La legislazione francese sui rapporti fra industria e distribuzione e i
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La legislazione francese sui rapporti fra industria e distribuzione e i suoi effetti Enrico Colla Docteur en Sciences de Gestion Université de Lyon Professeur à NEGOCIA Directeur CRC (Centre de Recherche sur le Commerce) Assemblea IBC Milano, 25 settembre 2007 1 Agenda A. Premessa. La legislazione francese sui rapporti I/D: basi culturali e fasi temporali; B. La legislazione francese sui rapporti I/D: i contenuti principali; C. Gli effetti della normativa: dalla legge Galland alla legge Dutreil; D. Opzioni e prospettive. A. Premessa. La legislazione francese sui rapporti I/D: basi culturali e fasi temporali; 2 Delle basi culturali della normativa... discutibili Un orientamento culturale non favorevole ai meccanismi di mercato, alla negoziazione e al compromesso; Una concezione della concorrenza basata sull’eguaglianza di trattamento piuttosto che sulla differenziazione (difesa dei “deboli”); Il rifiuto della discriminazione e la volontà di regolamentare la differenziazione; Una concezione della concorrenza basata sulla trasparenza dei prezzi e delle condizioni di vendita (formalizzazione). E’ sempre esistita in Francia una tradizione di forte intervento dello stato nell’economia: con l’obiettivo di “preservare l’ordine economico” e con interventi di “direzione” e di “protezione”. Questa tradizione si é accompagnata ad una sfiducia nell’efficacia del meccanismo della concorrenza per il raggiungimento di obiettivi generali. Basti ricordare che nel secondo dopoguerra, in Francia i prezzi di mercato sono stati controllati dall’amministrazione fino al 1986. Ma l’uguaglianza e la trasparenza si traducono purtroppo spesso nella non concorrenza. Un certo grado di non trasparenza é infatti utile, per esempio, alla differenziazione delle condizioni di vendita. Nel voler troppo limitare la discriminazione la normativa finisce poi per ridurre la differenziazione e quindi la concorrenza, con le relative conseguenze negative (prezzi più elevati, minore crescita della produttività, ecc.). 3 Le fasi della normativa e i suoi obiettivi 1986 Ordinanza relativa alla libertà dei prezzi e della concorrenza (Balladur). Esigenza di ridurre l’inflazione e liberalizzazione dei prezzi. Divieto di sottocosto. 1986-1996 La GDO pratica il sottocosto con fuori fattura; regole di fatturazione incerte; pratiche discutibili; «fatturologia»; 1996 Tasso di inflazione ormai ridotto. Le esigenze elettorali e la forza delle lobby: Chirac contro la grande distribuzione. Leggi Raffarin e Galland. L’intervento nell’economia con l’obiettivo di difendere i soggetti “deboli” presenta in realtà il rischio di favorire gli interventi in difesa dei soggetti più “forti” politicamente, socialmente, o dal punto di vista corporativo. Lo stato francese é in effetti intervenuto in difesa dei distributori contro il rifiuto di vendita dei produttori (negli anni 60), dei piccoli commercianti (legge Royer, 1973), poi dei produttori, vietando il sottocosto (loi Galland, 1996) poi ancora dei piccoli commercianti (legge Raffarin, 1996). In nessuno di questi casi gli obiettivi sono stati raggiunti perché le leggi hanno determinato effetti perversi, le imprese le hanno aggirate per evitare questi ultimi, e lo stato é dovuto intervenire successivamente per correggerli. E stato così innescato un circolo vizioso che continua tuttora. 4 La legislazione attualmente in vigore La legge Galland (1996) conferma e precisa la normativa sulla formalizzazione delle condizioni di vendita e delle relazioni I/D. La legge conferma il divieto del sottocosto, chiarisce il metodo di calcolo del livello del sottocosto (SRP) e rafforza le sanzioni in caso di infrazione. La legge Dutreil (2005) modifica in parte le formalità richieste, le sanzioni e la SRP, e reintroduce la possibilità di una riduzione dei prezzi al consumo. La legge Galland, voluta dai produttori, appare all’inizio come una loro vittoria, ma si rivelerà una vittoria di Pirro. Gli effetti perversi della legge hanno spinto i distributori e gli stessi produttori a comportamenti di aggiramento e infine a sollecitare una modifica della legge. Questa é intervenuta nel 2005 ed é riuscita e a migliorare parzialmente la situazione che continua però a presentare molti inconvenienti per produttori e distributori. Tutti gli operatori chiedono ulteriori modifiche, di cui si sta ancora discutendo, in vista di una riforma che Nicolas Sarkozy vuole introdurre rapidamente. 