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il nuovo
giornale
Settimanale
Diocesi
di Piacenza
Bobbio
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Direttore responsabile: Davide Maloberti
Stampa: Grafiche Lama, strada ai Dossi di Le Mose,
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fatti per pensare
DARE UN SENSO
ALLA VITA
DI OGNI GIORNO
N° 31 2013
11 settembre
SPECIALE
FAMIGLIA
FESTA DELLA
Compie cinque anni
la manifestazione
promossa dal Forum
delle associazioni
familiari. Dal 13 al 15
settembre incontri,
mostre, esperienze sul
tema “Il senso di una
giornata qualunque”.
a vita dell’uomo si svolge laggiù tra le
case, nei campi. Davanti al fuoco e in un
letto. E ogni giorno che spunta ti mette
davanti la stessa fatica e le stesse mancanze. C’è
una burrasca che rinnova le campagne, né la
morte né i grossi dolori scoraggiano. Ma la fatica
interminabile, lo sforzo di star vivi d’ora in ora,
la notizia del male degli altri, del male meschino
fastidioso come le mosche d’estate. Quest’è il vivere che taglia le gambe...”.
(Cesare Pavese,
Dialoghi con Leucò, 1946)
“L
(prosegue a pag. 5)
(Papa Francesco)
FAMIGLIE IN FESTA
Il tema dell’edizione 2013
A PAG. 2
“Pronto,
sono il Papa”
a sua prima telefonata
da Pontefice, Papa Francesco l’ha fatta a Gianni
Valente, il giornalista conosciuto in Argentina per un
reportage nel 2002.
L
(foto Pagani)
C’è un modo più immediato e acuto per
descrivere un malessere che appartiene all’uomo di sempre? Non è davanti alle grandi burrasche
che ci giochiamo la partita
del vivere, ma
è la fatica interminabile
del quotidiano
che taglia le
gambe e pesa
sul cuore di
ognuno. E il
disagio nasce
dal non sapere
per certo che
c’è un senso
per la vita di
ogni giorno.
Non è facile
trovare una riUna delle passate edizioni.
(foto Cravedi) sposta a questo bisogno di
significato in una modernità in cui l’uomo è
privo di legami forti e non è sollecitato a interrogarsi sul senso della vita, bensì a restarne in superficie, facendo finta che il malessere non esista, e illudendosi così di risolverlo.
“La società contemporanea - sostiene il sociologo Salvatore Abbruzzese - si è liberata
non solo della dimensione religiosa, ma anche dall’impaccio di trovare un senso all’esistenza. Il quotidiano invece non è mai banale, ma è il luogo dell’attenzione continua. È
nella centralità della vita di ogni giorno che
si trova il vero che bisogna seguire”.
Sannita Luppi
presidente del Forum provinciale
delle Associazioni familiari
“Dio sorprende sempre,
non rassegniamoci mai”.
A PAG. 3
SOS: SIAMO IN CRISI
Per partecipare agli incontri dell’associazione
“Retrouvaille” si chiede
un solo requisito: il tuo
matrimonio deve essere
a rischio naufragio. Ripartendo da sé, si può
ricostruire la coppia.
ALLE PAGG. 16 E 18
Da Omero a Tolkien
ai ragazzi di oggi:
la mostra sul padre.
A PAG. 14
Tre generazioni
sotto lo stesso tetto.
A PAG. 15
Ripartire dopo il
terremoto: storie di
ristoratori dell’Emilia.
A PAG. 17
“Si è sempre in cerca
di un significato.
Anche in discoteca”
Franco Nembrini, una vita tra i giovani
S
i alza. Raggiunge la
scuola di cui è rettore. Si divide tra collegio docenti e colloqui
con i ragazzi e le famiglie. Tutti i santi giorni.
Eppure non conosce cosa sia la noia, Franco
Nembrini.
Lo studioso di Dante
che dirige il complesso
scolastico “La Traccia”
di Calcinate, nel bergamasco, è convinto che la
vera sfida del nostro tempo sia
scoprire l’eccezionale che si
nasconde nell’ordinario. È
questa la più grande eredità
che gli hanno lasciato i suoi
genitori. “I giovani - riflette vanno sempre alla ricerca del
significato della loro vita, an-
che nelle uscite all’insegna
dell’eccesso. Ma non è questa
la strada che ve li conduce”.
Trovare lo straordinario nell’ordinario: Franco Nembrini
ne parlerà a Palazzo Gotico
domenica 15 settembre alle 10.
MANZI A PAG. 13
QUALE FAMIGLIA?
Un uomo, una donna,
una famiglia: sabato 14
settembre a Palazzo
Galli il direttore del
quotidiano “Avvenire”
Marco Tarquinio e la
giornalista e scrittrice
Costanza Miriano.
ALLE PAGG. 9-10
2
Speciale
Mercoledì 11 settembre 2013
il nuovo giornale
GrandeFesta
della Famiglia
Le famiglie tornano in piazza Cavalli
l giornalista amico di Papa
Francesco, il primo a inaugurare la serie delle telefonate inattese da parte del
Pontefice argentino, proprio
la sera della sua elezione. Il
direttore di “Avvenire” e la
giornalista divenuta famosa
per aver scritto un libro dal titolo provocatorio “Sposati e
sii sottomessa”, seguito da un
secondo volume ancor più ardito nella proposta: “Sposala
e muori per lei”. La pittrice
che immortala sprazzi di quotidianità. Il preside che sfida i
giovani ad innamorarsi di
Dante perché portavoce dei
più profondi desideri del cuore umano. Una coppia che lavora per aiutare gli sposi in
crisi. Un’altra che ha raccolto
la scommessa di vivere, nella
stessa casa, tra generazioni diverse: nonni, genitori, nipoti.
L’ex manager Fiat nato da famiglia operaia che ha girato il
mondo e ha capito che senza
famiglia non c’è futuro. Il papà di un bimbo affetto da una
rara malattia. I ristoratori
emiliani colpiti dal terremoto
che si sono rimbocccati le maniche per far rinascere il loro
ristorante.
E ancora giochi, canti, palloncini, musica e sorrisi. In
una parola: festa.
Ogni anno che passa, la
“Grande Festa della Famiglia”
arricchisce il suo mosaico di
volti e di storie. Per l’edizione
numero 5, che si svolgerà da
venerdì 13 a domenica 15 settembre, ha scelto un tema per
nulla semplice, eppure fondamentale nelle esistenze di ciascuno di noi: “Il senso di una
giornata qualunque”. Perché è
nella routine quotidiana che si
gioca la vera partita del vivere, quando la fatica logora, i
I
“Il senso di una giornata qualunque” è il filo conduttore della 5ª edizione della
“Grande Festa della Famiglia” promossa dal Forum delle Associazioni familiari
Nella foto di Cravedi, piazza Cavalli durante una passata edizione della “Grande Festa della Famiglia”.
problemi sembrano soverchiarti, il grigio cede il passo
agli entusiasmi.
“Voglio trovare un senso a
questa vita, anche se questa
vita un senso non ce l’ha”,
canta Vasco Rossi. Il Forum
provinciale delle Associazioni
familiari con la “Grande Festa
della Famiglia” vuole dare un
segnale diverso, un segnale di
speranza. Vuole dire che un
senso c’è, anche nelle pieghe
di una giornata qualunque.
Per questo ogni momento
del programma che caratterizzerà la tre-giorni - organizzata in collaborazione con Il
Nuovo Giornale e l’Ucid
(Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) - si configura
come il tassello di un puzzle
che dipana il tema al centro
del confronto.
Perché questa Festa
In questi cinque anni di storia, la “Grande Festa della Famiglia” si è sempre proposta
alla città come occasione di riflessione, di incontro, di amicizia, per dire che “fare” ed “essere” famiglia è possibile, anche oggi. Che la famiglia non è
solo quella che i media ci presentano, protagonista in chiave negativa della cronaca nera
o delle statistiche su divorzi e
separazioni.
La famiglia può essere, specie in questo tempo di crisi, la
vera forza della società, il luogo dove le nuove generazioni
si allenano a rapportarsi con
l’altro e con il mondo, dove ci
si sostiene reciprocamente, dove si fa del “welfare” anche
senza risorse o sussidi. A differenza di quanto accade in altre
nazioni europee, tuttavia, la
famiglia in Italia non è considerata come protagonista della vita sociale. Al massimo, sezionata nei suoi componenti bambini, anziani, disabili
quando vi sono - è vista come
un soggetto da assistere.
Eventi come la “Grande Festa della Famiglia” rivestono
dunque un duplice valore.
Primo, fanno vedere, concretamente, che la famiglia c’è.
Secondo, tengono alta l’attenzione sulle sue potenzialità.
La scelta di Piazza Cavalli,
cuore della città, come luogo
degli eventi principali della
manifestazione, rimanda infine ad una centralità che le famiglie rivendicano anche nella civitas, non come richiesta
di privilegi, ma come riconoscimento di diritti sanciti costituzionalmente eppure ancora troppo disattesi.
Attenti alla realtà
I temi affrontati dal 2009 ad
oggi sono stati scelti dagli organizzatori guardando alla
congiuntura storica, alle solle-
citazioni della realtà locale e
nazionale.
Il primo anno si è voluto
porre l’accento sull’istituto famiglia così come è descritto
nella Costituzione e sul suo
valore per la società, l’economia, la politica, la Chiesa. Nel
2010 si è lavorato su “Educare,
opera infinta della vita”, in
concomitanza con l’“emergenza educazione” denunciata da più parti. Il 2011 è stata la
volta de “L’infinito desiderio
di vivere”. Il 2012 ci si è concentrati su tre dimensioni fondanti della vita di ogni famiglia: amore (le relazioni), lavoro (con tutte le conseguenze
negative che comporta quando viene a mancare), festa (per
il significato del ritrovarsi insieme che oggi rischia di perdersi in una vaga evasione). Il
tema del 2013, “Il senso di una
giornata qualunque”, completa la riflessione accendendo i
riflettori su quella quotidianità che genera malessere, inquietudine, che rivela stanchezze e fragilità. E dove invece occorre ritrovare il campo
dove la persona - e la famiglia
- possono esprimere al meglio
ciò che sono.
Non mancheranno spazi di
intrattenimento, perché la
“Grande Festa della Famiglia”
si propone ai piacentini anzitutto come un appuntamento
per stare insieme tra generazioni e tra famiglie, divertirsi,
mettersi a tavola in un clima
di amicizia.
L’evento ha il patrocinio del
Comune e della Provincia di
Piacenza ed è realizzato grazie
al supporto di sponsor e di
una nutrita schiera di volontari. A tutti va il ringraziamento
degli organizzatori.
B. S.
Dal 13 al 15 settembre incontri, mostre, giochi, musica e possibilità di stare a tavola in allegria
Il programma della manifestazione
L’edizione 2013 è declinata sulla
formula della tre-giorni con incontri,
spettacoli, giochi e momenti conviviali. Gli incontri con gli ospiti non vogliono essere delle tavole rotonde di
“esperti”, ma offrire spaccati di vita
dai quali attingere fiducia e speranza.
Anche quest’anno sarà a disposizione un servizio baby sitter (gratuito) durante gli incontri con gli ospiti.
VENERDÌ 13 SETTEMBRE
Ad aprire la “Grande Festa della Famiglia” con la serata dal titolo “Papa
Francesco: la fede di ogni giorno”
sarà, venerdì 13 settembre, il giornalista Gianni Valente. Da redattore della rivista “30giorni”, in occasione, nel
2002, di un reportage in Argentina,
ebbe l’occasione di conoscere l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Bergoglio. Ne è nata un’amicizia, mai interrotta. Tanto che, la sera dell’elezione al
Soglio pontificio, Papa Francesco riserverà alla famiglia Valente una telefonata a sorpresa.
Il giornalista - autore del libro “Un
Papa dalla fine del mondo” - interviene alle ore 21 in piazza Sant’Antonino,
intervistato dal direttore del Nuovo
Giornale don Davide Maloberti. Nel
corso della serata, verrà proposto anche un omaggio musicale all’Argentina, patria del Papa. In caso di maltempo, l’incontro si terrà sotto i portici di Palazzo Gotico.
SABATO 14 SETTEMBRE
Sabato 14 settembre alle ore 10 a Palazzo Galli in via Mazzini, messo a disposizione dalla Banca di Piacenza, si
presenta il libro “Luigi Gatti. Ricordi
e testimonianze”, in memoria dell’ex
presidente della Camera di Commercio e dell’Ucid molto attento ai valori
della famiglia. Il volume, edito da Il
Nuovo Giornale, è stato scritto a quattro mani da Paolo Labati e dalla figlia
Lucia. Intervengono il rag. Giovanni
Salsi, che fu direttore generale della
Banca di Piacenza negli anni in cui il
cav. Gatti faceva parte del CdA dell’Istituto di credito, e il dott. Giancarlo
Bianchini, presidente dell’associazione Assofa.
Nel pomeriggio, sempre a Palazzo
Galli, alle ore 17, si entra nel vivo del
tema della Festa, che verrà introdotto
dalla presidente del Forum provinciale delle Associazioni familiari Sannita
Luppi dopo i saluti del sindaco Paolo
Dosi, del presidente della Provincia
Massimo Trespidi e del vescovo
mons. Gianni Ambrosio. Seguono
l’intervento di Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire (“Di
quale famiglia parliamo?”) e della
scrittrice Costanza Miriano (“Uomo e
donna: alla radice della vita insieme”), autrice dei saggi “Sposati e sii
sottomessa” e “Sposala e muori per
lei”, moglie e mamma di quattro figli.
Dalle 19, sotto i Portici del Gotico,
”Cena... in famiglia” a cura del Fo-
rum. Alle ore 21 la serata prosegue
con la pittrice Letizia Fornasieri: “La
gloria di una giornata qualunque”.
DOMENICA 15 SETTEMBRE
Domenica 15 alle ore 8.45 da Piazza
Cavalli parte la “Camminata della
famiglia - 4° memorial Luigi Gatti” a
cura del Centro Sportivo Italiano.
Alle ore 10 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Gotico toccherà a
Franco Nembrini, rettore del Centro
scolastico “La Traccia” di Calcinate,
nel bergamasco, inquadrare l’orizzonte del tema “Il senso di una giornata
qualunque”. Insegnante, esperto di
Dante, Nembrini è cresciuto in una famiglia speciale, quella di Dario e Clementina Nembrini, dieci figli, coppia
dalla fede solida, con la quale hanno
saputo affrontare le difficoltà della vita di ogni giorno (nel 2011 ne avevano
parlato, sempre alla Festa della Famiglia, due dei fratelli Nembrini, Tina e
Vincenzo).
Alle ore 11.30, nella basilica di S.
Francesco, messa con il vescovo
mons. Gianni Ambrosio durante la
quale sarà celebrato il matrimonio di
due giovani, Alessandro e Francesca.
Alle ore 13 sotto le arcate di Palazzo
Gotico “Pranzo... in famiglia” a cura
del Forum. Inoltre, gelati e bibite per
tutta la giornata.
Dalle 14.30 alle 19 trenino, bolle di
sapone giganti, trucca bimbi, giochi
e burattini.
Alle ore 15 nei chiostri della basilica di San Francesco in
via Sopramuro presentazione
della mostra “Nessuno genera se non è generato. La figura del padre in Omero, Dante, Tolkien”, con lo scrittore
Paolo Gulisano. Nella basilica
di San Francesco sarà inoltre
allestita la mostra fotografica
di Giuseppe Balordi “Famiglia, custode di speranza”.
La seconda parte del pomeriggio in Piazza Cavalli
sarà dedicata all’ascolto di
esperienze. Alle ore 16.30,
presentati da Barbara Sartori,
giornalista de Il Nuovo Giornale, intervengono Graziella
e Mario Catania dell’associazione “Retrouvaille” (“Matrimonio a rischio di naufra- I giochi di una volta in piazza Cavalli.
gio: che fare?”); Maria Rita
figlio Giovanni, affetto da una malatCastellani e Gian Luca Carloni, resatia rara, e di Giovanna Guidetti e
ponsabili della Pastorale familiare
Gianni D’Amato, ristoratori deldella diocesi di Perugia (“Nonni, gel’Emilia colpiti dal terremoto nel
nitori e figli: tutti insieme appassiomaggio 2012.
natamente”); lo scrittore ed editore
Alle 19.30 “Grande cena... in famiRiccardo Ruggeri (“Conoscere il
glia”, a cura del Club Papillon del Dumondo per essere famiglia”).
cato - delegazione di Parma e PiacenAlle ore 18.30 il giornalista e scritza; piano bar con Massimo e Davide.
tore enogastronomico Paolo MassoPer tutta la giornata di domenica in
brio, presidente nazionale del Club di
Piazza Cavalli saranno allestiti gli
Papillon, presenta le esperienze di
stand delle associazioni aderenti al
Davide Gibertoni, autore del libro “Il
Forum.
sorriso di una farfalla” sulla storia del
Speciale
il nuovo giornale
Piazza S. Antonino
ono le dieci e trenta di una
sera qualunque e in casa
Valente il telefono squilla.
Non è la nonna che augura la buonanotte: è il cardinal
Bergoglio, appena eletto Papa.
“Rispose mio figlio; mi trovavo in Piazza San Pietro, intervistato da giornalisti che sapevano della nostra amicizia”
racconta Gianni Valente, redattore presso l’agenzia “Fides”,
organo d’informazione delle
Pontificie Opere Missionarie,
collaboratore della rivista italiana di geopolitica “Limes” e
di “Vatican Insider”, il portale
plurilingue online del quotidiano “La Stampa” dedicato
all’informazione sull’attività
della Santa Sede e sulle vicende delle comunità cristiane nel
mondo.
Venerdì 13 settembre, alle
ore 21, interverrà in piazza
Sant’Antonino, a Piacenza, alla Grande Festa della Famiglia,
sul tema “Papa Francesco: la
fede di ogni giorno”.
S
— Come ha conosciuto Papa
Francesco?
Nel 2002, in Argentina, ero
impegnato in un reportage
sulla crisi economica del Paese. Mi colpì la delicatezza dei
padri di famiglia senza lavoro:
nascondevano il dolore ai figli
e piangevano di notte. Intervistai l’allora arcivescovo di
Buenos Aires e da subito sentii
una forte vicinanza spirituale
con quel pastore che mostrava
compartecipazione alle sofferenze del suo popolo.
Nel tempo intraprendemmo
uno scambio epistolare e nacque un’amicizia: quando si
trovava a Roma, il Papa frequentava la mia casa, mentre
io mi recavo talvolta da lui in
Argentina. La sua tenerezza
verso di me non era solo frutto
di un’indole personale, ma
della misericordia di Dio per i
suoi figli.
—Lo riteneva tra i papabili?
Nei giorni frenetici precedenti l’elezione non formulavo
ipotesi, tuttavia ne contemplavo la possibilità. Ho sempre
pensato che se quel tesoro fosse stato conosciuto da tutti sarebbe stato un miracolo e,
quando è stato pronunciato il
suo nome, ho toccato con mano il bene del Signore per la
sua Chiesa.
La fede non è una fuga
nell’irrazionale
— Lei cita Papa Francesco come esempio della fede di ogni
giorno.
Il suo ministero ci insegna
che l‘orizzonte della fede è la
vita di tutti i giorni e che il soggetto della vita cristiana non è
il militante, ma il battezzato
che nella quotidianità è illuminato da fede, speranza e carità,
come insegna il Concilio Vaticano II.
Una quotidianità di cui ogni
mattina il Papa parla nelle
omelie in Santa Marta, offrendo un pensiero di conforto.
Nel mondo milioni di fedeli si
svegliano per leggere su Internet le sue parole.
Mercoledì 11 settembre 2013
3
FRANCESCO: IL PAPA
CHE STUPISCE E SA STUPIRSI
Il giornalista Gianni Valente conobbe il cardinal Bergoglio
a Buenos Aires nel 2002 in occasione di un reportage.
Ne nacque un’amicizia mai interrotta.
Tanto che la sera dell’elezione a Papa gli telefonò a casa
Chi è Gianni Valente
Gianni Valente è nato e vive a Roma. Si è laureato in storia religiosa
dell'Oriente cristiano, con una tesi
sui cattolici indiani malabaresi e malankaresi e la loro partecipazione al
Concilio Vaticano II. È stato redattore
della rivista internazionale “30Giorni”, per la quale ha anche realizzato
reportage sulla vita delle comunità
cristiane dalla Cina, dalla Russia e da
diversi Paesi dell'America Latina e
del Medio Oriente. Attualmente è redattore presso l’agenzia “Fides”, organo d’informazione delle
Pontificie Opere Missionarie. Collabora con la rivista italiana di
geopolitica “Limes” e con “Vatican Insider”, il portale plurilingue
online del quotidiano La Stampa dedicato all’informazione globale sull’attività della Santa Sede e le vicende delle comunità cristiane in tutto il mondo. È autore dei volumi “Il Tesoro che fiorisce. Storie di cristiani in Cina” (Roma 2002); “Ratzinger professore” (San Paolo, 2008), dove ha ricostruito l'itinerario di studio
e d'insegnamento percorso di Joseph Ratzinger nelle facoltà teologiche tedesche, e “Ratzinger al Vaticano II” (San Paolo, 2013).
L’uomo cammina se Dio
lo porta in braccio
“
In alto, nella foto Afp/SIR, il Papa benedice un bimbo nel grembo della mamma in occasione della Gmg di Rio. Sopra, Papa
Francesco durante un’udienza risponde con un “ok” alla folla.
— Nell’enciclica “Lumen Fidei” la fede è messa in rapporto con la ragione.
Aderendo al testo del suo
predecessore, Papa Francesco
mostra una continuità di pensiero. Per entrambi non c’è
contraddizione tra fede e ragione, la fede non è una fuga
nell’irrazionale o nell’intellettualistico. La verità della fede
emerge nelle circostanze quotidiane, illuminando la ragione dell’uomo nell’affrontarle.
— In un orizzonte materialistico come quello odierno, c’è
bisogno di “vedere” e di “toccare” per credere?
La dimensione sensoriale è
importante, perché viviamo
in una realtà materiale e perché l’Incarnazione coinvolge i
sensi. Ogni discorso sulla fede
svincolato dalla fisicità della
vita, contiene elementi di rischio; penso ad esempio allo
gnosticismo, che respinge la
materia, mentre nell’annuncio
cristiano Dio si incarna. L’incontro con Cristo, tuttavia,
non è solo la somma di espe-
rienza sensoriali: tocca i sensi,
ma poi raggiunge il cuore. Il
livello ultimo dell’esperienza
di fede è la tenerezza interiore
vissuta da ognuno nel rapporto con Gesù. Esperienza che
richiede anche la partecipazione ai sacramenti e non solo
i miracoli.
