La politica per le energie sostenibili in Europa: alcuni
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La politica per le energie sostenibili in Europa: alcuni
La politica per le energie sostenibili in Europa: alcuni spunti di riflessione A cura della dott.ssa Angela Di Nocera – Centro di Documentazione Europea Università degli Studi del Molise La politica per le energie sostenibili è diventata sempre più importante in Europa dal momento che il sistema energetico ha un ruolo fondamentale nella lotta contro il cambiamento climatico, esso infatti è responsabile dell’80% delle emissioni di gas serra (fonte: Agenzia Europea per l’Ambiente). Gli scenari futuri, al riguardo, non sono affatto rassicuranti, prefigurando un incremento della temperatura del pianeta compreso tra i 2 e i 4 gradi centigradi - margine di variazione in realtà piuttosto ampio, legato alle scelte future di politica economica ed energetica e all’evoluzione del progresso tecnico. Su questo tema, in sede internazionale, l’Unione Europea ha assunto una ferma posizione rivolta a contenere il più possibile gli effetti del riscaldamento del pianeta, limitando le emissioni di gas serra e l’aumento della temperatura entro i 2 gradi. Incentivare le fonti rinnovabili rappresenta la via più efficace verso il traguardo di un sistema energetico sostenibile sotto il profilo economico e ambientale. Le rinnovabili sono fonti pulite, “emettono una quantità ridotta di gas serra o non ne emettono affatto e la maggior parte di esse apportano notevoli benefici in termini di qualità dell'aria”. Rappresentano, pertanto, la base su cui fondare il nuovo modello economico sostenibile, a basso consumo di carbonio, e sostanzialmente realizzare una nuova rivoluzione industriale (Commissione Europea, 2007)1. Attualmente il modello energetico europeo è molto vulnerabile perché ancora dipendente dagli idrocarburi e da paesi fornitori spesso instabili sotto il profilo politico ed economico. Il consumo energetico dell’Unione Europea è molto elevato, circa 1.703 Mtep, ed è soddisfatto in gran parte dalle fonti fossili – per il 37% circa dal petrolio e per il 16% circa da fossili solidi – e dal gas naturale (24%) (Commissione Europea, 2011). Fig. 1 – Consumo di energia per fonte – Europa (in % sui consumo lordi totali) 1 Commissione Europea (2007): Energy for a changing world – An Energy policy for Europe, COM 1 def. 1 Le fonti rinnovabili hanno un peso ancora modesto, che solo nel 2010 ha raggiunto l’incidenza del 12% dell'insieme di fonti energetiche utilizzate, traguardo fissato fin dal 1997 (Commissione Europea, 2011)2. E’ mancata, a parere della stessa Commissione europea, tuttavia, una politica efficace di promozione delle fonti rinnovabili di livello europeo. I miglioramenti ottenuti negli ultimi anni sono dunque essenzialmente il risultato dell’impegno significativo di alcuni paesi membri e hanno interessato diversi settori in misura disuguale: a fronte dei successi conseguiti nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, pochi passi in avanti si sono compiuti nei settori del raffreddamento e del riscaldamento3. 2 3 Commissione Europea, Direzione Generale per l’energia (2011): Key Figures. I settori del riscaldamento e del raffreddamento rappresentano circa metà dei consumi finali d’energia. 2 Fig. 2 – Percentuale di elettricità generata da fonti rinnovabili sui consumi lordi totali – Eurostat, 2012 3 Fig. 3: Incidenza percentuale di energia rinnovabile su consumo lordo finale (2010) 70 61,1 60 47,9 50 40 32,6 30 20 12,5 10 5,1 19,7 11 9,2 24,6 23,4 24,3 22,2 13,8 32,2 30,1 5,5 13,812,9 10,1 9,2 2,8 9,8 9,4 8,7 4,8 19,8 0,4 3,8 3,2 Norway United Kingdom Sweden Finland Slovakia Slovenia Romania Portugal Poland Austria Malta Netherlands Hungary Luxembourg Lithuania Latvia Cyprus Italy France Spain Greece Ireland Estonia Denmark Germany Czech Republic Bulgaria Belgium EU (27 countries) 0 Fonte: Eurostat, 2012 Vincoli forti allo sviluppo di nuove fonti energetiche sono da individuare nel