Scarica lo Speciale FdF 2013
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il nuovo giornale Settimanale Diocesi di Piacenza Bobbio Direzione e Amministrazione: Via Vescovado, 5 - 29121 Piacenza - Fondato nel 1909 Direttore responsabile: Davide Maloberti Stampa: Grafiche Lama, strada ai Dossi di Le Mose, 29122 Piacenza - Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abbonam. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 - CN/PC Aut. Trib. Piacenza n°4 - giugno 1948 - OMAGGIO www.ilnuovogiornale.it fatti per pensare DARE UN SENSO ALLA VITA DI OGNI GIORNO N° 31 2013 11 settembre SPECIALE FAMIGLIA FESTA DELLA Compie cinque anni la manifestazione promossa dal Forum delle associazioni familiari. Dal 13 al 15 settembre incontri, mostre, esperienze sul tema “Il senso di una giornata qualunque”. a vita dell’uomo si svolge laggiù tra le case, nei campi. Davanti al fuoco e in un letto. E ogni giorno che spunta ti mette davanti la stessa fatica e le stesse mancanze. C’è una burrasca che rinnova le campagne, né la morte né i grossi dolori scoraggiano. Ma la fatica interminabile, lo sforzo di star vivi d’ora in ora, la notizia del male degli altri, del male meschino fastidioso come le mosche d’estate. Quest’è il vivere che taglia le gambe...”. (Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, 1946) “L (prosegue a pag. 5) (Papa Francesco) FAMIGLIE IN FESTA Il tema dell’edizione 2013 A PAG. 2 “Pronto, sono il Papa” a sua prima telefonata da Pontefice, Papa Francesco l’ha fatta a Gianni Valente, il giornalista conosciuto in Argentina per un reportage nel 2002. L (foto Pagani) C’è un modo più immediato e acuto per descrivere un malessere che appartiene all’uomo di sempre? Non è davanti alle grandi burrasche che ci giochiamo la partita del vivere, ma è la fatica interminabile del quotidiano che taglia le gambe e pesa sul cuore di ognuno. E il disagio nasce dal non sapere per certo che c’è un senso per la vita di ogni giorno. Non è facile trovare una riUna delle passate edizioni. (foto Cravedi) sposta a questo bisogno di significato in una modernità in cui l’uomo è privo di legami forti e non è sollecitato a interrogarsi sul senso della vita, bensì a restarne in superficie, facendo finta che il malessere non esista, e illudendosi così di risolverlo. “La società contemporanea - sostiene il sociologo Salvatore Abbruzzese - si è liberata non solo della dimensione religiosa, ma anche dall’impaccio di trovare un senso all’esistenza. Il quotidiano invece non è mai banale, ma è il luogo dell’attenzione continua. È nella centralità della vita di ogni giorno che si trova il vero che bisogna seguire”. Sannita Luppi presidente del Forum provinciale delle Associazioni familiari “Dio sorprende sempre, non rassegniamoci mai”. A PAG. 3 SOS: SIAMO IN CRISI Per partecipare agli incontri dell’associazione “Retrouvaille” si chiede un solo requisito: il tuo matrimonio deve essere a rischio naufragio. Ripartendo da sé, si può ricostruire la coppia. ALLE PAGG. 16 E 18 Da Omero a Tolkien ai ragazzi di oggi: la mostra sul padre. A PAG. 14 Tre generazioni sotto lo stesso tetto. A PAG. 15 Ripartire dopo il terremoto: storie di ristoratori dell’Emilia. A PAG. 17 “Si è sempre in cerca di un significato. Anche in discoteca” Franco Nembrini, una vita tra i giovani S i alza. Raggiunge la scuola di cui è rettore. Si divide tra collegio docenti e colloqui con i ragazzi e le famiglie. Tutti i santi giorni. Eppure non conosce cosa sia la noia, Franco Nembrini. Lo studioso di Dante che dirige il complesso scolastico “La Traccia” di Calcinate, nel bergamasco, è convinto che la vera sfida del nostro tempo sia scoprire l’eccezionale che si nasconde nell’ordinario. È questa la più grande eredità che gli hanno lasciato i suoi genitori. “I giovani - riflette vanno sempre alla ricerca del significato della loro vita, an- che nelle uscite all’insegna dell’eccesso. Ma non è questa la strada che ve li conduce”. Trovare lo straordinario nell’ordinario: Franco Nembrini ne parlerà a Palazzo Gotico domenica 15 settembre alle 10. MANZI A PAG. 13 QUALE FAMIGLIA? Un uomo, una donna, una famiglia: sabato 14 settembre a Palazzo Galli il direttore del quotidiano “Avvenire” Marco Tarquinio e la giornalista e scrittrice Costanza Miriano. ALLE PAGG. 9-10 2 Speciale Mercoledì 11 settembre 2013 il nuovo giornale GrandeFesta della Famiglia Le famiglie tornano in piazza Cavalli l giornalista amico di Papa Francesco, il primo a inaugurare la serie delle telefonate inattese da parte del Pontefice argentino, proprio la sera della sua elezione. Il direttore di “Avvenire” e la giornalista divenuta famosa per aver scritto un libro dal titolo provocatorio “Sposati e sii sottomessa”, seguito da un secondo volume ancor più ardito nella proposta: “Sposala e muori per lei”. La pittrice che immortala sprazzi di quotidianità. Il preside che sfida i giovani ad innamorarsi di Dante perché portavoce dei più profondi desideri del cuore umano. Una coppia che lavora per aiutare gli sposi in crisi. Un’altra che ha raccolto la scommessa di vivere, nella stessa casa, tra generazioni diverse: nonni, genitori, nipoti. L’ex manager Fiat nato da famiglia operaia che ha girato il mondo e ha capito che senza famiglia non c’è futuro. Il papà di un bimbo affetto da una rara malattia. I ristoratori emiliani colpiti dal terremoto che si sono rimbocccati le maniche per far rinascere il loro ristorante. E ancora giochi, canti, palloncini, musica e sorrisi. In una parola: festa. Ogni anno che passa, la “Grande Festa della Famiglia” arricchisce il suo mosaico di volti e di storie. Per l’edizione numero 5, che si svolgerà da venerdì 13 a domenica 15 settembre, ha scelto un tema per nulla semplice, eppure fondamentale nelle esistenze di ciascuno di noi: “Il senso di una giornata qualunque”. Perché è nella routine quotidiana che si gioca la vera partita del vivere, quando la fatica logora, i I “Il senso di una giornata qualunque” è il filo conduttore della 5ª edizione della “Grande Festa della Famiglia” promossa dal Forum delle Associazioni familiari Nella foto di Cravedi, piazza Cavalli durante una passata edizione della “Grande Festa della Famiglia”. problemi sembrano soverchiarti, il grigio cede il passo agli entusiasmi. “Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ha”, canta Vasco Rossi. Il Forum provinciale delle Associazioni familiari con la “Grande Festa della Famiglia” vuole dare un segnale diverso, un segnale di speranza. Vuole dire che un senso c’è, anche nelle pieghe di una giornata qualunque. Per questo ogni momento del programma che caratterizzerà la tre-giorni - organizzata in collaborazione con Il Nuovo Giornale e l’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) - si configura come il tassello di un puzzle che dipana il tema al centro del confronto. Perché questa Festa In questi cinque anni di storia, la “Grande Festa della Famiglia” si è sempre proposta alla città come occasione di riflessione, di incontro, di amicizia, per dire che “fare” ed “essere” famiglia è possibile, anche oggi. Che la famiglia non è solo quella che i media ci presentano, protagonista in chiave negativa della cronaca nera o delle statistiche su divorzi e separazioni. La famiglia può essere, specie in questo tempo di crisi, la vera forza della società, il luogo dove le nuove generazioni si allenano a rapportarsi con l’altro e con il mondo, dove ci si sostiene reciprocamente, dove si fa del “welfare” anche senza risorse o sussidi. A differenza di quanto accade in altre nazioni europee, tuttavia, la famiglia in Italia non è considerata come protagonista della vita sociale. Al massimo, sezionata nei suoi componenti bambini, anziani, disabili quando vi sono - è vista come un soggetto da assistere. Eventi come la “Grande Festa della Famiglia” rivestono dunque un duplice valore. Primo, fanno vedere, concretamente, che la famiglia c’è. Secondo, tengono alta l’attenzione sulle sue potenzialità. La scelta di Piazza Cavalli, cuore della città, come luogo degli eventi principali della manifestazione, rimanda infine ad una centralità che le famiglie rivendicano anche nella civitas, non come richiesta di privilegi, ma come riconoscimento di diritti sanciti costituzionalmente eppure ancora troppo disattesi. Attenti alla realtà I temi affrontati dal 2009 ad oggi sono stati scelti dagli organizzatori guardando alla congiuntura storica, alle solle- citazioni della realtà locale e nazionale. Il primo anno si è voluto porre l’accento sull’istituto famiglia così come è descritto nella Costituzione e sul suo valore per la società, l’economia, la politica, la Chiesa. Nel 2010 si è lavorato su “Educare, opera infinta della vita”, in concomitanza con l’“emergenza educazione” denunciata da più parti. Il 2011 è stata la volta de “L’infinito desiderio di vivere”. Il 2012 ci si è concentrati su tre dimensioni fondanti della vita di ogni famiglia: amore (le relazioni), lavoro (con tutte le conseguenze negative che comporta quando viene a mancare), festa (per il significato del ritrovarsi insieme che oggi rischia di perdersi in una vaga evasione). Il tema del 2013, “Il senso di una giornata qualunque”, completa la riflessione accendendo i riflettori su quella quotidianità che genera malessere, inquietudine, che rivela stanchezze e fragilità. E dove invece occorre ritrovare il campo dove la persona - e la famiglia - possono esprimere al meglio ciò che sono. Non mancheranno spazi di intrattenimento, perché la “Grande Festa della Famiglia” si propone ai piacentini anzitutto come un appuntamento per stare insieme tra generazioni e tra famiglie, divertirsi, mettersi a tavola in un clima di amicizia. L’evento ha il patrocinio del Comune e della Provincia di Piacenza ed è realizzato grazie al supporto di sponsor e di una nutrita schiera di volontari. A tutti va il ringraziamento degli organizzatori. B. S. Dal 13 al 15 settembre incontri, mostre, giochi, musica e possibilità di stare a tavola in allegria Il programma della manifestazione L’edizione 2013 è declinata sulla formula della tre-giorni con incontri, spettacoli, giochi e momenti conviviali. Gli incontri con gli ospiti non vogliono essere delle tavole rotonde di “esperti”, ma offrire spaccati di vita dai quali attingere fiducia e speranza. Anche quest’anno sarà a disposizione un servizio baby sitter (gratuito) durante gli incontri con gli ospiti. VENERDÌ 13 SETTEMBRE Ad aprire la “Grande Festa della Famiglia” con la serata dal titolo “Papa Francesco: la fede di ogni giorno” sarà, venerdì 13 settembre, il giornalista Gianni Valente. Da redattore della rivista “30giorni”, in occasione, nel 2002, di un reportage in Argentina, ebbe l’occasione di conoscere l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Bergoglio. Ne è nata un’amicizia, mai interrotta. Tanto che, la sera dell’elezione al Soglio pontificio, Papa Francesco riserverà alla famiglia Valente una telefonata a sorpresa. Il giornalista - autore del libro “Un Papa dalla fine del mondo” - interviene alle ore 21 in piazza Sant’Antonino, intervistato dal direttore del Nuovo Giornale don Davide Maloberti. Nel corso della serata, verrà proposto anche un omaggio musicale all’Argentina, patria del Papa. In caso di maltempo, l’incontro si terrà sotto i portici di Palazzo Gotico. SABATO 14 SETTEMBRE Sabato 14 settembre alle ore 10 a Palazzo Galli in via Mazzini, messo a disposizione dalla Banca di Piacenza, si presenta il libro “Luigi Gatti. Ricordi e testimonianze”, in memoria dell’ex presidente della Camera di Commercio e dell’Ucid molto attento ai valori della famiglia. Il volume, edito da Il Nuovo Giornale, è stato scritto a quattro mani da Paolo Labati e dalla figlia Lucia. Intervengono il rag. Giovanni Salsi, che fu direttore generale della Banca di Piacenza negli anni in cui il cav. Gatti faceva parte del CdA dell’Istituto di credito, e il dott. Giancarlo Bianchini, presidente dell’associazione Assofa. Nel pomeriggio, sempre a Palazzo Galli, alle ore 17, si entra nel vivo del tema della Festa, che verrà introdotto dalla presidente del Forum provinciale delle Associazioni familiari Sannita Luppi dopo i saluti del sindaco Paolo Dosi, del presidente della Provincia Massimo Trespidi e del vescovo mons. Gianni Ambrosio. Seguono l’intervento di Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire (“Di quale famiglia parliamo?”) e della scrittrice Costanza Miriano (“Uomo e donna: alla radice della vita insieme”), autrice dei saggi “Sposati e sii sottomessa” e “Sposala e muori per lei”, moglie e mamma di quattro figli. Dalle 19, sotto i Portici del Gotico, ”Cena... in famiglia” a cura del Fo- rum. Alle ore 21 la serata prosegue con la pittrice Letizia Fornasieri: “La gloria di una giornata qualunque”. DOMENICA 15 SETTEMBRE Domenica 15 alle ore 8.45 da Piazza Cavalli parte la “Camminata della famiglia - 4° memorial Luigi Gatti” a cura del Centro Sportivo Italiano. Alle ore 10 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Gotico toccherà a Franco Nembrini, rettore del Centro scolastico “La Traccia” di Calcinate, nel bergamasco, inquadrare l’orizzonte del tema “Il senso di una giornata qualunque”. Insegnante, esperto di Dante, Nembrini è cresciuto in una famiglia speciale, quella di Dario e Clementina Nembrini, dieci figli, coppia dalla fede solida, con la quale hanno saputo affrontare le difficoltà della vita di ogni giorno (nel 2011 ne avevano parlato, sempre alla Festa della Famiglia, due dei fratelli Nembrini, Tina e Vincenzo). Alle ore 11.30, nella basilica di S. Francesco, messa con il vescovo mons. Gianni Ambrosio durante la quale sarà celebrato il matrimonio di due giovani, Alessandro e Francesca. Alle ore 13 sotto le arcate di Palazzo Gotico “Pranzo... in famiglia” a cura del Forum. Inoltre, gelati e bibite per tutta la giornata. Dalle 14.30 alle 19 trenino, bolle di sapone giganti, trucca bimbi, giochi e burattini. Alle ore 15 nei chiostri della basilica di San Francesco in via Sopramuro presentazione della mostra “Nessuno genera se non è generato. La figura del padre in Omero, Dante, Tolkien”, con lo scrittore Paolo Gulisano. Nella basilica di San Francesco sarà inoltre allestita la mostra fotografica di Giuseppe Balordi “Famiglia, custode di speranza”. La seconda parte del pomeriggio in Piazza Cavalli sarà dedicata all’ascolto di esperienze. Alle ore 16.30, presentati da Barbara Sartori, giornalista de Il Nuovo Giornale, intervengono Graziella e Mario Catania dell’associazione “Retrouvaille” (“Matrimonio a rischio di naufra- I giochi di una volta in piazza Cavalli. gio: che fare?”); Maria Rita figlio Giovanni, affetto da una malatCastellani e Gian Luca Carloni, resatia rara, e di Giovanna Guidetti e ponsabili della Pastorale familiare Gianni D’Amato, ristoratori deldella diocesi di Perugia (“Nonni, gel’Emilia colpiti dal terremoto nel nitori e figli: tutti insieme appassiomaggio 2012. natamente”); lo scrittore ed editore Alle 19.30 “Grande cena... in famiRiccardo Ruggeri (“Conoscere il glia”, a cura del Club Papillon del Dumondo per essere famiglia”). cato - delegazione di Parma e PiacenAlle ore 18.30 il giornalista e scritza; piano bar con Massimo e Davide. tore enogastronomico Paolo MassoPer tutta la giornata di domenica in brio, presidente nazionale del Club di Piazza Cavalli saranno allestiti gli Papillon, presenta le esperienze di stand delle associazioni aderenti al Davide Gibertoni, autore del libro “Il Forum. sorriso di una farfalla” sulla storia del Speciale il nuovo giornale Piazza S. Antonino ono le dieci e trenta di una sera qualunque e in casa Valente il telefono squilla. Non è la nonna che augura la buonanotte: è il cardinal Bergoglio, appena eletto Papa. “Rispose mio figlio; mi trovavo in Piazza San Pietro, intervistato da giornalisti che sapevano della nostra amicizia” racconta Gianni Valente, redattore presso l’agenzia “Fides”, organo d’informazione delle Pontificie Opere Missionarie, collaboratore della rivista italiana di geopolitica “Limes” e di “Vatican Insider”, il portale plurilingue online del quotidiano “La Stampa” dedicato all’informazione sull’attività della Santa Sede e sulle vicende delle comunità cristiane nel mondo. Venerdì 13 settembre, alle ore 21, interverrà in piazza Sant’Antonino, a Piacenza, alla Grande Festa della Famiglia, sul tema “Papa Francesco: la fede di ogni giorno”. S — Come ha conosciuto Papa Francesco? Nel 2002, in Argentina, ero impegnato in un reportage sulla crisi economica del Paese. Mi colpì la delicatezza dei padri di famiglia senza lavoro: nascondevano il dolore ai figli e piangevano di notte. Intervistai l’allora arcivescovo di Buenos Aires e da subito sentii una forte vicinanza spirituale con quel pastore che mostrava compartecipazione alle sofferenze del suo popolo. Nel tempo intraprendemmo uno scambio epistolare e nacque un’amicizia: quando si trovava a Roma, il Papa frequentava la mia casa, mentre io mi recavo talvolta da lui in Argentina. La sua tenerezza verso di me non era solo frutto di un’indole personale, ma della misericordia di Dio per i suoi figli. —Lo riteneva tra i papabili? Nei giorni frenetici precedenti l’elezione non formulavo ipotesi, tuttavia ne contemplavo la possibilità. Ho sempre pensato che se quel tesoro fosse stato conosciuto da tutti sarebbe stato un miracolo e, quando è stato pronunciato il suo nome, ho toccato con mano il bene del Signore per la sua Chiesa. La fede non è una fuga nell’irrazionale — Lei cita Papa Francesco come esempio della fede di ogni giorno. Il suo ministero ci insegna che l‘orizzonte della fede è la vita di tutti i giorni e che il soggetto della vita cristiana non è il militante, ma il battezzato che nella quotidianità è illuminato da fede, speranza e carità, come insegna il Concilio Vaticano II. Una quotidianità di cui ogni mattina il Papa parla nelle omelie in Santa Marta, offrendo un pensiero di conforto. Nel mondo milioni di fedeli si svegliano per leggere su Internet le sue parole. Mercoledì 11 settembre 2013 3 FRANCESCO: IL PAPA CHE STUPISCE E SA STUPIRSI Il giornalista Gianni Valente conobbe il cardinal Bergoglio a Buenos Aires nel 2002 in occasione di un reportage. Ne nacque un’amicizia mai interrotta. Tanto che la sera dell’elezione a Papa gli telefonò a casa Chi è Gianni Valente Gianni Valente è nato e vive a Roma. Si è laureato in storia religiosa dell'Oriente cristiano, con una tesi sui cattolici indiani malabaresi e malankaresi e la loro partecipazione al Concilio Vaticano II. È stato redattore della rivista internazionale “30Giorni”, per la quale ha anche realizzato reportage sulla vita delle comunità cristiane dalla Cina, dalla Russia e da diversi Paesi dell'America Latina e del Medio Oriente. Attualmente è redattore presso l’agenzia “Fides”, organo d’informazione delle Pontificie Opere Missionarie. Collabora con la rivista italiana di geopolitica “Limes” e con “Vatican Insider”, il portale plurilingue online del quotidiano La Stampa dedicato all’informazione globale sull’attività della Santa Sede e le vicende delle comunità cristiane in tutto il mondo. È autore dei volumi “Il Tesoro che fiorisce. Storie di cristiani in Cina” (Roma 2002); “Ratzinger professore” (San Paolo, 2008), dove ha ricostruito l'itinerario di studio e d'insegnamento percorso di Joseph Ratzinger nelle facoltà teologiche tedesche, e “Ratzinger al Vaticano II” (San Paolo, 2013). L’uomo cammina se Dio lo porta in braccio “ In alto, nella foto Afp/SIR, il Papa benedice un bimbo nel grembo della mamma in occasione della Gmg di Rio. Sopra, Papa Francesco durante un’udienza risponde con un “ok” alla folla. — Nell’enciclica “Lumen Fidei” la fede è messa in rapporto con la ragione. Aderendo al testo del suo predecessore, Papa Francesco mostra una continuità di pensiero. Per entrambi non c’è contraddizione tra fede e ragione, la fede non è una fuga nell’irrazionale o nell’intellettualistico. La verità della fede emerge nelle circostanze quotidiane, illuminando la ragione dell’uomo nell’affrontarle. — In un orizzonte materialistico come quello odierno, c’è bisogno di “vedere” e di “toccare” per credere? La dimensione sensoriale è importante, perché viviamo in una realtà materiale e perché l’Incarnazione coinvolge i sensi. Ogni discorso sulla fede svincolato dalla fisicità della vita, contiene elementi di rischio; penso ad esempio allo gnosticismo, che respinge la materia, mentre nell’annuncio cristiano Dio si incarna. L’incontro con Cristo, tuttavia, non è solo la somma di espe- rienza sensoriali: tocca i sensi, ma poi raggiunge il cuore. Il livello ultimo dell’esperienza di fede è la tenerezza interiore vissuta da ognuno nel rapporto con Gesù. Esperienza che richiede anche la partecipazione ai sacramenti e non solo i miracoli. — Eppure noi sembriamo aver bisogno di miracoli… O forse di miracolismo? Si tratta di una distorsione sociologica di questo periodo storico, di una società in cui tutto è producibile e replicabile, mentre negli anni settanta si correva il rischio opposto: spiritualizzare la fede fino a disincarnarla. L’atteggiamento miracolistico non ha nulla a che vedere con lo stupore della fede. Papa Bergoglio: uno che non sta mai fermo — La capacità di stupirsi e di stupire è una caratteristica del Papa: alla GMG ha fatto impazzire la sicurezza! PARROCCHIA SAN MAURIZIO MARTIRE PIA CASA MONS. CASTAGNETTI - ONLUS CASA PROTETTA e CASA DI RIPOSO PER ANZIANI PIANELLO VAL TIDONE L’istituto è convenzionato con l’Azienda U.S.L. rette moderate Non cerca effetti speciali. Nell’ordinario c’è apertura verso la libertà, al di là di formalismi e protocolli ingessati. Sa che la vita è stupore “ VENERDÌ 13 SETTEMBRE GrandeFesta della Famiglia Non sta mai fermo, ma non perché persegua una strategia basata su effetti speciali. Nell’ordinario non c’è solo fissismo, ma anche apertura verso la libertà, al di là di formalismi e protocolli ingessati. Sa che la vita è stupore. — È innegabile che quella di Papa Bergoglio sia una modalità diversa di presentare la fede rispetto ai predecessori. La pluralità di approcci è una ricchezza della Chiesa. Il papa è un uomo e come tale differente dagli altri: Giovanni Paolo II fu un trascinatore, Benedetto XVI un teologo del Vaticano II. Papa Bergoglio non avverte la necessità di adeguare la Chiesa a una determinata impronta umana, perché, come sottolinea, la Chiesa è del Signore. La continuità, semmai, è nella figura di Vescovo di Roma. Anche Benedetto XVI ripeteva che la Chiesa non si appoggia su se stessa, ma vive della grazia di Cristo. Il papa è solo colui che suggerisce, indica il cammino ogni giorno. — La quotidianità sembra oggi il banco di prova della fede. Perché è così difficile credere? Forse perché la fede è percepita come uno sforzo di adeguamento a criteri; in realtà ha una fonte misteriosa e una dinamica semplice, che nasce dall’incontro e dallo stupore. Le difficoltà, come capitò anche ai santi, possono presentarsi nel percorso, perché la fede comporta sacrificio e non è un patrimonio acquisito per sempre. Ma se la grazia splende, anche le difficoltà si superano. L’impegno e la costanza sono necessari, ma se l’uomo avesse dovuto raggiungere la verità solo con il suo impegno, non avrebbe avuto bisogno dell’Incarnazione. L’uomo cammina perché viene portato in braccio. — La fede può dare un senso a quella che sembra una giornata qualunque? Sì, perché si svela nella quotidianità. Il tesoro non è l’applicazione di una dottrina e di uno sforzo: ha l’aspetto della sorpresa. Un riformista, ma non un Savonarola — Come insegna la parabola, però, il tesoro è nascosto … A volte è sotto i nostri occhi e non ce ne accorgiamo. Nella vita ordinaria della Chiesa, la grazia è accessibile a tutti e non solo, come insegna Papa Francesco, alle persone culturalmente attrezzate. In Argentina ribadiva l’importanza del battesimo e del superamento di precondizioni morali o canoniche. Lo addolorava se un parroco non battezzava il bambino di una ragazza madre e interpretava il rifiuto come un tradimento al ministero sacerdotale. Per battezzare, spiegava, basta un po’d’acqua, le formule e l’intenzione dei genitori. — Gesù, nei Vangeli, valorizza l’intenzione del cuore. Sì, l’intenzione del cuore come frutto della grazia. Il cuore non si stanca di perdonare. Ciò che importa è riconoscersi peccatori di fronte al Signore. — A volte è più facile riconoscersi giudici: nella parabola, gli apostoli hanno fretta di strappare la zizzania dal campo… Gesù insegna che non possiamo da soli estirpare la zizzania e comportarci da “purificatori”: il giudizio non spetta a noi e arriverà alla fine dei tempi. Papa Bergoglio sta affrontando delle riforme in curia, ma non certo con un rigorismo da Savonarola: per lui occorre riportare la Chiesa alla sua natura e riconoscere che gli uomini sono peccatori, come lui stesso si è definito. A dimostrazione, come primo gesto dopo l’elezione ha chiesto che il popolo pregasse per la sua persona. C’è differenza tra peccato e corruzione: la corruzione è un’auto- giustificazione del peccato, che si verifica quando il peccato rifiuta di percepirsi come tale e si struttura come sistema. — Possiamo quindi imparare da peccatori? Perché no? Lo siamo tutti, il peccato non si può eliminare o cadremmo in contraddizione: Cristo è venuto a liberarci dal peccato. Giovanni Paolo I diceva che il Signore sembra permettere certi peccati affinché cosi l’uomo non si senta un padre eterno, ma venga riportato alla sua natura di creatura. Il peccato è un incentivo all’umiltà: chi viene perdonato sa che non è il salvatore di se stesso. Il peccato ha così una funzione terapeutica: libera dall’orgoglio e, liberandoti, ti apre all’altro. Anche se siamo stanchi e sono le dieci di sera: il prossimo forse può avere bisogno di noi. Silvia Manzi La casa di riposo parrocchiale, fondata da mons. Giuseppe Castagnetti nel 1934, è localizzata in una zona collinare, silenziosa e ben soleggiata, circondata da molto verde. Negli ultimi anni è stata completamente restaurata e corredata con le più moderne attrezzature per rendere più confortevole il soggiorno degli ospiti a lunga degenza non autosufficienti, singoli e coniugi. Nella cappella interna viene celebrata quotidianamente la Santa Messa. L’Istituto gestisce: una Casa Protetta per anziani non autosufficienti da n° 65 posti; una Casa di Riposo per anziani autosufficienti per n° 20 posti Vengono forniti i seguenti servizi:assistenza medica, infermieristica, riabilitativa e medico-specialistica; attività di animazione; servizi alberghieri, lavanderia, parrucchiera Viale Castagnetti, 50 - 29010 Pianello Val Tidone (Pc) - Contatti: 0523.998080 - Fax 0523.997252 - E-mail: [email protected] Internet: www.castagnetti.net 4 Speciale il nuovo giornale GrandeFesta della Famiglia Mercoledì 11 settembre 2013 GrandeFesta della Famiglia Piacenza 13-15 settembre 2013 IL SENSO DI UNA GIORNATA QUALUNQUE Venerdì 13 settembre Domenica 15 settembre • ore 21,00 - Piazza Sant’Antonino (in caso mattino di maltempo, portici di Palazzo Gotico, piazza Cavalli) • ore 8,45 Partenza della Camminata della famiglia 4° Memorial “Luigi Gatti” (a cura del CSI) • ore 10,00 - Salone di Palazzo Gotico (piazza Cavalli) “Papa Francesco: la fede di ogni giorno” Gianni Valente, giornalista, autore del libro “Un Papa dalla fine del mondo” Omaggio musicale all’Argentina, patria del Papa “Il senso di una giornata qualunque” Franco Nembrini, rettore del Centro scolastico “La Traccia” di Calcinate (BG) Sabato 14 settembre • ore 11,30 - Basilica di S. Francesco (piazza Cavalli) S. Messa presieduta da S.E. mons. Gianni Ambrosio, vescovo • ore 10,00 - Palazzo Galli (Banca di Piacenza) via Mazzini, 14 Presentazione del libro di Lucia e Paolo Labati • ore 15,00 - Chiostro di San Francesco (via Sopramuro) Presentazione della mostra “Nessuno genera se non è generato. La figura del padre in Omero, Dante,Tolkien” Paolo Gulisano, scrittore • ore 16,30 - Piazza Cavalli Barbara Sartori, giornalista, dialoga con Graziella e Mario Catania, associazione Retrouvaille “Matrimonio a rischio di naufragio: che fare?” di Piacenza-Bobbio Nel corso della messa avrà luogo il matrimonio di due giovani, Francesca e Alessandro “Luigi Gatti. Ricordi e testimonianze” Intervengono: Giovanni Salsi, consigliere Maria Rita Castellani e Gian Luca Carloni, responsabili della Pastorale familiare della diocesi di Perugia • ore 13,00 - Portici di Palazzo Gotico Pranzo in... famiglia (a cura del Forum) della Banca di Piacenza Pierpaolo Cagnani, presidente UCID di Piacenza pomeriggio Giancarlo Bianchini, presidente As.So.Fa. • ore 14,30-19,00 - Piazza Cavalli Trenino, bolle di sapone giganti, trucca bimbi,giochi di movimento e burattini per grandi e piccini di Piacenza Ai presenti verrà fatto omaggio di una copia del libro • ore 17,00 - Palazzo Galli (Banca di Piacenza) via Mazzini, 14 Saluto delle autorità Mostre “Di quale famiglia parliamo?” Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire” Famiglia, custode di speranza “Uomo e donna: alla radice della vita insieme” mostra fotografica di Giuseppe Balordi dal 15 al 29 settembre nella basilica di San Francesco Costanza Miriano, giornalista e scrittrice • ore 19,00 - Portici di Palazzo Gotico (piazza Cavalli) Cena in... famiglia (a cura del Forum) • ore 21,00 - Portici di Palazzo Gotico Nessuno genera se non è generato. La figura del padre in Omero, Dante,Tolkien 14-15 settembre nel chiostro di San Francesco dal 17 settembre al 12 ottobre alla Biblioteca Passerini Landi (via Carducci) “La gloria di una giornata qualunque” Letizia Fornasieri, pittrice “Nonni, genitori e figli: tutti insieme appassionatamente” Riccardo Ruggeri, scrittore ed editore “Conoscere il mondo per essere famiglia” • ore 18,30 - Piazza Cavalli Paolo Massobrio, giornalista e scrittore, incontra Davide Gibertoni, autore del libro “Il sorriso di una farfalla”, Giovanna Guidetti e Gianni D’Amato, ristoratori dell’Emilia, colpiti dal terremoto sera • ore 19,30 - Portici di Palazzo Gotico Grande cena... in famiglia (a cura di Papillon del Ducato - delegazione di Piacenza e Parma) Piano-bar con Massimo e Davide Arricchiranno la manifestazione della domenica: Gelati e bibite per tutta la giornata • Stand delle Associazioni aderenti al Forum delle Associazioni familiari È assicurato un servizio baby-sitter durante gli incontri con i relatori. FORUM delle ASSOCIAZIONI FAMILIARI di Piacenza il nuovo giornale Settimanale Diocesi di Piacenza - Bobbio CON IL PATROCINIO DI: COMUNE DI PIACENZA PROVINCIA DI PIACENZA Speciale il nuovo giornale GrandeFesta della Famiglia Mercoledì 11 settembre 2013 5 TANGO E MUSICA SUDAMERICANA, UN OMAGGIO A PAPA BERGOGLIO VENERDÌ 13 SETTEMBRE Piazza S. Antonino Le esibizioni dei ballerini Cristina e Gianluca Uccelli e le canzoni del gruppo folkloristico diretto da Tiziano Del Corso intervallano la serata dedicata a Papa Francesco ango e canzoni sudamericane per rendere omaggio a Papa Bergoglio, che mai si stanca di mettere in luce l’importanza di una fede vissuta con profondità ogni giorno, partendo dalle cose più semplici, partendo dalla quotidianità e dalla vita in famiglia. Venerdì 13 settembre alle ore 21 in piazza Sant’Antonino, nella serata che vedrà ospite Gianni Valente, giornalista e amico di Bergoglio, ci sarà la possibilità di “incontrare” la terra del Pontefice, l’Argentina, attraverso un’esibizione di tango e alcuni intermezzi musicali con canti popolari del Paese sudamericano. T “La danza è un modo per «essere» coppia” Come mai questa scelta? Ne parliamo con protagonisti dell’esibizione, i ballerini Cristina e Gianluca Uccelli - coppia non solo sulla pista da ballo, ma anche nella vita - e con Tiziano Dal Corso che, invece, si occuperà dell’intrattenimento musicale. Partiamo dal tango, un ballo che ha origine tra Argentina e Uruguay: “È durante la tumultuosa crescita demografica di fine Ottocento avvenuta nelle città di Buenos Aires e Montevideo che si fa strada, letteralmente «in strada», questa forma di musica e pensiero spiega Gianluca - che è un mix di culture diverse e ha dato vita a questo fenomeno popolare. Nel corso dei decenni - prosegue - il tango si è poi sviluppato e articolato in tantissime Il gruppo di giovani che si esibirà nella serata dedicata a Papa Francesco con canti e musiche della tradizione latinoamericana e i ballerini Cristina e Gianluca Uccelli che danzeranno sulle note del tango. varianti, diverse nella musica, nelle figure e, addirittura, nel ritmo musicale, tanto che oggi il tango che si definisce europeo è decisamente differente rispetto a quello argentino”. L’esibizione dei due ballerini consterà di un tango da sala europeo e un tango standard. “Ciò che vogliamo trasmettere io e mia moglie con la nostra performance - conclude Gianluca - oltre ovviamente all’omaggio nei confronti della patria di Bergoglio, è che la danza è una passione, un divertimento che è bello vivere soprattutto in coppia, è un modo per stare insieme, per sentirsi davvero una famiglia, il tema centrale di questa tregiorni di festa”. Amici con la passione per la musica e il canto Anche Tiziano Dal Corso ci anticipa i temi delle canzoni popolari che faranno da colonna sonora all’intervento di Va- lente. “L’esibizione sarà eseguita da un gruppo folkloristico composto da giovani che vivono la fede in Cristo incarnata nella passione per la musica e per il canto - evidenzia - e con questa passione vivono anche la loro amicizia. Sono Agostino Subacchi, Anna Perotti, Elisa Dal Corso, Giovanni Porcari, Laura Amodeo, Lucia Dal Corso, Paolo Bussi, Stefano Rettore e Vera Gabbiani. Oltre alle voci, a rendere ancora più coinvolgente lo spettacolo ci saranno due chitarre, un