Sabato 23 gennaio alle 16 in Cattedrale la Messa di ringraziamento

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Sabato 23 gennaio alle 16 in Cattedrale la Messa di ringraziamento
Sabato su Cremona1 il “Giorno
del Signore” anticipato alle
19.45. Invariati gli altri
orari
Variazioni di orario nel fine settimana su Cremona1 per il
Giorno del Signore, la rubrica televisiva della diocesi di
Cremona curata da TRC. Sabato sera la trasmissione sarà
anticipata alle 19.45, visto che alle 20.30 sarà trasmessa la
diretta della partita della Cremonese. Invariati gli altri
orari.
In questo fine settimana il “Giorno del Signore” va in onda
nei seguenti orari:
Cremona1 (canale 211 del digitale terrestre): sabato alle 8,
alle 12 e alle 19.45 (anziché alle 20.30); domenica alle
12.15. Cremona1 è visibile anche in streaming su
www.cremona1.it.
Studio1 (canale 80 del digitale terrestre): sabato sera alle
20.30.
TelePace (Sky canale 850 o streaming internet su
www.telepace.it): venerdì pomeriggio alle 14 e la sera alle
20.05.
Tutte le puntate del “Giorno del Signore” possono essere
inoltre scaricate in podcast dal sito internet
www.teleradiocremona.it.
Il
vescovo
Antonio:
«La
veglia per le vocazioni è
solo cominciata. Ognuno vegli
sulla propria chiamata e
quella degli altri»
In preparazione alla 53esima Giornata mondiale di preghiera
per le vocazioni, che si celebrerà il 17 aprile nella IV
domenica di Pasqua, la sera di venerdì 15 aprile a Soresina il
vescovo Napolioni ha presieduto la veglia diocesana per le
vocazioni. Una serata di riflessione, preghiera, adorazione e
riconciliazione quella che si è svolta presso la chiesa
monastica della Visitazione, insieme alla comunità claustrale
che nei prossimi giorni festeggerà i 200 anni di presenza in
città.
La veglia, organizzata dal Centro diocesano vocazioni, diretto
da don Marco D’Agostino, insieme agli studenti di Teologia del
Seminario diocesano, è stata animata con il canto dai cori
parrocchiali “Psallentes” e “Flauti nel vento” diretti dal
maestro Alessandro Manara.
Gremita in ogni sua parte la chiesa della Visitazione tanto
che lo stesso Vescovo ha chiamato a prendere posto in
presbiterio i numerosi giovani presenti, per lasciare liberi
alcuni spazi nella navata centrale e negli altari laterali per
coloro che non erano neppure riusciti a entrare in chiesa.
Accanto a mons. Napolioni il diacono don Francesco Gandioli,
che a giugno sarà ordinato sacerdote, e i seminaristi Alberto
Bigatti e Arrigo Duranti.
La preghiera, iniziata con le richieste di perdono, è
proseguita con l’esposizione del Santissimo Sacramento.
Quindi, dopo il Vangelo, ha preso la parola il Vescovo, che ha
aiutato tutti i presenti a ritrovare il giusto clima di
contemplazione.
«Lasciate che questo cibo ci nutra a lungo», ha auspicato il
Vescovo, che subito ha precisato: «Guardate Lui mentre io
parlo e chiedetegli che parli Lui». Quindi riprendendo
l’incipit del brano evangelico – «Le mie pecore ascoltano la
mia voce» – ha guardato alle tante voci che circondano la vita
e l’interiorità di ciascuno, interrogandosi se siano voci di
una Babele o di Pentecoste. Poi si è soffermato sul bisogno di
«sentirsi riconosciuto», grazie a «quel nome che solo Lui sa
pronunciare così» e nel quale ognuno si sente libero.
«Ciascuno di noi – ha detto ancora – dica: sono chiamato da
Te!». Un bisogno profondo che solo Dio sa saziare, dando la
consolazione della sicurezza di non essere perduti in
eterno. «Ci interessa la vocazione di ciascuno – ha quindi
concluso – e ci interessa la vocazione di tutti. Ci interessa
essere Chiesa: convocazione, comunione di chiamati, non di
spettatori»
Mentre l’adorazione è proseguita, il Vescovo e gli altri
sacerdoti presenti si sono resi disponibili per un momento di
confronto personale o per celebrare il sacramento della
Riconcilazione. Un’opportunità che tanti dei presenti –
giovani e meno giovani – hanno voluto sfruttare.
Al termine della veglia, dopo il saluto del parroco di
Soresina, don Angelo Piccinelli, che ha ricordato i 200 anni
del Monastero della Visitazione, il Vescovo ha rivolto a tutti
i presenti un ultimo richiamo, con un preciso invito: «La
veglia per le vocazioni – ha detto – è solo cominciata. Da
adesso in avanti ognuno vegli sulla propria vocazione e quella
degli altri: il marito quella della moglie e la moglie quella
del marito, i preti quella dei preti vicini. E chi non ce l’ha
ancora vegli per trovarla: occhi e orecchie aperti! Perché il
Signore passa e dona il centuplo di quello che voi
desiderate».