quadro normativo e amministrativo che ha spesso contenuti poco chiari e contraddittori, quali quelli inerenti le procedure di autorizzazione necessarie alla costruzione e alla gestione degli impianti, le certificazioni di conformità, l’effettiva libertà di accesso alle reti di distribuzione (Commissione Europea, 2007)4. Nella Comunicazione della Commissione “Due volte venti per il 2020”5 del gennaio 2008 si è definita la strategia futura per la tutela del clima e per un’energia sicura, sostenibile e competitiva. Espressa in sintesi nel principio 20-20-20, essa si articola in tre punti essenziali, attraverso i quali per la prima volta, si fissano obiettivi in termini quantitativi vincolanti per gli stati membri: riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020 e del 50% entro il 2050; miglioramento dell’efficienza energetica attraverso la riduzione del 20% dei consumi; incremento del contributo delle energie rinnovabili al 20% del fabbisogno complessivo. Nel 2009 la Direttiva n. 28 della Commissione europea e del Consiglio sulla incentivazione delle fonti rinnovabili ribadisce che la percentuale delle FER sul totale dei consumi finali nel 2020 non potrà essere inferiore al 20% e impone a ciascuno stato membro l’adozione di piani d’azione 4 Commissione Europea (2006) Tabella di marcia per le energie rinnovabili, COM 848 def. Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni, COM (2008), 30 def. 5 4 nazionali che definiscano obiettivi per settori (elettrico, riscaldamento e trasporti) e misure d’intervento a livello statale. Per raggiungere questi obiettivi sarà necessario dare impulso a tutti i settori di impiego delle energie sostenibili e rinnovabili: il settore elettrico, il settore del riscaldamento/raffreddamento, il settore dei trasporti, promuovendo un’azione concertata tra governi, industrie e consumatori, che preveda ancora regimi di sostegno e incentivi ad investimenti in ricerca e sviluppo. I piani d’azione nazionali prenderanno in esame gli effetti delle misure volte a migliorare l’efficienza energetica (maggiore sarà il risparmio di energia, minore sarà la quota di rinnovabili da conseguire) e conterranno interventi che intendono migliorare l’accesso alle reti elettriche a favore delle energie rinnovabili. Fig. 4 - Produzione di energia primaria da FER, 2010 (000 tep)- Eu 27 geotermica 5.881 112.725 biomassa eolico 12817 31.492 idro solare 3.686 0 20.000 40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 Fonte: elaborazione su dati Eurostat Fig. 5 - Produzione di energia primaria da FER, 2010 (incidenza % di ciascuna fonte su totale FER )- Europa 27 42 solare idro 19 eolico 8 biomassa 68 geotermica Fonte: elaborazione su dati Eurostat Tra le rinnovabili, ovviamente, non tutte le fonti hanno uguale sviluppo e non tutte sono competitive nella stessa misura. Come si vede dalle tabelle riportate sopra, gran parte della produzione di energia primaria da rinnovabili è dovuta alla biomassa (68%), particolarmente importante per il riscaldamento, seguita dall’idrica, dall’eolica, dalla geotermica e dalla solare; tuttavia le fonti eolica e solare sono quelle che hanno avuto negli ultimi anni il più rapido sviluppo, legato alla produzione di energia elettrica, e hanno le migliori prospettive di crescita nel breve 5 periodo. Nelle previsioni delle Istituzioni comunitarie, considerando che i margini di sviluppo delle FER nel settore dei trasporti sono molto stretti e che i settori dell’industria e del riscaldamento6 raggiungeranno con ogni probabilità l’obiettivo del 20%, si prefigura un ulteriore notevole incremento delle FER nella produzione di elettricità che compenserà i minori progressi nei trasporti. L’eolico è, come detto, una delle fonti più promettenti: grazie all’innovazione tecnologia, che ha reso più efficace la produzione d’energia, ha conosciuto un incremento di gran lunga superiore alle attese, raggiungendo una capacità cumulativa degli impianti di circa 85 GW. L’Associazione europea dei Produttori, pertanto, stima