UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA TRANSIZIONI DI FASE E
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA TRANSIZIONI DI FASE E
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Fisica Tesi di Laurea TRANSIZIONI DI FASE E IL MODELLO DI ISING Relatore: Prof. Gianluca Grignani Laureando: Giulio Capponi Anno Accademico 2014/2015 Alla mia famiglia 2 Indice Introduzione 1 Transizioni di fase 1.1 Classicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 Transizioni del primo ordine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3 Transizioni continue 1.4 Esponenti critici e universalità 2.2 2.3 2.4 6 8 10 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 1.4.1 La funzione di partizione 1.4.2 La funzione di correlazione . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 1.4.3 Gli esponenti critici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 1 2 Il modello di Ising a spin-1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 Il modello di Ising 2.1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 6 Il modello di Ising a spinAltri modelli 17 17 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 2.3.1 Il modello di Potts . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 2.3.2 Il modello di Heisenberg e X-Y . . . . . . . . . . . . . . . 21 Risoluzione del modello di Ising . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 2.4.1 22 Metodo della matrice di trasferimento . . . . . . . . . . . 2.4.1.1 Energia libera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 2.4.1.2 Magnetizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 2.4.2 Soluzione di Onsager . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 2.4.3 Teorie di campo medio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 2.4.3.1 Disuguaglianza di Bogoliubov . . . . . . . . . . . 27 2.4.3.2 Teoria di Landau . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 2.4.3.3 Validità delle teorie di campo medio . . . . . . . 33 Commenti nali 3 34 Introduzione Nel 1920, il professor Wilhelm Lenz introdusse un modello statistico elementare, spinto dall'esigenza teorica di semplicare al massimo la natura degli spin in un materiale ferromagnetico e di ottenere un sistema risolvibile in maniera esatta. L'ipotesi che fornisce la maggiore semplicazione è considerare i dipoli magnetici, situati nei siti di un reticolo d-dimensionale, descritti da grandezze scalari si che possono assumere solo i valori +1 o −1. L'obiettivo era anche quello di studiare la transizione di fase ferromagnete-paramagnete, che avviene ad una temperatura critica Tc . Nel 1922, Lenz chiese ad Ernst Ising, uno dei suoi studenti di dottorato all'Università di Amburgo, di analizzare il suo modello. Ising trovò la soluzione esatta del caso unidimensionale ma mise in luce l'assenza di una transizione di fase. Da allora il modello è conosciuto in letteratura come modello di Ising, poiché Lenz non pubblicò mai nulla sull'argomento. In realtà la conclusione di Ising non era del tutto corretta in quanto, come sarà mostrato più avanti, il modello unidimensionale ammette una transizione critica a Tc nulla. Nel 1936, Peierls dimostrò che nel caso bidimensionale avviene una transizione critica a Tc non nulla, e il valore esatto di questa temperatu- ra critica fu calcolato da Kramers e Wannier nel 1941. Fu poi Lars Onsager nel 1944 a risolvere in maniera esatta il modello bidimensionale. Nonostante la semplicità del modello possa sembrare eccessiva, fornisce una serie di risultati utili, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti esponenti critici. Questi sono dei numeri caratteristici di un sistema in cui è prevista una transizione di fase critica, che, tuttavia, dipendono solo da pochi parametri fondamentali, tra cui la dimensionalità d del sistema e non dipendono dal tipo di interazioni. Quindi gli stessi esponenti critici possono essere comuni a diversi sistemi anche di natura molto diversa, nei quali però deve avvenire una transizione critica. Questi sistemi con gli stessi esponenti critici si raggruppano in classi di universalità. La giusticazione teorica dell'universalità è fornita dalla teoria del gruppo di rinormalizzazione, che non sarà discusso in questa tesi. L'utilità del modello di Ising, dunque, sta nel semplicare lo studio dei fenomeni critici di sistemi (anche non magnetici) magari più complicati ma appertenenti alla stessa classe di universalità. Nel Capitolo 1 si deniranno e classicheranno le transizioni di fase, al ne di comprendere meglio cosa si intende per transizione del primo ordine e transizione critica; poi si deniranno gli esponenti critici, non prima di aver introdotto alcuni concetti necessari della meccanica statistica. 1 2 quello originariamente pensato da Lenz, ed altri modelli classici (Ising a spinNel Capitolo 2 sarà nalmente descritto il modello di Ising a spin- , cioè 1 e Potts) o quantistici (Heisenberg e X-Y) che generalizzano il primo; alla 4 1 2 to (la matrice di trasferimento) ed altri approssimati (teorie di campo medio). ne saranno riproposti dei metodi risolutivi per il modello a spin- : uno esat- Per quanto riguarda la soluzione esatta di Onsager per il caso bidimensionale, sarà fornita solo la soluzione nale e non il calcolo completo, in quanto particolarmente complesso. 5 Capitolo 1 Transizioni di fase 1.1 Classicazione Una transizione di fase avviene quando è presente una singolarità nell'energia libera o in almeno una delle sue derivate. Ciò comporta un brusco cambiamento delle proprietà siche del sistema, come ad esempio la densità, la conducibilità elettrica, la magnetizzazione, la struttura cristallina, ecc... Una prima classicazione delle transizioni di fase consiste nel considerare la variazione di entropia ∆S nel passaggio da una fase all'altra, mantenendo ssa la temperatura. questo caso si dicono transizioni del primo ordine quelle in cui ∆S 6= 0, In quindi quelle in cui ad una certa temperatura è associato il calore latente, mentre si dicono continue quelle in cui ∆S = 0, quindi non c'è calore latente assorbito o ceduto durante la transizione. Una classicazione più generale fa riferimento ai potenziali termodinamici, come ad esempio l'energia libera di Gibbs (G) che G(T, P ) = U − T S + P V nel caso si consideri solo lavoro di voG(T, H) = U − T S + µH nel caso si consideri il lavoro di un magnete ha la forma lume o in un campo magnetico H. Nelle precedenti espressioni di G si sono utilizzate le variabili intensive temperatura T, pressione P, campo magnetico H e le variabili estensive energia interna U, volume V, entropia S e momento di dipolo magnetico μ. Considerando una trasformazione reversibile, se si dierenzia G e dU = T dS − δL, dove δL µdH se magnetico), si dG = −SdT + V dP e dG = −SdT + Hdµ. si tiene conto della prima legge della termodinamica sta ad indicare il lavoro innitesimo (P dV se di volume, ottengono le seguenti espressioni : La classicazione di Ehrenfest consiste nel denire transizioni del primo ordine quelle in cui l'energia libera di Gibbs ha una discontinuità nita in una delle sue derivate prime, del secondo ordine quelle con la discontinuità nelle derivate seconde e così via. In sintesi se G1 e G2 sono rispettivamente le energie libere nella fase iniziale e nella fase nale, per una trasformazione dell' n-esimo ordine si ha ∂ n G1 ∂ n G2 6= ∂hn P0 ∂hn P0 (1.1) dove h è una delle variabili termodinamiche intensive da cui dipende G e P0 è il punto di transizione. Questo schema è tuttavia incompleto in quanto non si 6 considera la possibilità che una derivata seconda tenda a innito, cosa che invece accade, con modelli analitici esatti, in transizioni come quella ferromagneteparamagnete. Uno schema più generale, dovuto a Fischer, denisce ancora transizioni del primo ordine quelle con una discontinuità nita nelle derivate prime dell'energia libera, denizione che comprende quella data inizialmente per cui ∆S 6= 0: infatti l'entropia è denita come ∂G S=− ∂T H,P... (1.2) quindi è evidente da 1.1 che per questo tipo di transizione si ha ∆S 6= 0. Inoltre Fisher denisce transizioni continue o critiche quelle in cui le derivate prime dell'energia libera sono continue ma una delle derivate seconde risulta avere una discontinuità (nita) oppure diverge in un certo punto. Sono chiamate continue proprio perché le derivate prime sono continue nel punto di transizione, quindi, ad esempio, la variazione di entropia avviene con continuità da una fase all'altra. In generale