06 dicembre - Coldiretti Piemonte
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06 dicembre - Coldiretti Piemonte
rassegna stampa regionale indice mercoledì, 6 dicembre 2006 editoriali • la repubblica, piombo nelle ali (massimo giannini) • corriere della sera, spesa pubblica: i veri controlli (francesco giavazzi) • la stampa, la grande coalizione populista (carlo bastasin) pagine nazionali • la repubblica, in italia 4 milioni di volontari, sempre meno giovani, più professionisti • corriere della sera, parte la gara, l’alitalia tutta ai privati • la stampa, autostrada to-mi: rissa sul cantiere lumaca pagine locali • la repubblica torino, tav, adesso la val sangone scopre la paura • la stampa torino, tav, tra di pietro e pecoraro è scontro aperto • la stampa nord-ovest, timorasso e albarosa è l’ora dei vitigni rari • la stampa asti, capperi, sorpresa monferrina quando tipico vuol dire unico, convegno del gal asti vuol tutelare anche il torrone • la stampa cuneo, commercianti e agricoltori alleati contro le centrali ceresole, convegno mondiale sulla produzione della tinca moretta riprende a sperare nel futuro del suo caseificio • la stampa vco, diminuiscono i camosci nel parco veglia-devero • la stampa vercelli, viverone. lago pulito, prima fase al via ufficio stampa coldiretti piemonte piazza san carlo, 197 - 10123 torino - tel. 011.5622800 - fax 011.537017 - cell. 335.7174716 e-mail: [email protected] COMMENTI MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2006 (segue dalla prima pagina) OPERAZIONE garantisce in effetti «un processo trasparente e non discriminatorio». La prova viene dalla Borsa, che ha festeggiato i primi dettagli sul bando di gara premiando i titoli della compagnia con un rialzo che sfiora il 6%. Ma l’euforia del brindisi rischia di evolvere in una sbornia di perplessità. Il comunicato diffuso ieri dal Tesoro fissa l’asticella della vendita a un’altezza che suscita qualche apprensione. Chi vorrà diventare azionista di riferimento dell’Alitalia non dovrà limitarsi a rilevare solo la quota pubblica, ma dovrà poi lanciare un’Opa sul 100% della compagnia. Questo è un onore inatteso per gli azionisti minori. Ma è un onere imprevisto per chi vuole partecipare alla gara. Oltre all’intero valore di Borsa dell’azienda, l’investitore dovrà sborsare circa 400 milioni per le obbligazioni convertibili, più un «premio» per l’acquisto della maggioranza. Alla fine, la privatizzazione potrebbe costare quasi 2 miliardi di euro. Un boccone che rischia di rivelarsi troppo grande per chiunque. Soprattutto perché resta un boccone indigesto. Nessun Paese europeo ha una compagnia di bandiera così disastrata. Nel 2005 peggio di Alitalia hanno fatto solo Austrian Airlines e Swiss. Tra il 2004 e 2006 il buco nero della compagnia ha ingoiato un passivo di circa 1,2 miliardi di euro, mentre le grandi «major» europee macinano tra i 100 e i 300 milioni di profitti l’anno. In compenso, l’amministratore delegato Cimoli ha uno stipendio mensile di 190 mila euro, contro i 29.500 euro di Spinetta (Ceo di Air France) e i 64.700 euro di Eddington (Ceo di British). L’azienda sconta il deficit storico imposto dalla manomorta politica. Un caos strategico che dura da decenni, una gestione del personale rovinosa e ingessata da 13 sigle sindacali, una scelta organizzativa costosa e inefficiente, imperniata sui due «semi-hub» di Fiumicino e Malpensa che insieme non ne fanno uno all’altezza della competizio- L’ LA REPUBBLICA 23 Quel piombo nelle ali della compagnia di bandiera MASSIMO GIANNINI ne globale. Ha una flotta ridotta all’osso: 183 aerei, contro i 240 di Air France, i 299 di British, e i 331 di Lufthansa. In queste condizioni, chi compra Alitalia, almeno nel breve-medio periodo, si carica di un rischio d’impresa altissimo, con prospettive di redditività bassissime. Per compensare l’elevato impegno finanziario che l’Opa richiede servirebbero almeno «regole d’ingag- gio» non troppo vincolanti. Il comunicato del Tesoro pianta invece diversi paletti, che meritano qualche approfondimento. È giusto chiedere ai potenziali acquirenti il rispetto di «una serie di impegni ... che saranno individuati anche tenendo conto di profili di interesse generale», come ad esempio «adeguata offerta di servizi e copertura del territorio, livelli occupazionali, mantenimento dell’identità nazionale della società, del suo luogo e del suo marchio». Ma bisognerà pur precisare meglio come vada declinato nel dettaglio particolare ciascuno di questi «profili di interesse generale». «Copertura del territorio» significa mantenere aperte certe rotte improduttive solo perché fa comodo al collegio di questo o quell’onorevole? Oppure «livelli occupazionali» significa che i benefici della mobilità lunga valgono solo per la Fiat? Questi non devono diventare alibi, dietro ai quali i gruppi industriali e finanziari italiani si riparano (com’è già accaduto più volte in passato) per non assumersi il rischio di fare impresa privata e la responsabilità di essere classe dirigente. Ma queste non sono neanche quisquilie, che la politica può sottovalutare in nome di una «missione superiore» nella quale sacrificare risorse, a fondo perduto e senza alcuna contropartita visibile. Ha ragione chi, dal pubblico, parla di «sfida». Ma non ha torto chi, dal privato, evoca i «kamikaze». Prodi cerca di massimizzare gli incassi per lo Stato. È comprensibile. L’accusa ricorrente e immeritata, che ha dovuto subire in questi anni dal centrodestra, è quella di aver «svenduto» per pochi spiccioli tutti i più preziosi gioielli di famiglia, quando ha privatizzato le banche e le aziende pubbliche prima da presidente dell’Iri, poi da presidente del Consiglio. Dalla Comit al Credit, dal Nuovo Pignone alla Stet. Oggi, giustamente, vuole evitare che il copione si ripeta, e che l’opposizione trovi, oltre alla Finanziaria, altri argomenti da propaganda elettorale. Ma se lo Stato ha le sue sacrosante esigenze, anche il mercato ha le sue legittime convenienze. Forse c’è ancora uno spiraglio per trovare un punto d’incontro, e per rimettere l’Alitalia sulla pista di decollo. I giornali senza firme e un futuro da inventare IORNALI senza firme. Li vediamo di tanto in tanto in questi giorni, in seguito a una vertenza sindacale (che non è l’argomento di questo articolo). Non so che cosa ne pensano i lettori. Su di me hanno fatto una strana impressione, che posso riassumere in un aggettivo: i giornali senza firme mi sembrano indecifrabili. Strano che sia così. Nei primordi della carta stampata nessuno firmava. Gli articoli, le cronache, i commenti erano anonimi. E in certi Paesi l’uso di non firmare è durato a lungo. Cinquant’anni fa, quando ero corrispondente da Londra, leggevo ogni giorno, coscienziosamente, il Times: di firme neanche l’ombra. Poi il Times ha ceduto, ma nell’Economist non si firma tuttora. Niente da ridire: i giornali senza firme si leggevano benissimo, e l’Economist si legge benissimo ancora adesso. Non si può dire altrettanto dei giornali italiani del nostro tempo, quando diventano anonimi. La mancanza delle firme, a mio giudizio, li rende quasi illeggibili. Come mai? Me lo sono chiesto, e sono giunto a questa conclusione: che il giornalismo italiano, quale si è plasmato negli ultimi G PIERO OTTONE anni, è estremamente personalizzato. Ogni singolo giornalista, quando scrive un pezzo(così chiamiamo gli articoli nel linguaggio di bottega), ha la sua chiave di scrittura, la sua tonalità. Prende il tema alla larga, fa similitudini e ragionamenti, si abbandona a divagazioni. Fa allusioni. Dà prova di bravura, insomma. Scrive quello che definirei un (più o meno breve) saggio letterario. Ognuno ha il suo stile, la sua originalità. Ne consegue che bisogna entrare in sintonia con lui, per orientarsi, diciamo pure per capire. Sicché, quando si comincia a leggere, conviene dare prima un’occhiata alla firma, e disporsi nello stato d’animo adatto. Come avviene con i testi della letteratura: non prendiamo in mano nello stesso stato d’animo un racconto, che so io, di Gogol e un romanzo di Hemingway. Se mi metto a leggere un testo senza conoscere l’autore, ho una strana sensazione di disorientamento. Come vedere un cantante alla televisione e, in mancanza dell’audio, non sentirlo cantare. Possiamo dedurne, ed ecco un’altra riflessione, che il letto- re del giornale personalizzato non intende solo essere informato su quel che succede. Vuole anche godersi il testo che legge, vuole abbandonarsi ai piaceri della lettura, come quando prende in mano il Gogol o l’Hemingway di cui si diceva. Ammesso, naturalmente, che la lettura sia piacevole; che il pezzo sia riuscito, che sia bello davvero. Altrimenti sono guai: in caso contrario il conto è tutto in perdita. E questa che ho esposto finora è una possibile spiegazione del mio disagio di fronte al giornale senza firme. Poi se ne può tentare un’altra, un po’ meno benevola. Tante volte, lo ammetto, le divagazioni dell’autore (uso il termine a ragion veduta, dato il genere di scrittura) suscitano una certa irritazione. Abbiamo fretta, vogliamo arrivare subito al dunque, e lui divaga. Se però conosciamo chi sta divagando, siamo disposti a perdonare. Agli amici si perdona più facilmente. Conosciamo le loro debolezze, le loro idee fisse, le loro manie; sappiamo, ascoltandoli, quando dobbiamo prestare orecchio, quando possiamo distrarci. Per dire tut- to: sappiamo quali articoli dobbiamo leggere, quali no. L’articolo senza firma, invece, è come il discorso di uno sconosciuto: senza agganci, senza contesto, può sembrare una farneticazione. Queste sono, dunque, le mie reazioni di fronte a un giornale senza firme. Si dirà: ma tu sei un addetto ai lavori, conosci i giornalisti, li segui attraverso il tempo, sai che cosa puoi attenderti da ciascuno di loro. Vero. Questa osservazione conduce tuttavia a un’altra riflessione sulla carta stampata del nostro tempo, e sul suo rapporto coi lettori. Il giornalismo personalizzato, quale si è affermato negli ultimi anni, richiede un pubblico particolare: un pubblico esperto, anch’esso un po’ addetto ai lavori, che a sua volta conosca le firme, abbia le sue preferenze, e sappia che cosa può aspettarsi da ciascuno degli autori. Se un giornale senza firme diventa, come a me sembra, indecifrabile, occorre un pubblico, quando le firme ci sono, capace di decifrarlo. Si presuppone poi, nel lettore della stampa personalizzata, una seconda caratteristica: che abbia molto tempo a disposizione. Il saggio letterario non si presta alla lettura frettolosa: una riga sì e una riga no. Le similitudini, le allusioni, gli aneddoti devono essere assaporati con calma. E bisogna leggere fino in fondo, fino all’ultima riga, per capire l’insieme. Che cosa penseremmo di uno scrittore che rivelasse la trama, e la conclusione, già nelle prime righe ? Eh no: bisogna tenere il lettore col cuore sospeso fino all’ultimo istante, ammesso che abbia il tempo, e la voglia, di arrivare alla fine. Sono dunque cambiati profondamente, i criteri e i metodi del giornalismo, da quando un suo maestro, Mario Borsa, già attivo ai tempi di Bava Beccaris, poi direttore del Corriere della Sera nel 1945, raccomandava ai giovani che intraprendevano la carriera giornalistica, in un libretto scritto nel primo Novecento, di enunciare subito il fatto, perché è il fatto, insisteva, che al pubblico interessa: il pubblico vuole sapere quel che è successo, e vuole saperlo fin dalle prime righe, mentre voi (e qui Borsa se la prendeva coi giornalisti suoi contemporanei: si vede che un po’ di personalizzazione c’era anche allora) il fatto lo nascondete fra tanti ghirigori, divagazioni, commenti… «La letteratura – proclamava Borsa – è la peste del giornalismo». Sono cambiate tante cose, da allora. E anche il giornalismo è cambiato. Resta da chiedersi quale sia il giornalismo più adatto ai nostri tempi. Radio, televisione, internet, satelliti fanno una concorrenza spietata. Le tirature soffrono una lenta usura anche in quei Paesi in cui si leggeva moltissimo (da noi non si è mai letto molto, né ai tempi di Borsa né ai nostri). I quotidiani cambiano formato, cambiano grafica, all’inseguimento dei lettori sempre più distratti, sempre più frettolosi. Qual è la formula giusta? Meglio rinunciare a chi ha fretta, concentrarsi sugli aficionados? Gli aficionados sono abbastanza numerosi perché il gioco valga la candela? Nessuno lo sa, per ora. Ma sarebbe giusto discuterne