mandolino e diverse percussioni”. Il primo brano sarà “Duerme negrito”, una specie di ninna nanna popolare in cui si racconta di una madre costretta a lavorare duramente nei campi mentre il suo bambino dorme. “Questo - ci dice Tiziano - ci ricorda le difficili condizioni di vita che sperimentano ancora oggi tante persone in America Latina e riecheggiano a questo proposito le parole di Papa Francesco, il suo invito a ripartire dalla periferia, dagli ultimi”. L’esibizione verrà completata da altre due canzoni scritte da Victor Heredia, “Ojos de cielo” (occhi di cielo) e “Razon de vivr” (ragione per vivere). “Due canzoni d’amore che riportano al senso della vita, al significato profondo delle cose - rimarca Tiziano - e noi l’abbiamo inteso come amore con l’a maiuscola, l’amore che ci porta a Gesù”. Elisa Bolzoni (prosegue da pag. 1) (foto Cravedi) Trovare un senso per la vita di ogni giorno Scrivendo al direttore di questo giornale, qualche mese fa, un lettore metteva a fuoco la situazione di molte famiglie in difficoltà. Scriveva: “Si giunge al matrimonio convinti di amarsi, ma il più delle volte ci si accorge che la realtà è più complessa”, che accettare l’altro per sempre è una vera impresa. E la mentalità corrente suggerisce subito la soluzione: ci si separa convinti che la seconda volta andrà meglio, senza cercare di capire se una insoddisfazione personale, profonda, è la causa del fallimento della coppia. E nascono tante altre domande: perché la fedeltà nel matrimonio? Perché il no all’aborto se il bimbo arriva nel momento sbagliato o presenta delle malformazioni? Perché educare a un desiderio di verità e pienezza che la cultura di oggi contesta o deride? La nostra quinta “Grande Festa della Famiglia” cade alla fine dell’Anno della fede. E la fede è il grande dono che la tradizione della Chiesa indica per illuminare il cammino dell’uomo. Il cristianesimo non è una dottrina, una filosofia, una teoria di ciò che è stato o che sarà. È un incontro con la persona di Gesù Cristo. Qui sta il nodo. Una fede che non si incarna nel proprio quotidiano, che non serve a vivere, a rispondere alle urgenze della realtà, è inutile. È indispensabile invece se risponde al dubbio sull’esistenza, alla paura e alla fragilità del vivere, alla inconsistenza di ogni rapporto affettivo. Papa Francesco, nel suo incontro con la popolazione di Lampedusa l’8 luglio scorso, ha dato un nome al malessere che sta alla radice del vivere. “«Adamo, dove sei?» è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo il peccato. E Adamo è un uomo disorientato che ha perso il suo posto nella Creazione, perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio”. Aggiunge poi nella sua Enciclica “Lumen Fidei”: “La fede è la luce che tocca la persona nel suo centro, nel suo cuore, coinvolgendo la sua mente, il suo volere e la sua affettività [...] arricchisce l’esistenza umana in tutte le sue dimensioni [...] è l’opposto dell’idolatria... [...] e si mostra potente nella sua capacità di raddrizzare le storture della nostra storia e... l’uomo trova una strada stabile che lo libera dal movimento dispersivo cui lo sottomettono gli idoli”. Certo la fede non è una bacchetta magica che trasforma la realtà; è piuttosto riconoscere la presenza di Dio nella propria vita e che si trasmette con la vita. “Sarà allora come quando in una stanza buia noi accendiamo una luce - è ancora efficace l’immagine usata nel 1973 da Paolo VI -. Nulla è cambiato, ma tutto è illuminato: ogni cosa mostra la sua forma, la sua posizione, i suoi colori, il suo scopo, il suo ordine, e chi dimora nella stanza rischiarata guarda, distingue, ammira, usa le cose rese a lui presenti in una definizione loro propria”. Molte delle esperienze che ascolteremo nella nostra Festa raccontano di un cammino che permette di non soccombere al male di vivere che oggi devasta l’esistenza di molti e propongono di guardare la realtà tutta intera, per scoprire che la vita è un camminare - non da soli - verso il Destino per il quale siamo stati creati. Sannita Luppi presidente del Forum provinciale delle Associazioni familiari I APERT ATO B A S E ANCH TINA! 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Anche la fatica troverà il senso “D — La Grande Festa della Famiglia a Piacenza compie cinque anni. Non è fuori moda parlare di famiglia, di fronte a una cronaca che ci presenta tante violenze maturate tra le mura domestiche e all’aumentare progressivo di separazioni che registrano le statistiche? Proprio oggi in cui si vedono gli effetti perversi di una società fatta da individui anziché da persone, è un gesto di vita offrire la possibilità di una “Festa della famiglia”, incontrando persone che hanno la speranza nel cuore, raccon- apre la porta alla vita eterna, alla pienezza della vita nella comunione con Dio. La spiritualità del quotidiano ci aiuta non essere mai solo spettatori, e tanto meno indifferenti. Ci aiuta ad appassionarci alla vita così come essa si presenta, ad amarla in ogni momento, sapendo che quel momento non è chiuso in se stesso ma è aperto alla pienezza, ci aiuta a vivere la vita come dono da accogliere giorno dopo giorno e come impegno da far fruttificare con entusiasmo. Sopra, mons. Ambrosio interviene alla edizione 2012 della “Grande Festa della Famiglia” (foto Pagani). A destra, ad un incontro dei bambini delle Materne. “ “ esidero ringraziare vivamente coloro che hanno dato vita alla Grande Festa della Famiglia qui a Piacenza: sono persone e gruppi che, insieme, si impegnano per aiutare tutti a riconoscere il senso stesso della vita e della persona umana che si esprime nella realtà della famiglia”. Sin dal 2009, l’anno del debutto, il Vescovo mons. Gianni Ambrosio è tra coloro che ha creduto nella bontà di una proposta come la “Grande Festa della Famiglia”. Che ci sia bisogno di offrire spazi di riflessione e luoghi di incontro che dicono - con la vita prima che con le parole - che la famiglia è il cuore della società, come della Chiesa, pare ci sia un disperato bisogno man mano che gli anni passano. Ecco perchè - evidenzia mons. Ambrosio una manifestazione come quella organizzata dal Forum delle associazioni familiari non passa mai di moda, nonostante il tempo che scorrre. Mons. Ambrosio anche quest’anno parteciperà alla tre-giorni. Sarà presente all’apertura dei lavori, sabato 14 settembre a Palazzo Galli, alle ore 17. E presiederà la messa domenica 15 nella basilica di San Francesco alle ore 11. Una messa che - novità del 2013 - racchiude un avvenimento speciale: sarà infatti celebrato il matrimonio di due giovani, Alessandro e Francesca. È L’ESSERE FEDELI NELL’ORDINARIO CHE RENDE LA VITA STRAORDINARIA Accendere la lampada della fede ogni mattina Abbiamo cura per la famiglia e per la sua missione particolare nella società? tando esperienze che hanno un orizzonte grande e guardano al futuro. Il Forum delle famiglie non ignora e non vuole nascondere il fatto che oggi la famiglia, costituita nel matrimonio di un uomo e di una donna, è segnata da molte difficoltà, è attraversata da molti fattori di crisi. I modelli di vita che vengono offerti dalla società penalizzano la famiglia, la rendono fragile. È trascurata dalle politiche della società, non è rispettata nei suoi ritmi, non è sostenuta nei suoi impegni. Troppo facile puntare il dito su situazioni che si vivono all’interno delle mura domestiche quando abbiamo fatto terra bruciata attorno a quelle mura che, come ben sappiamo, non sono affatto mura. Più che puntare il dito, dovremmo chiederci se abbiamo una particolare cura per la famiglia e per la sua missione nella società. La “Grande Festa della Famiglia” ha il coraggio di porre questo interrogativo, ha il coraggio di dare voce alle famiglie, troppo dimenticate. La spiritualità del quotidiano — Quest’anno la festa ha scelto come slogan “Il senso di una giornata qualunque”. Cosa le suggerisce questo titolo? Rispondo citando a memoria, quindi con qualche approssimazione, una frase molto significativa di Esther Hil- lesum, la scrittrice olandese di origine ebraica, morta ad Auschwitz nel 1943, vittima della Shoah: “Oggi ho imparato una cosa importante: dovunque ci troveremo dobbiamo esserci con tutto il nostro cuore. Se il cuore è altrove non saremo capaci di dare abbastanza”. Dobbiamo esserci con tutto il cuore in ogni luogo e in ogni momento, perché senza il cuore non diamo abbastanza, cioè non viviamo bene, non viviamo in modo fecondo e in modo gioioso. Questa “spiritualità del quotidiano” corrisponde bene a ciò che troviamo scritto nel Vangelo: “Sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25,21.23). Le parole del Vangelo affermano la dignità di ciò che, a prima vista, appare piccolo. Anzi affermano che quel “poco”, vissuto bene, nella fedeltà, “con tutto il cuore”, come ha detto Hillesum, ha una valenza straordinaria, addirittura escatologica: “prendi parte alla gioia del mio padrone”, alla gioia di Dio, alla sua vita di amore. Questo “poco” è davvero grande se vissuto bene: la fedeltà rende straordinario il poco, l’ordinario, il quotidiano, persino il “qualunque”. Perché è nel poco che la persona manifesta la propria interiorità e la propria autenticità, vive di ciò che è, nella verità del quotidiano, non nell’apparenza, non nei facili entusiasmi simili a fuochi d’artificio. Ogni giorno è l’”oggi”della vita, quella vita quotidiana che — Anche per il Vescovo c’è una fatica legata alla routine, agli impegni quotidiani. Cosa la aiuta ad affrontarla? Sì, c’è per il Vescovo la fatica del quotidiano, come c’è per tutti. Cerco innanzi tutto di accendere la lampada, e cioè di illuminare con la luce della fede i fatti che accadono e soprattutto i volti delle persone che incontro. La luce consente anche di arrivare a cogliere il filo spesso nascosto – ma è un filo d’oro – che tutto tiene unito e tutto collega, anche i momenti della fatica, quando il cuore è stanco: così gli eventi, le parole e i volti assumono un significato preciso, sono come una manifestazione dell’invisibile, una epifania di Dio nel quotidiano, nell’istante, nell’incontro. In questa luce della fede che illumina la fatica del quotidiano, emerge l’atteggiamento della gratitudine davanti al dono della vita, del tempo, della relazione: la luce della fede genera lo stupore e lo stupore ci aiuta a rendere leggera e solida la vita. a cura di Barbara Sartori Sposarsi alla Festa della Famiglia: coincidenza o Provvidenza? enticinque anni lei, trentacinque lui. Una quasi oculista di Piacenza e un dottore commercialista di Parma. Alessandro Simonazzi e Francesca Periti hanno deciso, dopo tre anni di fidanzamento, di sposarsi il 15 settembre 2013. Proprio nel giorno in cui a Piacenza si celebra la “Grande Festa della Famiglia”: stessa ora, stessa chiesa, la basilica di San Francesco. Un gesto così semplice ma così rivoluzionario allo stesso tempo, in un’epoca in cui la normalità è la vera trasgressione. Non si sentono così speciali da diventare i protagonisti di un’intervista, Alessandro e Francesca. Ma la concomitanza del loro matrimonio con la messa che rappresenta il cuore della tre-giorni di festa è troppo eclatante per non voler conoscere la coppia che - suo malgrado - si è ritrovata “dentro” il programma dell’edizione 2013. E pensare che, prima di conoscere la sua futura moglie, Alessandro immaginava un matrimonio alla presenza dei soli genitori e testimoni, su una barca, possibilmente in acque internazionali... Le vie del Signore sono davvero infinite. V — Alessandro, Francesca, com’è nata invece l’idea di sposarvi in occasione della “Grande Festa della Famiglia”? Alessandro Simonazzi e Francesca Periti avevano scelto per il loro matrimonio la data del 15 settembre 2013 e la basilica di San Francesco. “Quanta gente pregherà per noi quel giorno!” È stata una vera e propria coincidenza: sia noi che gli organizzatori della Festa avevamo scelto la stessa chiesa nello stesso giorno per le rispettive cerimonie. Dopo un iniziale momento di smarrimento da ambo le parti, ci è stato chiesto di unire le due celebrazioni. Abbiamo deciso di accettare… e non neghiamo che il pensiero di quante preghiere avremo così nel nostro giorno più importante è stato dirimente! — Che significato ha per voi sposarvi il giorno della “Grande Festa della Famiglia”? Confidiamo di esserne degni rappresentanti, creando una famiglia nel senso più pieno della parola, nel rispetto dei valori con i quali siamo cresciuti, cioè una famiglia cattolica. Tutto questo, in un’epoca in cui si tendono ad affermare forme familiari diverse e alternative come normali, per noi ha un significato molto importante e di testimonianza. — Come vi siete conosciuti? Se non è una domanda troppo indiscreta… Francesca: Al matrimonio di una coppia di amici, Alessandro mi ha visto e, anche se lui nega fino alla morte, è rimasto folgorato come sulla via di Damasco! Alessandro (con un sorriso): Vabbé, lasciamoglielo credere… — C’è un luogo che ha rivestito un significato particolare nella vostra storia? Sì, il monastero sull’isola Orta-San Giulio, nel Novarese. Lì, fuori dal trambusto quotidiano, ci si può fermare a ritrovare il rapporto con Dio attraverso donne straordinarie che dedicano la loro vita alla preghiera. Da qui è nata una vera e propria amicizia con le monache, che continua tuttora nel Monastero di San Raimondo a Piacenza, dove abbiamo conosciuto Madre Maria Emmanuel - una monaca benedettina proveniente proprio dall’isola - con la quale è nata un’amici- zia profonda e che per noi è una guida spirituale preziosa. — Cos'è per voi una famiglia? Una famiglia deve essere composta da un uomo e una donna, ed è per noi il motore del mondo, senza di essa la società si autodistrugge. È un bene prezioso da preservare senza scendere a compromessi. — E il matrimonio come lo vedete nel vostro percorso insieme? Per noi due dev’essere sempre visto come una tappa fondamentale della vita, ma non si deve cadere nell’errore di considerarlo come un punto oltre il quale inizia una fase di vita dove tutto è dato per scontato: la famiglia va costruita con amore e con dedizione giorno dopo giorno. Alessandro: Francesca ci tiene a dire che lo vede come una grande festa degli sposi, dei parenti, degli amici e di Dio! Emblematica, in questo senso, ne è la parabola del figliol prodigo, che sarà il vangelo del 15 settembre, giorno delle nozze, in cui la festa grande “con il vitello grasso” è la risoluzione della vicenda. — Che consiglio dareste a chi non si vuole sposare per paura? Alessandro: Quando ci si ap- Alessandro Simonazzi e Francesca Periti. presta a compiere un passo così importante è inevitabile sentire un po’ di paura; l’importante è non esserne paralizzati e non pensare troppo alle rinunce, quanto piuttosto a ciò che di bello e di inaspettato può scaturirne. — Dove vivrete? Vivremo a Piacenza, perché è equidistante dalle rispettive sedi di lavoro, Parma e Pavia. Questo ci costringerà a viaggiare ogni giorno, ma ci permetterà di ritrovare il nostro nido familiare ogni sera al ritorno a casa. È un sacrificio, ma per la famiglia siamo felici di farlo... — Francesca, come concilierai il lavoro di medico con la vita familiare? Il mio obiettivo è riuscire a non mettere mai in secondo piano la famiglia, che per me è la cosa più importante. Spero comunque di conciliare la vita ospedaliera di specializzanda e quella privata il più possibile, anche se i turni di 12 ore, diurni o notturni non mi mancano. Vorrei fare questo magari anche a costo di sacrifici, che però, se fatti in un’ottica di bene per il proprio “nido”, saranno certamente più lievi. Francesca giura che non farà mai trovare al marito una cena a base di brioche e cappuccino, come invece è solita fare per sé quando esce dal turno in ospedale. Alessandro, un po’ scettico, confessa di essersi già cautelato stipulando una convenzione con l’autogrill di Fiorenzuola.. Laura Gotti Tedeschi Speciale il nuovo giornale GrandeFesta della Famiglia Mercoledì 11 settembre 2013 ogni settimana c’è chi racconta i fatti in modo nuovo il nuovo giornale Settimanale - Diocesi di Piacenza - Bobbio DOMENICA 15 SETTEMBRE VIENI A TROVARCI al nostro stand alla Grande Festa della Famiglia Domenica 1 5 NUOVI ABB ONAMENTI A 30 EURO * Una ricca * con uno sco Ogni venerdì in edicola Abbonamento annuale: ordinario euro 47 d’amicizia euro 50 sostenitore euro 70 benemerito euro 100 on line euro 30 proposta editoriale nto di oltre il 30% Per gli abbonamenti all’estero, contattare direttamente i nostri uffici Come abbonarsi • con il bollettino sul c/c postale n. 14263297 intestato a Il Nuovo Giornale • con un versamento bancario su uno dei seguenti conti: Banca di Piacenza, cod. IBAN IT36D0515612600CC0000003961 Cariparma e Piacenza, cod. 