Photogallery della veglia
La Giornata per le vocazioni 2016:
Gli eventi organizzati in diocesi per la Giornata e la
preghiera da scaricare
L’incontro del 14 aprile tra il Vescovo e i sacerdoti
sui temi vocazionali
La Giornata per Rosarianti e Fortes in fide il 25 aprile
in Seminario
"Misericordia per Giuda":
alla Fondazione “Città di
Cremona” presentato il libro
di don Mazzolari
Fu il beato Paolo VI, nel 1970, a dire di don Primo Mazzolari:
«Lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli
dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi.
Questo è il destino dei profeti». Quasi cinquant’anni dopo,
però, l’eredità spirituale lasciata dal famoso parroco di
Bozzolo ha trovato pieno compimento, come è emerso con
chiarezza lo scorso 31 marzo nella gremitissima sala
consiliare della Fondazione “Città di Cremona” durante
l’incontro sul tema “Misericordia per Giuda”. Tema che
riprende l’omonimo titolo del libro, edito dalle Dehoniane,
curato dal sacerdote cremonese don Bruno Bignami, presidente
della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, in
collaborazione con lo studioso Giorgio Vecchio. Il testo trova
peraltro la propria naturale collocazione nell’alveo di questo
Giubileo straordinario, interamente incentrato proprio sulla
misericordia di Dio.
Non a caso, dopo il saluto della presidentessa della
Fondazione “Città di Cremona”, avv. Uliana Garoli, il vescovo
Antonio Napolioni ha evidenziato «l’attualità straordinaria»
di don Mazzolari, specie sul tema della riforma del clero,
invitatando a non guardare a lui «con nostalgia, ma come ad un
maestro». Tra il folto pubblico era presente anche il vescovo
emerito di Lodi, mons. Giuseppe Merisi.
Con il coordinamento puntuale ed accorto della professoressa
Tiziana Cordani si è affrontato l’argomento, partendo
dall’omelia del 3 aprile 1958, Giovedì Santo, quando nella
chiesa di Bozzolo risuonarono queste parole: «Ma io voglio
bene anche a Giuda». Parole assolutamente inusuali – e, per
taluni, sconcertanti – all’epoca: «C’è un nome che fa
spavento, il nome di Giuda, il Traditore. Che cosa gli sia
passato nell’anima io non lo so. Quando ha ricevuto il bacio
del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con
quelle parole che non dobbiamo dimenticare: ‘Amico, con un
bacio tradisci il Figlio dell’uomo!’. Amico! Questa parola vi
dice l’infinita tenerezza della carità del Signore». D’altra
parte – ha evidenziato don Bignami – «la condanna non spetta a
noi», chiamati piuttosto «a riconoscerci peccatori come Giuda
ed a riconoscere d’aver bisogno della misericordia di Dio»,
tema su cui don Mazzolari insistette già dai tempi in cui,
parroco di Cicognara, tenne con mons. Guido Astori le
«missioni al popolo» nel Bresciano e nel Veronese; poi ancora
a Milano nel novembre 1957, su invito dell’allora arcivescovo,
mons. Montini, futuro papa Paolo VI; poi l’anno dopo, nel
1958, a Ivrea. Sempre ed ovunque, «Dio è misericordia, questo
è il grande annuncio», ha sottolineato don Bignami, che ha
anche specificato quale, secondo don Primo, fosse stato il
grande errore di Giuda, «l’aver disperato».
Ripercorrendo diversi momenti particolarmente significativi –
e, per molti versi, anche drammatici – della biografia di don
Mazzolari, don Bignami ha mostrato come l’esercizio concreto
della misericordia fosse stato sempre uno dei suoi tratti
distintivi, il che lo rese credibile nell’affermare come
l’uomo avesse «bisogno più di misericordia che di giustizia»,
poiché «la giustizia senza la misericordia» non sarebbe
«autentica giustizia». Il «compito della Chiesa» sarebbe
pertanto quello di «rimettere in cammino, far rialzare», non
di schiacciare, né di lasciare a terra. Anche qui riecheggiano
ancora le parole, pronunciate dal parroco di Bozzolo
nell’omelia del Giovedì Santo del 1958: «Aveva detto nel
Cenacolo non vi chiamerò servi, ma amici. Noi possiamo tradire
l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi
amici: anche quando non lo meritiamo, anche quando ci
rivoltiamo contro di Lui, anche quando Lo neghiamo, davanti ai
Suoi occhi e al Suo cuore, noi siamo sempre gli amici del
Signore».
Mauro Faverzani
Photogallery
I prossimi incontri
Un secondo appuntamento di memoria sarà il grande Convegno di
studio che si terrà a Trento nei giorni 8 e 9 aprile presso il
Polo Culturale diocesano “Virgilianum”, in via Endrici 14. Il
Convegno sarà incentrato sulla grande guerra e potrà avvalersi
della preziosa e sinergica collaborazione della Fondazione
Trentina “Alcide De Gasperi”, dell’Istituto di Storia di
Vicenza e dell’Istituto Storico Italo-Germanico della
Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Titolo dell’evento è: “Dalla parrocchia alla trincea. I preti
nella grande guerra”. Interverranno docenti provenienti da
importanti università italiane: Paolo Pombeni, Daniele
Menozzi, Maurilio Guasco, Guido Formigoni, Giorgio Vecchio,
Filippo Lovison, Bruno Bignami, Giovanni Vian, Marco Odorizzi.