5 B. La legislazione francese sui rapporti I/D: i contenuti principali 6 Gli aspetti principali della legislazione francese riguardanti le relazioni I/D L’esigenza dell’uguaglianza di trattamento: Pratiche restrittive della concorrenza: prezzo imposto e altre pratiche discriminatorie; Normativa sulle pratiche anticoncorrenziali: intese e abuso di posizione dominante. Il controllo dell’eguaglianza di trattamento: Definizione e comunicazione delle condizioni generali e particolari di vendita, della cooperazione commerciale e dei servizi distinti; Fatturazione e rivendita sotto-costo; Abusi, effetti della relazione e estinzione della relazione. La legislazione francese é ampia, (troppo) dettagliata e intrusiva. Si basa sull’esigenza dell’uguaglianza di trattamento e comprende una ampia normativa contro le discriminazioni. Il controllo della eguaglianza di trattamento viene assicurata con una normativa molto dettagliata che impone una formalizzazione elevata e prevede delle sanzioni anche penali, persino superiori a quelle contro la discriminazione. Esaminiamo ora più in dettaglio questa parte sul controllo dell’uguaglianza di trattamento. 7 La definizione e comunicazione delle CGV Ogni produttore e prestatore di servizi deve comunicare a tutti i suoi acquirenti le sue condizioni generali di vendita; Le CGV comprendono: gli sconti non condizionati (quantitativi di consegna, promozionali, di assortimento e ristorni non condizionati), il listino dei prezzi unitari e le riduzioni dei prezzi (base e sconti), le condizioni di pagamento (trenta giorni, salvo disposizioni contrarie); Le CGV costituiscono lo zoccolo della negoziazione commerciale e esse possono essere differenziate in funzione delle categorie dei distributori (es. grossisti e dettaglianti); L’obbligo della comunicazione implica che le condizioni generali di vendita sono trasparenti e quindi non si prestano alla differenziazione, se non nei limiti definiti dalla legge (fra grossisti e dettaglianti). Esse sono il punto di partenza della negoziazione e la sua base, il che significa che il loro valore iniziale é di competenza del produttore. Le condizioni generali di acquisto (CGA) sono lecite e possono integrare le CGV, purché non le modifichino in modo eccessivo creando delle discriminazioni ingiustificate (la circolare Dutreil II, promulgata dopo la legge Dutreil del 2005, sembra attribuire alle CGV la prevalenza). 8 La definizione delle CPV Un fornitore può definire delle condizioni particolari di vendita (CPV), riduzioni di prezzo in contropartita di servizi specifici forniti dall’acquirente, che non sono sottoposte all’obbligo della comunicazione. Rischio di confusione fra le CPV e i contratti di prestazioni di servizi da parte dei distributori (contratti di cooperazione commerciale). La distinzione fra servizi legati alla vendita e servizi legati alla rivendita é economicamente infondata e poco chiara. Le condizioni particolari di vendita possono riguardare il mantenimento di uno stock minimo di prodotti, la centralizzazione degli ordini o delle consegne, il trasporto dei prodotti, la realizzazione di obiettivi quantitativi di vendita. Si tratta essenzialmente di servizi logistici, che possono essere distinti facilmente dai servizi di cooperazione commerciale, nella quale rientrano tutti gli altri. Questi servizi specifici non si prestano alla differenziazione perché non sono molto diversi da un gruppo all’altro nella realtà francese, pochi gruppi multi-canale dominano il mercato e controllano la logistica. 9 La definizione e comunicazione della Cooperazione Commerciale Il fornitore può negoziare con un distributore dei servizi resi da quest’ultimo a titolo della “cooperazione commerciale”; Questi servizi sono “propri a favorire la commercializzazione dei prodotti o servizi del fornitore” e non sono collegati agli obblighi di acquisto e di vendita (legge Dutreil); Devono essere fatturati separatamente (marges arrière): entro il 15 febbraio e la remunerazione del servizio deve essere espressa in percentuale del prezzo unitario netto del prodotto al quale si riferiscono. La cooperazione commerciale può riguardare l’esposizione particolare dei prodotti sul lineare, le operazioni promozionali e/o pubblicitarie, la diffusione di dépliants e cataloghi, gli stand, la presenza di animatori, le operazioni di fidelizzazione, ecc. Poiché il criterio definito nella legge è poco chiaro, la CC ha finito per comprendere tutte le attività del distributore escluse quelle logistiche. La fatturazione separata della CC è obbligatoria perciò vengono predisposte fra produttori e distributori sempre due fatture, una per i prodotti fatturati dal produttore, e la seconda per i “servizi” fatturati dal distributore ai produttori (cooperazione commerciale). 