non è escluso che tutte le derivate prime e seconde siano continue e ci sia discontinuità nelle derivate terze o superiori, quindi si deniscono, richiamando lo schema di Ehrenfest, transizioni di ordine n quelle con tutte le derivate continue prima dell'n-esima che invece è discontinua. Tale denizione può essere data anche mediante un altro potenziale termodinamico che è l'energia libera di Helmholtz F (T, V ) = U − T S , con dF = −SdT − δL. Al ne di caratterizzare una transizione di fase è bene introdurre il concetto di parametro d'ordine . Si tratta di una grandezza sica che rappresenta la principale dierenza qualitativa tra una fase e l'altra. Inoltre rappresenta la variazione della simmetria di un sistema a transizione avvenuta e può essere una grandezza scalare, vettoriale o tensoriale. Nel caso di transizioni continue o critiche si passa da una fase più simmetrica ad una meno simmetrica o viceversa. Data la continuità di queste transizioni, anche il parametro d'ordine risulta continuo, quindi nel punto di transizione il sistema assume la simmetria di una delle due fasi. Spesso la fase più simmetrica, in cui il parametro d'ordine è nullo, è quella che si presenta ad una temperatura maggiore di una certa Tc (detta appunto temperatura critica) mentre la fase meno simmetrica, in cui il parametro d'ordine è diverso da zero, si presenta a temperature al di sotto di Tc . Per le transizioni del primo ordine invece, anche se spesso si ha un cambio di simmetria tra le due fasi, queste simmetrie possono non avere nulla in comune, in quanto non ci sono vincoli di continuità nel punto di transizione. Un caso particolare è rappresentato dalla transizione liquido-vapore, in cui non si ha una variazione della simmetria nelle due fasi. È tuttavia utile denire un parametro d'ordine per questa transizione. Una grandezza che varia sensibilmente tra la fase liquida e quella di vapore è la densità Ψ = ρliquido − ρvapore ρ. Quindi si denisce il parametro e nel graco 1.1 è mostrato l'andamento della densità di liquido e vapore nella curva della pressione di vapore nel diagramma delle fasi di un generico uido. 7 Figura 1.1 Nel punto critico re (ρc ) Pc = (Tc , ρc ) le due densità raggiungono lo stesso valo- e non è più possibile una distinzione tra fase liquida e fase di vapore. Un altro esempio di parametro d'ordine è la magnetizzazione media per una transizione ferromagnete-paramagnete che è continua o critica. Infatti la magnetizzazione è diversa da zero nella fase ferromagnetica (più simmetrica) ed uguale a zero nella fase paramagnetica (meno simmetrica) che si osserva sopra la temperatura critica. Ancora un altro esempio è la transizione continua uidosuperuido nell'elio, in cui si sceglie come parametro d'ordine la funzione d'onda del condensato, la quale è nulla nella fase di uido e diversa da zero nella fase di superuido. 1.2 Transizioni del primo ordine Esempi di transizione di fase del primo ordine sono le transizioni liquido-vapore, solido-liquido e solido-vapore. Questi fenomeni sono caratterizzati dall'assorbimento o il rilascio di calore latente durante la transizione, quindi, come già discusso, da una discontinuità dell'entropia tra le due fasi. In gura 1.2 è rappresentato un generico diagramma di fase pressione-temperatura, dove sono individuate delle curve in cui avvengono le varie transizioni (curva di sublimazione, curva di fusione e curva di pressione di vapore). Figura 1.2 Le transizioni solido-liquido e solido-vapore sono sempre del primo ordine, mentre quella liquido-vapore presenta un punto critico nel quale le due fasi 8 sono indistinguibili. Infatti in questo punto avviene una transizione critica, quindi l'entropia varia con continuità da una fase all'altra. Oltre la temperatura critica (Tc ), che è la temperatura corrispondente al punto critico, non avvengono transizioni di fase. È interessante studiare l'andamento dell'energia libera di Gibbs (G), ad esempio per il passaggio da liquido a vapore. La funzione G è crescente se si incrementa la pressione P mantenendo costante la temperatura T, viceversa è decrescente con T a P costante. Inoltre, in entrambi i casi, presenta una cuspide nel punto di transizione, indice di discontinuità delle derivate prime. Quindi denendo P0 il punto di transizione, tenendo conto delle relazioni S=− ! ∂G ∂T P0 (1.3) P V = ! ∂G ∂P P0 (1.4) T e mettendo il pedice 1 o 2 a tutte le grandezze relative rispettivamente alla fase liquida e alla fase di vapore, si ricava che S2 − S1 = ! ∂G1 − ∂T P0 ! ∂G2 >0 ∂T P0 (1.5) ! ∂G2 − ∂P P0 ! ∂G1 >0 ∂P P0 (1.6) P V2 − V1 = T P T quindi dalla fase liquida alla fase di vapore entropia e volume aumentano in modo discontinuo. È interessante vedere cosa succede nel punto critico. Se ad esempio si considera una mole di argon, si osserva che l'andamento del calore specico molare a volume costante con il rapporto tra temperatura e temperatura critica è il seguente Figura 1.3 9 Il calore specico diverge alla temperatura critica. Infatti, poichè Cv = ∂F ∂S e S = − con F (T, V ) energia libera di Helmholtz, si avrà Cv = ∂T ∂T V V 2 ∂ F −T ∂T 2 . Quindi il calore specico è proporzionale alla derivata seconda V dell'energia libera di Helmholtz e se questa diverge nel punto critico, si ha per T denizione una transizione continua o critica. 1.3 Transizioni continue Alcuni esempi di transizioni continue o critiche sono i passaggi ferromagneteparamagnete, conduttore-superconduttore e uido-superuido nell'elio. In questa parte sarà analizzata la transizione ferromagnete-paramagnete. Come è noto i materiali ferromagnetici sottoposti ad un campo magnetico esterno H si magnetizzano e presentano una magnetizzazione residua anche dopo che H viene spento. Oltre una certa temperatura critica Tc , anche detta temperatura di Curie, assumono un comportamento paramagnetico, cioè non presentano magnetizzazione residua quando viene annullato H. Durante la fase ferromagnetica si osserva una transizione del primo ordine. Si vede bene dal seguente graco che esprime la variazione della magnetizzazione M con la temperatura T Figura 1.4 La magnetizzazione residua è diversa se il campo H applicato viene portato a 0 da sinistra, H → 0+ , o da destra, H → 0− , questo signica che c'è una di- scontinuità nella magnetizzazione, che è il parametro d'ordine della transizione. ∂F ∂H T dove N è il numero di particelle nel materiale. La discontinuità della derivata prima dell'energia libera di Helmholtz in Infatti si ha che M = −N V H = 0 indica appunto una transizione del primo ordine. A temperature maggio- ri di quella critica non si ha questa discontinuità e nemmeno alla temperatura critica stessa, dove però ad H = 0 la magnetizzazione ha pendenza innita. L'andamento di M con H è mostrato nella gura seguente Figura 1.5 10 La derivata della magnetizzazione M per la suscettività isoterma χT χT = per T = Tc diverge in T = Tc diverge in H = 0. Infatti che è H = 0, ∂M ∂H =− T N V ∂2F ∂H 2 T come mostrato in gura Figura 1.6 Poichè la derivata seconda dell'energia libera di Helmholtz diverge, questa è per denizione una transizione critica. Analizzando invece il comportamento della suscettività al variare della temperatura con H ssato si giunge alle stesse conclusioni, cioè per H=0 si ha una transizione critica in T = Tc Figura 1.7 Infatti il calore specico a campo esterno costante (CH ) diverge per T = Tc e poichè CH = T ∂S ∂T = −T H ∂2F ∂T 2 H è evidente che anche la transizione dal comportamento ferromagnetico a quello paramagnetico e viceversa è per denizione continua o critica. 