Sabato 23 gennaio alle 16 in Cattedrale la Messa di ringraziamento
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Sabato 23 gennaio alle 16 in Cattedrale la Messa di ringraziamento
Sabato su Cremona1 il “Giorno del Signore” anticipato alle 19.45. Invariati gli altri orari Variazioni di orario nel fine settimana su Cremona1 per il Giorno del Signore, la rubrica televisiva della diocesi di Cremona curata da TRC. Sabato sera la trasmissione sarà anticipata alle 19.45, visto che alle 20.30 sarà trasmessa la diretta della partita della Cremonese. Invariati gli altri orari. In questo fine settimana il “Giorno del Signore” va in onda nei seguenti orari: Cremona1 (canale 211 del digitale terrestre): sabato alle 8, alle 12 e alle 19.45 (anziché alle 20.30); domenica alle 12.15. Cremona1 è visibile anche in streaming su www.cremona1.it. Studio1 (canale 80 del digitale terrestre): sabato sera alle 20.30. TelePace (Sky canale 850 o streaming internet su www.telepace.it): venerdì pomeriggio alle 14 e la sera alle 20.05. Tutte le puntate del “Giorno del Signore” possono essere inoltre scaricate in podcast dal sito internet www.teleradiocremona.it. Il vescovo Antonio: «La veglia per le vocazioni è solo cominciata. Ognuno vegli sulla propria chiamata e quella degli altri» In preparazione alla 53esima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebrerà il 17 aprile nella IV domenica di Pasqua, la sera di venerdì 15 aprile a Soresina il vescovo Napolioni ha presieduto la veglia diocesana per le vocazioni. Una serata di riflessione, preghiera, adorazione e riconciliazione quella che si è svolta presso la chiesa monastica della Visitazione, insieme alla comunità claustrale che nei prossimi giorni festeggerà i 200 anni di presenza in città. La veglia, organizzata dal Centro diocesano vocazioni, diretto da don Marco D’Agostino, insieme agli studenti di Teologia del Seminario diocesano, è stata animata con il canto dai cori parrocchiali “Psallentes” e “Flauti nel vento” diretti dal maestro Alessandro Manara. Gremita in ogni sua parte la chiesa della Visitazione tanto che lo stesso Vescovo ha chiamato a prendere posto in presbiterio i numerosi giovani presenti, per lasciare liberi alcuni spazi nella navata centrale e negli altari laterali per coloro che non erano neppure riusciti a entrare in chiesa. Accanto a mons. Napolioni il diacono don Francesco Gandioli, che a giugno sarà ordinato sacerdote, e i seminaristi Alberto Bigatti e Arrigo Duranti. La preghiera, iniziata con le richieste di perdono, è proseguita con l’esposizione del Santissimo Sacramento. Quindi, dopo il Vangelo, ha preso la parola il Vescovo, che ha aiutato tutti i presenti a ritrovare il giusto clima di contemplazione. «Lasciate che questo cibo ci nutra a lungo», ha auspicato il Vescovo, che subito ha precisato: «Guardate Lui mentre io parlo e chiedetegli che parli Lui». Quindi riprendendo l’incipit del brano evangelico – «Le mie pecore ascoltano la mia voce» – ha guardato alle tante voci che circondano la vita e l’interiorità di ciascuno, interrogandosi se siano voci di una Babele o di Pentecoste. Poi si è soffermato sul bisogno di «sentirsi riconosciuto», grazie a «quel nome che solo Lui sa pronunciare così» e nel quale ognuno si sente libero. «Ciascuno di noi – ha detto ancora – dica: sono chiamato da Te!». Un bisogno profondo che solo Dio sa saziare, dando la consolazione della sicurezza di non essere perduti in eterno. «Ci interessa la vocazione di ciascuno – ha quindi concluso – e ci interessa la vocazione di tutti. Ci interessa essere Chiesa: convocazione, comunione di chiamati, non di spettatori» Mentre l’adorazione è proseguita, il Vescovo e gli altri sacerdoti presenti si sono resi disponibili per un momento di confronto personale o per celebrare il sacramento della Riconcilazione. Un’opportunità che tanti dei presenti – giovani e meno giovani – hanno voluto sfruttare. Al termine della veglia, dopo il saluto del parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli, che ha ricordato i 200 anni del Monastero della Visitazione, il Vescovo ha rivolto a tutti i presenti un ultimo richiamo, con un preciso invito: «La veglia per le vocazioni – ha detto – è solo cominciata. Da adesso in avanti ognuno vegli sulla propria vocazione e quella degli altri: il marito quella della moglie e la moglie quella del marito, i preti quella dei preti vicini. E chi non ce l’ha ancora vegli per trovarla: occhi e orecchie aperti! Perché il Signore passa e dona il centuplo di quello che voi desiderate». Photogallery della veglia La Giornata per le vocazioni 2016: Gli eventi organizzati in diocesi per la Giornata e la preghiera da scaricare L’incontro del 14 aprile tra il Vescovo e i sacerdoti sui temi vocazionali La Giornata per Rosarianti e Fortes in fide il 25 aprile in