaggio.
NUOVE INIZIATIVE VOLTE A SEMPLIFICARE LA POLITICA AGRICOLA COMUNE
Franz Fischler, Commissario per l’Agricoltura, lo Sviluppo rurale e la Pesca, ha annunciato,
nel corso del Consiglio dei Ministri “Agricoltura” del 23 ottobre, nuove iniziative volte a
semplificare la Politica agricola comune (PAC).
Queste misure interesseranno gli operatori del settore, le autorità nazionali e le istituzioni
comunitarie.
Il Commissario Fischler si appresta innanzitutto a presentare una proposta volta a
semplificare l’attività dei piccoli produttori. A questi ultimi, che beneficiano di contributi ridotti,
verrebbero versati direttamente contributi forfettari annuali in modo da diminuire sensibilmente
l’attività amministrativa.
Inoltre, Fischler, richiamandosi in sostanza al concetto della sussidiarietà, auspica un ruolo
più accentuato dei singoli Stati membri nella gestione delle questioni d’interesse nazionale o
locale, affinché l’azione comunitaria possa concentrarsi con maggiore efficacia sulle questioni
d’interesse generale della Comunità.
Le semplificazioni amministrative saranno tuttavia limitate a determinati ambiti:
1) eliminazione delle sanzioni previste per quegli errori materiali contrari agli interessi del
produttore stesso;
2) unificazione dei controlli presso le aziende, per superare l’attuale sistema di controlli distinti
per ogni regime di aiuti.
Questo processo di semplificazione normativo avviato già da alcuni anni dalla Commissione
è il frutto di numerose proposte provenienti anche dalle associazioni europee di categoria, che
in concerto con le autorità nazionali hanno potuto dare voce alle problematiche che
quotidianamente gli operatori del settore incontrano. Tra queste, ad esempio nel settore ovino, il
trasferimento dei diritti al premio, la possibilità per gli Stati membri di creare un loro sistema per
il pagamento di certi premi senza farraginose pratiche da parte del produttore.
Il rapporto del Commissario Fischler è stato ascoltato dal Consiglio che ne ha approvato
l’orientamento. Il Consiglio intende inoltre, di concerto con la Commissione, instaurare un
sistema volto ad eliminare il deposito delle domande di premio da parte degli allevatori e che si
baserebbe sull’utilizzazione dei dati già in possesso delle Amministrazioni nazionali. Ciò
renderebbe il sistema molto più snello.
SETTORE DOGANALE
NUOVA NORMATIVA CONCERNENTE L’ESEMPLARE DI CONTROLLO “T 5”
Pubblichiamo, come allegato n. 2, copia della circolare del Ministero delle Finanze n. 190/D,
del 18 ottobre 2000, concernente la nuova normativa riguardo l’esemplare di controllo “T 5”.
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ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
La circolare si è resa necessaria a seguito dell’entrata in vigore del regolamento CE
1602/2000 del 24 luglio scorso e parte dal presupposto che tale documento tende ad essere
utilizzato anche per la verifica del rispetto di norme comunitarie non necessariamente afferenti
alle materie doganali.
Nella circolare vengono, tra l’altro, precisate le indicazioni da fornire nelle caselle già previste
nel modello ed indicate le nuove caselle introdotte.
CIRCOLARE DELLE
RESTITUZIONE
DOGANE
SULL’UTILIZZO
DEI
CERTIFICATI
DI
ESPORTAZIONE
CON
Il Dipartimento Compartimentale per le Contabilità Centralizzate, con nota prot. 28087/DCCC
del 6.11.00, ribadisce che, ai sensi dell’art. 5 del regolamento (CE) 1291/2000 (entrato in vigore
dal 1° ottobre 2000), non devono essere richiesti, né presentati, titoli di esportazione con
prefissazione della restituzione nei casi seguenti:
- per i casi previsti dagli articoli 36, 40, 44, 45 e 46, paragrafo 1, del regolamento 800/1999
(forniture di bordo, alle Forze Armate, alle piattaforme di perforazione e di estrazione, ecc.);
- per le operazioni di natura non commerciale;
- per quantitativi inferiori o uguali a quelli fissati nell’allegato III del regolamento 1291/2000.
Pertanto, nel caso in cui un operatore abbia utilizzato un certificato di esportazione, rilasciato
dopo il 1° ottobre, per un’operazione che rientra in uno dei casi precedenti, il Ministero delle
Finanze riconoscerà il diritto alla restituzione per i quantitativi esportati, ma annullerà il relativo
scarico sul titolo erroneamente presentato in dogana e comunicherà al Ministero del
Commercio estero il non utilizzo del titolo. Ne consegue che il Mincomes effettuerà
l’incameramento della cauzione sul certificato indebitamente richiesto.