11 1.4 Esponenti critici e universalità Prima di introdurre gli esponenti critici delle transizioni di fase continue è importante richiamare alcuni concetti e denizioni della meccanica statistica, poichè, volendo descrivere il comportamento delle funzioni termodinamiche durante una transizione di fase, sia essa critica o del primo ordine, bisogna in primo luogo analizzarne le caratteristiche microscopiche, quindi ricavarne quelle macroscopiche con l'applicazione di modelli statistici. Si consideri ad esempio un materiale ferromagnetico. È noto che alcuni atomi posseggono un piccolo dipolo magnetico dovuto sia allo spin degli elettroni che al loro moto intorno al nucleo. Per i ferromagneti sotto la temperatura di Curie Tc , questi dipoli tendono ad al- linearsi per eetto della loro interazione dando luogo ad un campo magnetico percepibile su scale macroscopiche. In questo caso i dipoli magnetici (che d'ora in poi saranno chiamati semplicemente spin) tendono a formare una congurazione di minima energia. Se quindi si considera un reticolo d-dimensionale nel quale a ciascuno spin, posto nel sito reticolare i-esimo, è associata una grandezza vettoriale → − Si , l'Hamiltoniana scritta nella versione più semplice possibile (interazione a primi vicini) avrà la forma H = −J X→ −− → Si Sj hiji dove hiji indica che la somma è estesa ai primi vicini e J >0 è la costante di accoppiamento (ssa la scala energetica dell'interazione). È evidente che la minima energia si ha quando tutti gli spin sono allineati, quindi nella fase ferromagnetica domina questa tendenza. Per T > Tc , nella fase paramagnetica, il sistema non tende a minimizzare l'energia interna, bensì a massimizzare l'entropia. Come già specicato, il parametro d'ordine della transizione ferromagneteparamagnete è la magnetizzazione totale del sistema quindi P → − → − M = i Si . Da questo punto in poi saranno utilizzati termini magnetici ma i modelli saranno spesso applicabili anche a sistemi non magnetici. 1.4.1 La funzione di partizione La meccanica statistica che si utilizzerà è quella classica. Si indica con C un possibile stato del sistema (in questo caso è una congurazione degli spin in cui è nota ogni orientazione di (N → ∞). → − Si ). Sia anche il numero N di spin molto elevato Se il sistema è in equilibrio termico con l'ambiente, scambiando energia solo in forma di calore, si ha il cosiddetto insieme canonico. A questo è associata la seguente probabilità per un generico stato C E(C) BT −k P (C) = Dove mann, T E(C) e Z è l'energia del sistema nello stato la temperatura assoluta e Z C, kB è la costante di Boltz- la funzione di partizione. Quest'ultima è denita così (è conveniente scegliere un insieme statistico in cui variabili temperatura T H) X Z(T, H) = e−βE(C) Z dipenda dalle e campo esterno C 12 (1.7) β = kB1T . La 1.7 assicura una corretta normalizzazione della probabilità: C P (C) = 1. Data una generica grandezza sica O, il suo valore di aspettazione hOi si ottiene con la media statistica pesata sui diversi stati dove si è posto P possibili del sistema P hOi = C O(C)e−βE(C) Z La funzione di partizione contiene anche informazioni rilevanti sulle proprietà termodinamiche del sistema all'equilibrio, infatti si ha che Z(T, H) = X e−βE(C) = X C ω(E)e−βE = X E e−β(E−T S) ≡ e−βF (T,H) (1.8) E dove si è utilizzata la formula di Boltzmann S(E) = kB ln ω(E) in cui ω(E) rappresenta il numero di microstati che hanno energia E. Si può dimostrare che la F (T, H) è l'energia libera di Helmholtz F = U − T S. F (T, H) = −kB T ln Z(T, H) Invertendo la 1.8 si ha (1.9) L'importanza fondamentale della funzione di partizione sta proprio nel fatto che tutte le proprietà termodinamiche macroscopiche si possono ottenere dalla derivazione dell'energia libera F (T, H). Ecco le principali per un sistema magnetico ∂ ln Z ∂β ∂S ∂U =T = ∂T H ∂T H ∂F S=− ∂T H U =− CH M =− χT = 1.4.2 ∂F ∂H ∂M ∂H (1.10) (1.11) (1.12) (1.13) T (1.14) T La funzione di correlazione Come già detto, per avere una piena comprensione delle transizioni di fase è necessario capire cosa succede a livello microscopico. Per farlo in modo più quantitativo si introduce la funzione di correlazione, in questo caso, la funzione di correlazione tra due spin 13 − − Γ (→ ri , → rj ) = hsi − hsi ii · hsj − hsj ii → − ri è la posizione dell'i-esimo spin nel reticolo. Se il sistema è invariante → − → − per traslazione si ha che hsi i = hsj i = hsi e che Γ( ri , rj ) = Γij dipende solo da → − → − ri − rj . Quindi dove Γij = hsi sj i − hsi2 → − → − → − Lontano dalla temperatura critica, per r = ri − rj → ∞ i due spin diventano non correlati, sia sopra che sotto Tc . Infatti, anche se per T < Tc si ha che hsi = 6 0 , la denizione data della funzione di correlazione considera le uttuazioni degli spin dal loro valor medio. Quindi, lontano dal punto critico ξ , detta lunghezza → − r ). Questa → − non è altro che la dimensione tipica entro il quale le uttuazioni degli spin si dal valore medio risultano correlate. Per T 6= Tc la funzione di correlazione tende a → − 0 esponenzialmente con r gli spin tendono ad essere correlati entro una certa lunghezza di correlazione (che supponiamo non dipendere dall'orientazione di r − Γ(→ r ) ∼ r−τ e− ξ con Per τ ssato. In questo modo si è data una denizione un pò più rigorosa di ξ . T = Tc invece la lunghezza di correlazione diverge e infatti la funzione di correlazione decresce come una potenza e non più esponenzialmente − Γ(→ r)∼ dove d è la dimensione del sistema ed 1.4.3 η 1 rd−2+η è un esponente critico. Gli esponenti critici Prima di denire cosa siano gli esponenti critici conviene introdurre la tempec che misura la deviazione del sistema dalla temperatura t = T −T Tc t → 0 si è in prossimità di Tc . Sia R(t) una generica funzione termo- ratura ridotta critica. Se dinamica continua e positiva per piccoli valori di t. Si assume che esista e sia nito il limite seguente ln R(t) t→0 |t| λ = lim dove λ (1.15) si denisce esponente critico della funzione R(t). In ogni transizione critica, quasi ogni funzione termodinamica è caratterizzata da un certo espo- λ ∼ lnlnR(t) |t| quindi si ottiene, sfruttando le λ proprietà dei logaritmi, che R(t) ∼ |t| . A seconda del valore di λ, la funzione R(t) in corrispondenza del punto critico (t → 0) può divergere (se λ < 0) o può annullarsi (λ > 0). Gli esponenti critici sono numeri spesso positivi ed espressi nente critico. La 1.15 si può scrivere come frazioni di interi, indicati con lettere greche. In Tabella 2.1 sono riportati gli andamenti delle più importanti grandezze termodinamiche per un sistema magnetico. 14 Tabella 1.1 CH a campo magnetico esterno H costante e nullo ha α ≥ 0. Se α > 0, CH diverge nel punto critico, mentre se α = 0 Il calore specico esponente critico presenta diversi comportamenti a seconda del modello utilizzato per il calcolo. La magnetizzazione M a campo magnetico esterno costante e nullo presenta β > 0, quindi nel punto critico si annulla. In questo caso si scrive−t e non |t| perché l'andamento di M si ricava ponendosi nella fase ferromagnetica, con T < Tc quindi t < 0. La suscettività isoterma χT a campo H nullo ha esponente γ > 0 quindi diverge nel punto critico, come visto in precedenza. Per quanto riguarda l'andamento del campo esterno in funzione della magnetizzazione M , per l'isoterma critica T = Tc , la dipendenza da t è solo implicita (t = 0) e l'esponente critico corrispondente è δ > 0. Nel punto critico la magnetizzazione si annulla, e con essa il campo H per la positività di δ . Come già accennato prima, nel punto critico, la lunghezza di correlazione ξ diverge e infatti ha esponente critico ν > 0 ma che nella legge compare con il segno meno. Inne la → − → − funzione di correlazione a coppie Γ( r ), che nella tabella è chiamata G( r ), Ha l'andamento mostrato precedentemente e si ha che η ≥ 0. Anche in questo caso la dipendenza da t è solo implicita. La seguente Tabella 1.2, invece, mostra gli andamenti delle corrispondenti funzioni termodinamiche per un uido, quindi il parametro d'ordine è la dierenza tra le densità invece della magnetizzazione, invece del campo magnetico esterno suscettività isoterma χT H si trova il volume si trova la compressibilità isoterma V e κT . al posto della Tabella 1.2 Il motivo per cui si introducono gli esponenti critici è che, per modelli che considerino interazioni a corto raggio, dipendono solo dalla dimensionalità d del sistema e dalla simmetria del parametro d'ordine (cioè dal tipo di grandezza: scalare, vettoriale o tensoriale). Quindi non dipendono dal tipo di interazioni che descrivono il sistema. I sistemi in cui avviene una transizione di fase critica si raggruppano in classi di universalità, a cui appartengono tutti i sistemi con la stessa dimensionalità e la stessa simmetria del parametro d'ordine, quindi con gli stessi esponenti critici. Ad esempio, un magnete con anisotropia uniassiale come il di-uoruro di manganese M nF2 , può essere studiato con il modello di Ising tridimensionale, così anche la miscela CCl4 + C7 F16 , che è un sistema ui- do, sempre tridimensionale, con parametro d'ordine che ha la stessa simmetria 15 di quello del modello di Ising tridimensionale. Da misure sperimentali risulta che per M nF2 si ha β = 0.335(5) dove la cifra tra parentesi è quella su cui agisce l'incertezza, mentre per il secondo sistema risulta β = 0.33(2). Un altro esempio sono i sistemi cristallini