Unioni civili, #rinvio al 2016
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Unioni civili, #rinvio al 2016
www.lacrocequotidiano.it #quotidiano contro i falsi miti di progresso € 1,50 | Anno 1 | Numero 176 | Sabato 17 ottobre 2015 | Santo del Giorno: S, Abate | #FATTI | 17 ottobre | 1346 – Re Davide II di Scozia viene catturato da Re Edoardo III di Inghilterra a Calais; 1797 – Trattato di Campoformio: Napoleone e l’Austria siglano la ratifica del Trattato di Leoben (in realtà a Passariano di Codroipo); 1888 – Thomas Edison presenta richiesta di brevetto per il “fonografo ottico” (il cinematografo); 1919 – Re Alfonso XIII di Spagna inaugura il primo tratto della metropolitana di Madrid; 1933 – Albert Einstein scappa dalla Germania nazista e si rifugia negli USA; 2011 – La cometa Elenin transita molto vicino alla Terra www.facebook.com/lacrocequotidiano #CULTURA | FRANCESCO E MATTARELLA CONTRO LA FAME NEL MONDO #CHIESA | IL SINODO VISTO DAL GIAPPONE PORNODIPENDENZA NE PARLA UN GESUITA PSICOLOGO di ADOLFO MARINI | pag. 3 di don ANTONELLO IAPICCA | pag. 5 di CLAUDIA CIRAMI | pag. 6 Kabul I PALAZZO MADAMA | Unioni civili, #rinvio al 2016 I “cattolici” sono destinati all’irrilevanza politica? È la domanda che si siamo posti assistendo agli scossoni politici interni all’area di Alleanza Popolare (NcD e UdC) a seguito del colpo di mano ideologico del Pd sulle unioni civili. Non battono colpo i “cattolici” del Partito Democratico che si schierano nei fatti allineati e coperti sulla linea renziana (“cattolico” boy scout). Esalano timidi vagiti anche quei “cattolici” piddini provenienti dalla storia del Partito Popolare Italiano di Martinazzoli del 1994, poi margheritini di Rutelli: Rosy Bindi, Giuseppe Fioroni, Pierluigi Castagnetti, per citarne alcuni. Persino Tiziano Guerrini, Vice-Segretario Nazionale del PD (allora giovane popolare pure lui), in questi giorni non fiata. Quagliariello intanto si è dimesso da coordinatore nazionale NcD, Giovanardi tuona un giorno sì e un giorno sì strappi e rotture immediate. Casini (UdC): non pervenuto. Dentro a questo flash dello stato di salute dei “cattolici” con attuali responsabilità di Governo, Angelino Alfano pare essere l’unico a porre la questione in modo differente e a rivendicare con orgoglio la bontà e l’efficacia della scelta di alleanza temporanea con il Pd. “Alfano: Quagliariello sbaglia tutto. Con il Premier fino al 2018” titola l’intervista rilasciata dal Ministro degli Interni e Segretario Nazionale NcD a Repubblica: “anche la manovra è di centrodestra. Alle elezioni ci presenteremo da soli e non con il Pd. E non penso all’idea di cambiare l’Italicum”. Alfano nell’intervista rilasciata a “Repubblica” ribadisce che fino al 2018 questa alleanza di Governo non si tocca (“non possiamo cambiare idea troppo rapidamente. Si può girare e rigirare, ma non siamo alle giostre, siamo al governo”); rivendica ad NcD i meriti della legge di stabilità 2016 appena varata (“abbiamo alzato il limite del contante a 3000 euro, messo 100 milioni di euro MEDIO ORIENTE | INCENDIATA LA TOMBA DI GIUSEPPE A NABLUS Poi lancia la prospettiva politica: “Noi dobbiamo anzitutto rivolgerci agli elettori moderati, non alle sigle. Come si è visto con Brugnaro a Venezia, con Schittulli in Puglia o Tosi in Veneto, esiste una vasta area moderata che non vuole votare Pd ma non si riconosce in una destra anti-europea, inumana con i profughi, contro l’euro. Sta a noi costruire un centrodestra della responsabilità che si possa presentare da solo alle elezioni. Ma questo centrodestra non lo si costruisce con i convegni, ma con i risultati di governo”. E a chi nel suo partito lo accusa di essere subalterno a Renzi risponde: “Dobbiamo far capire che il Pd da solo, senza di noi, non avrebbe potuto far nulla di quello che si sta facendo adesso. Il tema non è, come pensano i miei critici, l’alleanza con il Pd, ma che Renzi, senza di noi, sarebbe sotto scacco da parte della sua minoranza e non realizzerebbe le nostre idee storiche. Tutte le cose che proponiamo le otteniamo. Ma non con il conflitto, con la condivisione”. Insomma, Alfano non se la sente di andare all’opposizione da subito e candidarsi a tessere da subito un percorso politico più ampio e innovativo. Lascia il campo ad altri. “Fini e Casini avevano il 14 e il 7% e sono finiti a zero perché sono andati con la sinistra – avverte secco l’On. Giovanardi-. Vogliamo evitare di fare la stessa fine, siamo sempre stati di centrodestra e non siamo qui per votare il programma elettorale del Pd, né sulle unioni civili né su altro”. E aggiunge: “In passato ho fatto parte del Pdl ma io con Forza Italia non ho mai avuto nulla a che spartire. Il Pdl doveva essere un partito di ispirazione democratica, cristiana, basato su congressi e classe dirigente. Forza Italia invece si basa su un unico capo a vita: Berlusconi. L’Italia ha bisogno di un vero partito di centrodestra, non dell’uomo solo al comando”. Foto © ANSA di Davide Vairani sulla legge per il “dopo di noi”, una nostra priorità. Siamo entrati in questa legislatura chiedendo l’abolizione dell’Imu e l’abbiamo ottenuta, abbiamo ottenuto la cancellazione dell’Imu agricola, abbiamo strappato il bonus “mobili” per le giovani coppie). L’azione svolta dal movimento di Piazza San Giovanni continua a essere efficacemente ostativa nei confronti dei proponenti del simil-matrimonio omosessuale. Continua la mobilitazione in tutta Italia con la previsione di nuove manifestazioni I IN L T W FO UO PR W @ B EN W LA IG O .L M L TA AM A IE S T AN NIF TO UB IF PO G ITO PO U RA U RT TU RT O I O US TO U .I S. T IT LA DIFFICILE SFIDA DELL’AREA POPOLARE Foto © ANSA Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha affermato che il ddl Cirinnà bis andrà al voto non prima del prossimo anno: «I tempi slitteranno». Per il governo è prioritaria la sessione di bilancio, ma è escluso che il primo provvedimento a essere preso in esame dopo l’approvazione della manovra sia proprio la normativa sulle unioni gay che legittima anche l’utero in affitto l presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, a seguito della presa di posizione del presidente americano Barak Obama, che ha deciso di trattenere in Afghanistan 5500 soldati a stelle e strisce ha annunciato: «Stiamo valutando la permanenza a Kabul per un altro anno con la nostra missione militare, decideremo in queste ore». Renzi in realtà pare avere già deciso: «Penso sia giusto che anche da parte nostra ci sia un impegno». Ad oggi sono 750 i soldati italiani schierati tra la capitale Kabul ed Herat. Da Mosca il ministero degli Esteri russo bolla come “degno del completo fallimento della campagna militare intrapresa dagli Usa” la decisione di Obama di sospendere il ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Nel giorno in cui Hamas ha esortato al “venerdì della rabbia”, un centinaio di giovani Palestinesi è riuscito a dare alle fiamme la tomba di Giuseppe a Nablus. Per Abu Mazen si è trattato di «un atto irresponsabile». Uccisi quattro palestinesi in Cisgiordania e a Heretz. Obama condanna le violenze: «Gli Stati uniti sono molto preoccupati». Migliaia in piazza ad Amman. #EDITORIALINO | IL FATTO VERO di HASHTAG “L a storia che commuove il Sinodo” fa molto “la storia che commuove il web”: un titolo facile e di sicuro effetto come un dolce con tanto zucchero e tanto burro. Lasciamo stare la questione salutista se faccia bene o male, poniamocene una più da “gourmet”: è veramente buono come sembra? Vediamo con calma gli “ingredienti”: un parroco triestino racconta del bambino che, il giorno della sua prima comunione, spezza in due la propria ostia per darla al papà “separato in nuova unione”; anche un vescovo messicano ha un apologo analogo (lì il bambino pensa anche alla madre, pure lei “in nuova unione”). E viene giù il web: quelli che amano il dolce a dire che bisogna imparare dalla semplicità dei bambini; quelli che preferiscono il salato a lamentare che se non si fosse concessa la comunione sulle mani cose simili neppure avverrebbero. Comunque il “fatto vero”, cioè la verità fattuale di questa storia, ciò per cui simili racconti ci pizzicano qualche corda da qualche parte, è proprio l’unità dell’ostia spezzata, cioè l’unità condivisa e la condivisione del tutto. In pratica l’indissolubilità del matrimonio. Il senso della fede del ragazzino triestino e di quello messicano commuove perché ricorda ai rispettivi genitori che sono per sempre l’uno per l’altra marito e moglie, e a tutti i credenti (padri sinodali in primis) che nessun adulterio può distruggere questa verità tanto strettamente correlata al Corpo di Cristo. Se invece il punto fosse che anche quei genitori devono avere il “gettone di presenza”, “come tutti gli altri”... bah... perché parlarne? >> a pag. 2 CACCIA | UCCISO L’ELEFANTE PIÙ GRANDE DELLO ZIMBAWE Dopo il caso del leone Cecil, torna prepotente la polemica animalista a seguito di un altro animale-simbolo del paese africano rimasto vittima del fucile di un cacciatore. Questa volta si tratta di un elefante, definito «il più grosso mai visto prima nella zona». La battuta di caccia è avvenuta lo scorso 8 ottobre e il cacciatore è un tedesco che ha pagato 60mila dollari per poter uccidere il grosso animale. L’immagine con il suo trofeo di caccia appena abbattuto è stata pubblicata dal quotidiano britannito The Telegraph e ha suscitato le ire degli animalisti. Il pachiderma forse era ancora agonizzante. 17 Contro il totalitarismo dell’ideologia “Gender” OTTOBRE GENERAZIONE FAMIGLIA PER UNA RI-COSTITUENTE ANTROPOLOGICA ORE 9:30 - TEATRO ADRIANO - ROMA PIAZZA CAVOUR, 22 - METRO A, FERMATA LEPANTO (700 METRI) IDEOLOGIA GENDER: Cogito Ergo Sum o Sum Ergo Cogito? Diego FUSARO, Fabio TORRIERO, Marcello VENEZIANI, Alessandra SERVIDORI FAMIGLIA NATURALE: La verità oltre l’amore. Costanza MIRIANO, Sergio BELARDINELLI, Ettore GOTTI TEDESCHI, Massimo GANDOLFINI FILIAZIONE: Dalla procreazione alla ri-creazione. Alessandro MELUZZI, Eugenia ROCCELLA, Mario ADINOLFI, Luca VOLONTÈ DIALOGO CON Ludovine DE LA ROCHÈRE CONCLUSIONI: Filippo SAVARESE CONTATTI q+ 39 393 8113528 E [email protected] M www.lamanifpourtous.it C La Manif Pour Tous italia L ManifPourTousIt Difendiamo i bambini e la famiglia! #STOPCIRINNA FIRMA SU www.notizieprovita.it Sabato 17 ottobre 2015 | Che posto per i #cattolici in politica? Se andiamo a vedere alcune voci che riguardano il welfare, ad esempio, ci accorgiamo che poco troviamo di strutturale a favore della famiglia. Al di là di un generico impegno alla testimonianza personale e pubblica della propria fede, non pare essere rimasto altro nell’agone della politica italiana. Il credente in politica cammina in bilico tra il tradimento della propria vocazione e l’inefficacia dei propri sforzi. Occorre un rinnovato impegno, che parta da un’elaborazione teorica di ampio respiro: una nuova narrazione politica Si prefigurano investimenti per un totale di circa 5 miliardi di euro nel triennio 20162018. “La prima misura contro la povertà è naturalmente quella di creare ricchezza e lavoro, ma per chi vive in quella situazione c’è bisogno anche di un fondo”. Un fondo che varrà 700 milioni nel 2016 (600 dello Stato e 100 da fondazioni, comuni e terzo settore), e un miliardo e 100 milioni nel 2017 e poi nel 2018 (1 miliardo dello Stato e 100 milioni dalle fondazioni, enti locali e terzo settore)”, spiega “Redattore Sociale” Network. Fra gli altri interventi, Renzi parla anche dello stanziamento di 100 milioni di euro per il “dopo di noi”. “È una legge che nel 2016 va approvata”, dice. “Il fondo sociale” che aveva già 250 milioni di stanziamento dalla legge di stabilità dello scorso anno viene portato a 400 milioni: il riferimento è probabilmente al Fondo per la non autosufficienza, che lo scorso anno era appunto arrivato a 400 milioni dagli iniziali 250. Dovrebbe invece essere confermata a quota 300 milioni la dotazione strutturale del Fondo per le politiche sociali”. di Davide Vairani I “cattolici” sono destinati all’irrilevanza politica? È la domanda che si siamo posti assistendo agli scossoni politici interni all’area di Alleanza Popolare (NcD e UdC) a seguito del colpo di mano ideologico del Pd sulle unioni civili. Non battono colpo i “cattolici” del Partito Democratico che si schierano nei fatti allineati e coperti sulla linea renziana (“cattolico” boy scout). Esalano timidi vagiti anche quei “cattolici” piddini provenienti dalla storia del Partito Popolare Italiano di Martinazzoli del 1994, poi margheritini di Rutelli: Rosy Bindi, Giuseppe Fioroni, Pierluigi Castagnetti, per citarne alcuni. Persino Tiziano Guerrini, Vice-Segretario Nazionale del PD (allora giovane popolare pure lui), in questi giorni non fiata. Quagliariello intanto si è dimesso da coordinatore nazionale NcD, Giovanardi tuona un giorno sì e un giorno sì strappi e rotture immediate. Casini (UdC): non pervenuto. Dentro a questo flash dello stato di salute dei “cattolici” con attuali responsabilità di Governo, Angelino Alfano pare essere l’unico a porre la questione in modo differente e a rivendicare con orgoglio la bontà e l’efficacia della scelta di alleanza temporanea con il Pd. “Alfano: Quagliariello sbaglia tutto. Con il Premier fino al 2018” titola l’intervista rilasciata dal Ministro degli Interni e Segretario Nazionale NcD a Repubblica: “anche la manovra è di centrodestra. Alle elezioni ci presenteremo da soli e non con il Pd. E non penso all’idea di cambiare l’Italicum”. Alfano nell’intervista rilasciata a “Repubblica” ribadisce che fino al 2018 questa alleanza di Governo non si tocca (“non possiamo cambiare idea troppo rapidamente. Si può girare e rigirare, ma non siamo alle giostre, siamo al governo”); rivendica ad NcD i meriti della legge di stabilità 2016 appena varata (“abbiamo alzato il limite del contante a 3000 euro, messo 100 milioni di euro sulla legge per il “dopo di noi”, una nostra priorità. Siamo entrati in questa legislatura chiedendo l’abolizione dell’Imu e l’abbiamo ottenuta, abbiamo ottenuto la cancellazione dell’Imu agricola, abbiamo strappato il bonus “mobili” per le giovani coppie). Poi lancia la prospettiva politica: “Noi dobbiamo anzitutto rivolgerci agli elettori moderati, non alle sigle. Come si è visto con Brugnaro a Venezia, con Schittulli in Puglia o Tosi in Veneto, esiste una vasta area moderata che non vuole votare Pd ma non si riconosce in una destra anti-europea, inumana con i profughi, contro l’euro. Sta a noi costruire un centrodestra della responsabilità che si possa presentare da solo alle elezioni. Ma questo centrodestra non lo si costruisce con i convegni, ma con i risultati di governo”. E a chi nel suo partito lo accusa di essere subalterno a Renzi risponde: “Dobbiamo far capire che il Pd da solo, senza di noi, non avrebbe potuto far nulla di quello che si sta facendo adesso. Il tema non è, come pensano i miei critici, l’alleanza con il Pd, ma che Renzi, senza di noi, sarebbe sotto scacco da parte della sua minoranza e non realizzerebbe le nostre idee storiche. Tutte le cose che proponiamo le otteniamo. Ma non con il conflitto, con la condivisione”. Insomma, Alfano non se la sente di andare all’opposizione da subito e candidarsi a tessere da subito un percorso politico più ampio e innovativo. Lascia il campo ad altri. “Fini e Casini avevano il 14 e il 7% e sono finiti a zero perché sono andati con la sinistra – avverte secco l’On. Giovanardi-. Vogliamo evitare di fare la stessa fine, siamo sempre stati di centrodestra e non siamo qui per votare il programma elettorale del Pd, né sulle unioni civili né su altro”. E aggiunge: “In passato ho fatto parte del Pdl ma io con Forza Italia non ho mai avuto nulla a che spartire. Il Pdl doveva essere un partito di ispirazione democratica, cristiana, basato su congressi e classe dirigente. Forza Italia invece si basa su un unico