insieme, fra tutti gli addetti ai lavori, nella speranza che l’editoria, oggi in pericolo, trovi la via giusta; invece di attaccarsi, e logorarsi, in guerre intestine, come purtroppo sta succedendo. W LASTAMPA MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006 Lettere e Commenti 35 IRAN-USA RIPARTIRE DA GAZA La ripresa del processo di pace in Palestina potrebbe favorire il dialogo Washington-Teheran. In stretta collaborazione con Europa e arabi moderati HENRY KISSINGER RICCARDO BARENGHI SEGUE DALLA PRIMA PAGINA I l programma nucleare iraniano e le sue considerevoli risorse mettono l’Iran in condizione di tentare il dominio strategico della regione. Con l’impeto dell’ideologia radicale sciita e il simbolismo della sfida alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, attenta all’ordine stabilito in Medio Oriente e forse ovunque la popolazione islamica sia dominante. Gli appelli alla trattativa sono stati inutili. Il negoziato è in un vicolo cieco, a meno che non venga ripreso in un contesto più ampio. Ma non ha ancora trovato un forum. In ogni caso, le divisioni fra i partner impediscono di assumere un orientamento chiaro. I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania hanno sottoposto a Teheran un pacchetto d’incentivi per terminare l’arricchimento dell’uranio come fase essenziale e porre fine al programma di armamento nucleare. Hanno minacciato sanzioni. L’Iran ha insistito sul suo diritto a procedere, e anche le sanzioni più ridotte proposte dalla troika europea (Francia, Germania e Gran Bretagna) sono state respinte dalla Russia. A nzi, verso una parte di questo schieramento, nella fattispecie quella più di centro, quella democristiana. Non ha alternative, l’ex presidente della Camera, anche perché è proprio questa la strada che ha deciso di percorrere. Perciò ha rotto con il centrodestra, sapendo benissimo che finché Berlusconi sarà su piazza quel centrodestra non sarà mai quello che lui sogna: moderato, ragionevole, di buone maniere. E per ora non sembra proprio che il Cavaliere voglia abbandonare il campo, semmai la manifestazione di sabato gli ha ridato la carica. Dunque, se Berlusconi resta lì, Casini deve (e vuole) cambiare prospettiva. Il suo obiettivo è piuttosto chiaro, peraltro più volte dichiarato e nemmeno tra le righe. Scompaginare gli attuali schieramenti, superare il bipolarismo che schiaccia lui e il suo amato Centro, e aprire una nuova stagione politica dagli esiti incerti e i contorni indefiniti. Ma come si sa, le dinamiche della politica seguono corsi imprevedibili: l’importante è allora smuovere le acque, il resto seguirà, come e quando si vedrà. E così ecco che Casini scompagina il primo schieramento con l’unico mezzo a sua disposizione: facendo le valigie. Scompaginare l’altro sarà un compito più difficile, diciamo pure arduo, ma forse non impossibile. Per continuare a esistere, i democristiani in fuga da destra hanno bisogno di sfondare nel centrosinistra, devono cioè lavorare all’obiettivo di mettere in crisi i loro amici democristiani dell’Unione. I quali hanno orecchie più che sensibili alle sirene scudocrociate, come dimostra De Mita che sul Corriere ha subito chiesto a Prodi di aprire un dialogo. Si comincia col dialogo ma dove si finisce? Rifondazione e la sinistra radicale temono di venir sostituiti dagli eventuali nuovi arrivati, ma il transfuga Casini non sogna certo di diventare l’ennesimo partito dell’attuale maggioranza, una stampella per Prodi. Semmai, lui Prodi lo vorrebbe far cadere, ma siccome questo appare piuttosto complicato, vorrebbe almeno tentare di scomporre la sua maggioranza. E la prima occasione che cercherà di cogliere per farlo è il Partito democratico. O meglio, il suo fallimento. E’ qui che vince o perde Casini. Se il nuovo soggetto politico si farà, per lui non ci sarà spazio: o torna a casa (sempre che a quel punto lo rivogliano indietro) oppure si condanna a un piccolo ruolo politico, marginale e ininfluente. Ma se invece riuscisse a incunearsi, insinuarsi, infiltrarsi nelle già evidenti contraddizioni che accompagnano la maggioranza dell’Unione, e in particolare i protagonisti del futuro Partito democratico, se fosse capace di offrire una sponda a quelli (e non sono pochi) che già nutrono seri dubbi sull’avventura tanto voluta da Prodi, LA GRANDE COALIZIONE POPULISTA CARLO BASTASIN SEGUE DALLA PRIMA PAGINA Illustrazione di Koen Ivens CASINI SIRENA E IL PARTITO DEMOCRATICO allora chissà, tutto può accadere. La partita è appena cominciata, ma Casini sa che i suoi tempi non sono biblici: due anni. Prima delle elezioni europee, prima che i Ds e la Margherita decidano formalmente di sciogliersi nel nuovo Partito, prima insomma che la macchina non si possa più fermare, deve riuscire a convincere Rutelli, De Mita e Marini che se rinunciano a mettersi insieme ai Ds (i quali sono già dubbiosi per conto loro), se evitano insomma di imboccare la strada N ient'affatto: dall'evasione Visco dovrà dimostrare di aver ottenuto ciò che si era proposto. Quindi è come se quei soldi fossero già stati spesi prima ancora di entrare. Ma è per una nobile causa. Per aiutare gli incapienti e forse per aumentare le pensioni minime. E siamo assolutamente d'accordo che è doveroso farlo. Allora però si introduca un semplice meccanismo: ridurremo altre spese correnti in misura analoga e corrispondente in modo da assicurare che il debito pubblico italiano possa calare anziché distruggere il futuro dei nostri figli: vediamo se lo votereste ancora quell’emendamento per i poveri incapienti! Lì sì, sarebbe davvero utile l’intesa tra i poli: sulle spese da tagliare, non sulle tasse da ridurre. D’altronde di questa difficile Legge Finanziaria c’è da salvare quasi senza ritorno del Partito democratico, un’altra strada si può percorrere insieme. Non è affatto detto che porti da qualche parte, le probabilità che sia un vicolo cieco sono altissime. Ma non si può mai dire, soprattutto quando gli attori sulla scena condividono parecchie cose, sia sul piano strettamente politico, sia su quello dei valori che la loro fede gli impone di difendere dagli attacchi «laicisti». E ancor di più se questi attori sono tutti democristiani, di origine o di adozione. solamente il rigore con cui Tommaso Padoa-Schioppa ha difeso il saldo di bilancio e di come il ministro ha rimesso i conti pubblici italiani - se non ci saranno troppe sorprese - sulla rotta del possibile risanamento. C’è da chiedersi che cosa succederebbe senza l'ancoraggio europeo e senza personalità che ne hanno consapevolezza e che controbilanciano gli istinti populisti. Perché la logica dei benefattori ha una sua ingenua malizia: se le cose vanno un po’ meglio del previsto non è forse questo il momento per aiutare chi sta peggio? E’ esattamente il contrario: se le entrate fiscali aumentano perché l'economia va meglio del previsto, allora questo è il momento per ripagare i debiti che in passato abbiamo accumulato frinendo come cicale nel bello e nel cattivo tempo. E’ quel debito pubblico che impedisce di aiutare i più deboli quando le cose vanno peggio, non quando vanno meglio. Azioni militari americane sono improbabili Riluttanti a trattare con un rappresentante dell’«asse del male», gli Usa non hanno partecipato ai negoziati, dando la procura a Javier Solana, alto rappresentante dell’Unione Europea, che ha negoziato nell’interesse della troika. Di recente Condoleezza Rice ha annunciato un cambio di politica. Gli Usa vorrebbero partecipare ai negoziati sul nucleare a patto che l’Iran frattanto sospendesse il programma di arricchimento. Ma Teheran non ha mai mostrato interesse a trattare con Washington. La posizione della Russia è più complessa. Probabilmente nessun Paese, neanche gli Stati Uniti, sono più preoccupati della Russia da un arsenale nucleare iraniano, dal momento che una gran parte di popolazione islamica risiede ai suoi confini. Per questo Mosca non ha nessuna intenzione di attirare l’ostilità iraniana. In conclusione, le trattative con l’Iran non stanno andando da nessuna parte. I Sei avrebbero la scelta tra effettive sanzioni o il proliferare d’una capacità nucleare. Azioni militari da parte degli Stati Uniti sono estremamente improbabili nei prossimi due anni, tenuto conto che il Congresso è ostile alla presidenza. Ma Teheran sicuramente non ignora la possibilità di uno scontro unilaterale con Israele se tutti i negoziati dovessero fallire. Teheran non è in grado di sfidare il mondo Fintanto che l’Iran si concepisce più come un crociato che una nazione, non emergerà alcun interesse comune dai negoziati. Evocare una prospettiva più equilibrata dovrebbe essere l’obiettivo primario della diplomazia Usa. L’Iran deve ricordarsi di essere un Paese povero, non in grado di sfidare il mondo. Ma un’evoluzione di questo genere presuppone uno strategico programma negoziale degli Usa e degli alleati. Oggi gli Stati sunniti della regione - Egitto, Arabia Saudita, Giordania, il governo non sciita del Libano, gli Stati del Golfo - sono atterriti dalla deriva sciita. Trattative tra l’Iran e gli Stati Uniti potrebbero generare una fuga precipitosa verso concessioni preventive, precedute da un significativo sforzo per portare questi Paesi a politiche di equilibrio. In una dimensione di questo genere, l’Iran deve trovarsi come un’area rispettata ma non dominante. Una ripresa del processo di pace in Palestina potrebbe giocare un ruolo importante in questo disegno: presupporrebbe una stretta cooperazione tra Stati Uniti, Europa e Paesi arabi moderati. L’Iran dev’essere incoraggiato ad agire come una nazione, non come un provocatore. Una diplomazia propositiva verso l’Iran è importante per costruire una regione più promettente, ma solo se l’Iran non comincia a credere di essere capace, in questo processo, di poter modellare il futuro su di sé. © 2006 Tribune Media Services, Inc. Editrice La Stampa REDAZIONE AMMINISTRAZIONE TIPOGRAFIA 10126 Torino, via Marenco 32, tel. 011.6568111, fax 011.655306; Roma, via Barberini 50, tel. 06.47661, fax 06.486039/06.484885; Milano, piazza Cavour 2, tel 02.762181, fax 02.780049. Internet: www.lastampa.it. ABBONAMENTI 10121 Torino, via Roma 80, tel 011.56381, fax 011.5627958. 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CRONACA MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2006 LA REPUBBLICA 45 L’INTERVISTA Il cantante Califano e i bimbi del Benin “Io dannato amo far del bene senza dirlo” ROMA — Califano “tutto il resto è davvero noia”? «No, per me è una cosa veramente importante aiutare i bambini del Benin». Califfo volontario? «Suona strano solo perché la gente ragiona per luoghi comuni. Mi vedono come quello un po’ dannato, ribelle e seduttore e quindi incapace di pensare o di occuparmi degli altri. Invece io l’ho sempre fatto». In silenzio però «A modo mio. Non amo la pubblicità in queste cose, non ho mai portato i fotografi dietro. Per un po’ ho fatto concerti, ma cantare non mi basta» Non le basta cantare? «Non mi basta cantare per raccogliere soldi da dare ad una buona causa e neanche mi basta aggiungerceli di tasca mia. Mandare sms o un vaglia è una Franco cosa giusta, ma Califano non fa per me». Cosa vuole? «Non mi piace dare i soldi e basta, a me piace darmi da fare direttamente, andare a controllare». Quindi va in Benin? «Come ero andato in Brasile. Raccolgo soldi — soprattutto i miei, li metto nel mio salvadanaio e poi me li porto io in Africa dove hanno bisogno di costruire una scuola, un’infermiera. Mi piace sapere e vedere di persona dove vanno a finire. Anche se mi fido dei preti che se ne occupano da anni. Mi hanno fatto persino presidente dell’associazione». Ma non era mangiapreti? «Sono e resto ateo ma se una persona mi piace a pelle, la tonaca non mi cambia il giudizio». Dove è finito il cinico Califano? «Lei non può sapere quando affetto mi torna nel sorriso di quei bambini». Un vero finto cinico. (c. pas.) Il ministro delle Politiche sociali alla giornata mondiale: l’aiuto deve essere gratuito e non un servizio sottopagato In Italia quattro milioni di volontari sempre meno giovani, più professionisti Ferrero: regole certe per un settore che è anche un business CATERINA PASOLINI ROMA — Ci sono gli insospettabili tra chi ieri ha festeggiato la giornata internazionale del volontariato. Quelli che non lo diresti mai perché l’immagine pubblica fa a cazzotti con l’anima, quelli che nelle statistiche ufficiali non c’entreranno mai