— Eppure noi sembriamo
aver bisogno di miracoli…
O forse di miracolismo? Si
tratta di una distorsione sociologica di questo periodo
storico, di una società in cui
tutto è producibile e replicabile, mentre negli anni settanta
si correva il rischio opposto:
spiritualizzare la fede fino a
disincarnarla. L’atteggiamento miracolistico non ha nulla a
che vedere con lo stupore della fede.
Papa Bergoglio: uno
che non sta mai fermo
— La capacità di stupirsi e di
stupire è una caratteristica
del Papa: alla GMG ha fatto
impazzire la sicurezza!
PARROCCHIA SAN MAURIZIO MARTIRE
PIA CASA MONS. CASTAGNETTI - ONLUS
CASA PROTETTA e CASA DI RIPOSO PER ANZIANI
PIANELLO VAL TIDONE
L’istituto è convenzionato con l’Azienda U.S.L.
rette moderate
Non cerca
effetti speciali.
Nell’ordinario
c’è apertura verso
la libertà, al di là
di formalismi
e protocolli
ingessati.
Sa che la vita
è stupore
“
VENERDÌ
13 SETTEMBRE
GrandeFesta
della Famiglia
Non sta mai fermo, ma non
perché persegua una strategia
basata su effetti speciali. Nell’ordinario non c’è solo fissismo, ma anche apertura verso
la libertà, al di là di formalismi
e protocolli ingessati. Sa che la
vita è stupore.
— È innegabile che quella di
Papa Bergoglio sia una modalità diversa di presentare la
fede rispetto ai predecessori.
La pluralità di approcci è
una ricchezza della Chiesa. Il
papa è un uomo e come tale
differente dagli altri: Giovanni
Paolo II fu un trascinatore, Benedetto XVI un teologo del
Vaticano II. Papa Bergoglio
non avverte la necessità di
adeguare la Chiesa a una determinata impronta umana,
perché, come sottolinea, la
Chiesa è del Signore.
La continuità, semmai, è
nella figura di Vescovo di Roma. Anche Benedetto XVI ripeteva che la Chiesa non si appoggia su se stessa, ma vive
della grazia di Cristo. Il papa è
solo colui che suggerisce, indica il cammino ogni giorno.
— La quotidianità sembra oggi il banco di prova della fede.
Perché è così difficile credere?
Forse perché la fede è percepita come uno sforzo di adeguamento a criteri; in realtà ha
una fonte misteriosa e una dinamica semplice, che nasce
dall’incontro e dallo stupore.
Le difficoltà, come capitò anche ai santi, possono presentarsi nel percorso, perché la fede comporta sacrificio e non è
un patrimonio acquisito per
sempre. Ma se la grazia splende, anche le difficoltà si superano.
L’impegno e la costanza sono necessari, ma se l’uomo
avesse dovuto raggiungere la
verità solo con il suo impegno,
non avrebbe avuto bisogno
dell’Incarnazione.
L’uomo
cammina perché viene portato
in braccio.
— La fede può dare un senso a
quella che sembra una giornata qualunque?
Sì, perché si svela nella quotidianità. Il tesoro non è l’applicazione di una dottrina e di
uno sforzo: ha l’aspetto della
sorpresa.
Un riformista,
ma non un Savonarola
— Come insegna la parabola,
però, il tesoro è nascosto …
A volte è sotto i nostri occhi
e non ce ne accorgiamo. Nella
vita ordinaria della Chiesa, la
grazia è accessibile a tutti e
non solo, come insegna Papa
Francesco, alle persone culturalmente attrezzate. In Argentina ribadiva l’importanza del
battesimo e del superamento
di precondizioni morali o canoniche. Lo addolorava se un
parroco non battezzava il
bambino di una ragazza madre e interpretava il rifiuto come un tradimento al ministero
sacerdotale. Per battezzare,
spiegava, basta un po’d’acqua, le formule e l’intenzione
dei genitori.
— Gesù, nei Vangeli, valorizza l’intenzione del cuore.
Sì, l’intenzione del cuore come frutto della grazia. Il cuore
non si stanca di perdonare.
Ciò che importa è riconoscersi
peccatori di fronte al Signore.
— A volte è più facile riconoscersi giudici: nella parabola,
gli apostoli hanno fretta di
strappare la zizzania dal
campo…
Gesù insegna che non possiamo da soli estirpare la zizzania e comportarci da “purificatori”: il giudizio non spetta
a noi e arriverà alla fine dei
tempi.
Papa Bergoglio sta affrontando delle riforme in curia,
ma non certo con un rigorismo da Savonarola: per lui occorre riportare la Chiesa alla
sua natura e riconoscere che
gli uomini sono peccatori, come lui stesso si è definito. A
dimostrazione, come primo
gesto dopo l’elezione ha chiesto che il popolo pregasse per
la sua persona.
C’è differenza tra peccato e
corruzione: la corruzione è
un’auto- giustificazione del
peccato, che si verifica quando
il peccato rifiuta di percepirsi
come tale e si struttura come
sistema.
— Possiamo quindi imparare
da peccatori?
Perché no? Lo siamo tutti, il
peccato non si può eliminare o
cadremmo in contraddizione:
Cristo è venuto a liberarci dal
peccato. Giovanni Paolo I diceva che il Signore sembra permettere certi peccati affinché
cosi l’uomo non si senta un padre eterno, ma venga riportato
alla sua natura di creatura.
Il peccato è un incentivo all’umiltà: chi viene perdonato
sa che non è il salvatore di se
stesso. Il peccato ha così una
funzione terapeutica: libera
dall’orgoglio e, liberandoti, ti
apre all’altro.
Anche se siamo stanchi e sono le dieci di sera: il prossimo
forse può avere bisogno di
noi.
Silvia Manzi
La casa di riposo parrocchiale, fondata da mons. Giuseppe Castagnetti nel
1934, è localizzata in una zona collinare, silenziosa e ben soleggiata, circondata da molto verde. Negli ultimi anni è stata completamente restaurata e
corredata con le più moderne attrezzature per rendere più confortevole il soggiorno degli ospiti a lunga degenza non autosufficienti, singoli e coniugi. Nella cappella interna viene celebrata quotidianamente la Santa Messa.
L’Istituto gestisce: una Casa Protetta per anziani non autosufficienti
da n° 65 posti; una Casa di Riposo per anziani autosufficienti per n° 20 posti
Vengono forniti i seguenti servizi:assistenza medica, infermieristica,
riabilitativa e medico-specialistica; attività di animazione;
servizi alberghieri, lavanderia, parrucchiera
Viale Castagnetti, 50 - 29010 Pianello Val Tidone (Pc) - Contatti: 0523.998080 - Fax 0523.997252 - E-mail: [email protected] Internet: www.castagnetti.net
4
Speciale
il nuovo giornale
GrandeFesta
della Famiglia
Mercoledì 11 settembre 2013
GrandeFesta
della Famiglia
Piacenza 13-15 settembre 2013
IL SENSO DI UNA GIORNATA QUALUNQUE
Venerdì 13 settembre
Domenica 15 settembre
• ore 21,00 - Piazza Sant’Antonino (in caso
mattino
di maltempo, portici di Palazzo Gotico, piazza Cavalli)
• ore 8,45
Partenza della Camminata della famiglia
4° Memorial “Luigi Gatti” (a cura del CSI)
• ore 10,00 - Salone di Palazzo Gotico (piazza Cavalli)
“Papa Francesco: la fede di ogni giorno”
Gianni Valente, giornalista, autore del libro
“Un Papa dalla fine del mondo”
Omaggio musicale all’Argentina,
patria del Papa
“Il senso di una giornata qualunque”
Franco Nembrini, rettore del
Centro scolastico “La Traccia” di Calcinate (BG)
Sabato 14 settembre
• ore 11,30 - Basilica di S. Francesco (piazza Cavalli)
S. Messa presieduta da
S.E. mons. Gianni Ambrosio, vescovo
• ore 10,00 - Palazzo Galli (Banca di Piacenza) via Mazzini, 14
Presentazione del libro di Lucia e Paolo Labati
• ore 15,00 - Chiostro di San Francesco
(via Sopramuro)
Presentazione della mostra
“Nessuno genera se non è generato.
La figura del padre in Omero, Dante,Tolkien”
Paolo Gulisano, scrittore
• ore 16,30 - Piazza Cavalli
Barbara Sartori, giornalista,
dialoga con
Graziella e Mario Catania, associazione
Retrouvaille
“Matrimonio a rischio di naufragio:
che fare?”
di Piacenza-Bobbio
Nel corso della messa avrà luogo il matrimonio
di due giovani, Francesca e Alessandro
“Luigi Gatti. Ricordi e testimonianze”
Intervengono:
Giovanni Salsi, consigliere
Maria Rita Castellani
e Gian Luca Carloni, responsabili
della Pastorale familiare della diocesi di Perugia
• ore 13,00 - Portici di Palazzo Gotico
Pranzo in... famiglia (a cura del Forum)
della Banca di Piacenza
Pierpaolo Cagnani, presidente UCID
di Piacenza
pomeriggio
Giancarlo Bianchini, presidente As.So.Fa.
• ore 14,30-19,00 - Piazza Cavalli
Trenino, bolle di sapone giganti,
trucca bimbi,giochi di movimento
e burattini per grandi e piccini
di Piacenza
Ai presenti verrà fatto omaggio di una copia del libro
• ore 17,00 - Palazzo Galli (Banca di Piacenza) via Mazzini, 14
Saluto delle autorità
Mostre
“Di quale famiglia parliamo?”
Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”
Famiglia, custode di speranza
“Uomo e donna: alla radice della vita insieme”
mostra fotografica di Giuseppe Balordi
dal 15 al 29 settembre nella basilica di San Francesco
Costanza Miriano, giornalista e scrittrice
• ore 19,00 - Portici di Palazzo Gotico (piazza Cavalli)
Cena in... famiglia (a cura del Forum)
• ore 21,00 - Portici di Palazzo Gotico
Nessuno genera se non è generato.
La figura del padre in Omero, Dante,Tolkien
14-15 settembre nel chiostro di San Francesco
dal 17 settembre al 12 ottobre
alla Biblioteca Passerini Landi (via Carducci)
“La gloria di una giornata qualunque”
Letizia Fornasieri, pittrice
“Nonni, genitori e figli: tutti insieme
appassionatamente”
Riccardo Ruggeri, scrittore ed editore
“Conoscere il mondo per essere famiglia”
• ore 18,30 - Piazza Cavalli
Paolo Massobrio, giornalista e scrittore,
incontra
Davide Gibertoni, autore del libro
“Il sorriso di una farfalla”,
Giovanna Guidetti e Gianni D’Amato, ristoratori dell’Emilia, colpiti dal terremoto
sera
• ore 19,30 - Portici di Palazzo Gotico
Grande cena... in famiglia
(a cura di Papillon del Ducato - delegazione di Piacenza
e Parma)
Piano-bar con Massimo e Davide
Arricchiranno la manifestazione della domenica: Gelati e bibite per tutta la giornata • Stand delle Associazioni aderenti al Forum delle Associazioni familiari
È assicurato un servizio baby-sitter durante gli incontri con i relatori.
FORUM
delle
ASSOCIAZIONI
FAMILIARI
di Piacenza
il nuovo
giornale
Settimanale
Diocesi di Piacenza - Bobbio
CON IL PATROCINIO DI:
COMUNE DI PIACENZA
PROVINCIA DI PIACENZA
Speciale
il nuovo giornale
GrandeFesta
della Famiglia
Mercoledì 11 settembre 2013
5
TANGO E MUSICA SUDAMERICANA,
UN OMAGGIO A PAPA BERGOGLIO
VENERDÌ
13 SETTEMBRE
Piazza S. Antonino
Le esibizioni dei ballerini Cristina e Gianluca Uccelli
e le canzoni del gruppo folkloristico diretto da Tiziano Del Corso
intervallano la serata dedicata a Papa Francesco
ango e canzoni sudamericane
per
rendere
omaggio a Papa Bergoglio, che mai si stanca di
mettere in luce l’importanza di
una fede vissuta con profondità ogni giorno, partendo dalle
cose più semplici, partendo
dalla quotidianità e dalla vita
in famiglia. Venerdì 13 settembre alle ore 21 in piazza Sant’Antonino, nella serata che vedrà ospite Gianni Valente,
giornalista e amico di Bergoglio, ci sarà la possibilità di
“incontrare” la terra del Pontefice, l’Argentina, attraverso
un’esibizione di tango e alcuni
intermezzi musicali con canti
popolari del Paese sudamericano.
T
“La danza è un modo
per «essere» coppia”
Come mai questa scelta? Ne
parliamo con protagonisti dell’esibizione, i ballerini Cristina
e Gianluca Uccelli - coppia non
solo sulla pista da ballo, ma
anche nella vita - e con Tiziano
Dal Corso che, invece, si occuperà dell’intrattenimento musicale.
Partiamo dal tango, un ballo
che ha origine tra Argentina e
Uruguay: “È durante la tumultuosa crescita demografica
di fine Ottocento avvenuta nelle città di Buenos Aires e Montevideo che si fa strada, letteralmente «in strada», questa
forma di musica e pensiero spiega Gianluca - che è un mix
di culture diverse e ha dato vita a questo fenomeno popolare. Nel corso dei decenni - prosegue - il tango si è poi sviluppato e articolato in tantissime
Il gruppo di giovani che si esibirà nella serata dedicata a Papa Francesco con canti e musiche della tradizione latinoamericana e i ballerini Cristina e Gianluca Uccelli che danzeranno sulle note del tango.
varianti, diverse nella musica,
nelle figure e, addirittura, nel
ritmo musicale, tanto che oggi
il tango che si definisce europeo è decisamente differente
rispetto a quello argentino”.
L’esibizione dei due ballerini
consterà di un tango da sala
europeo e un tango standard.
“Ciò che vogliamo trasmettere
io e mia moglie con la nostra
performance - conclude Gianluca - oltre ovviamente all’omaggio nei confronti della
patria di Bergoglio, è che la
danza è una passione, un divertimento che è bello vivere
soprattutto in coppia, è un modo per stare insieme, per sentirsi davvero una famiglia, il
tema centrale di questa tregiorni di festa”.
Amici con la passione
per la musica e il canto
Anche Tiziano Dal Corso ci
anticipa i temi delle canzoni
popolari che faranno da colonna sonora all’intervento di Va-
lente. “L’esibizione sarà eseguita da un gruppo folkloristico composto da giovani che vivono la fede in Cristo incarnata nella passione per la musica
e per il canto - evidenzia - e con
questa passione vivono anche
la loro amicizia. Sono Agostino
Subacchi, Anna Perotti, Elisa
Dal Corso, Giovanni Porcari,
Laura Amodeo, Lucia Dal Corso, Paolo Bussi, Stefano Rettore e Vera Gabbiani. Oltre alle
voci, a rendere ancora più
coinvolgente lo spettacolo ci
saranno due chitarre, un mandolino e diverse percussioni”.
Il primo brano sarà “Duerme negrito”, una specie di ninna nanna popolare in cui si
racconta di una madre costretta a lavorare duramente nei
campi mentre il suo bambino
dorme. “Questo - ci dice Tiziano - ci ricorda le difficili condizioni di vita che sperimentano
ancora oggi tante persone in
America Latina e riecheggiano
a questo proposito le parole di
Papa Francesco, il suo invito a
ripartire dalla periferia, dagli
ultimi”.
L’esibizione verrà completata da altre due canzoni scritte
da Victor Heredia, “Ojos de
cielo” (occhi di cielo) e “Razon
de vivr” (ragione per vivere).
“Due canzoni d’amore che riportano al senso della vita, al
significato profondo delle cose
- rimarca Tiziano - e noi l’abbiamo inteso come amore con
l’a maiuscola, l’amore che ci
porta a Gesù”.
Elisa Bolzoni
(prosegue da pag. 1)
(foto Cravedi)
Trovare un senso
per la vita di ogni giorno
Scrivendo al direttore
di questo giornale, qualche mese fa, un lettore
metteva a fuoco la situazione di molte famiglie
in difficoltà. Scriveva:
“Si giunge al matrimonio convinti di amarsi,
ma il più delle volte ci si
accorge che la realtà è
più complessa”, che accettare l’altro per sempre
è una vera impresa. E la
mentalità corrente suggerisce subito la soluzione: ci si separa convinti
che la seconda volta andrà meglio, senza cercare di capire se una insoddisfazione
personale,
profonda, è la causa del fallimento della
coppia. E nascono tante altre domande:
perché la fedeltà nel matrimonio? Perché
il no all’aborto se il bimbo arriva nel momento sbagliato o presenta delle malformazioni? Perché educare a un desiderio di
verità e pienezza che la cultura di oggi
contesta o deride?
La nostra quinta “Grande Festa della
Famiglia” cade alla fine dell’Anno della
fede. E la fede è il grande dono che la tradizione della Chiesa indica per illuminare
il cammino dell’uomo. Il cristianesimo
non è una dottrina, una filosofia, una teoria di ciò che è stato o che sarà. È un incontro con la persona di Gesù Cristo. Qui
sta il nodo. Una fede che non si incarna
nel proprio quotidiano, che non serve a vivere, a rispondere alle urgenze della realtà, è inutile. È indispensabile invece se risponde al dubbio sull’esistenza, alla paura e alla fragilità del vivere, alla inconsistenza di ogni rapporto affettivo.
Papa Francesco, nel suo incontro con la
popolazione di Lampedusa l’8 luglio scorso, ha dato un nome al malessere che sta
alla radice del vivere. “«Adamo, dove
sei?» è la prima domanda che Dio rivolge
all’uomo dopo il peccato. E Adamo è un uomo
disorientato che ha perso
il suo posto nella Creazione, perché crede di diventare potente, di poter
dominare tutto, di essere
Dio”. Aggiunge poi nella
sua Enciclica “Lumen Fidei”: “La fede è la luce
che tocca la persona nel
suo centro, nel suo cuore, coinvolgendo la sua
mente, il suo volere e la
sua affettività [...] arricchisce l’esistenza umana
in tutte le sue dimensioni [...] è l’opposto dell’idolatria... [...] e si mostra potente nella sua capacità di raddrizzare le
storture della nostra storia e... l’uomo trova una strada stabile che
lo libera dal movimento dispersivo cui lo
sottomettono gli idoli”.
Certo la fede non è una bacchetta magica che trasforma la realtà; è piuttosto riconoscere la presenza di Dio nella propria
vita e che si trasmette con la vita. “Sarà allora come quando in una stanza buia noi
accendiamo una luce - è ancora efficace
l’immagine usata nel 1973 da Paolo VI -.
Nulla è cambiato, ma tutto è illuminato:
ogni cosa mostra la sua forma, la sua posizione, i suoi colori, il suo scopo, il suo ordine, e chi dimora nella stanza rischiarata
guarda, distingue, ammira, usa le cose rese a lui presenti in una definizione loro
propria”.
Molte delle esperienze che ascolteremo
nella nostra Festa raccontano di un cammino che permette di non soccombere al
male di vivere che oggi devasta l’esistenza
di molti e propongono di guardare la realtà tutta intera, per scoprire che la vita è un
camminare - non da soli - verso il Destino
per il quale siamo stati creati.
Sannita Luppi
presidente del Forum
provinciale delle Associazioni familiari
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6
Speciale
GrandeFesta
della Famiglia
Mercoledì 11 settembre 2013
il nuovo giornale
Il Vescovo: la mattina accendiamo la lampada della fede. Anche la fatica troverà il senso
“D
— La Grande Festa della Famiglia a Piacenza compie cinque anni. Non è fuori moda
parlare di famiglia, di fronte
a una cronaca che ci presenta
tante violenze maturate tra le
mura domestiche e all’aumentare progressivo di separazioni che registrano le statistiche?
Proprio oggi in cui si vedono gli effetti perversi di una
società fatta da individui anziché da persone, è un gesto
di vita offrire la possibilità di
una “Festa della famiglia”, incontrando persone che hanno
la speranza nel cuore, raccon-
apre la porta alla vita eterna,
alla pienezza della vita nella
comunione con Dio.
La spiritualità del quotidiano ci aiuta non essere mai solo spettatori, e tanto meno indifferenti. Ci aiuta ad appassionarci alla vita così come essa si presenta, ad amarla in
ogni momento, sapendo che
quel momento non è chiuso in
se stesso ma è aperto alla pienezza, ci aiuta a vivere la vita
come dono da accogliere giorno dopo giorno e come impegno da far fruttificare con entusiasmo.
Sopra, mons. Ambrosio interviene alla edizione 2012 della “Grande
Festa della Famiglia” (foto Pagani). A destra, ad un incontro dei
bambini delle Materne.
“
“
esidero ringraziare
vivamente coloro
che hanno dato vita
alla Grande Festa
della Famiglia qui a Piacenza:
sono persone e gruppi che, insieme, si impegnano per aiutare tutti a riconoscere il senso
stesso della vita e della persona umana che si esprime nella
realtà della famiglia”. Sin dal
2009, l’anno del debutto, il Vescovo mons. Gianni Ambrosio
è tra coloro che ha creduto
nella bontà di una proposta
come la “Grande Festa della
Famiglia”. Che ci sia bisogno
di offrire spazi di riflessione e
luoghi di incontro che dicono
- con la vita prima che con le
parole - che la famiglia è il
cuore della società, come della Chiesa, pare ci sia un disperato bisogno man mano che
gli anni passano. Ecco perchè
- evidenzia mons. Ambrosio una manifestazione come
quella organizzata dal Forum
delle associazioni familiari
non passa mai di moda, nonostante il tempo che scorrre.
Mons. Ambrosio anche
quest’anno parteciperà alla
tre-giorni. Sarà presente all’apertura dei lavori, sabato
14 settembre a Palazzo Galli,
alle ore 17. E presiederà la
messa domenica 15 nella basilica di San Francesco alle ore
11. Una messa che - novità del
2013 - racchiude un avvenimento speciale: sarà infatti celebrato il matrimonio di due
giovani, Alessandro e Francesca.
È L’ESSERE FEDELI NELL’ORDINARIO
CHE RENDE LA VITA STRAORDINARIA
Accendere la lampada
della fede ogni mattina
Abbiamo cura per
la famiglia e per la sua
missione particolare
nella società?
tando esperienze che hanno
un orizzonte grande e guardano al futuro.