che nel 2020 l’eolico sarà in grado di soddisfare il 20% della domanda di elettricità, grazie ad una capacità che si prevede sarà pari a oltre 213 GW7. Fig. 6 - Capacità cumulativa del settore eolico (fonte: CE, Energy snackpot, 2011) Anche il settore dell’energia solare fotovoltaica ha avuto una crescita ben superiore alla previsioni al punto che oggi ha una capacità di 29 GW, ben 10 volte superiore a quanto stimato nel 1997, nel libro bianco “Energia per il futuro, le fonti energetiche rinnovabili”8. Alla luce degli 6 Nel settore del riscaldamento e del raffreddamento la quota da rinnovabili è già pari al 13% (CE, 2012) Nel 1995 la capacità degli impianti eolici era di soli 2500 MW, nel 2009 ha sfiorato i 75 mila. 8 Tale capacità aumentata di oltre l’80% nel solo anno 2010. 7 6 sviluppi più recenti l’Associazione Europea delle industriali del settore ritiene ragionevole porsi un obiettivo ambizioso: far sì che nel 2020 il 12% dell’energia elettrica prodotta in Europa sia ottenuta dal solare fotovoltaico. Al contrario sono si attende un incremento ulteriore della capacità delle grandi centrali idroelettriche, anzi non è certo che le risorse idriche oggi disponibili rimarranno stabili in futuro, considerando gli effetti del cambiamento climatico, mentre si ritiene sostenibile investire in piccoli impianti che soddisfino bisogni locali. Fig. 7 - Capacità cumulativa del settore solare fotovoltaico (fonte: CE, Energy snackpot, 2011) Per raggiungere gli obiettivi definiti dalla Strategia 20-20 sarà importante valorizzare anche il ruolo delle biomasse che si vuole rappresentino in futuro l’8% dei consumi finali d’energia (230-250 Mtep), con il contributo dei biocarburanti incrementato fino al 10% del consumo di benzina e di gasolio per autotrazione. A ciascun paese è imposto di raggiungere quantomeno la quota del 10% sul consumo totale di benzina e energia da autotrazione, ciò si rende necessario in considerazione dell’importanza strategica dei carburanti ecologici nel settore dei trasporti dove mancano attualmente vie praticabili per la riduzione dell’impatto ambientale. 7 Lo sviluppo del settore dei biocarburanti dovrà avvenire nel rispetto del principio di sostenibilità, definendo un quadro normativo che includa criteri vincolanti sulla tutela della biodiversità e vieti alcuni cambi di destinazione dei suoli: perché i biocarburanti possano beneficiare di incentivi pubblici sarà necessario verificare che le loro emissioni siano inferiori del 35% almeno rispetto a quelle dei carburanti di origine fossile, percentuale che salirà al 50% nel 2017. Le colture energetiche inoltre non potranno occupare suoli situati in zone ricche di biodiversità (foreste primarie, praterie, aree potette) o terreni che contengano importanti stock di carbonio (zone umide, torbiere e foreste). Questo sistema di norme una volta adottato sarà il più completo al mondo e si applicherà sia ai biocarburanti di produzione interna che a quelli importati per garantire che i benefici ambientali superino i relativi costi. La sfida del clima rappresenta in ogni modo anche una straordinaria opportunità per i paesi europei: il settore delle energie rinnovabili è ad elevata intensità di manodopera e non comporta investimenti di grande scala, può dunque creare numerosi posti di lavoro in tutte le regioni dell’Unione. Le aziende europee dominano il settore manifatturiero per le energie rinnovabili9, generano un fatturato di 50 miliardi e occupano un milione e mezzo di persone, qualora si raggiungesse l’obiettivo del 20%, il giro d’affari potrebbe raddoppiare e i posti di lavoro potrebbero aumentare di un altro milione entro il 2020, dando un grande slancio all’economia del vecchio continente10. Questa strategia sarà attuata nella massima flessibilità chiedendo a ciascun paese un costo equo, dal momento che, come è evidente, non tutti sono in grado di sostenere in misura analoga lo sforzo dovuto all’investimento iniziale. Ciascuno inoltre potrà impegnarsi nel settore in cui