perché non fanno parte di organizzazioni ufficiali. «Tutto il resto è noia», canta la voce graffiata di chi ha molto vissuto stropicciandosi l’esistenza. Lui, Franco Califano detto il Califfo per la sua fama di seduttore, nonostante l’aria da cinico fa parte dell’esercito dei volontari da tempo, senza grandi annunci, di quei 4 milioni di italiani che saltuariamente si impegnano per gli altri. E con i suoi capelli bianchi rappresenta bene il volontario di oggi. Lo confermano i dati del rapporto biennale, su base Istat, presentato ieri dal ministro alle Politiche sociali Paolo Ferrero: segnalano un aumento del 150% di volontari in 8 anni, sempre più laureati (in media il 13%) ma anche un problema di partecipazione giovanile, di ricambio generazionale. Sono infatti sempre di più gli adulti e pensionati che si danno da fare per gli altri. Oggi il 38,5 per cento di chi si impegna ha tra i 45 e i 65 anni mentre gli over 66 sono ben 50mila che fanno i nonni vigili davanti alle scuole. Sorvegliano biblioteche o musei, aiutano i coetanei in difficoltà, lavorano alla Caritas o all’Arci, nelle carceri o al Wwf. Se ne stanno sotto il sole o la pioggia a raccogliere soldi per Emergency o l’associazione leucemie, facendo così da cuscinetto sociale in un paese dal welfare in crisi. Capelli bianchi e precariato, il secondo problema sottolineato dal ministro alle Politiche sociali. «Bisogna infatti definire la linea di demarcazione tra volontariato, che è gratuito, e un lavoro sotto pagato. C’è infatti una zona grigia tra le due realtà e si rischia di finire risucchiati in una terra di mezzo fatta di lavoro precario». Tutto questo accade, dice Ferrero, «perché siamo di fronte ad una crescente domanda sociale che il welfare non è in grado di garantire, il volontariato sotto pressione se ne fa carico riempiendo il vuoto dello Stato con una supplenza basata sul basso prezzo delle prestazioni di lavoro». I numeri dicono che nelle associazioni i dipendenti sono aumentati del 70%. Di questi problemi si parlerà ad aprile a Napoli nella conferenza, nazionale del settore convocata dal ministro per decidere sulla legge, per definire cos’è il volontariato. «Una ricchezza del paese, un forte collante sociale, segnato da momenti importanti di cittadinanza attiva», dicono i presidenti del Forum del Terzo settore Vilma Mazzocco e Maria Guidotti d’accordo col ministro nel ridiscutere la legge 266. Oggi la mappa più aggiornata del volontariato racconta di associazioni più equamente distribuite sul territorio: 826mila volontari si impegnano in 21000 associazio- Quelli impegnati a tempo pieno sono ottocentomila. Ad aprile forum a Napoli per decidere le nuove norme ni ufficiali che sono per il 31,3 nel nord est, il 28,5 nel nord ovest, 19,3 al centro e al 20,7 al sud e nelle isole dove sono cresciute del 260%. Cambiano nel tempo i settori di impegno. Diminuisce infatti l’importanza delle attività sanitarie (28%) e assistenza sociale (27,8) a favore di iniziative di ricreazione e impegno culturali 14,6%. Crescono soprattutto i volontari della protezione civile 9,6% e ambientale 4,4%. Volontari in Italia ma anche all’estero: più di 2200 associazioni, il 9 %, fanno attività e organizzano progetti in Africa, Oriente, Sudamerica. L’INIZIATIVA Nei mille mercatini di Emergency i prodotti di chi subisce le guerre MILANO — Ce n’è per tutti i gusti: dalla Cambogia bussole, stuoie, oggettistica per la casa, kimono, sete, sciarpe, abbigliamento, borse in stoffa tessuta a telaio, mentre dalla Sierra Leone sculture e maschere, borsette in cuoio e bracciali. Da domani al 23 si apre la dodicesima edizione del Mercatino natalizio di Emergency a Milano. L’appuntamento è in via Bagutta 12. In vendita oggetti d’artigianato e prodotti provenienti dai paesi nei quali operano i centri chirurgici e di primo soccorso fondati dal dottor Gino Strada come l’Afghanistan. Anche a Roma dal 13 dicembre in via Arco del Monte 99a, traversa di via dei Giubbonari, mercatino di Natale, una delle mille iniziative che i volontari organizzano in tutt’Italia per raccogliere fondi. Il ricavato quest’anno delle vendite sarà destinato a sostenere tra l’altro il centro chirurgico per le vittime di guerra “Tiziano Terzani” in Afghanistan. Gino Strada il caso Usati per hamburger, patatine fritte e pizze preconfezionate, gli “idrogenati” sono colpevoli dell’aumento del colesterolo Stop ai grassi nocivi nei ristoranti di New York ROMA — Disco rosso per i grassi idrogenati nei ristoranti di New York. La municipalità della Grande Mela ha votato per mettere al bando gli ingredienti più pericolosi per la salute. Di grassi insaturi idrogenati sono imbevuti hamburger, patatine fritte, pane e pizza di non ottima qualità. La misura - che entrerà in vigore nel luglio del 2007 e solo dopo un periodo di moratoria di tre mesi vedrà fioccare le multe - prende di mira soprattutto i fast food. Dopo il bando del fumo, New York si pone così come capofila della lotta contro i grassi nocivi alla salute (in particolare a quella delle arterie). E già altre città si apprestano a imitarla: a Chicago sono iniziate le audizioni per emanare un provvedi- LUGLIO 2007 LE MULTE I LOCALI Le nuove norme in vigore dal luglio 2007 Dopo 3 mesi di moratoria fioccheranno le multe 24mila i locali coinvolti, un terzo dei quali fast food mento simile. I grassi idrogenati sono detti anche “trans”. Per mezzo di un trattamento industriale si aggiungono infatti molecole di idrogeno ai normali grassi insaturi. Aumenta in questo modo il periodo di conservazione. Ma crescono anche i rischi per la salute. Nelle “Linee guida per una corretta alimentazione” l’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) ricorda che i grassi trans “tendono a far innalzare il livello del colesterolo nel sangue, favorendo l’aumento del colesterolo cattivo rispetto a quello buono”. Il provvedimento è rivolto ai 24mila ristoranti di New York, anche se i più coinvolti saranno fast food e take away, un terzo del totale. 2 Primo Piano C ORRIERE DELLA S ERA U M ERCOLEDÌ 6 D ICEMBRE 2006 # ALITALIA IL GOVERNO Nel bando verranno inserite garanzie di difesa degli interessi pubblici: un dettagliato piano industriale e gli impegni con lo Stato LA CESSIONE Parte la gara, l’Alitalia tutta ai privati Il Tesoro cede il 30,1%, poi via all’Opa Prodi: promesse mantenute. Le cordate: decisive le condizioni sull’occupazione MILANO — Il 30,1%. «Almeno». Dal Tesoro arrivano i primi dettagli sulla cessione del controllo Alitalia e, se la quota che il governo alla fine venderà è ancora solo un’indicazione di minima, già quel «30,1% almeno» mostra che l’intenzione è fare sul serio. Perché non è un numero casuale, ovviamente: è la soglia che, in base alla legge, obbligherà l’acquirente a lanciare per tutti gli azionisti un’offerta identica a quella che verrà fatta al socio pubblico. Un’Opa sul 100%, dunque, cui in teoria potrebbe aderire lo stesso Stato con il pacchetto (oggi al 49,9%) che resterà dopo l’asta diretta. Probabilmente non MADE IN accadrà, ci sono questioni e pressioni politiche già tradotte (da Rifondazione al Pdci) nella richiesta di conservare comunque una presenza del Tesoro. E c’erano già state, in questo senso, dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta: qualcosa, il pubblico, manterrà. Ma non il controllo. Non la gestione. Sarà una reale privatizzazione, era stata la promessa di Romano Prodi (che oggi può rivendicare: «Avevo detto che avrei fatto presto, oggi manteniamo»), di Tommaso Padoa-Schioppa, Pierluigi Bersani, gli altri ministri impegnati in prima linea. E sì, ora la Borsa e i potenziali acquirenti aspettano il bando di gara dettagliato: sarà quello l’incontrovertibile banco di prova, e non tutte le anticipazioni arrivate ieri cancellano i dubbi su qualche paletto troppo rigido. Intanto però la mossa-Opa, che lascerà allo Stato al massimo il 19,8%, è accolta come primo vero segnale di trasparenza e volontà privatizzatrice. LA BORSA — La reazione di Piazza Affari, con queste premesse, era scritta. Non a caso il listino ha di nuovo spinto a razzo il titolo, con scambi che hanno sfiorato il 16% del capitale e con un rialzo del 6,39%, sopra la quota psicologica di 1 euro. Altrettanto non a caso, però, l’attenzione è già spostata sui prossimi giorni. Nell’euforia di ieri c’è la scontata dose di speculazione ma anche, senza dubbio, l’apprezzamento per l’Opa e per la velocità, dopo tanti tentennamenti, impressa all’operazione. Da oggi però si passa ai contenuti. Al bando che sarà pubblicato entro Natale, dopo la scelta degli advisor legale e finanziario (ieri sono partite e arrivate 25 lettere ad altrettanti «invitati»). Alla risposta che, nelle settimane successive, arriverà dai potenziali candidati. E, naturalmente, alle pressioni politiche che potrebbero nel frattempo condizionare l’operazione. L’OPA E I PRIVATI — L’Opa stoppa i raider puri ed è un «omaggio» al mercato. Quel mercato che gli imprenditori invocano dal primo giorno in cui si è parlato di «salvataggio Alitalia». Ma avrà, per le cordate in campo, un primo effetto: se il prezzo che alla fine verrà stabilito corrispondesse ai valori di ieri in Borsa, il 100% delle azioni (saranno però cedute anche tutte le obbligazioni convertibili) costerebbe qualcosa in più di 1,4 miliardi contro i 420 milioni circa che basterebbero per il solo 30% dello Stato. Non è questo, tuttavia, che potrebbe eventualmente scoraggiare. Primo perché Alitalia, tra i tanti disastri di Bilancio, conserva comunque una liquidità intorITALY no ai 900 milioni. Secondo perché, al di là del reale valore che le due diligence attribuiranno poi ai titoli, non è detto che davvero tutti i piccoli azionisti (oltre allo Stato) aderiscano all’offerta. Chi, oggi, fuggirebbe da una compagnia «in picchiata senza paracadute» (parole di Prodi), forse tra qualche mese, quando l’operazione sarà delineata per il via, potrebbe decidere di scommettere in presenza di un piano industriale serio e di azionisti forti come quelli di cui si parla (il nucleo su cui si sta lavorando: Carlo Toto ed AirOne con Intesa, Carlo De Benedetti, Diego Della Valle, Roberto Colaninno). I PALETTI — Saranno davvero loro, a rispondere all’appello? Toto per primo, ma anche De Benedetti, al piano industriale sta già lavorando. Poi però molto, soprattutto rispetto alle possibili aggregazioni di altri partner, dipenderà dal bando. Quello che tutti aspettano. Sem- Andrà mantenuta «l’identità nazionale di società, logo e marchio» bra fugato il timore che possa contenere una golden share di fatto, qualche meccanismo che consenta allo Stato di mantenere un ruolo «bloccante». Ma il Tesoro, ieri, ha già anticipato alcuni «impegni di lock up», di vincoli «nell’interesse generale» che i piani industriali dovranno rispettare. Nessun problema per «l’adeguata offerta dei servizi e copertura del territorio», né ovviamente per «il «mantenimento dell’identità nazionale di società, logo e marchio»: il salvataggio è fatto «anche» in nome dell’italianità e nessuno, tra i candidati «interni», vuol buttare il nome Alitalia. Ma restano, tra chi è interessato, i dubbi su quel si intende per garanzie sui «livelli occupazionali»: la razionalizzazione, lì, è uno degli interventi considerati prioritari, e il potere di blocco delle 13 sigle sindacali un fattore considerato «inaccettabile». LA POLITICA. Si giocherà, qui, una partita politica non solo con i sindacati («Incontro urgentissimo o sarà a rischio — minaccia la Cgil — il futuro immediato della compagnia»), ma all’interno dello stesso governo. Se dall’opposizione Gianfranco Fini o Maurizio Sacconi sostanzialmente promuovono la cessione, se nell’esecutivo Antonio Di Pietro si unisce agli altri «ministri privatizzatori» («Finalmente i fatti»), dalla sinistra radicale arrivano pressioni sulle garanzie. I livelli occupazionali vanno difesi anche, ripetono Rifondazione e Pdci, conservando una quota per il Tesoro. E questa è la condizione che pone anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti: «Dopo un cumulo gigantesco di errori, oggi è un dovere di tutti intervenire. Dunque sì alla vendita, però tutelando l’interesse nazionale. Anche mantenendo una presenza pubblica». Anche solo simbolica? Raffaella Polato Credito e salvataggi «Una banca fa affari, non opere di bene» E sul ruolo di Intesa Salza vede Passera Banca Intesa al fianco di Air One per l’intervento su Alitalia. È la cordata più accreditata, per