«I corpi pompieri devono reclutare i giovani»

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«I corpi pompieri devono reclutare i giovani»
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
12 / MARZO 2012
PRIMO PIANO
Walter Egger, presidente onorario del comitato mondiale dei pompieri
«I corpi pompieri
devono reclutare
i giovani»
Il sessantasettenne Walter Egger vanta una lunga e brillante carriera
nei pompieri. Alla fine di novembre egli si è dimesso dalla carica di
presidente del comitato mondiale durante la conferenza congiunta del
Comitato tecnico internazionale di prevenzione ed estinzione del fuoco
(CTIF) e della Federazione svizzera dei pompieri (FSP). Ci ha rilasciato la
seguente intervista.
Signor Egger, Lei è stato avviato alla carriera nei
pompieri dalla famiglia?
Si può dire di sì. Fare il pompiere è una vera tradizione di
famiglia. Il mio padrino era comandante dei pompieri di
Adlikon (ZH). Da bambino ero molto affascinato da come
girava con il berretto in mano dopo le esercitazioni e distribuiva monete da cinque franchi ai suoi subordinati.
Ero molto orgoglioso del fatto che il capo fosse uno della
famiglia.
Dall’epoca della Sua entrata nei pompieri negli
anni ’60 sono cambiate molte cose?
Moltissime. Oggi gli attrezzi e il materiale sono decisamente migliori. All’epoca portavamo ad esempio pantaloni neri
di fustagno. Il progresso è sicuramente un fatto positivo,
ma solleva la domanda fino a dove possiamo spingerci senza pretendere troppo dai pompieri di milizia. Mi riferisco
all’uso di attrezzi molto tecnologici come le autoscale e le
termocamere a infrarossi. I pompieri volontari sono costretti a frequentare i corsi necessari nel loro tempo libero.
Di recente Lei ha organizzato una conferenza intitolata «Organizzazioni di salvataggio: professione
o hobby?». Qual è la risposta a questa domanda?
Per l’anno europeo del volontariato ho voluto sollevare la
domanda se è ancora possibile prestare servizio nei pompieri al di fuori dell’orario di lavoro e fino a che punto si
possono ancora strapazzare i pompieri di milizia. Il titolo
della conferenza ha acceso un vivace dibattito. Uno dei
presenti ha spiegato che fare il pompiere non è soltanto
un hobby. Tuttavia non si può dare una risposta definitiva.
Secondo Lei i pompieri dovrebbero essere ancora
più professionalizzati?
I grossi agglomerati urbani
dispongono già di pompieri
professionisti, poiché in
questi casi sono necessari.
Ma fino a che punto vogliaWalter Egger, nato nel 1944, entrò a far parte dei pompieri di Adlikon (ZH) a diciannove anni. Falegname
mo o possiamo spingerci? A
di formazione e comproprietario di un mobilificio, egli intraprese una brillante carriera nei pompieri da
mio avviso la situazione atoperatore di apparecchi fino a comandante. Assunse la presidenza del consorzio dei pompieri di
tuale è la soluzione ideale.
Dielsdorf, della federazione cantonale dei pompieri e dal 1998 al 2004 della Federazione svizzera dei
Servono entrambi, sia i
pompieri (FSP). Nel comitato mondiale (CTIF) è stato dapprima cassiere, poi segretario generale e dal
pompieri professionisti che
2004 al 2011 presidente. Nel 2011 è stato nominato presidente onorario del CTIF. Nel 2006 ha ricevuto il
quelli di milizia. I corpi pomdottorato honoris causa dall’università di San Pietroburgo.
pieri di milizia assumono anWalter Egger vive tuttora con la sua consorte ad Adlikon presso Regensdorf, dove è stato attivo in politiche un ruolo sociale, sopratca per 20 anni.
tutto nelle regioni rurali.
Walter Egger
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«Si pone la domanda fino a che punto si possono ancora strapazzare i pompieri di milizia».
Molti corpi pompieri faticano però a reclutare
nuove leve.
Un relatore proveniente dalla Germania ci ha spiegato
che i comuni di uno stato federale faticano a garantire la
sicurezza dei cittadini. In Francia mancano giovani volontari per i corpi pompieri. E anche una parte dei comuni
svizzeri riescono a raggiungere a fatica l’organico regolamentare. Credo che dipenda molto da come si dirige il
corpo pompieri. Come in un’associazione di calcio, i responsabili devono dare il buon esempio e coinvolgere le
persone. Si devono reclutare i giovani.
Come si possono attirare i giovani?
Ritengo che sia importante promuovere le associazioni
dei giovani pompieri. Negli ultimi dieci o quindici anni
sono stati compiuti molti progressi in questo senso. Si organizzano concorsi e gare per giovani pompieri. Ma in
Austria e Germania sono più avanti di noi.
Ciò che vale per le associazioni di calcio, vale anche per i
pompieri: bisogna conquistare l’attenzione dei bambini
prima che entrino a far parte degli scout, della squadra di
pallacanestro o del velo club locale. Bisogna attirarli pre-
sto offrendo attività interessanti. Ci troviamo in una buona posizione nella gara per assicurarci le giovani leve. I
pompieri esercitano infatti un forte fascino sui bambini.
Molti dicono «da grande voglio fare il pompiere», e chi da
bambino non ha mai giocato con il camion dei pompieri?