10 Definizione e comunicazione dei servizi distinti Il fornitore può negoziare con un distributore dei servizi resi da quest’ultimo e distinti da quelli figuranti nei contratti di “cooperazione commerciale” (nuova disposizione della legge Dutreil); Si tratta di servizi “separabili dall’operazione di vendita e attinenti alla politica commerciale dei distributori”, offerti “nel quadro di accordi internazionali”, resi da un grossista a un suo fornitore, e “la categoria non é limitativa”; Per i servizi distinti, gli obblighi di formalizzazione del contratto e del tipo di remunerazione sono più limitati di quelli validi per i contratti di CC (marges arrière). Questi servizi sono stati introdotti dalla legge Dutreil per comprendere i corrispettivi degli accordi internazionali, che non facevano parte della cooperazione commerciale e quindi non erano compresi dalla legge. Poiché gli obblighi di formalizzazione sono inferiori a quelli relativi alla cooperazione commerciale, dopo la legge Dutreil una parte importante dei marges arrière é stata spostata su questa categoria. Poiché la categoria non è limitativa, sono stati aggiunte successivamente altre attività come la fornitura di informazioni a carattere economico, l’organizzazione di category management, la gestione dei conti dei clienti, ecc. 11 Un controllo severo della fatturazione e rivendita sottocosto Ciascuna operazione di vendita o di prestazione di servizi deve essere fatturata, pena una sanzione penale (e ammenda di 75000 Euro e fino al 50% della somma fatturata) ; La fattura deve comprendere le informazioni utili sulle parti, l’oggetto del contratto, i prezzi e le condizioni di pagamento; É vietata e sanzionata penalmente la rivendita sottocosto (“revente à perte”) al disotto del prezzo effettivo d’acquisto indicato in fattura (Legge Galland 1996), un coefficiente di 0,9 si applica a questo prezzo per i grossisti. La rivendita sotto costo é sanzionata penalmente, come la non fatturazione, o la fatturazione che non corrisponde a servizi effettivamente prestati. Viene inoltre valutata la corrispondenza tra l’importo della fatturazione e la natura dei servizi forniti. I controlli vengono esercitati dalla Direzione generale della concorrenza, del consumo e della repressione delle frodi, del Ministero dell’Economia e delle finanze (la potente DGCCRF, che dispone di centinaia di addetti) e sono seri e frequenti. 12 La definizione della soglia di sottocosto Il prezzo d’acquisto effettivo é quello unitario netto, cioè il prezzo di listino meno ogni riduzione di prezzo acquisita alla data della vendita e direttamente legata ad essa, Ad esclusione dei ristorni non acquisiti alla data della stessa, ma condizionati ad una prestazione, e dei corrispettivi dei contratti di prestazioni di servizi (legge Galland 1996). Questa soglia é diminuita - a partire dal 1/1/2007 - della eccedenza rispetto al 15% del valore dell’insieme degli altri vantaggi finanziari accordati dal venditore - a titolo di ristorni condizionati, CC e servizi distinti - e espressi in percentuale del prezzo unitario netto del prodotto (legge “Dutreil”2005). La definizione della soglia di sottocosto esclude, per la legge Galland, tutti i marges arrière. In questo modo si attribuisce ai produttori la prima mossa relativa alla definizione del prezzo di vendita al consumo. Il prezzo di cessione “reale”, da allora, è il risultato della negoziazione che si é sviluppata esclusivamente sul livello dei marges arrière. In seguito agli aumenti dei prezzi determinatisi dopo la legge e alle conseguenti reazioni, che vedremo successivamente, inizia una lunga serie di provvedimenti diversi, culminati con la legge Dutreil del 2005. 