Seminario "Misericordia per Giuda": alla Fondazione “Città di Cremona” presentato il libro di don Mazzolari Fu il beato Paolo VI, nel 1970, a dire di don Primo Mazzolari: «Lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti». Quasi cinquant’anni dopo, però, l’eredità spirituale lasciata dal famoso parroco di Bozzolo ha trovato pieno compimento, come è emerso con chiarezza lo scorso 31 marzo nella gremitissima sala consiliare della Fondazione “Città di Cremona” durante l’incontro sul tema “Misericordia per Giuda”. Tema che riprende l’omonimo titolo del libro, edito dalle Dehoniane, curato dal sacerdote cremonese don Bruno Bignami, presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, in collaborazione con lo studioso Giorgio Vecchio. Il testo trova peraltro la propria naturale collocazione nell’alveo di questo Giubileo straordinario, interamente incentrato proprio sulla misericordia di Dio. Non a caso, dopo il saluto della presidentessa della Fondazione “Città di Cremona”, avv. Uliana Garoli, il vescovo Antonio Napolioni ha evidenziato «l’attualità straordinaria» di don Mazzolari, specie sul tema della riforma del clero, invitatando a non guardare a lui «con nostalgia, ma come ad un maestro». Tra il folto pubblico era presente anche il vescovo emerito di Lodi, mons. Giuseppe Merisi. Con il coordinamento puntuale ed accorto della professoressa Tiziana Cordani si è affrontato l’argomento, partendo dall’omelia del 3 aprile 1958, Giovedì Santo, quando nella chiesa di Bozzolo risuonarono queste parole: «Ma io voglio bene anche a Giuda». Parole assolutamente inusuali – e, per taluni, sconcertanti – all’epoca: «C’è un nome che fa spavento, il nome di Giuda, il Traditore. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: ‘Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!’. Amico! Questa parola vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore». D’altra parte – ha evidenziato don Bignami – «la condanna non spetta a noi», chiamati piuttosto «a riconoscerci peccatori come Giuda ed a riconoscere d’aver bisogno della misericordia di Dio», tema su cui don Mazzolari insistette già dai tempi in cui, parroco di Cicognara, tenne con mons. Guido Astori le «missioni al popolo» nel Bresciano e nel Veronese; poi ancora a Milano nel novembre 1957, su invito dell’allora arcivescovo, mons. Montini, futuro papa Paolo VI; poi l’anno dopo, nel 1958, a Ivrea. Sempre ed ovunque, «Dio è misericordia, questo è il grande annuncio», ha sottolineato don Bignami, che ha anche specificato quale, secondo don Primo, fosse stato il grande errore di Giuda, «l’aver disperato». Ripercorrendo diversi momenti particolarmente significativi – e, per molti versi, anche drammatici – della biografia di don Mazzolari, don Bignami ha mostrato come l’esercizio concreto della misericordia fosse stato sempre uno dei suoi tratti distintivi, il che lo rese credibile nell’affermare come l’uomo avesse «bisogno più di misericordia che di giustizia», poiché «la giustizia senza la misericordia» non sarebbe «autentica giustizia». Il «compito della Chiesa» sarebbe pertanto quello di «rimettere in cammino, far rialzare», non di schiacciare, né di lasciare a terra. Anche qui riecheggiano ancora le parole, pronunciate dal parroco di Bozzolo nell’omelia del Giovedì Santo del 1958: «Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi, ma amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici: anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando Lo neghiamo, davanti ai Suoi occhi e al Suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore». Mauro Faverzani Photogallery I prossimi incontri Un secondo appuntamento di memoria sarà il grande Convegno di studio che si terrà a Trento nei giorni 8 e 9 aprile presso il Polo Culturale diocesano “Virgilianum”, in via Endrici 14. Il Convegno sarà incentrato sulla grande guerra e potrà avvalersi della preziosa e sinergica collaborazione della Fondazione Trentina “Alcide De Gasperi”, dell’Istituto di Storia di Vicenza e dell’Istituto Storico Italo-Germanico della Fondazione Bruno Kessler di Trento. Titolo dell’evento è: “Dalla parrocchia alla trincea. I preti nella grande guerra”. Interverranno docenti provenienti da importanti università italiane: Paolo Pombeni, Daniele Menozzi, Maurilio Guasco, Guido Formigoni, Giorgio Vecchio, Filippo Lovison, Bruno Bignami, Giovanni Vian, Marco Odorizzi. Il Convegno metterà a tema il rapporto tra la fede e la guerra (nel pomeriggio di venerdì 8 aprile) durante il primo conflitto mondiale, evidenziando le differenti posizioni del mondo cattolico italiano, diviso tra fronte interventista, neutralista e pacifista. Naturalmente un ruolo centrale troverà la gigantesca figura di papa Benedetto XV, autentico uomo di pace in un contesto difficilissimo da gestire. Nella mattinata