Il Forum delle famiglie non
ignora e non vuole nascondere il fatto che oggi la famiglia,
costituita nel matrimonio di
un uomo e di una donna, è segnata da molte difficoltà, è attraversata da molti fattori di
crisi. I modelli di vita che vengono offerti dalla società penalizzano la famiglia, la rendono fragile. È trascurata dalle politiche della società, non
è rispettata nei suoi ritmi, non
è sostenuta nei suoi impegni.
Troppo facile puntare il dito
su situazioni che si vivono all’interno delle mura domestiche quando abbiamo fatto terra bruciata attorno a quelle
mura che, come ben sappiamo, non sono affatto mura.
Più che puntare il dito, dovremmo chiederci se abbiamo
una particolare cura per la famiglia e per la sua missione
nella società. La “Grande Festa della Famiglia” ha il coraggio di porre questo interrogativo, ha il coraggio di dare voce alle famiglie, troppo
dimenticate.
La spiritualità
del quotidiano
— Quest’anno la festa ha
scelto come slogan “Il senso
di una giornata qualunque”.
Cosa le suggerisce questo titolo?
Rispondo citando a memoria, quindi con qualche approssimazione, una frase molto significativa di Esther Hil-
lesum, la scrittrice olandese di
origine ebraica, morta ad Auschwitz nel 1943, vittima della
Shoah: “Oggi ho imparato
una cosa importante: dovunque ci troveremo dobbiamo
esserci con tutto il nostro cuore. Se il cuore è altrove non saremo capaci di dare abbastanza”. Dobbiamo esserci con
tutto il cuore in ogni luogo e
in ogni momento, perché senza il cuore non diamo abbastanza, cioè non viviamo bene, non viviamo in modo fecondo e in modo gioioso.
Questa “spiritualità del
quotidiano” corrisponde bene
a ciò che troviamo scritto nel
Vangelo: “Sei stato fedele nel
poco, ti darò potere su molto;
prendi parte alla gioia del tuo
padrone” (Mt 25,21.23). Le parole del Vangelo affermano la
dignità di ciò che, a prima vista, appare piccolo. Anzi affermano che quel “poco”, vissuto bene, nella fedeltà, “con tutto il cuore”, come ha detto
Hillesum, ha una valenza straordinaria, addirittura escatologica: “prendi parte alla gioia
del mio padrone”, alla gioia di
Dio, alla sua vita di amore.
Questo “poco” è davvero
grande se vissuto bene: la fedeltà rende straordinario il
poco, l’ordinario, il quotidiano, persino il “qualunque”.
Perché è nel poco che la persona manifesta la propria interiorità e la propria autenticità,
vive di ciò che è, nella verità
del quotidiano, non nell’apparenza, non nei facili entusiasmi simili a fuochi d’artificio.
Ogni giorno è l’”oggi”della vita, quella vita quotidiana che
— Anche per il Vescovo c’è
una fatica legata alla routine,
agli impegni quotidiani. Cosa
la aiuta ad affrontarla?
Sì, c’è per il Vescovo la fatica del quotidiano, come c’è
per tutti. Cerco innanzi tutto
di accendere la lampada, e
cioè di illuminare con la luce
della fede i fatti che accadono
e soprattutto i volti delle persone che incontro.
La luce consente anche di
arrivare a cogliere il filo spesso nascosto – ma è un filo
d’oro – che tutto tiene unito e
tutto collega, anche i momenti della fatica, quando il cuore è stanco: così gli eventi, le
parole e i volti assumono un
significato preciso, sono come una manifestazione dell’invisibile, una epifania di
Dio nel quotidiano, nell’istante, nell’incontro. In
questa luce della fede che illumina la fatica del quotidiano, emerge l’atteggiamento
della gratitudine davanti al
dono della vita, del tempo,
della relazione: la luce della
fede genera lo stupore e lo
stupore ci aiuta a rendere leggera e solida la vita.
a cura di
Barbara Sartori
Sposarsi alla Festa della Famiglia:
coincidenza o Provvidenza?
enticinque anni lei, trentacinque lui. Una quasi
oculista di Piacenza e un
dottore commercialista
di Parma. Alessandro Simonazzi e Francesca Periti hanno
deciso, dopo tre anni di fidanzamento, di sposarsi il 15 settembre 2013. Proprio nel giorno in cui a Piacenza si celebra
la “Grande Festa della Famiglia”: stessa ora, stessa chiesa,
la basilica di San Francesco.
Un gesto così semplice ma così
rivoluzionario allo stesso tempo, in un’epoca in cui la normalità è la vera trasgressione.
Non si sentono così speciali
da diventare i protagonisti di
un’intervista, Alessandro e
Francesca. Ma la concomitanza del loro matrimonio con la
messa che rappresenta il cuore
della tre-giorni di festa è troppo eclatante per non voler conoscere la coppia che - suo
malgrado - si è ritrovata “dentro” il programma dell’edizione 2013. E pensare che, prima
di conoscere la sua futura moglie, Alessandro immaginava
un matrimonio alla presenza
dei soli genitori e testimoni, su
una barca, possibilmente in acque internazionali... Le vie del
Signore sono davvero infinite.
V
— Alessandro, Francesca, com’è nata invece l’idea di sposarvi in occasione della
“Grande Festa della Famiglia”?
Alessandro Simonazzi e Francesca Periti
avevano scelto per il loro matrimonio
la data del 15 settembre 2013
e la basilica di San Francesco. “Quanta
gente pregherà per noi quel giorno!”
È stata una vera e propria
coincidenza: sia noi che gli organizzatori della Festa avevamo scelto la stessa chiesa nello
stesso giorno per le rispettive
cerimonie. Dopo un iniziale
momento di smarrimento da
ambo le parti, ci è stato chiesto
di unire le due celebrazioni.
Abbiamo deciso di accettare…
e non neghiamo che il pensiero di quante preghiere avremo
così nel nostro giorno più importante è stato dirimente!
— Che significato ha per voi
sposarvi il giorno della
“Grande Festa della Famiglia”?
Confidiamo di esserne degni rappresentanti, creando
una famiglia nel senso più
pieno della parola, nel rispetto
dei valori con i quali siamo
cresciuti, cioè una famiglia
cattolica. Tutto questo, in
un’epoca in cui si tendono ad
affermare forme familiari diverse e alternative come normali, per noi ha un significato
molto importante e di testimonianza.
— Come vi siete conosciuti?
Se non è una domanda troppo
indiscreta…
Francesca: Al matrimonio di
una coppia di amici, Alessandro mi ha visto e, anche se lui
nega fino alla morte, è rimasto
folgorato come sulla via di
Damasco!
Alessandro (con un sorriso):
Vabbé, lasciamoglielo credere…
— C’è un luogo che ha rivestito un significato particolare
nella vostra storia?
Sì, il monastero sull’isola Orta-San Giulio, nel Novarese.
Lì, fuori dal trambusto quotidiano, ci si può fermare a ritrovare il rapporto con Dio attraverso donne straordinarie che
dedicano la loro vita alla preghiera. Da qui è nata una vera
e propria amicizia con le monache, che continua tuttora nel
Monastero di San Raimondo a
Piacenza, dove abbiamo conosciuto Madre Maria Emmanuel - una monaca benedettina
proveniente proprio dall’isola
- con la quale è nata un’amici-
zia profonda e che per noi è
una guida spirituale preziosa.
— Cos'è per voi una famiglia?
Una famiglia deve essere
composta da un uomo e una
donna, ed è per noi il motore
del mondo, senza di essa la
società si autodistrugge. È un
bene prezioso da preservare
senza scendere a compromessi.
— E il matrimonio come lo
vedete nel vostro percorso insieme?
Per noi due dev’essere sempre visto come una tappa fondamentale della vita, ma non
si deve cadere nell’errore di
considerarlo come un punto
oltre il quale inizia una fase di
vita dove tutto è dato per
scontato: la famiglia va costruita con amore e con dedizione giorno dopo giorno.
Alessandro: Francesca ci tiene a dire che lo vede come una
grande festa degli sposi, dei
parenti, degli amici e di Dio!
Emblematica, in questo senso,
ne è la parabola del figliol prodigo, che sarà il vangelo del 15
settembre, giorno delle nozze,
in cui la festa grande “con il
vitello grasso” è la risoluzione
della vicenda.
— Che consiglio dareste a chi
non si vuole sposare per paura?
Alessandro: Quando ci si ap-
Alessandro Simonazzi e Francesca Periti.
presta a compiere un passo così importante è inevitabile
sentire un po’ di paura; l’importante è non esserne paralizzati e non pensare troppo
alle rinunce, quanto piuttosto
a ciò che di bello e di inaspettato può scaturirne.
— Dove vivrete?
Vivremo a Piacenza, perché
è equidistante dalle rispettive
sedi di lavoro, Parma e Pavia.
Questo ci costringerà a viaggiare ogni giorno, ma ci permetterà di ritrovare il nostro
nido familiare ogni sera al ritorno a casa. È un sacrificio,
ma per la famiglia siamo felici
di farlo...
— Francesca, come concilierai
il lavoro di medico con la vita
familiare?
Il mio obiettivo è riuscire a
non mettere mai in secondo
piano la famiglia, che per me è
la cosa più importante. Spero
comunque di conciliare la vita
ospedaliera di specializzanda
e quella privata il più possibile, anche se i turni di 12 ore,
diurni o notturni non mi mancano. Vorrei fare questo magari anche a costo di sacrifici, che
però, se fatti in un’ottica di bene per il proprio “nido”, saranno certamente più lievi.
Francesca giura che non farà mai trovare al marito una
cena a base di brioche e cappuccino, come invece è solita
fare per sé quando esce dal
turno in ospedale. Alessandro,
un po’ scettico, confessa di essersi già cautelato stipulando
una convenzione con l’autogrill di Fiorenzuola..
Laura Gotti Tedeschi
Speciale
il nuovo giornale
GrandeFesta
della Famiglia
Mercoledì 11 settembre 2013
ogni settimana
c’è
chi racconta i fatti
in modo nuovo
il nuovo
giornale
Settimanale - Diocesi di Piacenza - Bobbio
DOMENICA
15 SETTEMBRE
VIENI A TROVARCI
al nostro stand
alla Grande Festa
della Famiglia
Domenica 1
5
NUOVI ABB
ONAMENTI
A
30 EURO *
Una ricca
* con uno sco
Ogni venerdì in edicola
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Da sempre in cammino
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7
8
Speciale
Mercoledì 11 settembre 2013
“Giovani, se avete mille lire in tasca
invece del caffè, comprate il giornale”
SABATO
14 SETTEMBRE
Palazzo Galli
In un libro di Lucia e Paolo Labati il ritratto di Luigi Gatti, un imprenditore attento alla persona
“L
uigi Gatti: ricordi con
testimonianze”. Questo il titolo del libro,
che curato da Lucia e
Paolo Labati, edito dal nostro
settimanale, sarà presentato
sabato 14 settembre alle ore
10 a Palazzo Galli, in via
Mazzini, messo a disposizione dalla Banca di Piacenza.
PERCHÉ QUESTO LIBRO. Nella presentazione
Paolo sottolinea come la richiesta di un libro che parlasse attraverso il linguaggio
delle fotografie, degli scritti e
delle testimonianze sulla vita
dello storico Presidente della
Camera di Commercio, gli
era stata fatta dallo stesso alcuni anni prima della sua
scomparsa.
La struttura del libro assume la distribuzione del contenuto in capitoli che si richiamano e si completano a
vicenda per appagare la
mente che legge, vede, ricostruisce, ricorda e il cuore che
prova emozioni insieme al
sentimento di orgoglio per la
storia di una persona che ci
onora.
Lucia e Paolo hanno raccolto, con costanza e pazienza, la
documentazione, curato l’impaginazione, la stampa e tutte le altre operazioni relative
alla pubblicazione, sorretti in
questo lavoro, non facile, dall’impegno a continuare sul
percorso di valori tracciato da
Luigi Gatti, per una migliore
qualità del futuro.
Valori come la fede, la solidarietà, la laboriosità, l’amore
alla famiglia, la trasmissione
dei segreti della vita da una
generazione all’altra, meritano di essere comunicati per
inserirli attraverso questo libro, come tassello importante, nel mosaico del tempo.
il nuovo giornale
GrandeFesta
della Famiglia
Nelle foto, Luigi Gatti con la moglie Laura Guarracino; il cardinal
Tonini gli consegna l’Antonino d’Oro; in Banca di Piacenza con
l’avv. Corrado Sforza Fogliani e Giovanni Salsi, allora rispettivamente presidente e direttore dell’istituto di credito. A lato, Paolo e
Lucia Labati, autori del volume e la copertina del libro.
conoscenza della storia di un
grande uomo, spesa a favore
della famiglia, della comunità e del territorio, da consegnare alle generazioni future.
TRA FATTI DI CRONACA E RICORDI PERSONALI. Lucia aveva avuto modo
di conoscerlo alle feste di
“Santa Lucia” che annualmente la Camera di Commercio organizza per i figli
dei dipendenti. Il Presidente
ha sempre avuto un riguardo
per i giovani sostenendo il loro inserimento nel mondo del
lavoro con consigli, gesti con-
creti e raccomandazioni:
“Giovani se avete mille lire in
tasca non prendete il caffè,
ma comprate un giornale”.
I ricordi, le immagini, le
parole e l’attualità s’intrecciano nella trama di questo volume, che vuole “far memoria” dello stesso.
L’interpretazione, in alcuni
punti molto personale, trova
giustificazione nel desiderio
di comunicare la stima e l’affetto reciproco, l’emotività di
chi le ha vissute a suo fianco,
di chi ancora si sente parte di
quell’esperienza.
Gli autori ringraziano la famiglia per la fiducia concessa
e coloro che hanno permesso
con il sostegno finanziario, la
realizzazione di questa pubblicazione che vuol essere un
contributo per una maggiore
COM’È STRUTTURATO
IL VOLUME. Nove i capitoli
del libro: 1. La famiglia e gli
affetti, 2. Uno storico imprenditore, 3. Il ruolo sociale:
l’uomo dal cuore d’oro, 4.
L’impegno politico, 5. Una
presenza importante nella
Banca di Piacenza, 6. La presidenza alla Camera di Commercio: il fulcro da cui si irradiano tante altre attività, 7.
Le Associazione di Categoria, 8. L’impegno per il territorio, 9. Ricordi che scrivono
una storia che continua.
Oltre alla famiglia Gatti,
hanno contribuito alla realiz-
zazione dell’opera la Banca
di Piacenza, La Coopeativa
di Garanzia fra commercianti
e l’Ucid.
IN OMAGGIO UNA COPIA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE. Come sopra accennato, alla presentazione che si terrà a Palazzo Galli interverranno, oltre agli autori, Giancarlo
Bianchini, presidente della
Camera di Commercio dal
1976 al 1983, Giovanni Salsi,
già direttore della Banca di
Piacenza e Pierpaolo Cagnani, Presidente Ucid. Coordinerà l’incontro il direttore del
Nuovo Giornale don Davide
Maloberti.
Al termine i presenti saranno omaggiati da una copia
del libro.
La mostra fotografica sarà allestita nella basilica di S. Francesco in occasione della “Grande Festa della Famiglia”
al 15 al 29 settembre, nel contesto della “Grande Festa della
Famiglia”, la basilica di San
Francesco apre le sue porte alla mostra fotografica di Giuseppe Balordi dal titolo: “Famiglia, custode di
speranza”.
Inizialmente, per l’occasione, si era
pensato di riproporre la mostra:
“Donna, sposa e madre” realizzata lo
scorso anno presso la basilica di Sant’Antonino, ma poi si è optato per un
nuovo tema che vedesse la “famiglia” come protagonista. Prendendo
ispirazione dal libro di Benedetto
XVI “La Famiglia - Futuro della chiesa e della società”, Balordi, cerca di
cogliere in 24 scatti, la gioia dello stare insieme di madri, padri e figli, in
diversi momenti della giornata: una
madre che lavora con accanto il figlio,
due sposi che riscoprono la bellezza
del matrimonio vissuto nella fecondità e nella gratuità dell’amore, una
nonna che si reca all’asilo a prendere
i nipotini, una famiglia che si rilassa e
si diverte al mare insieme ad amici e
parenti oppure una coppia che resta
unita nonostante le avversità della vita, nella buona e nella cattiva sorte.
D
La vita quotidiana catturata
dall’obiettivo fotografico
Tutti esempi semplici, che hanno
come soggetti fotografici persone vicino alla chiesa e membri stessi della
famiglia del fotografo, che descrivono momenti di vita quotidiana, di
gioia e di preghiera, in cui compaiono più generazioni a confronto unite
da forti valori cristiani.
Le foto realizzate in modo analogico e stampate in bianco e nero su carta baritata, hanno una grande forza
comunicativa, infatti l’assenza del colore fa emergere maggiormente la
sensibilità del fotografo e la sua forza
Nelle foto di Balordi
la famiglia, custode di speranza
Tre delle immagini in mostra nella basilica di San Francesco: Balordi ripercorre momenti quotidiani e diverse stagioni della vita della famiglia.
espressiva. Il contrasto fra luci e ombre dà rilievo ai volti, ai particolari
che Balordi vuole sottolineare.
Sopra il letto, il quadro
della Sacra Famiglia in Egitto
Attraverso un percorso cronologico, che descrive vari momenti della
vita di una famiglia, la mostra tende
a far emergere la speranza nel futuro
e il credere ciecamente nella Provvidenza e nell’aiuto di Dio delle famiglie cristiane. In un’epoca in cui la famiglia sta vivendo un grave periodo
di crisi, è sottoposta a ricorrenti tentativi di discredito, si trova sempre di
più in difficoltà, viene rimpicciolita,
poco aiutata e spesso si mette in discussione la sua tradizionale identità,
la mostra vuole essere una testimonianza per le famiglie d’oggi e anche
un riconoscimento ai genitori che si
dedicano con costanza e altruismo alla famiglia per i propri figli.
Tra le varie, foto spicca sicuramente quella conclusiva in cui Balordi fotografa un talamo nuziale e alla parete un quadro che raffigura la Sacra
Famiglia durante la fuga in Egitto:
Maria con il bambino su un asino
guidato da Giuseppe che procede a
piedi, simbolo di una tipica famiglia
cristiana che affronta, insieme, le avversità affidandosi all’amore di Dio.
Maria Binelli
Speciale
il nuovo giornale
SABATO
14 SETTEMBRE
Palazzo Galli
“I
o parlo per ver dire, /
non per odio d’altrui né
per disprezzo”. È un
verso di Francesco Petrarca a fare da guida, da sempre, a Marco Tarquinio - direttore di Avvenire dal 2009 - nel
suo lavoro di giornalista. Montanelli lo ripeteva: l’oggettività
nell’informazione non esiste;
c’è un occhio - un punto di vista - che legge, riporta, riferisce
il fatto che accade. Non è scandalosa, questa premessa. “Purché l’occhio, nel riportare, sia
onesto. Perché, se nel raccontare la realtà non sei onesto, finisci col perdere di vista chi sta
al centro della realtà, vale a dire gli uomini e le donne che la
vivono”.
Marco Tarquinio si dice fiero
di dirigere un giornale “che
ha nome e cognome”. Che
non ha paura di dichiarare
espressamente il suo punto di
vista (“quotidiano di ispirazione cattolica”, si legge sotto
la testata). Che vuol “fare rumore”, per prendere in prestito l’esortazione che Papa
Francesco ha fatto ai giovani
piacentini ricevendoli in
udienza. Avvenire si sta battendo con forza su tanti fronti: la lotta al dilagare incontrollato del gioco d’azzardo,
le speculazioni nelle terre del
Mezzogiorno, la “compravendita” sulla vita legata agli
uteri in affitto piuttosto che i
diritti dei disabili gravi.
Il filo conduttore è uno solo: la persona, la sua dignità,
il suo essere in questo mondo
non per caso. Uno dei temi all’ordine del giorno - su cui
serve un’informazione onesta
- è oggi anche quello relativo
alla famiglia. “Di quale famiglia parliamo?” è non a caso il
titolo dell’intervento assegnato a Marco Tarquinio - a partire dal suo osservatorio di
giornalista - nella cornice della “Grande Festa della Famiglia”, sabato 14 settembre alle
ore 17 a Palazzo Galli.
Non c’è solo del marcio
in questo nostro mondo
Marco Tarquinio si definisce
“uno che cerca di raccontare la
realtà”. E che lo vuol fare “da
cristiano”, ossia con la consapevolezza che la parola contribuisce ad agire sulla realtà, a
mutarne la percezione, in qualche modo anche a “crearla”.
Pensare che, da ragazzo, voleva scrivere poesie. “Mi sono ritrovato invece a fare la prosa
che più prosa non si può - dice
scherzando - perché un giornale il giorno dopo è già vecchio,
GrandeFesta
della Famiglia
Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio spiega le ragioni dell’impegno a favore della famiglia
rammenta Tarquinio -. Poi, anni dopo, quando sono diventato direttore di un giornale, ho
cercato di fare in modo che vi
si raccontasse anche quella
parte di vita e di umanità che
va nel verso giusto. Ed è tanta,
davvero tanta - assicura -; se il
mondo fosse solo quello che
raccontiamo nei giornali, sarebbe finito da un pezzo!”.
Dal gioco d’azzardo
all’utero in affitto
A lato, nella foto di Mistraletti, Marco Tarquinio insieme alla moglie in occasione di un incontro a Piacenza nel 2011. Sopra, lettori
di Avvenire alla Settimana sociale (foto Siciliani-Gennari/SIR).
IL GIORNALISTA CHE AMA PETRARCA
Il motto che lo guida: “Io parlo per ver dire, /non per odio d’altrui né per disprezzo”
Marco Tarquinio, classe 1958, umbro, cresciuto nell’Agesci, è sposato e ha due figlie.
È giornalista professionista dal 1988. Ha cominciato la sua carriera a “La Voce”, settimanale cattolico umbro, prima di passare al
“Corriere dell’Umbria” di Perugia, quindi a
Roma a “La Gazzetta”. Nel 1990 entra al
“Tempo” dove rimane fino al 1994, diventando capo della redazione politica ed editorialista. Chiamato da Dino Boffo ad “Avvenire” nel 1994, è stato caporedattore centrale
e della redazione romana del quotidiano, poi
dal 2007 vicedirettore a Milano a fianco di Tiziano Resca, infine dal 3 settembre 2009 vicedirettore responsabile. Nel novembre 2009
ha assunto la direzione del quotidiano.