l’evidente know how di settore della compagnia guidata da Carlo Toto e dunque per la matrice soprattutto industriale dell’interesse. Ma il ruolo di Intesa sembra aver creato qualche fastidio nel fresco partner dell’istituto milanese, il San Paolo di Torino. O almeno nel suo presidente (che sarà anche presidente del comitato di gestione della banca nata dalla fusione). «Domani vedrò Corrado Passera (l’amministratore delegato di Intesa, ndr) e tra le altre cose parleremo anche di Alitalia»: così ha esordito ieri Enrico Salza, interpellato a margine dell'assemblea di Unioncamere sulla cessione da parte del Tesoro del 30,1% della compagnia aerea, cessione che sarà seguita da Opa sul 100% del capitale. Ha poi continuato, Salza (nella foto): «Se sarà una buona occasione di investimento, credo che Passera me la proporrà». Lui, il banchiere torinese, non ne sembra tanto convinto: «Siamo una banca — ha voluto precisare — non facciamo opere di bene: una banca deve fare affari». E Alitalia, sono sempre parole del banchiere, un buon affare «non lo era, può darsi però che lo diventi». Ai valori attuali di Borsa il pacchetto di azioni del 30,1% «minimo» messo in vendita dal Tesoro (che cederà anche tutte le obbligazioni convertibili) varrebbe 425 milioni di euro su una capitalizzazione totale che ieri, nell’ennesima seduta-boom, ha raggiunto quota 1,4 miliardi. FAUSTO BERTINOTTI Va difesa l’occupazione e l’italianità, cioè l’impegno di un concerto di forze, e anche mantenendo una presenza pubblica PAOLO FERRERO Non è detto che l’ipotesi di una soluzione con privati italiani sia la migliore per il rilancio di Alitalia LINDA LANZILLOTTA Quella su Alitalia è una scelta netta per la privatizzazione. Ora serve un serio piano industriale che farà chi verrà e ci metterà il capitale 1.004 milioni di euro, l’INDEBITAMENTO finanziario di Alitalia al 30 settembre scorso. La liquidità in cassa è stimata in 8-900 milioni 275 la PERDITA lorda della compagnia aerea registrata nei primi nove mesi dell’anno. Sui conti ha pesato il caro-carburante 49% la quota che lo STATO attualmente detiene nella compagnia aerea. Dopo il passaggio ai privati potrebbe mantenere una quota tra il 10 e il 20% 300 milioni di euro il valore stimato dell’INVESTIMENTO da parte di possibili partner privati per il rilancio dell’Alitalia IMPRESE E POLITICA Toto, patron di SEGUE DALLA PRIMA Le Coop vogliono comprare Esselunga per preservarne l’«italianità». Romano Prodi rivela risentito che Marco Tronchetti Provera gli garantì «l’italianità» di Telecom Italia. E Francesco Rutelli, che nella battaglia delle banche fu in prima fila contro il «malinteso», ribadisce che è «impensabile» per l’Italia rimanere «senza compagnia di bandiera». Mentre anche Fausto Bertinotti, presidente della Camera ed ex leader di Rifondazione comunista insiste: «l’Alitalia resti italiana». Pur sapendo bene che cosa questo potrebbe significare. Per esempio, che l’«italianità» assuma le sembianze di Carlo Toto, ex piccolo imprenditore chietino, classe 1944, proprietario dell’AirOne, una compagnia aerea nata dal nulla poco più di 10 anni fa. Un topolino che mangerebbe l’elefante, anche se con l’aiuto di un gigante come Banca Intesa. Ma un topolino italiano, e questo è quello che conta. AirOne ha 1.449 dipendenti, contro i circa 20 mila del gruppo Alitalia. Fattura mezzo miliardo, contro i quasi cinque della ex compagnia di bandiera. Ed è un altro esempio del capitalismo all’italiana, anche se dire che faccia soldi a palate proprio non si potrebbe. A Carlo Toto piacciono le Ferrari, ha una formidabile collezione di orologi da Mister AirOne «Mister AirOne». Così viene spesso definito Carlo Toto, l’imprenditore chietino, 62 anni, che 12 anni fa ha fondato l’omonima compagnia aerea ed ha sfidato per la prima volta il monopolio di Alitalia, a partire dalla pregiata rotta Roma-Milano. Oggi AirOne, ormai nell’orbita di Lufthansa, detiene il 25% del mercato italiano LE PICCOLE IMPRESE SONO IL MOTORE DEL PAESE. FIRMATO: LA CHIAVE D’AVVIAMENTO. www.creditocooperativo.it www.creditocooperativo.it DIFFERENTE PER FORZA R LASTAMPA MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006 Inchiesta Due galli nel pollaio La Regione Piemonte costretta a istituire un organo per coordinare tutti gli interventi Cronache 25 Il lotto infinito Il tratto fino a Novara doveva essere consegnato entro il 2007 ma il Santhià-Greggio finirà tra due anni Il calendario dei lavori Lunghezza km 18,700 Lunghezza km 6,00 Lunghezza Km 14,700 Lunghezza Km 7,00 Lunghezza Km 19,100 inizio lavori 27/3/2006 fine lavori 31/12/2007 inizio lavori 25/7/2005 fine lavori 20/11/2007 inizio lavori 16/11/2005 fine lavori 31/12/2007 inizio lavori 12/05/2003 fine lavori 31/12/2006 inizio lavori 31/3/2006 fine lavori 15/12/2008 TORINO - CHIVASSO Est TORINO CHIVASSO - CHIVASSO Est - RONDISSONE TORINO RONDISSONE - CHIVASSO - ALICE CASTELLO TORINO ALICE CASTELLO - CHIVASSO - SANTHIÀ SANTHIÀ - GREGGIO Rissa sul cantiere lumaca L’autostrada Torino-Milano: i ritardi colpa dell’Alta velocità. Ma la Tav: tutte scuse RAPHAEL ZANOTTI INVIATO SULLA TORINO-MILANO zialmente dall’interferenza con la costruzione della ferrovia ad alta velocina ruspa è una ruspa. tà (Tav) che corre in parallelo al naAll’automobilista che stro stradale». sta percorrendo l’autoUn dirigente dell’Anas, ascoltato strada Torino-Milano, nella stessa seduta, ha confermato: poco «Le problematiche importa per chi laI BINARI CONTRO L’ASFALTO sui tempi di orgavora l’operaio vee di «Noi abbiamo finito nizzazione stito d’arancione chiusura dei cantieper i giochi olimpici ri dipendono dalla che gli sta sbanGli altri non ancora» mancata consegna dierando sul parabrezza l’ennesima da parte della Tav deviazione causa cantiere. E invece spa del 20-30% di aree di lotti collegal’appartenenza è importante. Se la ti a quelli dove sono in corso lavori di ditta è nel posto sbagliato, al mo- ammodernamento dell’autostrada». mento sbagliato, significa altre roTav, ovviamente, non si è fatta tiragne, ritardi. Ferrovia e autostrada re in mezzo tanto facilmente. Ne è nahanno lavorato per mesi gomito a ta una polemica acidissima. «Diciamo gomito e quando i cantieri hanno che ci sono state delle incomprensioni iniziato a sovrapporsi, ci sono state politiche che sono state risolte» dicoconseguenze: ritardi, attriti, polemiche e ribollir di sangue per gli automobilisti. Tecnicamente si chiama «interferenza», più prosaicamente è «pestarsi i piedi a vicenda». Una delle ragioni per cui i collegamenti tra Torino e Milano sono diventati un disastro. U no oggi dalla Cavtomi, il consorzio che si occupa della realizzazione dei lavori per l’Alta Velocità. Ma se si insiste, è ovvio, lo sfogo scatta. «Guardi, le dico solo che noi il tratto Torino-Novara l’abbiamo consegnato nel luglio dello scorso anno e ora ci siamo spostati su quello Novara-Milano. Noi dovevamo costruire la ferrovia, i sovrappassi, i sottopassi, gli svincoli. L’autostrada doveva solo essere allargata e noi, come loro, dovevamo concludere entro i giochi olimpici. Noi ora stiamo lavorando nel secondo tratto». Un anno dopo Una vera fortuna per ferrovie considerando che le ultime polemiche si sono focalizzate su un cantiere autostradale del primo tratto: il Greggio-Santhià. Si tratta dell’unico lotto che ver- rà consegnato dalla ditta, secondo le to? Nell’agosto 2005, quando si è trovasue previsioni, a fine 2008. E dire che to davanti l’ennesimo cantiere saltaSatap, sia nelle dichiarazioni ufficiali nervi, un automobilista che percorre alle istituzioni che sul proprio bilan- l’A4 decine di volte l’anno, ha deciso di cio 2005, prevedeva l’ultimazione la- scrivere alla Satap: «Posso capire che vori a fine 2007, un anno prima. Il per- per un’autostrada come la Torino-Miché di tale ritardo è lano il mese di agodi difficile comprenLA PACE DI CARTAPESTA sto possa essere resione anche se, ativamente Quando un cittadino l“scarico” guardando alle dadi traffico si lamenta, la prassi e che quindi sia quete di inizio lavori deè ancora lo scaricabarile sto un momento progli altri lotti, questo risulta l’ultimo a espizio per le manutensere partito. Oggi, coi cantieri lonta- zioni straordinarie, ma perché vessare ni, il clima sembra migliore. «Sono po- quei pochi che ancora lavorano con un lemiche superate - racconta l’inge- blocco tra Novara Est e Boffalora alla gner Carlo Pierrettori che fa parte domenica sera, giorno classico di riendell’osservatorio ambientale nato pro- tro? Inoltre perché non accordarsi con prio per la mancanza di un coordina- Anas e, quantomeno, far staccare i semento -. Ora tutto viene concordato». mafori anziché creare una fila di deciGià, pubblicamente, ma nel priva- ne di chilometri sulla Padana superiore?» si chiedeva l’automobilista. Meno passaggi ma più incassi Un vicolo cieco «È come avere due galli nello stesso pollaio - racconta l’ingegner Giuseppe Iacopino, responsabile dell’osservatorio sulla sicurezza dell’autostrada Torino-Milano della Regione Piemonte -. L’osservatorio è nato proprio quando ci si è resi conto che si era in un vicolo cieco: la politica convocava le società concessionarie biasimando la mancanza di sicurezza e chiedendo tempi certi per la consegna dei lavori. Dall’altra parte partiva lo scaricabarile. Prima tra appalti e subappalti. Quindi tra autostrada e ferrovia». Anas e Astm, la società dell’autostrada Torino-Milano, non si sono fatte remore nel giustificarsi accusando le ferrovie. In una riunione della commissione trasporti della Regione Piemonte, il presidente di Astm Riccardo Formica ha sottolineato come la frammentazione dei cantieri sul percorso e il rallentamento dei lavori «dipendano essen- Il traffico si è spostato sull’A21 ma i manager hanno fatto il miracolo aumentando le tariffe Rendere la propria autostrada un percorso di guerra ha, ovviamente, dei risvolti economici. Se si confrontano i dati dell’Aiscat, l’associazione delle concessionarie autostradali, risulta che nel periodo tra il 2003 e il 2005 l’autostrada Torino-Milano ha dovuto affrontare un calo netto delle presenze di automobilisti. Al contempo l’altra autostrada gestita dalla Satap, l’A21 Torino-Piacenza, è andata crescendo, segno evidente che torinesi e milanesi, pur di non affrontare chicane e lavori in corso, preferivano allungare di una quarantina di chilometri. Il calo dell’A4 si riscontra in tut- Il crollo -1.433 Veicoli effettivi medi giornalieri Secondo i dati dell’Aiscat, è stata questa la perdita media giornaliera accumulata dalla Torino-Milano tra il 2003 e il 2005. I -2700 Veicoli teorici medi giornalieri Un altro dato Aiscat segna, tra il 2003 e il 2005, il vuoto di passaggi che la TorinoMilano ha subito a causa dell’impossibilità di affrontare gli innumerevoli cantieri. I -76,8 Veicoli-Km in milioni Ancora un dato negativo. Nel 2006, però, si è registrata una ripresa: +3% rispetto allo stesso periodo (gennaio-agosto) del 2005. I te le categorie. Tra il 2003 e il 2004 i veicoli leggeri hanno visto una flessione del 3,2% a cui si è aggiunto un calo dello 0,5% tra il 2004 e il 2005. Non sono andati meglio i veicoli pesanti: -1,8% tra il 2003 e il 2004 e -1,2% l’anno successivo. Nonostante questo Satap ha guadagnato di più. Nel bilancio 2005, dichiarava che «i ricavi netti da pedaggio, pari a 101.164 migliaia di euro, sono le risultanze dell’incremento della tariffa decorrente dal 1˚ gennaio 2005 (+0,71% per la tratta TorinoNovara e +1,53% per quella Novara Torino) e di una flessione delle percorrenze chilometriche (-0,68%) correlata al progredire dei lavori di ammodernamento». Nel 2004 erano pari a 99.278 migliaia di euro. A fronte del calo, però, la Torino-Piacenza è cresciuta. Nei primi 8 mesi del 2006 ha avuto una crescita del 4,3%. Uno delle più alte tra tutte le autostrade. Scambio di lettere La risposta della Satap è arrivata il giorno dopo: «La chiusura di domenica sera non è stata determinata da nostri lavori di manutenzione straordinaria, ma da lavori alle linee elettriche che interferivano con l’Alta Velocità». L’anno dopo, in luglio, il «nostro» si è trovato di nuovo in difficoltà. Altra lettera. «Per quale buon motivo avete ridotto verso Milano la circolazione a una sola corsia tra Novara e Boffalora: 6 chilometri di coda per constatare che l’asfalto era intatto e nessuno era al lavoro? Parliamo sempre di domenica sera, giorno di rientro». Seconda risposta della Satap: «La riduzione a una corsia è da