Il Convegno metterà a tema il rapporto tra la fede e la guerra
(nel pomeriggio di venerdì 8 aprile) durante il primo
conflitto mondiale, evidenziando le differenti posizioni del
mondo cattolico italiano, diviso tra fronte interventista,
neutralista e pacifista. Naturalmente un ruolo centrale
troverà la gigantesca figura di papa Benedetto XV, autentico
uomo di pace in un contesto difficilissimo da gestire. Nella
mattinata del 9 aprile, invece, si metterà a fuoco il ruolo
dei preti nella grande guerra, a partire dalla testimonianza
di don Primo Mazzolari fino alle posizioni del vescovo di
Trento mons. Celestino Endrici, passando per la difficile
prova vissuta dai cappellani militari e dai preti soldato.
Locandina del convegno di Trento
Il momento più importante sarà, però, domenica 17 aprile a
Bozzolo. Nella parrocchiale di san Pietro, dove don Primo ha
predicato e celebrato, presiederà l’Eucaristia, alle ore 17,
il segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino. Al
suo fianco ci saranno il nuovo vescovo di Cremona, mons.
Antionio Napolioni, e il vescovo emerito mons. Dante
Lafranconi. Per la comunità di Bozzolo sarà un evento
speciale.
La presenza di mons. Galantino nella bassa mantovana
permetterà di fare memoria e di rilanciare un impegno nel
tempo che stiamo vivendo. Come affermò don Primo da cappellano
militare del 19° nucleo Taif il 2 giugno 1918: “Vogliamo
l’amore tra i popoli, non l’odio: la pace, non la guerra.
Vogliamo in una parola, ritornare fratelli”. Parole che fanno
pensare mentre soffiano continue folate di venti di guerra sul
Mediterraneo e nel Medio Oriente. Senza dimenticare che
Mazzolari ha sognato un mondo dove l’umanità prenda il posto
dei nazionalismi: “Solo quando genti di razze diverse sapranno
convivere su una stessa terra, senza farsi del male l’un
l’altro, saremo giunti a buon termine. Ma allora il problema
nazionale e quello di razza non esisteranno più. L’umanità ne
avrà preso il posto”.
Mons. Domenico Mogavero, il
“vescovo dei migranti” il 15
aprile a Viadana
“Ero straniero e mi avete accolto”. Questo il titolo della
serata sul tema delle migrazioni che venerdì 15 aprile vedrà
intervenire a Viadana mons. Domenico Mogavero, pastore della
Chiesa di Mazara del Vallo definito “il vescovo dei migranti”.
L’appuntamento è per le ore 21 presso l’auditorium Fabia
Gardinazzi di piazzetta Orefice.
L’iniziativa, promossa dagli «Amici del dialogo» insieme a
«Hope in progress» e alla «Consulta del volontariato
viadanese», intende offrire alle comunità parrocchiali del
Casalasco-Viadanese (zone pastorali IX, X ed XI) una
riflessione puntuale e originale sul tema dell’immigrazione e
dell’atteggiamento di accoglienza fattiva e costruttiva più
volte perorato da Papa Francesco.
“I migranti: sfida all’Europa disattenta e apatica,
valorizzare una risorsa inesplorata” è il sottotitolo
dell’incontro, che vedrà, dunque, intervenire mons. Domenico
Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo (consacrato nel 2007 dal
card. Ruini) ribattezzato “vescovo dei migranti” per le
battaglie condotte in loro difesa. Il presule sarà introdotto
da don Luigi Pisani, parroco di Rivarolo del Re e vicario
della zona pastorale decima.
Giurista di formazione, è stato ordinato sacerdote il 12
luglio 1970, incardinato nell’arcidiocesi di Palermo. Oltre
alla pratica pastorale, è stato dal 1985 attivo presso i
tribunali ecclesiastici e in seguito presso l’Ufficio
Nazionale per i Problemi Giuridici della CEI, di cui nel 1997
è divenuto direttore. Il 15 maggio 2001 è stato nominato
sotto-segretario della CEI.
Nel 2007 è stato nominato presidente del Consiglio per gli
Affari giuridici della CEI, incarico che ha mantenuto per
oltre 3 anni senza abbandonare il suo incarico pastorale. Ha
anche seguito, in qualità di postulatore, la fase diocesana
della causa di beatificazione di don Giuseppe Puglisi, che nel
2001 ha avviato al termine con il riconoscimento del martirio
del parroco di Brancaccio.
Come presidente del Consiglio per gli Affari giuridici della
CEI è intervenuto più volte lanciando moniti alla classe
politica per richiamare l’attenzione su fatti immorali e
vicende giudiziarie.
Nel mese di settembre 2010 è stato nominato membro della
Commissione episcopale della CEI per le migrazioni.
All’interno della Conferenza Episcopale Siciliana è vescovo
delegato per le migrazioni.
Nel giugno 2011 è stato nominato dalla Santa Sede visitatore
apostolico nella diocesi di Trapani per condurre
un’approfondita istruttoria, da esperto giurista, i cui esiti
sono stati raccolti in una relazione minuziosa, poi consegnata
direttamente a Bedetto XVI, basata soltanto su atti
incontrovertibili, che alla fine hanno portato alla
destituzione del vescovo di Trapani.