capo a vita: Berlusconi. L’Italia ha bisogno di un vero partito di centrodestra, non dell’uomo solo al comando”. Non siamo i soli a porre con insistenza il tema del rischio di irrilevanza politica per i cattolici. “La voce dei cattolici in politica è quasi sparita”, lo ha affermato poco tempo fa il Cardinale di Milano, Angelo Scola, a margine della tradizionale giornata di incontro con i cresimandi allo stadio Meazza di Milano. Quagliariello ha posto una questione seria: “un’area centrista e liberale non può ripartire da una posizione di governo obbligatoria. Per essere minoranza creativa bisogna prendersi dei rischi. Lo scenario è cambiato. La collaborazione tra centrosinistra ed eredi di una destra liberaldemocratica ha prodotto un go- verno di emergenza, per salvare il Paese e poi tornare a dividersi”. Una questione che implica riflessione: i temi etici come le unioni civili, i «valori non negoziabili», sono considerati un tema di secondo piano? Che cosa significa oggi mettere al centro la famiglia nelle politiche del Paese? Eppure ci pare che nei fatti tutto questo non stia accadendo. Intanto, che la Legge di Stabilità 2016 sia cosa buona e (addirittura) scritta con la pen- IL NEOPERONISTA SCIOLI VERSO LA CASA ROSADA L’attuale governatore di Buenos Aires è dato al 39% dei gradimenti popolari. La Chiesa chiede trasparenza al governo di Giuseppe Brienza L’ avvio formale delle presidenziali argentine, le cui elezioni sono in programma domenica 25, è stato sancito il 9 agosto scorso con le primarie che hanno visto l’attuale governatore di Buenos Aires, Daniel Scioli, imporsi con un risultato che è andato molto al di là delle previsioni della vigilia. Infatti, mentre i sondaggi lo davano tra il 20 e il 30%, il leader neo-peronista ha ottenuto il 39 per cento dei voti, ponendo una ipoteca non da poco sulla sua prossima conquista della Casa Rosada. Dietro di lui, con un distacco di circa sette punti, si è classificata ad agosto la lista “Cambiemos”, coalizione di centrodestra capeggiata da Mauricio Macri, sindaco uscente della capitale federale Buenos Aires. Le possibilità di vittoria di Scioli sono fondate sulla popolarità della presidente uscente Cristina Fernández de Kirchner, che per ragioni di carattere costituzionale non potrà ricandidarsi (ha raggiunto il limite dei due mandati). Lo sfidante Macri potrebbe però raccogliere i voti di altri partiti o elettori del fronte antikirchnerista, approfittando di un peggioramento che, nel frattempo, potrebbe intervenire nella situazione politico-economica argentina. Punterebbe così al ballottaggio, eventualmente in programma il 22 novembre. La legge elettorale, infatti, prevede due turni nel caso in cui nessun candidato il 25 ottobre ottenga almeno il 45 per cento dei voti al primo turno, oppure il 40 per cento con più del 10 per cento di voti scarto però dal secondo arrivato. Spett.le Intel Media Pubblicità s.r.l. Via S. Antonio, 30 70051 BARLETTA (BA) alla c.a. n. fax Barletta, 23 aprile 2015 Ns. Rif.: C201500791/P201501102/SER/LU01 OGGETTO: Prenotazione spazi pubblicitari (Legale) Con la presente Vi preghiamo di prenotare il seguente spazio pubblicitario: Testata La Croce #quotidiano Inerente il ns. cliente: N° Moduli Data Pubblicazione 1 (1 X 1) 28 aprile 2015 Impon. Euro 35,00 Comune di Seravezza Via XXIV Maggio 22 55047 Seravezza (LU) P. IVA: 00382300465 CF ed avente per oggetto esito: servizi di trasporto scolastico dovrà essere intestata alla ns. società (P.IVA n. 04656100726) con pagamento a 90 gg. d.f.. Distinti saluti. INFO S.r.l. www.lacrocequotidiano.it Organo dell’Associazione “Voglio la Mamma” R oma al numero 235/2014 del 21 ottobre 2014 ISSN: 2420-8612 EDITORE: Social Network s.r.l.s. - Piazza del Gesù 47 - 00186 Roma registrato al tribunale di DIRETTORE RESPONSABILE: Mario Adinolfi [email protected] STAMPATO DA Stampa quotidiana s.r.l. - loc. 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ARGENTINA | Vi informiamo che la fattura relativa alla pubblicazione in oggetto e completa del giustificativo di stampa #quotidiano contro i falsi miti di progresso na del centro-destra è tutto da dimostrare. Scioli è stato il delfino dell’ex presidente, dal 1989 al 1999, Carlos Menem e ha sempre avuto posizioni più neoliberiste rispetto a Cristina Fernández e al marito Néstor Kirchner (1950-2010), a capo della nazione argentina dal 2003 al 2007. Tuttavia la “presidenta” ha scelto di appoggiarlo e ha chiesto una riforma economica graduale del Paese. Riforma che dovrà sciogliere due nodi principali: il rapporto con il dollaro e il controllo dell’inflazione. Ha ricordato il professor Marco Olivetti in un articolo pubblicato alla vigilia delle primarie presidenziali, che il “kirchnerismo” rappresenta «l’ennesima reincarnazione del peronismo: dopo quella originaria, vagamente fascistizzante, di Juan Domingo Perón ed Evita; quella degli anni Settanta, liberal-conservatrice, del Perón morente e della sua terza moglie Isabelita; e quella iper-liberista di Carlos Menem negli anni Novanta» (M. Olivetti, Argentina: primarie tra lotte, promesse e ombre, in Avvenire, 7 agosto 2015). Cosa dire riguardo alle prossime elezioni, il Papa e la Chiesa argentina? Intervistato in occasione del secondo anniversario sul Soglio di Pietro, Papa Francesco ha lanciato tre importanti raccomandazioni ai governanti argentini in vista delle elezioni presidenziali di ottobre. Alla fine di una lunga e appassionata intervista rilasciata a “La Carcova News”, il Pontefice ha infatti detto di attendersi dai candidati «che propongano una piattaforma elettorale chiara», concreta e ben pensata, che tengano fede alla «onestà nella presentazione della propria posizione» e, infine, che conducano per quanto possibile «una campagna elettorale di tipo gratuito», che non sia cioè frutto di finanziamenti e giochi di interessi che poi «chiedono il conto» (cit. in Salvatore Cernuzio, “Sono un peccatore”. L’intervista di Francesco a un giornale di periferia, in agenzia “Zenit”, 10 marzo 2015) La Conferenza Episcopale Argentina ha quindi appena pubblicato un documento sulle prossime consultazioni, in cui sollecita nella stessa linea le varie istituzioni governative a «creare le condizioni oggettive che ne assicurino lo svolgimento trasparente». Le prime reazioni del fronte peronista al governo, al tempo dell’elezione del primo Pontefice argentino furono traumatiche. L’allora presidente Néstor Kirchner definì infatti Bergoglio il «capo spirituale dell’opposizione politica». Già nel maggio 2004, quando si compiva un anno dalla elezione di quest’ultimo alla Casa Rosada, la Conferenza Episcopale Dove sono finite nella Legge di Stabilità le richieste fatte da Area Popolare non più tardi dell’agosto 2015? Una “rivoluzione” in tre punti, per rimettere la famiglia al centro – annunciava allora Alfano. È il Family Act di Area Popolare, che sulla falsariga del Jobs Act mette insieme una serie di proposte di sostegno e aiuti fiscali alle famiglie. Costo a regime, cioè nel 2018, 7,6 miliardi di euro. La proposta di legge è stata presentata il 6 agosto alla Camera dal ministro dell’interno Angelino Alfano e dai capigruppo di Camera e Senato di Ap, Maurizio Lupi e Renato Schifani. “Noi vogliamo che dei 48 miliardi di tagli delle tasse promessi dal premier Renzi entro tre anni, una parte sia destinata a un pacchetto di proposte che riguardano – spiega Lupi – il trattamento fiscale delle famiglie, misure di sostegno alla natalità per la conciliazione tra lavoro e vita familiare e agevolazioni per l’accesso alla locazione da parte delle giovani coppie e trattamento fiscale dell’abitazione principale. L’obiettivo è sostenere la famiglia così come riconosciuta dalla nostra Costituzione“. “Uno dei pilastri della riduzione delle tasse deve riguardare la famiglia“, insiste Lupi. Così, aggiunge Paola Argentina presieduta da Bergoglio pubblicò il documento “Abbiamo bisogno di essere nazione”, nel quale si dichiarava che «il passato ci pesa» per incoraggiare la riconciliazione nazionale. Ciò significava, come ebbe a commentare allora il quotidiano conservatore “La Nacion”, una chiara obiezione alla politica di “revisione” della violenza politica degli anni Settanta. Inoltre, Bergoglio approfittava del Te Deum del successivo 25 maggio, il tradizionale appuntamento nella Cattedrale Metropolitana nel giorno dell’indipendenza al quale assiste anche il Presidente della Repubblica, per criticare indirettamente il Governo tramite un’omelia nella quale condannava l’intolleranza, chiedeva più dialogo politico e metteva in discussione «l’esibizionismo e gli annunci stridenti» (La Nacion, 27/5/2004). Da ricordare anche il conflitto attorno al vicario castrense Mons. Antonio Baseotto nel 2005, espulso dal Governo per le sue dichiarazioni gravissime contro il Ministro di Salute (dovute alla posizione di quest’ultimo a favore della depenalizzazione dell’aborto e di una politica di promozione degli anticoncezionali) e sostenuto invece dalla Conferenza Episcopale. Con la moglie Cristina succeduta alla Casa Rosada, il Governo peronista argentino ha però cambiato i toni, riaccomodato posizioni e, più volte negli ultimi due anni, Papa Francesco ha persino ricevuto la “presidenta” in Vaticano. D’allora quindi i giudizi da Buenos Aires sono cambiati di 360 gradi, tanto che il successore di Pietro è finito ad essere il «vero peronista» di cui hanno persino parlato alcuni dirigenti dell’ala sinistra del movimento kirchnerista. Al candidato alla presidenza Scioli va riconosciuto il merito di essere fra quei peronisti che non hanno mai criticato in maniera diretta o esplicita il Pontefice. Anzi, ancora qualcuno ricorda quel passaggio da una sua intervista nella quale, dopo l’elezione al soglio pontificio, riconobbe a Bergoglio la virtù delle “tre P”. «In momenti difficili sia a livello personale che istituzionale - ha dichiarato al proposito in chiave persino “intimista” il governatore di Buenos Aires -, ho ricevuto aspre critiche per continuare ad incontrarlo, ma lui mi trasmetteva la pazienza, la perseveranza e la prudenza, che è la formula delle tre P». Inoltre Scioli, in qualità di vicepresidente dell’Argentina, presenziò in maniera non protocollare alla cerimonia di beatificazione di Zeffirino Namuncurá (1886-1905), giovane alunno della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, primo beato indigeno mapuche, #quotidiano contro i falsi miti di progresso Binetti, “ogni misura a favore della famiglia è supportata dalla riduzione del carico fiscale, che complessivamente ha un valore di circa 7 miliardi, a cui va aggiunta la riduzione dell’Imu sulla prima casa per circa 10 miliardi”. “Non è tanto – osserva -: un 25% della riduzione fiscale complessiva ipotizzata dal presidente del Consiglio; infatti i circa 10 miliardi previsti dalla legge a regime, ossia tra circa tre anni, sono in relazione diretta con gli oltre 48 miliardi di riduzione fiscale compressiva prevista da Matteo Renzi. Si può fare e vogliamo farlo a cominciare dalla prossima legge di stabilità”. Nella Legge di Stabilità 2016 nulla abbiamo trovato di quanto proposto da Alleanza Popolare. La diaspora che è seguita dal crollo della DC ha cancellato e derubricato nell’agenda il tema di fondo: che cosa significa oggi una presenza cattolica in parlamento che non si riduca o ad essere irrilevante o a difendere (vanamente) piccoli fortini? Al di là di un generico impegno alla testimonianza personale e pubblica della propria fede – di trovare il modo di mediare «laicamente» i valori cristiani nella cultura e nella società secolarizzata e pluralistica di oggi, altro non pare essere rimasto nell’agone partito della politica italiana. Lo sappiamo: il credente può e deve fare politica – sapere e prassi che ha leggi e valori specifici che non possono venire posti a lato – solo se pratica buone mediazioni, che siano incarnazione dei principi o dei valori attraverso l’azione. In caso contrario si condanna o al tradimento dei valori oppure all’inefficacia politica. La costruzione della mediazione è il modo politico di mettere in pratica la necessaria coerenza con i valori cristiani. È arrivato il momento irrinunciabile di ascoltare seriamente l’appello che qualche mese fa Papa Francesco ha lanciato ai laici: basta con i Vescovi-Pilota, siano i laici ad assumersi fino in fondo la responsabilità sempre nuova di metterci la faccia in ogni campo della vita. Diversamente, a perdere è il Vangelo ma anche la città dove i cristiani, insieme a tutti gli altri, vivono. n presieduta a Chimpay, Río Negro, l’11 novembre 2007 dal Cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato e inviato papale, insieme all’allora primate d’Argentina, Cardinale Jorge Bergoglio e da una cinquantina di Vescovi. Ma anche l’altro pretendente alla presidenza, Mauricio Macri, da sindaco di Buenos Aires si è distinto per aver festeggiato “in pompa magna” la nomina a Pontefice di Bergoglio. Chiamò infatti a raccolta, nella notte del 13 marzo 2013, tutti i cittadini della Capitale ad una veglia animata da concerti, facendo illuminare l’obelisco del municipio con i colori vaticani. Alle tre di mattino arrivò a sorpresa il messaggio di Papa Francesco, via telefonica, alla “Plaza de Mayo” gremita: «Abbiate cura uno degli altri, dei bambini, della natura. Dialogate, non fatevi del male e avvicinatevi a Dio». Il Vescovo di Comodoro Rivadavia, Mons. Joaquín Gimeno Lahoz, in una intervista ad una radio locale, Radio del Mar, il cui testo è pervenuto all’agenzia “Fides”, ha commentato che l’obiettivo del recente documento della Conferenza episcopale argentina è ricordare che «l’esercizio del voto esprime anche la nazione che vogliamo. Quello che tutti noi vogliamo è consolidare e sviluppare il sistema democratico nel nostro paese, ecco perché si parla di trasparenza, di un atteggiamento di rispetto e di dialogo sincero». A questo proposito, Mons. Gimeno ha riconosciuto che ci deve essere una «triplice responsabilità», vale a dire, dello Stato, dei Partiti politici e dei cittadini per riuscire nella ricomposizione dei «rapporti sociali», perché «sembra che siamo amici o nemici, e questo non può essere. Siamo fratelli, impegnati a costruire un paese in cui tutti dobbiamo lavorare per il bene comune». «Penso che dobbiamo imparare a scegliere prima di votare» ha sottolineato ancora il Vescovo, e per riuscire in questo si deve essere informati sulle proposte. L’elettore deve «conoscere e definire le proposte che meglio rispondono ai suoi principi e convinzioni» tenendo conto «dell’affidabilità e della coerenza di coloro che cercano i nostri voti. E lì che dobbiamo puntare» (cit. in C.E., Argentina: vescovi chiedono trasparenza per le prossime elezioni, in Radio Vaticana, 6 ottobre 2015). Forse i candidati che gli argentini dovranno scegliere il 25 ottobre cercheranno di tirare a Bergoglio la tonaca da tutte le parti… Ma, se almeno per qualcuno di essi sarà possibile passare dall’attrazione alla sequela, penso potremmo giovarne molti.. n #quotidiano contro i falsi miti di progresso | Sabato 17 ottobre 2015 TRA L’EXPO E LA FAO | Affamati, tra Papa e Presidente perfetta armonia Papa Francesco e Sergio Mattarella hanno preso la parola sul tema nella Giornata mondiale dell’Alimentazione: dai testi emerge singolare concordia di Adolfo Marini L a giornata mondiale dell’Alimentazione è stata l’occasione per ascoltare la voce alzata di due protagonisti assoluti, che raramente parlano a caso. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Papa Francesco sono stati protagonisti di due occasioni pubbliche, il primo in visita ad Expo, il secondo con un messaggio alla Fao. Due testi che vanno letti per comprendere l’urgenza della questione “fame nel mondo”. Leggiamo intanto l’intervento di Mattarella: “Sono lieto di celebrare con voi la Giornata Mondiale dell’Alimentazione nel contesto dell’Esposizione Universale di Milano, che si avvia alla conclusione avendo registrato un grande successo di visitatori e avendo offerto al mondo intero non soltanto i valori e la cultura dell’ospitalità italiana ma un’occasione di confronto costruttivo su un tema decisivo per l’umanità e il suo futuro. Nutrire il pianeta è la sfida epocale che abbiamo davanti, ed è un ideale oggi inseparabile dalla parola “pace”. Nutrire tutte le persone del pianeta è un grande progetto politico nella globalizzazione, dove talvolta le regole della finanza prevalgono su quelle dell’economia reale, e dove il diritto e gli Stati nazionali misurano, ogni giorno, i propri limiti. Il tema di questa Giornata dell’Alimentazione - “Protezione sociale e agricoltura per spezzare il ciclo della povertà rurale” - ci ricorda quante conoscenze sono necessarie, quante forze vanno raccolte, quante scelte positive vanno compiute, e tra loro poste in connessione, per ottenere concreti risultati. mondiale. Anche qui, in Lombardia, ora motore dell’economia italiana, settanta anni fa si faceva la fila, tra le macerie di palazzi distrutti, per la distribuzione di generi di prima necessità. Se quelle immagini sono per noi un ricordo lontano, lo dobbiamo alla lungimiranza dei padri fondatori dell’Unione Europea, alla pace che nuove istituzioni, a partire dalle Nazioni Unite, hanno assicurato; lo dobbiamo all’uso è sede Milano al progresso economico e allo sviluppo sociale, ma anche alla crescita democratica, dei diritti e dei servizi, che hanno ridotto gli ostacoli verso una effettiva uguaglianza tra i cittadini e i popoli. Questo dà la misura di quanta responsabilità sia affidata oggi ai leader delle nazioni e degli organismi internazionali e sovranazionali, spesso i soli ad avere le dimensioni per affrontare i problemi globali. Fame e malnutrizione sono, ancora oggi, la drammatica realtà quotidiana per circa 800 milioni di persone. In questa cifra sono inclusi circa 160 milioni di bambini minori di cinque anni. Il cammino per azzerare fame e malnutrizione è ancora lungo, ma in questi 15 anni tanti progressi sono stati fatti, anche grazie al tenace lavoro compiuto dalla Fao, per il quale ringrazio il Direttore Generale, Josè Graziano da Silva. La fame è stata dimezzata, la povertà assoluta è stata fortemente ridotta. Sono le basi da cui ripartire. La Generazione Fame Zero sta per nascere e noi vogliamo accoglierla. Le difficoltà dell’impresa non devono scoraggiarci: il traguardo può essere raggiunto, Cibo e acqua sono lingua universale dei popoli. il diritto al cibo e all’acqua può essere affermato in tutti i continenti. La cooperazione può prevalere sul conflitto. Il dialogo sul fanatismo, la crescita delle opportunità può restringere la forbice delle diseguaglianze. Cibi diversi, ecosistemi diversi, che vanno preservati e valorizzati. Il linguaggio di un’alimentazione sana e responsabile può e deve finalmente diventare la base comune di una nuova civiltà. Signor Segretario Generale delle Nazioni Unite, Questo è un messaggio forte di Expo, la ragione di tanto interesse e tanto impegno. le consegniamo oggi la Carta di Milano che rappresenta il lascito dell’Expo e, al tempo stesso, un impegno comune che dovrà continuare nel tempo. È il frutto di un lavoro collettivo tra governi, società civile, imprese, università e organizzazioni internazionali: le adesioni raccolte hanno superato il milione e costituiscono una autentica prova di cittadinanza globale. L’Agenda per lo Sviluppo 2030, adottata il 25 settembre scorso dall’Assemblea generale dell’Onu, delinea, con i suoi 17 obiettivi, i cardini di un progetto di portata storica. I risultati dell’Expo di Milano vogliono essere un contributo a questa visione integrata dello sviluppo: porre fine alla fame e alla povertà vuol dire ridurre le diseguaglianze, potenziare il lavoro e la responsabilità femminile, garantire la pace e la crescita sostenibile, investire sulla cooperazione economica e culturale tra gli Stati e tra i continenti. Non sono capitoli separati, ma speranze di giustizia legate tra loro a doppio filo. La Carta riconosce il diritto al cibo e quello all’acqua quali diritti fondamentali ed elementi essenziali del più generale diritto alla vita. Con forza, persone provenienti da ogni parte del mondo hanno voluto ribadire che soltanto un’azione corale può debellare la malnutrizione e la povertà, promuovendo un accesso equo alle risorse naturali e una gestione sostenibile dei processi produttivi. Quando, settanta anni fa, venne costituita la FAO, l’Europa stava faticosamente emergendo dalle tenebre della seconda guerra Signor Segretario Generale, dall’inizio dell’anno scorso sulle coste italiane sono sbarcati quasi 310.000 migranti. Ha avuto modo di constatare direttamente il nostro impegno qualche settimana fa. La maggior parte di queste persone ha ab- bandonato le proprie case e i propri affetti per sfuggire alla guerra, alle persecuzioni, alle carestie e alla fame. Donne e uomini che, come lei ha ricordato, ieri, parlando al Parlamento italiano, hanno diritto, tutti, alla tutela della loro dignità. La portata di questi flussi ha scosso le opinioni pubbliche europee, suscitando paure, mobilitando solidarietà, ponendo interrogativi sul futuro. Di certo, si è posta con drammatica evidenza la necessità di contribuire a migliorare le condizioni di vita nei Paesi di origine e di transito dei flussi migratori, con strategie che ne incentivino il progresso economico e sociale. Interventi che devono anche tenere in considerazione la necessità, come suggerisce il tema di questa Giornata, di interventi di protezione sociale efficienti e sostenibili che consentano politiche di sviluppo e contrastino la sfiducia e l’abbandono. Interventi che consentano di ridurre la povertà, favorendo la stabilità reddituale, l’accesso ai generi alimentari di base, alle cure mediche e all’istruzione. Le stesse rimesse degli immigrati in Europa possono essere di grande aiuto alle comunità d’origine, a condizione che siano inserite in politiche di stabilizzazione e di crescita. Ancora una volta, il ruolo delle donne è fondamentale: la denutrizione è più grave dove più forte è la diseguaglianza di genere. Le società sono ovunque più ricche ed equilibrate dove la presenza femminile è più forte nei corpi sociali, nelle istituzioni, nelle imprese: lo ha ricordato bene, pochi giorni fa proprio qui, all’Expo, il Forum delle donne parlamentari. Signor Segretario Generale, Signore e Signori, Tra poco più di un mese Parigi ospiterà un altro grande appuntamento: la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. In quell’occasione saremo di nuovo chiamati a un impegno comune: proteggere il pianeta e le sue risorse, restituire ai nostri figli il futuro che stiamo consumando. Le lingue della guerra sono quelle di Babele, dove nessuno comprende l’altro e dove il dialogo non riesce mai a essere produttivo. Il linguaggio della pace ci dice che la lotta contro povertà, fame e malnutrizione passa anche attraverso la conservazione e la protezione dell’ambiente che ci circonda. Spero che questa Esposizione Universale di Milano, in cui le Nazioni Unite sono state protagoniste come mai prima, sia per tutti il segno che una strada nuova può essere condivisa. Scelte unilaterali non portano al progresso e alla pace. Il diritto internazionale invece è una risorsa, da custodire e implementare: questa risorsa aiuterà anche le nuove idee e i nuovi protagonisti che si cimenteranno per realizzare entro il 2030 l’obiettivo di uno sviluppo equo, solidale e sostenibile”. Di tenore analogo le parole di Papa Francesco rivolte in un messaggio al direttore generale della Fao: “Questa giornata, in cui si celebra il settantesimo anniversario dell’istituzione della FAO, pone in primo piano tanti nostri fratelli che, nonostante gli sforzi compiuti, soffrono la fame e la malnutrizione, anzitutto per l’iniqua distribuzione dei frutti della terra, ma anche a causa di un mancato sviluppo agricolo. Viviamo un’epoca in cui l’affannosa ricerca del profitto, la concentrazione su interessi particolari e gli effetti di politiche ingiuste rallentano le azioni all’interno dei Paesi o impediscono una cooperazione efficace in seno alla comunità internazionale. In questo senso, rimane molto da fare per quanto riguarda la sicurezza alimentare, che appare ancora come un obiettivo lontano per molti. Questo doloroso scenario, Signor Direttore Generale, rende ancora più urgente il ritorno all’ispirazione che portò alla nascita di codesta Organizzazione e ci impegna a trovare i mezzi necessari per liberare l’umanità dalla fame e promuovere un’attività agricola capace di soddisfare le effettive necessità delle diverse aree del pianeta. Si tratta di un obiettivo certamente ambizioso, ma improrogabile, che va perseguito con rinnovata volontà in un mondo dove cresce il divario nei livelli di benessere, nei redditi, nei consumi, nell’accesso all’assistenza sanitaria, nell’istruzione e per quanto concerne una maggiore speranza di vita. Siamo testimoni, spesso muti e paralizzati, di situazioni che non è possibile legare esclusivamente a fenomeni economici, poiché sempre di più la disuguaglianza è l’effetto di quella cultura che scarta ed esclude tanti nostri fratelli e sorelle dalla vita sociale, non considera le loro capacità e arriva a ritenere superfluo il loro apporto alla vita della famiglia umana. Il tema scelto per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione di quest’anno: Protezione sociale e agricoltura per spezzare il ciclo della povertà rurale, è importante. Un problema che pone in rilievo la responsabilità verso i due terzi della popolazione mondiale a cui manca una protezione sociale anche minima. Un dato reso ancor più allarmante dal fatto che la maggior parte di queste persone vive nelle aree più svantaggiate di Paesi dove l’essere poveri è una realtà dimenticata e l’unica fonte di sopravvivenza è legata ad una scarsa produzione agricola, alla pesca artigianale o all’allevamento su piccola scala. Infatti, la mancata protezione sociale pesa anzitutto sui piccoli agricoltori, allevatori, pescatori e forestali costretti a vivere nella precarietà, poiché il frutto del loro lavoro è subordinato per lo più a condizioni ambientali che spesso sfuggono al loro controllo, e alla mancanza di mezzi per fronteggiare cattivi raccolti o per procurarsi gli strumenti tecnici necessari. Paradossalmente, poi, anche quando la produzione è abbondante, essi incontrano serie difficoltà di trasporto, di commercializzazione, di conservazione del frutto del loro lavoro. Nel corso dei viaggi e delle visite pastorali, ho avuto numerose occasioni di ascoltare queste persone esprimere le loro difficoltà, ed è naturale che io mi faccia portavoce delle gravi preoccupazioni che mi hanno confidato. La loro vulnerabilità, infatti, ha ripercussioni molto pesanti sulla vita personale e familiare, già gravata da tante contrarietà o da giornate estenuanti e senza limiti di tempo, diversamente da quanto accade per altre categorie di lavoratori. La condizione delle persone affamate e malnutrite evidenzia che non basta e non possiamo accontentarci di un generico appello alla cooperazione o al bene comune. Forse la domanda da porre è un’altra: è ancora possibile concepire una società in cui le risorse sono nella mani di pochi e i meno privilegiati sono costretti a raccogliere solo le briciole? La risposta non può limitarsi a buoni propositi, ma consiste piuttosto nella «pace sociale, vale a dire la stabilità e la sicurezza di un determinato ordine, che non si realizza senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera sempre violenza» (Enc. Laudato si’, 157). Infatti, per le persone e le comunità, la mancata protezione sociale è un fattore negativo in sé stesso e non può essere limitata solo alle possibili minacce per l’ordine pubblico, dal momento che la disuguaglianza riguarda gli elementi fondamentali del benessere individuale e collettivo, quali sono ad esempio la salute, l’istruzione, la partecipazione nei processi decisionali. Penso ai più svantaggiati, a quanti, per la mancata protezione sociale, patiscono le conseguenze negative di una persistente crisi economica o di fenomeni legati alla corruzione e al malgoverno, oltre a subire i cambiamenti climatici che compromettono la loro sicurezza alimentare. Sono persone, non numeri, e chiedono il nostro sostegno, per poter guardare al futuro con un minimo di speranza. Domandano ai Governi e alle Istituzioni internazionali di operare tempestivamente, facendo tutto il possibile, per quanto dipende dalla loro responsabilità. Considerare i diritti dell’affamato e accoglierne le aspirazioni significa anzitutto una solidarietà che si traduce in gesti concreti, che richiede condivisione e non solo una migliore gestione dei rischi sociali ed economici o un soccorso puntuale in occasione delle catastrofi e delle crisi ambientali. È questo ciò che si chiede alla FAO, alle sue decisioni e alle iniziative e ai programmi concreti che si realizzano nei vari luoghi. Questa prospettiva antropologica, però, mostra che la protezione sociale non può essere limitata all’incremento dei redditi, o ridursi all’investimento in mezzi di sussistenza per un miglioramento della produttività agricola e la promozione di un equo sviluppo economico. Essa deve concretizzarsi in quell’ “amore sociale” che è la chiave di un autentico sviluppo (cfr ibid., 231). Se considerata nelle sue componenti essenzialmente umane, la protezione sociale potrà aumentare nelle persone più svantaggiate la capacità di resilienza, di affrontare e superare le difficoltà e i contrattempi e a tutti farà comprendere il giusto senso dell’uso sostenibile delle risorse naturali e del pieno rispetto della casa comune. Penso in particolare alla funzione che la prote- zione sociale può svolgere per sostenere la famiglia, nel cui seno i suoi membri imparano fin dall’inizio che cosa significa condividere, aiutarsi a vicenda, proteggersi gli uni gli altri. Garantire la vita familiare significa promuovere la crescita economica della donna, consolidando così il suo ruolo nella società, come pure favorire la cura degli anziani e permettere ai giovani di proseguire la formazione scolastica e professionale, per accedere ben preparati al mondo del lavoro. La Chiesa non ha la missione di trattare direttamente tali problemi dal punto di vista tecnico. Tuttavia, gli aspetti umani di queste situazioni non la lasciano indifferente. Il creato e i frutti della terra sono doni di Dio elargiti a tutti gli esseri umani, che ne sono al tempo stesso custodi e beneficiari. Per questo sono destinati ad essere equamente condivisi da tutti. Ciò esige una ferma volontà per affrontare le ingiustizie che riscontriamo ogni giorno, in particolare quelle più gravi, quelle che offendono la dignità umana e toccano nel profondo la nostra coscienza. Sono fatti che non consentono ai cristiani di astenersi dal fornire il loro attivo contributo e la loro professionalità, soprattutto mediante diverse forme di organizzazione che tanto bene fanno nelle aree rurali. Di fronte alle difficoltà non possono prevalere il pessimismo o l’indifferenza. Ciò che è stato fin qui compiuto, nonostante la complessità dei problemi, è già un motivo di incoraggiamento per l’intera Comunità internazionale, per le sue Istituzioni e le sue linee di azione. Tra queste penso all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, recentemente approvata dalle Nazioni Unite. Auspico che non resti solo un insieme di regole e di possibili accordi. Confido che ispiri un modello diverso di protezione sociale, a livello sia internazionale sia nazionale. Si eviterà così di utilizzarla a vantaggio di interessi contrari alla dignità umana, o che non rispettano pienamente la vita, o per giustificare atteggiamenti