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Nella presentazione Paolo sottolinea come la richiesta di un libro che parlasse attraverso il linguaggio delle fotografie, degli scritti e delle testimonianze sulla vita dello storico Presidente della Camera di Commercio, gli era stata fatta dallo stesso alcuni anni prima della sua scomparsa. La struttura del libro assume la distribuzione del contenuto in capitoli che si richiamano e si completano a vicenda per appagare la mente che legge, vede, ricostruisce, ricorda e il cuore che prova emozioni insieme al sentimento di orgoglio per la storia di una persona che ci onora. Lucia e Paolo hanno raccolto, con costanza e pazienza, la documentazione, curato l’impaginazione, la stampa e tutte le altre operazioni relative alla pubblicazione, sorretti in questo lavoro, non facile, dall’impegno a continuare sul percorso di valori tracciato da Luigi Gatti, per una migliore qualità del futuro. Valori come la fede, la solidarietà, la laboriosità, l’amore alla famiglia, la trasmissione dei segreti della vita da una generazione all’altra, meritano di essere comunicati per inserirli attraverso questo libro, come tassello importante, nel mosaico del tempo. il nuovo giornale GrandeFesta della Famiglia Nelle foto, Luigi Gatti con la moglie Laura Guarracino; il cardinal Tonini gli consegna l’Antonino d’Oro; in Banca di Piacenza con l’avv. Corrado Sforza Fogliani e Giovanni Salsi, allora rispettivamente presidente e direttore dell’istituto di credito. A lato, Paolo e Lucia Labati, autori del volume e la copertina del libro. conoscenza della storia di un grande uomo, spesa a favore della famiglia, della comunità e del territorio, da consegnare alle generazioni future. TRA FATTI DI CRONACA E RICORDI PERSONALI. Lucia aveva avuto modo di conoscerlo alle feste di “Santa Lucia” che annualmente la Camera di Commercio organizza per i figli dei dipendenti. Il Presidente ha sempre avuto un riguardo per i giovani sostenendo il loro inserimento nel mondo del lavoro con consigli, gesti con- creti e raccomandazioni: “Giovani se avete mille lire in tasca non prendete il caffè, ma comprate un giornale”. I ricordi, le immagini, le parole e l’attualità s’intrecciano nella trama di questo volume, che vuole “far memoria” dello stesso. L’interpretazione, in alcuni punti molto personale, trova giustificazione nel desiderio di comunicare la stima e l’affetto reciproco, l’emotività di chi le ha vissute a suo fianco, di chi ancora si sente parte di quell’esperienza. Gli autori ringraziano la famiglia per la fiducia concessa e coloro che hanno permesso con il sostegno finanziario, la realizzazione di questa pubblicazione che vuol essere un contributo per una maggiore COM’È STRUTTURATO IL VOLUME. Nove i capitoli del libro: 1. La famiglia e gli affetti, 2. Uno storico imprenditore, 3. Il ruolo sociale: l’uomo dal cuore d’oro, 4. L’impegno politico, 5. Una presenza importante nella Banca di Piacenza, 6. La presidenza alla Camera di Commercio: il fulcro da cui si irradiano tante altre attività, 7. Le Associazione di Categoria, 8. L’impegno per il territorio, 9. Ricordi che scrivono una storia che continua. Oltre alla famiglia Gatti, hanno contribuito alla realiz- zazione dell’opera la Banca di Piacenza, La Coopeativa di Garanzia fra commercianti e l’Ucid. IN OMAGGIO UNA COPIA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE. Come sopra accennato, alla presentazione che si terrà a Palazzo Galli interverranno, oltre agli autori, Giancarlo Bianchini, presidente della Camera di Commercio dal 1976 al 1983, Giovanni Salsi, già direttore della Banca di Piacenza e Pierpaolo Cagnani, Presidente Ucid. Coordinerà l’incontro il direttore del Nuovo Giornale don Davide Maloberti. Al termine i presenti saranno omaggiati da una copia del libro. La mostra fotografica sarà allestita nella basilica di S. Francesco in occasione della “Grande Festa della Famiglia” al 15 al 29 settembre, nel contesto della “Grande Festa della Famiglia”, la basilica di San Francesco apre le sue porte alla mostra fotografica di Giuseppe Balordi dal titolo: “Famiglia, custode di speranza”. Inizialmente, per l’occasione, si era pensato di riproporre la mostra: “Donna, sposa e madre” realizzata lo scorso anno presso la basilica di Sant’Antonino, ma poi si è optato per un nuovo tema che vedesse la “famiglia” come protagonista. Prendendo ispirazione dal libro di Benedetto XVI “La Famiglia - Futuro della chiesa e della società”, Balordi, cerca di cogliere in 24 scatti, la gioia dello stare insieme di madri, padri e figli, in diversi momenti della giornata: una madre che lavora con accanto il figlio, due sposi che riscoprono la bellezza del matrimonio vissuto nella fecondità e nella gratuità dell’amore, una nonna che si reca all’asilo a prendere i nipotini, una famiglia che si rilassa e si diverte al mare insieme ad amici e parenti oppure una coppia che resta unita nonostante le avversità della vita, nella buona e nella cattiva sorte. D La vita quotidiana catturata dall’obiettivo fotografico Tutti esempi semplici, che hanno come soggetti fotografici persone vicino alla chiesa e membri stessi della famiglia del fotografo, che descrivono momenti di vita quotidiana, di gioia e di preghiera, in cui compaiono più generazioni a confronto unite da forti valori cristiani. Le foto realizzate in modo analogico e stampate in bianco e nero su carta baritata, hanno una grande forza comunicativa, infatti l’assenza del colore fa emergere maggiormente la sensibilità del fotografo e la sua forza Nelle foto di Balordi la famiglia, custode di speranza Tre delle immagini in mostra nella basilica di San Francesco: Balordi ripercorre momenti quotidiani e diverse stagioni della vita della famiglia. espressiva. Il contrasto fra luci e ombre dà rilievo ai volti, ai particolari che Balordi vuole sottolineare. Sopra il letto, il quadro della Sacra Famiglia in Egitto Attraverso un percorso cronologico, che descrive vari momenti della vita di una famiglia, la mostra tende a far emergere la speranza nel futuro e il credere ciecamente nella Provvidenza e nell’aiuto di Dio delle famiglie cristiane. In un’epoca in cui la famiglia sta vivendo un grave periodo di crisi, è sottoposta a ricorrenti tentativi di discredito, si trova sempre di più in difficoltà, viene rimpicciolita, poco aiutata e spesso si mette in discussione la sua tradizionale identità, la mostra vuole essere una testimonianza per le famiglie d’oggi e anche un riconoscimento ai genitori che si dedicano con costanza e altruismo alla famiglia per i propri figli. Tra le varie, foto spicca sicuramente quella conclusiva in cui Balordi fotografa un talamo nuziale e alla parete un quadro che raffigura la Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto: Maria con il bambino su un asino guidato da Giuseppe che procede a piedi, simbolo di una tipica famiglia cristiana che affronta, insieme, le avversità affidandosi all’amore di Dio. Maria Binelli Speciale il nuovo giornale SABATO 14 SETTEMBRE Palazzo Galli “I o parlo per ver dire, / non per odio d’altrui né per disprezzo”. È un verso di Francesco Petrarca a fare da guida, da sempre, a Marco Tarquinio - direttore di Avvenire dal 2009 - nel suo lavoro di giornalista. Montanelli lo ripeteva: l’oggettività nell’informazione non esiste; c’è un occhio - un punto di vista - che legge, riporta, riferisce il fatto che accade. Non è scandalosa, questa premessa. “Purché l’occhio, nel riportare, sia onesto. Perché, se nel raccontare la realtà non sei onesto, finisci col perdere di vista chi sta al centro della realtà, vale a dire gli uomini e le donne che la vivono”. Marco Tarquinio si dice fiero di dirigere un giornale “che ha nome e cognome”. Che non ha paura di dichiarare espressamente il suo punto di vista (“quotidiano di ispirazione cattolica”, si legge sotto la testata). Che vuol “fare rumore”, per prendere in prestito l’esortazione che Papa Francesco ha fatto ai giovani piacentini ricevendoli in udienza. Avvenire si sta battendo con forza su tanti fronti: la lotta al dilagare incontrollato del gioco d’azzardo, le speculazioni nelle terre del Mezzogiorno, la “compravendita” sulla vita legata agli uteri in affitto piuttosto che i diritti dei disabili gravi. Il filo conduttore è uno solo: la persona, la sua dignità, il suo essere in questo mondo non per caso. Uno dei temi all’ordine del giorno - su cui serve un’informazione onesta - è oggi anche quello relativo alla famiglia. “Di quale famiglia parliamo?” è non a caso il titolo dell’intervento assegnato a Marco Tarquinio - a partire dal suo osservatorio di giornalista - nella cornice della “Grande Festa della Famiglia”, sabato 14 settembre alle ore 17 a Palazzo Galli. Non c’è solo del marcio in questo nostro mondo Marco Tarquinio si definisce “uno che cerca di raccontare la realtà”. E che lo vuol fare “da cristiano”, ossia con la consapevolezza che la parola contribuisce ad agire sulla realtà, a mutarne la percezione, in qualche modo anche a “crearla”. Pensare che, da ragazzo, voleva scrivere poesie. “Mi sono ritrovato invece a fare la prosa che più prosa non si può - dice scherzando - perché un giornale il giorno dopo è già vecchio, GrandeFesta della Famiglia Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio spiega le ragioni dell’impegno a favore della famiglia rammenta Tarquinio -. Poi, anni dopo, quando sono diventato direttore di un giornale, ho cercato di fare in modo che vi si raccontasse anche quella parte di vita e di umanità che va nel verso giusto. Ed è tanta, davvero tanta - assicura -; se il mondo fosse solo quello che raccontiamo nei giornali, sarebbe finito da un pezzo!”. Dal gioco d’azzardo all’utero in affitto A lato, nella foto di Mistraletti, Marco Tarquinio insieme alla moglie in occasione di un incontro a Piacenza nel 2011. Sopra, lettori di Avvenire alla Settimana sociale (foto Siciliani-Gennari/SIR). IL GIORNALISTA CHE AMA PETRARCA Il motto che lo guida: “Io parlo per ver dire, /non per odio d’altrui né per disprezzo” Marco Tarquinio, classe 1958, umbro, cresciuto nell’Agesci, è sposato e ha due figlie. È giornalista professionista dal 1988. Ha cominciato la sua carriera a “La Voce”, settimanale cattolico umbro, prima di passare al “Corriere dell’Umbria” di Perugia, quindi a Roma a “La Gazzetta”. Nel 1990 entra al “Tempo” dove rimane fino al 1994, diventando capo della redazione politica ed editorialista. Chiamato da Dino Boffo ad “Avvenire” nel 1994, è stato caporedattore centrale e della redazione romana del quotidiano, poi dal 2007 vicedirettore a Milano a fianco di Tiziano Resca, infine dal 3 settembre 2009 vicedirettore responsabile. Nel novembre 2009 ha assunto la direzione del quotidiano. — Com’è nata la passione per questo mestiere? C’è una frase che la guida da sempre in modo particolare nel suo lavoro di giornalista e, ora, di direttore? Ho sempre cercato di capire il mondo e di avere chiaro quello che accade attorno a me. E mi piace scrivere, comunicare quel che ho appreso e che sento. Da ragazzo mi dicevo, e dicevo agli amici, che volevo “vivere scrivendo”. Ci sono riuscito. E ho avuto la fortuna di trovare, nei giornali dove ho iniziato la mia carriera, buoni maestri del mestiere. Ma la frase guida, che mi fa compagnia da tempo, non è di un cronista. Sono due versi di Francesco Petrarca: “Io parlo per ver dire, / non per odio d’altrui né per di- da buttare. Però il giornale può aiutare le persone ad aprire gli occhi su quel che accade. È la consapevolezza che cambia il mondo - commenta il direttore di Avvenire -: bisogna ripartire da qui”. Cav. Franco e Figli Laterizi in genere e trasporti edili PAVIMENTI E RIVESTIMENTI DELLE MIGLIORI MARCHE Posa in opera specializzata La finestra per tetti IL PARTNER MONDIALE DEI COSTRUTTORI SEDE: 9 “Amiamo l’umanità e la verità. Per questo non possiamo tacere” ZEPPI COLLANTI Mercoledì 11 settembre 2013 CAMINETTI via Radini Tedeschi, 42 - Piacenza Tel. 0523.593435 r.a. - Fax. 0523.591768 ESPOSIZIONE: via Conciliazione, 58 - Piacenza Tel. 0523.593284 - Fax. 0523.594130 MAGAZZINO: via Radini Tedeschi, 35 - Piacenza Tel. 0523.578217 - Fax 0523.591768 MAGAZZINO: via Rigolli, 54-56 - Piacenza Tel. 0523.593169 - Fax 0523.609029 Peccato che, a leggere i giornali, a sintonizzarsi sui tg, oggi la sensazione che si prova è come minimo la disillusione, davanti a questo mondo e a chi lo popola. Quando non la paura. O il disgusto. “Noi però cre- sprezzo”. — Ad “Avvenire” come è arrivato? Per scelta, dopo aver fatto un buon tratto di strada lavorando in altri quotidiani. Lo conoscevo da lettore, ma ho capito subito che era un giornale come tutti gli altri eppure con qualcosa di speciale. In un Paese come il nostro, dove quasi tutte le testate si dichiarano “indipendenti”, ho sperimentato - e ora, da direttore, mi sento impegnato a confermare che le pagine del giornale nazionale d’ispirazione cattolica sono il posto giusto per raccontare l’Italia e il mondo con sguardo sgombro e profondo. Avere fede in Cristo, riferimenti alti e valori forti rende serena - liberandola da ogni secondo fine - la passione che un giornalista deve avere per tutto ciò che è umano. — E il suo incontro personale con Cristo, come è avvenuto? Attraverso mia madre e mio padre - che non mi hanno dato soltanto la vita e una cultura, ma anche il battesimo, il vangelo di Gesù Cristo e l’amore per la Chiesa - e attraverso altri uomini e donne cristiani, consacrati e no, che ancora mi abitano dentro con la loro testimonianza. Incontrare Dio, incontrare Gesù, e davvero un incontro personale. E poi vengo da Assisi, essere concittadino di Francesco e Chiara mi ha aiutato… diamo - ribatte Tarquinio - che c’è un disegno provvidenziale nella presenza in questa società degli uomini e delle donne. Una delle prime domande che mi sono fatto quando ho capito che avrei voluto vivere scri- vendo è stata: ma è mai possibile che i titoli dei quotidiani puntino solo sulle cose storte? Era una domanda così impellente che sognavo di fare il giornale di Natale, un giornale fatto solo di buone notizie - È la prospettiva che parte dalla realtà tutta intera, sapendovi cogliere il positivo ma senza ignorare il negativo, che pure esiste. Tutta la battaglia di Avvenire sul tema della dipendenza da gioco d’azzardo lo conferma. È stato tra i primi quotidiani a denunciare, con forza e insistenza - attraverso articoli, inchieste, storie - il diffondersi di occasioni in cui, insieme al denaro, sempre più persone si stanno letteralmente giocando la vita. “È un inquinamento della speranza”, così definisce Marco Tarquinio questo ossessivo attaccarsi alle slot machines contando sulla benevolenza della dea bendata. Un inquinamento che provoca metastasi, che contagiano la persona, la sua famiglia, le sue relazioni, il suo lavoro. Il territorio stesso in cui vive. Per questo non si può stare zitti. Se sul gioco d’azzardo - o sul tema della pace, della giustizia sociale - l’impegno di Avvenire trova consensi a largo raggio, meno accade quando, al centro delle sue inchieste, c’è la famiglia o la tutela della vita, dal concepimento al suo termine naturale. Pensiamo alle campagne “Fateli parlare”, per dare voce alle famiglie dei disabili gravi che vogliono per i loro cari un’assistenza dignitosa, non l’eutanasia. O quella in appoggio alla petizione “One of us” che chiede il riconoscimento giuridico dell’embrione per vietare che lo si utilizzi per esperimenti scientifici. In un recente editoriale, Maro Tarquinio ha ribadito che, a dispetto degli attacchi ricevuti, Avvenire non starà zitto. “Noi, che facciamo cronache rigorose - concludeva a margine del dossier sull’utero in affitto amiamo l‘umanità e la verità e perciò ci battiamo contro ogni discriminazione e violenza, non intendiamo chiudere occhi e bocca”. 