Scarica la locandina
Sabato 16 aprile in Seminario
il secondo appuntamento della
rassegna “Un tè in biblioteca
2016. In dialogo con...”
Continua la rassegna “Un tè in biblioteca 2016. In dialogo
con…” all’insegna della valorizzazione del patrimonio librario
antico della Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona e
con il Patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona.
Attraverso la rilettura di testi e immagini ancora di grande
attualità, si terrà il secondo di tre incontri mensili. In
collaborazione con l’Associazione cremonese “Gli ex
dell’Aselli”, abbinata alla rassegna “Cremona e i suoi uomini
di scienza”, sabato 16 aprile dalle ore 15 alle ore 16, la
Sala di studio e lettura della Biblioteca si trasformerà in
una sede espositiva, per accogliere una visita guidata ad una
selezione di strumenti scientifici e oggetti provenienti dello
storico “Gabinetto di fisica” del Seminario.
Tra la prima metà dell’Ottocento e i primi decenni del
Novecento, l’interesse nei confronti delle scienze è infatti
particolarmente
vivo
nell’istituzione
cremonese,
caratterizzata in quegli anni da un clima fortemente
improntato alla cultura, intesa sia a livello didattico che
come precipuo interesse di docenti e sacerdoti che vi
operavano. Questi aspetti sono particolarmente evidenti nella
stratificazione del materiale librario della Biblioteca,
accresciuto in quegli anni grazie ad acquisti e donazioni,
così come nelle raccolte scientifico-naturalistiche originate
a scopo didattico per volontà del vescovo Omobono Offredi.
Le bibliotecarie Roberta Aglio
racconteranno, attraverso volumi
e Monica
antichi e
Feraboli
recenti,
manoscritti, oggetti, fotografie storiche e documenti
d’archivio questo interessante snodo storico, mentre il prof.
Marco Maianti illustrerà le caratteristiche e il funzionamento
di alcuni strumenti.
A seguire, alle 16, Cinzia Galli, conservatrice del Museo di
Storia Naturale cittadino, parlerà di Giuseppe Sonsis
(1737-1808), importante medico e naturalista cremonese del
Settecento, partendo dal volume “Risposte ai quesiti”,
presente in biblioteca in copia anastatica. Si tratta di un
documento ancora oggi di notevole importanza per comprendere
il territorio cremonese e i suoi mutamenti nel corso del
tempo, nel quale vengono riportate interessanti informazioni
circa l’aspetto geologico, floristico e faunistico del
Dipartimento dell’Alto Po, un’area poco più ampia della nostra
attuale provincia.
L’appuntamento sarà animato dalla lettura di Michele Lanzi,
già protagonista nell’incontro della Giornata della Memoria
2016, e accompagnato dal gustoso tè della Peter’s TeaHouse di
Alessandro Borghi.
Il terzo ed ultimo appuntamento si terrà sabato 14 maggio alle
ore 16, vedrà come ospite la docente e storica dell’arte
Mariella Morandi che prendendo ispirazione da alcuni volumi
antichi di architettura militare della Biblioteca, parlerà del
“Fabricar fortezze e mura”, dal generale uso storicamente
attestato delle fortificazioni nei secoli, fino ad arrivare
alle mura antiche di Cremona.
Tempo
ben
speso:
per
i
migranti
accolti
sul
territorio la possibilità di
fare volontariato in oratorio
Azienda Sociale del Cremonese, Comune di Cremona, Caritas ed
altri enti hanno con alcuni Comuni della provincia da tempo in
carico decine e decine di migranti nella condizione di
profughi. Per moltissimi di questi la permanenza nel Cremonese
è legata al laborioso iter di riconoscimento dello status di
profugo e al conseguente rilascio del documento di soggiorno o
al rigetto della domanda presentata per averlo.
Come si sa, i tempi possono variare da uno ad anche due anni,
in cui si apre un periodo di attesa che è un vero e proprio
“limbo”. La Chiesa cremonese, accanto ad altre istituzioni del
territorio, si è subito attivata intercettando una richiesta
di accoglienza che segue i flussi delle rotte migratorie e
delle urgenze del momento. Ad un primo momento di accoglienza
centralizzata presso le strutture Caritas sono seguiti una
fase di collocazione di piccoli nuclei presso alcune
Parrocchie ed il coinvolgimento di altri soggetti cooperativi.
Uno specifico percorso ha condotto alla proposta di
inserimento per attività volontarie di alcuni profughi presso
associazioni in convenzione con gli enti gestori l’accoglienza
e i comuni della provincia di Cremona. Si profila pertanto la
possibilità di accompagnare in percorsi di condivisione di
bisogni sociali del territorio e piccoli interventi volontari
e occasioni di incontro alcuni profughi, con cui instaurare un
libero rapporto di collaborazione, mirato innanzitutto alla
gestione di un tempo di qualità sottratto alla sola attesa,
nella logica di un inserimento anche operoso nel tessuto di
accoglienza.
Gli Oratori configurati come “Circoli NOI”, ovvero come APS, e
gli altri Oratori parrocchiali attraverso l’ente Parrocchia
possono accedere a questo percorso, se e quando intendano
esprimere una disponibilità.
