Oblivion + Il sussidiario a Roma

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Oblivion + Il sussidiario a Roma
Oblivion + Il sussidiario a Roma
Scritto da Oblivion
Giovedì 08 Novembre 2012 10:43 - Ultimo aggiornamento Lunedì 08 Aprile 2013 13:53
[Roma] Uno spettacolo a tutto tondo, spassoso dalla risata sana e sincera, acuta e mai
volgare; liberatorio perché come il cinema d’epoca, che riprende nei titoli, non solo di coda,
proiettati sul fondale del palcoscenico, esprime il sogno, l’evasione anche quando è satira
dell’attualità; geniale per la poliedricità degli artisti, attori, cabarettisti, mimi, ballerini e molto
altro e la capacità di stupire e far ridere con la musica, risorsa da veri virtuosi, oltre che grazie
ad un’ampia conoscenza della melodia italiana.
A sipario chiuso come un carosello, poesia e reclame si mescolano invitando gli spettatori ad un
gioco ironico nel quale all’inizio si crede come bambini incantati, trasportati nel giro di qualche
minuto nel sogno… un po’ come Alice nel Paese delle meraviglie. Inizia così un viaggio
rocambolesco di due ore senza sosta, nel quale si smarrisce la cognizione del tempo, trascinati
dal ritmo che non perde una battuta del travestimento continuo. Uno spettacolo con risorse
illimitate che si reinventa di continuo in un gioco di luci e costumi senza effetti speciali di
ridondanza ma con una cura strepitosa e qualche effetto cinematografico che amplifica
l’immedesimazione, come la proiezione del bosco con la tenda degli scout o la sigla luminosa
del Burlesque che diventa Berlusque.
Non è facile capire da dove cominciare per raccontare l’avventura di questi cinque irresistibili
artisti, cantanti e attori, cabarettisti e comici, leggeri ma serissimi… Sette anni intensi spesi nel
teatro di rivista e nei musical, poi l’esplosione su Internet: ad oggi quasi due milioni di contatti
ricevuti in due anni da “I promessi sposi in dieci minuti”, geniale micro-musical messo online su
You Tube dagli Oblivion per farsi conoscere in modo diretto dal grande pubblico. La tv
orizzontale di Internet spinge subito il teatro ad accogliere nel modo migliore il loro show,
grazie anche alla divertita quanto rigorosa regia di Gioele Dix. Migliaia di studenti impazziscono
per le parodie culturali degli Oblivion (“I promessi sposi”, appunto, ma anche “Shakespeare in
sei minuti”, “Dante”, “Pinocchio”….), nascono così le lectio dementialis sui Promessi Sposi
nelle scuole italiane e un libro con dvd (“I promessi esplosi”) tra il didattico e il comico. Una
trasversalità di grande attualità di mezzi, dunque, in un gruppo innamorato di una comicità
vecchio stile, elegante e d’autore come non la si vede quasi più, se non con quei toni
fané
nazional popolari, che fanno sorridere.
Gli Oblivion, a mio parere, riescono ad unire un linguaggio moderno all’impianto tradizionale del
teatro dei travestimenti con oggetti e costumi raccolti nei bauli, ad esempio; riuscendo a
spaziare dalle suggestioni di Bollywood, con l’ironia che si abbatte sui miti della medicina
naturale orientale e i benefici dello yoga – che torna nel video finale della sigla dello spettacolo
– alla pruderie ingenua e goffa degli scout di casa nostra, che sono pur sempre dei ragazzi
adolescenti con la voglia di scoprire il mondo. Il gruppo ammicca al cabaret ma anche al
café chantant
e lo dichiara, ma non dimentica l’evoluzione - o forse sarebbe meglio dire la deriva, in ogni
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caso la versione dei giorni nostri - con il dilagare del
burlesque
, che sembra una scoperta ma è solo un recupero mal trattato. Gag più o meno ingenue si
alternano ad una satira del costume e della politica, corrosiva: è il mondo della scuola ad
essere preso in giro con le sue strampalate sperimentazioni che seminano ignoranza; e
ovviamente la politica dei nostri giorni con la copertina del “Time” versione primarie degli Usa e
casa nostra. Forse l’unico cedimento, la tentazione di colpire Berlusconi, per noi davvero un
po’ troppo domestico.
Con gli Oblivion l’innovazione non è rottura ma capacità di reinventare il classico conoscendolo,
e sono decisamente originali la “Divina Commedia” e “I promessi sposi” la cui parodia è
raccontata attraverso la canzone italiana con un repertorio senza limiti, stravolto senza mai
perdere la finezza dell’aggancio, del qui pro quo. Questo gruppo è composto indubbiamente
da gente che ha studiato molto la musica e il linguaggio e conosce le sinestesie e i loro effetti!
L’improvvisazione è sconosciuta e l’effetto sorpresa così lieve lascia intuire una trama fitta e
densa.
Il Sussidiario con tutte le sue materie è rovesciato in una società, parodia di se stessa, che
attraversa la letteratura da Dante, a Collodi con il suo “Pinocchio”, sino a’ “I promessi sposi”, si
cimenta con la musica con delle prove vocali da veri virtuosi e ancora passa in rassegna la
storia con un gioco geniale e impertinente: le dirette dalla storia raccontate alla radio come le
partite di calcio di un campionato grottesco, tra gerarchi fascisti, Greci e Troiani, Francesi e
Inglesi a Waterloo.
Diletto e talento raggiungono il loro apice in una sorta di gioco televisivo – la cui astrusità
rimanda ad una critica sottile del nostro vivere, sempre più improntato al piccolo schermo che
più che rifletterci ci proietta – dove si uniscono due diversi cantanti, musicisti o gruppi musicali,
attraversando il tempo e qualsiasi logica. Gli Oblivion riescono a creare una sintesi dall’effetto
stupefacente e un po’ allucinatorio, di grande raffinatezza. E’ la volta del Quartetto Cetra e
Rodolfo De Angelis, Giorgio Gaber e la follia organizzata dei Monthy Python, di Lady Gaga e
Johann Sebastian Bach; oppure di Eros Ramazzotti e la Sardegna. Se all’inizio si è quasi
dispiaciuti di vedere ‘massacrare’ la melodia italiana verso la fine non si può che diventare
conniventi.
Uno spettacolo a tutto tondo, spassoso dalla risata sana e sincera, acuta e mai volgare;
liberatorio perché come il cinema d’epoca, che riprende nei titoli, non solo di coda, proiettati sul
fondale del palcoscenico, esprime il sogno, l’evasione anche quando è satira dell’attualità;
geniale per la poliedricità degli artisti, attori, cabarettisti, mimi, ballerini e molto altro e la
capacità di stupire e far ridere con la musica, risorsa da veri virtuosi, oltre che grazie ad
un’ampia conoscenza della melodia italiana.
Ilaria Guidantoni (SaltINaria)
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Giovedì 08 Novembre 2012 10:43 - Ultimo aggiornamento Lunedì 08 Aprile 2013 13:53
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