Dallapizza alle scarpe ecco la rivoluzione dei negozi self
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Dallapizza alle scarpe ecco la rivoluzione dei negozi self
Dallapizza alle scarpe ecco la rivoluzione dei negozi self-service CATERINA PASOLINI ORO mostrano e consegnano, spesso aprezziridotti: nello stesso spazio trovi macchine per bibite e tramezzini, caffè e pasti pronti, oppure singoli distributori per libri e ipod, musica, film e gioielli, senza dimenticare u n sextoy per movimentare la serata. Cresciuti del 25 % in due anni, raccontano un'Italia che cambia. E se in Messico per i cercatori di fede impazienti di miracoli c'è persino il distributore automatico di santini e a Londra trovi le scarpe da tennis sotto vetro, da noi, più epicurei, scovi in Liguriailpesto sopraffino, compri pizza calda alla Malpensa, pane fresco in mezzo ai monti della Valsassina. Mentre i piccoli negozianti mettono un distributore notturno fuori dalla saracinesca per continuare a far affari anche con i ritardatari, usciti affama- L ti dagli uffici, e sopravvivere alla guerra con la grande distribuzione. E nascono mini supermercati self service aperti 24 ore su 24, come a Selvazzano in provincia di Padova, dove basta un tocco sul pannello touch-screen e si può comprare una decina di prodotti, dalla pasta ai pelati. Macchine alla conquista del mercato, della strada. Hanno cominciato negli anni '90 negli uffici: la classica postazione del caffè da allora, complice la mancanza di tempo e i costi inferiori, ha dilagato tanto che in Italia ormai di tecno negozi o distributori ce n'è uno ogni 25 abitanti, con 22 milioni di consumatori frettolosi davanti a due milioni e mezzo di macchinette. Tanto che il fatturato complessivo del settore nel 2011 era di 2 miliardi e seicento milioni di euro, salito del 2,3% rispetto all'anno prima. Sei miliardi e passa di consumazioni, 50 milioni quelle di orodotti freschi. Il mercato si allarga, esce dai palazzi invade piazze, mezzanini mano a mano che cambiano i comportamenti, l'organizzazione del lavoro e della famiglia, gli stili di vita. «Con la crisi i negozi automatici sono stati uno sfogo per chi cercava u n a via commerciale nuova, con u n investimento ridotto, e un'occasione per i clienti a tempo pieno. E nonostantelavenditasiaautomatizzata, il settore, tra preparazione e consegne dà lavoro a 35milapersone».Cosiracconta Lucio Pinetti, presidente di Confida, (l'associazione italiana distribuzione automatica) che resta contrario ai negozi tecno che vendano alcol: «Difficile controllare che non lo comprino minorenni, opersone già ubriache». Sempre più negozi automatici invadono le città perché 0 paeseècambiato,l'acquirente non è più lo stesso, spiegali sociologo deiconsumiVanniCo- deluppi. «Sicuramente c'è una motivazione economica nel scegliere prodotti dai distributori: costano meno e sono sempre disponibili in un epoca in cui gli orari di lavoro, i ritmi di vita e compiti famigliari sono fluidi». Quello che è soprattutto diverso daprima, secondo ildocente universitario, è soprattutto l'atteggiamento dei consumatori: vogliono u n rapporto diretto con il prodotto, «hanno le idee chiare, sanno cosa vogliono e n o n sentono il bisogno di mediazioni e consigli». Oppure in quelle macchinette senza sguardo cercano invece proprio l'assenza di rapporto, evitano il timore del giudizio altruiperché si imbarazzano a fare qualche acquisto. Come dimostrali caso di Recco, in Liguria, dove da quando hanno messo un negozio automatico di giochini erotici, sono andati a ruba gli stessi sex toys che in farmacia restavano ad impolverarsi tristemente sugli scaffali.