può vantare un vantaggio competitivo, in modo da diversificare a livello europeo il mix delle fonti, minimizzando, d’altro canto, il relativo costo. La politica europea per le energie sostenibili sarà, dunque, ancora incentrata sulla promozione delle rinnovabili e tenderà a rimuovere i maggiori vincoli che ne ostacolano lo sviluppo attraverso un ampio pacchetto di misure che recentemente la Commissione ha illustrato nella Comunicazione “Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel marcato energetico europeo”, pubblicata il 6 giugno 2012. Le misure proposte intendono realizzare finalmente un mercato unico dell’energia, armonizzando le norme di funzionamento nei diversi paesi. Ciò consentirà un più facile accesso alle infrastrutture e 9 L’Associazione delle Industria Fotovoltaica Europea stima che il 55% del valore aggiunto dei moduli e il 70% del valore aggiunto dei sistemi fotovoltaici è prodotto in Europa. 10 Commissione Europea, DG Energia (2011): Le rinnovabili per fare la differenza. 8 alle reti da parte di tutti produttori e ai consumatori permetterà di scegliere le aziende che privilegiano il ricorso a fonti sostenibili. Si propone inoltre di conservare, nei limiti in cui sarà necessario, regimi di sostegno per le tecnologie non ancora mature, eliminandoli, tuttavia, quando non siano ritenuti più utili. Sarà necessario, in ogni modo, renderli più efficaci semplificando le procedure di autorizzazione dei progetti e rendendo più trasparente e stabile il quadro normativo: i timori di cambiamenti della disciplina giuridica, di provvedimenti che aboliscano i regimi di sostegno con effetti retroattivi, come è accaduto in alcuni paesi europei, fanno sì che l’ambiente in cui operano gli investitori sia più instabile e rischioso. Tra le strategie proposte si ritiene di fondamentale importanza investire in un sistema integrato di infrastrutture energetiche che rinnovi gli impianti obsoleti e integri con maggiore una quota crescente di energia eolica e solare. A questo fine si ipotizza anche lo stanziamento di un contributo finanziario ingente da parte dell’UE – oltre 9 miliardi per il periodo 2014-20. Sarà necessario inoltre adeguare una rete di distribuzione pensata per portare energia ai consumatori e non per assorbirla dal sistema capillare di micro produttori/consumatori che utilizzano fonti rinnovabili per autoconsumo cedendo sul mercato i loro surplus. Sarà dunque ancora più importante investire nella ricerca per promuovere l’innovazione tecnologica nel settore delle rinnovabili proseguendo lungo un percorso già intrapreso: i paesi europei negli ultimi dieci anni hanno investito 4.5 miliardi di euro in ricerca nel settore delle FER, l’UE ne ha destinati 1.7 nell’ambito del Sesto e del Settimo programma quadro e del Piano di ripresa economica, aggiungendo risorse a quelle già previste dalla politica di coesione. Tra i programmi dedicati alla ricerca Energia intelligente – Europa (EIE), con una dotazione di 727 milioni di euro, intende favorire l’eliminazione delle barriere – soprattutto amministrative – che rendono più difficoltosa la realizzazione dei progetti. Ciò ha consentito di fare grandi passi in avanti portando a maturità alcune fonti, il solare e l’eolico, in primo luogo. Il piano strategico per le tecnologie energetiche (piano SET)11 presentato dalla Commissione si propone di coordinare le azioni nel settore della ricerca applicata alle energie sostenibili definendo obiettivi di breve e lungo termine. Nel breve termine si intende potenziare la ricerca, al fine di ridurre i costi e migliorare le prestazioni delle tecnologie esistenti, favorendo l'impiego commerciale di tali tecnologie. Le azioni a questo livello dovrebbero vertere in particolare sui biocarburanti di seconda generazione, la cattura, il trasporto e lo stoccaggio del carbonio, 11 Si veda COM(2007) 723 definitivo del 22.11.2007. 