— Com’è nata la passione per questo mestiere? C’è una frase che la guida da sempre
in modo particolare nel suo lavoro di giornalista e, ora, di direttore?
Ho sempre cercato di capire il mondo e di
avere chiaro quello che accade attorno a me.
E mi piace scrivere, comunicare quel che ho appreso e che sento. Da ragazzo mi dicevo, e dicevo agli amici, che volevo “vivere scrivendo”. Ci sono riuscito. E ho avuto la fortuna di trovare, nei giornali dove ho iniziato la mia carriera, buoni maestri del mestiere. Ma la frase guida, che mi fa compagnia da
tempo, non è di un cronista. Sono due versi di Francesco Petrarca: “Io parlo per ver dire, / non per odio d’altrui né per di-
da buttare. Però il giornale può
aiutare le persone ad aprire gli
occhi su quel che accade. È la
consapevolezza che cambia il
mondo - commenta il direttore
di Avvenire -: bisogna ripartire
da qui”.
Cav. Franco
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“Amiamo l’umanità e la verità.
Per questo non possiamo tacere”
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Mercoledì 11 settembre 2013
CAMINETTI
via Radini Tedeschi, 42 - Piacenza
Tel. 0523.593435 r.a. - Fax. 0523.591768
ESPOSIZIONE: via Conciliazione, 58 - Piacenza
Tel. 0523.593284 - Fax. 0523.594130
MAGAZZINO: via Radini Tedeschi, 35 - Piacenza
Tel. 0523.578217 - Fax 0523.591768
MAGAZZINO: via Rigolli, 54-56 - Piacenza
Tel. 0523.593169 - Fax 0523.609029
Peccato che, a leggere i giornali, a sintonizzarsi sui tg, oggi
la sensazione che si prova è come minimo la disillusione, davanti a questo mondo e a chi lo
popola. Quando non la paura.
O il disgusto. “Noi però cre-
sprezzo”.
— Ad “Avvenire” come è arrivato?
Per scelta, dopo aver fatto un buon tratto
di strada lavorando in altri quotidiani. Lo conoscevo da lettore, ma ho capito subito che
era un giornale come tutti gli altri eppure con
qualcosa di speciale. In un Paese come il nostro, dove quasi tutte le testate si dichiarano
“indipendenti”, ho sperimentato - e ora, da
direttore, mi sento impegnato a confermare che le pagine del giornale nazionale d’ispirazione cattolica sono il posto giusto per raccontare l’Italia e il mondo con sguardo sgombro e profondo. Avere fede in Cristo, riferimenti alti e valori forti rende serena - liberandola da ogni secondo fine - la passione
che un giornalista deve avere per tutto ciò
che è umano.
— E il suo incontro personale con Cristo,
come è avvenuto?
Attraverso mia madre e mio padre - che
non mi hanno dato soltanto la vita e una cultura, ma anche
il battesimo, il vangelo di Gesù Cristo e l’amore per la Chiesa - e attraverso altri uomini e donne cristiani, consacrati e
no, che ancora mi abitano dentro con la loro testimonianza.
Incontrare Dio, incontrare Gesù, e davvero un incontro personale. E poi vengo da Assisi, essere concittadino di Francesco e Chiara mi ha aiutato…
diamo - ribatte Tarquinio - che
c’è un disegno provvidenziale
nella presenza in questa società degli uomini e delle donne.
Una delle prime domande che
mi sono fatto quando ho capito che avrei voluto vivere scri-
vendo è stata: ma è mai possibile che i titoli dei quotidiani
puntino solo sulle cose storte?
Era una domanda così impellente che sognavo di fare il
giornale di Natale, un giornale
fatto solo di buone notizie -
È la prospettiva che parte
dalla realtà tutta intera, sapendovi cogliere il positivo ma
senza ignorare il negativo, che
pure esiste. Tutta la battaglia
di Avvenire sul tema della dipendenza da gioco d’azzardo
lo conferma. È stato tra i primi
quotidiani a denunciare, con
forza e insistenza - attraverso
articoli, inchieste, storie - il diffondersi di occasioni in cui, insieme al denaro, sempre più
persone si stanno letteralmente giocando la vita. “È un inquinamento della speranza”,
così definisce Marco Tarquinio
questo ossessivo attaccarsi alle
slot machines contando sulla
benevolenza della dea bendata. Un inquinamento che provoca metastasi, che contagiano
la persona, la sua famiglia, le
sue relazioni, il suo lavoro. Il
territorio stesso in cui vive. Per
questo non si può stare zitti.
Se sul gioco d’azzardo - o sul
tema della pace, della giustizia
sociale - l’impegno di Avvenire
trova consensi a largo raggio,
meno accade quando, al centro
delle sue inchieste, c’è la famiglia o la tutela della vita, dal
concepimento al suo termine
naturale. Pensiamo alle campagne “Fateli parlare”, per dare voce alle famiglie dei disabili gravi che vogliono per i loro
cari un’assistenza dignitosa,
non l’eutanasia. O quella in
appoggio alla petizione “One
of us” che chiede il riconoscimento giuridico dell’embrione
per vietare che lo si utilizzi per
esperimenti scientifici.
In un recente editoriale, Maro Tarquinio ha ribadito che, a
dispetto degli attacchi ricevuti,
Avvenire non starà zitto. “Noi,
che facciamo cronache rigorose - concludeva a margine del
dossier sull’utero in affitto amiamo l‘umanità e la verità e
perciò ci battiamo contro ogni
discriminazione e violenza,
non intendiamo chiudere occhi e bocca”.
10
Speciale
il nuovo giornale
GrandeFesta
della Famiglia
Mercoledì 11 settembre 2013
“Al primo appuntamento,
gli ho mandato la cena di traverso...”
SABATO
14 SETTEMBRE
Palazzo Galli
posarsi, sottomettersi, morire
per qualcuno. Concetti un po’
troppo forti in un mondo così
debole e fragile. Ma Costanza
Miriano è senza paura e questi concetti li usa.
Dopo il successo del libro “Sposati e sii sottomessa” (ha venduto oltre 25.000 copie), con il suo secondo
libro “Sposala e muori per lei” è già
arrivata alla sesta edizione. Parlerà
della sua esperienza di sposa e di
madre, ma anche della riflessione
raccolta nei suoi libri e degli incontri che ne sono scaturiti, sabato 14
settembre alla “Grande Festa della
Famiglia”. A Palazzo Galli, alle ore
17, interverrà su un tema di forte attualità: “Uomo e donna: alla radice
della vita insieme”.
S
— Uomo e donna: ha ancora senso
parlarne oggi che qualcuno propone
di usare, ad esempio, “genitore 1” e
“genitore 2” anzichè mamma e papà?
Ha più senso che mai! Siamo di
fronte ad un’emergenza antropologica mai vista. Attraverso leggi ed
altre forme di pressione culturale
nell’intero mondo occidentale si sta
cercando di riscrivere l’idea stessa
di uomo, maschio e femmina, come
l’abbiamo sempre data per assodata, dalla preistoria.
— Qual è il valore che si perde in
questa lotta per annullare ogni differenza sessuale?
Perdiamo il valore di essere creature, figli di Dio, e non individui
che si autodeterminano in base alle
proprie esperienze o emozioni.
L’identità sessuale è prima di tutto
donata.
— Ma in cosa sono diversi un uomo
e una donna?
Quanto tempo ho per rispondere? No, perché per esaurire le differenze tra due mondi tanto lontani
non basterebbe una giornata! (ride).
A volte mi chiedo persino se apparteniamo alla stessa razza, tanto siamo diversi. Piuttosto mi chiederei
perché le cose stiano così. La diversità tra maschio e femmina richiama un mistero profondo, è un segnaposto dell’Altro, scriveva il cardinal Scola, è memoria del mistero
di Dio, della dinamica d’amore fra
le tre persone della Trinità. È una
differenza chiamata ad essere feconda, a generare la vita.
— Secondo te lo scopo di questo
tentativo di annullare le differenze
di genere qual è?
Essere contro la fecondità che è
scritta nel mistero della differenza
tra maschile e femminile. Smettere
di dire agli uomini e alle donne di
oggi: è una cosa buona che tu abbia
il coraggio di generare, di metterti a
disposizione della vita.
— Tu però ti definisci, prima anco-
Costanza Miriano col futuro marito era stata chiara: “mi serve un’auto, usata,
non importa quale. Basta che sia abbastanza grande per una carrozzina.
Lui aveva altre idee, però non è scappato, né dal ristorante né dalla mia vita”
A lato, Costanza Miriano
insieme ai quattro figli
Bernardo, Tommaso, Lavinia
e Livia; sopra, la copertina
del suo secondo libro,
“Sposala e muori per lei”,
giunto alla sesta edizione.
ra che mamma, “sposa”. Perché
sposarsi vale - ancora - la pena?
Perché Dio entra nella relazione
tra uomo e donna con tutta la potenza del sacramento. È presente
davvero, e personalmente. E senza
Dio noi non siamo in grado di amare.
— Perché hai voluto sposare tuo
marito?
Per tanti motivi che, però, oggi,
sono cambiati. Dopo tanti anni posso dire che possiamo amarci davvero. Con meno egoismo, con più capacità di volere il vero bene dell’altro.
— Tu perché l’hai fatto?
Perché questa Persona ce la volevo, nella mia storia. Anche se non
immaginavo quanto sarebbe stato
bello.
— Sapevi già di volere figli? E lui?
Al primo, sottolineo al primo, appuntamento gli ho detto che dovevo comprare una macchina. Usata,
perché non avevo un soldo. Di
qualsiasi modello o colore. Bastava
che il portabagagli potesse contenere una carrozzina. Credo di avergli
mandato la cena di traverso. Lui diciamo che non sentiva questa urgenza. Però è rimasto lì, non se n’è
andato dal ristorante né dalla mia
vita. Quindi forse alla fine l’idea
non lo terrorizzava.
— Qual è il piede giusto con cui
partire nel matrimonio?
Quello del desiderio di aprirsi alla grazia, di fare sul serio, e l’intenzione di amare l’altro attraverso
Dio, sapendo che lui o lei non saranno mai in grado di consolarci totalmente, di dissetarci profondamente.
— Cosa diresti a chi obietta o rimanda le nozze giustificandosi con
i soliti “se poi cambiamo, se poi
non ci amiamo più, se poi lui guarda quelle più giovani…”?
Noi siamo liberi di uscire dall’ottica di Dio, di non seguire quello
che la nostra mamma, la Chiesa, ci
dice. Però io sono profondamente
convinta del fatto che tutte le “raccomandazioni” che questa mamma
ci fa, le fa per il nostro bene. La regola non ci impedisce di essere felici, ma al contrario ci aiuta a raggiungere l’obiettivo, che è per tutti
lo stesso, la felicità.
— Oggi trovare la “persona giusta”
sembra una delle imprese più complicate.
La paura dell’impegno è il male
principale dell’uomo contemporaneo. Poi c’è il fatto che i rapporti si
bruciano, si consumano vivendoli
in pienezza e senza limiti fin dall’adolescenza. Non rimane più il
desiderio di qualcosa di grande.
— Che consiglio dare a chi non si
vuole sposare?
Di guardare dentro il suo cuore. Il
desiderio del per sempre c’è scritto
di sicuro. E solo Dio può aiutarci a
provare questo “per sempre”. Il nostro cuore da solo non ce la fa. È in-
gannevole, incostante emotivo, se
non è centrato in Dio.
— Quanto conta la fede in Dio nel
matrimonio?
Un po’ di fede bisogna averla,
non si può scherzare con Dio, magari scegliendo la chiesa per motivi
scenografici. Però posso testimoniare che davvero la fede è un granello
di senapa. Parte che è un piccolo semino, ma cresce senza sosta.
— Il segreto per restare uniti nel
matrimonio?
Permettere che l’altro sia diverso
da noi. Non volerlo cambiare.
Amarlo amando Dio attraverso di
lui.
— Tornassi indietro diresti ancora
“sì” a tuo marito?
Io sì, mille volte. Lui dice sempre
di no, che non lo rifarebbe, e vivrebbe in una casa insonorizzata,
cioè libera dalle mie chiacchiere.
Ma con i fatti dice tutt’altro. Con la
sua dedizione dice sì tutti i giorni.
Anche lui.
— Cosa c’è di tanto bello nello sposarsi?
Il bello di un’avventura rischiosa, in cui si è scommesso tutto.
Qualcosa in cui ci si gioca il tutto
per tutto. Altrimenti finisci come
chi fa il giro sulla pista delle macchinine all’autoscontro. Finito il giro se ne torna a casa, al calduccio,
al sicuro, non rischia niente. Ma
non trova niente.
Laura Gotti Tedeschi
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Tra famiglia e lavoro
SPOSA, MAMMA,
GIORNALISTA
Costanza
Miriano è
nata 42 anni
fa a Perugia
e vive a Roma con il
marito Guido e i quattro
figli
( B e r n a rd o ,
Tommaso, e
le gemelle
Livia e Lavinia) o meglio “quattro esseri che
sarebbe ottimistico e incauto definire bambini, due di razza maschile e due femminile”, come
lei stessa scrive ironicamente sul
suo blog.
Si definisce “sposa”, prima
che mamma, e irrimediabilmente innamorata del suo sposo. Le
piace definirsi casalinga anche
se ritiene che la strada sia ancora lunga, e lei forse si sta ancora
allacciando le scarpe: a quanto
pare, infatti, le due parole magiche “è pronto” che nelle normali
famiglie italiane suscitano entusiasmo intorno all’ora dei pasti,
a casa di Costanza non provocano assolutamente nessuna reazione, se non qualche risata sarcastica.
Attualmente è giornalista al
TG3 ma collabora anche con diverse testate come Avvenire, Il
Timone e Credere. Aggiorna
quotidianamente il suo blog
(www.costanzamiriano.com) e
la sua pagina Facebook. Risponde alle email anche alle 2 di notte. La invitano in tutta Italia a
parlare a convegni e ad eventi,
non riesce a dire quasi mai di no
e qualcuno giura di averla vista
lo stesso giorno in due posti diversi. È cattolica e “convinta che
in cielo si vada solo per raccomandazione, cerca sempre dei
canali preferenziali per arrivare
al Capo Supremo”. È sicura che
la messa e il rosario siano quelli
che funzionano meglio, e durante la giornata non li fa mai mancare, a costo di ridursi a sgranare la coroncina del rosario mentre guida e contemporaneamente si ripassa il rimmel. Ha corso
varie maratone e tuttora approfitta delle ore notturne per allenarsi, il che poi si rivela utile
nella gestione di una famiglia
“estrema”. Anche se sembra incredibile dopo tutto questo elenco di attività, le sue giornate sono di 24 ore come le nostre.
Speciale
il nuovo giornale
SABATO
14 SETTEMBRE
Piazza Cavalli
iamo talmente abituati a
vivere meccanicamente la
vita, lottando con ansie
quotidiane, che non sappiamo neanche più perché facciamo le cose, non siamo più in
grado di dare un senso alle nostre azioni. Per fortuna c’è l’arte, con la sua capacità di aprire
spazi di riflessione e artisti, come Letizia Fornasieri, capaci di
indagare, con la loro pittura introspettiva, sul significato della
vita, anche sul senso di una
giornata qualunque - tema centrale della “Grande Festa della
Famiglia” - anzi, sulla “Gloria
di una giornata qualunque”.
È questo il titolo dell’intervento della pittrice milanese in
occasione della festa, sabato 14
settembre alle ore 21, sotto i
Portici di Palazzo Gotico. Classe 1955, Letizia Fornasieri si è
diplomata a Brera ed è un’artista di notevole spessore, che ha
ricevuto diversi riconoscimenti: la sua opera “Milano Tram” è entrata a far parte della collezione della Camera dei
Deputati.
S
Alle Medie desideravo
per “amico” Coubert
È la realtà, la ricerca di un
senso nelle cose osservate nella
loro ordinaria quotidianità, alla base della pittura della Fornasieri, che poi è in grado di
esprimerla sulla tela con grande tecnica pittorica, grazie a
una propensione creativa evidente fin da bambina. “Ma credo - dice l’artista - di aver deciso realmente di dipingere dopo aver visto la mostra di Gustave Courbet a Palazzo Reale.
Facevo le scuole medie e mi
dissi che mi sarebbe piaciuto
avere Coubert come amico. Da
allora ho avuto tanti altri ‘amici’ nei miei anni di studio:
Chardin, Cezanne, Van Gogh,
successivamente Klee e l’Action Paintig americana, in particolare Kline e Pollock, che mi
hanno condizionato con il loro
modo di ‘stare’ nella realtà. Ma
posso citare anche Vuillard,
Matisse, Varlin”.
Una figura che ha avuto una
grande influenza su Letizia
Fornasieri è stata quella di William Congdon: “Frequentavo
il Liceo e ricordo che mio fratello mi portò un libretto di
GrandeFesta
della Famiglia
11
Le tele che raccontano la “gloria”
di una giornata qualunque
Letizia Fornasieri, milanese, fu fulgorata dalla pittura quando
da bambina a una mostra a Palazzo Reale. “Non si decide
di diventare artisti, dipingere è rispondere a una chiamata”
Sopra, “Calle”, 2012, olio su stampa fotografica intelata; in
basso, “Nerina e Luisella”, 2013, olio su tavola.
Letizia Fornasieri ritratta
con due suoi dipinti ambientati
a Milano e dedicati al tram
(fotografia di ©Federico Brunetti).
Sotto, “Galline”, 2013,
olio su tavola.
questo pittore americano a me
sconosciuto. Era una raccolta
di pensieri e appunti. Da allora
- sottolinea - l’ho sempre seguito e l’ho conosciuto personalmente, frequentandolo nel
monastero di Buccinasco, dove
si era ritirato a vivere. Di lui mi
ha sempre molto colpito il modo di graffiare la superficie con
il colore”.
La pittura è un compito
I dipinti della Fornasieri
spaziano da piccoli angoli di
casa ripresi nella loro quotidianità, al groviglio della città
metropolitana, da rappresentazioni di fiori e piante a quella di figure e persone, anch’esse colte nel quotidiano. “Per
me la pittura è un compito a
cui assolvere - riflette -. Non si
decide di essere artisti, dipingere significa rispondere ad
una chiamata. Non metto in
posa le cose che dipingo, i
miei quadri nascono assecondando un invito a stare in rapporto con le cose e le persone
della realtà che mi circonda e
che frequento. Devo convivere
con le cose, prima di rappresentarle”.
Letizia ha raffigurato anche
diverse scene sacre del cristianesimo nelle sue opere: “Mi
sono ispirata dapprima alla
pittura romanica, poi alle icone del mondo russo, infine alla
vita di Cristo secondo i Vangeli. Per me, cattolica, è stato naturale trovare ispirazione negli
episodi del Nuovo Testamento. Nel 2001, mi è stato chiesto
di dipingere una Via Crucis
che si trova ora stabilmente
nella chiesa di Gesù a Nazaret
a Milano. È stato un lavoro
molto faticoso, per la mia forte
immedesimazione nella storia
di Cristo e anche perché molti
dei personaggi che sono ‘entrati’ in questa Via Crucis, sono miei amici, persone reali”.
Le sue opere in mostra
a Nuovo Spazio
“La gloria di una giornata
qualunque” titolo dell’intervento della Fornasieri alla
“SolaMente” partecipa alla Camminata
della famiglia
Cecilia Foppiani illustra il progetto delle associazioni per
combattere i pregiudizi nei confronti del disagio psichico
“I
l progetto SolaMente
Salute Mentale è nato
dall’esigenza delle associazioni dei familiari
degli utenti del Dipartimento
di salute mentale e delle dipendenze patologiche dell’AUSL di Piacenza di sensibilizzare la città su un tema che
risulta sempre spinoso, in cui
il pregiudizio spesso la fa da
padrone”. A raccontarci di
questa iniziativa, voluta dalle
associazioni per autopromuoversi, in collaborazione con lo
Svep (Centro di Servizio per il
Volontariato) di Piacenza e il
Dipartimento di salute mentale dell’AUSL è Cecilia Foppiani, referente, insieme a Elena Menta, proprio per lo
Svep. “il nostro è un ruolo di
coordinamento, di organizzazione perché le vere protagoniste sono le associazioni: l’A.C.A.T.. Associazione
Club Alcologici Territoriali,
l’A.E.P.O., Associazione Epilessia Piacenza Onlus, l’Associazione Familiari Tutela Malati di Mente, La Selce, Oltre il
muro e Oltre l’autismo, Aperta-mente, Diurni Notturni e
Fuori Serie.
Obiettivo primario del progetto è quello di mettere a di-
Mercoledì 11 settembre 2013
Cecilia Foppiani.
sposizione della città dei luoghi, degli eventi, delle iniziative attraverso le quali informarsi e riflettere sul problema
delle patologie psichiatriche,
mettendo da parte la paura e i
pregiudizi a favore invece di
una vera comprensione e della promozione del benessere e
dell’inclusione sociale dei malati”.
Il calendario delle iniziative
di sensibilizzazione, oltre alla
descrizione del progetto, si
può trovare sul sito Svep
(www.svep.piacenza.it/index/solamente-e-salute-mentale.html).
“Fra le altre cose, abbiamo
pensato alla partecipazione alla Grande Festa della Famiglia, in particolare prenderemo parte alla Camminata della famiglia di domenica 15
perché è un evento alla portata di tutti gli utenti e di tutte le
associazioni”, anticipa Cecilia.
“Vogliamo a questo proposito ringraziare gli organizzatori, presso i quali abbiamo
trovato una totale disponibilità e accoglienza”, aggiunge la
referente.
Le associazioni del progetto
parteciperanno anche al Festival del Diritto con un intervento del prof. Cendon sui temi della salute mentale e con
lo spettacolo teatrale preparato dall’associazione Diurni e
notturni.
Anche durante l’estate non
sono mancate le occasioni per
informare i piacentini. A fine
agosto si è tenuto un evento
all’Arena Daturi in occasione
della proiezione del film di
Luigi Cecinelli “Niente può
fermarci”, a cui è seguito un
dibattito di esperti di salute
mentale.