Caritas cremonese e Federazione Oratori Cremonesi intendono
sostenere ed accompagnare nella realizzazione di questa
possibilità concreta, in ragione dell’impegno – spesso già
molto oneroso, ma motivato da istanze umanitarie – della
Chiesa cremonese e già in parte “raccontata” da buone pratiche
in essere presso alcune Comunità.
Gli Uffici coinvolti sono disponibili per fornire tutte le
informazioni del caso.
don Antonio Pezzetti, direttore Caritas Cremonese
don Paolo Arienti, responsabile diocesano Pastorale giovanile
– Focr
Percorso tecnico
Per i Circoli NOI:
Convenzione diretta con il Comune di Cremona per i
circoli del comune e con l’Azienda Sociale del Cremonese
per i circoli residenti in altri comuni della Provincia
Individuazione dei soggetti attraverso Caritas
Tesseramento dei profughi al Circolo
Individuazione di percorsi e piccole mansioni volontarie
Creazione di occasioni di incontro e concreta gestione
condivisa dei servizi
Libertà massima da entrambe le parti di modifica e/o
recesso dall’impegno
Per gli Oratori Parrocchiali e le Parrocchie:
Convenzione diretta con il Comune di Cremona per i
circoli del comune e con l’Azienda sociale del Cremonese
per i circoli residenti in altri comuni della Provincia
Individuazione dei soggetti attraverso Caritas
Iscrizione dei profughi nella Associazione “Buon
Samaritano” presso la Caritas diocesana
Individuazione di percorsi e piccole mansioni volontarie
Creazione di occasioni di incontro e concreta gestione
condivisa dei servizi
Libertà massima da entrambe le parti di modifica e/o
recesso dall’impegno
La proposta è frutto di un percorso condiviso tra Enti (tra
cui anche i Sindacati) al fine di evitare equivoci rispetto
all’impiego ambiguo di soggetti e/o “lavoro nero”. I percorsi
sono strettamente vincolati alla libera iniziativa, al
volontariato e alla decisione dei soggetti e delle
Associazioni, secondo un progetto condiviso.
Sono possibili alcune ipotesi di volontariato come: piccole
pulizie e manutenzioni (a partire anche dalle competenze dei
ragazzi coinvolti), magari a margine dei Grest o di altre
iniziative parrocchiali, feriali o festive, momenti di
collaborazione per piccole tinteggiature e altri lavori
condivisi con i volontari della Parrocchia e dell’Oratorio…
Documenti da scaricare:
Allegato A – Dichiarazione di disponibilità ad attività
di volontariato
Allegato B – Scheda di attività
Allegato C – Convenzione per la realizzazione di
attività di volontariato
Il 12 aprile il vescovo
Antonio in visita alla sede
cremonese della Cattolica con
l'assistente generale mons.
Giuliodori
“Nell’Italia di domani io ci sarò”. È questo lo slogan delle
92ª Giornata per l’Università Cattolica che, sin dal 1924,
intende conferire significato ed evidenza all’impegno dei
cattolici italiani nei confronti dell’Ateneo. Proprio
nell’ambito della Giornata universitaria (domenica 10 aprile),
martedì 12 aprile il vescovo Antonio Napolioni visiterà per la
prima volta la sede cremonese di via Milano. Sarà l’occasione
per la tradizionale Messa con docenti e studenti, che sarà
celebrata alle 10.30 presso l’aula magna dell’istituto.
Insieme a mons. Napolioni sarà presente il vescovo mons.
Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale e
coordinatore della pastorale in Università Cattolica del Sacro
Cuore.
Tra i concelebranti mons. Luciano Baronio, che dall’inizio di
questo anno accademico ricopre l’incarico di assistente
pastorale della sede piacentina della Cattolica, e il
cremonese don Maurizio Compiani, assistente della sede
cremonese dal 2013, dopo una prima esperienza dal 2005 al
2008.
Scarica la locandina
Il messaggio per la 92ª Giornata
“La formazione delle nuove generazioni è il più importante
investimento che un paese possa fare per il suo futuro.
L’Italia, dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri
giorni, ha realizzato un progressivo e qualificato impegno sul
versante della formazione scolastica e universitaria
raggiungendo livelli tra i più elevati al mondo. È anche
grazie alla crescita di competenza e professionalità che il
nostro Paese ha saputo garantire alle ultime generazioni una
condizione di vita contrassegnata dallo sviluppo e dal
benessere. Ma da qualche anno si registrano segnali di
affaticamento e stanchezza, con ritardi e fenomeni
involutivi”. Lo sottolinea il messaggio della Presidenza della
Conferenza episcopale italiana per la 92ª Giornata per
l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che sarà celebrata
domenica 10 aprile, sul tema “Nell’Italia di domani io ci
sarò”.
“Preoccupano, soprattutto – si legge nel testo – le criticità
sempre più marcate che emergono nell’ambito universitario e
dell’alta formazione professionale con vistosi cali di
iscrizioni in molti atenei e perdita di interesse da parte
delle famiglie e di ampie fasce della popolazione giovanile
verso la formazione come strumento di crescita personale e di
acquisizione di conoscenze da spendere nel campo lavorativo”.