nei quali una supecie di ferro può sisorbire atomi di idrogeno. Il sistema può essere studiato con il modello di Ising bidimensionale (che sarebbe specico per il ferromagnetismo). L'universalità degli esponenti critici, dunque, comporta che per trattare una classe di universalità basta studiare il sistema più semplice, che può anche essere inventato e non avere riscontro sico. Esistono delle relazioni tra gli esponenti critici che sono espresse in forma di disuguaglianze. La più semplice da dimostrare è dovuta a Rushbrooke e deriva dalla relazione (nota) tra calore specico a campo esterno costante e nullo e a magnetizzazione costante χT (CH − CM ) = T Poichè CM ≥ 0 ∂M ∂T 2 (1.16) H si ha che χT CH ≥ T ∂M ∂T 2 (1.17) H t → 0− (si arriva a Tc dalla fase ferroma−α T < Tc ) si hanno i seguenti andamenti asintotici: CH ∼ (−t) β−1 ∂M e . Quindi dalla 1.17 si ottiene che asintoti∂T H ∼ − (−t) e dalla Tabella 1.1 si vede che per gnetica, cioè da , −γ χT ∼ (−t) camente (−t) −(α+γ) ≥ (−t) 2β−2 e visto che (−t) è positivo e piccolo la relazione è rispettata se α + γ + 2β ≥ 2 (1.18) Un'altra disuguaglianza tra esponenti critici è dovuta alla convessità dell'energia libera ed è α + β (1 + δ) ≥ 2 (1.19) e ancora, facendo assunzioni ragionevoli sul comportamento delle variabili termodinamiche o della funzione di partizione nel punto critico γ ≤ (2 − η) ν (1.20) dν ≥ 2 − α (1.21) γ ≥ β (δ − 1) (1.22) Considerando ad esempio il modello di Ising bidimensionale, con il metodo H = 0, si ottengono gli esponenti α = 0, β = 7 1 1 , γ = , δ = 15, ν = 1 e η = . È facile vedere che le disuguaglianze 1.18, 8 4 4 1.19, 1.20, 1.21 e 1.22 sono vericate come uguaglianze. analitico esatto di Onsager ad 16 Capitolo 2 Il modello di Ising Il modello di Ising fu ideato nel 1925 da Lenz ed Ising, inizialmente come modello classico. Fu formulato in termini di un sistema magnetico, poi però ebbe notevole successo anche per lo studio di sistemi non magnetici, soprattutto per il calcolo degli esponenti critici, data l'universalità di questi ultimi e la semplicità del modello. La risoluzione del modello di Ising consiste nel trovare la funzione di partizione del sistema, dalla quale è possibile ricavarsi l'energia libera di Helmholtz 1.9 e con questa studiare l'andamento della magnetizzazione M con la temperatura T (1.13). L'obiettivo è studiare il comportamento critico del modello di Ising a diverse dimensioni e quindi fornire una previsione teorica 1 2 (che sarà discusso a breve) è stato risolto esattamente solo in una dimensione, con il metodo degli esponenti critici. In realtà il modello di Ising a spin- della matrice di trasferimento, e in due dimensioni, con il metodo di Onsager, solamente in assenza di campo magnetico H esterno. Per dimensioni superiori si utilizza l'approssimazione di campo medio, che fornisce informazioni qualitative sul comportamento critico delle funzioni termodinamiche e sugli esponenti critici. 2.1 Il modello di Ising a spin- 12 Si consideri un reticolo di una generica dimensione d. Il sistema ha complessivamente N atomi e ad ogni sito reticolare è associato un atomo. Nel modello 1 2 ad ogni atomo è associata una variabile classica di spin si 1, 2...N ) che può assumere solo due valori: +1 o -1. Se si pongono di Ising a spin(con i = questi spin in un campo magnetico esterno → − H, l'Hamiltoniana del sistema ha la seguente forma H=− N X X X Hi si + Jij si sj + Kijk si sj sk + ... i=1 hiji (2.1) hijki Il primo termine descrive l'interazione di ciascun atomo con il campo esterno → − H, H (e che per comodità si assume con le dimensioni di un'energia, Jij e Kijk ). Gli altri termini esprimono le interazioni di scambio a primi vicini: Jij è l'energia di scambio a coppie, Kijk l'interazione a tre spin e al che ha modulo così come 17 H si = H ), poi posto dei puntini andrebbero tutti i termini successivi. Tuttavia, il campo considera costante e interagisce allo stesso modo con tutti gli spin (Hi si trascurano tutti i termini di interazione a tre o più spin. Inoltre si considera isotropa l'interazione a coppie, quindi Jij = J è la stessa per ogni coppia di spin. La 2.1 diventa H = −H N X si − J i=1 X si sj (2.2) hiji J < 0 è favorita una congurazione a spin antiparalleli = −1), mentre per J > 0 un allineamento a spin paralleli (si sj = 1). J = 0 non si hanno interazioni tra spin, quindi il comportamento è para- È evidente che se (si sj Per magnetico. È importante far notare che il modello n ora descritto prescinde dalla dimensionalità d del sistema. Dall'Hamiltoniana 2.2 risulta evidente che questo modello può rappresentare solamente un sistema magnetico che nello spazio degli spin ha una forte anisotropia lungo l'asse del campo → − H, cosa che nei sistemi magnetici reali accade raramente. Quindi, paradossalmente, questo modello risulta più utile per descrivere il comportamento critico di sistemi non magnetici ma che hanno un parametro d'ordine locale (che continuerà a chia- si ) marsi spin capace di assumere solo i valori +1 o -1. Il primo esempio di 1 è quello costituito da 2 3) di ottone (CuZn), cioè di una lega binaria sistema descrivibile con l'Hamiltoniana di Ising a spinun reticolo tridimensionale (d = di rame e zinco. Nell'ottone gli atomi di rame e zinco sono uguali in numero e giacciono sui siti di un reticolo cubico a corpo centrato (bcc). Alla temperatura Tc = 733K avviene una transizione di fase continua ordine-disordine. Il rame e lo zinco, infatti, a basse temperature tendono ad occupare separatamente i due diversi sottoreticoli cubici semplici che compongono il bcc (fase di ordine). A temperature alte (T > Tc ), maniera del tutto casuale. invece, tendono ad occupare i siti reticolari in È chiaro, dunque, che il termine disordine non si riferisce alla struttura cristallina bensì all'occupazione dei diversi siti (disordi- si , con si = 1 se si JCuCu , JZnZn e JCuZn ne occupazionale). Assegnando ad ogni atomo la variabile tratta di Cu e si = −1 se si tratta di Zn e denendo le interazioni di scambio rispettivamente tra due atomi di rame, due atomi di zinco e uno di rame e uno di zinco, si può scrivere l'Hamiltoniana H = 1X 1X JCuCu (1 + si )(1 + sj ) + JZnZn (1 − si )(1 − sj ) 4 4 hiji hiji 1X + JCuZn [(1 + si )(1 − sj ) + (1 − si )(1 + sj )] 4 (2.3) hiji Questa scittura è giusticata dal fatto che il singolo termine della sommatoria JCuCu se gli atomi vicini sono entrambi di rame (si = sj = 1), diventa = sj = −1) ed è JCuZn se gli atomi sono P PN Raccogliendo i termini hiji si sj e i=1 si in 2.3 si ottiene si riduce a JZnZn diversi. se sono entrambi di zinco (si H = −J X hiji si sj − H N X si + C i=1 18 (2.4) dove J = 14 (−JCuCu − JZnZn + 2JCuZn ) , H = − 21 JCuCu + 12 JZnZn e C è un termine indipendente dallo spin. Poichè nel sistema ci sono complessivamente lo stesso numero di atomi di Cu e di Zn, si ha che P assume la forma dell'Hamiltoniana di Ising a spin- H. Si ha che i si = 0 e l'Hamiltoniana 2.4 1 2 in assenza di campo esterno < 0, il che vuol dire che nella JCuCu + JZnZn > 2JCuZn quindi J T < Tc , quindi in una congurazione fase ordinata (a degli spin che tende a minimizzare l'energia) gli spin tendono a disporsi in maniera antiparallela, come ci si aspettava visto che devono giacere sui due diversi sottoreticoli cubici che compongono il bcc. A questo comportamento, che non ha nulla a che fare con l'antiferromagnetismo, si può associare un parametro d'ordine, in analogia con la magnetizzazione, che è la dierenza tra il numero di atomi di zinco e di carbonio in uno dei due sottoreticoli (Ψ = NZn − NCu ). Poichè 2.4 ha la Ψ della 2.2 con J < 0 rispetto stessa simmetria rispetto al parametro d'ordine M , gli esponenti critici devono essere gli stessi del modello 1 tridimensionale. Sperimentalmente per l'ottone si ottengono 2 0.005 e γ = 1.24 ± 0.015 mentre da una stima per il modello di alla magnetizzazione di Ising a spin- β = 0.305 ± β ≈ 0.33 Ising e γ ≈ 1.24. La leggera discrepanza è dovuta anche al fatto che non si considera la dipendenza di J dalla temperatura, dovuta alla dilatazione termica. Un altro esempio di sistema non magnetico descrivibile dal modello di Ising 1 2 è quello rappresentato dal gas reticolare. Si tratta di un altro modello che è rappresentato da un reticolo in cui un sito può essere occupato da un a spin- atomo o vuoto. Si associa ad ogni sito la variabile t che può essere 0 se il sito è vuoto o 1 se il sito è pieno e l'Hamiltoniana corrispondente è H = −JL X ti tj − µL X dove JL > 0 ti (2.5) i hiji è l'interazione a primi vicini che favorisce l'occupazione dei siti vicini ad uno occupato e µL è il potenziale chimico che regola il numero totale di siti occupati: se è molto positivo si avranno molti siti occupati viceversa se (1−si ) dove si = ±1 si 2 ottiene da 2.5 la stessa forma della 2.2 con il campo esterno H che dipende dal è molto negativo. potenziale chimico Con la semplice sostituzione µL . ti = Ad esempio il sisorbimento dell'idrogeno da parte della supercie (110) del reticolo di ferro è descrivibile con questo modello. Le buche di potenziale, tra un atomo di ferro e l'altro, fanno da gas reticolare e formano un reticolo triangolare. Il numero di atomi di idrogeno adsorbiti dipende dalla pressione sulla supercie del ferro. Tuttavia gli atomi adsorbiti tendono a formare diverse congurazioni (fasi) e le transizioni da una fase all'altra non sono descrivibili dal semplice modello di Ising a primi vicini, ma necessitano di termini di interazione a secondi vicini e anche a tre spin. 1 2 dipendono dalla dimensionalità d del sistema. Ad esempio per In generale, dal modello di Ising a spin- , le transizioni di fase previste transizione critica con critica per Tc 6= 0 se d > 1. Invece se Tc = 0. 