attribuirsi ai lavori per l’Alta Capacità. La Satap è “interferita” da importanti lavori pubblici che non ha ovviamente la possibilità di bloccare o anche solo di ritardare». Insomma: le polemiche saranno anche finite a livello pubblico, ma per il cittadino la nascita di osservatori e coordinamenti vari non ha cambiato granché. Una ruspa è sempre una ruspa. E continua a non sapere quali sono le insegne dell’omino vestito d’arancione che gli indica l’ennesima deviazione. [2-continua] LA QUESTIONE ALTA VELOCITA' TORINO■CRONACA II LA REPUBBLICA MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2006 Nel giorno in cui gli amministratori del percorso alternativo entrano nella Conferenza dei servizi, nasce l’allarme Ora la Val Sangone scopre la paura Il sindaco di Giaveno: pressioni e minacce dai Comitati No Tav il caso (segue dalla prima di cronaca) DAL NOSTRO INVIATO PAOLO GRISERI L PRESIDENTE della Conferenza, Gaetano Fontana, non Iinterviene nella polemica politica: «Io sono un dirigente del ministero delle infrastrutture. Sono un tecnico. Il dibattito politico nel governo non mi può coinvolgere». Ma a suo modo anche lui viene coinvolto. Perché nella riunione di ieri mattina piomba la lettera del direttore generale del ministero dell’Ambiente, Bruno Agricola, che chiede di sospendere la Conferenza: «Le Conferenze dei servizi si fanno sui progetti definitivi e sulla TorinoLione un progetto definitivo non c’è». Così lo scontro tra ministri si trasferisce sui rispettivi direttori generali. Fontana risponde: «Il ministero dell’Ambiente aveva già sollevato la questione al tavolo politico del 9 novembre. Pecoraro Scanio è un uomo d’onore e sa che il problema era già stato risolto allora. Perché riproporlo oggi?». Lo scontro nel governo è lo spunto da cui parte l’intervento di Daniela Ruffino, sindaco forzista di Giaveno. Ma la sua non è solo propaganda politica: «In queste settimane — dice Ruffino E stasera a Rivalta assemblea sorvegliata dagli agenti Quarta corsia vincolata al tracciato Ativa scrive a Rfi “Decidete in fretta” L’ASSEMBLEA Questa sera a Rivalta assemblea pubblica con Tartaglia, Foietta e Gamba IDEE DIVERSE Dall’alto: l’assessore regionale Borioli e il ministro Pecoraro Scanio — abbiamo subito pressioni e anche minacce dai movimenti no Tav. Non mi piace lavorare con il rischio che qualcuno mi tagli le gomme. E mi piace ancor meno sapere che le divisioni nel governo rischiano di incoraggiare questi atteggiamenti». Esagerazioni del centrodestra? Il racconto di Amalia Neirotti, sindaco diessino di Rivalta, ha alcuni preoccupanti punti di contatto con quello della collega: «Nel nostro Comune abbiamo sempre tenuto assemblee pubbliche, ci siamo divisi e scontrati alla luce del sole. Domani (questa sera n.d.r.) è in programma un incontro sulla Tav. Non avrei mai pensato di dover avvertire LA SEDUTA Il 12 dicembre a Torino prima seduta dell’Osservatorio tecnico di Virano CONFERENZA Il 15 dicembre a Roma nuova riunione della Conferenza dei servizi polizia e carabinieri per un’assemblea pubblica». Tensioni e timori si confondono e si alimentano nel racconto degli amministratori. Il direttore di Ltf, Paolo Comastri, illustra quella che definisce «una pura ipotesi progettuale». E proietta una diapositiva con il tracciato sulla sponda destra della val di Susa fino alla galleria che da Sant’Antonino si dirige verso la val Sangone. È un tracciato che aveva proposto nel 2000 la Provincia con uno studio Italfer. Da li si potrà partire per il percorso alternativo. Le notizie di Roma rimbalzano rapidamente in val di Susa. Antonio Ferrentino annuncia LA CIG Il 19 dicembre a Parigi riunione della Conferenza intergovernativa tra Italia e Francia «una raffica di lettere di diffida a Fontana perché la Conferenza dei servizi non proceda in queste condizioni». Il presidente della bassa valle osserva che «non si convocano Conferenze dei servizi sulla base di pure ipotesi» e aggiunge che Fontana, «escludendo dalle convocazioni i sindaci della sponda destra della val di Susa, anche loro interessati dal progetto alternativo, sta facendo un’opera di killeraggio politico per bloccare il dialogo». Parole pesanti. Commenta l’assessore regionale Daniele Borioli: «La val di Susa non può pretendere di avere il diritto di veto su ogni discussione sull’alta capacità». L BALLOTTAGGIO tra la Val di Susa e la Val Sangone per la linea ToIrino-Lione preoccupa anche i vertici dell’Ativa, la società che gestisce la tangenziale. A seconda del tracciato l’arteria autostradale verrebbe attraversata in due o tre punti differenti. Un problema che si lega con la realizzazione della quarta corsia, ancora ferma per colpa dell’Anas. «Quando la situazione si sbloccherà partiremo con i lavori — dice Giovanni Ossola, numero uno Ativa — ma non ha senso costruire la quarta corsia per poi distruggerla e realizzare le gallerie per il treno. Meglio fare tutto insieme. Abbiamo scritto a Rfi, vorremmo avere risposte, ma non arrivano». Se la linea passerà in Val Sangone la tangenziale sarà attraversata a Settimo e a Borgaro, se si sceglierà la Val di Susa, invece, il tracciato toccherà l’autostrada, oltre che a Settimo e a Borgaro, anche a Savonera. (d.lon.) T1 T2 PR CV LASTAMPA MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006 Cronaca di Torino 65 A ROMA I SINDACI CHIEDONO CHIAREZZA, TROVANO BARUFFE Tav, tra Di Pietro e Pecoraro è scontro aperto Il ministero dell’Ambiente contesta la legittimità della Conferenza dei servizi ALESSANDRO MONDO INVIATO A ROMA Cronaca di ordinaria confusione sul fronte della TorinoLione. Nel giorno in cui parte il confronto con i sindaci della Val Sangone, convocati per la prima volta a Roma nell’ambito della «Preconferenza dei servizi», riesplode il contrasto fra i due ministeri di riferimento: Ambiente (Alfonso Pecoraro Scanio) e Infrastrutture (Antonio Di Pietro). L’esatto contrario di ciò che gli amministratori locali, in cerca di risposte chiare, si aspettano. Le riserve sulla legittimità della Conferenza dei servizi, espresse lunedì da Pecoraro Scanio in una lettera al sottosegretario Enrico Letta, sono state ribadite ieri in una nota «tecnica» partita dal ministero dell’Ambiente e approdata sulla scrivania di Gaetano Fontana, direttore generale del ministero delle Infrastrutture nonchè presidente della Conferenza. Il documento «traduce le preoccupazioni espresse politicamente nella lettera del ministro» e sottolinea «la comprensibile inquietudine fra le popolazioni locali» per l’avvio di una procedura, la Conferenza, che senza un progetto definitivo rappresenterebbe «una forzatura della normativa» e una violazione degli accordi presi nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi. Rilievi pesanti che implicano un chiarimento politico. Soprattutto, bisognerà chiarire dove finisce il ruolo dell’Osservatorio tecnico presieduto da Mario Virano e dove comincia quello della Conferenza dei servizi. «Risponderemo attraverso le strutture preposte», ha ta- LA RICORRENZA Un anno fa gli scontri di Venaus Lumini alle finestre dei municipi della Val di Susa, ieri sera, per non dimenticare la notte tra il 5 e 6 dicembre scorso, quando scattò il blitz delle forze dell’ordine nel presidio anti Tav di Venaus. È l’invito che il primo cittadino del Comune, Nilo Durbiano (foto), ha rivolto con una lettera a tutti i colleghi della valle. «Quella notte - spiega Durbiano resterà scolpita indelebilmente nel mio cuore come un evento tragico per la democrazia del Paese. Niente da festeggiare, ma è importante non dimenticare e lavorare per evitare il ripetersi degli stessi errori». Come? La via d’uscita, sottolinea Durbiano, resta il dialogo senza pregiudiziali tra le parti: «Proseguiamo il confronto tra i vari livelli istituzionali garantendo e pretendendo il reciproco rispetto delle idee e delle dignità di tutti». I gliato corto Fontana, sottolineando che sulle posizioni dei due ministri «il discorso è politico» e rivendicando che un chiarimento c’era già stato durante l’incontro a Palazzo Chigi. «Ritengo che Pecoraro Scanio sia un uomo d’onore...», ha esordito il direttore generale. Resta l’irritazione per gli appunti sollevati dal ministero dell’Ambiente, unita al timore che si trasformino in una sponda ad uso dei «No Tav». L’assessore Borioli (Trasporti) ha parlato di «situazione stucchevole» e ha detto che per la Regione la bussola resta l’intesa definita a Palazzo Chigi. In quell’occasione, ha ricordato Fontana, si era optato «per la formula del tre più uno»: riunione settimanale dell’Osservatorio; riunione della Conferenza dei servizi ogni tre settimane. Insomma: il quadro dovrebbe essere chiaro per evitare che i due organismi si pestino i piedi. Da qui il «cui prodest?» con cui è stata accolta la frenata dal ministero di via Cristoforo Colombo. Battibecchi a parte, la riflessione sulla Val Sangone potrebbe partire dal tracciato realizzato da «AlpeTunnel» nel Duemila, lo stesso che il direttore di «Ltf» Paolo Comastri ha illustrato ieri. Quanto ai sondaggi, l’orientamento è quello di limitarsi a valutare le analisi preliminari ad altre opere sul territorio: vedi la grande centrale idroelettrica di «Pont Ventoux». Due le premesse: l’opzione Val Sangone sarà valutata alla pari con le altre; il tempo stringe. «Se fossimo costretti a puntare su questa soluzione - ha detto Fontana - ci vorrebbero almeno tre anni per il progetto definitivo». Ragione in più per sgombrare il campo dagli equivoci. “L’opposizione in Valle Susa? Non ci preoccupa la popolazione locale ma l’uso strumentale che alcune forze politiche fanno del problema” “C’è comprensibile inquietudine fra le popolazioni locali per l’avvio di una procedura, la Conferenza, che senza un progetto definitivo sarebbe una forzatura della legge” Antonio Di Pietro Alfonso Pecoraro Scanio Ministro per le Infrastrutture Ministro dell’Ambiente Ma in Val Sangone qualcuno comincia a soffiare sul fuoco Garanzie sull’impatto dell’opera e sulle compensazioni ambientali, risposte univoche dal Governo per favorire il dialogo con i cittadini. E’ il mandato che i sindaci, convocati ieri a Roma su impulso dell’onorevole Osvaldo Napoli (Forza Italia), hanno affidato alla Conferenza dei servizi. Presenti alla riunione gli amministratori della Val Sangone - Coazze, Giaveno, Reano, Sangano, Trana, Valgioie -, ma non solo. C’erano anche quelli di Avigliana, Beinasco, Bruino, Grugliasco, Orbassano, Rivalta, Villarbasse. E naturalmente i rappresentanti di Rete Ferroviaria italiana ed «Ltf», la società italo-francese costituita per gli studi e i lavori preparatori della Torino-Lione. Clima costruttivo, quasi da primo giorno di scuola. Il che non ha impedito ad alcuni sindaci di esprimere le prime inquietudini per il rischio di tensioni in un’area pregiudizialmente non avversa alla Tav. Amalia Neirotti (Rivalta) e Daniela Ruffino (Giaveno) hanno fatto riferimento ad una serie di segnali «preoccupanti»: scritte sui muri, fiorire di comitati No-Tav, assemblee sospettate di interferenze esterne. Qualcuno già paventa di ritrovarsi con le gomme dell’auto tagliate. A proposito di assemblee, monta l’attesa per quella organizzata stasera proprio a Rivalta. C’è chi soffia sul fuoco, e non sono certo gli abitanti della Valle: questo il messaggio passato ie- ri. Da qui l’appello affinchè Roma faccia la sua parte, dando risposte coerenti. Agnese Ugues, Sangano, ha sollecitato «maggiore responsabilità» da parte delle istituzioni: «Aiutateci a motivare con più forza le ragioni del “sì”, visto che siamo noi a doverci confrontare con il territorio». Ancora più esplicita la Ruffino, che nel lamentare «l’incertezza del Governo» ha messo il dito nella piaga facendo emergere la contrapposizione fra i due ministri: «Massima disponibilità da parte nostra, ma dall’altra parte del tavolo non si può dire altrettanto. Se si deciderà di optare sulla val Sangone, chi tutelerà noi sindaci?». Una domanda per il momento senza risposta. [ALE.MON.] AL 86 Vigne & Cantine LA STAMPA MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2006 In breve ENOLOGIE IN MOVIMENTO. IL RILANCIO DEGLI AUTOCTONI Timorasso e Albarossa è l’ora dei vitigni rari Il bianco tortonese festeggia la doc e il boom mediatico Gli altri «piccoli» Mini doc Non chiamateli di nicchia e neppure minori. Casomai rari, visto che proprio la loro scarsa diffusione li sta facendo ricercare dai consumatori più attenti e curiosi. Dopo anni di «cabernetizzazione», contornata