del 9 aprile, invece, si metterà a fuoco il ruolo dei preti nella grande guerra, a partire dalla testimonianza di don Primo Mazzolari fino alle posizioni del vescovo di Trento mons. Celestino Endrici, passando per la difficile prova vissuta dai cappellani militari e dai preti soldato. Locandina del convegno di Trento Il momento più importante sarà, però, domenica 17 aprile a Bozzolo. Nella parrocchiale di san Pietro, dove don Primo ha predicato e celebrato, presiederà l’Eucaristia, alle ore 17, il segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino. Al suo fianco ci saranno il nuovo vescovo di Cremona, mons. Antionio Napolioni, e il vescovo emerito mons. Dante Lafranconi. Per la comunità di Bozzolo sarà un evento speciale. La presenza di mons. Galantino nella bassa mantovana permetterà di fare memoria e di rilanciare un impegno nel tempo che stiamo vivendo. Come affermò don Primo da cappellano militare del 19° nucleo Taif il 2 giugno 1918: “Vogliamo l’amore tra i popoli, non l’odio: la pace, non la guerra. Vogliamo in una parola, ritornare fratelli”. Parole che fanno pensare mentre soffiano continue folate di venti di guerra sul Mediterraneo e nel Medio Oriente. Senza dimenticare che Mazzolari ha sognato un mondo dove l’umanità prenda il posto dei nazionalismi: “Solo quando genti di razze diverse sapranno convivere su una stessa terra, senza farsi del male l’un l’altro, saremo giunti a buon termine. Ma allora il problema nazionale e quello di razza non esisteranno più. L’umanità ne avrà preso il posto”. Mons. Domenico Mogavero, il “vescovo dei migranti” il 15 aprile a Viadana “Ero straniero e mi avete accolto”. Questo il titolo della serata sul tema delle migrazioni che venerdì 15 aprile vedrà intervenire a Viadana mons. Domenico Mogavero, pastore della Chiesa di Mazara del Vallo definito “il vescovo dei migranti”. L’appuntamento è per le ore 21 presso l’auditorium Fabia Gardinazzi di piazzetta Orefice. L’iniziativa, promossa dagli «Amici del dialogo» insieme a «Hope in progress» e alla «Consulta del volontariato viadanese», intende offrire alle comunità parrocchiali del Casalasco-Viadanese (zone pastorali IX, X ed XI) una riflessione puntuale e originale sul tema dell’immigrazione e dell’atteggiamento di accoglienza fattiva e costruttiva più volte perorato da Papa Francesco. “I migranti: sfida all’Europa disattenta e apatica, valorizzare una risorsa inesplorata” è il sottotitolo dell’incontro, che vedrà, dunque, intervenire mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo (consacrato nel 2007 dal card. Ruini) ribattezzato “vescovo dei migranti” per le battaglie condotte in loro difesa. Il presule sarà introdotto da don Luigi Pisani, parroco di Rivarolo del Re e vicario della zona pastorale decima. Giurista di formazione, è stato ordinato sacerdote il 12 luglio 1970, incardinato nell’arcidiocesi di Palermo. Oltre alla pratica pastorale, è stato dal 1985 attivo presso i tribunali ecclesiastici e in seguito presso l’Ufficio Nazionale per i Problemi Giuridici della CEI, di cui nel 1997 è divenuto direttore. Il 15 maggio 2001 è stato nominato sotto-segretario della CEI. Nel 2007 è stato nominato presidente del Consiglio per gli Affari giuridici della CEI, incarico che ha mantenuto per oltre 3 anni senza abbandonare il suo incarico pastorale. Ha anche seguito, in qualità di postulatore, la fase diocesana della causa di beatificazione di don Giuseppe Puglisi, che nel 2001 ha avviato al termine con il riconoscimento del martirio del parroco di Brancaccio. Come presidente del Consiglio per gli Affari giuridici della CEI è intervenuto più volte lanciando moniti alla classe politica per richiamare l’attenzione su fatti immorali e vicende giudiziarie. Nel mese di settembre 2010 è stato nominato membro della Commissione episcopale della CEI per le migrazioni. All’interno della Conferenza Episcopale Siciliana è vescovo delegato per le migrazioni. Nel giugno 2011 è stato nominato dalla Santa Sede visitatore apostolico nella diocesi di Trapani per condurre un’approfondita istruttoria, da esperto giurista, i cui esiti sono stati raccolti in una relazione minuziosa, poi consegnata direttamente a Bedetto XVI, basata soltanto su atti incontrovertibili, che alla fine hanno portato alla destituzione del vescovo di Trapani. Scarica la locandina Sabato 16 aprile in Seminario il secondo appuntamento della rassegna “Un tè in biblioteca 2016. In dialogo con...” Continua la rassegna “Un tè in biblioteca 2016. In dialogo con…” all’insegna della valorizzazione del patrimonio librario antico della Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona e con il Patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona. Attraverso la rilettura di testi e immagini ancora di grande attualità, si terrà il secondo di tre incontri mensili. In