19 d=1 H → 0 si ha una si ha una transizione 2.2 Il modello di Ising a spin-1 1 2 è appropriato per descrivere sistemi con un parametro d'ordine locale (si ) che può assumere solo due possibili valori. Un modello Il modello di Ising a spin- che consente un maggior numero di stati è il modello di Ising a spin-1, in cui si può assumere i valori -1, 0 e 1. Questo è un modello classico rappresentato dall'Hamiltoniana H = −J X si sj − K hiji X s2i s2j − D X s2i − L i hiji X (s2i sj + si s2j ) − H X si (2.6) i hiji Questa forma deriva dall'aver scritto i prodotti tra tutte le possibili potenze degli spin primi vicini. seconda perchè se Non sono state considerate le potenze superiori alla si = 0, ±1 allora s3i = si . Le costanti di interazione hanno chiaramente le dimensioni di un'energia e J K, D, L può essere positiva o negativa K , D e L non compaiono nel modello a spin- 21 perchè 2 se si = ±1 si = si quindi è tutto contenuto in J e H . Per la maggiore varietà di parametri presenti in questo modello, il comportamento 1 2 si ha che come per Ising a spin- . critico è dierente da quelli visti n ora: il diagramma di fase per K = L = 0, J > 0 e D 6= 0 mostra tre superci in cui avvengono transizioni di fase del primo ordine che si intersecano in una linea tripla. Queste superci terminano in delle tricritico linee nelle quali avvengono transizioni critiche (linee di punto critico). La linea tripla termina in un punto detto dal quale le tre transizioni diventano tutte critiche e inizia un'unica linea di punto critico. Chiaramente le tre fasi sono rappresentate dalle tre porzioni di spazio delimitate dalle tre superci. Figura 2.1 2.3 Altri modelli Il modello discusso no ad adesso è un modello classico e con il parametro d'ordine locale che può assumere al massimo tre valori. È utile citare altri modelli che generalizzano quello di Ising. Di seguito si tratteranno il modello di Potts, anch'esso classico, ma con la variabile di spin si che può assumere un generico numero q di stati distinti, il modello di Heisenberg e X-Y che sono invece modelli quantistici e non hanno più la simmetria dell'Hamiltoniana di Ising lungo la direzione del campo → − H (che si assume essere diretto lungo l'asse z). 20 2.3.1 Il modello di Potts Si consideri H = 0 e il parametro d'ordine uno scalare a si = 1, 2, 3...q . L'Hamiltoniana è scritta in questo modo X H = −J δsi sj q componenti, quindi (2.7) hiji dove δsi sj è una delta di Kronecker e minima energia si ha per si e sj J > 0. Da 2.7 si capisce che la uguali. In caso contrario l'interazione a primi vicini risulta zero. Denita in questo modo, l'Hamiltoniana di Potts ammette q congurazioni di minima energia equivalenti e degeneri. Il modello di Potts prevede una transizione di fase ferromagnete-paramagnete che è critica per 4, e del primo ordine per d > 4. d≤ È evidente che l'Hamiltoniana di Potts 2.7 è 1 2 (2.2) se q = 2 ma non è uguale a quella a spin-1 (2.6) per q = 3. Infatti se si e sj sono entrambi 0 la 2.6 è 0 mentre se sono entrambi 1 o -1 è diversa da zero. Un esempio di fenomeno sico equivalente all'Hamiltoniana di Ising a spin- descrivibile dalla 2.7 è il sisorbimento degli atomi di kripton su una supercie di grate (reticolo esagonale di atomi di carbonio). In questo caso ci si serve del modello bidimensionale con q = 3. Infatti durante l'adsorbimento gli atomi di Kr si posizionano negli esagoni del reticolo ma le dimensioni del kripton sono tali da lasciare vuoti gli esagoni adiacenti. Questo fa si che si generino 3 diverse coperture del reticolo di carbonio (Fig.2.2) ognuna corrispondente ad un reticolo triangolare di atomi di Kr (sottoreticoli a,b oppure c) e ad ognuna delle quali è associato si = 1, 2, 3. Figura 2.2 2.3.2 Il modello di Heisenberg e X-Y Il modello di Ising si rivela in realtà non adatto alla trattazione di fenomeni magnetici reali, in quanto è applicabile solo a quei magneti con una forte anisotropia lungo una sola direzione. Infatti da 2.2 si vede che gli spin possono giacere solo parallelamente o antiparallelamente alla direzione del campo esterno, si parla infatti di parametro d'ordine scalare a due o tre componenti. Più in generale, nei magneti, sono ammesse delle uttuazioni degli spin dalla direzione di → − H e il parametro d'ordine è un vettore → − si . Quindi un'Hamiltoniana più realistica per sistemi magnetici ha questa forma H = −Jz X hiji szi szj − J⊥ X X szi (sxi sxj + syi syj ) − H i hiji 21 (2.8) Se si pone Jz = J⊥ si ottiene il modello di Heisenberg , completamente isotropo, che descrive dicilmente le interazioni in un magnete, poichè questo ha sempre una qualche anisotropia. Tuttavia esprime l'Hamiltoniana microscopica che descrive l'interazione di scambio alla base del ferromagnetismo. Questo è un modello quantistico, quindi a dierenza di Ising, gli spin sono operatori con [sxi , syi ] = i~szi (uguale per Se invece si considera J⊥ 6= 0 e Jz = 0 le regole di commutazione dei momenti angolari, cioè modello X-Y tutte le permutazioni cicliche di x, y e z). si ottiene l'Hamiltoniana del dove gli spin sono vettori bidimen- sionali. Nei sistemi reali rappresentati dalle Hamiltoniane di Heisenberg e X-Y avvengono delle transizioni di fase critiche sotto certe condizioni. Assumendo che il modulo del campo esterno una transizione critica a Tc 6= 0 H per tenda a zero si ha che un sistema X-Y ha d ≥ 2, ma per d=2 il sistema transisce ad una fase ordinata anomala perchè presenta, a tutte le temperature, una funzione di correlazione che decade, per r → ∞, come una potenza negativa (mentre di solito avviene solo alla temperatura critica). Per critica per Tc = 0. senberg, presentano una transizione critica a d = 1, 2. d=1 invece si ha transizione Per quanto riguarda i sistemi descritti dal modello di Hei- È interessante che per d≥4 Tc 6= 0 per d>2 e a Tc = 0 per gli esponenti critici per i modelli di Ising 1 d ≥ 4 gli esponenti 2 calcolati con l'approssimazione di campo medio sono uguali a quelli calcolati a spin- , di Heisenberg e X-Y sono gli stessi, e inoltre per esattamente (con metodi numerici). 