omissivi che lasciano i problemi irrisolti, aggravando in tal modo le situazioni di disuguaglianza. Ciascuno, per quanto è nelle proprie possibilità, dia il meglio di sé in spirito di genuino servizio agli altri. In tale sforzo, l’azione della FAO sarà fondamentale se dispone dei mezzi necessari per assicurare la protezione sociale nel quadro dello sviluppo sostenibile e della promozione di quanti vivono di agricoltura, allevamento, pesca e foreste”. I due testi, di Sergio Mattarella e di Papa Francesco, rendono evidente come la questione della fame nel mondo sia al centro dei pensieri delle autorità sia laiche che spirituali del pianeta. La sintonia tra i due messaggi pare evidente e forse per questo qualche risultato concreto si comincia a cogliere. Continuare su questa strada deve essere l’eredità più significativa di questa giornata mondiale dell’alimentazione appena trascorso, nei giorni in cui si conclude l’Esposizione universale milanese dedicata proprio al tema: “Nutrire il pianeta”. n Sabato 17 ottobre 2015 | Inizialmente avevamo accennato però alla penna di Hadjadj. E allora conviene tornare al suo magico uso delle parole. Sì, perché si dà il caso che in un piccolo gioiello fatto tradurre dalle benemerite edizioni Ares («Ma che cos’è una famiglia? – La trascendenza nelle mutande & altri discorsi ultra-sessisti») il filosofo franco-algerino polemizzi contro una «sana famiglia» che somiglia maledettamente a quella che piace tanto a Vendola. Hadjadj a dire il vero duella in punta di penna col suo collega, il filosofo Michel Serres (a ciascuno il suo) che su «Études», la rivista dei gesuiti francesi, ha scritto un articolo intitolato «La sana famiglia» (La saine famille). Ma a parte questo, le somiglianze tra Serres e Vendola superano di gran lunga le differenze. Anzitutto anche Serres, come Vendola (e non scordiamoci mai di Marino), si professa cattolico. All’inizio del suo pezzo avverte di voler offrire «una meditazione propriamente cristiana, cioè cattolica, che gli stessi vescovi avrebbero trascurato...». #Nichi, la fobia del seme e i “genitori spirituali” Il triste siparietto in cui Nichi Vendola ha spinto Roberto Formigoni (preso alla sprovvista: altre volte ha reagito meglio) permette di sottolineare una volta di più la reminescenza catara (e gnostica) di certo omosessualismo di Emiliano Fumaneri E h sì, penso: ci vorrebbe la magica penna di Fabrice Hadjadj per commentare la performance di Nichi Vendola a Matrix, dove si è improvvisato teologo per zittire le obiezioni di Formigoni contro l’utero in affitto e le adozioni gay. E così Nichi se n’è uscito chiedendo con fare provocatorio: «E se avessimo detto che Gesù è figliastro di san Giuseppe?». Alla provocazione fantateologica è seguita immancabile la reazione stizzita del Celeste, che lo ha accusato di bestemmiare le verità della fede (si sa che anche Vendola, al pari di Marino, si professa cattolico). Ma più che fermarsi all’accusa di Formigoni, vale la pena di annotarsi la risposta di Vendola, che subito rinfaccia all’ex governatore della Lombardia di avere «un’ossessione, che è quella dello sperma». Formigoni, a sentirsi dare dello spermossessivo, si infervora ancor di più. Nichi, vista messa in dubbio la sua stessa cattolicità, idem. Ma si trattiene per precisare meglio il proprio pensiero: «Genitore non è un fatto biologico», dice. «La genitorialità è crescere, educarli, amarli i figli. Non lo sperma!». catara prometteva ai suoi fedeli i mezzi per evadere dalla tenebrosa prigione del corpo. Il corpo del Cristo cataro è un puro «fantasma», che solo in apparenza muore sulla croce, la quale d’altro canto non ha alcuna funzione salvifica. Il ruolo di Gesù è stato unicamente quello di rivelare gnosticamente agli uomini la loro vera natura: di risvegliare cioè dal sonno gli spiriti imprigionati nella materia. Si comprende perché la spermofobia fosse propria del dualismo cataro, che con coerenza rifiutava con particolare vigore il matrimonio, accusato di santificare le unioni carnali dalle quali nascevano senza posa nuove prigioni corporee per le anime spirituali. Il filologo Francesco Zambon riassume così i precetti che appaiono come rigorose conseguenze della metafisica catara: «poiché tutto ciò che è materiale è di origine diabolica, bisogna evitare qualsiasi contatto con le realtà visibili e corporee. L’atto carnale era considerato il peccato per eccellenza». E oggi come allora si capisce perché le due fedi, quella cristiana e quella catara, vedessero l’una come un pericolo mortale per l’altra (con tutto lo strazio e i lutti che ne seguirono). Hadjadj, da fine cesellatore qual è, direbbe che la genitorialità aspermatica di Vendola è la perfezione dell’orfanotrofio. A me invece – sarà perché ricorda la solita taccia di «omofobia» – l’unica parola per definire adeguatamente la reiterata antipatia del leader di Sel verso il seme maschile sembra la più modesta «spermofobia». Che è pure bruttina come parola. Ma ho una più che valida giustificazione: non sono Hadjadj. Ma torniamo a Vendola. Giampaolo Pansa nel suo «Tipi sinistri» lo soprannomina «Nichi il doppio», alludendo alla sua doppia veste: se da un lato c’è il Vendola utopista, il fervente trascinatore capace di catalizzare un ampio consenso a sinistra, dall’altro c’è anche il Vendola uomo di potere, in cui l’abbigliamento casual e i modi da libertario cortese lasciano il posto a una gestione della politica di staliniana durezza. Mentre riascoltavo le affabulazioni al calor bianco dell’ex governatore della Puglia mi veniva in mente che un rigurgito di spermofobia doveva ritrovarsi anche nel XII e XIII secolo presso i Catari, per i quali la carne umana era generata nel peccato e per mezzo del peccato, creata da un Dio falso e menzognero che aveva ardito legare l’anima a un nodo perverso di spirito e di carne. Nel Rituale di Lione è pregato affinché tronchi questo legame nefasto: «Non aver pietà della carne nata dalla corruzione, ma abbi pietà dello spirito rinchiuso in prigione». In questo senso la mentalità di Vendola è un esemplare rappresentante della leggendaria “doppiezza” comunista, un retaggio della militanza nel vecchio PCI. Ma che cos’era la doppiezza? Consisteva in questo: Il Partito comunista, che non tollerava di avere “nemici a sinistra”, manteneva un duplice standard etico (detto “doppia prospettiva”, “doppia verità”, “doppio binario”) rispetto al sovversivismo rivoluzionario. Se da un lato disapprovava radicalmente il metodo delle proteste, dall’altro ne riconosceva, magari con riluttanza, le ragioni. Così si prendevano le distanze sia dai critici di quella forma di lotta, sia da coloro che la praticavano. Per i Catari non c’era un’unica creazione, ma due: una creazione buona opera di un Dio benigno, e una creazione cattiva opera di un Dio malvagio. Quest’ultimo era identificato col Dio creatore della Genesi e con Satana. Deus iniquus, chiamavano il Dio dell’Antico Testamento: un Dio usurpatore, falso e crudele. I Catari distinguevano nell’uomo tre componenti: il corpo, di origine diabolica, creato e plasmato dal Dio malvagio; l’anima e lo spirito, che invece sono di origine divina. Lo spirito è la parte più alta del composto umano, ed è parzialmente caduta nel mondo rimanendo incarcerata in una prigione di carne corporea. Questa porzione decaduta è l’anima, che aspira a ricongiungersi con la parte rimasta in cielo. La redenzione, per il catarismo, si conquistava rinnegando la creazione. E la religione È sempre la doppiezza a permettere a Vendola di ibridare cattolicesimo e comunismo, presentandosi al tempo stesso come difensore della Chiesa e sostenitore dell’aborto, del divorzio, dell’eutanasia e dei matrimoni omosessuali. Qualche anno fa sul Sussidiario apparve una acuta analisi della sua figura politica a firma di Marco Cobianchi. Per capire Nichi Vendola, sosteneva l’articolista, bisogna tornare a leggere «Il suicidio della rivoluzione» (1978) di Augusto Del Noce e la sua diagnosi sul destino della sinistra italiana post-gramsciana. La prima evoluzione della sinistra, disse Del Noce, sarebbe stata il libertinismo, cioè il permissivismo morale più estremo. La licenziosità era la conseguenza di una visione della storia come progressiva “emancipazione” da un passato “oscurantista”. Sempre Del Noce sosteneva però che il legame col popolo (guidare le masse è una tipica ossessione gramsciana, e che ricorre anche in Vendola) non sarebbe potuto avvenire che appropriandosi della radice culturale che lo ha plasmato nel corso della storia: il cattolicesimo. È così che Vendola ha fatto intitolare l’aeroporto di Bari a Karol Wojtyla nonostante tutto l’insegnamento morale di Giovanni Paolo II abbia ribadito l’opposizione della Chiesa a tutte le battaglie con le quali il leader di Sel caratterizza la propria azione politica. Sarebbe un errore, ricorda Cobianchi. pensare che Vendola nel dare il nome di Wojtyla all’aeroporto pugliese faccia del banale populismo. Si tratta piuttosto di un sofisticato tentativo di «collegarsi alla cultura popolare assumendone i simboli e, in modo caotico, i valori purificandoli da ogni riferimento trascendente e trasformati, dice Del Noce, in “strumenti per l’accrescimento del nostro tono vitale”». Di queste simbologie Vendola si serve metabolizzandole e svuotandole, trasformandole in altro. Come una specie di Caronte intenzionato a traghettare in terra sconsacrata il residuo legame tra cultura popolare e fede cattolica. Insomma, è la più classica tattica di acculturazione che spiega il suo dirsi al tempo stesso comunista, gay e cattolico, cercando di accreditarsi come l’erede di Pasolini (omosessuale ed “eretico” di due chiese, come lui, e allo stesso tempo poeta, scrittore, ma anche osservatore della politica) per assimilarne il carisma “profetico”. Più volte “Nichi il doppio” ha ribadito, con i toni appassionati che gli sono propri, di riconoscersi nel valore della famiglia, che però svuota di significato sostenendo nel medesimo tempo anche i matrimoni omosessuali. Vendola perciò non rinnega affatto la religione come pilastro della società, a condizione che essa rimanga “materiale culturale” da metabolizzare, senza avere alcuna influenza sull’azione politica. Sempre come Nichi, anche Serres si improvvisa teologo e profeta di un nuovo evangelo. E quale tesi vuol difendere? Nulla di particolarmente originale. Sui social network è di rito quando si parla di utero in affitto o di procreazione artificiale. La tesi è questa Gesù aveva due papà e una madre surrogata. Entrando più nel dettaglio, Giuseppe non sarebbe che un padre adottivo, una specie di genitore 2, mera figura di contorno del Genitore 1 (e 3ino) per eccellenza. Anche qui il francese Serres fila alla perfezione (potremmo dire figlia, ma date le circostanze sarebbe battuta di pessimo gusto) con l’italiano Vendola. Gesù è il figliastro di san Giuseppe mentre Maria provvede pionieristicamente l’utero per una inaudita GPA. E a pensarci bene cosa è l’Annunciazione se non il prototipo divino della PMA, con lo Spirito Santo nelle vesti di inseminatore artificiale (ad ogni modo ben poco naturale)? Date queste premesse, Serres passa ad affermare che la condanna del matrimonio omosessuale dei vescovi francesi poggia su «criteri antropologici», cioè «naturalisti» e dunque non evangelici né soprannaturali. Già, perché è evidente che una Sacra Famiglia così poco naturale significa «che essa disfa i legami carnali, biologici, sociali, naturali, o, come si è detto, strutturali: ciascuno alla sua maniera, il padre non è il padre, né il figlio è veramente il figlio, né la madre è assolutamente la madre; diminuzione e soppressione delle relazioni di sangue». Serres affianca l’emofobia alla spermofobia di Vendola. Per lui il Vangelo neutralizza i legami di sangue. Ecco, finalmente si manifesta l’ideale che presiede a questa nuova lettura dei misteri della fede. È la disincarnazione, fa notare Hadjadj. Tutto il male, secondo questa idea, sta nelle radici troppo naturali, il negativo si ritrova nelle relazioni di sangue. La parentela di sangue in fin dei conti evoca gli oscuri spettri dell’esclusivismo, forse anche del razzismo. Meglio allora una parentela – anzi, una genitorialità direbbe Nichi – più fluida, una parentela scelta, libera e adottiva... Anche Serres, come i catari, contrappone il Dio creatore al Dio redentore. C’è contraddizione in lui tra il Dio della grazia e il Dio della natura. Il suo errore, dice Hadjadj, sta nell’aver abbracciato una visione concorrenziale della grazia e della natura. Per Serres il sovrannaturale coincide con il sovracreaturale: la sfera della soprannatura non è di un altro ordine rispetto a quello della natura e della cultura. Si trova sullo stesso piano, e dunque in rapporto di competizione. Dio è una specie di Supercreatura che occupa ogni spazio della creatura umana. Abbracciando la dissoluzione di ogni valora morale, osservava Del Noce, la rivoluzione comunista però si “suicida” finendo per stringere un’alleanza con la borghesia – della quale Nichi Vendola non è avversario. E questo non per semplici interessi di bottega e di cabina elettorale, ma perché, spiega il filosofo, «la rinuncia del comunismo alla mentalità messianica coincide con la rinuncia della borghesia alle norme della morale. Si stabiliscono così le condizioni per l’integrazione del comunismo alla società democratico-borghese». Secondo questo punto di vista, naturale e soprannaturale, umano e divino sono in concorrenza: uno dei due dovrà per forza soppiantare l’altro. Dalla concorrenza si passa prima alla negazione, poi alla distruzione. O Dio negherà l’uomo oppure sarà l’uomo a distruggere Dio. L’alternativa è secca: o fondamentalismo o ateismo, tertium non datur. A tanto conducono emofobia e spermofobia: alla riproduzione della struttura mentale della gnosi catara, al disprezzo gnostico per la carne. Serres, e con lui Vendola, plaude alla «grande operazione della decostruzione dei legami di parentela naturale o di sangue» assicurata dal cristianesimo, che «sostituisce la libertà individuale dell’amore e della scelta». Un progetto ambizioso, quello vendoliano, ma che appare fallito per via di una eccessiva “velocità di marcia”. Per contro, la marcia “più lenta” del renzismo pare al momento in grado di portare avanti lo stesso progetto politico in maniera decisamente più efficace. Ma di che “cristianesimo” stiamo parlando? È di nuovo il falso Cristo cataro, venuto a liberarci dal Carceriere veterotestamentario. Il Cristo serresian-vendoliano è uno pseudo Salvatore della Nuova Alleanza giunto ad affrancarci dalla natura umana nella sua dimensione squisitamente materiale, opera di #quotidiano contro i falsi miti di progresso STORIE CHE “COMMUOVONO” | SUL BIMBO CHE CONDIVIDE LA COMUNIONE COI SUOI C’è un rischio sottile nel raccogliere certi pur significativi racconti sul solo versante emotivo: sciuparne la forza simbolica di Filippo Fiani V orrei prendere spunto dal racconto sul giovanissimo “Ministro dell’Eucarestia” che ha deciso di condividere l’Ostia Consacrata con il padre e la madre, divorziati ed entrambi risposati, che lo accompagnavano ad accogliere la Prima Comunione. Questo episodio, descritto da un Vescovo al Papa, durante il Sinodo della famiglia, ha portato la discussione sul tema della Comunione alle persone divorziate e risposate, vedendo contrapporsi due schieramenti: da una parte chi vorrebbe una dottrina e una pastorale più capaci di riaccogliere, con percorsi penitenziali e cammini di fede, queste persone; dall’altra una parte più conservatrice, nel senso buono del termine, che non vuole sminuire il Sacramento e che vede in coloro che subiscono i divorzi, rimanendo fedeli nella castità alla promessa pronunciata di fronte a Dio, una categoria di persone che verrebbero umiliate nel loro sacrificio da qualunque apertura in