collaborazione con l’Associazione cremonese “Gli ex dell’Aselli”, abbinata alla rassegna “Cremona e i suoi uomini di scienza”, sabato 16 aprile dalle ore 15 alle ore 16, la Sala di studio e lettura della Biblioteca si trasformerà in una sede espositiva, per accogliere una visita guidata ad una selezione di strumenti scientifici e oggetti provenienti dello storico “Gabinetto di fisica” del Seminario. Tra la prima metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, l’interesse nei confronti delle scienze è infatti particolarmente vivo nell’istituzione cremonese, caratterizzata in quegli anni da un clima fortemente improntato alla cultura, intesa sia a livello didattico che come precipuo interesse di docenti e sacerdoti che vi operavano. Questi aspetti sono particolarmente evidenti nella stratificazione del materiale librario della Biblioteca, accresciuto in quegli anni grazie ad acquisti e donazioni, così come nelle raccolte scientifico-naturalistiche originate a scopo didattico per volontà del vescovo Omobono Offredi. Le bibliotecarie Roberta Aglio racconteranno, attraverso volumi e Monica antichi e Feraboli recenti, manoscritti, oggetti, fotografie storiche e documenti d’archivio questo interessante snodo storico, mentre il prof. Marco Maianti illustrerà le caratteristiche e il funzionamento di alcuni strumenti. A seguire, alle 16, Cinzia Galli, conservatrice del Museo di Storia Naturale cittadino, parlerà di Giuseppe Sonsis (1737-1808), importante medico e naturalista cremonese del Settecento, partendo dal volume “Risposte ai quesiti”, presente in biblioteca in copia anastatica. Si tratta di un documento ancora oggi di notevole importanza per comprendere il territorio cremonese e i suoi mutamenti nel corso del tempo, nel quale vengono riportate interessanti informazioni circa l’aspetto geologico, floristico e faunistico del Dipartimento dell’Alto Po, un’area poco più ampia della nostra attuale provincia. L’appuntamento sarà animato dalla lettura di Michele Lanzi, già protagonista nell’incontro della Giornata della Memoria 2016, e accompagnato dal gustoso tè della Peter’s TeaHouse di Alessandro Borghi. Il terzo ed ultimo appuntamento si terrà sabato 14 maggio alle ore 16, vedrà come ospite la docente e storica dell’arte Mariella Morandi che prendendo ispirazione da alcuni volumi antichi di architettura militare della Biblioteca, parlerà del “Fabricar fortezze e mura”, dal generale uso storicamente attestato delle fortificazioni nei secoli, fino ad arrivare alle mura antiche di Cremona. Tempo ben speso: per i migranti accolti sul territorio la possibilità di fare volontariato in oratorio Azienda Sociale del Cremonese, Comune di Cremona, Caritas ed altri enti hanno con alcuni Comuni della provincia da tempo in carico decine e decine di migranti nella condizione di profughi. Per moltissimi di questi la permanenza nel Cremonese è legata al laborioso iter di riconoscimento dello status di profugo e al conseguente rilascio del documento di soggiorno o al rigetto della domanda presentata per averlo. Come si sa, i tempi possono variare da uno ad anche due anni, in cui si apre un periodo di attesa che è un vero e proprio “limbo”. La Chiesa cremonese, accanto ad altre istituzioni del territorio, si è subito attivata intercettando una richiesta di accoglienza che segue i flussi delle rotte migratorie e delle urgenze del momento. Ad un primo momento di accoglienza centralizzata presso le strutture Caritas sono seguiti una fase di collocazione di piccoli nuclei presso alcune Parrocchie ed il coinvolgimento di altri soggetti cooperativi. Uno specifico percorso ha condotto alla proposta di inserimento per attività volontarie di alcuni profughi presso associazioni in convenzione con gli enti gestori l’accoglienza e i comuni della provincia di Cremona. Si profila pertanto la possibilità di accompagnare in percorsi di condivisione di bisogni sociali del territorio e piccoli interventi volontari e occasioni di incontro alcuni profughi, con cui instaurare un libero rapporto di collaborazione, mirato innanzitutto alla gestione di un tempo di qualità sottratto alla sola attesa, nella logica di un inserimento anche operoso nel tessuto di accoglienza. Gli Oratori configurati come “Circoli NOI”, ovvero come APS, e gli altri Oratori parrocchiali attraverso l’ente Parrocchia possono accedere a questo percorso, se e quando intendano esprimere una disponibilità. Caritas cremonese e Federazione Oratori Cremonesi intendono sostenere ed accompagnare nella realizzazione di questa possibilità concreta, in ragione dell’impegno – spesso già molto oneroso, ma motivato da istanze umanitarie – della Chiesa cremonese e già in parte “raccontata” da buone pratiche in essere presso alcune Comunità. Gli Uffici coinvolti sono disponibili per fornire