“Andiamo poi particolarmente fieri della mostra che
abbiamo allestito all’ospedale
cittadino con le opere dei ragazzi del liceo artistico Cassinari (dipinti, composizioni fotografiche, sculture) intitolata
«DIVERSA – MENTE, perché
no?!!» - sottolinea Cecilia Foppiani -. La mostra è il frutto di
un progetto partito otto anni
fa e condotto negli istituti superiori piacentini dall’associazione di promozione sociale «Fuori serie» e dal Dipartimento di Salute Mentale di
Piacenza, con la collaborazione dello SVEP”.
Tante dunque le modalità
che il comitato delle associazioni ha studiato per cercare
di coinvolgere davvero tutti i
piacentini, di tutte le fasce
d’età, perché il problema della salute mentale non può più
continuare ad essere ignorato
o messo da parte.
Elisa Bolzoni
“Grande Festa della Famiglia”, ma anche di una mostra
allestita a Mantova nel 2009, “è
l’espressione - spiega la pittrice - di tutto ciò che ho fatto
nella mia vita quotidiana, privata e professionale: cercare di
collocare tutte le cose al loro
posto per dare loro il giusto
senso nel mondo”.
“Come del resto - prosegue
fanno le persone, cercare il loro posto nel mondo, il loro
compito, anche nel quotidiano. Purtroppo - riflette Fornasieri - l’uomo vive da anni nella società occidentale una crisi
di valori per cui non riesce a
dare compiutezza a se stesso.
L’uomo crede, sbagliando, di
poter vivere prescindendo da
qualunque legame: con Dio,
con i genitori, con i figli. Ma
l’uomo - continua l’artista non basta a se stesso e solo nella stabilità affettiva dei legami
trova il suo senso e la sua felicità. Per questo la famiglia rimane ancora il valore più importante, come forma di aiuto
reciproco e come percorso
educativo verso ciò che è vero
e buono”.
In occasione della “Grande
Festa della Famiglia” e della
manifestazione Pulcheria a
Piacenza sarà possibile ammirare le opere di Letizia Fornasieri presso la Galleria Nuovo
Spazio Arte Contemporanea
(in via Calzolai 24).
Andrea Nempi
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12
Speciale
Mercoledì 11 settembre 2013
DOMENICA
15 SETTEMBRE
Piazza Cavalli
arà Papa Francesco ad accompagnare, simbolicamente, la “Camminata della Famiglia” che, com’è ormai tradizione, si svolge
nella cornice della Grande Festa della
Famiglia la domenica mattina, il 15
settembre . Sarà infatti la sua immagine a comporsi,
come in un puzzle, lungo il percorso tracciato
dal CSI (Centro
Sportivo Italiano), in occasione
della
piccola
marcia non competitiva, dedicata alla memoria
dell’imprenditore Luigi Gatti,
scomparso il 10
Papa Francesco,
febbraio 2010 in
“testimonial”
seguito ad un indella Camminata.
cidente stradale.
La “Cammi- A lato, il percorso.
nata”,
ormai
consueto appuntamento della manifestazione, è una grande e bellissima occasione per persone di tutte le età di
passare in compagnia e allegria una
mattinata diversa dal solito. Importante anche la partecipazione dei più
piccoli che saranno seguiti da un gran
numero di animatori del CSI. Gli
iscritti sono sempre stati moltissimi,
superando anche la soglia dei 250 partecipanti.
S
GrandeFesta
della Famiglia
CAMMINATA IN FAMIGLIA
PER LE VIE DEL CENTRO
Partenza alle ore 8.45 in Piazza Cavalli per la mini maratona del CSI.
Quest’anno l’immagine-guida dell’iniziativa è quella di Papa Francesco
LA PARTENZA. La partenza è prevista alle ore 8.45 da Piazza Cavalli, i
partecipanti dovranno trovarsi sul posto poco prima per le pratiche di iscrizione, e versare una cifra simbolica di
50 centesimi per i singoli e 1 euro a
gruppo familiare: la cifra comprende
l’assicurazione in caso d’infortunio, le
magliette della “Grande Festa della
Famiglia” ed un cartoncino sul quale
incollare, talloncino dopo talloncino,
alcuni adesivi per formare l’immaginetta icona della mini-maratona.
DA PIAZZA CAVALLI FINO AL
PUBBLICO PASSEGGIO. Il percorso
si snoderà per 3 chilometri e mezzo,
da eseguirsi in 1 ora e mezzo di camminata e toccherà diverse parrocchie
del centro cittadino, ed alcuni tra i più
affascinanti edifici sacri della città. Ad
ogni tappa sarà possibile trovare ristoro, ed anche uno spicchio di adesivo che, attaccato al cartoncino, darà
vita all’immagine di Papa Francesco.
Dopo la partenza da Piazza Cavalli i
camminatori procederanno, per via
XX Settembre, verso via Roma e percorrendo questa strada passeranno
davanti alla basilica di San Savino,
consacrata nel 1107 e dedicata al secondo vescovo della nostra diocesi,
contemporaneo di Sant’Ambrogio.
Proseguiranno il loro percorso passando davanti alla chiesa di Sant’Anna, fondata nel XII secolo, per poi percorrere un tratto di via Scalabrini, di
vicolo Moroni e giungere al Pubblico
Passeggio.
il nuovo giornale
VERSO PIAZZA SANT’ANTONINO. All’Istituto Madonna della Bomba i partecipanti riceveranno il secondo adesivo (il primo verrà fornito alla
partenza) ed avranno la possibilità di
ristorarsi. Dopo la piccola pausa raggiungeranno, passando attraverso via
Giordani, piazza S. Antonino e si riposeranno al cospetto della basilica di S.
Antonio. La basilica dedicata al patrono della nostra diocesi è uno dei più
importanti esempi della cultura architettonica dell’XI secolo.
Foto di gruppo per alcuni bambini prima della partenza alla “Camminata della Famiglia” dello scorso anno: nella foto, anche
Piergiorgio Visentin, presidente del CSI (il secondo da sinistra).
LE PREMIAZIONI ALLE 10.30. Infine raggiungeranno di nuovo Piazza
Cavalli, attraverso via S. Antonino,
dove alle ore 10.30 è prevista la consegna di alcuni riconoscimenti. La camminata, infatti, pur non avendo carattere competitivo, prevede, come ogni
manifestazione sportiva che si rispetti,
dei premi che andranno ad esempio
alla famiglia più numerosa iscritta o al
più giovane partecipante. Durante il
percorso saranno anche organizzati alcuni giochi per grandi e piccini.
Maria Binelli
Speciale
il nuovo giornale
n pranzo in famiglia.
Un hamburger diviso
in due. Da “Il senso della vita”, tema proposto
quest’anno in una scuola di
Piacenza per gli esami di terza
media, è emerso tra i giovani il
valore dell’ordinarietà.
“Anche un semplice gesto,
come raccogliere uno spillo da
terra, diceva Teresa di Lisieux,
può rendere eccezionale il
quotidiano. Perché eccezionale è la profondità con cui lo viviamo”, spiega Franco Nembrini, rettore del Centro scolastico La Traccia di Calcinate
(nel Bergamasco) e protagonista di incontri pubblici, in Italia e all’estero, sulla figura di
Dante e su tematiche relative
all’educazione.
Sarà ospite alla “Grande Festa della Famiglia” di Piacenza
domenica 15 settembre al Salone dei Cinquecento di Palazzo Gotico alle ore 10. Interverrà sul tema “Il senso di una
giornata qualunque”.
U
Sopra, Franco Nembrini durante un incontro dedicato a Dante all’oratorio della parrocchia dei Santi Angeli a Borgotrebbia; a lato, da
ragazzo (quarto da sinistra, in seconda fila) con i genitori e i fratelli
a Roma in pellegrinaggio: Dario e Clementina Nembrini sono stati
una coppia di profonda fede; di loro hanno parlato Tina e Vincenzo
Nembrini alla edizione 2011 della “Grande Festa della Famiglia”.
— Molte canzoni amate dai
giovani parlano della ricerca
di un senso. Sono incapaci di
scovarlo?
Persino le “canzonacce”
esprimono esigenze autentiche ed è per questo che sono
ascoltate. Nelle serate in discoteca, nelle uscite all’insegna
dell’eccesso, i giovani vanno
alla ricerca del significato della vita, ma non è questa la strada che ve li conduce.
“
Nelle uscite all’insegna
dell’eccesso i giovani cercano
il significato della vita,
ma non è questa la strada
che ve li conduce
questioni educative. Mi impegnano molto anche le letture di
Dante, in Italia e all’estero.
— Quindi non rischia di essere noiosa una sua giornata
qualunque…
Per niente (ride, ndr)! Dico
sempre ai ragazzi che mi stupisce la loro capacità di annoiarsi. Con tutto ciò che possiamo imparare e vedere… La
noia è un sentimento che mi è
da sempre estraneo.
— Lo si trova nell’ordinario?
La vera sfida è scoprire l’eccezionalità dell’ordinario. Lo
colsi in una frase di Giovanni
Paolo II; descrivendo il tempo
di S. Benedetto disse: “Occorreva che il quotidiano diventasse eroico e l’eroico quotidiano”. Era la sfida dei monaci
dopo la venuta dei barbari ed
è la sfida odierna: in tempi di
nuove barbarie è necessario
che qualcuno trovi la strada
SANDALO
perché il quotidiano diventi
eroico.
— Allora lo fecero i santi. Oggi chi sono gli eroi?
Oggi non mancano esempi
che il rumore e la superficialità dei media talvolta celano ai
giovani. Si tratta di padri, madri e figli che vivono la quotidianità con una profondità tale che anche il particolare più
ordinario diventa eccezionale,
perché eccezionale è il rapporto che l’uomo può vivere con il
mistero di Dio.
Una catena di testimoni
— Che cosa direbbe a chi un
senso non riesce a trovarlo?
Cerchiamolo insieme.
— Ci deve essere qualcuno che
ti aiuti a scoprirlo?
Talvolta non lo si trova da
sé, ma si incontra un maestro
che stimola il nostro interesse
e la nostra curiosità. Lo testimoniano le parole che Gesù rivolgeva ai curiosi con cui si
imbatteva in Palestina: “Vieni
e vedi”.
— L’incontro è sempre imprevisto?
Direi di sì. È, appunto, straordinario, va al di là delle nostre previsioni. Se fosse prevedibile, non avrebbe i caratteri
dell’eccezionalità. L’imprevisto
è la nostra speranza, scriveva
Eugenio Montale (nella poesia
“Prima del viaggio”, ndr).
— Quali incontri le hanno
svelato un senso?
I miei genitori mi trasmisero, insieme alla vita, il senso
della sua straordinarietà. Una
professoressa delle scuole medie, sebbene poco più che ventenne, mi donò la passione per
la letteratura e l’insegnamento; don Giussani, la solidità
della fede. Mia moglie e i miei
amici accompagnano giorno
dopo giorno questi significativi incontri.
— Il senso, una volta scoperto, si trasmette agli altri?
Sì, come in una catena, perché l‘uomo è testimone di ciò
che vive: quando è curioso di
imparare e si stupisce delle cose, trova la verità e ha l’esigenza di comunicarla agli altri.
— Ha poi riscontri?
Riscontri meravigliosi. Un
ex alunno de La Traccia, la
scuola che dirigo, mi fece visita all’alba del suo matrimonio:
sentiva il bisogno di ringraziarmi. La Traccia era stata la
scuola di vita dove aveva incontrato maestri coraggiosi.
“Nulla ci fu nascosto per un
immorale senso di protezione”, ricordava 15 anni dopo.
Durante una mostra su
Dante, nell’ambito del Meeting di Rimini, mio figlio, una
delle guide, spiegò il Divino
Poeta ed espresse pensieri così profondi sul suo rapporto
con me e sua madre che mi
commossi.
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I miei genitori
mi trasmisero, insieme
alla vita, il senso della sua
straordinarietà. È questa
la vera sfida: scoprire
l’eccezionale nell’ordinario
Dante e l’uomo di oggi
per la loro felicità.
— Quindi i suoi figli amano
Dante?
Tre su quattro hanno scelto
la facoltà di Lettere e i primi
due sono diventati insegnanti
di italiano. Sì, direi che un
po’d’amore sono riuscito a
suscitarlo (ride, ndr).
— Se Dante oggi partecipasse
alla Festa della Famiglia direbbe che l’”Itinerarium mentis in Deum”, cioè il nostro
cammino verso Dio, inizia
dalla vita ordinaria?
Certo, perché straordinario
è ciascuno di noi, senza bisogno di eventi eclatanti che lo
confermino.
— Che senso della vita trasmette Dante? A ben vedere,
sa essere ordinario anche il
Divino Poeta...
Ordinario perché del tutto
straordinario. Il suo senso
della vita è cristiano: lo stupore di fronte a un mondo
che è indice della bontà che ci
ha creato, ci crea ogni giorno
e ci attende alla fine. Dante
racconta la vita come l’itinerario che gli uomini devono
compiere per scoprire che
l’universo è stato ordinato
— La sera si chiede se ha
avuto senso la sua giornata?
No. Charles Péguy, ne “Il
Mistero dei Santi Innocenti”
attribuisce a Dio parole molto
interessanti: “Non mi piace
l’uomo che non dorme e sta
sveglio a fare il conto, come
un ragioniere, dei suoi peccati e meriti al termine della
giornata. I conti li faccio io”.
Sono frasi piene di senso. Per
ogni giorno, appunto.
Silvia Manzi
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“SI È SEMPRE ALLA RICERCA
DI SENSO. ANCHE IN DISCOTECA”
Palazzo Gotico
— Ci descrive una sua giornata qualunque?
Mi alzo, raggiungo la scuola
di cui sono rettore e mi divido
tra il collegio docenti e gli incontri con i ragazzi e le famiglie. Vorrei che la scuola, oltre a
trasmettere i tradizionali insegnamenti, aiutasse a essere
soddisfatti di sé, della vita e del
mondo. La sera, se ho un momento libero, incontro i gruppi
di dialogo, con cui affronto
Mercoledì 11 settembre 2013
Franco Nembrini è rettore del Centro scolastico “La Traccia”e studioso di Dante
DOMENICA
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Speciale
Mercoledì 11 settembre 2013
DOMENICA
15 SETTEMBRE
Chiostri di S. Francesco
ffrire uno spunto di riflessione sulla figura
del padre, ruolo oggi
non facile, a partire dai
testi di alcuni grandi scrittori.
È l’obiettivo della mostra
“Nessuno genera se non è generato. Alla scoperta del padre in Omero, Dante, Tolkien”, ideata e curata dalla
Fraternità San Carlo, percorso
espositivo che troverà spazio
a Piacenza nei Chiostri di San
Francesco in via Sopramuro
durante la “Grande Festa della Famiglia” sabato 14 e domenica 15 settembre, per poi
spostarsi alla biblioteca comunale “Passerini Landi” di
via Carducci, dove rimarrà allestita fino al 12 ottobre (con
possibilità di visite guidate
per le scuole, prenotando la
visita: riferimento, Rosa Cammi, tel. 0523.321915).
A presentare l’originale
esposizione sarà, domenica 15
settembre alle ore 15, presso i
Chiostri, lo scrittore e saggista
Paolo Gulisano. Medico e autore di un volume sulla storia
della Medicina attraverso i
santi, Gulisano ha pubblicato
numerosi libri su scrittori come John Ronald Reuel Tolkien, Clive Staples Lewis, Gilbert Keith Chesterton e John
Henry Newman, oltre che sulla storia dell’Irlanda e su San
Colombano.
il nuovo giornale
GrandeFesta
della Famiglia
Il padre in Dante, Omero e Tolkien.
E i “groppi” in gola dei ragazzi
O
— Dottor Gulisano, come e
quando è nata l'idea di questa esposizione?
La mostra è nata all’interno
dell’esperienza della Fraternità San Carlo.
La Fraternità, fondata nel
1985 da don Massimo Camisasca, oggi vescovo di Reggio
Emilia, nasce dal carisma del
movimento Comunione e Liberazione ed è caratterizzata
dal duplice scopo della vita
comune e della missione. Ne
Sopra, l’immagine che caratterizza la mostra dedicata al padre; sotto, uno studente spiega il percorso in
occasione di un allestimento a Cesena e lo storico Paolo Gulisano.
fanno parte un centinaio di
sacerdoti, che vivono in case
in media di tre persone. Attualmente i missionari sono
presenti in venti paesi del
mondo nei quattro continenti.
“Andate in tutto il mondo a
portare la verità, la bellezza e
la pace, che si incontrano in
Cristo Redentore”: queste parole del beato Giovanni Paolo
II, pronunciate nel 1984, furono la scintilla che diede vita
alla Fraternità San Carlo.
Per questo un gruppo di seminaristi, guidati dal loro superiore padre Jonah Lynch,
americano con origini irlan-
desi, decise tre anni fa di realizzare questa mostra.
– Quali obiettivi si propone?
A chi si rivolge?
La mostra è rivolta a tutti
per i contenuti, gli stimoli e la
piacevolezza di lettura; è particolarmente dedicata ai ragazzi e ai giovani, tanto esposti ai disagi generazionali. Essa vuole dare spunti di riflessione sulla figura paterna,
mai come in questi tempi in
profonda difficoltà.
Attraverso i protagonisti di
quattro grandi opere letterarie - Iliade, Odissea, La Divina
Commedia e Il Signore degli
Anelli - viene proposto un
percorso che parte dal riconoscimento dell’essere innanzitutto figli, per poi arrivare alla definizione di chi è il padre
e quale il suo compimento.
In essa vengono ripercorsi i
grandi classici della letteratura, per comprendere e raccontare l’esperienza della paternità. Siamo convinti infatti
che la scoperta del padre sia
l’avventura che rende ogni
uomo adulto e capace di creatività. Solo chi si riconosce figlio, può a sua volta diventare padre e generare un popolo
nuovo.
Dai capolavori della letteratura alle
nuove generazioni: Paolo Gulisano
presenta la mostra a cura
della Fraternità San Carlo nata
con l’obiettivo di raccontare
l’esperienza della paternità.
Dopo la festa, fino al 12 ottobre,
sarà allestita alla “Passerini Landi”
— Come si struttura il percorso?
Partendo dai testi di grandissimi classici come Omero e
Dante e di un autore come
Tolkien - lo scrittore inglese
che ci ha dato capolavori come “Il Signore degli Anelli” e
“Lo Hobbit”, che hanno incantato generazioni di giovani
- i seminaristi della San Carlo
hanno portato la riflessione
sulla condizione della paternità, che non è solo biologica. Si
vede, ad esempio, nel caso di
Gandalf, il mago che è anzitutto maestro e amico, e per
questo anche padre, pur non
essendolo biologicamente.
La mostra ha dato voce, nel
suo percorso, anche ai ragazzi, alle loro domande, alle loro storie, ai loro “groppi in
gola” e nel cuore.
Parlare, oggi, di padri non è
facile. Spesso è una ferita che
brucia. Spesso la stessa Scuola
finge di non sapere e di non
vedere la storia di ciascun ragazzo, poiché i protocolli e le
linee guida prevedono che “si
insegni, valuti, completi i programmi” e di “costruire e certificare competenze”.
E poi c’è il mondo che vuole distrarre i ragazzi…
— Cosa insegnano i testi
classici circa la figura pater-
na? La lettura che ne fanno è
ancora attuale?
I classici presentati in questa mostra sono grandi autori
che ci aiutano ad andare al
nodo delle più importanti
questioni umane: chi siamo,
cosa vogliamo dalle nostre vite, qual è la nostra origine ultima e il nostro destino.
Omero, Dante, Tolkien ci
obbligano a metterci di fronte
alla realtà - anche se sembra
quasi un paradosso, visto che
sono tutti e tre autori che hanno abbondantemente attinto
alla fonte della fantasia - e a
fare i conti con essa, soprattutto con la condizione della
paternità, sia con padri presenti, sia con padri assenti,
imperfetti. E lo fanno insegnandoci che dobbiamo, tutti,
imparare ad amare e perdonare.
— Quale risposta ha incontrato la mostra laddove è già
stata presentata?
La mostra ha girato in tutta
Italia, e ha avuto finora una
decina di migliaia di visitatori. Un dato straordinario.
In molti casi è arrivata nelle
scuole, medie e superiori: un
segnale che di percorsi educativi di questo tipo c’è un bisogno estremo.
Laura Dotti
Il sacerdote americano ha curato anche la mostra “Nessuno genera se non è generato”
“Conoscere la verità è una
grande avventura e un grande
rischio. Potresti scoprire che
devi cambiare idea su qualcosa, potresti scoprire che devi
cambiare vita”: è quanto scrive don Jonah Lynch nel suo
ultimo libro “Egli canta ogni
cosa”. Il messaggio è chiaro: la
fede c’entra con tutto quello
che vivi, ti aiuta a dare un senso a tutto, a realizzare una
svolta vera nella vita.
Don Jonah Lynch, rettore
della Fraternità San Carlo, sarà protagonista venerdì 15
novembre a Piacenza (molto
probabilmente nella basilica
di S. Antonino) di una serata
dedicata al tema della fede.
Nella stessa basilica del Patrono dal 7 al 15 novembre è
in programma la mostra
“Con gli occhi degli apostoli. Una presenza che travolge
la vita”. All’iniziativa della
mostra, a pochi giorni dalla
conclusione dell’Anno della
fede (fissata per il 24 novembre), collaborano insieme alla
Basilica, Ufficio catechistico,
Ufficio comunicazioni, Ufficio pastorale scolastica, Forum Famiglie e Il Nuovo
Giornale. L’apertura ufficiale
della mostra avrà luogo venerdì 8 novembre con l’intervento del vescovo mons.
Gianni Ambrosio alle ore 11
che dialogherà con un gruppo di studenti in rapppresentanza delle scuole piacentine.
Don Jonah Lynch, americano di origine irlandese, nell’incarico di rettore del seminario della Fraternità San
Carlo è subentrato a mons.
Massimo Camisasca, nominato vescovo di Reggio Emilia.
Numerose esperienze hanno
segnato la vita di Lynch pri-
Jonah Lynch a Piacenza il 15 novembre
Interverrà in occasione della mostra
“Con gli occhi degli apostoli. Una presenza
che travolge la vita” dedicata alla fede
Nelle foto, don Jonah Lynch e la
copertina del suo ultimo libro,
“Egli canta ogni cosa”.