questo senso. Lascio al Sinodo il compito di dirimere la questione e di mettere in campo tutte le ragioni dell’una dell’altra fazione, ma mi domando se, come troppo spesso accade, con puntualità svizzera, anche questo non sia un caso, solamente verosimile, montato ad arte affinché si possa stimolare il dibattito dalla parte sbagliata, cioè quella delle emozioni e non quella, che in un Sinodo mi sembra più consona, della razionalità. Tempi e modalità televisive, mediatiche, moderne sembrano fare da sfondo a questa vicenda che senza alcun dubbio ritengo strumentale al bisogno di muovere l’opinione pubblica verso un pietismo emotivo nei confronti di chi ha bisogno di tante cose, tranne che di pietismo. Comunque ribadisco la mia volontà di non cercare soluzioni alla questione dell’accoglienza dei peccatori, qualunque peccato essi abbiano compiuto, all’interno della Chiesa. Mi interessa di più analizzare come sia avvenuto che un bambino abbia avuto modo di distribuire l’Eucarestia ai genitori. Di sicuro non sarebbe potuto accadere prima del Concilio Vaticano II, che ha lasciato alle singole Conferenze Episcopali la possibilità di richiedere la facoltà di introdurre l’uso di ricevere la Comunione sulla mano. La Conferenza Episcopale Italiana, ha recepito questa possibilità con molto ritardo, nel 1989, accompagnandone con questo testo dell’Istruzione sulla Comunione Eucaristica l’introduzione liturgica: «Particolarmente appropriato appare oggi l’uso di accedere processionalmente all’altare ricevendo in piedi, con un gesto di riverenza, le specie eucaristiche, professando con l’Amen la fede nella presenza sacramentale di Cristo. Accanto all’uso della comunione sulla lingua, la Chiesa permette di dare l’eucaristia deponendola sulla mano dei fedeli protese entrambe verso il ministro, (la sinistra sopra la destra), ad accogliere con riverenza e rispetto il corpo di Cristo. I fedeli sono liberi di scegliere tra i due modi ammessi. Chi la riceve sulle mani la porterà alla bocca davanti al ministro o appena spostandosi di lato per consentire al fedele che segue di avanzare. Se la comunione viene data per intenzione, sarà consentita soltanto nel primo modo». In quegli anni ero un adolescente e accolsi la novità senza neanche pensare alla rivoluzione che una decisione del genere comportava, ma soprattutto non mi interrogai su quale reale motivazione poteva aver portato il Conci- un malvagio demiurgo, il cattivo spermofilo che avrebbe intrappolato i puri spiriti coi legami di sangue. Per contro Cristo, il vero Cristo della fede, dice di non essere «venuto ad abolire, ma a portare a compimento». E san Tommaso si porrà sulla scia delle parole divine dicendo che «la grazia non distrugge la natura, ma anzi la perfeziona». La grazia eleva e al tempo stesso risana la natura umana ferita dopo la caduta. E in un certo senso rende l’uomo ancora più umano, permettendo di far coincidere l’ordine morale con quello carnale (il che spiega, come fa osservare il filosofo di origine ebraica, perché la famiglia naturale non sia così frequentemente lio a decidere di abolire un divieto e ristabilire un permesso tolto nel medioevo. Tante sono le voci riguardo a questo, ma ancora sembra non esserci chiarezza alcuna. Solo da adulto, maturando nella Fede e nella cultura, iniziando a pormi delle domande a volte scomode, ho affrontato anche questo tema. Non nego di essere stato anche sollecitato e fortemente turbato da alcune campagne di informazione, come il video “Jesus is on the floor” che senza mezze misure mostra come il Corpo di Cristo possa essere fatto oggetto di disprezzo durante il passaggio sulle mani, non trascurando di ricordare i Canoni sul Santissimo Sacramento dell’Eucarestia del Concilio di Trento (pg.47). È abbastanza naturale immaginarsi che durante l’ultima cena, gli apostoli non siano stati imboccati da Gesù, anche perché nelle sue stesse parole «[...] prendete e mangiatene [...]» quand’anche uno volesse credere che Gesù ne avesse dato uno per uno, non si può che leggere una sequenza di azioni: prendere (con le mani) e mangiare. E sarebbe presuntuoso credere che essi, nonostante si potessero considerare Vescovi Ordinati, avessero capito quello che la stessa Chiesa ha sancito secoli dopo, tra il XIII ed il XVI; per questo, se anche ci immaginiamo un convivio dove lo sbriciolarsi del pane ed il colare del vino non fosse sacrilegio, è stato doveroso successivamente accedere alla Comunione con devozione e precauzione affinché non se ne facesse scempio né profanazione. Le indicazioni dell’epoca prevedevano che ci si accostasse al Sacramento, oltre che in grazia di Dio dopo aver ricevuto il perdono, utilizzando accorgimenti che tenessero nel dovuto rispetto il gesto che si stava compiendo, sia che si ricevesse sulla lingua, sia che si ricevesse sulle mani. È del medioevo, la decisione di impedire l’uso, tutt’altro che diffuso, della Comunione sulle mani. Quando alcune correnti teologiche misero in discussione la modalità della presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento (arrivando alcuni a definirlo come un segno vuoto che richiama solo lontanamente la realtà sostanziale del Signore presente in mezzo a noi) la reazione della comunità ecclesiale fu di sottolineare maggiormente la venerazione e l’adorazione per le Specie Eucaristiche fino ad introdurre il nuovo rito di ricevere la Comunione direttamente sulla bocca ed in ginocchio proprio per sottolinearne la grandezza della presenza reale del Corpo di Cristo. Osservando quanto ci circonda, vedo oggi le stesse problematiche, la stessa disinvoltura nel contestare il Magistero, la dottrina e la pastorale. Senza contare gli innumerevoli tentativi di tradurre e forzare le parole del Papa affinché sembrino avallare le più bislacche e disparate teorie. Se anche è vero che il dogma della transustanziazione non sta subendo attacchi diretti, è anche vero che c’è oggi più che mai bisogno di ritrovare la forza della preghiera e dell’adorazione Eucaristica. In quest’ottica, la confidenza che si finisce per percepire con l’Ostia Consacrata non giova alla diffusione del Sacro timore di Dio, dono dello Spirito che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte a Dio e al suo amore e che il nostro bene sta nel metterci con umiltà e con rispetto nelle Sue mani. Per questo mi auspico sommessamente che con il tempo si possa tornare, prima per iniziativa personale, magari anche solo fiduciosa, e poi per decisione comunitaria, consapevole e condivisa, ad escludere la Comunione sulle mani, come già richiesto nelle grandi assemblee e in tutte le messe presiedute dal Santo Padre. n promossa dalle società cosiddette «primitive», presso le quali non sempre il padre e la madre sul piano biologico lo sono anche sul piano legale). Papa Francesco negli Usa ha detto che «la famiglia ha la carta di cittadinanza divina». Sulla stessa scia, Hadjadj conclude il suo vertiginoso libro ricordando che è per via della fecondità nativa dell’uomo e della donna, a immagine di Dio, che anche «la famiglia «naturale» è l’icona del Soprannaturale». Ancora una volta il Dio della vita torna a reclamare il suo posto e a scacciare idoli come quello, falsissimo, di un vangelo emo e spermofobico. Che, non dimentichiamolo, solo un Dio dell’anti-vita può predicare. n #quotidiano contro i falsi miti di progresso | Sabato 17 ottobre 2015 Chiesa, mondo, famiglia: il Sinodo visto dal Giappone Una delle più marchiane deformazioni impresse dai media all’assise sinodale riunita con Francesco e sotto il suo carisma petrino è quella che dà l’impressione che tutto sia poco più di una riunione di condominio allargata all’Italia, al più all’Europa o al “nord” del mondo. Il sud, perlopiù, è visto (erroneamente) come “l’antagonista” del fronte liberale. La Chiesa si snoda però anche lungo i meridiani, e dall’estremo Oriente ci giunge una voce di don Antonello Iapicca D al Giappone il Sinodo appare come il Cenacolo tra il Venerdì Santo e la sera della domenica di Pasqua. In attesa cioè che Cristo appaia risorto e vittorioso sulla paura. Maddalena, la Chiesa perdonata e riscattata, i cristiani dai quali il Signore ha cacciato i sette demoni dei peccati capitali hanno già bussato alle porte del Cenacolo, annunciando che Cristo è risorto e lo hanno visto proprio nelle loro famiglie, nel matrimonio ricostruito mille volte nel perdono. E gli apostoli ascoltano, alcuni credendo e facendo propria la testimonianza di tanti “fedeli laici”, purtroppo ancora poco considerata, come lo era duemila anni fa quella di donne come Maria Maddalena. Ma da qui, a molte migliaia di chilometri, abbiamo la certezza che la Chiesa riunita in assise per discernere il soffio dello Spirito Santo in questo tempo così difficile per la famiglia saprà riconoscerlo dove sta fortificando e irrobustendo la fede di tante famiglie sparse in tutto il mondo. No, non prevarranno le ideologie, lo sappiamo per certo: state tranquilli, Cristo è risorto davvero, e, nonostante le derive mondane e i tentativi del serpente di ingannare e annacquare la Verità che fa liberi i coniugi di amare sino al martirio, il Signore si farà presente nell’Aula Sinodale. Non è vero che hanno già vinto! È vero piuttosto che il demonio ha già perso. Fatevelo dire da chi vive da anni in terra pagana dove, come recita il Vangelo della Messa di oggi (ieri per chi legge), tra la folla anonima che si accalca e calpesta a vicenda, i discepoli sono come il “lievito” nella massa: non si vede, ma esercita una forza capace di sprigionare vita e fermentare tutta la pasta: “Il regno dei cieli si può paragonare al lievito che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta la pasta si fermenti” (Mt 13,33). Qui in Giappone, con molti anni di anticipo rispetto a quasi la totalità del mondo, proprio la massa perseguita la Chiesa, in modo così sottile e pernicioso da far dire ad alcuni, direttamente o indirettamente – proprio come sta accadendo al Sinodo… - che è impossibile vivere da cristiani in questo Paese. Che è meglio adattare il Vangelo alla cultura, che è un modo elegante e trendy per non dire che è meglio annacquarlo, anzi direttamente cambiarlo, per adeguarlo alle esigenze del demonio, oops, scusate, della cultura indigena e dei tempi attuali. Di conseguenza, sempre secondo alcuni, è impossibile vivere il matrimonio secondo il Vangelo nel Giappone del 2015, perché il demonio, da queste parti, si veste con l’abito più che corretto dell’onestà e della probità sul lavoro, facendo affogare l’unicità delle persone nelle sabbie mobili dell’apparente bene comune; l’uniformità soffoca la diversità, preludio sinistro a una società “gender” a tutto tondo. La teoria gender, infatti, negando alla radice la irriducibilità della persona umana nella sua differenziazione originaria tra maschio e femmina, produce una serie infinita di generi solo apparentemente diversi. Sono invece figli dell’uniformità satanica che, pur indossando le sembianze ipocrite delle varie sigle di genere che spuntano come funghi, nascondono la tragica realtà della solitudine di chi ha perso il “tu” originale nel quale trascendere il proprio “io”. Per questo, ogni “genere” diverso da quelli originali di “maschio” e “femmina” sono una truffa, schiacciano l’uomo contro il muro dell’autodeterminazione affettiva, obbligandolo a specchiarsi nel proprio “io” come . Eliminate le differenze tra “maschio” e “femmina” non resta altro che l’autoerotismo, degenerazione del già degenerato erotismo sganciato dall’agape che lo sublima e riscatta. E quel che è più grave, è che questo egoismo estremo di chi vive spesso inconsciamente la solitudine più oscura, raggiunge e ferisce anche altre persone, i figli della masturbazione e dell’utero in affitto. Perdonatemi la crudezza, ma è così, inutile girarci intorno. Chi, tra i tanti sponsor delle nozze e dell’adozione gay, ha davvero riflettuto un solo minuto su come si potrà sentire un bambino che diventerà adolescente e poi adulto, quando scoprirà di essere il frutto di una masturbazione, accolto poi da un utero preso in affitto per nove mesi, e infine preso tra le braccia di due papà. Chi, con un briciolo di ragione, potrebbe definire tutto questo diversamente che un abominio mostruoso? Lo stesso mostro che recide le radici e l’identità fagocita oggi giovani, adulti e anziani in Giappone. È molto più subdolo, e per questo più pericoloso. Come fai, tu cristiano, a combattere contro l’onestà e il sacrificio per gli altri sul posto di lavoro? Capite come si tratta della stessa ideologia satanica del gender, solo impressa sulla faccia opposta della stessa medaglia. Da una parte il lavoro e il bene comune, dall’altra il diritto all’amore e alla paternità e maternità. Goccia dopo goccia, insieme alla stessa ragionevolezza che ha legittimato il divorzio e l’aborto, i sofismi del demonio ci stanno prendendo alla gola, alla stessa maniera dei terroristi islamici. Ma proprio perché perseguitata, sciolta cioè nel martirio come sale e lievito, la Chiesa può illuminare il mondo intero. È il paradosso cristiano nel quale siamo stati coinvolti con la chiamata che ci ha raggiunti: come il nostro Signore ci aspetta un torchio dove essere spremuti sino all’ultima goccia, perché il sangue di Cristo giunga ad ogni uomo; la missione della Chiesa, infatti, è lasciarsi impastare nel mondo per andare a scovare coloro che sono schiavi dell’egoismo perché, bagnati dal sangue di Cristo che li purifica, possano essere presentati insieme ai cristiani a Dio come un’oblazione pura. I martiri ci indicano il cammino, come quelli di Nagasaki, che sulla Croce cantavano i salmi con cui facevano risuonare, proprio per i loro carnefici, le melodie che gli angeli cantano in Cielo per l’eternità. A questo to, o la diversità esplode nella vita di tutti i giorni, se gli sposi hanno fede possono entrarvi distendendo le braccia sulla Croce. Se non ce l’hanno divorzieranno, e cercheranno come rifarsi una vita. Certo, le coppie di risposati sono una realtà diffusa, è una ferità di questa generazione, e occorre cercare ogni pecora perduta, e riportarla con misericordia all’ovile, e superare i moralismi che schiacciano e non salvano nessuno. canto tra le fiamme della fornace ardente delle tentazioni e delle persecuzioni siamo chiamati tutti, in Giappone come in ogni parte del mondo. Il Sinodo qui, a parte alcune dichiarazioni da parte della Gerarchia, è soprattutto la candida schiera dei martiri che, in diversi modi, da più di cinquecento anni stanno imporporando questa terra. Famiglie che vivono in Cristo la loro vocazione opponendosi con parresia alla “massa” che le vorrebbe scolorire nel grigio dell’irrilevanza. E invece no, sostenuti dalla Grazia dello Spirito Santo, un pugno di mariti e padri, missionari e giapponesi del cammino Neocatecumenale, al prezzo della carriera e di un’emarginazione sicura, tornano a casa in tempo per cenare con moglie e figli, dicendo no allo “straordinario” per tutti diventato “ordinario”. E così educano i loro figli a mettere Dio al primo posto, e a non inchinarsi all’imperatore di turno. Il Sinodo in Giappone è un manipolo di famiglie sante che, come già secoli fa, annunciano che Gesù Cristo è risorto ed è il Kyrios, l’unico Signore della loro vita; anche a prezzo della vita dei figli, che difendono eroicamente la santità della Domenica rinunciando alle attività della scuola che così li emargina e li retrocede a studenti di serie B. Genitori che, nonostante i costi enormi per la scuola e l’Università, continuano a fidarsi del Signore nella certezza della sua vittoria sulla morte, e si aprono alla vita in obbedienza alla “Humanae Vitae”, e le loro famiglie numerose con quattro, sei e anche undici figli, sono una luce che illumina le tenebre dell’uniformità sociale. La Chiesa, in Giappone come in ogni altra parte del mondo, ci sta insegnando come innalzare