tutte le informazioni del caso. don Antonio Pezzetti, direttore Caritas Cremonese don Paolo Arienti, responsabile diocesano Pastorale giovanile – Focr Percorso tecnico Per i Circoli NOI: Convenzione diretta con il Comune di Cremona per i circoli del comune e con l’Azienda Sociale del Cremonese per i circoli residenti in altri comuni della Provincia Individuazione dei soggetti attraverso Caritas Tesseramento dei profughi al Circolo Individuazione di percorsi e piccole mansioni volontarie Creazione di occasioni di incontro e concreta gestione condivisa dei servizi Libertà massima da entrambe le parti di modifica e/o recesso dall’impegno Per gli Oratori Parrocchiali e le Parrocchie: Convenzione diretta con il Comune di Cremona per i circoli del comune e con l’Azienda sociale del Cremonese per i circoli residenti in altri comuni della Provincia Individuazione dei soggetti attraverso Caritas Iscrizione dei profughi nella Associazione “Buon Samaritano” presso la Caritas diocesana Individuazione di percorsi e piccole mansioni volontarie Creazione di occasioni di incontro e concreta gestione condivisa dei servizi Libertà massima da entrambe le parti di modifica e/o recesso dall’impegno La proposta è frutto di un percorso condiviso tra Enti (tra cui anche i Sindacati) al fine di evitare equivoci rispetto all’impiego ambiguo di soggetti e/o “lavoro nero”. I percorsi sono strettamente vincolati alla libera iniziativa, al volontariato e alla decisione dei soggetti e delle Associazioni, secondo un progetto condiviso. Sono possibili alcune ipotesi di volontariato come: piccole pulizie e manutenzioni (a partire anche dalle competenze dei ragazzi coinvolti), magari a margine dei Grest o di altre iniziative parrocchiali, feriali o festive, momenti di collaborazione per piccole tinteggiature e altri lavori condivisi con i volontari della Parrocchia e dell’Oratorio… Documenti da scaricare: Allegato A – Dichiarazione di disponibilità ad attività di volontariato Allegato B – Scheda di attività Allegato C – Convenzione per la realizzazione di attività di volontariato Il 12 aprile il vescovo Antonio in visita alla sede cremonese della Cattolica con l'assistente generale mons. Giuliodori “Nell’Italia di domani io ci sarò”. È questo lo slogan delle 92ª Giornata per l’Università Cattolica che, sin dal 1924, intende conferire significato ed evidenza all’impegno dei cattolici italiani nei confronti dell’Ateneo. Proprio nell’ambito della Giornata universitaria (domenica 10 aprile), martedì 12 aprile il vescovo Antonio Napolioni visiterà per la prima volta la sede cremonese di via Milano. Sarà l’occasione per la tradizionale Messa con docenti e studenti, che sarà celebrata alle 10.30 presso l’aula magna dell’istituto. Insieme a mons. Napolioni sarà presente il vescovo mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale e coordinatore della pastorale in Università Cattolica del Sacro Cuore. Tra i concelebranti mons. Luciano Baronio, che dall’inizio di questo anno accademico ricopre l’incarico di assistente pastorale della sede piacentina della Cattolica, e il cremonese don Maurizio Compiani, assistente della sede cremonese dal 2013, dopo una prima esperienza dal 2005 al 2008. Scarica la locandina Il messaggio per la 92ª Giornata “La formazione delle nuove generazioni è il più importante investimento che un paese possa fare per il suo futuro. L’Italia, dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri giorni, ha realizzato un progressivo e qualificato impegno sul versante della formazione scolastica e universitaria raggiungendo livelli tra i più elevati al mondo. È anche grazie alla crescita di competenza e professionalità che il nostro Paese ha saputo garantire alle ultime generazioni una condizione di vita contrassegnata dallo sviluppo e dal benessere. Ma da qualche anno si registrano segnali di affaticamento e stanchezza, con ritardi e fenomeni involutivi”. Lo sottolinea il messaggio della Presidenza della Conferenza episcopale italiana per la 92ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che sarà celebrata domenica 10 aprile, sul tema “Nell’Italia di domani io ci sarò”. “Preoccupano, soprattutto – si legge nel testo – le criticità sempre più marcate che emergono nell’ambito universitario e dell’alta formazione professionale con vistosi cali di iscrizioni in molti atenei e perdita di interesse da parte delle famiglie e di ampie fasce della popolazione giovanile verso la formazione come strumento di crescita personale e di acquisizione di conoscenze da spendere nel campo lavorativo”. La Chiesa italiana guarda “con preoccupazione a questo momento di difficoltà del Paese e sente l’urgenza di farsi vicina ai giovani per aiutarli a non perdere la speranza e ad investire le loro energie in percorsi di autentica crescita