Qualora un operatore abbia già effettuato un’esportazione che rientra nei casi precedenti
utilizzando un certificato ancora in corso di validità, può richiedere in dogana la rettifica della
dichiarazione di esportazione e l’annullamento dello scarico sul titolo, che potrà essere dunque
utilizzato per successive esportazioni.
SETTORE SANITARIO
MORBO DI CREUTZFELDT-JAKOB: UN INTERESSANTE ARTICOLO SULLA STAMPA LONDINESE
Riteniamo utile riportare – nella nostra traduzione – un interessante articolo, pubblicato
sull’edizione di sabato 4 novembre del quotidiano londinese “The Daily Telegraph”, a firma di
David Brown (redattore per il settore agricolo) e David Derbyshire (corrispondente scientifico),
riguardante alcuni recenti sviluppi della ricerca scientifica intorno ai legami fra la nuova variante
del morbo di Creutzfeldt-Jakob (vCJD) e la sindrome dell’encefalopatia spongiforme bovina.
Nonostante la recente ondata allarmistica in Francia, tali legami, sulla base dei più recenti dati
statistici ed epidemiologici, risulterebbero ancora tutti da dimostrare.
Morbo di Creutzfeldt-Jakob – nessun legame riscontrato con il consumo di carni bovine
Scienziati governativi in prima linea nella battaglia per la protezione della sanità pubblica contro la
forma umana della BSE non hanno trovato alcun legame positivo col consumo di carni bovine.
Non hanno trovato, inoltre, nulla che indicasse che il trattamento medico o l’occupazione delle vittime
fossero responsabili della contrazione, da parte di tali soggetti, della variante della malattia di CreutzfeldtJakob. Lo studio di 51 vittime da parte dell’Unità nazionale di sorveglianza CJD ad Edimburgo, peraltro,
non necessariamente compromette la validità del parere, generalmente accolto dagli scienziati e ribadito
nel Rapporto Phillips della settimana scorsa, che la trasmissione della vCJD avvenga più probabilmente
attraverso le carni bovine infette.
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Tuttavia, nello studiare i pazienti rispetto ad un piccolo campione di controllo, non è stato possibile
riscontrare un netto legame statistico fra vittime della vCJD e l’eventuale consumo di carni bovine o la
frequenza di tale consumo.
L’unità di sorveglianza, sotto la guida del Prof. Robert Will, già testimone chiave nell’inchiesta sulla
BSE, è composta da alcuni dei massimi esperti mondiali di encefalopatie spongiformi, una famiglia di
malattie che comprende la BSE, la CJD e lo scrapie degli ovini. Nel suo rapporto per il 1999, appena
pubblicato, si afferma: “Non abbiamo riscontrato alcuna evidenza di rischi di vCJD di natura dietetica,
iatrogena od occupazionale”.
Tale rapporto descrive come gli esperti hanno studiato l’anamnesi dietetica e medica di 51 vittime
accertate della vCJD e delle rispettive occupazioni. Tali risultati sono stati messi a confronto con 27
pazienti utilizzati quali controlli, che non soffrivano della malattia. I pazienti ed i controlli comprendevano
persone impiegate nell’allevamento del bestiame o nella professione veterinaria.
Tutte tranne una delle 51 vittime esaminate nello studio mangiavano carni bovine; si tratta di una cifra
statisticamente analoga al resto della popolazione. Circa l’88% delle vittime consumava hamburger, la
stessa proporzione della popolazione nel suo complesso. Esse avevano una probabilità leggermente
inferiore di aver mangiato salsicce.
Uno dei controlli mangiava cervelli animali – cosa che nessuna delle vittime della vCJD risultava aver
fatto. Il consumo dei cervelli di bovini è vietato nel Regno Unito, poiché si ritiene che questi presentino fra
i maggiori rischi di contenere la BSE. Il 54% dei casi di vCJD mangiava carni bovine più di una volta alla
settimana, rispetto al 37% di quelli che non hanno contratto la malattia. Tuttavia, si è affermato che le
cifre non sono “statisticamente significative”.
Circa l’associazione fra la quantità di carni bovine consumate e l’incidenza della vCJD, il rapporto
afferma: “Mentre questi ultimi risultati sono coerenti con l’assenza di alcuna associazione, non possiamo
escludere la possibilità che tale associazione esista”. Il Dipartimento della Sanità ha ammesso ieri sera
che le prove in base alle quali la vCJD fosse imputabile al consumo di carni bovine sono “circostanziali”.