nel mondo l’inno di lode a Dio, bestemmiato e dimenticato da questa generazione. Unico pericolo, l’“ipocrisia”, peggiore dei peccati stessi, perché, occultando la realtà e dissimulando la debolezza dell’uomo ferito dal peccato originale, rende vana la Croce di Cristo, e frustra così la missione della Chiesa. L’ipocrisia è il “lievito” malvagio di una vita doppia che infetta tutta la pasta: “Corruptio optimi pessima”, ovvero “ciò che era ottimo, una volta corrotto, è pessimo” (San Gregorio Magno). Per questo Gesù si dirige “innanzitutto ai suoi amici” per metterli in guardia dall’ipocrisia, che è il vero pericolo per la Chiesa; se una comunità è ipocrita diventa come Il sale che perde il sapore, inutilizzabile e buono solo ad essere gettato e calpestato: come quei farisei diventati sepolcri di cui nessuno si avvede e per questo calpestati; come ciascuno di noi, quando, perdendo la primogenitura profetica, torniamo ad essere folla anonima che si calpesta a vicenda. L’ipocrisia è l’antitesi della profezia, della novità, della Verità che illumina e libera. È l’hametz che impedisce la pasqua, il fermento dell’uomo vecchio che si corrompe e si chiude all’annuncio della liberazione. Gli “amici” di Gesù sono invece chiamati alla “parresia”, la libertà e il coraggio di annunciare con franchezza e senza sconti il Vangelo che trasforma una massa anonima in una comunità. Quello che gli apostoli predicavano “nel segreto” del catecumenato e delle assemblee delle comunità sparse nel mondo, una volta fatto carne e vita nei cristiani rinati da acqua e da Spirito, era “annunciato sui tetti”, sino al martirio. E così è stato durante tutta la storia della Chiesa, sino ad oggi. Se frequentare la Chiesa non è una vernice di ipocrisia spalmata su una vita doppia, da una parte il culto e dall’altra la condotta di ogni giorno, ma ha condotto alla fede adulta, essa fermenterà ogni pensiero, parola e gesto, e così vincerà il mondo. Ma è necessaria una seria formazione, è cioè fondamentale avere “stanze più interne”, come il Cenacolo dove gli apostoli si erano nascosti per timore dei Giudei e hanno visto Gesù vivo passare oltre le porte della morte e della paura, lo hanno ascoltato mentre annunciava la Pace, hanno mangiato con Lui e hanno ricevuto lo Spirito Santo vittorioso su ogni timidezza che li ha spinti fuori sino agli estremi confini della terra, ad annunciare quello che avevano visto e udito, anche a costo della propria vita. Il Cenacolo è immagine delle piccole comunità dove i cristiani della Chiesa primitiva si nascondevano nell’intimità con Cristo, come poi ogni casa, ogni chiesa, nelle quali i discepoli dell’Agnello si sono ritirati mentre infuriava la persecuzione, per “ascoltare” e “dirsi” le Parole della fede. Solo grazie al seno materno della comunità, solo nel Cenacolo i cristiani possono ricevere lo Spirito Santo che li conduce con letizia a lasciarsi oltraggiare e uccidere per amore del Nome di Gesù. Sulla croce infatti, nella persecuzione, nel rifiuto, nel martirio, ogni segreto verrà alla luce: se l’interno è stato purificato esso splenderà nell’amore; se invece è pieno di iniquità sarà svelata l’ipocrisia. I segreti dei discepoli sono le cose nascoste ai sapienti e agli intelligenti, i segreti del Regno e della vita celeste che, nella debolezza e nella precarietà, essi vivono già qui sulla terra, come primizie, lievito e profezia del destino a cui è chiamato ogni uomo. Per questo non si può dare per scontata la fede, ed è il più grande errore in cui molti incorrono oggi nella Chiesa. E poi cercano, con criteri mondani, di mettere delle pezze, quando ormai i buoi sono scappati dalla stalla. Vi risuona qualcosa delle troppe parole al vento blaterate intorno e, a volte, anche dentro l’aula sinodale? Se un prete non è stato formato integralmente, se non ha ricevuto la spina dorsale della Croce, se il Vescovo e i formatori non si sono preoccupati che abbia ha fede autentica e provata, quando si presenta la frustrazione, la solitudine, la sofferenza che costituisce la missione, entrerà in crisi, e lascerà il ministero. Non c’entra nulla il fatto di non essere sposato, perché ciò vale anche per i matrimoni. C’entra la fede. Quando arriva una difficoltà, un tradimen- Ma la Chiesa è chiamata ad aprire le sue porte perché le persone ricevano la fede in una comunità concreta e per mezzo dell’iniziazione cristiana, perché solo la fede dà la vita eterna. E chi ha vita eterna dentro non teme le persecuzioni più feroci: sa che ogni suo capello è contato, che la sua vita è custodita nel cuore di Dio. Chi ha fede sa che il vero inferno è il peccato, e la strada per andarci è la disobbedienza che nasce dalla superbia. Chi ha fede vive già le primizie del Cielo, è passato con Cristo dalla morte alla vita, e può perdonare, può essere fedele, può lasciare il peccato; una moglie può tornare al marito che l’ha lasciata anni prima, un marito può lottare contro le tentazioni che ha in ufficio. Un cristiano può amare. Può donarsi nel martirio, il lievito che salva il mondo. L’amore di Dio infatti è un talento che non può restare «nascosto» nell’ipocrisia di chi cerca in esso la propria gloria; l’amore invece è fecondo e “svela” all’ “esterno” le opere della fede che colmano l’”interno”. Ė come tra due sposi: con pudore «nascondono» nell’intimità della «stanza più interna» effusioni e sguardi in un linguaggio di parole e corpi che solo loro comprendono. Ma ognuno di quegli istanti d’amore, pur restando un “segreto” sigillato tra i due, è destinato a fissarsi scolpito nella vita dei loro figli, che in quei momenti ereditano dai genitori la somiglianza. Così Gesù rivela il suo mistero “anzitutto” ai suoi discepoli, scegliendoli come primizie perché “stiano con Lui” sperimentando il suo amore che li fa immagine somigliante dello stesso Padre, per farlo poi “conoscere” al mondo. Nell’intimità della comunità essi si uniscono allo Sposo, per poi offrire al mondo i frutti della Grazia e della Parola che hanno accolto e li ha ricreati. Per questo il Signore invita i suoi amici, cominciando dai suoi apostoli riuniti al Sinodo, e poi ciascuno di noi, ad abbandonarsi a Lui e alla sua fedeltà, che è il significato ultimo del “timore” nella Scrittura. Soprattutto, a non temere perché “anche i capelli del nostro capo sono contati”, e non è solo un modo di dire: è la realtà dell’amore di Dio che conosce tutto di noi e ci ama ed è fedele in ogni circostanza, e ha potere sul peccato anche nelle situazioni più banali. Tutto di noi è “contato” perché nulla manchi all’appello della sua misericordia che compie nell’amore la nostra vita perché possiamo essere accolti nel Cielo. Ecco il punto! Vi è un destino dopo la morte, e come si può parlare della famiglia senza avere presente il Destino che ci attende? La famiglia cristiana, infatti, è un segno profetico delle nozze eterne tra Cristo e la sua Sposa, alle quali sono chiamate anche le Nazioni pagane. Chi non conosce il Signore potrà godere della sua intimità nel Cielo se avrà dato un bicchiere d’acqua ai fratelli più piccoli di Gesù. Il destino eterno degli uomini si gioca dunque sull’atteggiamento che avranno avuto nei confronti degli apostoli, delle famiglie cristiane. A patto che lo siano davvero! Ed è ciò che stiamo sperimentando in Giappone. Quante persone sono toccate dalla testimonianza di famiglie numerose che per questo vivono nella precarietà che diventa un segno per tutti. Quanti stanno vedendo il Signore pur senza saperlo nelle famiglie in missione, straniere e per questo pellegrine e senza sicurezze in questo mondo; o nelle famiglie giapponesi che, per vivere cristianamente, si stanno accomodando all’ultimo posto di questa società. Basta uno sguardo di compassione su di loro per entrare nel Cielo! Lo ha detto il Signore, dicendo ai Padri Sinodali e a tutti noi che, per compiere la sua missione di sacramento di salvezza per l’umanità, la Chiesa deve ripartire dalla fede per formare famiglie sante che la trasmettano ai loro figli e siano segno di cristo in questa generazione. n ><><><><><><><><><> I n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire». <><><><><><><><><>< Luca 12,8-12 Sabato 17 ottobre 2015 | #quotidiano contro i falsi miti di progresso #Pornodipendenza: ne parla un gesuita psicologo È da pochi giorni in edicola il nuovo libro di Giovanni Cucci, gesuita, professore e psicologo: il tema è la diffusione sempre più capillare, incontrollabile e devastante dell’atavica tendenza umana a depravare il desiderio sessuale. L’obiettivo è «arrivare a vivere la sessualità non come un impulso da scaricare ma all’insegna della libertà e della donazione di sé». In mezzo c’è un mare di insidie, di silenzio e di solitudine. Questo libro può essere una zattera «Io ho orecchio fine, ma faccio il sordo». di Claudia Cirami za. L’educazione e la prevenzione, in casi di bambini e adolescenti, diventano allora fondamentali e l’adulto è chiamato ad essere «educatore, non complice o compagno del minore» (p. 87). Il libro si rivela una lettura significativa per capire quanto pornografia e chat erotiche possano rovinare la vita di chi ne fa uso. Ci concentriamo qui solo su due dei problemi posti dalla dipendenza sessuale on line, lasciando gli altri alla scoperta del lettore. Il primo motivo ha a che fare con l’esistenza stessa del pornodipendente, che viene turbata, perché egli vive uno stato di malessere continuo. Se è vero che la pornografia esisteva anche prima di internet, altrettanto vero risulta che, con il web, l’accesso facilitato e l’anonimato garantiscono alle persone la possibilità di trascorrere sempre più ore davanti ad un pc a guardare video ed immagini a sfondo sessuale e a scambiare materiale di tipo erotico. Il tempo impiegato in questa attività non è privo di conseguenze: senso di colpa, vergogna, aggressività, spersonalizzazione arrivano a creare un mix che rende la vita di un pornodipendente un inferno, più o meno invivibile, con serie ricadute sulla sua personalità, sulle relazioni e, spesso, anche sul lavoro. N on sarebbe ora di intervenire? Leggendo il libro “Dipendenza sessuale on line. La nuova forma di un’antica schiavitù” (Editrice Ancora, 2015), già dopo poche pagine di lettura si fa strada questa domanda. Secondo il testo scritto dal padre gesuita Giovanni Cucci, docente presso la facoltà di Psicologia e Filosofia dell’Università Gregoriana di Roma, questo nuovo tipo di dipendenza, a cui la pornografia on line dà il via, ha conseguenze devastanti per l’animo umano. Di fronte a questa schiavitù non c’è distinzione: ne è vittima l’adolescente inesperto come l’adulto navigato. Consumare (sì, giusto usare un termine utilizzato per droga o alcol) pornografia on line è un pericolo per tutti. «Se si fosse trattato di un cibo – chiosa argutamente padre Cucci – esso da tempo sarebbe già stato ritirato dal commercio e i produttori sarebbero stati arrestati» (p. 58). Invece accade che, cifre alla mano – perché il pregio di questo libro è quello di riportare dati e davanti a questi è difficile voltare la testa – il mercato della pornografia on line è sempre più fiorente. Quando si parla di materiale pornografico, si invoca un presunto diritto alla libertà d’espressione. Una sciocchezza, se pensiamo agli strali che le società civili mandano contro altri fattori di rischio, come il fumo e l’obesità, conducendo quasi campagne d’odio nei confronti di fumatori e obesi, come fossero pericolosi criminali a piede libero. Come mai poi – ci si chiede – le stesse società sorvolano in modo disinvolto su altre dipendenze che possono avere effetti sociali anche più gravi? Il silenzio sulla pornografia non è l’unico: turbano anche gli andamenti paradossali – un passo verso la cura, uno verso l’incoraggiamento – nei riguardi di gioco d’azzardo e legalizzazione delle droghe leggere. Leggendo il libro di padre Cucci, che si dedica solo alla dipendenza sessuale on line, si comprende il perché: «Emerge l’impasse delle odierne società democratiche, che da un lato incoraggiano ogni forma di comportamento e pensiero in nome della libertà d’espressione, dall’altro comminano punizioni sommarie (che alla fine si rivelano simili alle celebri “grida” manzoniane) non appena le conseguenze nefaste divengono di dominio pubblico. In ogni caso, ci si guarda bene dal mettere in discussione i “serbatoi culturali” da cui i perpetratori per lo più attingono, perché ciò andrebbe a scapito di inveterati interessi economici e di potere» (p. 65). Un personaggio dello scrittore Joseph Roth direbbe: Il secondo motivo ha a che fare con la percezione che il pornodipendente ha della donna. Costanza Miriano ci ripete da tempo con un sorriso che uomini e donne sono diversi. Questo libro lo conferma, sia spiegandoci che sono principalmente i maschi a cadere nella spirale della dipendenza sessuale on line, sia rivelandoci un altro aspetto importante che a che fare con questa differenza tra maschile e femminile. Scrive padre Cucci: «Le immagini dei siti pornografici che mostrano donne bramose di sesso sono finzioni ingannevoli» (p. 15). Studi alla mano, infatti, emerge che sono differenti sia le aspettative che i tempi e i modi con i quali uomo e donna ricercano e vivono l’atto sessuale. È vero che la teoria del gender – leggiamo nel testo – sta progressivamente inducendo le persone verso comportamenti più simili. È anche vero, però, che certe differenze permangono ancora perché non sono culturali ma appartengono all’ordine della natura. Presentare dunque donne che, in video e/o immagini, si comportano come uomini, che ne diventano addirittura il corrispettivo femminile, conduce a notevoli problemi nelle relazioni reali. L’uomo finisce, infatti, per chiedere alla donna di essere quella che non è e non può diventare. Con pericolose ripercussioni che possono sfociare anche nel crimine più grave: l’omicidio. Il libro è condotto con grande sapienza e rigore, superando facili obiezioni. Pur avendo il suo humus cattolico, non assume, per Si può uscire da questo tipo di dipendenza sessuale? Padre Cucci è possibilista. Il percorso verso la guarigione richiede aiuto specifico, ma, come in tutte le dipendenze, anche per i pornodipendenti rinascere – perché di rinascita si tratta – è possibile per «arrivare a vivere la sessualità non come un impulso da scaricare, ma all’insegna della libertà e della donazione di sé» (p.75). Dove libertà qui non indica, come nella mentalità corrente, un pericoloso sinonimo di libertinaggio. Significa, invece, saper dire di no a impulsi deviati che arrivano a condizionare pesantemente la vita. Essere davvero liberi, dunque, non in “libertà condizionata” dai sensi. n #ESTRATTO | CYBER-SEX ADDICTED: RICONOSCERLI di GIOVANNI CUCCI esempio, un tono confessionale, evitando di incentrare il discorso sulla pornografia come peccato per chi crede e mettendo in rilievo quanto essa sia un grave danno per tutti, credenti e non credenti. Perché – come è noto – la società di oggi, sempre più secolarizzata, si interessa poco ai problemi della vita spirituale, non prestando attenzione ad essi nemmeno quando si notano serie ricadute nella quotidianità. Inoltre, il libro non cade nella trappola di presentare una logica causa-effetto. Riconosce, infatti, che «le azioni e motivazioni umane, fortunatamente, sono complesse, mai deterministiche e unidirezionali» (p. 59), ma non può fare a meno di mostrare come alla base di tanti comportamenti e atti violenti ci sia la dipendenza da cybersex. Se infatti non possiamo dire che ogni consumatore di pornografia on line arriverà a compiere azioni delittuose, è pure vero che quando ci sono reati gravi commessi contro donne o bambini, nella maggior parte dei casi, dietro c’è stato un consumo intenso di pornografia online. Il libro del padre gesuita dedica poi particolare attenzione al problema “dipendenza sessuale e minori”, tutto da approfondire per le varie implicanze che assume. Emerge subito la generale incapacità di tanti adulti nel valutare il corretto rapporto tra minori ed internet perché spesso proprio chi dovrebbe vigilare finisce per essere invischiato nelle stesse dinamiche di dipendenza sia da internet che, in molti casi, dal cybersex. Ma le sofferenze per i minori possono essere veramente intense se manca la vigilan- 1. La persona si mostra sempre più introversa, silenziosa, triste, ha smarrito ogni tipo di interesse per ciò che prima la entusiasmava. Perde con facilità la pazienza, appare tesa, scontrosa. Ma soprattutto essa si mostra restia a parlare di ciò che la preoccupa e la fa soffrire. È il segno di una situazione sempre più difficile da gestire. Nello stesso tempo mostra una ossessione crescente nei confronti della sessualità e di ciò che lo psichiatra Otto Kernberg chiama gli «oggetti parziali», di corpi maschili o femminili: l’oggetto parziale è un elemento caratteristico della perversione, la tendenza a focalizzarsi sul dettaglio erotico piuttosto che sulla persona nella sua globalità. Per Kernberg questo interesse ossessivo è il sintomo di uno sviluppo bloccato dal punto di vista psicologico, in particolare dell’incapacità a coinvolgersi affettivamente e di incontrare l’altro nella sua dimensione di tenerezza e di cura, in una relazione alla pari. 2. Un altro punto importante è il tempo trascorso a navigare alla ricerca di immagini. Cooper […], già nel 1998 notava come la quasi totalità del campione di ricerca trascorresse in attività legate al cybersex almeno 10 ore alla settimana. Il tempo libero (e non solo) finisce per essere progressivamente speso di fronte allo schermo di un computer, al punto da ritardare sempre più l’orario del sonno. 