13 Composizione del prezzo fornitore/distributore Prezzo listino CGV del fornitore Zona di trasparenza Prezzo netto in fattura dei prodotti Prezzo netto/netto Zona di non trasparenza Prezzo netto/ netto/ netto Ristorni incondiz. acquisiti al mom. della vendita Soglia sottocosto Ristorni condizionati non acquisiti al momento della vendita Referenziamento del distributore Servizi specifici del distributore (CC e Servizi distinti) Margini “avanti” Margini “indietro” La figura illustra la composizione del prezzo nella negoziazione fra produttori e distributori. Mette in evidenza i due tipi di margini: “avanti” e “indietro”. I primi sono la differenza fra prezzo di vendita al consumo e la soglia di sottocosto e, dopo la legge Galland, sono diminuiti continuamente. I distributori più competitivi vendono infatti le principali MN (marche nazionali) al livello della soglia di sottocosto. I secondi sono costituiti dall’ammontare della cooperazione commerciale. Dopo la legge Dutreil, il margine reale delle imprese può essere inferiore ai marges arrière quando una parte di questi viene utilizzata per abbassare i prezzi al consumo. 14 C. Gli effetti della normativa francese sull’economia e sul comportamento delle imprese del settore. Dalla legge Galland alla legge Dutreil. 15 La legge Galland ha eliminato il sottocosto ma ha fatto aumentare i prezzi Il prezzo in fattura - soglia del sottocosto - é uguale per tutti i distributori, e diventa un prezzo minimo. La concorrenza si trasferisce in parte sugli altri prodotti, sui servizi, e aumentano i margini dei distributori. La negoziazione si sposta sui “marges arrière”, che non possono essere dedotti dai prezzi al consumo, che così aumentano. L’aumento dei M.A. si traduce in un aumento dei prezzi al consumo delle MN il cui posizionamento peggiora (confronti europei). Il produttore non ha interesse a differenziare il suo prezzo fra i distributori, perché sarebbe costretto ad ridurlo per tutti al livello più basso. I distributori non hanno interesse, individualmente, a premere per una riduzione del prezzo in fattura. In tal caso, dovrebbero accettare una riduzione dei margini “arrière”, dando un vantaggio ai concorrenti. A parità di prezzo in fattura, i concorrenti che hanno ottenuto marges “arrière” più elevati acquistano infatti un vantaggio competitivo. I distributori chiedono quindi marges arrière sempre più elevati e i produttori li concedono perché possono compensarli con l’aumento dei prezzi (che, in conseguenza, non possono che aumentare continuamente). 16 Prezzi e sottocosto prima e dopo la loi Galland (un esempio) 1996 2005 Prezzi di listino 100 107 Sconti in fattura (Promozione, redistribuzione e accordi di gamma) 17% 13% 83 93 11% 26% 74 69 Prezzo in fattura e soglia di sottocosto Totale sconti (marges arrière) (Pubblicità nazionale, assortimento, spazi in lineare, contratti internazionali, testate di gondola, nuove iniziative promozionali) Prezzo di cessione reale (tre volte netto) L’esempio di questo produttore mostra che l’aumento dei marges arrière si é accompagnato ad un aumento del prezzo in fattura e quindi della soglia di sottocosto. L’indice del prezzo di cessione reale - cioè il prezzo in fattura meno tutti i marges arrière - é diminuito. Il produttore ha potuto mantenere suoi margini con l’aumento dei volumi e della produttività. I distributori avevano, nel 2005, un margine medio garantito del 26%, contro l’11% del 1996. 17 All’inizio - quasi - tutti contenti, poi scontenti Le MN aumentano i prezzi, pagano marges arrière elevati e finiscono per perdere quote di mercato a favore delle PL e degli HD. Le PMI pagano elevatissimi marges arrière, sono talora escluse dai lineari - accordi di gamma - e spinte a produrre più PL (quote e prezzi in crescita). I produttori di PL, i distributori meno competitivi e i format più orientati al servizio sono avvantaggiati. I consumatori pagano prezzi più alti, i politici sono sottoposti a pressioni (campagne di stampa). Nei primi anni dopo la legge, l’aumento dei prezzi delle MN si realizza senza sacrifici sulla rotazione (quindi sui volumi) e consente un recupero dei margini dei produttori e dei distributori, ma la situazione cambia soprattutto a partire dal 2000. L’aumento continuo dei prezzi delle MN determina un divario crescente con i prezzi delle Private Label e dell’hard discount e le MN cominciano a perdere quote di mercato. Le PMI, meno forti nella negoziazione, pagano marges arrière più elevati delle MN e rischiano di essere messi fuori mercato o diventare dipendenti della GDO producendo private label. 