Nel riquadro, il logo dell’Anno
della Fede.
ma della conversione: dalla
crisi di fede a 15 anni mentre
leggeva “I fratelli Karamazov” sorvolando in aereo le
Montagne Rocciose agli studi
di filosofia per capire come
vivere “in assenza di Dio”;
dagli studi di fisica per mettere alla prova le teorie sulla
creazione all’incontro con la
musica girando la Francia in
autostop, mangiando con i
soldi raccolti grazie al proprio violino. Da questa sua
vita, ricca di svolte e di ricerca, e dall’incontro con tanti
amici e con gli studenti, nascono le mille domande sulla
fede: “Come si fa a credere in
Dio?”, “Come può il Signore
accettare il dolore innocente
di cui parla Dostoevskij?”,
“Non è che la fede è solo autoconvincimento?”.
Per rispondere alle questioni poste dalle persone che incontra, Jonah Lynch non parte
da formulazioni astratte, ma
dalla sua esperienza di uomo.
E questo rende le sue parole
ancora più interessanti (“temo
di non riuscire a darti indica-
Realizzata dal Meeting di Rimini
Una mostra sulla fede
“Con gli occhi degli apostoli.
Una presenza che travolge la vita”: è il titolo della mostra, realizzata dal Meeting di Rimini, che si
svolgerà dal 7 al 15 novembre
nella basilica di S. Antonino a Piacenza. Viene ricostruito il percorso che alcuni abitanti ebrei di Cafarnao hanno fatto dal primo incontro con Gesù di Nazareth fino
al riconoscimento di fede che permise loro di arrivare a
dare la vita per Lui. Avvalendosi delle fondamentali conoscenze scaturite dagli scavi archeologici realizzati nell’ultimo secolo dai Padri Francescani della Custodia di
Terra Santa e lo studio esegetico dei Vangeli, l’esposizione intende aiutare a vincere il dubbio sul cristianesimo:
“Sì, questa storia è accaduta realmente – scriveva Papa
Benedetto XVI -. Gesù non è un mito, è un uomo fatto di
carne e sangue, una presenza tutta reale nella storia. Possiamo visitare i luoghi e seguire le vie che Egli ha percorso. Possiamo, per il tramite dei testimoni, udire le Sue parole. Egli è morto ed è risorto... i miti hanno aspettato Lui,
in cui il desiderio è diventato realtà”.
zioni precise per arrivare alla
fede, ma potrò forse farti vedere che è possibile arrivarci”). Il suo percorso, che attraversa le possibili obiezioni alla fede, giunge al “voglio vivere così” pronunciato davanti alla fede di un’altra persona.
Il confronto
con le nuove tecnologie
Fra gli altri libri di Lynch,
particolare interesse ha suscitato “Il profumo dei limoni”
in cui l’autore riflette sul rapporto tra l’uomo di oggi e le
nuove tecnologie. “Che cosa
c’entrano i limoni con la tecnologia? – si chiede l’autore.
Un limone colto dall’albero
ha la scorza ruvida. Più curato è l’albero, più ruvida è la
scorza. Se la si schiaccia un
poco ne esce un olio profumato e d’improvviso la superficie diventa liscia. E poi
c’è quel succo asprigno, così
buono sulla cotoletta e con le
ostriche, nei drink estivi e nel
tè caldo! Tatto, olfatto, gusto.
Tre dei cinque sensi non possono essere trasmessi attraverso la tecnologia. Tre quinti
della realtà, il sessanta per
cento. Questo libro è un invito a farci caso”. Sui contenuti
proposti da questo libro hanno lavorato in questi anni diversi gruppi giovanili delle
parrocchie piacentine.
“Sento il bisogno urgente di
un giudizio sulle tecnologie
che in modo sempre più elegante e nascosto fanno compagnia alle nostre giornate”.
Per Lynch il problema della
tecnica va affrontato “con
equilibrio e con letizia”. Nel
1500 il gesuita Francesco Saverio, missionario in Oriente,
doveva aspettare due anni
per ricevere la risposta a una
lettera, sempre che la nave
che la portava non affondasse; Lynch si dice fortunato
quando può parlare con i confratelli sparsi nei cinque continenti in teleconferenza. Ma
resta vero che vedersi e parlarsi è un’altra cosa senza la
mediazione di uno schermo:
“trovo nell’irripetibilità della
carne e dei rapporti umani locali la base insostituibile delle
amicizie forti e vivaci che desidero”.
“Ogni luogo è unico e ogni
persona pure”, scrive Lynch,
e per reimpararlo può essere
necessario anche un po’ di
“digiuno tecnologico”. Non
un privarsi di qualcosa fine a
se stesso, ma l’esperienza di
una nuova libertà.
Lynch ha curato anche la
mostra dedicata alla figura
del padre (“Nessuno genera
se non è generato”) che è in
esposizione nei prossimi
giorni alla Grande Festa della
famiglia.
Speciale
il nuovo giornale
DOMENICA
15 SETTEMBRE
Piazza Cavalli
GrandeFesta
della Famiglia
Mercoledì 11 settembre 2013
LE SFIDE CHE SI NASCONDONO
IN UNA GIORNATA QUALUNQUE
Mario e Graziella Catania seguono
le coppie in crisi. Gianluca e Maria Rita
Carloni fanno esperienza di cosa
vuol dire vivere più generazioni nella
stessa casa. Riccardo Ruggeri analizza
l’attualità con la lente dell’ironia
- DI BARBARA SARTORI ario e Graziella quest’anno festeggiano i
cinquant’anni di matrimonio. Di crisi ne
hanno passate anche loro, come tutti. Ma ci sono coppie
che, di fronte alla crisi, rischiano di naufragare. E loro provano a ricucire lo strappo,
proponendo un programma
di incontri dove la bacchetta
magica non ce l’ha nessuno,
ma chi vuole mettercela tutta
per salvare il proprio matrimonio è aiutato a ripartire da
sé, per andare verso lo sposo o
la sposa da cui si pensava irrimediabilmente lontano.
Gianluca e Maria Rita e i loro quattro figli vivono nella
casa di famiglia insieme ai
suoceri. Età, mentalità, abitudini, criteri educativi che si incontrano e si scontrano. Nel
quotidiano ritessere di equilibri, in una fatica che è quella
dell’atleta che si allena - questa la metafora che amano utilizzare per descrivere la loro
“coabitazione” intergenerazionale - e impara sempre più
a diventare se stesso.
Riccardo Ruggeri invece è
15
M
Una delle tante coppie che con i loro bambini lo scorso anno hanno partecipato alla Camminata della famiglia in occasione della festa organizzata dal Forum.
(foto Pagani)
uno che ha girato il mondo
per lavoro, tra gli Stati Uniti,
l’Inghilterra, i Paesi scandinavi. E, vedendo cosa succede in
quelle società come effetto di
scelte politiche che hanno privilegiato l’individuo, si è confermato nella sua opinione
che fare famiglia è necessario
e conviene. Prima di tutto allo
Stato.
“Il senso di una giornata
qualunque” riletto attraverso
le esperienze di tre famiglie
“qualunque”. Non nel senso
di anonime. Ma nelle cui dinamiche tutti si possono rispecchiare. Il tema dell’educazione, visto dai genitori o dal
nonno. Il tema della relazione
di coppia, i punti di attrito, la
routine giornaliera che rischia
di essere vissuta anche dagli
sposi come una prigione da
cui si vuol scappare o in una
fredda mediocrità a cui si sopravvive. I condizionamenti
familiari e sociali che si ripercuotono sulle famiglie, talvolta sino a spezzarne l’unità.
In piazza Cavalli, domenica
pomeriggio, il tema della
“Grande festa della famiglia”
di quest’anno assumerà i volti
di Mario e Graziella Catania
dell’associazione “Retrouvail-
le”, di Gianluca Carloni e Maria Rita Castellani, responsabili dell’Ufficio diocesano per la
Pastorale familiare di Perugia,
di Riccardo Ruggeri, fine commentatore del nostro tempo
che i piacentini ben conoscono
per i suoi “camei” su Libertà,
già operaio in Fiat, quindi dirigente, oggi editore, ma anche marito - da cinquant’anni
- della stessa donna e nonno
di quattro nipotini ai quali desidera lasciare, più che delle
parole, un esempio.
Con loro parleremo di matrimoni a rischio naufragio, di
nonni, figli e nipoti che vivono
nella medesima casa e di come
conoscere il mondo possa aiutare anche ad “essere” famiglia. Si alterneranno sul palco
di Piazza Cavalli a partire dalle ore 16.30.
GIANLUCA E M. RITA CARLONI/ “Casa nostra è una palestra di conoscenza di sé”
Nonni, genitori, figli
insieme sotto lo stesso tetto
“Lasciati un pochino
disturbare dal vicino”
Di come funziona questa
continua “palestra di conoscenza di sé” - come amano
definirla - Gianluca e Maria Rita verranno a parlare alla
“Grande Festa della Famiglia”
nella giornata di domenica 15
settembre, alle ore 17, in piazza Cavalli.
“Nonni, genitori e figli: tutti
insieme appassionatamente”.
Il titolo del loro intervento rimanda al celebre film con Julie
Andrews che si ritrova a fare
da governante - e poi da mamma - a sette figli. Ma la realtà
quotidiana è ben più prosaica
che in una pellicola di Hollywood. “Le relazioni sono delicate - non nasconde Maria Rita
- però possono diventare un
aiuto per capire meglio noi
stessi e questo vale per i ragazzi come per noi adulti”.
I “giovani” Carloni coprono
un ventaglio di età tutte bisognose di attenzione. Lorenzo,
il primogenito, ha vent’anni.
Ester ne ha 18 e quest’anno finirà le Superiori. Elena fa 17
anni a settembre. E infine Aurora, 10 anni. Poi ci sono i suoceri, i genitori di Gian Luca, al
“
A lato, Maria Rita e Gianluca da fidanzati; sopra, in una foto di alcuni anni fa insieme ai figli. Accanto al titolo, con la
presidente del Forum delle Famiglie Sannita Luppi.
piano di sotto. “Per diversi anni - racconta Maria Rita - dopo
la separazione è rimasta ad
abitare da noi anche mia cognata con la figlia, ha un ottimo rapporto con tutti noi”.
Benedetti genitori!
Insomma, vivere insieme è
un lavoro, però ricco di opportunità. “Farsi disturbare” conviene, secondo Gianluca e Maria Rita, che di coppie ne incontrano parecchie, nel loro
incarico di responsabili diocesani della Pastorale familiare a
Perugia. E spesso è proprio il
“retroterra” delle famiglie
d’origine a determinare la riuscita o meno di certi matrimoni. Non a caso, ci sono diocesi
che nei corsi per fidanzati riservano incontri sul tema suocere-nuore. Ma il discorso può
valere anche al contrario.
“Quando si sposa un uomo osserva Maria Rita - si sposa
anche l’educazione che ha ricevuto e lo stesso vale naturalmente per il marito riguardo
alla moglie. Può capitare,
quando si è nervosi o stanchi,
che di fronte a una osservazione mi domandi: «Questa cosa
l’ha detta Gianluca o l’ha detta mia suocera a Gianluca?».
Ma l’orizzonte che non si deve
mai perdere - osserva Maria
Rita - è quello della coppia.
Siamo portati a scaricare le
colpe sull’altro, a dirgli « Tu
mi hai fatto arrabbiare, tu hai
detto quella cosa...», ma i sentimenti sono dentro di noi. È
da noi, allora, che bisogna
sempre partire per andare verso l’altro”.
dall’inizio. “Il nostro incontro
- rammenta Maria Rita - è legato al misterioso ritrovamento di un libriccino perduto 12
anni prima e rinvenuto in circostanze particolari”.
“Una cosa sola”
Galeotto fu un libretto
perduto a 16 anni
Rita e Gianluca - che frequentano un percorso di fede
all’interno della “Comunità
Magnificat”, nata proprio in
diocesi di Perugia - trovano
nella grazia del sacramento
che hanno celebrato la forza in
più per dare un senso a un
giorno qualunque, per tornare
al tema dell’edizione 2013 della festa. “Sul nostro anello nuziale - dicono - non c’è scritto il
nostro nome, ma la frase «una
cosa sola». Sono tre parole che
racchiudono un programma
di vita molto impegnativo: è la
frase che Gesù ripete due volte
durante l’Ultima Cena, invocando l’unità. Questa Parola di
Giovanni è quella che abbiamo
voluto come lettura del Vangelo per la celebrazione del nostro matrimonio, è stata e continua ad essere una sfida ed
una grazia per la nostra vita di
coppia”.
Del resto, la mano di Dio
sulla loro storia Gian Luca e
Maria Rita l’hanno vista sin
Torniamo indietro al settembre 1990. Maria Rita si ferma a
pregare nella chiesa di San
Manno, una delle più antiche
di Perugia. “Avvertivo il bisogno di una svolta nella mia vita, di un cambiamento, ed ero
in quel luogo sacro per chiedere al Signore un segno, un’indicazione sul da farsi - racconta -. Mi mancava un esame
prima della laurea in Pedagogia e, per il futuro, stavo considerando l’eventualità di un
dottorato di ricerca all’estero”.
Tanti amici, qualche corteggiatore. Ma nessuna storia importante. Eppure Maria Rita si
sente pronta a prendere in mano sul serio la sua vita, a una
vocazione definitiva: ma quale?
Con quella domanda nel
cuore, si trova a chiedere al Signore una Parola che la illumini sul suo futuro. Sulla panca
dove si è seduta c’è un libretto.
Lo scambia per un Vangelo, di
quelli in formato tascabile.
“
Tre piani, tutti in famiglia.
Suoceri, figli, nipoti, cognata.
Succede a casa Carloni, Perugia. Gianluca e la moglie Maria Rita Castellani - sposati da
21 anni, cinque figli (di cui
una in cielo) - ogni giorno sperimentano la bellezza e la fatica di più generazioni che vivono sotto lo stesso tetto. In
appartamenti e piani diversi,
ma dello stesso edificio.
“Lasciati un pochino disturbare dal vicino”. Maria Rita
Castellani, ridendo, dall’altro
capo del telefono, va a recuperare un detto degli antichi
Greci per fare un bilancio della sua vita di famiglia “allargata”. “È vero - ammette - non
è facilissimo condividere la
casa con suoceri, cognata, nipoti, però è un allenamento
alla condivisione, al rispetto
reciproco. E, soprattutto, ci
aiuta a metterci sempre in discussione”.
Quando ti sposi, insieme
alla persona sposi l’educazione che
ha ricevuto. Capita di domandarsi:
ma quella cosa l’ha detta Gianluca?
Oppure l’ha detta sua madre
a Gianluca?
Non guarda nemmeno la copertina. Tutta presa dalla sua
preghiera, lo afferra, lo apre e
legge: “Novena a san Francesco da cominciare il 25 settembre”. “Che delusione ebbi in
quel momento! Aspettavo una
Parola dal Signore e invece... ricorda ancora alla perfezione
cosa provò -. Guardai la copertina di quel libretto e mi accorsi che era un «pagellino», una
specie di attestato con un nome e un numero di telefono e
una serie di preghiere ai santi
francescani. Lo riposi senza interesse, quando, mi ricordai,
che quel giorno era proprio il
25 di settembre. Che strano!
«Non può essere un caso - mi
dissi -. Forse il Signore vorrà
che reciti una novena a San
Francesco?»”.
Maria Rita accoglie l’invito.
Prende il libretto abbandonato
sulla panca e inizia la novena.
Qualche giorno dopo, però, è
presa da uno scrupolo di coscienza. Forse il proprietario lo
stava cercando. Compone, non
senza imbarazzo, il numero di
telefono riportato sul “pagellino”. “Mi scusi, mi chiamo Maria Rita, credo di avere un suo
libretto”. All’altro capo della
cornetta, una voce maschile le
chiede di che si tratta. “Non è
proprio un libro, in realtà è un
pagellino con l’iscrizione al
Terz’Ordine Francescano di un
certo Gianluca”. “Gianluca sono io”. Silenzio. “Scusi, mi legge cosa c’è scritto?”. “Pagellaricordo di Gianluca, figlio di
Rolando”. “Sì, in effetti Rolando è mio padre. Ma non è possibile... Mi legge la data di
iscrizione?”. “15 gennaio
1977”. Ancora silenzio. “Strano, l’ho smarrito proprio quel
giorno. Avevo sedici anni, ero
molto emozionato. Devo averlo perso nella chiesa francescana dell’Oasi. Ma dove l’ha trovato?”. “A San Manno”. “San
Manno? Non ci sono mai stato”. In effetti la chiesa era rimasta chiusa per tanto tempo;
solo pochi mesi prima i lavori
di restauro l’avevano restituita
ai perugini. “Non so che dire...
però ci terrei tanto a riaverlo”.
“Sì, mi faccia finire la novena a
San Francesco e glielo restituisco”, promette Maria Rita.
Due anni più tardi, il 20 settembre 1992, Gianluca e Maria
Rita si sposano. “Non abbiamo
mai saputo chi abbia portato il
libretto nella chiesa di San
Manno. Però tra quelle pagine
trovammo una immaginetta
della Madonna della Rivelazione. Gianluca non la ricordava e forse non era neppure
sua, ma abbiamo immaginato
che anche Maria abbia voluto
collaborare, tacitamente, al misterioso ritrovamento”.
(prosegue a pagina 16)
16
Speciale
Mercoledì 11 settembre 2013
il nuovo giornale
GrandeFesta
della Famiglia
RICCARDO RUGGERI/ Nei Paesi anglosassoni si sono fatte scelte a misura di individuo. Con che effetti?
DOMENICA
15 SETTEMBRE
È perché conosco il mondo
che posso dire che la famiglia “conviene”
Piazza Cavalli
(prosegue da pag. 15)
È nato in una portineria di Torino
nel 1934. È rimasto orfano di padre a
13 anni. Assunto in Fiat a 18, ha scalato l’azienda fino a diventare l’artefice della fusione tra Fiat Trattori e
Ford Tractors in New Holland. Poi a 61 anni - il pensionamento forzato.
Ma non ozioso. Fonda la casa editrice “Grantorino”. Scrive saggi: “Una
storia operaia”, sulla sua vicenda
personale e professionale. “Parola di
Marchionne”. “Oscene parole”.
Con penna sagace analizza i principali eventi del nostro tempo sulle
pagine del quotidiano Libertà.
Riccardo Ruggeri è uno che il
mondo l’ha girato per lavoro, ci ha
vissuto - tutt’ora è all’estero, in Svizzera - e può parlarne con cognizione
di causa. Non a caso “Conoscere il
mondo per essere famiglia” è il tema
del suo intervento in piazza Cavalli,
domenica 15 settembre, intorno alle
17.30.
In un mondo che dice che fare famiglia non conviene - oppure che la
famiglia è finita - non è un tema un
po’ sorpassato? Ruggeri accoglie la
provocazione e ribatte con lo humour che lo caratterizza: “Io sono
poco moderno: sono sposato con la
stessa donna da più di cinquant’anni e i miei figli hanno la stessa moglie da almeno venti. Come vede,
non siamo affidabili”.
Che accade se la società
punta sull’individuo?
Al di là delle battute, il ragionamento che fa Ruggeri nasce dall’esperienza maturata - come manager - in giro per l’Europa settentrionale e negli Stati Uniti. “È proprio
perché conosco il mondo che posso
dire, a ragion veduta, che la famiglia
ha un valore”. Non ne fa un discorso morale o di fede. Da businessman
abituato a ragionare con cifre e previsioni di spesa, Riccardo Ruggeri prima che per esperienza personale
- crede nella famiglia per il ruolo sociale che riveste. Un ruolo - riflette che le è stato sottratto negli Stati
scandinavi e negli Usa, dove “si sono privilegiate politiche basate sull’individuo, con conseguenze sociali
da non sottovalutare”. Per esempio,
nel welfare. “Se oggi un bambino
che nasce è destinato a campare cent’anni, come può lo Stato mantenerlo fino ad allora? Se la persona commenta Ruggeri - è ridotta a un
costo sociale, il discorso eutanasia è
dietro l’angolo...”.
A lato, Riccardo Ruggeri; sopra, la copertina di due dei suoi saggi: uno dedicato all’analisi dei principali eventi del nostro tempo, “Oscene parole”, l’altro sulla sua vicenda personale, “Una
storia operaia”.
O, per stare vicino casa e senza andare a scomodare i valori etici del fine vita, Ruggeri si limita a un esempio concretissimo legato alla crisi
economica che stiamo vivendo. “Un
uomo separato perde il lavoro? Torna a vivere da mamma. Se i genitori
non li ha più, finisce a dormire in
macchina”. Insomma: la famiglia come potente ammortizzatore sociale.
“Io sono un sostenitore della crisi continua provocatorio Ruggeri perché se siamo intelligenti ci servirà a cambiare il nostro modello di
vita, a ripartire dalla famiglia. C’è
già un ritorno alla famiglia. Non per
motivi etici, per «bisogno»”. Una
evidenza che ne conferma il ruolo di
cellula primaria della società - capace di far risparmiare soldi anche all’erario - a dispetto di quei politici
che ancora la ritengono soltanto un
fatto privato.
sapore di un’epopea. “Lei è destinato a fare una grande carriera, in Fiat
o altrove”: sentenziò l’ingegner Enzo Ferrari, al quale Ruggeri si era
presentato nella ditta di Maranello
perché saldasse certe fatture per le
vernici rosse delle sue automobili.
Ebbe ragione. Anche se a lui questa
aurea epica attorno al racconto della
sua vita non piace. “È una storia sottolinea - che si può ripetere oggi.
Ma a San Salvario, il quartiere interetnico di Torino, e con protagonista
il figlio di un immigrato. Perché se
non hai fame... È la fame la molla
che fa scattare tutto. - riflette -. È il
dramma dell’educazione dei nostri
ragazzi: hanno tutto, sono bombardati da una serie di condizionamenti esterni che abbiamo prodotto”.
La “molla” della fame
Non dice di tornare indietro alla
sua, di infanzia. Il mini appartamento della nonna portinaia ad ospitare
anche figlio, nuora e il nipotino nato
il 6 dicembre 1934. Giusto il lavandino con l’acqua corrente e se si doveva usare il bagno bisognava uscire
in cortile. Però, di certo, quando si
conosce la realtà nei suoi aspetti più
prosaici, si affronta la vita anche con
un altro gusto. O, quantomeno, con
una dose di realismo che, nel caso di
Ruggeri, non è stato intaccato dal
successo professionale. “Nella portineria - racconta - ho avuto una scuola di vita. Ci passava gente d’ogni
genere: ne ho viste più di qualsiasi
Quanto a lui, Ruggeri non si nasconde dietro a un dito. “Devo tutto
alla mia famiglia”, riflette, ripercorrendo l’infanzia trascorsa in una
portineria di un palazzo nobiliare di
Torino. “Il nostro segreto era che ci
volevamo bene. Del resto - aggiunge
tra il serio e il faceto - lei capisce che
vivendo in dodici metri quadrati se
non ci fossimo voluti bene sarebbe
stato un vero dramma!”.