Due giorni fa, l’Agenzia per gli Standard Alimentari, nella bozza di esame dei controlli sulla BSE nel
Regno Unito, ha affermato: “Mentre il probabile collegamento fra l’esposizione alla BSE e l’incidenza
della vCJD è stato considerato, da parte sia del Comitato consultivo sulle Encefalopatie Spongiformi sia
dei ministri, sufficiente a giustificare gli interventi, ciò nonostante le prove erano e restano circostanziali,
ancorché forti”.
Gli scienziati sono divisi sulla causa reale della BSE nei bovini e della sua presunta via di trasmissione
all’uomo, ma la maggior parte propendono per la teoria che è stata causata da proteine da prione
anomalo che danno luogo ad una mortale reazione a catena nei bovini. Il legame fra la BSE e la vCJD è
ritenuto probabile poiché il loro sviluppo e meccanismo sono tanto simili. Gli scienziati sono anche stati in
grado di creare malattie analoghe alla vCJD nei topi iniettandoli con materia cerebrale proveniente da
bovini malati.
Il Meat and Livestock Commission [Organismo per le Carni ed il Bestiame], che è stato attaccato nel
rapporto dell’inchiesta sulla BSE per aver sostenuto con eccessivo ottimismo la sicurezza delle carni
bovine, ha dichiarato: “E’ una lettura interessante. Seguiremo con grande interesse i risultati delle future
ricerche dell’Unità”.
David Body, avvocato della maggior parte delle famiglie delle vittime della vCJD, ha detto ieri sera: “I
componenti dell’Unità sulla CJD con piena ragione ed opportunamente dicono che non vi è alcuna chiara
associazione determinabile. Ma alle inchieste sulle vittime essi dicono che la malattia è collegata alle
carni bovine od ai prodotti bovini. Poiché il meccanismo dell’infettività non è compreso a sufficienza,
dobbiamo chiederci da quale parte penda la bilancia delle probabilità. Il fatto è che il luogo in cui
l’infezione era più evidente era nei bovini e questi bovini sono entrati nella catena alimentare.”
Il Dr. Stephen Dealler, microbiologo medico, ha affermato di non essere stato sorpreso dai risultati.
Egli sospetta che il campione è troppo piccolo per consentire di trarre conclusioni significative circa la
trasmissione della malattia. Le persone che mangiavano carni bovine regolarmente negli anni Ottanta e
Novanta erano tante da rendere quasi impossibile, egli afferma, cogliere le sottili differenze fra livelli di
consumo.
Il Prof. Alan Ebringer, professore di immunologia al King’s College di Londra, ha detto ieri: “Queste
prove dell’Unità di sorveglianza vanno contro la teoria che il consumo di carni bovine causa la vCJD”.
Il Prof. Ebringer, capo di un équipe che ha sviluppato un test per la BSE nei bovini vivi, ritiene che la
fonte comune della BSE e della vCJD è una forma di batterio letale molto diffuso nell’ambiente, piuttosto
che le proteine di prione anomalo. Egli ha attaccato l’inchiesta della BSE per aver scartato il suo concetto
che le malattie dei bovini e degli umani sono condizioni autoimmuni causate dall’acinetobacter
calcoaceticus, un batterio implicato in altre malattie, quale la sclerosi multipla.
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ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
BENESSERE DEGLI ANIMALI DURANTE IL TRASPORTO: NOTA DEL MINISTERO DELLA SANITA’ SUI
TEMPI DI SOSTA A PROSECCO E GORIZIA
Facendo seguito alle numerose segnalazioni pervenute al Ministero della Sanità, anche da
parte di ASSOCARNI, in merito ai prolungati periodi di sosta a cui sono assoggettati da parte
delle autorità slovene gli animali destinati ad essere importati in Italia, il Ministero della Sanità,
con la nota di seguito riportata, ha impartito le opportune istruzioni ai P.I.F. italiani di Prosecco e
Gorizia affinché tengano conto di tali soste già effettuate nel territorio dei Paesi terzi al
momento di ingresso nel territorio nazionale.