18 I marges arrière sulle grandi marche sono aumentati sistematicamente Anno 1996 1998 2000 2002 2004 2005 2006 2007 MA * 16% 22% 27% 30% 33,5% 35,3% 37,3% 40% *in % del prezzo netto in fattura Fonte : LSA,ILEC La figura mostra l’aumento continuo dei marges arrière, che é più pronunciato fino al 2000 e rallenta successivamente, ma senza arrestarsi. Contemporaneamente i marges avant diminuiscono e il prezzo di mercato é sempre più vicino alla soglia di sottocosto per la maggior parte delle MN. 19 Il posizionamento di prezzo delle grandi marche in Francia é peggiorato in rapporto al resto dell’Europa Andamento dell’indice dei prezzi per una cinquantina di grandi marche 1997,4°Tr. 1998 2°Tr. 1998 4°Tr. 1999 2°Tr. 1999 4°Tr. 2000 2°Tr. 2000 4°Tr. 2001 2°Tr. 2001 4°Tr. 2002 2°Tr. Francia Germania Regno Unito 96 95 127 96 96 125 98 97 122 98 93 130 96 92 128 98 93 119 95 90 120 97 92 112 100 92 110 101 91 110 Italia Spagna Portogallo Paesi Bassi 98 88 96 106 99 89 100 103 99 91 102 103 97 88 108 103 94 91 98 107 96 90 98 108 96 92 99 108 96 95 97 105 97 95 102 104 97 96 103 102 Source: ILEC Nel periodo successivo alla legge Galland i prezzi delle principali marche nazionali in Francia aumentano mentre in Germania, Gran Bretagna, Olanda e anche Italia (in minor misura) diminuiscono. L’indice rimane nella media europea e ancora inferiore a quello britannico ma, nel 2002, é significativamente superiore a quello tedesco. 20 I margini lordi nelle GSA in Francia sono aumentati 1992 1994 1996 1997 1998 1999 2000 2001 GSA 18,5 18,7 19,3 19,6 20,3 20,6 20,8 21,5 Supermercati 16,9 17,0 17,0 17,3 18,0 18,3 19,4 19,9 M. Popolari 25,7 27,0 27,4 26,1 27,6 24,8 25,0 25,6 Ipermercati 19,2 19,5 20,3 20,8 21,5 21,9 21,5 22,4 (fonte: Insee) L’aumento dei prezzi delle MN, che costituiscono la parte più consistente del fatturato della GDO, favorisce un aumento dei margini dei supermercati e degli ipermercati. Si realizza così un appiattimento del livello dei prezzi dei formati e delle insegne. Il divario nei margini lordi percentuali degli ipermercati e dei supermercati, fra di loro e nei confronti dei magazzini popolari, diminuisce. 21 La legge Galland ha spostato la concorrenza dai prezzi ai servizi e favorito le Private Label Anno 1980 1990 1995 1996 1998 2000 2001 2002 2003 Quota 11,2% 15,2% 17,4% 17,2 19,4% 23,9% 24,6% 25,0% 26,3% di PL Dopo la legge Galland, le PL (in francese MDD=marques de distributeurs) aumentano le loro quote di mercato. Persino un gruppo storicamente contrario alla loro introduzione, come il gruppo Leclerc, decide di cambiare politica, giustificando il mutamento con la possibilità di controllare il prezzo di questi prodotti, contrariamente a quelli delle MN. Anche Auchan, in questi anni, cambia la sua politica, decidendo di rafforzare le sue MDD e introdurre la marca d’insegna invece di puntare soprattutto sulla moltiplicazione delle private label. 22 La legge Galland ha favorito gli hard discount Anno 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2003 Hard discount Supermercati Prod. alim. Supermercati Prod. Non al. Ipermercati Prod. al. Ipermercati Prod. Non al. 1,6% 4,8% 7,6% 9,1% 9,0% 11,8% 12,4% 26,6% 28,3% 28,9% 28,8% 29,7% 30,5% 30,7% 5,6% 6,2% 6,7% 6,7% 7,1% 7,2% 7,3% 27,2% 32,6% 34,1% 34,8% 34,8% 34,1% 34,4% 11,3% 12,2% 12,2% 12,3% 12,2% 11,6% 11,5% Fonti : HD : Nielsen 1992-1998, TSN Secodip 1999-2003 (sur totale GMS, PGC+ Freschi LS) Supermercati e ipermercati : Insee. Gli hard discount - che vendono pochi prodotti di marca - aumentano sistematicamente la loro quota di mercato dopo la legge Galland, malgrado la legge Raffarin, che aveva l’obiettivo di rallentarne lo sviluppo. Le ragioni di questa crescita sono molteplici: anche la prossimità e la semplicità nell’acquisto spiegano il successo dell’hard discount. Ma una delle più importanti cause del suo successo é certamente il crescente divario nel prezzo medio dello scontrino fra questo formato e gli altri, favorito dall’aumento dei prezzi dei prodotti di marca. 