9 l'integrazione delle fonti di energia rinnovabili nella rete elettrica e l'efficacia energetica nell'edilizia, nei trasporti e nell'industria. A più a lungo termine si intende sostenere lo sviluppo di una nuova generazione di tecnologie a basse emissioni di carbonio. Le azioni da realizzare dovrebbero concentrarsi, fra l'altro, sulla competitività delle nuove tecnologie per le fonti di energia rinnovabili, lo stoccaggio dell'energia, la sostenibilità dell'energia di fissione, l'energia di fusione, nonché lo sviluppo delle reti transeuropee dell'energia. La realizzazione del piano SET implica uno sforzo collettivo e iniziative a livello del settore privato, degli Stati membri e dell'UE, nonché a livello mondiale. Il costo delle FER si sta riducendo e in futuro sarà ancor più basso quando si renderanno evidenti i costi ambientali, inesorabilmente in crescita, e quelli economici, segnalati da prezzi volatili e tendenzialmente in rialzo. Sarà tuttavia necessario continuare a monitorare gli effetti sull’ambiente del settore delle energie rinnovabili, valutando l’impatto diretto e indiretto delle infrastrutture e della fase di produzione per assicurarsi che conservino il loro carattere di sostenibilità. In alcuni casi il tema è già stato affrontato, almeno in parte, è tuttavia necessario continuare a vigilare considerando il continuo sviluppo e i tassi di crescita elevati del settore12. La risorsa biomassa Nel quadro della politica energetica dell’Unione Europea la biomassa è una risorsa strategica. Ai sensi della direttiva comunitaria 2001/77 essa è intesa come “la parte biodegradabile di prodotti, rifiuti, residui provenienti dall’agricoltura, dalla silvicoltura (comprendente sostanze animali e vegetali) e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”. La biomassa è impiegata soprattutto per il riscaldamento domestico, per la produzione di elettricità e infine per la produzione di biocarburanti. Gli usi finali attuali e futuri 12 Lo sviluppo nel settore dell’energia idraulica ed eolica deve conformarsi alla direttiva concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente (2001/42/CE), alla direttiva concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati (85/337/CEE), alla direttiva relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (92/43/CEE), alla direttiva concernente la conservazione degli uccelli selvatici (79/409/CEE), alla direttiva che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque (2000/60/CE) e alla strategia per la biodiversità (COM(2011) 244); alcuni elementi dell’energia fotovoltaica devono essere assoggettati a norme per lo smaltimento dei rifiuti provenienti da apparecchiature elettroniche, mentre i rischi di inquinamento atmosferico localizzato derivanti dall’uso di biomassa domestica sono soggetti alle norme dell’UE sulle emissioni per gli impianti di energia su piccola scala. 10 Degli usi finali della biomassa il riscaldamento domestico è quello più tradizionale ed economico, perché comporta l’utilizzo della componente legnosa tal quale mediante un processo di combustione. E’ l’impiego più antico della biomassa ed anche il più diffuso, rivolto ad alimentare caldaie ma soprattutto impianti di teleriscaldamento, molto comuni nei nuovi paesi membri dell’UE. E’ tuttavia tra gli usi quello che negli ultimi anni ha avuto il minor sviluppo. Ciò si deve all’assenza di una regolamentazione in materia, che è intervenuta solo recentemente e parzialmente con la Direttiva 2006/11 quando si è introdotta una riduzione dell’aliquota IVA per il teleriscaldamento e si sono previsti incentivi rivolti a promuovere la cogenerazione di energia elettrica e calore. E’ inoltre necessario favorire l’innovazione della tecnologia rendendola più efficiente e sostenibile e pensare a strumenti di certificazione degli impianti. Al contrario la produzione di energia elettrica è, tra gli usi finali, quello che ha avuto il maggior sviluppo perché disciplinato e incentivato fin dal 2001 con la Direttiva 77. L’energia elettrica può essere prodotta a partire da qualunque tipologia di biomassa, negli impianti di cogenerazione è peraltro possibile ottenere