umana, spirituale, culturale e professionale. La formazione è la via maestra per garantire loro una ricca crescita personale, per renderli protagonisti del futuro e capaci di contribuire al bene del Paese”. Ricordando che “i nostri giovani sono generosi e che non si tirano indietro di fronte alle sfide e ai cambiamenti”, il Messaggio evidenzia poi che “hanno bisogno però di essere sostenuti e incoraggiati, di sentire l’affetto e la vicinanza di tutti coloro che credono e hanno fiducia in loro. La comunità ecclesiale con le sue istituzioni formative ha una grande responsabilità verso le nuove generazioni ed è chiamata a declinare la crescita umana con una visione integrale della persona alla luce dei valori cristiani e dell’esperienza di fede che scaturisce dall’incontro con Cristo. Un incontro che non lascia indifferenti e che fa diventare operose le mani dei giovani, proiettate verso Dio e verso il prossimo”. Per affrontare le sfide e vivere i cambiamenti, prosegue il Messaggio, “generazioni e generazioni di giovani sono state aiutate nel nostro Paese dall’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha offerto loro una solida formazione illuminata da uno sguardo di fede e corroborata dall’amore di Dio. Coerente con la sua storia e con la sua missione, ma anche capace di innovazione e di rinnovamento, questa insigne istituzione accademica dei Cattolici italiani è chiamata a farsi sempre più interprete delle domande dei giovani e a dare risposte concrete affinché possano essere artefici di un futuro che realizzi il bene del Paese e nello stesso tempo promuova condizioni di giustizia e di pace per tutti i popoli”. Le nuove generazioni, evidenzia la Presidenza della Cei, “sono desiderose di contribuire, con la loro creatività e il loro entusiasmo, al futuro del Paese. Anche l’Università Cattolica c’è e si pone con rinnovato impegno al loro fianco. Ci conforta vedere che i giovani continuano a trovare, assieme alle loro famiglie, un punto di riferimento valido scientificamente e affidabile dal punto di vista educativo nell’Ateneo dei cattolici italiani. Anche le comunità ecclesiali devono esserci, a fianco dei giovani e dell’Università Cattolica, rinnovando e possibilmente rafforzando, con modalità adeguate alle esigenze del nostro tempo, quel rapporto di reciproca stima e sostegno che fin dai suoi inizi lega l’Ateneo ai cattolici italiani”. Il testo integrale del messaggio La locandina della Giornata 2016 Biografia di mons. Giuliodori Nato a Osimo (AN) il 7 gennaio 1958, mons. Claudio Giuliodori ha conseguito la licenza e il dottorato al Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per gli studi su matrimonio e famiglia. È stato ordinato Presbitero il 16 aprile 1983. Eletto alla sede vescovile di Macerata-Tolentino-RecanatiCingoli-Treia il 22 febbraio 2007, è stato consacrato Vescovo il 31 marzo dello stesso anno. Il 26 febbraio 2013 Benedetto XVI lo nomina assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; succede a Sergio Lanza, deceduto il 19 settembre 2012. Iniziate le “Missioni popolari” delle Comunità neocatecumenali. Sotto la loggia dei militi anche il vescovo Antonio Canti e balli per annunciare la Buona Notizia del Risorto. È così che domenica 10 aprile ha preso il via l’edizione 2016 delle “Missioni popolari” promosse dalle Comunità neocatecumenali cremonesi. L’annuncio continuerà anche nelle prossime quattro domeniche a Cremona e Cassano d’Adda. Il pomeriggio cremonese è iniziato quando i membri delle comunità neocatecumenali di S. Ilario-S. Agata hanno percorso le strade del centro storico alla volta di piazza del Comune, dove era prevista la Missione. Un tragitto che non è certo passato inosservato visto che il gruppo si è incamminato dietro alla croce con canti accompagnati da chitarre e battiti di mani, nel caratteristico stile del Cammino fondato da Kiko Arguello. Nei pressi della Loggia dei Militi, accanto al Battistero, ha quindi avuto luogo l’annuncio vero e proprio, con la catechesi fatta di momenti di ascolto della Parola e riflessioni. “Cristo è vivo e ti ama” è lo slogan scelto per l’edizione 2016 di questa grande missione nelle piazze promossa nel contesto dell’Anno della Misericordia. Sarà l’occasione per invitare tutti alle catechesi che, dal 9 maggio, proseguiranno con cadenza bisettimanale, il lunedì e il giovedì, alle 21 nel salone-teatro di S. Agata. Gradita sorpresa è stata la presenza del vescovo Antonio Napolioni: è stato proprio lui a chiudere il pomeriggio cremonese impartendo la benedizione a tutti i presenti. In contemporanea con Cremona la Missione si è svolta anche a Cassano d’Adda (in provincia di Milano, ma in diocesi di Cremona) dove è presente una comunità neocatecumenale. E’ il quarto anno che il gruppo Neocatecumenale è impegnato in diocesi con le “Missioni popolari”: un modo concreto per rispondere all’invito di Papa Francesco a “uscire” per andare nelle periferie esistenziali, portando la Buona Notizia al di là dei luoghi frequentati abitualmente. A Cremona il prossimo appuntamento sarà nel pomeriggio di domenica 17 aprile, sempre dalle 17 alle 18 presso la Loggia dei Militi, in piazza del Comune: saranno coinvolte le 11 comunità neocatecumenali di S. Ilario-S. Agata, che daranno man forte anche al gruppo di Cassano, dove le missioni avranno luogo in contemporanea con Cremona. Brochure della Missione 2016 Il Cammino Neocatecumenale Il Cammino Neocatecumenale è un itinerario di iniziazione cristiana di educazione permanente alla fede; un’esperienza in cui giovani e adulti sono accompagnati alla riscoperta della ricchezza del Battesimo. Il Cammino, diffuso in oltre cento nazioni con migliaia di comunità, in diocesi di Cremona è presente da oltre 20 anni e attualmente conta 11 comunità nella parrocchia cittadina di S. Ilario, una a Cicognara (frazione di Viadana – MN) e una nella parrocchia di S. Zeno a Cassano d’Adda (MI). La consegna della veste bianca alla terza comunità di S. Ilario (21 marzo 2016) Mons. Napolioni all’Università del S. Cuore: con uno «studio cattolico» avrete categorie interpretative per la vita e uno sguardo sul Mistero «Siate martiri dello studio e della ricerca». Questo l’augurio formulato dal vescovo Napolioni a docenti, ricercatori e studenti della sede cremonese dell’Università Cattolica. Con una precisazione d’obbligo: «So che voi già vi ci sentite martiri – ha scherzato –. Martiri significa testimoni, compromessi, coinvolti pienamente in ciò che studiate, ricercate e insegnate. Di venditori di fumo ne abbiamo già troppi! Abbiamo bisogno, invece, di chi ci crede e porta avanti le cose in cui crede». L’occasione è stata la prima visita del vescovo Napolioni all’ateneo di via Milano, nella cui aula magna ha presieduto l’Eucaristia nella mattinata di martedì 12 aprile. Una celebrazione che si è svolta nel contesto della 92ª Giornata per l’Università Cattolica del S. Cuore, del 10 aprile scorso, dal titolo “Nell’Italia di domani io ci sarò”. Accanto a mons. Napolioni era presente anche il vescovo mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale e coordinatore della pastorale in Università Cattolica. È stato proprio lui, nel saluto iniziale, a ricordare l’affettuoso legame con il nuovo vescovo di Cremona, con il quale ha condiviso gli anni della formazione nelle Marche. Il pensiero è andato anche al pellegrinaggio giubilare del 9 aprile scorso a Roma, cui hanno preso parte anche alcuni cremonesi. Richiamando quindi il tema della Giornata universitaria, mons. Giuliorodi ha ribadito l’importanza di affrontare insieme ai giovani «le sfide non semplici e non scontate di questo futuro, ma siamo certi che con l’impegno di tutti potremo continuare a vivere la grande storia del nostro Ateneo». Inziando l’omelia mons. Napolioni ha guardato con simpatia alla «bellissima assemblea» presente, perché «non capita così spesso – ha spiegato – di avere un età media così bassa. Ma al di là del dato anagrafico l’Università è sempre un’assemblea così bella». E fotografando quella che è l’ordinaria attività di questa struttura, il Vescovo ha sottolineato come ciò ne faccia «una comunità di ascolto, di riflessione, di ricerca, di approfondimento. È una fucina del futuro!». Poi un messaggio chiaro: «Non siamo soli!». Un aspetto sottolineato guardando naturalmente al Creatore, «che non smette di crearci e ricrearci», prendendosi cura di ciascuno ogni giorno della sua esistenza. Da qui la definizione di ogni «creatura», come un «semilavorato». L’attenzione è poi andata naturalmente all’Università Cattolica, con la sua specifica modalità di guardare al mondo e di vivere il rapporto scienza-fede, «tra realtà umana e mistero, che allarga lo sguardo e approfondisce il senso e dà più penetrazione della realtà». Mons. Napolioni si è quindi soffermato sulla pagina evangelica in cui Gesù si definisce «pane della vita». Un tema quello del pane e del cibo caro a chi, come gli studenti cremonesi della Cattolica, si stanno specializzando nel campo dell’economia e dell’agroalimentare. Non è mancato il richiamo a Expo e alle questioni di giustizia e solidarietà, prima di un richiamo al trascendente. «Se il vostro studio sarà veramente “cattolico” – ha detto il Vescovo – non solo avrete categorie interpretative per la società, ma avrete uno sguardo sul Mistero. Per cui al microscopio o al monitor del computer ci sarà un momento nel quale potrete dire: sei Tu!». E ancora: «È il tuo pane che si spezza e ci rende capaci di una fantasia intellettuale, sociale e morale, di cui abbiamo estremo bisogno. E allora, ragazzi, seguendo i vostri docenti, esplorate queste vie, osate pensare in grande. Osate