La vita di Ruggeri, figlio di operai,
lui stesso operaio, quindi impiegato,
dirigente e manager di fama internazionale, a sentirla raccontare, ha il
La portineria è stata
una scuola di vita
bambino della mia età”. Una sorta
di spaccato sociologico. “A pianterreno c’eravamo noi, la famiglia dei
portinai: vivevamo come molti immigrati oggi - rammenta Ruggeri,
che ha ripercorso la sua vicenda familiare nel libro “Una storia operaia” -. All’ammezzato, le basse professioni: l’infermiera che faceva le
punture, la modista, la levatrice. Al
piano nobile, il conte Prato Previde
con la contessa: erano gli unici a poter usare l’ascensore. Al terzo piano,
l’archietto Ettore Sottass senior, il
cui figlio - futuro guru del design pretendeva che lo chiamassi «signorino». Al quarto piano, i figli già
adulti del conte. Nelle soffitte, la servitù del conte e i mini appartamenti
affittati dagli studenti universitari,
figli di latifondisti amici del conte,
che lasciavano la provincia per venire a studiare in città”.
La Fiat di Valletta,
come una famiglia
Il papà Carlo, operaio in Fiat “conosceva francese e inglese, leggeva tantissimo” - morì a 40 anni,
malato di cuore, la vigilia di Natale
del ‘47.
Ruggeri - che aveva 13 anni - ha
ancora impresso ciò che accadde la
mattina dopo, alle 9. “Venne a bussare alla porta Maria Rubiolo, allora
responsabile della comunicazione
Fiat e stretta collaboratrice di Vittorio Valletta (fu presidente della società dal ‘46 al ‘66, ndr). Sostò in preghiera davanti alla salma, la acca-
rezzò, si girò verso mia madre e le
chiese: «Che ha intenzione di fare?
Se vuole, è assunta in Fiat. Si presenti in ufficio il 7 gennaio». Tra le
carte che ho trovato dopo la morte
della mamma, c’era il suo libretto di
lavoro: c’era scritto «Assunta il 25
dicembre 1947». Vuol dire che la Rubiolo dopo essere stata da noi era
entrata in azienda il giorno di Natale per sbrigare le pratiche”.
Fiat pensò anche a pagare il funerale e - sempre tramite la Rubiolo Valletta dispose di raddoppiare la liquidazione di Carlo Ruggeri e di
darne una parte al figlio, affidandone la gestione ad un tutore. “Il giorno del mio 21° compleanno telefonarono dalla Fiat: venga a ritirare i suoi
soldi”. Seicentomila lire, l’equivalente di 11 stipendi. Tre anni prima, anche Riccardo era entrato in azienda,
“intanto come operaio - gli aveva
detto la solita Rubiolo - poi si vedrà,
intanto tu studia molto”. Ruggeri seguì il consiglio. Di giorno a Mirafiori, la sera sui banchi per prendere il
diploma da perito tecnico.
Più che le parole,
vale l’esempio
Sono gli inizi di una carriera che lo
porteranno, da colletto bianco, a diventare dirigente. Fino a occuparsi
in qualità di amministratore delegato di varie società. E il clou, nel 1991,
con la fusione di Fiat Trattori e Ford
Tractors: nasce “New Holland”, che
nel giro di cinque anni da 2,5 miliardi di fatturato passa a 6 miliardi.
Quando, a 61 anni, un funzionario
da Londra si presenta nel suo ufficio
per comunicargli che era troppo vecchio e doveva andare in pensione peccato che quel funzionario di anni
ne avesse 67 - Ruggeri non batte ciglio. E si reinventa. La sua passione
per la scrittura, lo studio, l’approfondimento hanno dato vita ad una casa editrice, la “Grantorino”, in omaggio al Toro di Valentino Mazzola e al
modello di auto prediletto da Eastwood nell’omonimo film del 2008.
“Nella testa - dice Ruggeri - sono
rimasto quello che ero: un operaio”.
E con i nipotini si rapporta come i
suoi genitori avevano fatto con lui e
come ha sempre cercato di fare con i
figli Luca e Fabio. “Più che le parole,
l’esempio - sintetizza -. Non credo ci
sia altro modo di educare. Alle parole puoi credere o no. Ma l’esempio
ha una forza dirompente”.
Barbara Sartori
MARIO E GRAZIELLA CATANIA/ Sono tra gli iniziatori, in Italia, dell’esperienza di “Retrouvaille” dedicato alle coppie in forte crisi
Sos: il nostro matrimonio va a rotoli
Unico requisito indispensabile:
avere dei problemi, anzi dei problemi
gravi. Non le discussioni fisiologiche
nella vita di ogni coppia, ma una crisi
seria. Già scoppiata e sfociata nella separazione o molto vicina ad arrivarci.
Sembra una missione impossibile,
invece le basi per ricostruire un matrimonio a rischio naufragio ci sono.
Graziella e Mario Catania di coppie
ne hanno incontrate tante nei dodici
anni di storia dell’associazione “Retrouvaille” in Italia. Niente bacchetta
magica. Ma tanto lavoro e tanta pazienza. A partire dalla persona, “perché - sottolineano i coniugi Catania non c’è ricostruzione della coppia se
non si parte dai due che la compongono”.
Graziella e Mario saranno a Piacenza alla “Grande Festa della Famiglia”
nel pomeriggio di domenica 15 settembre, alle ore 16.30, per aprire uno
spazio su un problema che le statistiche confermano essere ormai un’urgenza: cosa succede quando nel rapporto tra marito e moglie il legame si
spezza? E come recuperarlo?
Duecento coppie l’anno
si iscrivono ai programmi
A “Retrouvaille” approdano in media duecento coppie ogni anno, tra
Si può vivere da scapoli
anche se si è marito e moglie
A lato, Graziella e Mario Catania insieme a due dei loro dieci nipoti. Sopra, l’home page del sito italiano dell’associazione “Retrouvaille”, di cui i coniugi Catania sono stati tra gli
iniziatori nella nostra penisola.
sposate e conviventi. Mica poche.
Non tutte tornano insieme, al termine
del programma. Per molte invece la
ripartenza coincide anche con l’impegno a favore di altre coppie. Sono infatti i coniugi “recuperati” ad animare i week end con cui “Retrouvaille”
dà il via al programma di dodici incontri dedicato agli sposi separati o in
grave crisi per cominciare a “ritrovar-
si”, come recita il nome scelto per l’associazione, nata in Canada nella provincia francofona del Quebec nel
1977 e poi diffusa in tutto il mondo.
“Il programma insegna un metodo,
che i due si impegnano ad utilizzare e
portare avanti nella loro vita di coppia”, puntualizza infatti Graziella Catania. Non c’è l’esperto che dà la ricetta per risolvere i problemi. C’è la
coppia come protagonista di un percorso in salita - questo è da mettere in
conto - che richiede tempo, pazienza,
impegno. Ma che permette di tirar
fuori i talenti di entrambi. E al termine del quale, raggiunta la cima, si ricomincia a camminare - stavolta insieme e con maggior consapevolezza
- verso le nuove vette che la vita mette davanti alla coppia.
“Dopo cinquant’anni di matrimonio facciamo ancora progetti. Ma non
è sempre stato così. C’è stato un periodo che tornavamo a casa la sera e
ci parlavamo solo delle cose da fare o
dei problemi dei figli. Io medico, lui
ingegnere, vivevamo praticamente
come due scapoli. Non avevamo cura della nostra vita di coppia”. Graziella e Mario hanno imparato anzitutto sulla loro pelle che il matrimonio non è dato una volta per sempre.
Serve una manutenzione continua.
Per loro, l’occasione è arrivata, 26 anni fa, con la partecipazione ai gruppi
di “Incontro Matrimoniale”, dove
coppie di sposi e fidanzati si incontrano periodicamente per crescere
nella “qualità” della loro relazione.
È all’interno di questa esperienza
che vengono a conoscenza dell’appello lanciato dall’allora vescovo di
Aosta mons. Giuseppe Anfossi nonché direttore dell’Ufficio di Pastorale familiare della Cei - di portare anche in Italia la realtà di “Retrouvaille” per le coppie in difficoltà. Così, insieme ad altre quattro
coppie - loro di Milano, tre del Piemonte, una dell’Emilia Romagna - si
mettono a disposizione.
(continua a pagina 18)
Speciale
il nuovo giornale
DOMENICA
15 SETTEMBRE
GrandeFesta
della Famiglia
QUANDO IL TERREMOTO
SCONVOLGE IL QUOTIDIANO
C
Prendete un giorno qualunque, uno di quelli belli di primavera o autunno, magari
adesso. E poi chiedetevi, chiediamoci se ne abbiamo colto il
senso? Molte volte non succede di avere il senso del significato di un giorno qualunque a
meno che la vita non ci tolga
qualcosa, piccola o grande
che sia.
In questo anno abbiamo incontrato tre persone eccezionali, che sono diventate tali
non tanto perché bravi professionisti nel settore del cibo e
vino, ma perché ci hanno trasmesso fortemente il senso di
un giorno qualunque. E tutti e
tre sono accomunati da una
faccenda che si chiama terremoto, meglio conosciuto come
il terremoto dell’Emilia.
Pane e salame a tutti:
bisogno di normalità
Gianni D’Amato con la sua
famiglia aveva il “Rigoletto”
di Reggiolo, un ristorante di
valore, premiato dalla critica e
dal pubblico. Ma oggi è ancora inagibile, mentre la Giovanna, dopo un paio di mesi, ha
riaperto la sua “Fefa” di Fina-
17
Dal sisma in Emilia al “sisma” della malattia del figlio: con Massobrio tre storie di speranza
Piazza Cavalli
os’hanno in comune
due ristoratori emiliani
colpiti dal terremoto
nel maggio 2012 che
stanno facendo rifiorire la loro attività e il papà di un
bambino affetto da una grave
malattia degenerativa? La determinazione a cercare un significato alla loro fatica quotidiana. Senza perdere mai la
speranza. Alla “Grande Festa della Famiglia” domenica
15 settembre alle ore 18.30 in
piazza Cavalli sarà il giornalista e critico enogastronomico Paolo Massobrio, presidente nazionale del Club di
Papillon, a introdurre le esperienze di Giovanna Guidetti,
Gianni D’Amato e Davide
Gibertoni. A seguire, alle ore
19.30, l’appuntamento con la
cena insieme sotto i portici
del Gotico, allestita dalla delegazione locale del “Club di
Papillon del Ducato”.
Mercoledì 11 settembre 2013
Nelle foto, sopra il giornalista e critico enogastronomico Paolo
Massobrio; a destra, Davide Gibertoni con la moglie Daniela. Sotto, Gianni D’Amato del “Rigoletto” e Giovanna Guidetti de “La Fefa” di Finale Emilia: due ristoratori colpiti dal terremoto.
le Emilia, con tanti sacrifici e
tanta volontà. Quando è arrivato il terremoto stava aspettando una comitiva festante
per una matrimonio. Che non
è mai arrivata. E lei che ha fatto? Ha preso pane e salame e
ha dato da mangiare alla gente, prima di pensare al suo
particolare. “Perché lo hai fatto Giovanna?” “Perché tutti in
questi momenti avevamo bisogno di tornare alla normali-
tà, immediatamente a qualcosa di normale”.
Ripensando alla Giovanna
mi sono venute in mente le parole di questi giorni delle monache di Azeir, in Siria: “Guardi la bellezza di queste colline,
il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che
sta per partire per militare, e ci
regala le due o tre noccioline
americane che ha in tasca, solo
per «sentirsi insieme»... E pen-
si che domani hanno deciso di
bombardarci…”.
La Giovanna, insomma un
poco s’è sentita in guerra, senza casa per parecchio tempo,
senza la sua osteria meravigliosa. Ma ce l’ha fatta, grazie
alla sua famiglia, così come ce
la sta facendo anche Gianni,
che in tutto questo periodo è
stato chiamato in giro per il
mondo dai suoi colleghi, per
cucinare.
Il sorriso di Giovanni
E che dire del terzo, Davide
Gibertoni, titolare della bottega “Cose buone” a Polesine di
Pegognaga che invece il terremoto l’ha subito con una gran
paura, senza danni.
Ma i suoi bambini li ha dovuti mandare dai nonni in Val
di Sole, e quanti strudel deve
aver fatto la nonna (io l’ho assaggiato il loro strudel, è fan-
tastico) per fargli percepire
quello che1.000 anni or sono
diceva Sant’ Hildegarda von
Bingen, oggi dottore della
chiesa: “Tutto ciò che possiamo toccare col gusto esiste
perché Egli lo ha ritenuto in
qualche modo indispensabile
per l’uomo: per l’amore totale, per la paura, per l’ubbidienza o la prudenza in ogni
occasione”.
In gusto dunque ci è dato
per essere certi di un destino
buono, in cui tutti ci possiamo riconoscere. Ma la storia
di Davide è ancora più affascinante, giacché uno dei suoi
figli, Giovanni, ha una malattia rara, la epidermolisi bollosa, detta la malattia della farfalla, per via della fragilità
della pelle. E per raccontare
come un padre e una madre,
che lavorano ogni giorno in
una bottega di cose buone
hanno accolto questo bimbo,
con gratitudine, Davide ha
scritto un libro bellissimo
(scritto anche molto bene) dal
titolo “Il Sorriso di una farfalla”. Basterebbe leggere il capitolo intitolato 8 agosto, che
è il giorno del suo compleanno per commuoversi, come
s’è commosso lui, davanti al
sorriso del suo bimbo, in
ospedale, che gli chiedeva di
partecipare alla vita.
Ora, se chiediamo come
chiederemo in piazza a Piacenza, a questo padre, madre
e ancora padre di famiglia se
c’è un senso alla giornata qualunque, sicuramente riceveremo un arricchimento.
E senza anticiparvi nulla so
già che la sorpresa sarà propria quella di aver scoperto
che non siamo soli al mondo.
Come il Creatore ha fatto Eva
per far compagnia ad Adamo,
così ci ha messo intorno tante
persone. Tanti “io” che possono avere il senso di un giorno
qualunque. O che possono rovinarlo, in nome di un’ideologia che, Dio non voglia, rischia di far saltare il mondo.
Paolo Massobrio
In uscita la settima edizione del libro per la famiglia con tanti consigli utili
“Adesso 2014. 365 giorni
da vivere con gusto”
Le monache trappiste di Azeir le ho
conosciute perché Giorgio, un collega di
Avvenire che è stato da loro per un servizio sul giornale, ha scoperto con sorpresa che avevano in convento il libro
“Adesso”, che ha la scansione di
un'agenda. E questa è stata la scintilla
per conoscerle e per aiutarle, tre anni,
con gli amici del Club di Papillon di tutta Italia, colpiti dalla loro tenacia di far
rifiorire la bellezza in un luogo così problematico.
Fra poco, uscirà la settima edizione di
quello che, fra i miei libri, rimane il più
caro. Nasce dal desiderio di portare dentro le case la bellezza, perché appunto le
giornate qualunque abbiamo il significato che si meritano. Ma cosa c'è dentro
questo libro, il cui titolo è mutuato dal
giornale che dirigeva don Primo Mazzolari e che si intitolava appunto “Adesso”.
Innanzitutto è come un diario dove
ogni pagina è arricchita da consigli e curiosità per vivere il quotidiano nella sua
bellezza e in armonia con i cicli naturali
della vita. La copertina d’autore già preannuncia questo ritorno al rapporto
quotidiano con i tempi della natura: è
una delle opere del pittore Lorenzo Perego, i cui quadri aprono ogni mese insieme alle vignette firmate da Guido
Clericetti.
Questo libro è poi un compendio di
tante conoscenze raccontate in “pillole”:
dalla cucina ai consigli per un corretto
stile di vita, alla salute dei nostri amici
animali. Ogni settimana quindi ricette -
La copertina del volume.
curate da Giovanna Ruo Berchera - della tradizione italiana rivisitate e quelle
“base” indispensabili per la cucina della
famiglia, oltre le ricette, più elaborate,
delle feste e della domenica, abbinate ai
vini giusti.
La sezione del gusto, che comprende le
consuete ricette di pesce redatte da Manuela Di Chiara e di cocktail dell'esperto
Luca Bonacini, è arricchita, in questa edizione, dal contributo del maestro Diego
Crosara, con dodici segreti dolci e alcune
interessanti lezioni di pasticceria. Utili
per la gestione della dispensa e del frigorifero, i consigli di Gabriele Crescioli; approfondimenti in fatto di barbecue e
hamburger (Gianfranco Lo Cascio), di
pesce povero e pescato (Acquario di Genova-Costa Edutainment), formaggi
(Carlo Fiori), vini (Marco Gatti), oli (Luigi Caricato) e pizza (Renato Bosco), oltre
a curiosità sulla chimica degli alimenti
(Davide Tessaro) e sull'Universo in cui
siamo immersi (Elena Notari).
E ancora: suggerimenti e idee per il
tempo libero di tutta la famiglia con insoliti percorsi artistici (Opera d'Arte),
originali proposte di “itinerari culturali”
a dimensione di bambino (Silvia Benzi),
e “su due ruote”, tra bellezza e gusto
(Andrea Voltolini). Quindi suggerimenti
in fatto di cinema (Don Lucio Guizzo) di
lettura per grandi (Luca Doninelli) e per
piccoli (Annalena Valenti).
Il lettore troverà anche consigli per vivere con stile - anche la propria casa - da
Monica Deevasis; consigli per mantenere
in buona salute i nostri amici animali
(Davide Galaverna) e il nostro verde da
questa edizione anche nella versione
“verticale” (Maurizio Lega e Davide Canepa). E la salute? Rimedi e suggerimenti da erboristi e farmacisti (Mauro Raffa e
Andrea Nicola), medici specialisti dell'alimentazione (Silvio Spinelli e Raffaella Monti) e maestri dell'attività fisica
(Roberto Maggi e Stefano Rognoni). La
sezione dei santi è stata curata da Stefano Storti. Del sottoscritto, invece, sono i
commenti che appaiono copiosi nella varie pagine, quasi per accompagnare il lettore quotidiano in una riflessione, sul
senso di una giornata qualunque.
Paolo Massobrio
INSEGNE LUMINOSE
50 ANNI DI ESPERIENZA
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18
Speciale
GrandeFesta
della Famiglia
Mercoledì 11 settembre 2013
DOMENICA
15 SETTEMBRE
Piazza Cavalli
(continua da pagina 16)
SOS: IL NOSTRO MATRIMONIO
VA A ROTOLI
L’associazione “Retrouvaille”: un’opportunità di conoscere
sé stessi come premessa per ricostruire una relazione in crisi
Studiano i programmi di
“Retrouvaille”; si formano con
i referenti dell’associazione
che arrivano dall’estero: Stati
Uniti, Canada, perfino dall’Africa. Fino alla presentazione dell’associazione, nel 2001,
e al primo week end che dà ufficialmente il via al debutto
dell’esperienza in Italia, nell’ottobre 2002, alla casa di spiritualità dei padri del Santo
Pia Marta a Cecchina, in provincia di Roma.
Da allora, i programmi si sono moltiplicati in tutta la penisola. Con una media di richieste in continuo aumento. E da
parte di coppie di tutte le età:
c’è chi è sposato da due anni e
chi da 25.
Arrivare a una profonda
conoscenza di sé
“Chi si iscrive a «Retrouvaille» - precisano Graziella e Mario - deve sapere che si tratta di
una esperienza cristiana”. Ciò
non vuol dire che sono accettate solo coppie di coniugi sposate in chiesa o “di provata fede cattolica”. È una proposta
aperta a tutti - partecipano anche coppie di conviventi - ma
le radici affondano nell’esperienza cristiana e questa premessa viene dichiarata espressamente sin dall’inizio ( “ed è
giusto che ci sia questa chiarezza”, evidenziano i Catania).
Quale la differenza rispetto ad
altri percorsi solo di taglio psicologico? “Alla base di ogni
esperienza cristiana c’è la convinzione che il perdono è sempre possibile”, spiega Graziella. Il che non vuol dire che si
tratti di un approccio buonista
o semplicistico, all’insegna del
“volemose bene”. Al contrario.
“Le fondamenta del metodo
fanno riferimento all’esperienza di Sant’Ignazio di Loyola illustra Graziella -. L’obiettivo
è arrivare a una conoscenza
profonda di quel che ciascuno
di noi vive dentro di sé”.
Conoscersi nel profondo
Vuoi perché i ritmi quotidiani impongono corse su corse
tra casa, lavoro, figli, impegni
di vario genere. Vuoi perché i
media parlano solo del “negativo” togliendo spazio ad ogni
possibile speranza. Vuoi per
un disorientamento generale
che la crisi ha accentuato. “Oggi si fa sempre più fatica a entrare in contatto con la parte
più profonda di noi stessi - riflette Graziella -. Invece, quan-
DOMENICA
15 SETTEMBRE
Piazza Cavalli
“S
arà una bella occasione per esibirci, per
farci ascoltare e condividere con tante famiglie la nostra passione per
la musica”. Davide Rocchi,
assistente tecnico all’Istituto
Romagnosi, ci anticipa qualcosa dello spettacolo che lo
vedrà protagonista, con Massimo Vetrugno, nella serata di
domenica 15 settembre.
“All’inizio accompagneremo la cena di chiusura della
Grande Festa della Famiglia
in programma alle 19.30 in
Piazza Cavalli con una musica di sottofondo; proporremo
canzoni da ascolto per rendere più gradevole il momento
conviviale. Dopo, invece,
il nuovo giornale
La testimonianza di una coppia veronese
“Ci urlavamo per notti intere
le cose più offensive”
Le coppie fondatrici di “Retrouvaille” in Italia al primo week end di Cecchina: Guido e Rinuccia Lamberto di Genola nel Cuneese (la prima coppia da sinistra); seguono Beppe e Pina Rocca di Fossano, Sante e Antonietta Mondardini di Cesena, Mario e Graziella Catania di Milano e Mario ed Annamaria
Tenna di Torino.
do provo qualcosa, che sia gioia, rabbia, tristezza, devo imparare a «dire» ciò che sto provando, a comunicarlo anzitutto con mio marito o con mia
moglie. Invece magari ci si
chiude, si resta in silenzio,
pensando che la cosa passi...”.