La Chiesa italiana guarda “con preoccupazione a questo momento
di difficoltà del Paese e sente l’urgenza di farsi vicina ai
giovani per aiutarli a non perdere la speranza e ad investire
le loro energie in percorsi di autentica crescita umana,
spirituale, culturale e professionale. La formazione è la via
maestra per garantire loro una ricca crescita personale, per
renderli protagonisti del futuro e capaci di contribuire al
bene del Paese”.
Ricordando che “i nostri giovani sono generosi e che non si
tirano indietro di fronte alle sfide e ai cambiamenti”, il
Messaggio evidenzia poi che “hanno bisogno però di essere
sostenuti e incoraggiati, di sentire l’affetto e la vicinanza
di tutti coloro che credono e hanno fiducia in loro. La
comunità ecclesiale con le sue istituzioni formative ha una
grande responsabilità verso le nuove generazioni ed è chiamata
a declinare la crescita umana con una visione integrale della
persona alla luce dei valori cristiani e dell’esperienza di
fede che scaturisce dall’incontro con Cristo. Un incontro che
non lascia indifferenti e che fa diventare operose le mani dei
giovani, proiettate verso Dio e verso il prossimo”.
Per affrontare le sfide e vivere i cambiamenti, prosegue il
Messaggio, “generazioni e generazioni di giovani sono state
aiutate nel nostro Paese dall’Università Cattolica del Sacro
Cuore che ha offerto loro una solida formazione illuminata da
uno sguardo di fede e corroborata dall’amore di Dio. Coerente
con la sua storia e con la sua missione, ma anche capace di
innovazione e di rinnovamento, questa insigne istituzione
accademica dei Cattolici italiani è chiamata a farsi sempre
più interprete delle domande dei giovani e a dare risposte
concrete affinché possano essere artefici di un futuro che
realizzi il bene del Paese e nello stesso tempo promuova
condizioni di giustizia e di pace per tutti i popoli”.
Le nuove generazioni, evidenzia la Presidenza della Cei, “sono
desiderose di contribuire, con la loro creatività e il loro
entusiasmo, al futuro del Paese. Anche l’Università Cattolica
c’è e si pone con rinnovato impegno al loro fianco. Ci
conforta vedere che i giovani continuano a trovare, assieme
alle loro famiglie, un punto di riferimento valido
scientificamente e affidabile dal punto di vista educativo
nell’Ateneo dei cattolici italiani. Anche le comunità
ecclesiali devono esserci, a fianco dei giovani e
dell’Università Cattolica, rinnovando e possibilmente
rafforzando, con modalità adeguate alle esigenze del nostro
tempo, quel rapporto di reciproca stima e sostegno che fin dai
suoi inizi lega l’Ateneo ai cattolici italiani”.
Il testo integrale del messaggio
La locandina della Giornata 2016
Biografia di mons. Giuliodori
Nato a Osimo (AN) il 7 gennaio 1958, mons.
Claudio Giuliodori ha conseguito la licenza e il dottorato al
Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per gli studi su
matrimonio e famiglia. È stato ordinato Presbitero il 16
aprile 1983.
Eletto alla sede vescovile di Macerata-Tolentino-RecanatiCingoli-Treia il 22 febbraio 2007, è stato consacrato Vescovo
il 31 marzo dello stesso anno. Il 26 febbraio 2013 Benedetto
XVI
lo
nomina
assistente
ecclesiastico
generale
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; succede a Sergio
Lanza, deceduto il 19 settembre 2012.
Iniziate
le
“Missioni
popolari”
delle
Comunità
neocatecumenali. Sotto la
loggia dei militi anche il
vescovo Antonio
Canti e balli per annunciare la Buona Notizia del Risorto. È
così che domenica 10 aprile ha preso il via l’edizione 2016
delle “Missioni popolari” promosse dalle Comunità
neocatecumenali cremonesi. L’annuncio continuerà anche nelle
prossime quattro domeniche a Cremona e Cassano d’Adda.
Il pomeriggio cremonese è iniziato quando i membri delle
comunità neocatecumenali di S. Ilario-S. Agata hanno percorso
le strade del centro storico alla volta di piazza del Comune,
dove era prevista la Missione. Un tragitto che non è certo
passato inosservato visto che il gruppo si è incamminato
dietro alla croce con canti accompagnati da chitarre e battiti
di mani, nel caratteristico stile del Cammino fondato da Kiko
Arguello.
Nei pressi della Loggia dei Militi, accanto al Battistero, ha
quindi avuto luogo l’annuncio vero e proprio, con la catechesi
fatta di momenti di ascolto della Parola e riflessioni.
“Cristo è vivo e ti ama” è lo slogan scelto per l’edizione
2016 di questa grande missione nelle piazze promossa nel
contesto dell’Anno della Misericordia. Sarà l’occasione per
invitare tutti alle catechesi che, dal 9 maggio, proseguiranno
con cadenza bisettimanale, il lunedì e il giovedì, alle 21 nel
salone-teatro di S. Agata.
Gradita sorpresa è stata la presenza del vescovo Antonio
Napolioni: è stato proprio lui a chiudere il pomeriggio
cremonese impartendo la benedizione a tutti i presenti.
In contemporanea con Cremona la Missione si è svolta anche a
Cassano d’Adda (in provincia di Milano, ma in diocesi di
Cremona) dove è presente una comunità neocatecumenale.