Ministero della Sanità
DIPARTIMENTO ALIMENTI, NUTRIZIONE E SANITÀ PUBBLICA VETERINARIA – UFFICIO III-X
Prot. n° 600.3.10/SA.60/5777
OGGETTO:
24 OTTOBRE 2000
BENESSERE DEGLI ANIMALI NEL CORSO DEI TRASPORTI
COME È NOTO DAL 16 OTTOBRE 2000 LE COMPETENTI AUTORITÀ SLOVENE HANNO DATO APPLICAZIONE SUL
PROPRIO TERRITORIO ALLA DIRETTIVA 91/628/CEE DEL CONSIGLIO (RELATIVA ALLA PROTEZIONE DEGLI ANIMALI
DURANTE IL TRASPORTO) E AL REGOLAMENTO (CE) 411/98 DEL CONSIGLIO (NORME COMPLEMENTARI RELATIVE
ALLA PROTEZIONE DEGLI ANIMALI APPLICABILI AGLI AUTOVEICOLI ADIBITI AL TRASPORTO DI ANIMALI SU PERCORSI
DI DURATA SUPERIORI ALLE OTTO ORE).
DA INFORMAZIONI ASSUNTE DA QUESTO DIPARTIMENTO, RISULTA CHE LE PARTITE DI ANIMALI AGRICOLOZOOTECNICI DESTINATE ALL’ESPORTAZIONE VERSO L’ITALIA GIUNTE AL CONFINE TRA L’UNGHERIA E LA SLOVENIA,
IN TALUNI CASI, VERREBBERO AD EFFETTUARE SOSTE PER CONGRUI PERIODI DI TEMPO SUL TERRITORIO DI PAESI
TERZI (IN GENERE PRESSO LA LOCALITÀ REDICS IN UNGHERIA) TALI PERIODI DI SOSTA, QUANDO UGUALI O
SUPERIORI ALLE 24 ORE, POSSONO ESSERE CONSIDERATI DEL TUTTO SOVRAPPONIBILI ALLE SOSTE PREVISTE
DALLA NORMATIVA COMUNITARIA PER I TRASPORTI SU LUNGA DISTANZA A CONDIZIONE CHE ESSI SIANO
OPPORTUNAMENTE DOCUMENTATI (REGISTRAZIONE DEL PERIODO DI SOSTA SUL RUOLINO DI MARCIA E TIMBRO DEL
SERVIZIO VETERINARIO).
PERTANTO TENUTO CONTO DI QUANTO DISPOSTO CON LE NOTE N° 600.3/SA.21/7640 DEL 17 DICEMBRE
1999 E 600.3.10/SA.60/1454 DEL 7 MARZO 2000, SI INVITANO LE S.S.L.L. A TENERE IN DEBITA
CONSIDERAZIONE, AL FINE DELL’EVENTUALE APPLICAZIONE DI PERIODI DI SOSTA AL P.I.F., DEI PERIODI DI SOSTA
GIÀ EFFETTUATI SUL TERRITORIO DI PAESI TERZI ED UFFICIALMENTE ATTESTATI SUL RUOLINO DI MARCIA. SI
PRECISA CHE, QUANDO SU TALE DOCUMENTO È ATTESTATA UNA SOSTA DI ALMENO 24 ORE, L’ORA PREVISTA DI
RIPARTENZA DEGLI ANIMALI COSTITUISCE L’INDICAZIONE UTILE PER LA VALUTAZIONE DI INIZIO VIAGGIO
IL DIRETTORE GENERALE
“BLUE TONGUE” IN SARDEGNA, SICILIA E CALABRIA: ULTERIORI DISPOSIZIONI DEL MINISTERO
DELLA SANITA’ E DECISIONE COMUNITARIA
Con la nota di seguito riportata, emanata in data 23 ottobre, il Ministero della Sanità ha
disposto che i bovini provenienti dalle regioni Sardegna, Sicilia e Calabria, introdotti in altre
regioni prima dei divieti di movimentazione, già individuati e sottoposti a sequestro ed a prelievo
di campioni, nel caso in cui siano risultati positivi ai controlli sierologici previsti, devono essere
inviati al macello più vicino in vincolo sanitario e prontamente abbattuti.
Ribadiamo ancora una volta che nessuna misura restrittiva sulle carni è prevista per tale
patologia.