3. Vi è poi, come in ogni dipendenza, l’incapacità di fermarsi, di staccare, di dire di no al pensiero di continuare a navigare. Gli studiosi parlano della dipendenza sessuale associandola al craving (desiderio irrefrenabile), proprio anche della dipendenza da sostanze. Qui non si danno disturbi fisici per le crisi di astinenza (che è soprattutto di tipo psicologico), ma piuttosto un forte malessere generale e una crescente irritabilità. Nelle dipendenze in genere, e in quella sessuale in particolare, si mostra una personalità rimasta allo stadio infantile, passiva, incapace di andare controcorrente di fronte alle spinte del piacere o della vergogna, per cui tutto il proprio mondo ruota attorno a un bisogno considerato come necessario e irrefrenabile. (Dipendenza sessuale on line, pp. 13-14) #BERLICCHE IN “MALEDETTI BEATI” 6: PURA LIBIDINE! * www.berlicche.wordpress.com di Antonio Benvenuti* Avviso al lettore: i diavoli “credono in Dio”, e questo in particolare svolazza un po’ su un po’ giù, ma complessivamente diretto verso l’alto – verso quel cielo di cui ha nostalgia. A ncora una volta, cari colleghi e discepoli nella difficile arte della tentazione, prenderemo in esame una differente categoria di quei mortali chiamati “beati”. Per quanto sia disgustoso affrontare certi argomenti è necessario conoscere bene il proprio nemico. Non volete restare digiuni, vero? E allora seguitemi con attenzione, perché imparare a conoscere e neutralizzare questi odiosi esseri è fondamentale per continuare ad avere le ottime performance produttive degli anni passati. Non si porta alla perdizione il genere umano se si ha paura di poche anime belle. Quelle di cui parliamo oggi sono proprio le più fastidiose creature che potrebbe capitarvi di incontrare. Per nostra fortuna si tratta di un genere in estinzione: il nostro obbiettivo come azienda globale è la loro totale eliminazione entro una trentina di anni umani. Stiamo parlando di quella specie elusiva nota come i “puri di cuore”. La beatitudine promessa ai puri di cuore è quella di vedere D-, ahem, il Nemico-chesta-lassù. È conseguenza dei fatti. È cosa risaputa che quanto più sei impuro, contorto ed egoista tanto più distante vuoi restare dal nostro avversario. Non per niente noi ci rintaniamo qui sotto, quanto più lontano è possibile da quella fastidiosa luce del bene. In una certa maniera anche noi siamo puri: ma all’estremo opposto. Nostro Padre Infernale esige dai suoi figli l’assoluta mancanza di misericordia e amore. Se uno di noi avesse un pensiero che sia meno che menzognero e perverso dovrebbe immediatamente fare un esame di coscienza per liberarsene. Puro significa senza scorie; se non c’è manco una sfumatura di perversione, il bene scorre liberamente in quelle menti troppo ottuse per capire la gioia di procurare sofferenza. Logico che stiano alla presenza del Nemico. Lui è tutto così. La sua luce le attraversa senza difficoltà, senza proiettare neanche un’ombra. Quelle ombre dove noi viviamo. Si potrebbe dire: bene, se piace tanto, che ci vadano. Il guaio è che un puro spicca in mezzo agli altri mortali come un faro su una collina. La luce che diffonde permette alle persone di vedere meglio tutte le nostre trappole e le nostre promesse menzognere. Capite anche voi che questo non deve essere permesso. Un beato di questo tipo per noi è veleno. Coloro che possiedono questa purezza devono essere perciò i bersagli privilegiati per tutti i nostri attacchi. Devono essere eliminati prima che si può. La purezza è di due tipi: una arriva dal non sapere, l’altra dal non volere. La prima modalità, tipica dei cuccioli umani, può essere curata facilmente. Il cuore dell’umano deve essere, appena possibile, sporcato. Basta poco: anche una singola venatura di sudiciume, se opportunamente coltivata, porterà nel tempo alla completa contaminazione del nostro soggetto. I nostri sforzi, con gli anni, sono diventati sempre più precisi e meglio diretti, tanto che ormai quasi più nessun mortale oltrepassa la fase della crescita con il cuore intatto. Questo risultato eccezionale si è ottenuto convincendo coloro che dovrebbero vegliare sulla purezza che essa è una disgrazia. Quanti falsi miti abbiamo dovuto creare! Quante menzogne architettare! Ma, per quanto sia stato piacevole, ormai possiamo dire che ulteriori sforzi non sono quasi più necessari. Siamo arrivati al punto che se un bambino non è venuto a conoscenza dei fatti della vita, desta orrore e preoccupazione. E con “fatti della vita” noi demoni intendiamo ogni modo di usare e abusare dell’altro. Fin dalla più tenera età il mortale è bombardato dalle immagini dei peggiori peccati e vizi, che gli sono illustrati nei particolari dai suoi educatori. Lo scopo dovrebbe essere levare loro l’ingenuità, ma ingenui sono coloro che lo pensano davvero. Facciamo in modo che conoscano il male perché lo possano scegliere. Abbiamo tolto infatti dalla loro educazione tutto ciò che avrebbe fatto capire le conseguenze delle loro decisioni. Senza criteri di giudizio, se ogni cosa vale l’altra, se non esiste una verità, perché non provare tutto? Se la malvagità è superstizione e non una scelta che sono chiamati a fare, sarà proprio quella scelta la prima che compiranno. Sapete come me quanto sono marci i mortali. Come farà, l’anima che conosce tutto ma non sa il valore di niente, a resistere al luccichio con il quale non manchiamo mai di cospargere le nostre tentazioni? Se la scuola non basta, ci penseranno gli amici; niente di più contagioso del peccato comunicato con malizia, magari ammiccando. Le tecnologie di comunicazione sono strumenti imprescindibili per i nostri traffici. Basta anche solo il contatto superficiale con un’immagine, una parola sporca per iniettare nel giovane ancora puro il seme della sua caduta. Quella venatura di sporcizia che contaminerà irrimediabilmente la sua limpidezza. E per questo che i puri più complicati da trattare non sono coloro che non sanno, ma coloro che non vogliono sapere. Rifiutano ogni nostro suggerimento deviato, capiscono la menzogna e non vogliono averci a che fare. Sanno cos’è una bugia, ma non è roba per loro. Per quanti vantaggi noi illustriamo, per quanto seducente sia la prospettiva, niente, la rifiutano. Potere. Denaro. Sesso. Riescono a vedere cosa siano davvero, e li mettono da parte. Il loro cuore non è tanto puro, quanto purificato. La loro stessa presenza ci riempie di dolore, perché è forte attraverso loro quella luce velenosa del vero che abbiamo rifiutato tanto tempo fa. La nostra sola strada è allora farli rifiutare, isolarli, additarli come dei poveri ebeti, degli illusi. Schernirli come ignoranti dei fatti della vita, relitti dei tempi passati, inguaribili ingenui, bambini mai cresciuti. E se coloro che li circondano dovessero, vedendoli, provare a loro volta dolore per quello che sono diventati, per la perdita della purezza originaria, beh, allora dovete essere svelti a consolarli con le gioie della mancanza di quella purezza. Che saranno pure vuote ed effimere, ma che delizioso sapore di pura corruzione danno all’anima! n #quotidiano contro i falsi miti di progresso | Sabato 17 ottobre 2015 Falcone e Borsellino alla Festa del Cinema di Roma Una storia toccante ed esemplare ha dato il via alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma, manifestazione che mette al centro i film, gli incontri, le retrospettive e gli omaggi, ma si corconda di eventi, party e coktail per tutta la sua durata (ovvero dal 16 al 24 ottobre di Raffaele Dicembrino L e immagini di un’isola affascinante ma anche luogo di detenzione raccontano una parentesi importante della vita di due uomini che hanno sacrificato la loro vita per il prossimo. Falcone e Borsellino, l’uno ateo, l’altro cattolico, l’uno di sinistra, l’altro di destra ma uniti da un cuore grande, dal credere nella giustizia immersi in un lavoro enorme per preparare quel maxi processo contro la mafia che costerà loro la vita. “Era d’estate” è stata un’anteprima di successo (alla presenza dei familiari dei due giudici assassinati) per donare al pubblico un tratto, un breve ma intenso periodo della storia di due famiglie. Paolo Borsellino e la “sacralità” della sua famiglia, unita, forte, costretta ad accompagnare un padre ed un marito coraggioso (minacciati di attentato), dalla Sicilia alla Sardegna, dalla Palermo in cui vivevano catapultati in un isola sperduta, in un carcere, tra delle mura sconosciute. Giovanni Falcone con Francesca Morvillo, uniti nel lavoro, uniti come coppia, uniti dal legame con i Borsellino. Una storia toccante ed esemplare ha dato il via alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma, manifestazione che mette al centro i film, gli incontri, le retrospettive e gli omaggi ma si circonda di eventi, party e cocktail, in programma per tutta la durata della manifestazione che si svolgerà dal 16 al 24 ottobre. binieri dell’Ucciardone, è grave: un attentato contro i due giudici e i loro familiari partito dai vertici di Cosa Nostra. È un’estate calda, come non se ne vedevano da tempo, e nella piccola foresteria di Cala D’oliva, i due magistrati e le loro famiglie vivono completamente isolati dalla piccola comunità di civili dell’Asinara, controllati a vista da una pilotina e dalle guardie penitenziare. Una condizione che non tutti riescono a sopportare. Così accade che Lucia, la figlia più grande dei Borsellino, cada lentamente in uno stato di così grande malessere che dovrà essere riportata a Palermo, dove Paolo, imponendosi ai suoi superiori, la accompagnerà. Così accade che Manfredi, scosso anche da quello che è successo alla sorella Lucia, si avventuri in una fuga senza meta alla scoperta dell’isola, e verrà ritrovato in mezzo ai detenuti che distribuisce nutella e racconta barzellette. Passano i giorni, ci si organizza, i rapporti a poco a poco fra tutti diventano più intimi, ed è come se quella vacanza obbligata desse modo ad ognuno di scoprire l’altro. Così trascorre un mese fatto di notti insonni, di sorrisi, di scherzi, di pensieri, una lunga, inaspettata tregua in attesa di riprendere il lavoro, in attesa che il ministero fornisca le carte per continuare la stesura dell’ordinanza-sentenza del maxi processo, il capolavoro di Falcone e Borsellino che affermerà una volta per tutte che la mafia esiste e ha un nome “Cosa Nostra”. Finalmente le carte arriveranno, Paolo e Giovanni ricominceranno a lavorare giorno e notte e una nuova, sconosciuta armonia sembra nascere in quell’angolo di mondo, un’inedita serenità familiare che potrebbe durare anche per sempre. Invece poi succede che rientrato il pericolo, arriva l’ordine di tornare di nuovo Palermo. E, nello stesso modo improvviso in cui erano partiti, così all’improvviso devono ripartire. Tornare verso Palermo. Tutti verso l’inesorabile sorte che li colpirà nel 1992. La regista Fiorella Infascelli aveva già girato sull’isola nel 2011 il documentario A pugni chiusi, storia degli operai del petrolchimico di Porto Torres che, dopo la chiusura del Vinils, si sono reclusi per un anno e mezzo nel carcere dell’Asinara. È stato in occasione di quelle riprese che le è venuta l’idea di scrivere una sceneggiatura con un contesto storico preciso e mai raccontato ma che lasciasse spazio all’inconsapevolezza di cosa fosse realmente accaduto durante quell’arco di tempo. L’unica fonte di notizie più o meno certe è stata la testimonianza della moglie di Paolo, Agnese Borsellino, con la quale ha instaurato un rapporto di sincera amicizia. Dopo che il produttore Domenico Procacci ebbe visionato la sceneggiatura scritta a quattro mani con Antonio Leotti, non ci sono stati dubbi: il film si doveva fare! L’unica cosa che ha ostacolato la ricerca di fondi maggiori per una miglior riuscita del progetto, è stato un avvenimento abbastanza particolare: ogni attore che era stato designato come “prima scelta”, aveva accettato la parte senza esitazioni. Sono occasioni da non lasciarsi scappare nel mondo del cinema; così in un batter d’occhio Beppe Fiorello diventa Borsellino, Claudia Potenza sua moglie Agnese, Massimo Popolizio prende le fattezze di Falcone e Valeria Solarino quelle di Francesca Morvillo che, all’epoca, non era ancora sposata con Giovanni. Lucia, Manfredi e Fiammetta (i tre figli di Paolo) sono interpretati rispettivamente da Elvira Cammarone, Giovanni D’Aleo e Sofia Langlet. #SPETTACOLO | CARMELITANE SENZA FRONTIERE R ingraziamo, dal profondo del cuore, il giornalista di Avvenire, Gigio Rancilio, che, in questi giorni, ha recuperato dal web una piccola delizia per gli occhi, le orecchie e, soprattutto, l’anima. Rancilio si è accorto di un video (in ritardo ma, come è noto, meglio tardi che mai) e l’ha proposto all’attenzione dei lettori. Immagini e musica accompagnano l’esibizione di un coro virtuale di carmelitane – composto da 93 suore dislocate in ogni parte del mondo: un’esperienza che ha del miracoloso se si guarda al risultato – per i 500 anni della nascita di santa Teresa d’Avila, riformatrice dell’ordine, avvenuta il 28 Marzo del 1515. Basta digitare su Google “il coro delle carmelitane” per godere di questa meraviglia, che è stata realizzata, per la parte tecnica, da Scott Haines, e messa in musica da suor Claire Sokol. La gioia della vocazione al Carmelo traspare dalle voci armoniose delle suorine e dall’ incanto delle immagini che mostrano i frutti più belli di questa avventura spirituale, che continua nel tempo: i volti di Teresa Benedetta della Croce, di Teresa di Lisieux, di Elisabetta della Trinità, delle sorelle martiri di Guadalajara… e di Teresa d’Avila, naturalmente, la riformatrice che seppe dare nuova linfa, nuove prospettive, nuova espansione alla vocazione carmelitana. Questi volti, di una compostezza mite e incantevole – mentre scorrono le note di “Nada te turbe”, magnifica preghiera della santa – dicono, da soli, quello che difficilmente riesce ad esperire chi si trova al di fuori del Carmelo. Dicono pace, ordine, equilibrio, candore. Dicono amore per Cristo e la sua croce fino al martirio, a colpi di spillo o a colpi di spada. Dicono il bene