E’ il quarto anno che il gruppo Neocatecumenale è impegnato in
diocesi con le “Missioni popolari”: un modo concreto
per rispondere all’invito di Papa Francesco a “uscire” per
andare nelle periferie esistenziali, portando la Buona Notizia
al di là dei luoghi frequentati abitualmente.
A Cremona il prossimo appuntamento sarà nel pomeriggio di
domenica 17 aprile, sempre dalle 17 alle 18 presso la Loggia
dei Militi, in piazza del Comune: saranno coinvolte le 11
comunità neocatecumenali di S. Ilario-S. Agata, che daranno
man forte anche al gruppo di Cassano, dove le missioni avranno
luogo in contemporanea con Cremona.
Brochure della Missione 2016
Il Cammino Neocatecumenale
Il Cammino Neocatecumenale è un itinerario di iniziazione
cristiana di educazione permanente alla fede; un’esperienza in
cui giovani e adulti sono accompagnati alla riscoperta della
ricchezza del Battesimo. Il Cammino, diffuso in oltre cento
nazioni con migliaia di comunità, in diocesi di Cremona è
presente da oltre 20 anni e attualmente conta 11 comunità
nella parrocchia cittadina di S. Ilario, una a Cicognara
(frazione di Viadana – MN) e una nella parrocchia di S. Zeno a
Cassano d’Adda (MI).
La consegna della veste bianca alla terza comunità di S.
Ilario (21 marzo 2016)
Mons.
Napolioni
all’Università del S. Cuore:
con uno «studio cattolico»
avrete
categorie
interpretative per la vita e
uno sguardo sul Mistero
«Siate martiri dello studio e della ricerca». Questo l’augurio
formulato dal vescovo Napolioni a docenti, ricercatori e
studenti della sede cremonese dell’Università Cattolica. Con
una precisazione d’obbligo: «So che voi già vi ci sentite
martiri – ha scherzato –. Martiri significa testimoni,
compromessi, coinvolti pienamente in ciò che studiate,
ricercate e insegnate. Di venditori di fumo ne abbiamo già
troppi! Abbiamo bisogno, invece, di chi ci crede e porta
avanti le cose in cui crede».
L’occasione è stata la prima visita del vescovo Napolioni
all’ateneo di via Milano, nella cui aula magna ha presieduto
l’Eucaristia nella mattinata di martedì 12 aprile. Una
celebrazione che si è svolta nel contesto della 92ª Giornata
per l’Università Cattolica del S. Cuore, del 10 aprile scorso,
dal titolo “Nell’Italia di domani io ci sarò”.
Accanto a mons. Napolioni era presente anche il vescovo mons.
Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale e
coordinatore della pastorale in Università Cattolica. È stato
proprio lui, nel saluto iniziale, a ricordare l’affettuoso
legame con il nuovo vescovo di Cremona, con il quale ha
condiviso gli anni della formazione nelle Marche. Il pensiero
è andato anche al pellegrinaggio giubilare del 9 aprile scorso
a Roma, cui hanno preso parte anche alcuni cremonesi.
Richiamando quindi il tema della Giornata universitaria, mons.
Giuliorodi ha ribadito l’importanza di affrontare insieme ai
giovani «le sfide non semplici e non scontate di questo
futuro, ma siamo certi che con l’impegno di tutti potremo
continuare a vivere la grande storia del nostro Ateneo».
Inziando l’omelia mons. Napolioni ha guardato con simpatia
alla «bellissima assemblea» presente, perché «non capita così
spesso – ha spiegato – di avere un età media così bassa. Ma al
di là del dato anagrafico l’Università è sempre un’assemblea
così bella». E fotografando quella che è l’ordinaria attività
di questa struttura, il Vescovo ha sottolineato come ciò ne
faccia «una comunità di ascolto, di riflessione, di ricerca,
di approfondimento. È una fucina del futuro!».
Poi un messaggio chiaro: «Non siamo soli!». Un aspetto
sottolineato guardando naturalmente al Creatore, «che non
smette di crearci e ricrearci», prendendosi cura di ciascuno
ogni giorno della sua esistenza. Da qui la definizione di ogni
«creatura», come un «semilavorato».
L’attenzione è poi andata naturalmente all’Università
Cattolica, con la sua specifica modalità di guardare al mondo
e di vivere il rapporto scienza-fede, «tra realtà umana e
mistero, che allarga lo sguardo e approfondisce il senso e dà
più penetrazione della realtà».
Mons. Napolioni si è quindi soffermato sulla pagina evangelica
in cui Gesù si definisce «pane della vita». Un tema quello del
pane e del cibo caro a chi, come gli studenti cremonesi della
Cattolica, si stanno specializzando nel campo dell’economia e
dell’agroalimentare. Non è mancato il richiamo a Expo e alle
questioni di giustizia e solidarietà, prima di un richiamo al
trascendente.
«Se il vostro studio sarà veramente “cattolico” – ha detto il
Vescovo – non solo avrete categorie interpretative per la
società, ma avrete uno sguardo sul Mistero. Per cui al
microscopio o al monitor del computer ci sarà un momento nel
quale potrete dire: sei Tu!». E ancora: «È il tuo pane che si
spezza e ci rende capaci di una fantasia intellettuale,
sociale e morale, di cui abbiamo estremo bisogno. E allora,
ragazzi, seguendo i vostri docenti, esplorate queste vie,
osate pensare in grande. Osate ascoltare la Parola e non
lasciarla nel cassetto dei gesti religiosi: apritelo e fate
sentire al vostro cuore che quella Parola è sapiente e si
incarna in tutti i percorsi dell’esistenza, dagli affetti al
lavoro, dalla politica all’economia, dal gestire le cose di
ogni giorno a costruire la città di domani».