23 Gli industriali e le GSA hanno reagito aggirando la legge, e Nicolas Sarkozy é intervenuto A partire soprattutto dal 2002-2003 (domanda in calo, crescita degli hard discount) ritorna la concorrenza sui prezzi delle MN. La legge é aggirata dai distributori attraverso le NIP, che propongono riduzioni di prezzo su gruppi di marche. I distributori abbassano i prezzi sulle PL e i PP che non sono sottoposti ai marges arrière. Intervento di Nicolas Sarkozy - giugno 2004 - e accordo di Bercy (riduzione dei prezzi delle MN del 2%…). Circolare e poi legge Dutreil (2005). Il primo distributore ad avere individuato il modo di aggirare la legge é stato un imprenditore del gruppo Leclerc, che ha inventato il “Ticket Leclerc”. Si tratta di un buono sconto inserito nello scontrino di cassa, concesso a seguito dell’acquisto di un certo numero di prodotti di marca. Il buono consente di ottenere uno sconto in occasione di un acquisto successivo in negozi dello stesso gruppo. Ma queste Nuove Iniziative Promozionali (NIP), che si diffondono presso gli altri distributori, sono complicate da gestire e poco trasparenti per i consumatori, perché il prezzo di un singolo prodotto di marca non é più evidente e le offerte non sono comparabili fra di loro. Gli operatori continuano a premere per una riforma e, dopo il tentativo fallito di una prima circolare Dutreil (“Dutreil 1”), si arriva così alla legge di riforma “Dutreil” del 2005 (che sarà seguita dalla relativa circolare (“Dutreil 2”). 24 Prezzi e sottocosto dopo la legge Dutreil (un esempio) 2006 2007 Prezzi di listino 111.1 114.4 Sconti in fattura (Promozione, Redistribuzione, Accordi di gamma) 13% 13% Prezzo in fattura 96,7 100.1 Totale sconti - marges arrière (Pubblicità nazionale, assortimento, spazi in lineare, contratti internazionali, testate di gondola, nuove iniziative promozionali) 27% 28.00% Massimo sconto consentito dalla legge Dutreil 7% 13 % Soglia di sottocosto 90.0 87.1 Prezzo di cessione reale (tre volte netto) 70,6 72.1 In base alla legge Dutreil la soglia di sottocosto é calcolata deducendo dal prezzo in fattura (a partire dal 1° gennaio 2006) l’eccedenza del 20% dei marges arrière e (dal 1° gennaio 2007) l’eccedenza del 15% dei MA. Nel caso della figura nel 2007 i marges arrière sono del 28% e quindi la soglia di sottocosto (prezzo in fattura) può essere ridotta del 13% (28%15%). Come si vede, la soglia di sottocosto é diminuita del 3% circa. I prezzi delle MN sono effettivamente diminuiti in media di questa percentuale. Nello stesso tempo il prezzo di cessione reale é potuto aumentare, grazie all’aumento dei prezzi in fattura. 25 Le conseguenze della legge Dutreil (2005) I prezzi delle MN in Francia sono diminuiti e si situano ormai nella media europea. Le PL e i PP sono più inflazionisti delle media, e il loro differenziale rispetto alle marche leader comincia a ridursi. L’effetto volume é positivo. Gli ipermercati si riposizionano e crescono più dei super e degli HD. Aumenta la differenziazione dei prezzi fra le insegne. In seguito alla legge le politiche di prezzo della GDO si modificano e i prezzi delle MN riducono il loro divario da quelli delle altre marche. Ritorna la concorrenza di prezzo sulle MN fra i diversi distributori, il che é confermato dal fatto che aumenta la differenziazione dei prezzi fra le insegne. La differenza fra l’insegna competitiva e quella meno competitiva passa effettivamente da 7 punti nel 2006 a 13 punti nel 2007. 26 Un riposizionamento generale delle marche Andamento dei prezzi per tipo di marca Marche Nazionali MDD (PL) Primi Prezzi 12/200412/2006 +1,1% +0,4% +3,9% 06/200606/2007 -3,2% +0,9% +1% Nella tabella si può osservare che i PP sono più inflazionisti delle MN nel 2005 e 2006. Anche le PL, prima deflazioniste, sono diventate inflazioniste e il differenziale di prezzo di entrambe rispetto alle MN si sta riducendo. La tendenza si accentua nel 2007: fra il giugno 2006 e il giugno 2007 il prezzo delle PL cresce di circa l’uno per cento come quello dei PP mentre il prezzo delle MN diminuisce del 3,2%. 27 Gli ipermercati si riposizionano e diventano meno inflazionisti nel 2006 Inflazione 2005-2006 Ipermercati Supermercati Hard discount MN (Marche Nazionali ) -1,83% -0,92% n.s. Totale marche +0,04% +0,12% +0,52% Gli ipermercati erano i più penalizzati dal divieto del sottocosto non soltanto perché la loro percentuale di PL é inferiore a quella degli altri formati, ma anche perché essi devono essere più competitivi sul prezzo per poter attrarre i consumatori in localizzazioni extraurbane. Dopo la legge, essi accentuano il loro divario di prezzo sulle MN rispetto ai supermercati e agli hard discount. Riposizionandosi, essi crescono di più dei super e degli HD. Fra il marzo del 2006 e il marzo del 2007, gli ipermercati crescono del 4,2% mentre i supermercati crescono soltanto dello 0,9% e gli hard discount diminuiscono (-0,8%). 