da pinot, merlot e chardonnay ovvero il classico poker dei vitigni internazionali, il mercato punta deciso sugli autoctoni. Se n’è discusso a Torino alla due giorni dedicata ai «Vitigni autoctoni minori». La Fondazione per le Biotecnologie ha riunito a Villa Gualino ampelografi e ricercatori universitari, coordinati dai docenti Vincenzo Gerbi, Franco Mannini e Anna Schneider. Ne è emerso un quadro variegato e vivacissimo della realtà enologica italiana con selezioni clonali e recuperi varietali che portano in bottiglia vini dal cuore antico: dal Vermentino nero che si coltiva in Candia a ridosso delle Alpi Apuane al Magliocco figlio della Magna Grecia in Ca- Un gruppo di produttori di Ruchè di Castagnole Monferrato A lato Michele Chiarlo che produce l’Albarossa e Walter Massa pioniere del Timorasso labria, all’Oseleta veneta rilanciata da Masi con il doppio nome di Toar e Osar. Storie e racconti come quello di Michele Chiarlo che con Vigne Regali, Prunotto e le tenute Gancia punta sull’Albarossa. Un nome epico che indica il matrimonio botanico messo a punto negli Anni Trenta dal prof. Giovanni Dalmasso, tra il Nebbiolo di Dronero e la Barbera. Ne è nato un vitigno a maturazione tardiva che offre vino intenso e armonico. Dopo le sperimentazioni alla Tenuta Cannona sta uscendo in bottiglia e po- trà diventare doc dal 2007. Festeggia invece proprio in questi giorni la sua prima doc autonoma il Colli Tortonesi Timorasso, il bianco che in questi anni ha scalato classifiche ed è diventato un vero fenomeno di costume. Walter Massa, vignaiolo di Monleale ci ha creduto tra i primi. «Ho in cantina le annate dal 1988 a conferma delle eccezionale longevità di questo vino bianco che abbiano voluto nel disciplinare della doc con un invecchiamento minimo di 13 mesi e un estratto di 17 grammi litro a conferma della sua ecceziona- le struttura». Massa reduce dai «Tre bicchieri» mette in guardia dai facili entusiasmi: «Dobbiamo crescere regolari». Obiettivo raggiungere almeno i cento ettari di vigne. Ora sono 42 suddivisi tra venti produttori. A Castagnole Monferrato c’è un’altra piccola doc il Ruché che conta una cinquantina di etichette su altrettanti ettari. Piccole realtà di un Piemonte che di doc ne ha 45, più 11 docg, ma con un patrimonio varietale ben più vasto. Lo descrive in 330 pagine un volume della Regione, vera enciclopedia della vigna. [S. MIR.] musicali. Info: www.scrimaglio.it. [FI. M.] Banco di Torgiano Medaglie d’oro a tre piemontesi Sono 74 i vini italiani premiati con medaglia d’oro al Banco assaggio di Torgiano. Due i piemontesi premiati: Barolo riserva «Sori Gabutti» 1999 (Giovanni Sordo, Castiglione Falletto) e Moscato d’Asti «Strevi» 2005 (Vigne Regali, Banfi, Strevi). Premio anche al Puglia Rosso Novello 2006 prodotto da Ferdinando Giordano, Diano d’Alba. [FI. M.] I Strade del vino a convegno «Esperienza e prospettive sulle strade del vino»: se ne parlerà lunedì, alle 9, ad Asti (Palazzo Gastaldi, piazza Roma) in un convegno del Distretto dei vini «Langhe, Roero e Monferrato». Interverranno l’assessore regionale all’Agricoltura Mino Taricco, Giovanna Sveva Ricci Curbastro (Franciacorta), Paolo Menapace (Soave), Elio Archimede (coordinatore Astesana). Modera Flavio Accornero. [FI. M.] I Nizza Monferrato Invito ai brindisi con il Moscato nuovo annata 2006 All’Enoteca regionale «Colline del Moscato» di Mango domenica, si è brindato con i «nuovi» Asti Spumante e Moscato per la prima edizione di «Dolciemozioni». Erano in degustazione i vini nuo- I vi dell’annata 2006. Nella foto (Murialdo) un gruppo dei produttori. In Enoteca, proseguirà il 14 dicembre alle 17, «Messaggi in bottiglia» con un incontro su comunicazione e mercato dell’«Asti». FLORICOLTURA - VIVAI Quest’estate non fatevi cogliere impreparati, affidate il vostro giardino alle cure degli specialisti - Più di 10.000 mq. di superficie prato pronto a rotoli. - Progettazione, realizzazione parchi e giardini. Potature - Impianti di irrigazione. - Spianamento, livellamento e riporto terra con propri mezzi. - Muri di sostegno terra. - Piante e fiori da interni/esterni. - Terrazzi e giardini. - Attrezzature ed articoli da giardino. VASTO ASSORTIMENTO PIANTE DA GIARDINO Canale S’intitola «Stagioni d'autore» ed è una «cartella» con quattro tempere del pittore Ettore Fico, scomparso l’anno scorso. Con questo omaggio in tiratura limitata, che raccoglie anche ricette di Davide Palluda e commenti «stagionali» di Bruno Quaranta, Luigi Sugliano, Maurizio Corsetti e Albina Malerba, domani alle 18 a Canale, l'Enoteca festeggerà i dieci anni di attività. Alba Università Inaugurazione anno accademico Mercoledì 13 dicembre alle 11 nell’aula Magna dell’Ampelion, inaugurazione dell’anno accademico del corso di Viticoltura ed Enologia. Saranno consegnati i diplomi ai neo laureati. Tra gli ospiti i docenti Bruno Giau e Vincenzo Gerbi, il sindaco Giuseppe Rossetto e il presidente della Provincia Raffaele Costa. I Bottiglie «griffate» con marchi delle auto La Cantina Scrimaglio ha presentato le confezioni regalo per Natale 2007 con i cofanetti di bottiglie «griffate» Fiat, Lancia e Alfa Romeo. Proposte anche confezioni regalo con Barbera e cd I I francesi che c’insegnano ENOTECA DI MANGO Si chiama «Vitenda» ed esce da 12 anni: l’edizione 2007 del vitivinicoltore (edita da «Viten» di Calosso) è corredata da frasi, proverbi e notizie vitivinicole. L’idea è di Albino Morando. Info: 0141 853479. [FI. M.] I I SERGIO MIRAVALLE L’ Nuova agenda 2007 del vitivinicoltore «Stagioni d’autore» all’Enoteca del Roero Asti Giro di vite educazione alimentare è materia seria da insegnare seriamente a scuola. Invece si lasciano studenti e mamme in balia di spot caramellosi e merenderi. E quando pubblicizzano un tonno o la carne di pollo non fanno mai vedere gli animali (poverini): meglio raccontare la balla del peschereccio azzurro e della fattoria verde. Le mucche poi, saltano le staccionate o pascola- Calosso no dipinte di viola. Anche il vino e la sua storia meriterebbero attenzione didattica: che cos’è, come nasce, che cosa rappresenta nella nostra cultura? In Piemonte qualche insegnante volenteroso porta i ragazzi a visitare cantine e vigne e qualche classe ha anche organizzato mini vendemmie con vinificazioni esemplificative. L’Associazione delle Donne del Vino ha fatto disegnare ai ragazzi le etichette di bottiglie da vendere a favore di Padre Onore, il missionario entomologo di Costigliole d’Asti che difende la foresta amazzonica in Ecuador. Ma non si va oltre a meritevoli episodi spontanei. In Francia invece un deputato che fa capo all’Associazione nazionale degli eletti delle vite e del vino (lobby potentissima e molto ascoltata) ha proposto un corso di educazione vinicola, inserita nel programma di «salute pubblica ed educazione alimentare». Non sono mancate proteste e accuse di favorire l’alcolismo tra i minori, ma i più la prendono come una possibile integrazione del programma didattico, in una nazione che fa nel vino uno dei prodotti di maggiore immagine e peso, anche economico. Come l’Italia, ma loro se ne sono accorti molto prima. LE NOSTRE SERATE: Mercoledì 6/12 Latino americano con DJ Marco Ferretti e animazione con Maria e Il Pirata Giovedì 7/12 Liscio con l’Orchestra di Ernesto Macario Venerdì 8/12 INAUGURAZIONE DELLA DISCOTECA DJ SET OSPITE DELLA SERATA MIKI BOSELLI DA DISCORADIO Sabato 9/12 Dalle 21,30 alle 00,45 liscio con l’Orchestra spettacolo La Storia e dalle 00,45 in poi latino americano con DJ Marco Ferretti Domenica 10/12 Liscio con la Grande Orchestra di Luigi Gallia APERTO LA DOMENICA Fraz. San Pietro - SAN DAMIANO (AT) Tel./Fax 0141.977296 INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: E-MAIL: [email protected] www.gazebodisco.it TEL. 0141.823116 V.LE RISORGIMENTO, 362 CANELLI (AT) AT LASTAMPA MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006 Asti e provincia 67 ROCCA D’ARAZZO. LE PIANTE SU UN ANTICO MURO Capperi, sorpresa monferrina E c’è l’idea di usarli nella cucina della scuola alberghiera di Agliano ELISA SCHIFFO ROCCA D’ARAZZO Capperi. Sì, sono proprio loro, a Rocca, nel cuore del Monferrato, tra boschi e vigneti di un territorio che sa riservare ancora sorprese. Ai piedi del paese c’è un muro dove da centinaia di anni crescono i capperi. Piante certamente esotiche per il Piemonte (altri rari esempi sulle mura rovinate del castello di Mombercelli, a Fubine o a Barbaresco), colture delicate che prediligono un clima mite. Difficile spiegarne l’origine ma chi sale a Rocca ad inizio estate rimane inebriato da quell’inconsueto profumo che invade l’ultimo tratto di strada prima del centro del paese. Sono fiori delicati, con lunghi steli, raccolti in cespugli ancorati all’antica cinta di mattoni eretta a difesa del vecchio borgo. Un pezzo di storia rimasto indenne a scontri, battaglie e assedi. Oggi quel poderoso muraglione non più adibito a scopi difensivi, è la balconata di Rocca, alcune decine di metri incontaminati che la natura ha fatto propri. E per salvaguardare questa rarità, dal 1974, in ossequio a una legge regionale sulla protezione della flora, è in bella mostra un cartello che vieta la raccolta dei frutti. La presenza di capperi a Rocca d’Arazzo ha da sempre incuriosito e affascinato non solo gli abitanti del paese. Prima oggetto di studio, poi meta di curiosi e oggi al centro di un interessante progetto. A farsene promotore è Dino Aluffi, vicesindaco di Agliano e presidente del consiglio di amministrazione della scuola Alberghiera Colline Astigiane: «La nostra idea è di promuovere i capperi di Rocca attraverso la Il muro con le piante di capperi a Rocca d’Arazzo e il cartello che ne vieta la raccolta scuola, da sempre attenta alla promozione dei prodotti locali. Un proficuo gemellaggio per comunicare un territorio e valorizzare quelle risorse di nicchia di cui il Monferrato è ricco. Con i capperi di Rocca i nostri cuochi potrebbero creare stuzzicanti abbinamenti da far degustare nelle serate a tema». La proposta di Aluffi è stata accolta con favore dal sindaco di Rocca Gianni Avidano. Un incontro definirà i dettagli dell’iniziativa e non è escluso che già dal prossimo anno si possano trovare in commercio barattoli con la scritta «Capperi di Rocca d’Arazzo». In breve MONCALVO. Quando tipico vuol dire unico Convegno a cura del Gal SE LA FILA TROVI BELLA, FALLA FARE A TUA SORELLA. Trofeo «Mario Udo» a Vittorio e Loredana La macelleria «Vittorio e Loredana» di Nizza si è aggiudicata domenica alla «Fiera del manzo e del bue grasso», il primo trofeo «Mario Udo». Il premio, istituito dal Comune in memoria di uno dei più celebri veterinari della zona, era riservato al miglior gruppo di bovini piemontesi. I capi sono stati allevati nelle stalle di Angelo Patetta (Serole), Paola Valfré (Vesime) e Giuseppe Regge (Incisa). [FI. M.] I Villafranca Concessioni edilizie Dibattito in Consiglio Minoranza polemica, in Consiglio a Villafranca, per il cantiere aperto da circa un mese in località Case Bruciate, alle porte del paese. Verrà costruita una casa trifamiliare, a fianco della chiesetta ottocentesca di Case Bruciate e secondo l'esponente di minoranza Paolo Volpe, «nasconderà l’edificio antico». Tutto in regola secondo l’amministrazione, che ricorda come «quel terreno fosse edificabile dall’86». [EL. F.] I Villanova Artigianato solidale in mostra a scuola Da oggi e fino al 22 dicembre, «Cose dall’altro mondo» in mostra alla scuola elementare di Villanova. Artigianato del Commercio solidale, a cura della Cooperativa astigiana Della rava e della fava. La mostra è allestita anche nella scuola elementare di Valfenera. Ingresso libero. [EL. F.] I Messaggio Pubblicitario. Fogli Informativi in Filiale. «Dire tipicità, pensare unicità» è il titolo della tavola rotonda in programma domenica 10 dicembre, in municipio a Moncalvo. Durante l’incontro, promosso dal Gruppo di azione locale «Monferrato Astigiano», nell’ambito della Fiera del Bue grasso, si parlerà di produzioni tipiche e sviluppo del territorio del Nord Astigiano, in un’area che comprende 73 comuni, dove da anni opera il Gal per la crescita economica di viticoltura, zootecnia, agricoltura e ristorazione. Un’occasione in cui saranno presentati i risultati dell’attività e gli obiettivi raggiunti con viticoltori e imprenditori della zona. «La tipicità è legata a un territorio ben definito – anticipa Mario Sacco, presidente del Gal - L’iniziativa si propone di far emergere il senso di appartenenza a una cultura». Il convegno si aprirà alle 10 con i saluti del sindaco Roberto Mombellardo, dell’assessore alle Manifestazioni Fabio Coggiola e del presidente della Fiera Franco Gallo. Partecipano anche il presidente regionale Coldiretti Giorgio Ferrero e il direttore Gal Leader Plus Silvio Carlevaro. Intervengono Marco Melica, Marco Granzino e Maurizio Chirone (in rappresentanza della filiera zootecnica); Angelo Nicola e Mauro Casetta (produzione di salumi di qualità); Matteo Reami (agriturismo); Beppe Guido (viticoltura) Paolo Musso, Angelo Sticca e Domenico Grassi (coltivazione del nocciolo); Valentino Veglio (produzione di olio extravergine) e Francesco Marengo, sindaco di Castagnole Monferrato. Al termine aperitivo con vini e prodotti monferrini. [FI. M.] Nizza CON SOLDINTASCA SKIPASS, NON FAI PIÙ LA FILA IN BIGLIETTERIA. Soldintasca Skipass ti permette di accedere direttamente agli impianti di risalita senza passare in biglietteria. 