Tra i concelebranti mons. Luciano Baronio, che dall’inizio di
questo anno accademico ricopre l’incarico di assistente
pastorale della sede piacentina della Cattolica, e il
cremonese don Maurizio Compiani, assistente della sede
cremonese dal 2013, dopo una prima esperienza dal 2005 al
2008. È stato lui, al termine della Messa, a porgere il
ringraziamento, da parte della comunità universitaria, ai due
vescovi. A mons. Napolioni è stata quindi donata una statuetta
del Buon Pastore, quale segno del suo ministero in terra
cremonese.
Photogallery della celebrazione
Il messaggio della 92a Giornata per l’Università Cattolica
La locandina della Giornata 2016
Il grazie del vescovo Antonio
ai familiari del clero
Negli incontri con i sacerdoti delle scorse settimane alla
domanda «come stai?» il vescovo Antonio ne ha sempre fatto
seguire una seconda: «con chi stai?». Genitori, sorelle e
collaboratrici aiutano spesso il vivere quotidiano dei preti.
È per questo che negli anni Ottanta è nata l’Associazione
Familiari del Clero, per garantire una adeguata e specifica
formazione a quelle persone che più direttamente collaborano
e/o vivono con il prete.
Sono circa una cinquantina gli associati in diocesi. In
particolare genitori e parenti, ma anche collaboratrici e
collaboratori impegnati nel servizio diretto alla persona e
alla missione del sacerdote. A loro, che il 13 aprile si sono
ritrovati in Seminario per la mensile giornata di spiritualità
e formazione, mons. Napolioni ha voluto esprimere il proprio
personale «grazie per la presenza di tutti i giorni».
La giornata del 13 aprile è iniziata come sempre con le Lodi e
la meditazione proposta dall’assistente don Giorgio Ceruti.
Filo conduttore degli incontri di quest’anno le opere di
misericordia, analizzate in questa occasione con uno sguardo
rivolto in particolare alla Pasqua.
Alle 11.30 è stata celebrata l’Eucaristia, presieduta per
l’occasione del vescovo Napolioni, che ha incontrato per la
prima volta ufficialmente l’Associazione. Per questo la
presidentessa
Annetta
Vezzosi
nelle
parole
di
saluto all’inizio della celebrazione, ha precisato al Vescovo
la fisionomia del gruppo diocesano.
Oltre a don Ceruti hanno concelebrato il delegato episcopale
per la Pastorale, don Irvano Maglia (dal 2003 al 2013
assistente nazionale delle Familiari del Clero), e il
segretario vescovile, don Flavio Meani. Ha prestato servizio
all’altare il diacono don Francesco Gandioli, prossimo al
presbiterato.
Nell’omelia il Vescovo ha in particolare guardato al ministero
dei sacerdoti: «non un mestiere – ha precisato – ma un
servizio che attinge al mistero di Dio e lo rende accessibile
a tutti». «Chi meglio di voi – ha proseguito – vede che questo
mistero è nascosto in vasi di creta». Un “pane di vita” – ha
continuato il Vescovo prendendo spunto dal brano evangelico –
che va impastato ogni giorno nella quotidianità, con la farina
dell’umanità e l’acqua che è la grazia di Dio.
Poi un richiamo esplicito al compito dei familiari del clero,
citando Papa Francesco con la violenza delle chiacchiere e la
persecuzione fatta di maldicenze all’interno delle comunità.
da qui un interrogativo: occorre riportare al prete ogni cosa
che succede o far sempre finta di nulla? La risposta è
arrivata rileggendo il brano del martirio di Stefano e
guardando a Saulo, il più feroce dei persecutori che poi si è
convertito diventando il grande san Paolo. «Il nostro sguardo
– ha spiegato il Vescovo – deve essere questo: non giudicare
in maniere definitiva nessuno», e «scorgere tutte le
possibilità di conversione, di apertura, di speranza e di
cambiamento; senza fare mai i partiti». «Essere familiari del
clero – ha concluso il Vescovo – significa essere un po’
familiari di Gesù. E quindi lasciarsi plasmare familiarmente i
pensieri e i comportanti da Gesù stesso».
Al termine della celebrazione, nella quale mons. Napolioni ha
anche invitato a contagiare gli altri con l’attenzione per i
sacerdoti, perché «se ci prendiamo cura di loro e stiamo
attenti alla loro umanità anche il loro ministero diventa più
sereno e più fecondo», è stata consegnata la pergamena
riconoscimento per i 25 anni di servizio alla mamma di don
Davide Ferretti.
La giornata è proseguita con il pranzo comunitario. Dopo un
momento di animazione, il pomeriggio si è concluso con il
rosario meditato.
L’ultimo appuntamento dell’anno il prossimo mese, quando il
gruppo si farà pellegrino al Santuario di S. Maria del Fonte
presso Caravaggio.
Photogallery della celebrazione