28 I prezzi delle grandi marche in Francia si sono riposizionati Paese Francia Germania GB Italia Olanda Spagna Portogallo 2002 101 91 110 97 102 96 96 2006 93 94 94 96 91 99 103 Fatto 100 il livello medio dei prezzi delle 50 marche più importanti in Europa Si vede nella tabella che i prezzi in Francia sono divenuti più competitivi in rapporto a tutti i principali paesi europei, esclusa l’Olanda (dove peraltro, negli ultimi anni, si é sviluppata una accesa concorrenza sui prezzi al consumo). Questo risultato non dipende soltanto dalla nuova legge, ma anche dal mutamento della congiuntura e dal contesto concorrenziale (minore crescita della domanda, continua minaccia degli hard discount). Ma la legge ha senz’altro favorito il riposizionamento perché consente di praticare riduzioni di prezzo in misura maggiore e con minori complicazioni che tramite le NIP. 29 Le luci... dopo la legge Dutreil Le MN subiscono più pressioni sui prezzi ma riconquistano quote di mercato rispetto alle PL e agli HD. Le PMI industriali subiscono meno pressioni sui prezzi delle loro PL. I distributori più competitivi riconquistano quote di mercato. I discounter tradizionali (Leclerc, Intermarché..) recuperano terreno di fronte agli hard discount (salvo Lidl). Dal punto di vista dell’evoluzione dei prezzi, tutti gli operatori economici hanno ragione di essere soddisfatti. Anche i consumatori e il governo sono soddisfatti della riduzione dei prezzi delle marche nazionali. Gli unici che sembrano penalizzati, in misura parziale, sembrano gli hard discount (ma le insegne più forti, come Lidl e Aldi, continuano a crescere). 30 Le ombre ... dopo la legge Dutreil I distributori continuano a domandare marges arrière più elevati…. I MA aumentano, i prezzi in fattura sono superiori a quelli al consumo, difficoltà di definizione della soglia di sottocosto. Continuano le distorsioni nelle competenze commerciali di acquirenti e venditori. I costi di transazione (assistenza giuridica) e i rischi giuridici sono elevati (condanne di Intermarché, Leclerc, Système U) senza vantaggi per i produttori. Alcuni inconvenienti della regolamentazione rimangono. La concorrenza orizzontale (dei distributori) é più attiva e si trasferisce in una pressione a monte più forte. Ma questa continua a esprimersi in una domanda di marges arrière più elevati che i produttori anticipano alzando i prezzi di listino. I marges arrière continuano così ad aumentare e sono divenuti ben più elevati dei margini totali dei distributori, che quindi ne utilizzano una parte per abbassare i prezzi. Ma marges arrière così elevati non possono più avere corrispettivi reali, e ciò pone gli operatori, e soprattutto i distributori sui quali incombe l’onere della prova, in una situazione di elevato rischio giuridico. 31 Una amministrazione che prendeva (un po’ troppo) l’iniziativa... Un numero significativo di decisioni giudiziarie risultanti dall’azione del ministro (tutte quelle penali). Un volume elevato di azioni giudiziarie fra operatori (quasi totalmente di fronte al giudice civile). Azioni che industriali. Ma Nicolas Sarkozy sta cambiando politica.... non hanno portato nessun vantaggio reale agli Gli operatori si sono limitati ad intentare azioni civili, riguardanti perlopiù le interruzioni abusive del rapporto commerciale. Al contrario l’autorità amministrativa abilitata (la DGCCRF) ha citato numerosi distributori per infrazione alle norme sulla fatturazione dei MA. Sono state allora comminate alcune condanne in primo grado di giudizio ma, nella più emblematica di queste, l’amministrazione é stata già sconfessata in secondo grado. Si tratta del caso del Galec (Centrale di acquisto del gruppo Leclerc) condannata dal tribunale del commercio di Nanterre, nel novembre del 2005, a una ammenda civile di 500.000 € nonché alla restituzione di 23,3M€ a fornitori dai quali aveva ottenuto MA sulla base di contratti di CC “senza contropartite” e “retroattivi”, secondo la sentenza. Ma la corte d’appello di Versailles ha annullato la sentenza del tribunale, giudicando che l’azione del ministro in sostituzione dei privati viola la convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il ministero é stato condannato a pagare un’ammenda di 5000 € al Galec. 32 D. Bilancio, opzioni e prospettive. 