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Potrebbe sembrare uno slogan pubblicitario l'obiettivo del «Comitato di Bastia per l'ambiente onlus», nato nel paese dell'«Lpr 2000», l'azienda che vorrebbe costruire una centrale elettrica a biomasse e rifiuti nel suo stabilimento. Il nuovo sodalizio è composto dai rappresentanti di numerose località della zona, ma nessuno di loro è un amministratore comunale, perché, spiega uno dei coordinatori, il presidente della Cantina sociale di Clavesana Giovanni Bracco «Vogliamo sostenere i Comuni dall'esterno, per essere indipendenti e portare a termine l'intento di migliorare la qualità della vita nel nostro territorio, impedendo che venga deturpato dai termocombustori». Per fermare il proliferare di progetti di inceneritori nel raggio ristretto che va da Ceva a Trinità, passando per Bastia e Carrù, il mese scorso alcuni Comuni della zona hanno chiesto alla Provincia, tramite una delibera di Consiglio, di applicare una moratoria «blocca centra- Convegno contro le centrali a Clavesana [FOTO LANTERI] AMBIENTE Beinale, l’altopiano diventa “Zona di protezione speciale” Il Beinale, l’altopiano su cui si affacciano Magliano, Carrù, Trinità e altri Comuni, è «Zona di protezione speciale» (Zps): il ministero dell’Ambiente ha trasmesso a Bruxelles gli atti che istituiscono la Zps sull’altopiano. Qui la Atel, multinazionale svizzera dell’energia, voleva I costruire una megacentrale da 1100 megawatt (poi ridotti a 500) che sollevò la protesta di sindaci e residenti. Dopo 3 anni il progetto non ha ancora ricevuto un «no» definitivo. «Ora Beinale - dice il il sindaco Edoardo Belgrano - diventa luogo naturalistico da tutelare». li». Il presidente della Provincia Raffaele Costa però, ha in seguito dichiarato: «Non siamo autorizzati ad attuare la sospensiva, ma organizzeremo un tavolo di concertazione con le parti interessate». La «doccia fredda» non ha fermato la mobilitazione. «Innanzitutto intendiamo dire ‘’no’’ agli impianti inquinanti - continua Bracco -, ma vorremmo anche caldeggiare il potenziamento della raccolta differenziata dei rifiuti, per affrontare alla base il problema del loro smaltimento». L'esempio da seguire è Farigliano, classificatosi al primo posto nell'elenco dei «Comuni ricicloni 2006» del Piemonte stilato da Legambiente, e Dogliani, sul gradino più alto del podio tra i paesi al di sotto dei 10 mila abitanti. Per dimostrare di voler agire ad «ampio raggio», i promotori del comitato hanno nominato componenti del direttivo, 21 operatori in vari settori (dall’agricoltura al commercio) residenti su tutto il territorio, non solo a Bastia. «Contiamo di avviare una collaborazione duratura con enti e associazioni - conclude Bracco -, per fare in modo che vengano salvaguardati l'ambiente e i ‘’gioielli’’ della nostra terra, come vino, nocciole e carne bovina. Il direttivo potrà essere composto da un massimo di 29 persone, ma chiunque lo vorrà potrà entrare». Per informazioni è possibile telefonare ai tre coordinatori: oltre a Bracco (3356053825), i bastiesi Valter Terreno (3357235097) e Mario Clerico (3488734399). Convegno A Carrù si parla di fonti energetiche Stasera, alle 21, al cinema «Vacchetti» di Carrù, è in programma il convegno «Energia da fonte rinnovabile, opportunità per le aziende agricole e i cittadini». Durante l'incontro, organizzato dall'associazione Ecoelettra onlus di Cuneo con il patrocinio del Comune, si discuterà soprattutto dell'utilizzo dei liquami di stalla a fini energetici. Informazioni al numero 0173757725. [M. C. A.] I Langa 71 PROPOSTA Viali “divisi” tra alberi e percorsi pedonali Dogliani Nuovo automezzo per i vigili del fuoco Domenica scorsa, i vigili del fuoco di Dogliani hanno inaugurato un nuovo automezzo di soccorso, acquistato grazie ai contributi di Comune, fondazione Crc e Banca Alpi Marittime. «Il veicolo - ha detto il coordinatore dei volontari Pierteresio Cagnasso -, rappresenta un’importante agevolazione per noi, che così potremo migliorare il servizio offerto alla popolazione». [M. C. A.] I «Langa delle Valli» Tartufo (400 grammi) vince trofeo Il tartufo di 400 grammi trovato dal trifolao Gianluca Molinari si è aggiudicato il trofeo «Langa delle Valli» della prima edizione della Fiera del tartufo di Santo Stefano Belbo. Come trifolao più giovane e come «miglior trifolao di gruppo» è stato premiato Roberto Saracco, 21 anni. Il riconoscimento al «trifolao più anziano» è andato a Carlo Cugnasco, 85 anni. [M. A.] I Il sindaco Aldo Bruna Per la conservazione dei viali cortemiliesi e la sostituzione degli alberi malati o mancanti, Mario Cauda, presidente dell’Associazione per la tutela e valorizzazione dei beni culturali, ha un suggerimento. «Mantenendo da un lato della strada le piante ad alto fusto esistenti (platani o tigli) - scrive in una lettera indirizzata al Comune e a Italia Nostra -, opportunamente sostituite nelle zone scoperte, si potrebbe realizzare dall’altro lato un percorso pedonale e ciclabile protetto da un marciapiede e da una fila di alberi di più modeste dimensioni. Questo potrebbe rendere necessaria l’occupazione di alcune porzioni di terreno privato davanti alle abitazioni, ma permetterebbe il passeggio sicuro dei pedoni e delle carrozzelle per bambini, anziani e disabili, ora i più penalizzati». Risponde il sindaco Aldo Bruna: «I suggerimenti dei cittadini sono sempre bene accolti. Non è facile prendere decisioni in merito, dovremo capire e valutare tutti gli aspetti della proposta». [M. A.] CN LASTAMPA MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006 Langhe e Roero 75 ECONOMIA. NEL 2008 SOMMARIVA BOSCO. PROTESTA Ceresole, convegno mondiale sulla produzione della tinca “Zona blu è la causa del calo di vendite nei nostri negozi” Dal 1300 Tra curiosità e tradizione Un’occasione per rivalutare e promuovere il paese roerino 1. Peschiere Su tutto il territorio comunale sono ottanta le peschiere, alcune sono utilizzate come allevamento da Cascina Italia , unica in grado di garantire settimanalmente il pesce. ERICA ASSELLE CERESOLE «Un prodotto di nicchia, come la robiola! come la tinca di Ceresole!» è una delle battute di Luciana Littizzetto nel film «Se devo essere sincera». La tinca, fiore all’occhiello del paese roerino è pronta per un grande evento. Comincia infatti a muovere i primi passi la macchina organizzativa del «Convegno Internazionale sulla tinca» che si terrà nel settembre 2008, per la prima volta in Italia, a Ceresole. La giunta provinciale ha approvato il protocollo d'intesa con l'assessorato all'Agricoltura della Regione, il dipartimento di Scienze Zoologiche dell'Università di Torino, il Comune di Ceresole, l'Associazione Amici della Tinca, la Comunità Collinare del Roero. Il costituendo comitato promotore è già al lavoro per preparare al meglio il V «Work shop on biology and culture of tench». L'obiettivo è di affiancare alle ragioni scientifiche dell'appuntamento, dedicato al pesce di lago allevato anche in Francia, Spagna, Repubblica Ceca, Polonia, Germania e Cina e divenuto ormai simbolo 2. Produzione Dai 40 ai 50 quintali si aggira la produzione annuale della tinca di Ceresole. I maggiori acquirenti sono ristoranti, gastronomie e privati della zona. 3. Presidio Pescatore di tinche a Ceresole di Ceresole, un progetto di rivalutazione e promozione del paese roerino. «Un’occasione per avviare il recupero ambientale e paesaggistico del nostro territorio - osserva Gian Paolo Magliano, presidente dell'associazione Amici della tinca - ed avere una ricaduta positiva sullo sviluppo del turismo legato alla cultura e ai prodotti tipici». Gli interventi più urgenti, sono il ripristino delle peschiere, meglio note come «tampe». Per riqualificare l'habitat della tinca sono necessarie la ripulitura degli invasi da rovi e vegetazioni infestanti, la ri- sagomatura degli argini, l'asportazione dei depositi melmosi dai fondali, la manutenzione degli apparati idraulici. Oltre all'individuazione di un percorso naturalistico alla scoperta delle peschiere che caratterizzano il paesaggio, e allo sviluppo di iniziative e strutture per l'accoglienza dei turisti, gli Amici della Tinca seguono anche il progetto Semi&Radici per il potenziamento della coltura della «loiessa». Una specie erbacea da fieno indicata a crescere ai margini delle peschiere, per individuare aree di rispetto e tutela della salubrità delle acque e dei pesci che ci vivono. Esiste il presidio Slow Food: tinca gobba dorata del Pianalto di Poirino (in attesa del riconoscimento dop). 4. Ricette «Al brusc» (in carpione), fritta, risotto alla tinca, tagliatelle all'uovo con tinche e gamberi, Bottarga di tinca, filetti di tinca affumicata. 5. Storia Le più antiche peschiere risalgono al 1300 I parcheggi blu non piacciono agli abitanti di Sommariva Bosco. I commerciamti lamentano infatti un calo di vendite, alcuni cittadini non vedono di buon occhio il pagamento del ticket mentre l’Amministrazione dice che completerà il periodo sprimentale che si concluderà a fine anno. L’area di sosta a pagamento si estende da via IV Novembre a via Vittorio Emanuele, da via Cavour alla centralissima piazza Roma. L’introduzione dei parcheggi a pagamento era stata decisa in seguito ai problemi di sosta con disco orario (che non venivano normalmentre rispettati) e gli amministratori avevano previsto che ci fossero alcuni mesi di rodaggio. Recentemente invece è scattata la «tolleranza zero» nei confronti di quegli automobilisti che non hanno ancora acquisito l’abitudine di acquistare il ticket, che adesso saranno distribuiti, oltre che dai parcomentri, anche dai commercianti che dispongono di carnet con dieci soste da 15 minuti venduti a 1,50 euro. Proprio in questi giorni entrano in azione anche gli ausiliari del traffico, che si occuperanno di fare il controllo della sosta nei momenti in cui i vigili urbani avranno terminato il loro orario di lavoro. Ma al dissenso, che aveva anche dato origine ad una raccolta di firme, dà voce il consigliere di minoranza Marco Pedussia: «Sarebbe stato meglio rendere a pagamento un’area inferiore a quella resa blu, magari con un contestuale incremento dei controlli dei vigili nei confronti di coloro che lasciavano l’auto in sosta per mezze giornate. Un corretto utilizzo del disco orario avrebbe sicuramente contribuito a risolvere almeno imn parte il problema. E poi credo che sarabbe utile mettere a pagamento piazza Seyssel, in modo tale da ricavare delle risorse che poi possono essere reinvestite nella sua manutenzione». Dal canto loro gli amministratori hanno deciso di completare il periodo sperimentale (previsto fino al 31 dicembre); poi, nei primi giorni del prossimo anno, faranno una riunione per valutare il servizio e apportarvi eventuali modifiche. [V. M.] AUTO NUOVE IN P R O N TA C O N S E G N A BMW X3 2.0 D ELETTA restyling nero pronta consegna NUOVO RAV4 argento 2.2 di sol pronta consegna MERCEDES CLASSE R 320 CDI sport - full opt. argento 10/ 2006 INOLTRE AUDI Q 7 AUDI A 6 AVANT AUDI A 3 SPORT BACK BMW SERIE 3 TOURING VOLKSWAGEN TOUAREG V 10 5.0 TDI blu met. 2004 full optionals BMW SERIE 1 BMW X 3 BMW SERIE 5 TOURING XD MERCDES ML 280-320 CDI NUOVO BMW X 5 FIAT SEDICI RANGE ROVER SPORT NUOVO FREELANDER UNICA SEDE: S.S.231 Alba-Bra n.11 - MONTICELLO D’ALBA - Tel. 0173.33711 - Fax 0173.290717 Cell. 335.6272325 - [email protected] CN 78 Saluzzo e Valli LA STAMPA MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE 2006 In breve