Ministero della Sanità
DIPARTIMENTO ALIMENTI NUTRIZIONE E SANITÀ PUBBLICA VETERINARIA – UFFICIO VI
600.6/24461/82N/4389
23 OTTOBRE 2000
OGGETTO: BOVINI SIEROPOSITIVI PER BLUE TONGUE
FACENDO RIFERIMENTO ALLA PROBLEMATICA INERENTE I BOVINI PROVENIENTI DALLE REGIONI SARDEGNA,
CALABRIA E SICILIA RINTRACCIATI SECONDO QUANTO DISPOSTO DALLE NOTE 600.6/24461/82N/3533 DEL 13
SETTEMBRE U.S. E 600.6/24461/82N/4343 DEL 19 OTTOBRE U.S., RISULTATI POSITIVI AI CONTROLLI SIEROLOGICI
PREVISTI, LO SCRIVENTE DIPARTIMENTO CONSIDERATO L’ESIGUO NUMERO DEGLI STESSI E LA LORO PRESENZA IN
ZONE INDENNI DALLA MALATTIA, NE RITIENE NECESSARIO L’INVIO ALLA MACELLAZIONE SOTTO VINCOLO SANITARIO.
ASSOCARNI NOTIZIE N. 42/44-2000
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GLI ANIMALI DEVONO ESSERE CONDOTTI AL MACELLO PIÙ VICINO, UNICAMENTE DURANTE LE ORE DIURNE,
DOVE SARANNO MACELLATI IMMEDIATAMENTE, EVITANDO QUINDI DI FARLI SOSTARE NEI LOCALI DEL MACELLO
DURANTE LE ORE NOTTURNE.
DELL’AVVENUTA MACELLAZIONE DEVE ESSERE DATA NOTIZIA AL SERVIZIO VETERINARIO REGIONALE A E AL
CENTRO DI REFERENZA PRESSO L’IZS DI TERAMO.
LE CARNI SONO DESTINATE AL LIBERO CONSUMO.
SI RESTA A DISPOSIZIONE PER ULTERIORI CHIARIMENTI DOVESSERO OCCORRERE.
IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO
Segnaliamo, inoltre, che la Commissione, con decisione 2000/685 del 7 novembre 2000 (in
GUCE L 283 del 9.11.2000), ha adottato “talune misure di protezione contro la febbre catarrale
degli ovini in Sicilia e Calabria (Italia)”. Si tratta, in sostanza, dell’adozione a livello comunitario
– come già fatto con riguardo alle precedenti norme nazionali in materia – delle norme nazionali
già adottate dal nostro Ministero della Sanità (v. ns n. 38/41, pag. 27).
PARTECIPAZIONE FINANZIARIA DELLA COMUNITA’ AI TEST PER L’INDIVIDUAZIONE DELLA BSE
La Commissione europea ha adottato, il 12 ottobre, dopo l’approvazione del Comitato
Veterinario Permanente dell’Unione europea, una decisione relativa alla partecipazione
finanziaria della Comunità in favore dei programmi sui test per l’individuazione della BSE che,
come noto, diverranno obbligatori negli Stati membri – per essere eseguiti su base campionaria
– a partire dal 1° gennaio 2001.
Per queste azioni è stato introdotto un tasso di cofinanziamento del 50%. La Commissione
ha inoltre aumentato di 5,1 milioni di € il budget disponibile per questa serie di programmi. La
ripartizione per Stato membro è la seguente:
Germania
Francia
Paesi Bassi
Danimarca
Irlanda
€ 1.900.000
€ 1.400.000
€ 360.000
€ 315.000
€ 210.000
Spagna
Italia
Belgio
Austria
Portogallo
€ 150.000
€ 150.000
€ 126.000
€ 77.700
€ 75.000
Svezia
Finlandia
Grecia
Lussemburgo
TOTALE
€ 75.000
€ 66.000
€ 63.000
€ 30.000
€ 4.997.700
Sulla base delle stime fornite dalla Commissione, a partire dal 2001 saranno compiuti sui
bovini cosiddetti “a rischio” circa 65.000 test.
SECONDA MODIFICA DELLE MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LA PESTE SUINA CLASSICA NEL
REGNO UNITO
Con decisione 2000/651/CE del 19 ottobre 2000, pubblicata nella GUCE L 272 del
25.10.2000, la Commissione “modifica per la seconda volta la decisione 2000/528/CE recante
talune misure protettive contro la peste suina classica nel Regno Unito” (v. ns n. 34/35, pag.
13).
Viene confermata l’esclusione della contea dell’Essex dalle misure protettive (ricordiamo che
in precedenza tale esclusione era condizionata all’assenza di focolai della peste suina classica
prima del 15 settembre 2000); di conseguenza, le zone sottoposte alle misure restrittive
(divieto di spedizione di suini, sperma, embrioni ed ovuli suini) sono limitate alle contee del
Norfolk e del Suffolk.
Inoltre, viene prorogata dal 15 ottobre al 15 novembre la data fino alla quale la decisione
2000/528/CE resta applicabile.
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