contemporaneamente calore ed elettricità, riducendo in modo significativo le emissioni di gas climalteranti. Il Piano d’azione per la biomassa del 2005 individua nel settore dei biocarburanti l’ambito di sviluppo tra i più interessanti. In questo settore, principale responsabile dell’aumento delle emissioni di CO2 in atmosfera, i biocarburanti costituiscono gli unici sostituti dei tradizionali combustibili fossili da autotrazione. Dei biocarburanti dà una definizione giuridica l’art.2 della Direttiva CE 2003/30; “carburanti liquidi o gassosi per i trasporti ricavati dalla biomassa”. Sono biocarburanti il biodiesel, ottenuto da oli vegetali, ed il bioetanolo, prodotto a partire da colture zuccherine e amidacee13. Attualmente possono essere impiegati nei veicoli esistenti in miscele a basse dosi, sul mercato hanno fatto la loro comparsa, tuttavia, anche veicoli che sono alimentabili interamente con biodiesel e veicoli flex fuel che funzionano con una miscela di carburanti convenzionali e non. I biocarburanti sono generalmente considerati prodotti che non hanno alcun impatto ambientale: come noto, il processo produttivo è privo di emissioni per effetto dell’assorbimento di anidride carbonica dovuto allo sviluppo di biomassa vegetale nel processo produttivo. Le valutazioni dell’impatto ambientale dei biocarburanti compiute in passato si sono rivelate tuttavia, imprecise perché stimate considerando le sole emissioni di anidride carbonica e non quelle di protossido d’azoto14, sviluppato nella fase di produzione agricola per l’impiego di fertilizzanti e concimi. In 13 14 Commissione Europea (2006) Relazione sui progressi compiuti nell’uso di biocarburanti, COM 845 def. Commissione Europea (2006) Relazione sui progressi compiuti nell’uso di biocarburanti, COM 845 def 11 misura più accurata la Commissione valuta nell’ordine del 30-35%, dal pozzo alla ruota,15 la riduzione di emissioni dovute alla sostituzione dei tradizionali combustibili fossili con biocarburanti di prima generazione, prodotti in Europa secondo le tecnologie più moderne ed efficienti. Ancora maggiori sono i “risparmi” (-90% di gas serra) attesi dall’introduzione di biocarburanti di seconda generazione, ottenuti da materiali lignei, e non ancora utilizzabili per alimentare il parco veicoli attuale. In ogni modo ai fini della valutazione del beneficio ambientale dei biocarburanti è da tener presente il costo di eventuali modificazioni dell’uso del suolo. In alcuni paesi in via di sviluppo l’espansione di coltivazioni non food è avvenuto a prezzo del sacrificio di ampie superfici forestali, con gravissimo danno per l’ambiente ed il clima; un costo difficile da compensare, considerando la grande capacità di assorbimento dei gas serra che hanno i boschi e le foreste. A questo riguardo la Commissione precisa che lo sviluppo di colture bioenergetiche dovrebbe essere incentivato a condizione che non si impieghino terreni non idonei,ossia ecosistemi di elevato valore naturalistico e aree forestali. L’obiettivo di incrementare l’uso di biocarburanti fino a soddisfare il 14% della domanda di carburante per autotrazione è, tuttavia, giudicato compatibile con la tutela degli ecosistemi naturali. Biomassa: quale potenziale sostenibile Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente il potenziale di bioenergia sostenibile16 nel 2030 sarà pari a 295 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. La biomassa rappresentarà circa il 15% della domanda di energia primaria nei paesi dell’UE nel 2030 e il 17% del fabbisogno attuale e consentirà un “risparmio” in termini di emissioni che si può valutare in modo grossolano pari a 400-600 Mt di anidride carbonica17. Se nel breve periodo il potenziale maggiore di biomassa proverrà dai rifiuti, nel lungo periodo saranno le colture agricole dedicate a rappresentare la principale fonte di bioenergia, circa 142 Mtp, con l’85% del potenziale concentrato in soli sette paesi membri – Francia, Spagna, Germania, Italia, Regno Unito, Lituania e Polonia. L’impatto ambientale delle colture energetiche dovrebbe essere minimizzato mediante scelte produttive opportune, relative alle specie e ai metodi di coltivazione. Gli ordinamenti poliennali in particolare hanno un impatto minore sulla qualità del suolo, riducendo i rischi di erosione e 15 I calcoli dal pozzo alla ruota nel caso dei carburanti per i trasporti sono simili a quelli dell’analisi del ciclo di vita, ma non tengono conto delle emissioni legate alla costruzione di impianti e attrezzature. Queste ultime sono tuttavia praticamente ininfluenti. 