INCONTRO A MILANO. ASSEMBLEE SINDACALI Moretta riprende a sperare nel futuro del “suo” caseificio Si lavora a formare la cordata che rilevi lo stabilimento dai francesi ANDERA GARASSINO MORETTA «Abbiamo compiuto il primo, importante passo - dice Valerio Di Maio, della Flai-Cgil nella rsu -; ma un po’ di preoccupazione resterà fino a che non ci sarà un vero e proprio acquirente». Da lunedì sera il clima a Moretta è più disteso. Per settimane il paese aveva vissuto l'angoscia per la chiusura annunciata del suo storico stabilimento per la produzione di formaggio. Il gruppo Lactalis, dal 1998 proprietario del sito, aveva espresso la volontà di lasciare la provincia di Cuneo per trasferirsi in Lombardia entro il 2007. Lunedì a Milano la svolta. All'Assolombarda è stata firmata la prima bozza d'accordo fra lavoratori e azienda: la proprietà metterà in vendita la fabbrica e la maggior parte dei macchinari in modo che non si interrompa la tradizione lattiero-casearia di Moretta. «Adesso chiediamo l'aiuto di tutti - spiega Bruno Lo Giudice rsu Flai-Cgil - ed in particolare delle istituzioni come Provincia, Regione ed enti privati che lavorino insieme per trovare l'acquirente giusto». Mentre erano a Milano i de- Revello Furti in abitazioni e alla bocciofila Furti a raffica l'altra notte. I ladri hanno forzato la porta della bocciofila comunale di via Italia, e hanno rubato denaro dai videogiochi e dal cambia-monete. In un' officina meccanica hanno sottratto pneumatici e batterie per automobili. In un' azienda agricola sono state prese bibite. Indagano i carabinieri. I ladri, che secondo alcune testimonianze sarebbero stati divisi in due bande, hanno tentato di forzare anche altre abitazioni con un «piede di porco». [A. G.] I BANDO. A GENNAIO Una “gara” europea per gestire l’immondizia Saluzzo Via della Resistenza a senso unico E’ stato istituito il senso unico in via della Resistenza. La strada è percorribile soltanto da piazza XX Settembre in direzione di corso Mazzini. [G. NE.] I Saluzzo Domani assemblee Le prime si svolgeranno dalle 11 alle 15 e poi ancora dalle 19 alle 20 per coprire tutti i turni Saranno spiegati i risultati ottenuti nell’incontro a Milano legati sindacali sono stati tempestati da sms e chiamate di chi stava in fabbrica in attesa di novità. Ieri ai cancelli i lavoratori si sono complimentati con chi aveva condotto la trattativa con la proprietà. «Abbiamo ottenuto - aggiungono i sindacalisti - ciò che ci eravamo prefissati. Tutti hanno voluto dedicare un ricordo in questo momento positivo alla nostra collega Mirella Fissore che sta lottando per la vita in ospedale». La discussione e la spiegazione dei progressi nella trattativa saranno affrontati con tutti i lavoratori domani in assemblee: le prime dalle 11 alle 15 e poi ancora dalle 19 alle 20 per coprire tutti i turni. 12 Migliaia di tonnellate Produzione annua della ex Locatelli a Moretta sommando mozzarelle mascarpone e ricotta «All'inizio siamo stati vicini alla rottura - raccontano i sindacalisti -. Lactalis non ne voleva sapere di vendere, ma mediando ci siamo arrivati. Non era finita: la multinazionale voleva smantellare tutto l'apparato produttivo e alienare solo la fabbrica vuota. A fine giornata invece, abbiamo ottenuto che alcuni macchinari restino qui, mentre altri saranno trasferiti, pare dal prossimo aprile, alla Galbani in Lombardia». Per ora non sono previste nuove manifestazioni. «Attendiamo il prossimo incontro a Milano, il 9 gennaio - chiarisce Fortunato La Spina rsu Fai-Cisl - quando affronteremo il nodo del piano sociale». Gli appassionati del ricamo «I passatempi di Griselda» è la nuova associazione che raggruppa gli appassionati del ricamo saluzzesi. Il sodalizio ha sede a palazzo Italia. [G. NE.] I Paesana Sci: sconti sugli stagionali Ai ragazzi fino ai 14 anni saranno venduti a metà prezzo (60 euro) abbonamenti stagionali per sciare a Pian Munè. Sconti riservati a residenti in Comunità montana Po-Bronda-Infernotto. [G. NE.] I Il presidente Aldo Galliano Dalla primavera del 2007 la gestione dei rifiuti nei 54 comuni del bacino 11, riuniti nello Csea (Consorzio Servizi Ecologia Ambiente) avrà un nuovo gestore. Ne ha parlato il presidente Aldo Galliano, ieri pomeriggio, nella sede dell' ente a Saluzzo, annunciando la nuova gara d'appalto. Il nuovo contratto avrà un valore di 32 milioni e 500 mila euro e una durata di 5 anni. Le ditte potranno presentare candidature fino al 9 gennaio. «Si tratta di una gara europea - ha detto Galliano - e potrebbero partecipare da tutto il continente. E' probabile che ci contatteranno dalla Francia». Sarà la prima volta che la gestione della raccolta e smaltimento dell'immondizia riguarderà tutti i 54 comuni. Ai 47 iniziali si osno aggiunti Fossano, Savigliano, Villafalletto, Racconigi, Sant'Albano Stura, Brossasco e Torre San Giorgio. [A. G.] di BIANCO GIANBEPPE & C. s.n.c. Via Roma, 32/A - 12030 GAMBASCA (CN) - Tel. 0175 265145 - Fax 0175 265311 http: www.biancogianbeppe.com e-mail: [email protected] V E N D I T A INOX • GRANDE COMFORT E VISIBILITÀ • LAVORO PIÙ PIACEVOLE • RIDOTTO RAGGIO DI STERZATA • MANEGGEVOLEZZA SENZA PARI N O L E G G I O A S S I S T E N Z A VC LASTAMPA MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE2006 Santhià e Viverone 69 VIVERONE. PROGETTO SANTHIÀ. APPELLO Lago pulito, prima fase al via “Bisogna riaprire la strada Oggi in Provincia riunione tecnica che deciderà il piano di interventi per Alice” Studio Arpa e Cne IL RIPOPOLAMENTO Presentato nell’ottobre scorso pone le basi per il risanamento delle acque Pescicoltura, entra in attività l’impianto per i coregoni Tutto pronto per l'arrivo degli avannotti. Dalla metà di dicembre e per un mese il nuovo impianto di pescicoltura inaugurato il 28 settembre scorso, riceverà le uova per la nuova schiusa dei coregoni. Nell’impianto, studiato ad hoc per la riproduzione del pesce-principe del lago, saranno convogliate infatti le uova fecondate, che dopo un congruo periodo di incubazione daranno vita agli avannotti. «I coregoni hanno il periodo fertile tra il 15 di dicembre e il 15 di gennaio - spiega l'assessore comunale alla Pesca, Angelo Zola - e in questo periodo il nostro pescatore professionista getterà le reti per la cattura dei pesci per l’intervento di fecondazione». Rilevante per la buona riuscita è proprio la scelta di utilizzare le acque del lago e non quelle provenienti da altre fonti: in questo modo si garantisce il microclima degli avannotti fin dalla nascita, le uova si schiuderanno con una media superiore al I LAURA BOERIO VIVERONE L’imponente studio era stato presentato nell’ottobre scorso dopo lunghe ricerche e analisi e adesso si comincia ad entrare nella fase operativa: questa mattina in Provincia si svolgerà infatti una riunione il cui obiettivo è quello di affrontare concretamente il complesso discorso del risanamento del lago di Viverone, dopo anni di discussioni. Come è noto Arpa e Cne hanno presentato alle amministrazioni provinciali di Biella e Torino un dossier a conclusione delle loro indagini sul lago, suggerendo tutta una serie di interventi possibili. Lo stru- mento che governa e sancisce questi interventi, tutti contenuti nel piano presentato lo scorso ottobre, si chiama «Contratto di lago», e porta la firma di Mercedes Bresso e di Sergio Scaramal e mette a disposizione della Provincia di Biella 1 milione di euro di finanziamento, almeno come primo contributo operativo. Così oggi è appunto in programma una riunione del gruppo di lavoro (interno all’amministrazione provinciale) che si occupa del bacino: sul tappeto le decisioni da prendere, tenendo conto logicamente delle risorse a disposizione. Un intervento ormai a regime è quello degli sfalci del- le erbe acquatiche, che anche quest'anno sono stati fatti per intero secondo i piani; un secondo intervento possibile, e verso il quale c'è unanimità di intenti, è quello sulle fasce di fitodepurazione. La riunione odierna dovrà poi stabilire anche una progettazione di nuovi interventi coerenti con quelli stabiliti dal piano di risanamento; infine, ci sarà una valutazione di come e quando l'Autorità d’ambito (Ato 2) potrà reperire le risorse per procedere ai rifacimenti del sistema fognario dei Comuni che si affacciano sul lago: quest’ultimo è poi uno degli interventi più importanti dell’intero piano di risanamento delle acque. Angelo Cappuccio Uno scorcio del lago 90% ed i piccoli, di lunghezza compresa tra i 3 e i 4 millimetri, verranno liberati in parte in vasche e in parte direttamente nel lago. «La carenza di ossigeno nelle acque lacustri rappresenta un grande ostacolo per la crescita del coregone conclude l’assessore Zola per fortuna con gli ultimi sfalci delle alghe la situazione è migliorata, ma è necessario un maggiore ricambio delle acque. Fenomeno che si verificherà naturalmente quando la temperatura del lago scenderà a circa 4 gradi centigradi, momento in cui avverrà il ricambio tra le acque profonde e quelle di superficie». L'ulteriore rinvio a domani (si spera) della riapertura al traffico della strada che collega Santhià ad Alice Castello, ha spinto l'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada a sollecitare i vertici della Provincia per intervenire nella situazione. Dice Angelo Cappuccio, responsabile provinciale dell' Aifvs: «La sistemazione del sottopasso tra Santhià e Alice Castello aveva già comportato la chiusura di quel tratto di strada per alcuni mesi circa un anno fa. Come mai i lavori non vennero ultimati in quell'occasione? Visti i continui posticipi della riapertura, si prospetta un' altra lunga attesa?». Partendo da questi presupposti l'associazione ha scritto al presidente della Provincia di Vercelli, Renzo Masoero, e all'assessore ai lavori pubblici, Francesco Zanotti, chiedendo di intervenire per «evitare ulteriori disagi». [G. MAR.] In breve BENEFICENZA Dalla Coop offerte per la “Vincenziano” di Cigliano Alice Castello Un calendario sul passato Far rivivere il passato del paese attraverso un calendario ricco di vecchie immagini: è questo in sintesi il progetto di prossima realizzazione della Pro Loco «La Duja» di Alice Castello. «Il nostro intento -spiega il presidente Claudio Merlin - è raccogliere le fotografie che raffigurano i nostri “nonni” alle prese con i lavori e le attività di un tempo per poi scegliere le immagini migliori da inserire nel calendario del 2007». [V. R.] I Tronzano Macrobiotica alla Biblioteca I soci della Coop Ancora appuntamenti con la macrobiotica e la sua filosofia nella nuova sede della Biblioteca. Le lezioni tenute sull'argomento da Pier Michele Giordano per la rassegna «Incontri» si protrarranno infatti fino al 19 dicembre. Si riprenderà il 15 gennaio con la «Storia della Chiesa» illustrata da don Enrico Trinimì. [V. R.] I Domani prenderà vita il progetto «Buon fine» grazie alla convenzione che sarà stipulata tra la Coop di Santhià e l'associazione di volontariato «Onlus Vincenziano» di Cigliano. «Il progetto - hanno spiegato i responsabili della sezione soci Coop santhiatese - consisterà nella donazione all'associazione di volontariato ciglianese di quei prodotti alimentari che, periodicamente prima della data di scadenza, vengono tolti dagli scaffali. Si tratta di prodotti rigorosamente integri e perfetti dal punto di vista igienico che, grazie a questa convenzione, potranno essere distribuiti alle famiglie bisognose, diminuendo il disagio sociale ed economico». Il programma di raccolta e di distribuzione verrà stabilito successivamente alla sottoscrizione della convenzione. [G. MAR.] RESA Kcal/h 10.150-KW 11,8 LISTINO € 3.280,00+IVA RESA Kcal/h 5.400-KW 6,3 LISTINO € 2.320,00+IVA RESA Kcal/h 6.100-KW 7,1 LISTINO € 2.620,00+IVA RESA Kcal/h 7.000-KW 8,1 LISTINO € 3.080,00+IVA OFFERTA LANCIO € 2.624.00+IVA OFFERTA LANCIO € 1.856.00+IVA OFFERTA LANCIO € 2.096,00+IVA OFFERTA LANCIO € 2.464.00+IVA Cavaglià Avis, domenica donazione del sangue Raccolta del sangue domenica mattina su iniziativa dell’Avis nella sede di via Vercellone 37. Il presidente Salvarani: «Abbiamo preparato una lettera per i diciottenni: adesso possono assumere decisioni importanti e ci auguriamo che tra queste ci sia la donazione del sangue». [D. SA.] I RESA Kcal/h 10.000-KW 11,6 LISTINO € 3.330,00+IVA RESA Kcal/h 9.500-KW 11 LISTINO € 3.280,00+IVA OFFERTA LANCIO € 2.660.00+IVA OFFERTA LANCIO € 2.624.00+IVA RESA Kcal/h 7.800-KW 9 LISTINO € 1.080,00+IVA OFFERTA LANCIO € 850.00+IVA