10 Speciale il nuovo giornale GrandeFesta della Famiglia Mercoledì 11 settembre 2013 “Al primo appuntamento, gli ho mandato la cena di traverso...” SABATO 14 SETTEMBRE Palazzo Galli posarsi, sottomettersi, morire per qualcuno. Concetti un po’ troppo forti in un mondo così debole e fragile. Ma Costanza Miriano è senza paura e questi concetti li usa. Dopo il successo del libro “Sposati e sii sottomessa” (ha venduto oltre 25.000 copie), con il suo secondo libro “Sposala e muori per lei” è già arrivata alla sesta edizione. Parlerà della sua esperienza di sposa e di madre, ma anche della riflessione raccolta nei suoi libri e degli incontri che ne sono scaturiti, sabato 14 settembre alla “Grande Festa della Famiglia”. A Palazzo Galli, alle ore 17, interverrà su un tema di forte attualità: “Uomo e donna: alla radice della vita insieme”. S — Uomo e donna: ha ancora senso parlarne oggi che qualcuno propone di usare, ad esempio, “genitore 1” e “genitore 2” anzichè mamma e papà? Ha più senso che mai! Siamo di fronte ad un’emergenza antropologica mai vista. Attraverso leggi ed altre forme di pressione culturale nell’intero mondo occidentale si sta cercando di riscrivere l’idea stessa di uomo, maschio e femmina, come l’abbiamo sempre data per assodata, dalla preistoria. — Qual è il valore che si perde in questa lotta per annullare ogni differenza sessuale? Perdiamo il valore di essere creature, figli di Dio, e non individui che si autodeterminano in base alle proprie esperienze o emozioni. L’identità sessuale è prima di tutto donata. — Ma in cosa sono diversi un uomo e una donna? Quanto tempo ho per rispondere? No, perché per esaurire le differenze tra due mondi tanto lontani non basterebbe una giornata! (ride). A volte mi chiedo persino se apparteniamo alla stessa razza, tanto siamo diversi. Piuttosto mi chiederei perché le cose stiano così. La diversità tra maschio e femmina richiama un mistero profondo, è un segnaposto dell’Altro, scriveva il cardinal Scola, è memoria del mistero di Dio, della dinamica d’amore fra le tre persone della Trinità. È una differenza chiamata ad essere feconda, a generare la vita. — Secondo te lo scopo di questo tentativo di annullare le differenze di genere qual è? Essere contro la fecondità che è scritta nel mistero della differenza tra maschile e femminile. Smettere di dire agli uomini e alle donne di oggi: è una cosa buona che tu abbia il coraggio di generare, di metterti a disposizione della vita. — Tu però ti definisci, prima anco- Costanza Miriano col futuro marito era stata chiara: “mi serve un’auto, usata, non importa quale. Basta che sia abbastanza grande per una carrozzina. Lui aveva altre idee, però non è scappato, né dal ristorante né dalla mia vita” A lato, Costanza Miriano insieme ai quattro figli Bernardo, Tommaso, Lavinia e Livia; sopra, la copertina del suo secondo libro, “Sposala e muori per lei”, giunto alla sesta edizione. ra che mamma, “sposa”. Perché sposarsi vale - ancora - la pena? Perché Dio entra nella relazione tra uomo e donna con tutta la potenza del sacramento. È presente davvero, e personalmente. E senza Dio noi non siamo in grado di amare. — Perché hai voluto sposare tuo marito? Per tanti motivi che, però, oggi, sono cambiati. Dopo tanti anni posso dire che possiamo amarci davvero. Con meno egoismo, con più capacità di volere il vero bene dell’altro. — Tu perché l’hai fatto? Perché questa Persona ce la volevo, nella mia storia. Anche se non immaginavo quanto sarebbe stato bello. — Sapevi già di volere figli? E lui? Al primo, sottolineo al primo, appuntamento gli ho detto che dovevo comprare una macchina. Usata, perché non avevo un soldo. Di qualsiasi modello o colore. Bastava che il portabagagli potesse contenere una carrozzina. Credo di avergli mandato la cena di traverso. Lui diciamo che non sentiva questa urgenza. Però è rimasto lì, non se n’è andato dal ristorante né dalla mia vita. Quindi forse alla fine l’idea non lo terrorizzava. — Qual è il piede giusto con cui partire nel matrimonio? Quello del desiderio di aprirsi alla grazia, di fare sul serio, e l’intenzione di amare l’altro attraverso Dio, sapendo che lui o lei non saranno mai in grado di consolarci totalmente, di dissetarci profondamente. — Cosa diresti a chi obietta o rimanda le nozze giustificandosi con i soliti “se poi cambiamo, se poi non ci amiamo più, se poi lui guarda quelle più giovani…”? Noi siamo liberi di uscire dall’ottica di Dio, di non seguire quello che la nostra mamma, la Chiesa, ci dice. Però io sono profondamente convinta del fatto che tutte le “raccomandazioni” che questa mamma ci fa, le fa per il nostro bene. La regola non ci impedisce di essere felici, ma al contrario ci aiuta a raggiungere l’obiettivo, che è per tutti lo stesso, la felicità. — Oggi trovare la “persona giusta” sembra una delle imprese più complicate. La paura dell’impegno è il male principale dell’uomo contemporaneo. Poi c’è il fatto che i rapporti si bruciano, si consumano vivendoli in pienezza e senza limiti fin dall’adolescenza. Non rimane più il desiderio di qualcosa di grande. — Che consiglio dare a chi non si vuole sposare? Di guardare dentro il suo cuore. Il desiderio del per sempre c’è scritto di sicuro. E solo Dio può aiutarci a provare questo “per sempre”. Il nostro cuore da solo non ce la fa. È in- gannevole, incostante emotivo, se non è centrato in Dio. — Quanto conta la fede in Dio nel matrimonio? Un po’ di fede bisogna averla, non si può scherzare con Dio, magari scegliendo la chiesa per motivi scenografici. Però posso testimoniare che davvero la fede è un granello di senapa. Parte che è un piccolo semino, ma cresce senza sosta. — Il segreto per restare uniti nel matrimonio? Permettere che l’altro sia diverso da noi. Non volerlo cambiare. Amarlo amando Dio attraverso di lui. — Tornassi indietro diresti ancora “sì” a tuo marito? Io sì, mille volte. Lui dice sempre di no, che non lo rifarebbe, e vivrebbe in una casa insonorizzata, cioè libera dalle mie chiacchiere. Ma con i fatti dice tutt’altro. Con la sua dedizione dice sì tutti i giorni. Anche lui. — Cosa c’è di tanto bello nello sposarsi? Il bello di un’avventura rischiosa, in cui si è scommesso tutto. Qualcosa in cui ci si gioca il tutto per tutto. Altrimenti finisci come chi fa il giro sulla pista delle macchinine all’autoscontro. Finito il giro se ne torna a casa, al calduccio, al sicuro, non rischia niente. Ma non trova niente. Laura Gotti Tedeschi DOTT. FRANCESCO CAVANNA Medico Chirurgo Specialista in Urologia ECOGRAFIA COLORDOPPLER ELASTOSONOGRAFIA ANCHE A DOMICILIO Piacenza, via G. De Meis, 8 Tel. 0523.712333 www.cavannafrancesco.it e-mail: [email protected] Produzione serramenti in legno e legno-alluminio in classe A, certificati per ottenere la detrazione del 65% con pratica a nostro carico. Garanzia sulla verniciatura di almeno 10 anni. Sopralluoghi e preventivi gratuiti. Sostituzione finestre in giornata senza opere di muratura. Loc. 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Attualmente è giornalista al TG3 ma collabora anche con diverse testate come Avvenire, Il Timone e Credere. Aggiorna quotidianamente il suo blog (www.costanzamiriano.com) e la sua pagina Facebook. Risponde alle email anche alle 2 di notte. La invitano in tutta Italia a parlare a convegni e ad eventi, non riesce a dire quasi mai di no e qualcuno giura di averla vista lo stesso giorno in due posti diversi. È cattolica e “convinta che in cielo si vada solo per raccomandazione, cerca sempre dei canali preferenziali per arrivare al Capo Supremo”. È sicura che la messa e il rosario siano quelli che funzionano meglio, e durante la giornata non li fa mai mancare, a costo di ridursi a sgranare la coroncina del rosario mentre guida e contemporaneamente si ripassa il rimmel. Ha corso varie maratone e tuttora approfitta delle ore notturne per allenarsi, il che poi si rivela utile nella gestione di una famiglia “estrema”. Anche se sembra incredibile dopo tutto questo elenco di attività, le sue giornate sono di 24 ore come le nostre. Speciale il nuovo giornale SABATO 14 SETTEMBRE Piazza Cavalli iamo talmente abituati a vivere meccanicamente la vita, lottando con ansie quotidiane, che non sappiamo neanche più perché facciamo le cose, non siamo più in grado di dare un senso alle nostre azioni. Per fortuna c’è l’arte, con la sua capacità di aprire spazi di riflessione e artisti, come Letizia Fornasieri, capaci di indagare, con la loro pittura introspettiva, sul significato della vita, anche sul senso di una giornata qualunque - tema centrale della “Grande Festa della Famiglia” - anzi, sulla “Gloria di una giornata qualunque”. È questo il titolo dell’intervento della pittrice milanese in occasione della festa, sabato 14 settembre alle ore 21, sotto i Portici di Palazzo Gotico. Classe 1955, Letizia Fornasieri si è diplomata a Brera ed è un’artista di notevole spessore, che ha ricevuto diversi riconoscimenti: la sua opera “Milano Tram” è entrata a far parte della collezione della Camera dei Deputati. S Alle Medie desideravo per “amico” Coubert È la realtà, la ricerca di un senso nelle cose osservate nella loro ordinaria quotidianità, alla base della pittura della Fornasieri, che poi è in grado di esprimerla sulla tela con grande tecnica pittorica, grazie a una propensione creativa evidente fin da bambina. “Ma credo - dice l’artista - di aver deciso realmente di dipingere dopo aver visto la mostra di Gustave Courbet a Palazzo Reale. Facevo le scuole medie e mi dissi che mi sarebbe piaciuto avere Coubert come amico. Da allora ho avuto tanti altri ‘amici’ nei miei anni di studio: Chardin, Cezanne, Van Gogh, successivamente Klee e l’Action Paintig americana, in particolare Kline e Pollock, che mi hanno condizionato con il loro modo di ‘stare’ nella realtà. Ma posso citare anche Vuillard, Matisse, Varlin”. Una figura che ha avuto una grande influenza su Letizia Fornasieri è stata quella di William Congdon: “Frequentavo il Liceo e ricordo che mio fratello mi portò un libretto di GrandeFesta della Famiglia 11 Le tele che raccontano la “gloria” di una giornata qualunque Letizia Fornasieri, milanese, fu fulgorata dalla pittura quando da bambina a una mostra a Palazzo Reale. “Non si decide di diventare artisti, dipingere è rispondere a una chiamata” Sopra, “Calle”, 2012, olio su stampa fotografica intelata; in basso, “Nerina e Luisella”, 2013, olio su tavola. Letizia Fornasieri ritratta con due suoi dipinti ambientati a Milano e dedicati al tram (fotografia di ©Federico Brunetti). Sotto, “Galline”, 2013, olio su tavola. questo pittore americano a me sconosciuto. Era una raccolta di pensieri e appunti. Da allora - sottolinea - l’ho sempre seguito e l’ho conosciuto personalmente, frequentandolo nel monastero di Buccinasco, dove si era ritirato a vivere. Di lui mi ha sempre molto colpito il modo di graffiare la superficie con il colore”. La pittura è un compito I dipinti della Fornasieri spaziano da piccoli angoli di casa ripresi nella loro quotidianità, al groviglio della città metropolitana, da rappresentazioni di fiori e piante a quella di figure e persone, anch’esse colte nel quotidiano. “Per me la pittura è un compito a cui assolvere - riflette -. Non si decide di essere artisti, dipingere significa rispondere ad una chiamata. Non metto in posa le cose che dipingo, i miei quadri nascono assecondando un invito a stare in rapporto con le cose e le persone della realtà che mi circonda e che frequento. Devo convivere con le cose, prima di rappresentarle”. Letizia ha raffigurato anche diverse scene sacre del cristianesimo nelle sue opere: “Mi sono ispirata dapprima alla pittura romanica, poi alle icone del mondo russo, infine alla vita di Cristo secondo i Vangeli. Per me, cattolica, è stato naturale trovare ispirazione negli episodi del Nuovo Testamento. Nel 2001, mi è stato chiesto di dipingere una Via Crucis che si trova ora stabilmente nella chiesa di Gesù a Nazaret a Milano. È stato un lavoro molto faticoso, per la mia forte immedesimazione nella storia di Cristo e anche perché molti dei personaggi che sono ‘entrati’ in questa Via Crucis, sono miei amici, persone reali”. Le sue opere in mostra a Nuovo Spazio “La gloria di una giornata qualunque” titolo dell’intervento della Fornasieri alla “SolaMente” partecipa alla Camminata della famiglia Cecilia Foppiani illustra il progetto delle associazioni per combattere i pregiudizi nei confronti del disagio psichico “I l progetto SolaMente Salute Mentale è nato dall’esigenza delle associazioni dei familiari degli utenti del Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze patologiche dell’AUSL di Piacenza di sensibilizzare la città su un tema che risulta sempre spinoso, in cui il pregiudizio spesso la fa da padrone”. A raccontarci di questa iniziativa, voluta dalle associazioni per autopromuoversi, in collaborazione con lo Svep (Centro di Servizio per il Volontariato) di Piacenza e il Dipartimento di salute mentale dell’AUSL è Cecilia Foppiani, referente, insieme a Elena Menta, proprio per lo Svep. “il nostro è un ruolo di coordinamento, di organizzazione perché le vere protagoniste sono le associazioni: l’A.C.A.T.. Associazione Club Alcologici Territoriali, l’A.E.P.O., Associazione Epilessia Piacenza Onlus, l’Associazione Familiari Tutela Malati di Mente, La Selce, Oltre il muro e Oltre l’autismo, Aperta-mente, Diurni Notturni e Fuori Serie. Obiettivo primario del progetto è quello di mettere a di- Mercoledì 11 settembre 2013 Cecilia Foppiani. sposizione della città dei luoghi, degli eventi, delle iniziative attraverso le quali informarsi e riflettere sul problema delle patologie psichiatriche, mettendo da parte la paura e i pregiudizi a favore invece di una vera comprensione e della promozione del benessere e dell’inclusione sociale dei malati”. Il calendario delle iniziative di sensibilizzazione, oltre alla descrizione del progetto, si può trovare sul sito Svep (www.svep.piacenza.it/index/solamente-e-salute-mentale.html). “Fra le altre cose, abbiamo pensato alla partecipazione alla Grande Festa della Famiglia, in particolare prenderemo parte alla Camminata della famiglia di domenica 15 perché è un evento alla portata di tutti gli utenti e di tutte le associazioni”, anticipa Cecilia. “Vogliamo a questo proposito ringraziare gli organizzatori, presso i quali abbiamo trovato una totale disponibilità e accoglienza”, aggiunge la referente. Le associazioni del progetto parteciperanno anche al Festival del Diritto con un intervento del prof. Cendon sui temi della salute mentale e con lo spettacolo teatrale preparato dall’associazione Diurni e notturni. Anche durante l’estate non sono mancate le occasioni per informare i piacentini. A fine agosto si è tenuto un evento all’Arena Daturi in occasione della proiezione del film di Luigi Cecinelli “Niente può fermarci”, a cui è seguito un dibattito di esperti di salute mentale. “Andiamo poi particolarmente fieri della mostra che abbiamo allestito all’ospedale cittadino con le opere dei ragazzi del liceo artistico Cassinari (dipinti, composizioni fotografiche, sculture) intitolata «DIVERSA – MENTE, perché no?!!» - sottolinea Cecilia Foppiani -. La mostra è il frutto di un progetto partito otto anni fa e condotto negli istituti superiori piacentini dall’associazione di promozione sociale «Fuori serie» e dal Dipartimento di Salute Mentale di Piacenza, con la collaborazione dello SVEP”. Tante dunque le modalità che il comitato delle associazioni ha studiato per cercare di coinvolgere davvero tutti i piacentini, di tutte le fasce d’età, perché il problema della salute mentale non può più continuare ad essere ignorato o messo da parte. Elisa Bolzoni “Grande Festa della Famiglia”, ma anche di una mostra allestita a Mantova nel 2009, “è l’espressione - spiega la pittrice - di tutto ciò che ho fatto nella mia vita quotidiana, privata e professionale: cercare di collocare tutte le cose al loro posto per dare loro il giusto senso nel mondo”. “Come del resto - prosegue fanno le persone, cercare il loro posto nel mondo, il loro compito, anche nel quotidiano. Purtroppo - riflette Fornasieri - l’uomo vive da anni nella società occidentale una crisi di valori per cui non riesce a dare compiutezza a se stesso. L’uomo crede, sbagliando, di poter vivere prescindendo da qualunque legame: con Dio, con i genitori, con i figli. Ma l’uomo - continua l’artista non basta a se stesso e solo nella stabilità affettiva dei legami trova il suo senso e la sua felicità. Per questo la famiglia rimane ancora il valore più importante, come forma di aiuto reciproco e come percorso educativo verso ciò che è vero e buono”. In occasione della “Grande Festa della Famiglia” e della manifestazione Pulcheria a Piacenza sarà possibile ammirare le opere di Letizia Fornasieri presso la Galleria Nuovo Spazio Arte Contemporanea (in via Calzolai 24). Andrea Nempi Per la tua pubblicità contatta il nuovo giornale Via Vescovado, 5 - 29121 Piacenza - Tel. 0523. 