2.4 Risoluzione del modello di Ising Come anticipato, in questa parte della tesi si cercherà di risolvere, dove possibile, 1 2 funzione di partizione e le principali funzioni termodinamiche di un sistema che il modello di Ising a spin- , cioè saranno descritti dei metodi per ottenere la abbia Hamiltoniana del tipo 2.2. Sarà inoltre studiato il comportamento critico previsto dal sistema. Per il modello a d = 1 sarà utilizzato il metodo della matrice di trasferimento e si vedrà come il modello predice una transizione critica con Tc = 0. La soluzione di Onsager fornirà la funzione di partizione per Poichè non è possibile risolvere esattamente il modello per d > 2, d = 2. si studierà l'approssimazione di campo medio, che permette di stimare il comportamento critico del sistema a prescindere dalla dimensionalità d. 2.4.1 Metodo della matrice di trasferimento 1 2 per un sistema unidimensionale (d = 1) nel caso semplice di interazione a primi vicini. Il sistema è fondamentalmente Si consideri l'Hamiltoniana di Ising a spinuna catena di spin. La condizione per applicare il metodo della matrice di trasferimento è avere un numero nito di stati di spin (e in questo caso ce ne sono due) e considerare l'interazione con un numero nito di spin vicini (in questo caso è uno, perchè è un sistema unidimensionale e si considerano i primi vicini). L'Hamiltoniana è del tipo 2.2 con H = −J N −1 X i=0 d=1 si si+1 − H quindi N −1 X i=0 22 si (2.9) dove N è il numero totale di spin. Si suppone per comodità che il sistema sia periodico, cioè che N →∞ sN ≡ s0 (è come se la catena si chiudesse ad anello), per la periodicità sarà irrilevante. La funzione di partizione 1.7 in questo caso è X Z= X e−βEs = {s} dove {s} mere i valori eβ(J PN −1 i=0 si si+1 +H PN −1 i=0 si ) (2.10) {s} indica una generica congurazione degli spin (che possono assu- +1 −1) o e Es è l'energia corrispondente, quindi è data dalla 2.9. Svolgendo le sommatorie e sfruttando le proprietà degli esponenziali la 2.10 diventa Z X = eβJs0 s1 +βH s0 +s1 2 eβJs1 s2 +βH s1 +s2 2 ...eβJs0 sN −1 +βH sN −1 +s0 2 {s} = X T0,1 T1,2 ...TN −1,0 (2.11) {s} trasferimento dove compaiono gli elementi Ti,i+1 della matrice T (detta ) che sono deniti così Ti,i+1 = eβJsi si+1 +βH matrice di si +si+1 2 = ±1) si ha che β(J+H) e e−βJ T= e−βJ eβ(J−H) e in questo caso (si , si+1 (2.12) si = 1, la seconda a si = −1, la prima si+1 = −1. È da notare come la dimensione La prima riga della 2.12 si riferisce a colonna a si+1 = 1 e la seconda a della matrice (in questo caso 2 × 2) sia data dal prodotto tra il numero di stati possibili per il singolo spin (cioè due: +1 e -1) e il numero di spin considerati per l'interazione (in questo caso solo uno perchè consideriamo i primi vicini). Quindi se ad esempio si considerasse il modello di Potts (unidimensionale) a q stati con interazioni T, la 2.11 diventa una a primi vicini si avrebbe una matrice corrispondenti agli spin eccetto quello di Z= X T0,1 T1,2 ...TN −1,0 = s0 Denita s0 X TN 0,0 = T r TN s0 =±1 {s} Poichè q × q. serie di prodotti matriciali che saturano tutti gli indici è l'unico spin rimasto, la sommatoria è solo sui possibili valori di quest'ultimo e la somma dei termini diagonali di TN è stata scritta come traccia. La traccia è invariante per cambiamento di base, quindi si può considerare la forma diagonale di TN e chiamando λ± i due autovalori corrispondenti a T è evidente che Z= X TN N 0,0 N = (λ+ ) + (λ− ) s0 =±1 23 (2.13) e si possono, a questo punto , calcolare alcune funzioni termodinamiche per 1 2 a partire dagli autovalori della 2.12 che si ottengono dalla condizione di annullamento del determinante della matrice (T − λI2x2 ) il modello di Ising a spin- eβ(J+H) − λ eβ(J−H) − λ − e−2βJ = 0 con un pò di passaggi diventa λ2 − 2λeβJ cosh (βH) + e2βJ − e−2βJ = 0 dalla quale si ottiene λ± = eβJ cosh (βH) ± q e2βJ sinh2 (βH) + e−2βJ (2.14) Grazie all'espressione degli autovalori della matrice di trasferimento si vedranno alcuni risultati. 2.4.1.1 Energia libera n × n, In generale la 2.13 si può scrivere (supponendo di avere una matrice quindi con n autovalori λi ) X Z= TN 0,0 = s0 =±1 n−1 X λN i (2.15) i=0 Assumendo gli autovalori reali e ordinati in modo che il valore assoluto sia decrescente, si può applicare alla matrice 2.12 il teorema di Perron-Frobenius, valido per matrici con elementi reali non negativi, che aerma che l'autovalore di modulo massimo λ0 è reale, positivo e non degenere. Ora è facile calcolare F N , dove F è l'energia libera, sfruttando la 1.9 e scrivendo la funzione di partizione come la 2.15 l'energia libera per spin f = n−1 f =− kB T X N ln λi N i=0 alla quale si applica il limite termodinamico N →∞ n−1 f e poiche per N →∞ ( kB T − ln λN 0 N ! si ha 1+ n−1 X i=1 " λi λ0 N #!) f = −kB T ln λ0 nel limite N 1 l'autovalore di modulo massimo è 2 segue che a spin- n−1 X X 1 1 = −kB T lim ln λN ln λN λN i = −kB T lim 0 + i N →∞ N N →∞ N i=0 i=1 ( " #!) n−1 X λ i N 1 N = −kB T lim ln λ0 1 + N →∞ N λ0 i=1 ∼− kB T ln λN 0 = −kB T ln λ0 N → ∞. Nel caso del modello λ+ (da 2.14) quindi 24 di Ising f = −kB T ln e βJ cosh (βH) + q e2βJ sinh2 (βH) + e−2βJ (2.16) u tenendo presente S s= N , quindi basta e da questa espressione ci si può ricavare l'energia per spin che f = u − Ts dove s non è altro che l'entropia per spin far tendere a zero la temperatura, cioè f ∼u β → ∞. Sotto questo limite si ha che e f q 1 ln eβJ cosh (βH) + e2βJ sinh2 (βH) + e−2βJ β q 1 = − ln eβJ cosh (βH) + sinh2 (βH) + e−4βJ β 1 ∼ − ln eβJ (cosh (βH) + sinh(βH)) β = − quindi βH 1 e + e−βH eβH − e−βH βJ u = − ln e + β 2 2 1 1 = − ln eβJ+βH = − (βJ + βH) β β = −J − H 2.4.1.2 Magnetizzazione Per ricavare la magnetizzazione si potrebbe utilizzare la 1.13 e trovare la ma- M N dalla derivazione dell'energia libera per spin 2.16. Tuttavia sarà utilizzato un altro metodo di calcolo che sfrutta gli autovalori e gnetizzazione per spin gli autovettori della matrice di trasferimento. la magnetizzazione per spin, nel 1 2 è il valor medio degli spin hsi e si può dimostrare che hsi = hu0 |s|u0 i dove |u0 i è l'autovettore relativo a λ0 = λ+ e s è la matrice diagonale che ha come elementi i possibili stati di spin. Quindi modello di Ising a spin- |u0 i = a+ a− , hu0 | = Si noti che a+ e a− sono reali, T |u0 i = λ+ |u0 i si ottengono a2± 1 = 2 a+ a− , s= +1 0 0 −1 infatti risolvendo l'equazione agli autovettori 1± p ! eβJ sinh (βH) (2.17) e2βJ sinh2 (βH) + e−2βJ Segue da 2.17 che hsi = hu0 |s|u0 i = a+ = a2+ − a2− = p a− +1 0 0 −1 eβJ sinh (βH) e2βJ sinh2 (βH) + e−2βJ 25 a+ a− (2.18) hsi che non ci sono transizioni di fase T 6= 0. Infatti se si fa tendere a zero il campo esterno H , sia da destra Si vede da quest'ultima espressione di critiche a che da sinistra, la 2.18 si annulla per ogni temperatura non nulla. Si vede invece T → 0 la magnetizzazione media per spin assume due diversi H → 0+ o H → 0− . Infatti se si fa tendere la temperatura a 0+ , divergere β , la 2.18 diventa che per eβJ sinh (βH) p e2βJ sinh2 (βH) + e−2βJ valori per cioè si fa sinh (βH) |sinh (βH) | ∼ e se successivamente si fa tendere a zero il campo esterno si ottiene sinh (βH) lim± = H→0 |sinh (βH) | ( +1 se H → 0+ −1 se H → 0− Ovviamente va notato che invertendo l'ordine dei limiti non si ottiene lo stesso risultato: se si fa tendere a zero prima il campo esterno e poi la temperatura si avrà sempre magnetizzazione nulla. 2.4.2 Soluzione di Onsager Il modello di Ising unidimensionale presenta una transizione critica solo per Tc → 0+ . Quando il modello fu introdotto per la prima volta, vista l'assenza di una transizione critica con di materiali ferromagnetici. Tc 6= 0 , non fu considerato utile alla trattazione È dovuta a Peierls la dimostrazione che nel caso bidimensionale esiste un punto critico con Tc 6= 0, e fu grazie a Kramers e Wannier che questa temperatura critica fu calcolata. Essi riuscirono a far vedere che la funzione di partizione si può espandere in serie nella regione delle alte e delle basse temperature, dimostrando anche la relazione di dualità tra le due espansioni. Grazie all'esistenza di una singolarità in entrambe le serie e alla dualità, fu calcolata esattamente la temperatura critica del modello su di un reticolo quadrato, che è data dall'equazione sinh J kB Tc =1 Inne Lars Onsager calcolò esattamente, con una dimostrazione complicata H= N → ∞ del e non banale, la funzione di partizione, quindi l'energia libera, per il caso 0. Si riporta il risultato di Onsager per il limite termodinamico logaritmo naturale della funzione di partizione lim ln (Z (T, H = 0)) N →∞ 1 + 2π ˆπ = p 1 2 2 dφ ln 1 + 1 − κ sin φ 2 ln (2cosh (2βJ)) + (2.19) 0 2sinh(2βJ) cosh2 (2βJ) . Con il risultato 2.19 è possibile calcolare l'energia libera grazie alla 1.9. dove κ≡ 26 2.4.3 Teorie di campo medio Si è già accennato all'impossibilità di risolvere in maniera analitica il modello di Ising oltre una certa dimensione. In questa parte saranno discusse due teorie di campo medio che permettono di trattare in modo qualitativo il comportamento critico di certi sistemi. Per teorie di campo medio si intendono dei metodi di risoluzione, perlopiù classici, che grazie alla media termica di certe grandezze forniscono un'espressione più o meno approssimata dell'energia libera. La media termica o media d'insieme di una generica grandezza statistica hAi = dove {s} A è data da {s} A (s) e−βEs P {s} e−βEs Es l'energia associata. La prima teoria P è uno stato del sistema e che sarà trattata è quella basata sulla disuguaglianza di Bogoliubov, applicata 1 2 libera da un principio variazionale. Poi sarà illustrata la teoria di Landau, la direttamente al modello di Ising a spin- , con la quale ci si ricava l'energia quale invece ipotizza e sfrutta lo sviluppo in serie di potenze dell'energia libera intorno al punto critico. Alla ne si confronteranno gli esponenti critici ottenuti dalle due teorie. 