ascoltare la Parola e non lasciarla nel cassetto dei gesti religiosi: apritelo e fate sentire al vostro cuore che quella Parola è sapiente e si incarna in tutti i percorsi dell’esistenza, dagli affetti al lavoro, dalla politica all’economia, dal gestire le cose di ogni giorno a costruire la città di domani». Tra i concelebranti mons. Luciano Baronio, che dall’inizio di questo anno accademico ricopre l’incarico di assistente pastorale della sede piacentina della Cattolica, e il cremonese don Maurizio Compiani, assistente della sede cremonese dal 2013, dopo una prima esperienza dal 2005 al 2008. È stato lui, al termine della Messa, a porgere il ringraziamento, da parte della comunità universitaria, ai due vescovi. A mons. Napolioni è stata quindi donata una statuetta del Buon Pastore, quale segno del suo ministero in terra cremonese. Photogallery della celebrazione Il messaggio della 92a Giornata per l’Università Cattolica La locandina della Giornata 2016 Il grazie del vescovo Antonio ai familiari del clero Negli incontri con i sacerdoti delle scorse settimane alla domanda «come stai?» il vescovo Antonio ne ha sempre fatto seguire una seconda: «con chi stai?». Genitori, sorelle e collaboratrici aiutano spesso il vivere quotidiano dei preti. È per questo che negli anni Ottanta è nata l’Associazione Familiari del Clero, per garantire una adeguata e specifica formazione a quelle persone che più direttamente collaborano e/o vivono con il prete. Sono circa una cinquantina gli associati in diocesi. In particolare genitori e parenti, ma anche collaboratrici e collaboratori impegnati nel servizio diretto alla persona e alla missione del sacerdote. A loro, che il 13 aprile si sono ritrovati in Seminario per la mensile giornata di spiritualità e formazione, mons. Napolioni ha voluto esprimere il proprio personale «grazie per la presenza di tutti i giorni». La giornata del 13 aprile è iniziata come sempre con le Lodi e la meditazione proposta dall’assistente don Giorgio Ceruti. Filo conduttore degli incontri di quest’anno le opere di misericordia, analizzate in questa occasione con uno sguardo rivolto in particolare alla Pasqua. Alle 11.30 è stata celebrata l’Eucaristia, presieduta per l’occasione del vescovo Napolioni, che ha incontrato per la prima volta ufficialmente l’Associazione. Per questo la presidentessa Annetta Vezzosi nelle parole di saluto all’inizio della celebrazione, ha precisato al Vescovo la fisionomia del gruppo diocesano. Oltre a don Ceruti hanno concelebrato il delegato episcopale per la Pastorale, don Irvano Maglia (dal 2003 al 2013 assistente nazionale delle Familiari del Clero), e il segretario vescovile, don Flavio Meani. Ha prestato servizio all’altare il diacono don Francesco Gandioli, prossimo al presbiterato. Nell’omelia il Vescovo ha in particolare guardato al ministero dei sacerdoti: «non un mestiere – ha precisato – ma un servizio che attinge al mistero di Dio e lo rende accessibile a tutti». «Chi meglio di voi – ha proseguito – vede che questo mistero è nascosto in vasi di creta». Un “pane di vita” – ha continuato il Vescovo prendendo spunto dal brano evangelico – che va impastato ogni giorno nella quotidianità, con la farina dell’umanità e l’acqua che è la grazia di Dio. Poi un richiamo esplicito al compito dei familiari del clero, citando Papa Francesco con la violenza delle chiacchiere e la persecuzione fatta di maldicenze all’interno delle comunità. da qui un interrogativo: occorre riportare al prete ogni cosa che succede o far sempre finta di nulla? La risposta è arrivata rileggendo il brano del martirio di Stefano e guardando a Saulo, il più feroce dei persecutori che poi si è convertito diventando il grande san Paolo. «Il nostro sguardo – ha spiegato il Vescovo – deve essere questo: non giudicare in maniere definitiva nessuno», e «scorgere tutte le possibilità di conversione, di apertura, di speranza e di cambiamento; senza fare mai i partiti». «Essere familiari del clero – ha concluso il Vescovo – significa essere un po’ familiari di Gesù. E quindi lasciarsi plasmare familiarmente i pensieri e i comportanti da Gesù stesso». Al termine della celebrazione, nella quale mons. Napolioni ha anche invitato a contagiare gli altri con l’attenzione per i sacerdoti, perché «se ci prendiamo cura di loro e stiamo attenti alla loro umanità anche il loro ministero diventa più sereno e più fecondo», è stata consegnata la pergamena riconoscimento per i 25 anni di servizio alla mamma di don Davide Ferretti. La giornata è proseguita con il pranzo comunitario. Dopo un momento di animazione, il pomeriggio si è concluso con il rosario meditato. L’ultimo appuntamento dell’anno il prossimo mese, quando il gruppo si farà pellegrino al Santuario di S. Maria del Fonte presso Caravaggio. Photogallery della celebrazione