325.995 12 Speciale Mercoledì 11 settembre 2013 DOMENICA 15 SETTEMBRE Piazza Cavalli arà Papa Francesco ad accompagnare, simbolicamente, la “Camminata della Famiglia” che, com’è ormai tradizione, si svolge nella cornice della Grande Festa della Famiglia la domenica mattina, il 15 settembre . Sarà infatti la sua immagine a comporsi, come in un puzzle, lungo il percorso tracciato dal CSI (Centro Sportivo Italiano), in occasione della piccola marcia non competitiva, dedicata alla memoria dell’imprenditore Luigi Gatti, scomparso il 10 Papa Francesco, febbraio 2010 in “testimonial” seguito ad un indella Camminata. cidente stradale. La “Cammi- A lato, il percorso. nata”, ormai consueto appuntamento della manifestazione, è una grande e bellissima occasione per persone di tutte le età di passare in compagnia e allegria una mattinata diversa dal solito. Importante anche la partecipazione dei più piccoli che saranno seguiti da un gran numero di animatori del CSI. Gli iscritti sono sempre stati moltissimi, superando anche la soglia dei 250 partecipanti. S GrandeFesta della Famiglia CAMMINATA IN FAMIGLIA PER LE VIE DEL CENTRO Partenza alle ore 8.45 in Piazza Cavalli per la mini maratona del CSI. Quest’anno l’immagine-guida dell’iniziativa è quella di Papa Francesco LA PARTENZA. La partenza è prevista alle ore 8.45 da Piazza Cavalli, i partecipanti dovranno trovarsi sul posto poco prima per le pratiche di iscrizione, e versare una cifra simbolica di 50 centesimi per i singoli e 1 euro a gruppo familiare: la cifra comprende l’assicurazione in caso d’infortunio, le magliette della “Grande Festa della Famiglia” ed un cartoncino sul quale incollare, talloncino dopo talloncino, alcuni adesivi per formare l’immaginetta icona della mini-maratona. DA PIAZZA CAVALLI FINO AL PUBBLICO PASSEGGIO. Il percorso si snoderà per 3 chilometri e mezzo, da eseguirsi in 1 ora e mezzo di camminata e toccherà diverse parrocchie del centro cittadino, ed alcuni tra i più affascinanti edifici sacri della città. Ad ogni tappa sarà possibile trovare ristoro, ed anche uno spicchio di adesivo che, attaccato al cartoncino, darà vita all’immagine di Papa Francesco. Dopo la partenza da Piazza Cavalli i camminatori procederanno, per via XX Settembre, verso via Roma e percorrendo questa strada passeranno davanti alla basilica di San Savino, consacrata nel 1107 e dedicata al secondo vescovo della nostra diocesi, contemporaneo di Sant’Ambrogio. Proseguiranno il loro percorso passando davanti alla chiesa di Sant’Anna, fondata nel XII secolo, per poi percorrere un tratto di via Scalabrini, di vicolo Moroni e giungere al Pubblico Passeggio. il nuovo giornale VERSO PIAZZA SANT’ANTONINO. All’Istituto Madonna della Bomba i partecipanti riceveranno il secondo adesivo (il primo verrà fornito alla partenza) ed avranno la possibilità di ristorarsi. Dopo la piccola pausa raggiungeranno, passando attraverso via Giordani, piazza S. Antonino e si riposeranno al cospetto della basilica di S. Antonio. La basilica dedicata al patrono della nostra diocesi è uno dei più importanti esempi della cultura architettonica dell’XI secolo. Foto di gruppo per alcuni bambini prima della partenza alla “Camminata della Famiglia” dello scorso anno: nella foto, anche Piergiorgio Visentin, presidente del CSI (il secondo da sinistra). LE PREMIAZIONI ALLE 10.30. Infine raggiungeranno di nuovo Piazza Cavalli, attraverso via S. Antonino, dove alle ore 10.30 è prevista la consegna di alcuni riconoscimenti. La camminata, infatti, pur non avendo carattere competitivo, prevede, come ogni manifestazione sportiva che si rispetti, dei premi che andranno ad esempio alla famiglia più numerosa iscritta o al più giovane partecipante. Durante il percorso saranno anche organizzati alcuni giochi per grandi e piccini. Maria Binelli Speciale il nuovo giornale n pranzo in famiglia. Un hamburger diviso in due. Da “Il senso della vita”, tema proposto quest’anno in una scuola di Piacenza per gli esami di terza media, è emerso tra i giovani il valore dell’ordinarietà. “Anche un semplice gesto, come raccogliere uno spillo da terra, diceva Teresa di Lisieux, può rendere eccezionale il quotidiano. Perché eccezionale è la profondità con cui lo viviamo”, spiega Franco Nembrini, rettore del Centro scolastico La Traccia di Calcinate (nel Bergamasco) e protagonista di incontri pubblici, in Italia e all’estero, sulla figura di Dante e su tematiche relative all’educazione. Sarà ospite alla “Grande Festa della Famiglia” di Piacenza domenica 15 settembre al Salone dei Cinquecento di Palazzo Gotico alle ore 10. Interverrà sul tema “Il senso di una giornata qualunque”. U Sopra, Franco Nembrini durante un incontro dedicato a Dante all’oratorio della parrocchia dei Santi Angeli a Borgotrebbia; a lato, da ragazzo (quarto da sinistra, in seconda fila) con i genitori e i fratelli a Roma in pellegrinaggio: Dario e Clementina Nembrini sono stati una coppia di profonda fede; di loro hanno parlato Tina e Vincenzo Nembrini alla edizione 2011 della “Grande Festa della Famiglia”. — Molte canzoni amate dai giovani parlano della ricerca di un senso. Sono incapaci di scovarlo? Persino le “canzonacce” esprimono esigenze autentiche ed è per questo che sono ascoltate. Nelle serate in discoteca, nelle uscite all’insegna dell’eccesso, i giovani vanno alla ricerca del significato della vita, ma non è questa la strada che ve li conduce. “ Nelle uscite all’insegna dell’eccesso i giovani cercano il significato della vita, ma non è questa la strada che ve li conduce questioni educative. Mi impegnano molto anche le letture di Dante, in Italia e all’estero. — Quindi non rischia di essere noiosa una sua giornata qualunque… Per niente (ride, ndr)! Dico sempre ai ragazzi che mi stupisce la loro capacità di annoiarsi. Con tutto ciò che possiamo imparare e vedere… La noia è un sentimento che mi è da sempre estraneo. — Lo si trova nell’ordinario? La vera sfida è scoprire l’eccezionalità dell’ordinario. Lo colsi in una frase di Giovanni Paolo II; descrivendo il tempo di S. Benedetto disse: “Occorreva che il quotidiano diventasse eroico e l’eroico quotidiano”. Era la sfida dei monaci dopo la venuta dei barbari ed è la sfida odierna: in tempi di nuove barbarie è necessario che qualcuno trovi la strada SANDALO perché il quotidiano diventi eroico. — Allora lo fecero i santi. Oggi chi sono gli eroi? Oggi non mancano esempi che il rumore e la superficialità dei media talvolta celano ai giovani. Si tratta di padri, madri e figli che vivono la quotidianità con una profondità tale che anche il particolare più ordinario diventa eccezionale, perché eccezionale è il rapporto che l’uomo può vivere con il mistero di Dio. Una catena di testimoni — Che cosa direbbe a chi un senso non riesce a trovarlo? Cerchiamolo insieme. — Ci deve essere qualcuno che ti aiuti a scoprirlo? Talvolta non lo si trova da sé, ma si incontra un maestro che stimola il nostro interesse e la nostra curiosità. Lo testimoniano le parole che Gesù rivolgeva ai curiosi con cui si imbatteva in Palestina: “Vieni e vedi”. — L’incontro è sempre imprevisto? Direi di sì. È, appunto, straordinario, va al di là delle nostre previsioni. Se fosse prevedibile, non avrebbe i caratteri dell’eccezionalità. L’imprevisto è la nostra speranza, scriveva Eugenio Montale (nella poesia “Prima del viaggio”, ndr). — Quali incontri le hanno svelato un senso? I miei genitori mi trasmisero, insieme alla vita, il senso della sua straordinarietà. Una professoressa delle scuole medie, sebbene poco più che ventenne, mi donò la passione per la letteratura e l’insegnamento; don Giussani, la solidità della fede. Mia moglie e i miei amici accompagnano giorno dopo giorno questi significativi incontri. — Il senso, una volta scoperto, si trasmette agli altri? Sì, come in una catena, perché l‘uomo è testimone di ciò che vive: quando è curioso di imparare e si stupisce delle cose, trova la verità e ha l’esigenza di comunicarla agli altri. — Ha poi riscontri? Riscontri meravigliosi. Un ex alunno de La Traccia, la scuola che dirigo, mi fece visita all’alba del suo matrimonio: sentiva il bisogno di ringraziarmi. La Traccia era stata la scuola di vita dove aveva incontrato maestri coraggiosi. “Nulla ci fu nascosto per un immorale senso di protezione”, ricordava 15 anni dopo. Durante una mostra su Dante, nell’ambito del Meeting di Rimini, mio figlio, una delle guide, spiegò il Divino Poeta ed espresse pensieri così profondi sul suo rapporto con me e sua madre che mi commossi. Dal 1957 Orologeria Oreficeria IMPRESA EDILE I miei genitori mi trasmisero, insieme alla vita, il senso della sua straordinarietà. È questa la vera sfida: scoprire l’eccezionale nell’ordinario Dante e l’uomo di oggi per la loro felicità. — Quindi i suoi figli amano Dante? Tre su quattro hanno scelto la facoltà di Lettere e i primi due sono diventati insegnanti di italiano. Sì, direi che un po’d’amore sono riuscito a suscitarlo (ride, ndr). — Se Dante oggi partecipasse alla Festa della Famiglia direbbe che l’”Itinerarium mentis in Deum”, cioè il nostro cammino verso Dio, inizia dalla vita ordinaria? Certo, perché straordinario è ciascuno di noi, senza bisogno di eventi eclatanti che lo confermino. — Che senso della vita trasmette Dante? A ben vedere, sa essere ordinario anche il Divino Poeta... Ordinario perché del tutto straordinario. Il suo senso della vita è cristiano: lo stupore di fronte a un mondo che è indice della bontà che ci ha creato, ci crea ogni giorno e ci attende alla fine. Dante racconta la vita come l’itinerario che gli uomini devono compiere per scoprire che l’universo è stato ordinato — La sera si chiede se ha avuto senso la sua giornata? No. Charles Péguy, ne “Il Mistero dei Santi Innocenti” attribuisce a Dio parole molto interessanti: “Non mi piace l’uomo che non dorme e sta sveglio a fare il conto, come un ragioniere, dei suoi peccati e meriti al termine della giornata. I conti li faccio io”. Sono frasi piene di senso. Per ogni giorno, appunto. Silvia Manzi MARINI AUTORICAMBI s.r.l. Piacenza Via Emilia Pavese, 191 Centro assistenza e riparazione orologi da polso Laboratorio oreficeria Articoli da regalo Via Legnano, 7 - Piacenza Tel. 0523.324359 “ “ “ 13 “SI È SEMPRE ALLA RICERCA DI SENSO. ANCHE IN DISCOTECA” Palazzo Gotico — Ci descrive una sua giornata qualunque? Mi alzo, raggiungo la scuola di cui sono rettore e mi divido tra il collegio docenti e gli incontri con i ragazzi e le famiglie. Vorrei che la scuola, oltre a trasmettere i tradizionali insegnamenti, aiutasse a essere soddisfatti di sé, della vita e del mondo. La sera, se ho un momento libero, incontro i gruppi di dialogo, con cui affronto Mercoledì 11 settembre 2013 Franco Nembrini è rettore del Centro scolastico “La Traccia”e studioso di Dante DOMENICA 15 SETTEMBRE Non so cosa sia la noia GrandeFesta della Famiglia Ricambi e Accessori: Tel. 0523.499950 r.a. Uffici: 0523.499850 Fax 0523.499941 e-mail: [email protected] www.mariniautoricambi.com Tissot Seastar 1000 DAL 1960 LA QUALITÀ NEL COSTRUIRE VENDITA DIRETTA di appartamenti • ville singole o bifamiliari San Giorgio P.no - Carpaneto P.no - Piacenza Per informazioni telefonare 0523.371.441 - 377.211 Grande magazzino ricambi e accessori multimarche Coprisedili e tappeti realizzati con materiali di ottima qualità su misura e personalizzati Punto vendita specializzato: Portatutto per auto e veicoli commerciali, portasci - portabici - BOX Catene da neve e le praticissime 14 Speciale Mercoledì 11 settembre 2013 DOMENICA 15 SETTEMBRE Chiostri di S. Francesco ffrire uno spunto di riflessione sulla figura del padre, ruolo oggi non facile, a partire dai testi di alcuni grandi scrittori. È l’obiettivo della mostra “Nessuno genera se non è generato. Alla scoperta del padre in Omero, Dante, Tolkien”, ideata e curata dalla Fraternità San Carlo, percorso espositivo che troverà spazio a Piacenza nei Chiostri di San Francesco in via Sopramuro durante la “Grande Festa della Famiglia” sabato 14 e domenica 15 settembre, per poi spostarsi alla biblioteca comunale “Passerini Landi” di via Carducci, dove rimarrà allestita fino al 12 ottobre (con possibilità di visite guidate per le scuole, prenotando la visita: riferimento, Rosa Cammi, tel. 0523.321915). A presentare l’originale esposizione sarà, domenica 15 settembre alle ore 15, presso i Chiostri, lo scrittore e saggista Paolo Gulisano. Medico e autore di un volume sulla storia della Medicina attraverso i santi, Gulisano ha pubblicato numerosi libri su scrittori come John Ronald Reuel Tolkien, Clive Staples Lewis, Gilbert Keith Chesterton e John Henry Newman, oltre che sulla storia dell’Irlanda e su San Colombano. il nuovo giornale GrandeFesta della Famiglia Il padre in Dante, Omero e Tolkien. E i “groppi” in gola dei ragazzi O — Dottor Gulisano, come e quando è nata l'idea di questa esposizione? La mostra è nata all’interno dell’esperienza della Fraternità San Carlo. La Fraternità, fondata nel 1985 da don Massimo Camisasca, oggi vescovo di Reggio Emilia, nasce dal carisma del movimento Comunione e Liberazione ed è caratterizzata dal duplice scopo della vita comune e della missione. Ne Sopra, l’immagine che caratterizza la mostra dedicata al padre; sotto, uno studente spiega il percorso in occasione di un allestimento a Cesena e lo storico Paolo Gulisano. fanno parte un centinaio di sacerdoti, che vivono in case in media di tre persone. Attualmente i missionari sono presenti in venti paesi del mondo nei quattro continenti. “Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la pace, che si incontrano in Cristo Redentore”: queste parole del beato Giovanni Paolo II, pronunciate nel 1984, furono la scintilla che diede vita alla Fraternità San Carlo. Per questo un gruppo di seminaristi, guidati dal loro superiore padre Jonah Lynch, americano con origini irlan- desi, decise tre anni fa di realizzare questa mostra. – Quali obiettivi si propone? A chi si rivolge? La mostra è rivolta a tutti per i contenuti, gli stimoli e la piacevolezza di lettura; è particolarmente dedicata ai ragazzi e ai giovani, tanto esposti ai disagi generazionali. Essa vuole dare spunti di riflessione sulla figura paterna, mai come in questi tempi in profonda difficoltà. Attraverso i protagonisti di quattro grandi opere letterarie - Iliade, Odissea, La Divina Commedia e Il Signore degli Anelli - viene proposto un percorso che parte dal riconoscimento dell’essere innanzitutto figli, per poi arrivare alla definizione di chi è il padre e quale il suo compimento. In essa vengono ripercorsi i grandi classici della letteratura, per comprendere e raccontare l’esperienza della paternità. Siamo convinti infatti che la scoperta del padre sia l’avventura che rende ogni uomo adulto e capace di creatività. Solo chi si riconosce figlio, può a sua volta diventare padre e generare un popolo nuovo. Dai capolavori della letteratura alle nuove generazioni: Paolo Gulisano presenta la mostra a cura della Fraternità San Carlo nata con l’obiettivo di raccontare l’esperienza della paternità. Dopo la festa, fino al 12 ottobre, sarà allestita alla “Passerini Landi” — Come si struttura il percorso? Partendo dai testi di grandissimi classici come Omero e Dante e di un autore come Tolkien - lo scrittore inglese che ci ha dato capolavori come “Il Signore degli Anelli” e “Lo Hobbit”, che hanno incantato generazioni di giovani - i seminaristi della San Carlo hanno portato la riflessione sulla condizione della paternità, che non è solo biologica. Si vede, ad esempio, nel caso di Gandalf, il mago che è anzitutto maestro e amico, e per questo anche padre, pur non essendolo biologicamente. La mostra ha dato voce, nel suo percorso, anche ai ragazzi, alle loro domande, alle loro storie, ai loro “groppi in gola” e nel cuore. Parlare, oggi, di padri non è facile. Spesso è una ferita che brucia. Spesso la stessa Scuola finge di non sapere e di non vedere la storia di ciascun ragazzo, poiché i protocolli e le linee guida prevedono che “si insegni, valuti, completi i programmi” e di “costruire e certificare competenze”. E poi c’è il mondo che vuole distrarre i ragazzi… — Cosa insegnano i testi classici circa la figura pater- na? La lettura che ne fanno è ancora attuale? I classici presentati in questa mostra sono grandi autori che ci aiutano ad andare al nodo delle più importanti questioni umane: chi siamo, cosa vogliamo dalle nostre vite, qual è la nostra origine ultima e il nostro destino. Omero, Dante, Tolkien ci obbligano a metterci di fronte alla realtà - anche se sembra quasi un paradosso, visto che sono tutti e tre autori che hanno abbondantemente attinto alla fonte della fantasia - e a fare i conti con essa, soprattutto con la condizione della paternità, sia con padri presenti, sia con padri assenti, imperfetti. E lo fanno insegnandoci che dobbiamo, tutti, imparare ad amare e perdonare. — Quale risposta ha incontrato la mostra laddove è già stata presentata? La mostra ha girato in tutta Italia, e ha avuto finora una decina di migliaia di visitatori. Un dato straordinario. In molti casi è arrivata nelle scuole, medie e superiori: un segnale che di percorsi educativi di questo tipo c’è un bisogno estremo. Laura Dotti Il sacerdote americano ha curato anche la mostra “Nessuno genera se non è generato” “Conoscere la verità è una grande avventura e un grande rischio. Potresti scoprire che devi cambiare idea su qualcosa, potresti scoprire che devi cambiare vita”: è quanto scrive don Jonah Lynch nel suo ultimo libro “Egli canta ogni cosa”. Il messaggio è chiaro: la fede c’entra con tutto quello che vivi, ti aiuta a dare un senso a tutto, a realizzare una svolta vera nella vita. Don Jonah Lynch, rettore della Fraternità San Carlo, sarà protagonista venerdì 15 novembre a Piacenza (molto probabilmente nella basilica di S. Antonino) di una serata dedicata al tema della fede. Nella stessa basilica del Patrono dal 7 al 15 novembre è in programma la mostra “Con gli occhi degli apostoli. Una presenza che travolge la vita”. All’iniziativa della mostra, a pochi giorni dalla conclusione dell’Anno della fede (fissata per il 24 novembre), collaborano insieme alla Basilica, Ufficio catechistico, Ufficio comunicazioni, Ufficio pastorale scolastica, Forum Famiglie e Il Nuovo Giornale. L’apertura ufficiale della mostra avrà luogo venerdì 8 novembre con l’intervento del vescovo mons. Gianni Ambrosio alle ore 11 che dialogherà con un gruppo di studenti in rapppresentanza delle scuole piacentine. Don Jonah Lynch, americano di origine irlandese, nell’incarico di rettore del seminario della Fraternità San Carlo è subentrato a mons. Massimo Camisasca, nominato vescovo di Reggio Emilia. Numerose esperienze hanno segnato la vita di Lynch pri- Jonah Lynch a Piacenza il 15 novembre Interverrà in occasione della mostra “Con gli occhi degli apostoli. Una presenza che travolge la vita” dedicata alla fede Nelle foto, don Jonah Lynch e la copertina del suo ultimo libro, “Egli canta ogni cosa”. Nel riquadro, il logo dell’Anno della Fede. ma della conversione: dalla crisi di fede a 15 anni mentre leggeva “I fratelli Karamazov” sorvolando in aereo le Montagne Rocciose agli studi di filosofia per capire come vivere “in assenza di Dio”; dagli studi di fisica per mettere alla prova le teorie sulla creazione all’incontro con la musica girando la Francia in autostop, mangiando con i soldi raccolti grazie al proprio violino. Da questa sua vita, ricca di svolte e di ricerca, e dall’incontro con tanti amici e con gli studenti, nascono le mille domande sulla fede: “Come si fa a credere in Dio?”, “Come può il Signore accettare il dolore innocente di cui parla Dostoevskij?”, “Non è che la fede è solo autoconvincimento?”