2.4.3.1 Disuguaglianza di Bogoliubov La teoria che sta per essere descritta sarà applicata all'Hamiltoniana di Ising a 1 2 spin- . La disuguaglianza di Bogoliubov è la seguente F ≤ Φ = F0 + hH − H0 i0 ed è un principio variazionale. In 2.20 la F0 F H0 vera e l'Hamiltoniana vera del sistema, la e la (2.20) H sono l'energia libera è un'Hamiltoniana di prova e La media termica h...i0 viene fatta sugli H0 . L'Hamiltoniana di prova viene scelta priva J = 0 se si considera H0 l'Hamiltoniana di Ising. H0 dipende da un parametro variazionale H0 detto la sua energia libera associata. stati dell'Hamiltoniana di prova di interazioni, quindi ha L'Hamiltoniana di prova parametro di campo medio, ed è chiaro dalla 2.20 che per ottenere la migliore stima dell'energia libera (detta minimizzare Φ rispetto a H0 , Fmf energia libera di campo medio) è necessario cioè Fmf = min(Φ) H0 Risulta evidente che la scelta di migliore stima Fmf . campo esterno nullo H0 è fondamentale al ne di ottenere la Applichiamo questa teoria al modello di Ising a spin- H = 0. 1 2 con L'Hamiltoniana vera del sistema sarà quindi H = −J X si sj (2.21) hiji e come Hamiltoniana di prova si sceglie H0 = −H0 X si (2.22) i 27 dove H0 è un'approssimazione del campo di scambio ottenuto con una media termica su tutte le variabili. Quindi nella 2.22 l'interazione di scambio contenuta nel parametro di campo medio H0 J è e tutti gli spin interagiscono con quest'ultimo allo stesso modo. Praticamente la 2.22 non considera interazioni a due corpi e corrisponde all'Hamiltoniana di un paramagnete semplice. Quindi l'energia libera F0 e la media statistica sugli spin per un paramagnete sono dati da F0 = −N kB T ln (2cosh (βH0 )) , e il termine hH − H0 i0 hsi0 = tanh (βH0 ) (2.23) si calcola considerando che la media termica è fatta nel sistema approssimato (campo medio) dove non vi è correlazione tra spin e poichè nella 2.22 ci sono solo termini ad un singolo spin (si ), la media del prodotto hsi sj i0 può essere fattorizzata quindi hsi sj i0 = hsi i0 hsj i0 . Inoltre hsi i0 = hsj i0 = hsi0 . si considera il sistema invariante per traslazioni, quindi Chiamando z il numero di primi vicini di un sito reticolare si ha che hH − H0 i0 = −J −J X hsi sj i0 + H0 X hiji i X hsi i0 hsj i0 + H0 X hsi i0 = i hiji −J hsi i0 = zN 2 hsi0 + N H0 hsi0 2 (2.24) zN 2 si esprime il numero di legami presenti nel reticolo (ad ogni sito sono associati z legami, zN viene dimezzato per non contare due volte lo stesso dove con legame). Ora sostituendo 2.23 e 2.24 in 2.20 si ottiene che Φ zN 2 hsi0 + N H0 hsi0 = 2 zN = −N kB T ln (2cosh (βH0 )) − J tanh2 (βH0 ) + 2 +N H0 tanh (βH0 ) = −N kB T ln (2cosh (βH0 )) − J Derivando Φ rispetto a H0 (2.25) e ponendo uguale a zero (cioè minimizzando) si ottiene l'equazione H0 = zJ tanh (βH0 ) (2.26) H0 = zJhsi0 (2.27) hsi0 = tanh (βJzhsi0 ) (2.28) e dalla 2.23 Quindi sostituendo 2.27 e 2.28 in 2.25 si ottiene l'energia libera di campo medio 28 Fmf zN 2 hsi0 + zJN hsi20 = 2 zN 2 = −N kB T ln (2cosh (βJzhsi0 )) + J hsi0 2 = −N kB T ln (2cosh (βJzhsi0 )) − J (2.29) che rappresenta la migliore approssimazione possibile dell'energia libera ottenibile dalla teoria di campo medio di Bogoliubov, nella fase ferromagnetica di un sistema descrivibile dall'Hamiltoniana di Ising. Per ottenere la magnetiz- hsi0 è necessario risolvere la 2.28. Con metodi graci T maggiore di un certo valore Tc si ha che hsi0 = 0 (fase per T < Tc vi sono due soluzioni di hsi0 , una nulla e zazione di campo medio (Fig.2.3) si vede che per paramagnetica) mentre l'altra nita e diversa da zero. Solo quest'ultima è un minimo per l'energia libe- Tc si calcola uguagliando le derivate delle due curve y = tanh (βJzhsi0 )) perchè a T = Tc per denizione la y = hsi0 è alla y = tanh (βJzhsi0 ) nell'origine quindi si trova che kB Tc = Jz . ra. La temperatura critica (y = hsi0 tangente e Figura 2.3 La curva della magnetizzazione che si ottiene dalle considerazioni grache è questa Figura 2.4 zJ kB non dipende dalla dimensionalità del sistema ma solo dal numero dei primi vicini z . È importante notare come la temperatura critica ottenuta Inoltre Tc Tc = ottenuta con la teoria di campo medio è sempre strettamente positiva, e questo non coincide , ad esempio, con la temperatura critica calcolata con il metodo (esatto) della matrice di trasferimento per un sistema unidimensionale, a riprova del fatto che il campo medio non è che un'approssimazione. Si noti come 29 la dimensionalità d del sistema non è mai stata considerata, quindi i risultati ottenuti dovrebbero valere per tutte le dimensioni, anche se più avanti si vedrà che quella di campo medio è una buona approssimazione solo oltre una certa dimensione. l'energia È interessante studiare il comportamento critico del sistema con Fmf appena ottenuta, quindi fornire una previsione degli esponenti critici delle principali grandezze di un sistema magnetico (si veda Tabella 1.1). β che descrive il comportamento critico c e T → Tc . Ricordandosi che t = T −T Tc scrivere T = Tc (1 + t) la 2.28, sfruttando il Si consideri innanzitutto l'esponente della magnetizzazione β M ∼ (−t) che quindi la temperatura si può fatto che per zJ kB , diventa Tc = hsi0 = tanh (βJzhsi0 ) = tanh hsi0 = tanh 1+t Poichè come si vede in Fig.2.4 hsi0 → 0 hsi0 espandere in serie per piccoli valori di Tc hsi0 T = (2.30) per e di T → Tc , quindi 2.30 si può t, trascurando i termini al secondo ordine hsi0 hsi0 hsi30 − +O 1 + t 3 (1 + t)3 = = hsi0 (1 − t) − ! hsi50 = 5 (1 + t) hsi30 + O t2 , hsi20 t, hsi40 3 dalla quale si ottiene 1 hsi0 ∼ (−t) 2 1 2 4 2 , il che giustica l'aver trascurato termini come hsi0 t e hsi0 2 (sono entrambi dello stesso ordine di t ). L'esponente α che descrive il comporQuindi β = H costante e nullo per t → 0, Fmf . Poichè hsi0 → 0, si sviluppa + in serie la 2.29 per piccoli valori di hsi0 e poi si deriva due volte. Per t → 0 si − ha che la magnetizzazione è proprio uguale a zero (hsi0 = 0) mentre per t → 0 tende a zero (hsi0 → 0). Questa dierenza tra limite destro e sinistro fa si che per T < Tc si ottiene 3 cH = N kB + O(t) 2 mentre per T > Tc tamento del calore specico cH a campo esterno si calcola derivando due volte l'energia libera cH = 0 C'è quindi una discontinuità nel punto critico. Poichè per questa appros- simazione il calore specico non diverge, nell'espressione essere posta uguale a 0, quindi si ha α = 0. cH ∼ |t|−α la α deve γ e δ descrivono il Gli esponenti comportamento rispettivamente della suscettività isoterma e del campo esterno H in funzione della magnetizzazione per un'isoterma critica (t 30 = 0). Per H (2.21) un s . Si vede bene dalla i i esterno H si somma ad H0 , studiare i due andamenti è necessario aggiungere all'Hamiltoniana termine che dipenda dal campo esterno forma esplicita 2.24 di hH − H0 i0 H, cioè −H che il campo P quindi da 2.27 e 2.28 si ottiene hsi0 = tanh (β (Jzhsi0 + H)) = tanh Tc T H hsi0 + Jz e alla temperatura critica H hsi0 = tanh hsi0 + Jz espandendo dunque per piccoli hsi0 ∼ hsi0 + γ = 1. hsi0 H hsi30 − + O hsi20 H, hsi0 H 2 , H 3 , hsi50 Jz 3 dalla quale si ottiene che ottiene che 1 hsi0 ∼ H 3 δ = 3. quindi Con calcoli analoghi si In sintesi i valori degli esponenti calcolati con questa teoria di campo medio sono α = 0, 2.4.3.2 Teoria di Landau β= 1 , 2 γ = 1, δ=3 (2.31) Un altro esempio di teoria di campo medio che permette il calcolo approssimato dell'energia libera e degli esponenti critici è la teoria di Landau. L'ipotesi su cui si basa la teoria è che l'energia libera F si possa sviluppare in serie di potenze del parametro d'ordine (chiamato genericamente m) intorno al punto critico. In particolare si vedrà il caso ferromagnetico, quindi il parametro magnetizzazione. È una teoria di campo medio in quanto m m sarà la è sempre una media termica e la si può vedere come un parametro di campo medio. Per il ferromagnete l'espansione in serie è la seguente F = F0 + a2 m2 + a4 m4 dove Gli ai F0 è l'energia libera di ordine zero e ai (2.32) è il coeciente della potenza hanno le dimensioni di un'energia, mentre 2.32 ci si ferma all'ordine 4, in quanto si sceglie mi . m è presa adimensionale. Nella a4 > 0 e con questa condizione i termini successivi non alterano il comportamento critico. Si noti che sono presenti solamente i termini di ordine