33 La normativa francese: un esempio da analizzare ma non da imitare? Eccesso di dettaglio, mutamenti troppo frequenti di obiettivi e prospettive. Non raggiungimento degli obiettivi di difesa delle PMI. Confronti internazionali sfavorevoli, critiche OCSE e UE. Perturbamento del mercato, penalizzazione delle aziende eccellenti e generale scontentezza degli operatori. Industria e Distribuzione si avvicinano: dal conflitto verso la collaborazione e il fronte comune verso l’amministrazione? I confronti internazionali rivelano che la Francia é il paese occidentale caratterizzato dalla regolamentazione più pervasiva in tema di commercio. Sui rapporti industria/distribuzione l’OCSE e la UE hanno più volte espresso la loro preferenza per legislazioni che sanzionino la vendita sottocosto solo quando essa ha conseguenze anticoncorrenziali (per esempio é una manifestazione di un abuso di posizione dominante). Il divieto di rivendita sottocosto come tale é invece considerato un tipo di regolamentazione che determina più svantaggi che vantaggi ai consumatori. Ma anche in Francia, più particolarmente negli ultimi mesi, la situazione sta cambiando: industria e distribuzione si avvicinano e discutono i temi di una possibile riforma più radicale da proporre, insieme, al governo. 34 Temi della riforma sui quali esiste un certo consenso Semplificazione della normativa. Alleggerimento del formalismo giuridico dei contratti: istituzione di un solo contratto contenente tutti gli elementi della negoziazione commerciale. Depenalizzazione del regime delle sanzioni miglioramento del regime delle sanzioni civili. e Produttori e distributori sono d’accordo sull’obiettivo della semplificazione della normativa e sulla sua depenalizzazione parziale. La riduzione del formalismo giuridico potrebbe realizzarsi attraverso la definizione in futuro di un solo contratto, frutto del confronto dei rispettivi “business plan” degli operatori. Questo contratto dovrebbe comprendere tutti gli sconti, i ristorni, la cooperazione commerciale, i servizi distinti e dovrebbe indicare il prezzo finale di cessione. La sanzione civile dovrebbe essere generalizzata per la vendita sottocosto, la comunicazione delle CGV, il formalismo legato ai contratti di cooperazione commerciale, mentre la sanzione penale resterebbe vigente per la fatturazione e i tempi di pagamento. 35 Temi più controversi della riforma Evoluzione verso il triplo netto e avvenire del divieto di sottocosto (pressioni di Sarkozy) Statuto da conferire alle condizioni di vendita Commissione di esame delle pratiche commerciali (CEPC): rafforzamento del suo ruolo? Creazione di una autorità amministrativa indipendente di regolazione del settore? La “piattaforma” che é stata elaborata in comune fra industriali e distributori prevede anche che si mantenga il divieto di sottocosto, il cui livello verrebbe portato al triplo netto. Tutti i MA sarebbero quindi deducibili dal prezzo di listino per il calcolo del livello di sottocosto (SRP “seuil de revente à perte”). Si riflette anche sulla possibilità di modificare le condizioni d’azione del ministro limitando le sue prerogative, nonché di concentrare il contenzioso sulla concorrenza davanti alle giurisdizioni già specializzate in materia di concorrenza. 36 Conclusione Anche in Francia infine si stanno ampliando gli spazi di collaborazione fra le parti. Gli operatori rinunciano a chiedere soluzioni legislative costrittive e sanzionatorie che creano tensioni, sono aggirate e non assicurano stabilità. Si va verso soluzioni discusse, negoziate fra le controparti, orientate da un governo più attento ai risultati economici. Sembra la strada giusta per arrivare a soluzioni più utili per tutti e più durevoli nel tempo. Il bilancio della legislazione francese in tema di rapporti industria distribuzione non appare positivo né agli operatori, né al governo attuale. Una riforma governativa é alle porte i cui obiettivi sono la maggiore libertà degli operatori e una deregolamentazione che limiti l’intervento pubblico alla difesa della concorrenza più che al controllo dei prezzi. Produttori e distributori sono sempre più interessati a sgombrare il campo dei problemi sollevati, più che risolti, dalla regolamentazione. Per occuparsi di più, finalmente, del confronto e della collaborazione commerciale nell’interesse comune, creando maggior valore aggiunto per entrambi attraverso la soddisfazione dei consumatori. 37