. Per rispondere alle questioni poste dalle persone che incontra, Jonah Lynch non parte da formulazioni astratte, ma dalla sua esperienza di uomo. E questo rende le sue parole ancora più interessanti (“temo di non riuscire a darti indica- Realizzata dal Meeting di Rimini Una mostra sulla fede “Con gli occhi degli apostoli. Una presenza che travolge la vita”: è il titolo della mostra, realizzata dal Meeting di Rimini, che si svolgerà dal 7 al 15 novembre nella basilica di S. Antonino a Piacenza. Viene ricostruito il percorso che alcuni abitanti ebrei di Cafarnao hanno fatto dal primo incontro con Gesù di Nazareth fino al riconoscimento di fede che permise loro di arrivare a dare la vita per Lui. Avvalendosi delle fondamentali conoscenze scaturite dagli scavi archeologici realizzati nell’ultimo secolo dai Padri Francescani della Custodia di Terra Santa e lo studio esegetico dei Vangeli, l’esposizione intende aiutare a vincere il dubbio sul cristianesimo: “Sì, questa storia è accaduta realmente – scriveva Papa Benedetto XVI -. Gesù non è un mito, è un uomo fatto di carne e sangue, una presenza tutta reale nella storia. Possiamo visitare i luoghi e seguire le vie che Egli ha percorso. Possiamo, per il tramite dei testimoni, udire le Sue parole. Egli è morto ed è risorto... i miti hanno aspettato Lui, in cui il desiderio è diventato realtà”. zioni precise per arrivare alla fede, ma potrò forse farti vedere che è possibile arrivarci”). Il suo percorso, che attraversa le possibili obiezioni alla fede, giunge al “voglio vivere così” pronunciato davanti alla fede di un’altra persona. Il confronto con le nuove tecnologie Fra gli altri libri di Lynch, particolare interesse ha suscitato “Il profumo dei limoni” in cui l’autore riflette sul rapporto tra l’uomo di oggi e le nuove tecnologie. “Che cosa c’entrano i limoni con la tecnologia? – si chiede l’autore. Un limone colto dall’albero ha la scorza ruvida. Più curato è l’albero, più ruvida è la scorza. Se la si schiaccia un poco ne esce un olio profumato e d’improvviso la superficie diventa liscia. E poi c’è quel succo asprigno, così buono sulla cotoletta e con le ostriche, nei drink estivi e nel tè caldo! Tatto, olfatto, gusto. Tre dei cinque sensi non possono essere trasmessi attraverso la tecnologia. Tre quinti della realtà, il sessanta per cento. Questo libro è un invito a farci caso”. Sui contenuti proposti da questo libro hanno lavorato in questi anni diversi gruppi giovanili delle parrocchie piacentine. “Sento il bisogno urgente di un giudizio sulle tecnologie che in modo sempre più elegante e nascosto fanno compagnia alle nostre giornate”. Per Lynch il problema della tecnica va affrontato “con equilibrio e con letizia”. Nel 1500 il gesuita Francesco Saverio, missionario in Oriente, doveva aspettare due anni per ricevere la risposta a una lettera, sempre che la nave che la portava non affondasse; Lynch si dice fortunato quando può parlare con i confratelli sparsi nei cinque continenti in teleconferenza. Ma resta vero che vedersi e parlarsi è un’altra cosa senza la mediazione di uno schermo: “trovo nell’irripetibilità della carne e dei rapporti umani locali la base insostituibile delle amicizie forti e vivaci che desidero”. “Ogni luogo è unico e ogni persona pure”, scrive Lynch, e per reimpararlo può essere necessario anche un po’ di “digiuno tecnologico”. Non un privarsi di qualcosa fine a se stesso, ma l’esperienza di una nuova libertà. Lynch ha curato anche la mostra dedicata alla figura del padre (“Nessuno genera se non è generato”) che è in esposizione nei prossimi giorni alla Grande Festa della famiglia. Speciale il nuovo giornale DOMENICA 15 SETTEMBRE Piazza Cavalli GrandeFesta della Famiglia Mercoledì 11 settembre 2013 LE SFIDE CHE SI NASCONDONO IN UNA GIORNATA QUALUNQUE Mario e Graziella Catania seguono le coppie in crisi. Gianluca e Maria Rita Carloni fanno esperienza di cosa vuol dire vivere più generazioni nella stessa casa. Riccardo Ruggeri analizza l’attualità con la lente dell’ironia - DI BARBARA SARTORI ario e Graziella quest’anno festeggiano i cinquant’anni di matrimonio. Di crisi ne hanno passate anche loro, come tutti. Ma ci sono coppie che, di fronte alla crisi, rischiano di naufragare. E loro provano a ricucire lo strappo, proponendo un programma di incontri dove la bacchetta magica non ce l’ha nessuno, ma chi vuole mettercela tutta per salvare il proprio matrimonio è aiutato a ripartire da sé, per andare verso lo sposo o la sposa da cui si pensava irrimediabilmente lontano. Gianluca e Maria Rita e i loro quattro figli vivono nella casa di famiglia insieme ai suoceri. Età, mentalità, abitudini, criteri educativi che si incontrano e si scontrano. Nel quotidiano ritessere di equilibri, in una fatica che è quella dell’atleta che si allena - questa la metafora che amano utilizzare per descrivere la loro “coabitazione” intergenerazionale - e impara sempre più a diventare se stesso. Riccardo Ruggeri invece è 15 M Una delle tante coppie che con i loro bambini lo scorso anno hanno partecipato alla Camminata della famiglia in occasione della festa organizzata dal Forum. (foto Pagani) uno che ha girato il mondo per lavoro, tra gli Stati Uniti, l’Inghilterra, i Paesi scandinavi. E, vedendo cosa succede in quelle società come effetto di scelte politiche che hanno privilegiato l’individuo, si è confermato nella sua opinione che fare famiglia è necessario e conviene. Prima di tutto allo Stato. “Il senso di una giornata qualunque” riletto attraverso le esperienze di tre famiglie “qualunque”. Non nel senso di anonime. Ma nelle cui dinamiche tutti si possono rispecchiare. Il tema dell’educazione, visto dai genitori o dal nonno. Il tema della relazione di coppia, i punti di attrito, la routine giornaliera che rischia di essere vissuta anche dagli sposi come una prigione da cui si vuol scappare o in una fredda mediocrità a cui si sopravvive. I condizionamenti familiari e sociali che si ripercuotono sulle famiglie, talvolta sino a spezzarne l’unità. In piazza Cavalli, domenica pomeriggio, il tema della “Grande festa della famiglia” di quest’anno assumerà i volti di Mario e Graziella Catania dell’associazione “Retrouvail- le”, di Gianluca Carloni e Maria Rita Castellani, responsabili dell’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare di Perugia, di Riccardo Ruggeri, fine commentatore del nostro tempo che i piacentini ben conoscono per i suoi “camei” su Libertà, già operaio in Fiat, quindi dirigente, oggi editore, ma anche marito - da cinquant’anni - della stessa donna e nonno di quattro nipotini ai quali desidera lasciare, più che delle parole, un esempio. Con loro parleremo di matrimoni a rischio naufragio, di nonni, figli e nipoti che vivono nella medesima casa e di come conoscere il mondo possa aiutare anche ad “essere” famiglia. Si alterneranno sul palco di Piazza Cavalli a partire dalle ore 16.30. GIANLUCA E M. RITA CARLONI/ “Casa nostra è una palestra di conoscenza di sé” Nonni, genitori, figli insieme sotto lo stesso tetto “Lasciati un pochino disturbare dal vicino” Di come funziona questa continua “palestra di conoscenza di sé” - come amano definirla - Gianluca e Maria Rita verranno a parlare alla “Grande Festa della Famiglia” nella giornata di domenica 15 settembre, alle ore 17, in piazza Cavalli. “Nonni, genitori e figli: tutti insieme appassionatamente”. Il titolo del loro intervento rimanda al celebre film con Julie Andrews che si ritrova a fare da governante - e poi da mamma - a sette figli. Ma la realtà quotidiana è ben più prosaica che in una pellicola di Hollywood. “Le relazioni sono delicate - non nasconde Maria Rita - però possono diventare un aiuto per capire meglio noi stessi e questo vale per i ragazzi come per noi adulti”. I “giovani” Carloni coprono un ventaglio di età tutte bisognose di attenzione. Lorenzo, il primogenito, ha vent’anni. Ester ne ha 18 e quest’anno finirà le Superiori. Elena fa 17 anni a settembre. E infine Aurora, 10 anni. Poi ci sono i suoceri, i genitori di Gian Luca, al “ A lato, Maria Rita e Gianluca da fidanzati; sopra, in una foto di alcuni anni fa insieme ai figli. Accanto al titolo, con la presidente del Forum delle Famiglie Sannita Luppi. piano di sotto. “Per diversi anni - racconta Maria Rita - dopo la separazione è rimasta ad abitare da noi anche mia cognata con la figlia, ha un ottimo rapporto con tutti noi”. Benedetti genitori! Insomma, vivere insieme è un lavoro, però ricco di opportunità. “Farsi disturbare” conviene, secondo Gianluca e Maria Rita, che di coppie ne incontrano parecchie, nel loro incarico di responsabili diocesani della Pastorale familiare a Perugia. E spesso è proprio il “retroterra” delle famiglie d’origine a determinare la riuscita o meno di certi matrimoni. Non a caso, ci sono diocesi che nei corsi per fidanzati riservano incontri sul tema suocere-nuore. Ma il discorso può valere anche al contrario. “Quando si sposa un uomo osserva Maria Rita - si sposa anche l’educazione che ha ricevuto e lo stesso vale naturalmente per il marito riguardo alla moglie. Può capitare, quando si è nervosi o stanchi, che di fronte a una osservazione mi domandi: «Questa cosa l’ha detta Gianluca o l’ha detta mia suocera a Gianluca?». Ma l’orizzonte che non si deve mai perdere - osserva Maria Rita - è quello della coppia. Siamo portati a scaricare le colpe sull’altro, a dirgli « Tu mi hai fatto arrabbiare, tu hai detto quella cosa...», ma i sentimenti sono dentro di noi. È da noi, allora, che bisogna sempre partire per andare verso l’altro”. dall’inizio. “Il nostro incontro - rammenta Maria Rita - è legato al misterioso ritrovamento di un libriccino perduto 12 anni prima e rinvenuto in circostanze particolari”. “Una cosa sola” Galeotto fu un libretto perduto a 16 anni Rita e Gianluca - che frequentano un percorso di fede all’interno della “Comunità Magnificat”, nata proprio in diocesi di Perugia - trovano nella grazia del sacramento che hanno celebrato la forza in più per dare un senso a un giorno qualunque, per tornare al tema dell’edizione 2013 della festa. “Sul nostro anello nuziale - dicono - non c’è scritto il nostro nome, ma la frase «una cosa sola». Sono tre parole che racchiudono un programma di vita molto impegnativo: è la frase che Gesù ripete due volte durante l’Ultima Cena, invocando l’unità. Questa Parola di Giovanni è quella che abbiamo voluto come lettura del Vangelo per la celebrazione del nostro matrimonio, è stata e continua ad essere una sfida ed una grazia per la nostra vita di coppia”. Del resto, la mano di Dio sulla loro storia Gian Luca e Maria Rita l’hanno vista sin Torniamo indietro al settembre 1990. Maria Rita si ferma a pregare nella chiesa di San Manno, una delle più antiche di Perugia. “Avvertivo il bisogno di una svolta nella mia vita, di un cambiamento, ed ero in quel luogo sacro per chiedere al Signore un segno, un’indicazione sul da farsi - racconta -. Mi mancava un esame prima della laurea in Pedagogia e, per il futuro, stavo considerando l’eventualità di un dottorato di ricerca all’estero”. Tanti amici, qualche corteggiatore. Ma nessuna storia importante. Eppure Maria Rita si sente pronta a prendere in mano sul serio la sua vita, a una vocazione definitiva: ma quale? Con quella domanda nel cuore, si trova a chiedere al Signore una Parola che la illumini sul suo futuro. Sulla panca dove si è seduta c’è un libretto. Lo scambia per un Vangelo, di quelli in formato tascabile. “ Tre piani, tutti in famiglia. Suoceri, figli, nipoti, cognata. Succede a casa Carloni, Perugia. Gianluca e la moglie Maria Rita Castellani - sposati da 21 anni, cinque figli (di cui una in cielo) - ogni giorno sperimentano la bellezza e la fatica di più generazioni che vivono sotto lo stesso tetto. In appartamenti e piani diversi, ma dello stesso edificio. “Lasciati un pochino disturbare dal vicino”. Maria Rita Castellani, ridendo, dall’altro capo del telefono, va a recuperare un detto degli antichi Greci per fare un bilancio della sua vita di famiglia “allargata”. “È vero - ammette - non è facilissimo condividere la casa con suoceri, cognata, nipoti, però è un allenamento alla condivisione, al rispetto reciproco. E, soprattutto, ci aiuta a metterci sempre in discussione”. Quando ti sposi, insieme alla persona sposi l’educazione che ha ricevuto. Capita di domandarsi: ma quella cosa l’ha detta Gianluca? Oppure l’ha detta sua madre a Gianluca? Non guarda nemmeno la copertina. Tutta presa dalla sua preghiera, lo afferra, lo apre e legge: “Novena a san Francesco da cominciare il 25 settembre”. “Che delusione ebbi in quel momento! Aspettavo una Parola dal Signore e invece... ricorda ancora alla perfezione cosa provò -. Guardai la copertina di quel libretto e mi accorsi che era un «pagellino», una specie di attestato con un nome e un numero di telefono e una serie di preghiere ai santi francescani. Lo riposi senza interesse, quando, mi ricordai, che quel giorno era proprio il 25 di settembre. Che strano! «Non può essere un caso - mi dissi -. Forse il Signore vorrà che reciti una novena a San Francesco?»”. Maria Rita accoglie l’invito. Prende il libretto abbandonato sulla panca e inizia la novena. Qualche giorno dopo, però, è presa da uno scrupolo di coscienza. Forse il proprietario lo stava cercando. Compone, non senza imbarazzo, il numero di telefono riportato sul “pagellino”. “Mi scusi, mi chiamo Maria Rita, credo di avere un suo libretto”. All’altro capo della cornetta, una voce maschile le chiede di che si tratta. “Non è proprio un libro, in realtà è un pagellino con l’iscrizione al Terz’Ordine Francescano di un certo Gianluca”. “Gianluca sono io”. Silenzio. “Scusi, mi legge cosa c’è scritto?”. “Pagellaricordo di Gianluca, figlio di Rolando”. “Sì, in effetti Rolando è mio padre. Ma non è possibile... Mi legge la data di iscrizione?”. “15 gennaio 1977”. Ancora silenzio. “Strano, l’ho smarrito proprio quel giorno. Avevo sedici anni, ero molto emozionato. Devo averlo perso nella chiesa francescana dell’Oasi. Ma dove l’ha trovato?”