che permane al di là delle infedeltà umane e che, dal di fuori, si può solamente intuire, come un rimando vago ad una bellezza che, nella conferma quotidiana di questa specifica vocazione, trova la sua piena espressione. Col senno di poi, per noi è quasi impossibile concepire una riuscita del film migliore di quella avuta. Il budget relativamente contenuto non ha sminuito il film anzi, lo ha reso semplice come doveva essere. Lo svolgimento della storia è tutto da seguire: nel film ci si sente vicini ai protagonisti e la sensazione è quella di vivere le loro emozioni. Molto della pellicola e dei suoi personaggi resta nel cuore e negli occhi: su tutto una frase di Paolo Borsellino che dice tutto sulla società odierna: “Palermo ingoia tutto, ingoierà anche questa”. Ci si trova a L’Asinara nel 1985. In una notte come tante sbarcano sull’isola Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con le proprie famiglie. Il trasferimento è improvviso, rapido, non c’è nemmeno tempo di fare i bagagli, d’altronde la minaccia, intercettata dai Cara- Purtroppo è drammatico constatare quanto il mondo intero somigliasse alla sua Palermo. n #PROGRAMMITV #PROGRAMMITV 06:00 Cinematografo (Gigi Marzullo) 06:10 Il caffè di Raiuno 06:30 TG1 06:43 CCISS Viaggiare informati 06:45 Unomattina 06:55 Parlamento Telegiornale 07:00 TG1 07:10 Unomattina 07:30 TG1 L.I.S. 07:33 Unomattina 08:00 TG1 08:25 Che tempo fa 08:27 Unomattina 09:00 TG1 09:03 Dreams Road 2012 Europa 09:30 TG1 FLASH 09:35 Unomattina 10:25 Linea verde orizzonti estate 11:35 Food Markets 12:30 Road Italy 13:30 TELEGIORNALE 14:00 Easy Driver 14:30 Linea blu 16:05 Legàmi 17:00 TG1 17:15 A sua immagine 17:45 Passaggio a Nord-Ovest 18:50 L’Eredità 20:00 TELEGIORNALE 20:30 Affari tuoi 21:20 Una voce per Padre Pio XVI edizione 00:05 Italiani - Con Paolo Mieli e Giovanni Spadolini 00:55 TG1 NOTTE 01:05 Che tempo che fa 02:35 Una giornata particolare 03:40 Mekong 05:00 DA DA DA 06:00 Parlamento punto Europa 06:00 Settimo cielo 06:30 Nautilus - l’Italia non è un Paese per orsi 07:00 Come essere un gentleman 07:45 Due uomini e mezzo 08:00 Lassie 08:30 I signori del vino 09:00 Sulla via di Damasco 09:30 Rai parlamento 09:58 Meteo 2 10:00 Dream hotel: Bali 11:25 Il nostro amico Charly 12:00 Mezzogiorno in famiglia 13:00 TG2 GIORNO 13:25 Sereno variabile estate 14:00 Detto fatto sabato 15:45 Squadra speciale Colonia 17:10 Sereno variabile 17:45 TG2 flash L.I.S. 18:05 Gran premio d’Austria di Formula 1 Qualifiche 20:30 TG2 20:30 21:05 Rex 8 21:50 Elementary 22:40 TG2 22:55 RAI Player 23:00 Sabato sprint 23:50 TG2 dossier 02:20 Bulldozer 04:15 Videocomic Passerella di comici in tv 04:55 Once (Irlanda 2006) 06:00 Fuori orario. Cose (mai) viste 07:05 Tablet - Italia in 4D 09:00 TV Talk 10:48 Sabato, domenica e lunedì... con Eduardo 11:00 TGR Bellitalia 11:30 TGR Prodotto Italia 12:00 TG3 12:25 TG3 Il settimanale 12:55 TGR Ambiente Italia 14:00 TG Regione 14:18 TG Regione Meteo 14:20 TG3 14:47 Meteo 3 14:50 TG3 L.I.S. 14:55 Mini ritratti 16:20 Report 17:15 Processo alla tappa 18:10 Squadra speciale Vienna 19:00 TG3 19:30 TG Regione 19:53 TG Regione Meteo 20:00 Blob 20:10 Che fuori tempo che fa 21:30 Ulisse: il piacere della scoperta 23:55 TG3 00:15 Stelle nere 01:15 TG3 01:55 Fuori Orario. Cose (mai) viste 02:10 Teza 06:00 Prima pagina 07:55 Traffico 07:58 Meteo.it 08:00 Tg5 Mattina 08:45 In-forma 10:00 Melaverde 11:00 Forum 13:00 Tg5 - Meteo.it 13:40 Un amore senza tempo 15:30 Il segreto 16:30 Ti odio, ti lascio, ti... 18:45 Caduta libera 19:55 Tg5 - Prima Pagina 20:00 Tg5 - Meteo.it 20:40 Striscia la notizia 21:10 Il pesce innamorato 23:05 Mediterraneo 00:30 Tg5 Notte - Meteo.it 01:10 Striscia la notizia 02:25 E poi c’è Filippo 04:00 Telefilm 05:00 Mediashopping 05:15 Tg5 - Meteo.it 05:45 Mediashopping 06:50 Cartoni animati 08:15 The Looney Tunes Show I 10:40 Camp Rock - the final jam 12:25 Studio Aperto 13:25 Sport Mediaset Extra 13:55 The flash I 14:45 Campionato Moto 15:56 Le riserve 18:30 Studio aperto 19:00 Tom & Jerry 19:00 Studio life - un mondo migliore 19:25 Space Warriors 21:10 Harry Potter e il principe mezzosangue 23:40 Grimm 01:30 Sport mediaset 01:55 Studio Aperto - La giornata 02:10 Battlestar galactica 02:55 Mediashopping 03:10 Battlestar galactica 03:45 Mediashopping 04:10 Battlestar galactica 04:35 Media shopping 05:10 Battlestar galactica 05:55 Media shopping 06:30 Tg4 Night News 06:50 Mediashopping 07:30 Adulterio all’italiana 09:45 Carabinieri 6 10:45 Ricette all’italiana 11:30 Tg4 11:55 Meteo.it 12:00 Un detective in corsia 13:00 La signora in giallo 14:00 Lo sportello di Forum 15:30 Nessuno mi può giudicare 16:10 Ieri e oggi in TV 16:50 Poirot 18:55 Tg4 19:30 Meteo.it 19:35 Centovetrine 21:30 True Justice (USA 2012) 23:20 La legge del crimine 01:15 TG4 Night news 01:35 Ieri e oggi in TV 03:30 Non ti conosco più, amore 04:10 Mediashopping 04:25 Zig zag 06:20 SALMI 06:25RECITIAMO IL CREDO assieme alle Monache Benedettine di Orte 06:30 RASSEGNA STAMPA 06:50 Rosario dal Santuario di Pompei 07:30 BELTEMPO SI SPERA 08:30SANTA MESSA 09:10 BELTEMPO SI SPERA 10:00 IL MIO MEDICO 11:00 QUEL CHE PASSA IL CONVENTO 11:54 ANGELUS DA LOURDES 12:00 TG 2000 12:15L’ISPETTORE DERRICK 14:10 REPARTO MATERNITÀ 14:50 ALLA SOGLIA DEL CUORE: LE STORIE 15:00 SALMI 15:05LA CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA 15:24 Revolution - talk show 15:55 Totò, Peppino e la malafemmina (Italia 1956) 17:30 Sulla strada il Vangelo 18:00 Rosario 18:30 TG 2000 19:00 Sport 2000 19:30 Sulla strada il Vangelo 20:30 Soul 21:00 Sherlock Holmes 22:30 Indagine hai confini del sacro 23:15 Conferenza stampa di Papa Francesco 05:25 Omnibus La7 06:00 Tg La7 - Morning news 06:05 Meteo 06:10 Oroscopo/ Traffico 06:15 Tg La7 - Morning news 06:20 Meteo 06:25 Oroscopo/ Traffico 06:30 Tg La7 - Morning news 06:35 Meteo 06:40 Oroscopo/ Traffico 06:45 Tg La7 - Morning news 06:50 Meteo 06:55 Movie flash 07:00 Omnibus - Rassegna stampa 07:30 Tg La7 07:50 Omnibus meteo 07:55 Omnibus La7 (live) 09:45 Coffee Break (live) 11:10 Otto e mezzo (replica) 11:50 L’aria che tira - il diario 13:30 Tg La7 14:00 Tg La7 Cronache 14:35 Jack Frost - telefilm 18:00 La libreria del mistero 20:00 Tg La7 20:30 Otto e mezzo sabato 21:10 Benjamin Lebel - Delitti d.o.c. 23:15 L’ispettore Barnaby 01:15 TG La7 01:30 Otto e mezzo sabato ® per le frequenze consulta: www.radiomaria.it 00:00 Con voi nella notte - musicale 06:00 Santo del giorno 06:15Orizzonti cristiani - meditazione 06:30Lodi in latino 07:00 I giochi dell’armonia 07:30 Santa Messa in latino 08:00 Radiogiornale 08:50Che tempo fa 08:56 Luce verde - traffico a Roma 09:06Al di là della notizia - l’edicola del giorno 09:44Chiave di lettura - commento 09:56 Che treno fa 10:00Radio Inblu notizie flash 10:04 Luce verde - Viabilità Lazio 10:08 La notizia del giorno 10:16 Redazioni in linea 10:30 Luce verde - Traffico a Roma 10:35 Rassegna stampa Roma e Lazio 11:08 Interviste Roma e Lazio 11:16 Voci dal territorio Roma e Lazio 11:35 Roma nella memoria - tradizione popolare 11:56 Che treno fa 12:00 Radiogiornale italiano 12:15 Chiave di lettura ® 12:35 Weekend divino - religiosità popolare 13:00 Radiogiornale francese 13:11Al di là della notizia - cronache e commenti 14:00 Radiogiornale 15:06Cinema 16:28Focus on - salotto musicale 18:29 My way - musica 19:30 Radiogiornale italiano 19:50 Diapason - musica 20:40 Santo Rosario in latino 23:00 Radiogiornale italiano ® 23:20 Compieta in latino 00:00 S. Rosario 00:27 Commento alla stampa e catechesi (p. Livio) 01:50 L’enigma della storia (card. Giacomo Biffi) 02:50 Coroncina alla Divina Misericordia S. Rosario 03:40 Diario di suor Faustina Kowalska (Dizione: Roberta) 04:30 La paternità nella Bibbia (S. Em. Gianfranco Ravasi) 05:45 S. Rosario 06:10 Il Purgatorio (P. Livio) 06:45 Il buongiorno di Radio Maria 07:00 Preghiere del mattino - Il Santo del giorno 07:30 S. Rosario - S. Messa - Lodi - Monastero Santa Margherita – Vercelli 08:45 Commento alla stampa del giorno (P. Livio) 09:30 L’ottimista (Antonio Gaspari) 09:45 L’arte di cucinare (Monica Zappa) 10:45 L’angolo della floricultura (Roberto Ducoli) 11:55 I Salmi 12:00 Angelus - Ora Media 12:30 Effetto Bergoglio (P. Livio e Saverio Gaeta) 13:00 Notizie dal mondo e dalla Chiesa 13:30 La settimana del Papa 14:45 Giovani insieme: quiz 15:45 Pensieri sui Vangeli festivi (P. Livio) 16:20 S. Rosario - S. Messa 18:00 Musica sacra (Emma) 19:30 Notizie Radio Vaticana 20:00 Preghiere della sera. Preghiere dei bambini in diretta telefonica 20:30 S. Rosario con le famiglie 21:00 Padre, liberaci dal maligno (Padre Francesco Bamonte) 22:30 Compieta 23:00 Sulle tracce di Maria (Diego Manetti) Sabato 17 ottobre 2015 | MOBILITAZIONE NAZIONALE | | #quotidiano contro i falsi miti di progresso SPEDITECI LE FIRME A PIAZZA DEL GESÙ 47, 00186 ROMA I #FIGLI NON SI PAGANO Per una #moratoria Onu sull’utero in affitto AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE BAN KI MOON E per conoscenza AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ITALIANO MATTEO RENZI AL PRESIDENTE DELL’EUROPARLAMENTO MARTIN SCHULZ Roma, 28 gennaio 2015 Nel nome di Sushma Pandey – ragazza 17enne indiana morta a causa dei trattamenti ormonali di stimolazione ovarica propedeutici alla fornitura di ovuli per una procedura di utero in affitto acquistata da due ricchi occidentali – i sottoscrittori di questo documento chiedono ai potenti della terra e alle Nazioni Unite di indire una moratoria sull’applicazione delle leggi che consentono di accedere a forme di genitorialità surrogata. Nella neolingua di chi pensa che esista un diritto ad avere un figlio – ignorando l’unico vero diritto che è quello di un figlio a non essere considerato un prodotto da acquistare tramite contratto di compravendita (oltre a quello di avere un papà e una mamma che non l’hanno ridotto a cosa) – alcuni governi hanno consentito al varo di normative che prevedono la “gestazione di sostegno”, la “gestazione per altri” o, appunto, la “maternità surrogata”. Sono tutte espressioni che servono a mascherare la realtà dei fatti. Si chiama comunemente utero in affitto, perché questo è: un passaggio di denaro tra un acquirente o locatario e un venditore o locatore, la cui finalità è la consegna alla fine del processo di un “prodotto” che è però un essere umano. Un bambino. I firmatari di questo documento affermano che le persone non sono cose, gli esseri umani non possono mai essere considerati oggetti, meno che mai i bambini. I figli non si pagano. Il desiderio di avere un figlio è un desiderio naturale che non può travalicare i limiti della natura stessa e mai e poi mai legittima l’attivazione di meccanismi di compravendita che reificano la persona umana. Le procedure che portano alla nascita di questi bambini-oggetto sono terrificanti: dalla ricerca di “donatrici di ovulo” (eufemismo in neolingua: non donano alcunché, ci sono dei ricchi borghesi che se li comprano, quegli ovuli, e costringono una donna in stato di bisogno ad accettare pochi denari per venderli sotto la pressione di agenzie specializzate – le quali sono i veri lucratori di queste procedure); alla stimolazione ovarica via bombardamento ormonale, la quale porta danni pesantissimi alle donne che vi si sottopongono (fino alla morte, come nel caso di Sushma Pandey); all’operazione di agoaspirazione in sedazione profonda che viene attuata per “catturare” l’ovulo bombardato. Dopo la fecondazione l’ovulo viene inserito nell’utero affittato di un’altra donna, anche essa pagata dall’agenzia intermediaria, in modo che il bambino che nascerà non abbia alcun riferimento a una figura materna essendo questa stata parcellizzata, nel frattempo, spezzata in due. E sia la “donatrice di ovulo” sia l’affittatrice di utero firmano comunque contratti dove per pochi spiccioli rinunciano a qualsiasi contatto diretto con il nascituro. Il momento del parto è poi dolorosissimo, per donna e neonato. Il bambino, infatti, appena venuto al mondo viene adagiato solo per qualche secondo sul petto della madre partoriente per tranquillizzarlo, e viene poi brutalmente strappato non appena cerca di avvicinarsi al suo seno, per essere consegnato nel pianto disperato alla coppia di ricchi che quel bambino s’è comprato. Questa è una pratica barbara e noi sottoscrittori chiediamo ai governi di India, Cina, Bangladesh, Thailandia, Russia, Ucraina, Grecia, Spagna, Regno Unito, Canada e degli otto Stati degli Stati Uniti dove è consentita di aderire ad una moratoria immediata sull’applicazione delle proprie normative sull’utero in affitto e di impedire che a tale pratica possano accedere coppie di stranieri. Le conseguenze terrificanti di queste pratiche, con bambini rifiutati perché nati affetti da qualche malattia, secondo la logica dell’eliminazione del “prodotto fallato” conseguente alla trasformazione delle persone in cose, ha già interrogato molti governi. In Cina si sta procedendo con molta energia per impedire alle agenzie intermediarie, vere responsabili dell’ampliamento di quello che viene considerato da loro un mero business, di operare; in India è stato vietato l’accesso alla maternità surrogata sia agli omosessuali sia ai single; in Thailandia si va verso l’abolizione totale della possibilità di ricorso a questa pratica, dopo l’incredibile vicenda del piccolo Gammy rifiutato perché affetto da sindrome di Down dalla coppia di australiani che avevano affittato l’utero di una giovanissima thailandese e si sono poi portati in Australia solo la sorella gemella nata sana. Solo in Europa, incredibilmente, la Corte di Strasburgo ha sanzionato l’Italia perché non riconosce questa supposta “genitorialità surrogata”, affermando di conseguenza la legittimità delle pratiche di utero in affitto. Ma è un’Europa che dimentica le sue radici quella che acconsente allo sfruttamento del corpo della donna, alla mercificazione del corpo della donna, alla trasformazione della persona in cosa, del figlio in oggetto di una compravendita. Noi siamo italiani orgogliosi del nostro Paese che considera inaccettabile questa violazione plateale dei diritti elementari della donna e del bambino. Per questo diciamo e chiediamo a tutti i cittadini del mondo di dire con noi – in tutte le lingue per arrivare attraverso i governi nazionali e le associazioni interessate fino all’assemblea generale delle Nazioni Unite – che i figli non si pagano e gli uteri non si affittano. I firmatari di questo documento chiedono, signor Segretario generale dell’Onu, di convocare l’assemblea del Palazzo di Vetro per mettere in votazione la proposta di moratoria delle pratiche di utero in affitto e di genitorialità surrogata in tutto il mondo, nel rispetto particolare che si deve ai soggetti più deboli che più fatica fanno a far valere i propri diritti umani e civili come le donne in condizioni di bisogno e i bambini appena nati. 1. Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 2. Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 3. Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 4. Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 5. Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 6. Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 7. Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 8. Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 9. Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 10.Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 11.Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 12.Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma 13.Nome e cognome Indirizzo tel e/o email firma I firmatari autorizzano ai sensi del D.lgs. 196/2003, in conformità dunque con la legge di tutela della privacy, l’utilizzo dei propri dati personali che saranno trattati esclusivamente per le attività connesse alla presente raccolta di firme promossa da “La Croce quotidiano”