16 Il potenziale di biomassa sostenibile è la quantità di biomassa tecnicamente disponibile per la produzione di energia a condizione che non si generi alcun ulteriore impatto ambientale, su suolo, acqua e biodiversità, rispetto ad una situazione in cui tale sviluppo non si avrebbe. 17 In realtà per una stima accurata sarebbe necessario conoscere le specificità del processo di produzione, le modalità di trasporto e la tipologia di combustibile fossile sostituita. 12 compattazione del terreno e preservando le falde acquifere da fenomeni di percolamento dei nutrienti. La coltivazione consociata di più specie, ad esempio cereali e legumi, su una stessa superficie ha ugualmente un effetto di protezione dell’ecosistema, migliorando la fertilità del terreno, riducendo il rilascio di nutrienti, rendendo possibili più raccolti in un anno e, in ultima analisi, coniugando elevati livelli di produttività con un impiego di fertilizzanti e pesticidi contenuto. E’ da considerare in ogni modo che le colture energetiche, sebbene condotte con metodi compatibili, richiedono un apporto d’acqua elevato tale da renderne non sostenibile l’impianto nei paesi dell’Europa meridionale. Bibliografia Commissione Europea (2012): Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 6 giugno 2012, dal titolo “Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo”, COM(2012) 271 final. Commissione Europea, Direzione Generale per l’energia (2011): Key Figures. Commissione Europea, DG Energia (2011): Le rinnovabili per fare la differenza. Commissione Europea (2010): Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 10 novembre 2010, intitolata «Energia 2020 - Una strategia per un'energia competitiva, sostenibile e sicura» [COM(2010) 639 def. - Non pubblicata nella Gazzetta ufficiale]. Commissione Europea (2009): Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni intitolata «Investire nello sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio (Piano SET)» [COM(2009) 519 def. – Non pubblicata sulla Gazzetta ufficiale]. Commissione Europea (2008): Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni, COM (2008), 30 def. Commissione Europea (2007): Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo e al Parlamento europeo, del 10 gennaio 2007, dal titolo "Una politica energetica per l'Europa" [COM(2007) 1 def. - Non pubblicata nella Gazzetta ufficiale]. Commissione Europea (2006): Tabella di marcia per le energie rinnovabili, COM 848 def. Commissione Europea (2006) Relazione sui progressi compiuti nell’uso di biocarburanti, COM 845 def. Commissione Europea (2006) Strategia dell’UE per i biocarburanti, COM 34 def. Commissione Europea (2005) Piano d’azione per la biomassa, COM 628 def. 13 European Commission, DG Joint Research Centre, Institute for Energy and Transport (2011): Energy snackpot. EEA (2006): How much bioenergy can Europe produce without harming the environment? EEA (2005): How much biomass can Europe use without harming the environment ?, Copenhagen. EEA (2008): Maximising the environmental benefits of Europe's bioenergy potential, Copenhagen. DIRETTIVA 2009/28/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Direttiva 2003/30/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla promozione dell’uso dei biocarburanti e di altri carburanti rinnovabili nei trasporti, GU L 123 del 17.05.2003 Direttiva 2003/96/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità, GU L 283 del 31.10.2003 14