Esplicitare i sentimenti e leggersi dentro sono le premesse
per imparare anche a conoscersi meglio nella propria
personalità, nelle proprie reazioni di fronte a ciò che succede. È guardarsi allo specchio.
“Con l’altro è facile: ce l’abbiamo davanti! Ma per noi no evidenzia Graziella Catania -.
E difatti succede di solito che
attribuiamo al coniuge tutte le
colpe, tutti i limiti del rapporto. Mentre c’è sempre una corresponsabilità”.
Finita la “romanza”
I coniugi Catania sanno per
esperienza che quando ci si
sposa - loro lo chiamano il periodo della “romanza” - dell’altro si vedono solo le qualità. “Anche io, quando ho sposato mio marito, vedevo sì alcune cose che non mi piacevano in lui, però le ritenevo cose
di poca importanza. Mi dicevo
che poco per volta l’avrei cambiato”, rammenta Graziella.
Ma, una volta sposati, quando
la routine prende il posto della
favola, ecco che quei piccoli
nei si trasformano in grandi
difetti. “E si è portati a credere
che ci si è sbagliati, che si è
sposato una persona diversa
da quella che si credeva...”. Lasciando da parte i casi-limite
che rasentano la patologia, è la
dinamica con cui, bene o male,
tutte le coppie si devono confrontare a un certo punto della
loro storia. “La crisi è fisiologica, rientra nella vita della coppia”, fanno notare i Catania.
Ma la crisi è anche un’opportunità per crescere, per riprendere in mano l’amore che lega
i due e ripartire più consapevoli. “Il programma di «Retrouvaille» permette non solo
di leggersi per quel che si è, nei
propri limiti e nelle proprie responsabilià, ma anche di vedere i propri talenti - ci tiene a
sottolineare Graziella Catania . Quando una persona si conosce di più, aumenta anche la
propria autostima perché vede
le sue qualità. Altrimenti, si rischia che nella coppia uno dei
due - magari il più forte caratterialmente - finisca col prevaricare, togliendo «credibilità»
all’altro. Ma nella coppia uomo e donna sono alla pari, ciascuno ha i suoi pregi, i suoi talenti, ed è su questi che bisogna lavorare perché, in modo
corresponsabile, si impegnino
a far andare avanti la «barca»
del loro matrimonio”.
“Fate vacanze separate”:
così non si risolve nulla
Non c’è “noi” senza “io”, insomma. Però anche l’«io» va
visto nella prospettiva della relazione. Altrimenti succedono
dei guai. “Da noi sono arrivate
tante coppie che, prima di «Retrouvaille», hanno tentato la
strada del percorso psicologi-
co. Ma dallo psicologo bisognerebbe andarci insieme, non
da soli! - avverte Graziella -.
Altrimenti, lo psicologo lavora
sull’individuo, spinge sulla
crescita dell’autostima, fatto di
per sé positivo, ma dimenticando l’orizzonte di coppia.
Quante coppie sono arrivate
dopo aver seguito il consiglio:
fate le vacanze separate, così
potrete recuperare voi stessi...
E invece non risolvono nulla”.
Le quattro tappe
Il programma di “Retrouvaille” non svicola i problemi.
Li mette all’angolo. Si comincia con un colloquio telefonico,
“con entrambi - puntualizzano
i Catania - perché è essenziale
che entrambi accettino di iniziare il percorso; è una decisione personale, non la può prendere uno per tutti e due”.
Quindi si passa al week end.
“Succede spesso - annota Graziella - che siano giorni vissuti
così intensamente da far illudere che i problemi siano risolti. Ci sono coppie, anche già
separate, che vogliono tornare
insieme. Non bisogna prendere decisioni sull’onda dell’emozione del momento.
Consigliamo sempre prima di
finire tutto il programma”.
Al week end seguono dodici
incontri, a cadenza settimanale: è la fase del “post week
end”. Infine, c’è il “Co.Re”, ossia “Continuare Retrouvaille”,
con incontri mensili. Le testimonianze di chi ci è già passato confermano che “funziona”.
È dura, ma funziona.
“La nostra passione per
la musica dai banchi di scuola
alla Festa della famiglia”
proporremo il nostro repertorio abituale - anticipa - che
comprende canzoni italiane e
straniere dagli anni Cinquanta fino ai successi di quest’estate. Cerchiamo di offrire
a tutti, dai più giovani alle
persone più anziane, la possibilità di ascoltare le loro canzoni preferite. Ci sarà poi anche musica per ballare e, per
chi vuole, ci sarà anche la
possibilità di cantare con noi,
di fare karaoke”.
La scaletta di massima,
dunque, è già pronta, ma Davide e Massimo si prestano
volentieri ad accogliere le richieste del pubblico: “ci regoleremo anche in base alla ri-
sposta delle persone, alle loro
preferenze”. L’esperienza, per
cogliere “l’umore” del pubblico certo non manca ai due
cantanti: “suoniamo insieme
da ormai 6 anni. Ci siamo conosciuti al Romagnosi, eravamo colleghi. Con il tempo siamo diventati amici ed abbiamo scoperto di avere in comune una forte passione per il
canto - prosegue Davide - e
poiché io cantavo già da una
quindicina d’anni, ho voluto
coinvolgerlo e quindi da 6 anni ormai collaboriamo con
grande piacere”. Davide,
dunque, ha sulle spalle oltre
20 anni di serate ed esibizioni,
mentre Massimo, che oltre a
cantare, suona anche la tastiera, aveva già seguito diversi
corsi di canto prima di iniziare l’attività insieme a Davide.
L’occasione di chiudere la
“Grande Festa della Famiglia” è nata grazie ad un collega dei due cantanti, coinvolto in una delle associazioni organizzatrici della festa.
“In occasione di alcune cene
fra colleghi ci ha sentito cantare ed ha pensato a noi per
questo spettacolo. Per noi sarà un piacere chiudere questa
bella manifestazione”.
Elisa Bolzoni
Nella foto, Massimo Vetrugno
e Davide Rocchi.
Giordano e Moira, sposati da tre anni, della provincia di Verona, hanno
partecipato al programma “Retrouvaille” a Bedizzole in provincia di
Brescia nell’ottobre del
2011.
“Moira mi ha colpito
da subito - racconta Giordano -. Con lei mi sentivo
sereno e pieno di energia,
libero di essere me stesso,
era come vedere un arcobaleno dopo un temporale”. Un sentimento condiviso da Moira. “Con
Giordano mi sentivo allegra; fremevo dalla voglia
di stare in sua compagnia. Abbiamo vissuto un
lungo fidanzamento e
con il matrimonio ho assaporato la possibilità di
cominciare la nostra vita,
nuova, solo io e lui”.
E vissero tutti felici e
contenti? Niente affatto.
“Le nostre difficoltà rammenta Giordano - sono cominciate da subito:
io mi sentivo superiore a
lei, uno che non sbagliava mai, non volevo ascoltare le richieste, i bisogni
di Moira”. “Il sogno di
poter avere una famiglia
felice era già svanito - gli
fa eco la moglie -. Non mi
sentivo ascoltata. Non
un’attenzione, non una
carezza, non un bacio.
Ero delusa e reagivo buttandomi nel lavoro, ma
non riuscivo a fare finta
di niente. In casa mi sentivo soffocare, mi sembrava di vivere il clima
respirato nella mia famiglia di origine. Cercavo
continuamente di capire
ma andavamo a finire
con l’urlarci in faccia le
cose più cattive, più offensive, per notti intere”.
Ma Moira non vuole
accettare l’idea di aver
sposato un ragazzo che
non riconosce più. “Un
giorno mi confidai con
un prete che mi suggerì
l’esperienza di «Retrouvaille». Ne ho parlato con
Giordano e abbiamo deciso di provare, anche se
dentro di me pensavo che
non c’era più niente da
fare, ma almeno potevo
dire di aver provato anche questo”.
“Al weekend e durante
il post weekend ho provato forti emozioni e
un’atmosfera di positività, che mi hanno aiutato a
decidere di abbattere i
muri che avevo costruito
tra di noi, ed è nata la
speranza di poter risanare il nostro rapporto commenta Giordano - .
Sto imparando a comprendere e accettare i
sentimenti e le diversità
di Moira, e questo ci aiuta a sentirci uniti e stare
bene assieme”.
“È stata dura e a volte
lo è tuttora - dice Moira . Mi sembra di tornare al
punto di partenza quando ancora litighiamo. In
queste occasioni rivivo la
frustrazione che provavo
ai tempi della nostra crisi
più forte. Sapere che al
nostro fianco ci sono coppie che ci sostengono, mi
dà speranza, che anche
noi possiamo farcela. Sono consapevole che abbiamo ancora tanta strada da fare e che il cammino continuo in «Retrouvaille» è l’unica via
d’uscita”.
il nuovo giornale
toria di un’amicizia. O
meglio, di persone che si
sono incontrate per dare
risposta a un appello raccogliere firme per un fisco
attento ai carichi familiari,
obiettivo raggiunto nelle adesioni ma ahimè ancora disatteso nelle sfere istituzionali - e
che sono diventate amiche.
Tanto da voler proseguire
l’avventura dando vita, anche
nella nostra provincia, al Forum delle Associazioni familiari. Era l’8 febbraio 2008.
Partito con dodici realtà aderenti, ora ne conta diciannove,
che hanno iniziato a conoscersi e a collaborare a partire da
iniziative concrete. Tra queste,
un ottimo “collante” è stata
senza dubbio la “Grande Festa della Famiglia”.
A livello nazionale, il Forum nasce invece nel 1992 con
l’obiettivo di portare all’attenzione del dibattito culturale e
politico italiano la famiglia
come soggetto sociale. Nella
convinzione che la “questione
famiglia” non sia un aspetto
secondario della vita degli italiani: è in larga misura nella
famiglia che si costruiscono i
destini degli abitanti di questo Paese, è in famiglia che si
formano i cittadini di domani,
è la qualità della vita familiare
che determina la qualità della
vita dell’intera società. Una
famiglia “che funziona” è garanzia anche del buon funzionamento di tutte le istituzioni
sociali, politiche, economiche,
educative della società.
Il Forum nazionale oggi
coinvolge oltre cinquanta associazioni. A dirigerlo è il
prof. Francesco Belletti.
Sul piano locale, invece, il
Consiglio direttivo è composto da Sannita Luppi del Sindacato delle Famiglie-Sidef
(presidente), Carlo Dionedi
dell’Associazione Nazionale
Famiglie Numerose (vicepresidente), Loris Guglielmetti
del Serra Club (segretario),
Mario Tondini delle Famiglie
Nuove (tesoriere) e Gianna
Paglia de Il Circolino (consigliere).
Le associazioni che aderiscono al Forum delle Famiglie
provinciale sono: il Sindacato
delle Famiglie (Sidef), Associazione Nazionale Famiglie
Numerose, Famiglie Nuove,
Azione Cattolica, “Il Circolino”, Acli, Movimento Cristiano Lavoratori, Rinnovamento
nello Spirito, Coldiretti, Ordine Francescano Secolare, Centro Italiano Femminile, Confederex, A.Ge. di Carpaneto,
Serra Club, Associazione “Il
brutto anatroccolo”, Associazione La Ricerca, Centro Sportivo Italiano, Associazione S.
Vincenzo e Associazione “Città Bambino”.
In questi anni, hanno collaborato con il Forum per l’organizzazione della “Grande
Festa della Famiglia” l’associazione di insegnanti Diesse,
l’Istituto “La Casa di Piacenza
- Consultorio familiare” e,
quest’anno, l’Ucid (Unione
cristiana imprenditori dirigenti).
S
Il SINDACATO DELLE
FAMIGLIA è sorto nel 1982 a
Milano con lo scopo di riaffermare che la famiglia non è solo una
sfera di affetti privati, ma un soggetto sociale che svolge funzione
di pubblica utilità. Pertanto alla
famiglia devono essere riconosciuti non solo doveri, ma anche
diritti da sostenere con iniziative
politiche e riforme sociali. A Piacenza è attivo dal 2003. Ha organizzato a livello cittadino iniziative rivolte alla promozione della
famiglia e della figura genitoriale
in ambito educativo. La presidente della sezione piacentina è Rosa
Cammi.
ASSOCIAZIONE NAZIONALE FAMIGLIE NUMEROSE è nata nel 2004 per iniziativa di Mario ed Egle Sberna
di Brescia. Riunisce famiglie con
4 o più figli, tra naturali, adotta-
Speciale
GrandeFesta
della Famiglia
Mercoledì 11 settembre 2013
19
IL FORUM, UNA FAMIGLIA
DI ASSOCIAZIONI
A livello nazionale coinvolge oltre cinquanta realtà. La “rete” piacentina è nata nel 2008
A lato, il gruppo dei volontari con i due coordinatori Raffaele Perazzoli e Paolo Signaroldi; nella foto sopra di Mistraletti, la presidente del Forum Sannita Luppi insieme al giornalista Massimo
Pandolfi del club “L’inguaribile voglia di vivere”.
In questi trent’anni ha ampliato
il raggio d’azione, fedele al “Progetto Uomo” di don Mario Picchi, su cui si fonda il suo metodo
educativo. Alla prima comunità
terapeutica “La Vela” a Justiano, si sono affiancate la comunità per mamme “Luna Stellata” a
La Magnana, la comunità per
persone con problemi di dipendenza correlati a disturbi psichiatrici “Emmaus” e la casa accoglienza per malati di Aids
“Don Venturini”, entrambe alla
Pellegrina. “La Ricerca” porta
avanti servizi di prevenzione,
gruppi di auto-aiuto per genitori,
sportelli di ascolto e progetti nelle scuole; il “Gruppo Diogene” si
rivolge ai giovanissimi assuntori
di droghe e alcol. Nel 2007 in via
Lanza ha aperto il servizio Counseling. La sede principale è in
Stradone Farnese 96. Presidente
è Daniela Scrollavezza; presidente onorario don Giorgio Bosini.
L’A.GE. (Associazione Italiana Genitori), fondata nel ‘68, si
articola in gruppi locali di genitori che, ispirandosi ai valori della Costituzione e all’etica cristiana, intendono partecipare alla vita scolastica e sociale per fare della famiglia un soggetto politico.
Scatti dall’edizione 2012 delle “Grande Festa della Famiglia”: a lato, ristoro per i partecipanti alla Camminata della famiglia e l’incontro a Palazzo Gotico con Silvio Cattarina e Paolo Cevoli; sopra,
i giochi di una volta in piazza Cavalli.
ti o in affido. Si propone di salvaguardare i diritti delle famiglie
numerose; sostenere la partecipazione attiva e responsabile delle
famiglie alla vita culturale, sociale, politica; promuovere adeguate
politiche familiari che sostengano
le funzioni della famiglia e dei
suoi diritti. Responsabile per
Piacenza è Carlo Dionedi.
Nasce nel 1967 FAMIGLIE
NUOVE, figlia del Movimento
dei Focolari di Chiara Lubich.
Comprende più di 300mila aderenti e 4 milioni di simpatizzanti
nei cinque continenti. Lavora per
mettere a punto una cultura familiare costruita su quattro linee
guida: spiritualità, educazione,
socialità, solidarietà. Tutto parte
dall’impegno dei suoi membri a
vivere la spiritualità dei Focolari,
quella dell’unità. Il rapporto di
profonda unione che i due genitori costruiscono giorno per giorno
diventa un riferimento educativo
per i figli. Responsabile piacentino è Mario Tondini.
L’AZIONE CATTOLICA,
associazione di laici radicata nella Chiesa locale, da sempre è animata dall’attenzione educativa
rivolta a ragazzi, giovani e adulti. È presente in 219 diocesi con
360mila aderenti. A Piacenza è
attiva dal 1920 quando 17 circoli
si sono associati alla Società della
Gioventù Cattolica Italiana (nata a livello nazionale nel 1868).
La presidente diocesana è la
prof.ssa Elena Camminati.
Le ACLI (Associazioni cristiane lavoratori italiani) sono
un sistema diffuso e organizzato
sul territorio che promuove il la-
voro e i lavoratori, educa alla cittadinanza attiva, aiuta e sostiene
i cittadini, in particolare quanti
si trovano in condizione di emarginazione o a rischio di esclusione sociale. Contano in Italia oltre
980mila iscritti e 8mila strutture
territoriali, tra cui 4mila circoli,
105 sedi provinciali e 21 regionali. A Piacenza hanno sede in via
Beverora 18; il presidente è Roberto Agosti.
Il MOVIMENTO CRISTIANO LAVORATORI è
una realtà di solidarietà e volontariato che raggruppa coloro che,
nell’applicazione della Dottrina
Sociale della Chiesa, ravvisano il
fondamento per un rinnovato ordinamento sociale, in cui siano
assicurati, secondo giustizia, il
riconoscimento dei diritti e la
soddisfazione delle esigenze spirituali e materiali dei lavoratori.
A Piacenza ha sede in piazzale
delle Crociate 8; presidente provinciale è Umberto Morelli.
RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO è una realtà ecclesiale sorta nella Chiesa cattolica
nel 1967 negli Usa. Punta a far
riscoprire il dono dello Spirito
Santo come forza nella vita del
cristiano. A Piacenza è presente
dal 1978 col gruppo “Maria Immacolata”. In diocesi sono presenti quattro gruppi (S. Dalmazio, San Savino, N.S. di Lourdes
a Piacenza e Castelsangiovanni)
per un centinaio di aderenti. Il
responsabile diocesano è Imelde
Fornari.
Educare attraverso lo sport è la
missione del CENTRO SPORTIVO ITALIANO (CSI), la
più antica associazione polisportiva attiva in Italia, nata nel
1944 su iniziativa della Gioventù Italiana di Azione Cattolica.
Fondata sul volontariato, promuove lo sport come momento di
aggregazione sociale, ispirandosi
alla visione cristiana dell'uomo e
della storia nel servizio alle persone e al territorio. A Piacenza
ha sede a Palazzo Fogliani (via
San Giovanni 7); presidente è
Piergiorgio Visentin.
COLDIRETTI è fondata il 30
ottobre ‘44 da Aldo Bonomi, uno
dei futuri Padri costituenti, che
aveva ricevuto dall’Azione Cattolica l’incarico di occuparsi, a livello nazionale, della gioventù
rurale. Oggi Coldiretti comprende 18 Federazioni regionali, 98
Federazioni provinciali, 765 Uffici di zona e 9.812 sezioni periferiche. A Piacenza ha sede al Consorzio Agrario (via Colombo 35).
Presidente provinciale è Luigi
Bisi.
IL CIRCOLINO nasce a Piacenza nel 2004 come associazione
di solidarietà sociale, senza scopo
di lucro, per accompagnare i ragazzi nella crescita educativa e
culturale secondo la tradizione
della dottrina sociale della Chiesa. Ha sede presso l’oratorio di
Santa Maria in Torricella. Fa
parte della federazione di realtà
educative cattoliche “Le Stelle”.
L’ORDINE FRANCESCANO SECOLARE è costituito da
cristiani che, mediante una professione solenne, si impegnano a
vivere il Vangelo alla maniera di
S. Francesco, nel proprio stato
secolare, osservando una Regola
specifica approvata dalla Chiesa.
I francescani secolari in Italia sono circa 68mila, organizzati in
2.200 fraternità locali. A Piacenza sono presenti due fraternità:
presso i Cappuccini in S. Rita e
presso la basilica di S. Maria di
Campagna.
CONFEDEREX (Confederazione Italiana ex alunni ed alunne della Scuola Cattolica) nasce a
Roma nel ‘53 per sostenere la
scuola cattolica e sensibilizzare
gli ex alunni ai problemi del
mondo ecclesiale e della società.
Presidente è Maurizio Dossena.
Il SERRA CLUB, nato nel
1935 negli Usa, approda in Italia
a Genova nel 1957, grazie al sostegno del card. Giuseppe Siri.
La principale finalità del Serra
Club - che porta il nome del missionario francescano padre Junipero Serra - è sostenere le vocazioni e i sacerdoti nel loro ministero. A Piacenza è attivo dal
1991, si ritrova al convento dei
Frati Minori Francescani di S.
Maria di Campagna.
IL CENTRO ITALIANO
FEMMINILE nasce nel ‘44 come collegamento di donne e di associazioni d’ispirazione cristiana, per contribuire alla ricostruzione del Paese attraverso la partecipazione democratica, l’impegno di promozione umana e di
solidarietà. A Piacenza è attivo
dal 1945; presidente è Giuseppina Schiavi.
“LA RICERCA” è fondata a
Piacenza nel 1980 da don Giorgio Bosini per rispondere al disagio dei giovani tossicodipendenti.
L’ASS. SAN VINCENZO è
stata fondata a Parigi nel 1833
dal beato Federico Ozanam. Sotto il patrocinio di S. Vincenzo De
Paoli, si fa vicina ad anziani,
adolescenti, carcerati, famiglie in
difficoltà, ammalati, immigrati.
Presidente è Jolanda Poisetti
Maggi.
ASS. “IL BRUTTO ANATROCCOLO” nasce nel 2007 a
Piacenza su iniziativa di un
gruppo di genitori adottivi e non,
per aiutare le famiglie nei problemi del post-adozione: grande attenzione è posta ai bambini con
problemi fisici o di salute e a
quelli che all’apparenza non hanno nessun tipo di problematica
ma che comunque portano con sé
il lutto dell’abbandono, con il
quale prima o poi dovranno fare i
conti. La sede è in vicolo del
Guazzo 2 a Piacenza.
L’ASSOCIAZIONE CITTÀ BAMBINO è un'associazione di famiglie non a scopo di
lucro che opera nel settore dell'assistenza all'infanzia. Svolge
attività di tipo socio-educativo,
formativo e ricreativo. Nel periodo estivo organizza centri diurni;
nel periodo scolastico propone attività di doposcuola, gioco, laboratori artistici e musicali. Organizza attività extrascolatiche rivolte a studenti universitari interessati a trovare un'occupazione
temporanea nel settore educativo. Per le famiglie organizza incontri a sostegno della genitorialità; nel 2004 ha aperto un micronido a San Giorgio. Fa parte
della federazione di realtà educative cattoliche “Le Stelle”.
20
il nuovo giornale
Mercoledì 11 settembre 2013
Si ringrazia
per il contributo
offerto alla realizzazione
della Grande Festa della Famiglia:
COMUNE DI PIACENZA
PROVINCIA DI PIACENZA
FIOCCH I
MARKET
Podenzano