pari. Questo perchè l'energia libera di un ferromagnete non dipende dal segno (verso) della magnetizzazione bensì dal suo modulo, quindi i termini dispari non rispettano questa simmetria. Sotto queste ipotesi l'energia libera prevede un comportamento critico illustrato in Figura 2.5 (dove è ragurato l'andamento di in m=0 F − F0 ): per a2 > 0 ammette un minimo m il termine m = 0 ma ha molteplicità 4, per a2 < 0 si iniziano ad avere di molteplicità 2 (pannello a) perchè per piccoli valori di dominante è m2 ; per a2 = 0 il minimo è sempre in infatti la curva è molto appiattita (pannello b); due minimi in due valori opposti della magnetizzazione che con l'aumentare del modulo di per a2 < 0 a2 diventano sempre più grandi in valore assoluto (pannello c e pannello b per a2 0), mentre per 31 m = 0 si ha sempre un annullamento della derivata ma si può dimostrare che rappresenta un massimo per F (con la derivata seconda) Figura 2.5 L'evoluzione del graco dell'energia libera per a2 decrescente mostra come eettivamente ci sia una transizione critica: la fase in cui m = 0 corrisponde alla fase paramagnetica (campo esterno nullo), mentre quella in cui possono coesistere due valori non nulli e opposti di m corrisponde alla fase ferromagnetica. La comparsa di una magnetizzazione spontanea è una rottura della simmetria rotazionale del sistema. È quindi evidente che il coeciente temperatura del sistema (nella fase ferromagnetica con a2 = 0 si ha T = Tc e per a2 > 0 T < Tc a2 dipenda dalla si ha a2 < 0, per si ha T>Tc ) quindi si considera direttamen- te proporzionale alla temperatura ridotta t: a2 = ã2 t. Potrebbe sorprendere che si trova un comportamento singolare da un espansione regolare della F , ma la magnetizzazione che minimizza l'energia libera è una funzione del campo esterno e della temperatura che presenta un punto critico. Gli esponenti critici calcolati con la teoria di Landau si ottengono dalla derivazione della F espressa come in 2.32 piuttosto che dall'espansione in serie delle grandezze considerate β si ottiene dalla minimizzazione t < 0 (fase ferromagnetica). Si vede, infatti, che considerando a2 = ã2 t e ponendo uguale a zero la derivata rispetto ad m si ottiene 1 m ∼ (−t) 2 per t → 0− , quindi β = 12 . Per ottenere l'esponente α del calore specico si deve derivare F due volte rispetto la temperatura ed è evidente che 1 2 se m ∼ (−t) 2 i termini di secondo e quarto ordine in 2.32 andranno come t (tenendo conto ancora una volta che a2 = ã2 t), quindi il calore specico tenderà ã2 − + ad un valore costante cH = 2Tc a4 per t → 0 e cH = 0 per t → 0 ; quindi α = 0. Come prima, per δ e γ è necessario introdurre il termine di campo esterno −hm dove appunto h è il campo esterno con le dimensioni di un'energia. Quindi la (come invece è stato fatto prima). L'esponente dell'energia libera 2.32 per 2.32 diventa F = F0 + ã2 tm2 + a4 m4 − hm (2.33) dalla quale si ricalcola la magnetizzazione all'equilibrio per una isoterma t = 0, dall'annullamento della derivata si h = 4a4 m3 , quindi h ∼ m3 e δ = 3. Per γ bisogna studiare la −1 ∂h ∂m = ∂m . Dalla suscettività isoterma χT = ∂h T o meglio il reciproco χT minimizzazione di 2.33 e dal comportamento critico della magnetizzazione m ∼ 1 −1 (−t) 2 è evidente che χ−1 e γ = 1. T ∼ t quindi χT ∼ t critica: si deriva la 2.33 e si pone ottiene che È interessante notare che gli esponenti critici ottenuti con la teoria di Landau sono gli stessi di quelli ottenuti con la disuguaglianza di Bogoliubov. In realtà è un risultato atteso in quanto l'Hamiltoniana di Ising è la stessa ed ha la 32 stessa simmetria rispetto all'inversione della magnetizzazione. Inoltre anche la zJ kB , infatti se si sviluppa in serie il coseno e il logaritmo per piccoli valori di hsi0 denizione di temperatura critica per la teoria di Landau è analoga a Tc = nella 2.29 si ottiene Fmf = F0 + N Jz 2 hsi0 (1 − βJz) + O hsi40 2 N Jz 2 (1 − βJz). Da quest'ultima denizione di a2 , dato che per la teoria di Landau a temperatura zJ Jz critica si ha a2 = 0, segue che kB Tc = 1 quindi Tc = kB . che confrontata con 2.32, ponendo m = hsi0 dà a2 = 2.4.3.3 Validità delle teorie di campo medio I valori 2.31, ottenuti con la disuguaglianza di Bogoliubov e con la teoria di Landau, non dipendono dalla dimensionalità d del sistema. Tuttavia, sfruttando la 1 2 in assenza di campo esterno, si 1 ottengono dei valori che invece dipendono da d, ad esempio β = 8 per d = 1 e 1 β = 3 per d = 2, δ = 15 per d = 2 e δ = 4.8 per d = 3 o ancora γ = 74 per d = 2 e γ = 1.24 per d = 3. In generale si nota che con l'aumentare delle dimensioni risoluzione esatta del modello di Ising a spin- ci si avvicina ai risultati di campo medio. Infatti, nelle teorie di campo medio, si trascurano le uttuazioni del parametro d'ordine dal valor medio, e quando queste diventano importanti per l'energia libera, la teoria di campo medio non è quantitativamente corretta. Per capire quando le uttuazioni incidono signicativamente sull'energia libera si consideri che l'energia associata ad una uttuazione è dell'ordine di kB T e la grandezza della uttuazione è rappresen- tata dalla lunghezza di correlazione associata alla uttuazione ff luct ξ. Quindi, volendo studiare l'energia libera (normalizzata al volume d-dimensionale) si ha ff luct ≈ kξBdT . Poichè la lunghezza di correlazione ha un espo−ν dν nente critico ξ ∼ |t| allora la ff luct ha un comportamento critico ff luct ∼ |t| . innanzitutto che Poichè il calore specico è proporzionale alla derivata seconda dell'energia libera rispetto alla temperatura ed ha un comportamento critico do due volte si ottiene che 2−α F ∼ |t| cH ∼ |t|−α , integran- e vale lo stesso andamento anche se l'energia libera è normalizzata al volume f ∼ |t|2−α . La condizione anchè le teorie di campo medio descrivano in maniera quantitativamente corretta il comportamento critico del sistema è che l'energia della uttuazione sia molto |t|dν < |t|2−α ma poichè t → 0 si considera |t| < 1 e la condizione degli esponenti è dν > 2 − α. Si può dimostrare che ν calcolato con la teoria di campo medio sia ν = 12 e poichè α = 0 come in 2.31 minore dell'energia libera totale: quindi si ottiene d>4 condizione sulla dimensionalità del sistema anchè gli esponenti di campo medio siano quantitativamente corretti. Quest'ultima condizione spiega il perchè non ci si possa aspettare, per d = 1, 2, 3, 4, previsioni teoriche degli esponenti critici consistenti con quelle calcolate esattamente. 33 Commenti nali La soluzione di Onsager costituì una pietra miliare nel campo delle transizioni di fase. Riguardo alla sua importanza è impossibile non citare il celebre scambio epistolare tra Hendrik Casimir e Wolgang Pauli subito dopo la Seconda Guerra Mondiale; dopo che Casimir ebbe espresso la sua frustrazione nell'essere stato ignaro di quanto avvenuto in Fisica Teorica durante la guerra, Pauli, nella sua risposta, scrisse Non e' successo niente di importante, tranne la soluzione esatta del modello di Ising bidimensionale da parte di Lars Onsage r [5]. Negli anni successivi al lavoro di Onsager, si diuse, nella comunità dei ricercatori, la speranza di poter estendere il suo metodo ai reticoli tridimensionali o bidimensionali con campo esterno non nullo. Tuttavia non furono fatti molti progressi in questa direzione.Per quanto riguarda il modello bidimensionale in presenza di campo magnetico, notevoli progressi sono stati fatti dal 1990, grazie a Zamolodchikov, sfruttando la Teoria Quantistica dei Campi e la Teoria Analitica della Matrice S. Il modello di Ising tridimensionale, invece, benchè molte delle sue proprietà (come gli esponenti critici e le funzioni di stato) siano note grazie a simulazioni numeriche, trovarne una soluzione esatta cositituisce ad oggi uno dei problemi aperti della Fisica Teorica, classicato come problema NP-completo per la teoria delle classi computazionali. 34 Bibliograa [1] J. M. Yeomans-Statistical mechanics of phase transitions, Oxford University Press, 1992 [2] G. Mussardo-Il modello di Ising, introduzione alla teoria dei campi e delle transizioni di fase, Bollati Boringhieri, 2007 [3] N. Goldenfeld-Lectures on phase transitions and critical phenomena, Westview Press, 1992 [4] R. Zivieri- Fisica dei fenomeni critici, UNIFE, 2011/2012 [5] S. M. Bhattacharjee, A. Khare-Fifty years of the exact solution of the twodimensional Ising model by Onsager, Institute of Physics, Sachivalaya Marg, 2008 [6] B. A. Cipra-The Ising model is NP-complete, SIAM News, 2000 35