Se durante un’esercitazione di salvataggio al terzo piano
chiediamo chi vuole scendere per primo con l’autoscala,
gli adulti arretrano di un passo mentre i bambini si fanno
subito avanti. Dobbiamo sfruttare questo fascino.
Si è discussa a più riprese la possibilità di introdurre un obbligo generale di prestare servizio, che
comprenderebbe anche i pompieri. Qual è la Sua
opinione in merito?
«Mai dire mai», perché non sappiamo come si presenterà
il settore della sicurezza tra quindici anni. Parlando con i
responsabili dei Paesi con pompieri volontari emerge tuttavia che in generale si vuole mantenere il sistema attuale. In Svizzera non credo che ci discosteremo dalle legislazioni cantonali e dalle strutture politiche decentralizzate.
Finché tutto funziona con le regole attuali, le autorità non
si preoccupano di cambiare il sistema. Mi chiedo poi se
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non sono in grado di far fronte ad alluvioni o periodi di
siccità. In caso di catastrofi serve l’intervento della protezione civile e dell’esercito con le loro truppe e il loro materiale pesante. La collaborazione tra le organizzazioni
deve quindi essere chiaramente definita. Ma noi pompieri
e in generale tutti i soccorritori abbiamo lo stesso obiettivo. Inoltre siamo persone flessibili e volenterose.
Le differenze tra i corpi pompieri dei vari Cantoni
sono molto pronunciate?
Una delle principali differenze risulta dal fatto che solo 19
dei 26 Cantoni hanno un’assicurazione immobiliare cantonale. Nei rimanenti 7 sono le agenzie private ad assicurare gli immobili. Le assicurazioni immobiliari cantonali assumono una parte consistente dei costi dei pompieri e
sussidiano le attrezzature, gli equipaggiamenti e l’approvvigionamento idrico. Non ho però riscontrato particolari
differenze di mentalità.
«Ritengo che sia importante promuovere le associazioni dei giovani pompieri».
una persona obbligata a prestare servizio nei pompieri
s’impegnerebbe in prima linea anche in caso di sinistro.
Che cosa ne pensa dell’eterogeneità cantonale?
Sarebbe utopistico cercare di riunire tutti i Cantoni sotto
un unico mantello ed affermare: «funziona solo così!».
Non avrebbe ad esempio senso distribuire la stessa quantità di assorbenti per idrocarburi o di materiale specifico a
tutti i Cantoni. Il Canton Zugo deve disporre di un sistema
di soccorso diverso da quello del Canton Uri. Il Canton
Basilea-Città deve far fronte a minacce diverse da quelle
del Canton Grigioni. È tuttavia necessaria una collaborazione stretta, una specie di holding. Oggi è quantomeno
possibile conseguire un diploma d’istruttore dei pompieri
riconosciuto in tutta la Svizzera. Qualcuno deve però assumere il coordinamento.
Si riferisce alla Coordinazione svizzera dei
pompieri (CSP)?
Esatto. La Federazione svizzera dei pompieri non ha la facoltà di ordinare ai Cantoni ciò che devono fare. È quindi
importante il ruolo di una CSP politicamente legittimata.
La CSP è per così dire il potere esecutivo.
E la Confederazione non dovrebbe immischiarsi?
No, è sempre meglio partecipare che stare a guardare.
Per certi sinistri entrano in azione altre organizzazioni, in
cui la Confederazione assume un ruolo centrale. È importante chiarire le sinergie.
Sta parlando della protezione della popolazione?
Esatto. I pompieri hanno sotto controllo gli eventi quotidiani, il cosiddetto Daily Business, ma con i loro organici
In qualità di presidente mondiale Lei avrà visto
molti modelli di pompieri.
Sono stato in 50 Paesi e ognuno ha le sue particolarità.
Non è possibile copiare tale e quale una soluzione. La tradizione che i pompieri hanno in Svizzera non si può ad esempio trasferire in Bulgaria o in Romania, dove i pompieri
sono nati dall’esercito. Al Nord si è già cercato di privatizzare i pompieri. In Inghilterra e negli USA si punta soprattutto
sui pompieri a tempo parziale. In Sudamerica esistono
pompieri professionisti che non dispongono però di un
equipaggiamento ed entrano in azione con gli abiti civili.
Avrà sicuramente molti aneddoti da raccontare?
Ho visto le cose più incredibili. Anni fa un sindaco dell’America centrale ci spiegò che la sua città era suddivisa in
tre zone d’intervento. Quando qualcuno gli chiese quali
pompieri fossero responsabili della zona sud, egli rispose
candidamente «quelli che hanno la benzina per arrivarci».
Ora che ha concluso la sua carriera nei pompieri,
che cosa farà?
Ho in previsione due o tre progetti privati, ma non escludo di dedicarmi anche a qualche progetto umanitario. In
Romania mi è stato chiesto di collaborare nella Croce verde ambiente. In quest’organizzazione potrei sfruttare la
mia rete di relazioni internazionali. Mi sono però ritirato
dai pompieri e dalla politica. È giunto il momento di lasciare il posto alla prossima generazione.
Signor Egger, La ringrazio per l’intervista.
Intervistatore:
Pascal Aebischer
Redattore capo «Protezione della popolazione», UFPP