. “A San Manno”. “San Manno? Non ci sono mai stato”. In effetti la chiesa era rimasta chiusa per tanto tempo; solo pochi mesi prima i lavori di restauro l’avevano restituita ai perugini. “Non so che dire... però ci terrei tanto a riaverlo”. “Sì, mi faccia finire la novena a San Francesco e glielo restituisco”, promette Maria Rita. Due anni più tardi, il 20 settembre 1992, Gianluca e Maria Rita si sposano. “Non abbiamo mai saputo chi abbia portato il libretto nella chiesa di San Manno. Però tra quelle pagine trovammo una immaginetta della Madonna della Rivelazione. Gianluca non la ricordava e forse non era neppure sua, ma abbiamo immaginato che anche Maria abbia voluto collaborare, tacitamente, al misterioso ritrovamento”. (prosegue a pagina 16) 16 Speciale Mercoledì 11 settembre 2013 il nuovo giornale GrandeFesta della Famiglia RICCARDO RUGGERI/ Nei Paesi anglosassoni si sono fatte scelte a misura di individuo. Con che effetti? DOMENICA 15 SETTEMBRE È perché conosco il mondo che posso dire che la famiglia “conviene” Piazza Cavalli (prosegue da pag. 15) È nato in una portineria di Torino nel 1934. È rimasto orfano di padre a 13 anni. Assunto in Fiat a 18, ha scalato l’azienda fino a diventare l’artefice della fusione tra Fiat Trattori e Ford Tractors in New Holland. Poi a 61 anni - il pensionamento forzato. Ma non ozioso. Fonda la casa editrice “Grantorino”. Scrive saggi: “Una storia operaia”, sulla sua vicenda personale e professionale. “Parola di Marchionne”. “Oscene parole”. Con penna sagace analizza i principali eventi del nostro tempo sulle pagine del quotidiano Libertà. Riccardo Ruggeri è uno che il mondo l’ha girato per lavoro, ci ha vissuto - tutt’ora è all’estero, in Svizzera - e può parlarne con cognizione di causa. Non a caso “Conoscere il mondo per essere famiglia” è il tema del suo intervento in piazza Cavalli, domenica 15 settembre, intorno alle 17.30. In un mondo che dice che fare famiglia non conviene - oppure che la famiglia è finita - non è un tema un po’ sorpassato? Ruggeri accoglie la provocazione e ribatte con lo humour che lo caratterizza: “Io sono poco moderno: sono sposato con la stessa donna da più di cinquant’anni e i miei figli hanno la stessa moglie da almeno venti. Come vede, non siamo affidabili”. Che accade se la società punta sull’individuo? Al di là delle battute, il ragionamento che fa Ruggeri nasce dall’esperienza maturata - come manager - in giro per l’Europa settentrionale e negli Stati Uniti. “È proprio perché conosco il mondo che posso dire, a ragion veduta, che la famiglia ha un valore”. Non ne fa un discorso morale o di fede. Da businessman abituato a ragionare con cifre e previsioni di spesa, Riccardo Ruggeri prima che per esperienza personale - crede nella famiglia per il ruolo sociale che riveste. Un ruolo - riflette che le è stato sottratto negli Stati scandinavi e negli Usa, dove “si sono privilegiate politiche basate sull’individuo, con conseguenze sociali da non sottovalutare”. Per esempio, nel welfare. “Se oggi un bambino che nasce è destinato a campare cent’anni, come può lo Stato mantenerlo fino ad allora? Se la persona commenta Ruggeri - è ridotta a un costo sociale, il discorso eutanasia è dietro l’angolo...”. A lato, Riccardo Ruggeri; sopra, la copertina di due dei suoi saggi: uno dedicato all’analisi dei principali eventi del nostro tempo, “Oscene parole”, l’altro sulla sua vicenda personale, “Una storia operaia”. O, per stare vicino casa e senza andare a scomodare i valori etici del fine vita, Ruggeri si limita a un esempio concretissimo legato alla crisi economica che stiamo vivendo. “Un uomo separato perde il lavoro? Torna a vivere da mamma. Se i genitori non li ha più, finisce a dormire in macchina”. Insomma: la famiglia come potente ammortizzatore sociale. “Io sono un sostenitore della crisi continua provocatorio Ruggeri perché se siamo intelligenti ci servirà a cambiare il nostro modello di vita, a ripartire dalla famiglia. C’è già un ritorno alla famiglia. Non per motivi etici, per «bisogno»”. Una evidenza che ne conferma il ruolo di cellula primaria della società - capace di far risparmiare soldi anche all’erario - a dispetto di quei politici che ancora la ritengono soltanto un fatto privato. sapore di un’epopea. “Lei è destinato a fare una grande carriera, in Fiat o altrove”: sentenziò l’ingegner Enzo Ferrari, al quale Ruggeri si era presentato nella ditta di Maranello perché saldasse certe fatture per le vernici rosse delle sue automobili. Ebbe ragione. Anche se a lui questa aurea epica attorno al racconto della sua vita non piace. “È una storia sottolinea - che si può ripetere oggi. Ma a San Salvario, il quartiere interetnico di Torino, e con protagonista il figlio di un immigrato. Perché se non hai fame... È la fame la molla che fa scattare tutto. - riflette -. È il dramma dell’educazione dei nostri ragazzi: hanno tutto, sono bombardati da una serie di condizionamenti esterni che abbiamo prodotto”. La “molla” della fame Non dice di tornare indietro alla sua, di infanzia. Il mini appartamento della nonna portinaia ad ospitare anche figlio, nuora e il nipotino nato il 6 dicembre 1934. Giusto il lavandino con l’acqua corrente e se si doveva usare il bagno bisognava uscire in cortile. Però, di certo, quando si conosce la realtà nei suoi aspetti più prosaici, si affronta la vita anche con un altro gusto. O, quantomeno, con una dose di realismo che, nel caso di Ruggeri, non è stato intaccato dal successo professionale. “Nella portineria - racconta - ho avuto una scuola di vita. Ci passava gente d’ogni genere: ne ho viste più di qualsiasi Quanto a lui, Ruggeri non si nasconde dietro a un dito. “Devo tutto alla mia famiglia”, riflette, ripercorrendo l’infanzia trascorsa in una portineria di un palazzo nobiliare di Torino. “Il nostro segreto era che ci volevamo bene. Del resto - aggiunge tra il serio e il faceto - lei capisce che vivendo in dodici metri quadrati se non ci fossimo voluti bene sarebbe stato un vero dramma!”. La vita di Ruggeri, figlio di operai, lui stesso operaio, quindi impiegato, dirigente e manager di fama internazionale, a sentirla raccontare, ha il La portineria è stata una scuola di vita bambino della mia età”. Una sorta di spaccato sociologico. “A pianterreno c’eravamo noi, la famiglia dei portinai: vivevamo come molti immigrati oggi - rammenta Ruggeri, che ha ripercorso la sua vicenda familiare nel libro “Una storia operaia” -. All’ammezzato, le basse professioni: l’infermiera che faceva le punture, la modista, la levatrice. Al piano nobile, il conte Prato Previde con la contessa: erano gli unici a poter usare l’ascensore. Al terzo piano, l’archietto Ettore Sottass senior, il cui figlio - futuro guru del design pretendeva che lo chiamassi «signorino». Al quarto piano, i figli già adulti del conte. Nelle soffitte, la servitù del conte e i mini appartamenti affittati dagli studenti universitari, figli di latifondisti amici del conte, che lasciavano la provincia per venire a studiare in città”. La Fiat di Valletta, come una famiglia Il papà Carlo, operaio in Fiat “conosceva francese e inglese, leggeva tantissimo” - morì a 40 anni, malato di cuore, la vigilia di Natale del ‘47. Ruggeri - che aveva 13 anni - ha ancora impresso ciò che accadde la mattina dopo, alle 9. “Venne a bussare alla porta Maria Rubiolo, allora responsabile della comunicazione Fiat e stretta collaboratrice di Vittorio Valletta (fu presidente della società dal ‘46 al ‘66, ndr). Sostò in preghiera davanti alla salma, la acca- rezzò, si girò verso mia madre e le chiese: «Che ha intenzione di fare? Se vuole, è assunta in Fiat. Si presenti in ufficio il 7 gennaio». Tra le carte che ho trovato dopo la morte della mamma, c’era il suo libretto di lavoro: c’era scritto «Assunta il 25 dicembre 1947». Vuol dire che la Rubiolo dopo essere stata da noi era entrata in azienda il giorno di Natale per sbrigare le pratiche”. Fiat pensò anche a pagare il funerale e - sempre tramite la Rubiolo Valletta dispose di raddoppiare la liquidazione di Carlo Ruggeri e di darne una parte al figlio, affidandone la gestione ad un tutore. “Il giorno del mio 21° compleanno telefonarono dalla Fiat: venga a ritirare i suoi soldi”. Seicentomila lire, l’equivalente di 11 stipendi. Tre anni prima, anche Riccardo era entrato in azienda, “intanto come operaio - gli aveva detto la solita Rubiolo - poi si vedrà, intanto tu studia molto”. Ruggeri seguì il consiglio. Di giorno a Mirafiori, la sera sui banchi per prendere il diploma da perito tecnico. Più che le parole, vale l’esempio Sono gli inizi di una carriera che lo porteranno, da colletto bianco, a diventare dirigente. Fino a occuparsi in qualità di amministratore delegato di varie società. E il clou, nel 1991, con la fusione di Fiat Trattori e Ford Tractors: nasce “New Holland”, che nel giro di cinque anni da 2,5 miliardi di fatturato passa a 6 miliardi. Quando, a 61 anni, un funzionario da Londra si presenta nel suo ufficio per comunicargli che era troppo vecchio e doveva andare in pensione peccato che quel funzionario di anni ne avesse 67 - Ruggeri non batte ciglio. E si reinventa. La sua passione per la scrittura, lo studio, l’approfondimento hanno dato vita ad una casa editrice, la “Grantorino”, in omaggio al Toro di Valentino Mazzola e al modello di auto prediletto da Eastwood nell’omonimo film del 2008. “Nella testa - dice Ruggeri - sono rimasto quello che ero: un operaio”. E con i nipotini si rapporta come i suoi genitori avevano fatto con lui e come ha sempre cercato di fare con i figli Luca e Fabio. “Più che le parole, l’esempio - sintetizza -. Non credo ci sia altro modo di educare. Alle parole puoi credere o no. Ma l’esempio ha una forza dirompente”. Barbara Sartori MARIO E GRAZIELLA CATANIA/ Sono tra gli iniziatori, in Italia, dell’esperienza di “Retrouvaille” dedicato alle coppie in forte crisi Sos: il nostro matrimonio va a rotoli Unico requisito indispensabile: avere dei problemi, anzi dei problemi gravi. Non le discussioni fisiologiche nella vita di ogni coppia, ma una crisi seria. Già scoppiata e sfociata nella separazione o molto vicina ad arrivarci. Sembra una missione impossibile, invece le basi per ricostruire un matrimonio a rischio naufragio ci sono. Graziella e Mario Catania di coppie ne hanno incontrate tante nei dodici anni di storia dell’associazione “Retrouvaille” in Italia. Niente bacchetta magica. Ma tanto lavoro e tanta pazienza. A partire dalla persona, “perché - sottolineano i coniugi Catania non c’è ricostruzione della coppia se non si parte dai due che la compongono”. Graziella e Mario saranno a Piacenza alla “Grande Festa della Famiglia” nel pomeriggio di domenica 15 settembre, alle ore 16.30, per aprire uno spazio su un problema che le statistiche confermano essere ormai un’urgenza: cosa succede quando nel rapporto tra marito e moglie il legame si spezza? E come recuperarlo? Duecento coppie l’anno si iscrivono ai programmi A “Retrouvaille” approdano in media duecento coppie ogni anno, tra Si può vivere da scapoli anche se si è marito e moglie A lato, Graziella e Mario Catania insieme a due dei loro dieci nipoti. Sopra, l’home page del sito italiano dell’associazione “Retrouvaille”, di cui i coniugi Catania sono stati tra gli iniziatori nella nostra penisola. sposate e conviventi. Mica poche. Non tutte tornano insieme, al termine del programma. Per molte invece la ripartenza coincide anche con l’impegno a favore di altre coppie. Sono infatti i coniugi “recuperati” ad animare i week end con cui “Retrouvaille” dà il via al programma di dodici incontri dedicato agli sposi separati o in grave crisi per cominciare a “ritrovar- si”, come recita il nome scelto per l’associazione, nata in Canada nella provincia francofona del Quebec nel 1977 e poi diffusa in tutto il mondo. “Il programma insegna un metodo, che i due si impegnano ad utilizzare e portare avanti nella loro vita di coppia”, puntualizza infatti Graziella Catania. Non c’è l’esperto che dà la ricetta per risolvere i problemi. C’è la coppia come protagonista di un percorso in salita - questo è da mettere in conto - che richiede tempo, pazienza, impegno. Ma che permette di tirar fuori i talenti di entrambi. E al termine del quale, raggiunta la cima, si ricomincia a camminare - stavolta insieme e con maggior consapevolezza - verso le nuove vette che la vita mette davanti alla coppia. “Dopo cinquant’anni di matrimonio facciamo ancora progetti. Ma non è sempre stato così. C’è stato un periodo che tornavamo a casa la sera e ci parlavamo solo delle cose da fare o dei problemi dei figli. Io medico, lui ingegnere, vivevamo praticamente come due scapoli. Non avevamo cura della nostra vita di coppia”. Graziella e Mario hanno imparato anzitutto sulla loro pelle che il matrimonio non è dato una volta per sempre. Serve una manutenzione continua. Per loro, l’occasione è arrivata, 26 anni fa, con la partecipazione ai gruppi di “Incontro Matrimoniale”, dove coppie di sposi e fidanzati si incontrano periodicamente per crescere nella “qualità” della loro relazione. È all’interno di questa esperienza che vengono a conoscenza dell’appello lanciato dall’allora vescovo di Aosta mons. Giuseppe Anfossi nonché direttore dell’Ufficio di Pastorale familiare della Cei - di portare anche in Italia la realtà di “Retrouvaille” per le coppie in difficoltà. Così, insieme ad altre quattro coppie - loro di Milano, tre del Piemonte, una dell’Emilia Romagna - si mettono a disposizione. (continua a pagina 18) Speciale il nuovo giornale DOMENICA 15 SETTEMBRE GrandeFesta della Famiglia QUANDO IL TERREMOTO SCONVOLGE IL QUOTIDIANO C Prendete un giorno qualunque, uno di quelli belli di primavera o autunno, magari adesso. E poi chiedetevi, chiediamoci se ne abbiamo colto il senso? Molte volte non succede di avere il senso del significato di un giorno qualunque a meno che la vita non ci tolga qualcosa, piccola o grande che sia. In questo anno abbiamo incontrato tre persone eccezionali, che sono diventate tali non tanto perché bravi professionisti nel settore del cibo e vino, ma perché ci hanno trasmesso fortemente il senso di un giorno qualunque. E tutti e tre sono accomunati da una faccenda che si chiama terremoto, meglio conosciuto come il terremoto dell’Emilia. Pane e salame a tutti: bisogno di normalità Gianni D’Amato con la sua famiglia aveva il “Rigoletto” di Reggiolo, un ristorante di valore, premiato dalla critica e dal pubblico. Ma oggi è ancora inagibile, mentre la Giovanna, dopo un paio di mesi, ha riaperto la sua “Fefa” di Fina- 17 Dal sisma in Emilia al “sisma” della malattia del figlio: con Massobrio tre storie di speranza Piazza Cavalli os’hanno in comune due ristoratori emiliani colpiti dal terremoto nel maggio 2012 che stanno facendo rifiorire la loro attività e il papà di un bambino affetto da una grave malattia degenerativa? La determinazione a cercare un significato alla loro fatica quotidiana. Senza perdere mai la speranza. Alla “Grande Festa della Famiglia” domenica 15 settembre alle ore 18.30 in piazza Cavalli sarà il giornalista e critico enogastronomico Paolo Massobrio, presidente nazionale del Club di Papillon, a introdurre le esperienze di Giovanna Guidetti, Gianni D’Amato e Davide Gibertoni. A seguire, alle ore 19.30, l’appuntamento con la cena insieme sotto i portici del Gotico, allestita dalla delegazione locale del “Club di Papillon del Ducato”. Mercoledì 11 settembre 2013 Nelle foto, sopra il giornalista e critico enogastronomico Paolo Massobrio; a destra, Davide Gibertoni con la moglie Daniela. Sotto, Gianni D’Amato del “Rigoletto” e Giovanna Guidetti de “La Fefa” di Finale Emilia: due ristoratori colpiti dal terremoto. le Emilia, con tanti sacrifici e tanta volontà. Quando è arrivato il terremoto stava aspettando una comitiva festante per una matrimonio. Che non è mai arrivata. E lei che ha fatto? Ha preso pane e salame e ha dato da mangiare alla gente, prima di pensare al suo particolare. “Perché lo hai fatto Giovanna?” “Perché tutti in questi momenti avevamo bisogno di tornare alla normali- tà, immediatamente a qualcosa di normale”. Ripensando alla Giovanna mi sono venute in mente le parole di questi giorni delle monache di Azeir, in Siria: “Guardi la bellezza di queste colline, il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per partire per militare, e ci regala le due o tre noccioline americane che ha in tasca, solo per «sentirsi insieme»... E pen- si che domani hanno deciso di bombardarci…”. La Giovanna, insomma un poco s’è sentita in guerra, senza casa per parecchio tempo, senza la sua osteria meravigliosa. Ma ce l’ha fatta, grazie alla sua famiglia, così come ce la sta facendo anche Gianni, che in tutto questo periodo è stato chiamato in giro per il mondo dai suoi colleghi, per cucinare. Il sorriso di Giovanni E che dire del terzo, Davide Gibertoni, titolare della bottega “Cose buone” a Polesine di Pegognaga che invece il terremoto l’ha subito con una gran paura, senza danni. Ma i suoi bambini li ha dovuti mandare dai nonni in Val di Sole, e quanti strudel deve aver fatto la nonna (io l’ho assaggiato il loro strudel, è fan- tastico) per fargli percepire quello che1.000 anni or sono diceva Sant’ Hildegarda von Bingen, oggi dottore della chiesa: “Tutto ciò che possiamo toccare col gusto esiste perché Egli lo ha ritenuto in qualche modo indispensabile per l’uomo: per l’amore totale, per la paura, per l’ubbidienza o la prudenza in ogni occasione”. In gusto dunque ci è dato per essere certi di un destino buono, in cui tutti ci possiamo riconoscere. Ma la storia di Davide è ancora più affascinante, giacché uno dei suoi figli, Giovanni, ha una malattia rara, la epidermolisi bollosa, detta la malattia della farfalla, per via della fragilità della pelle. E per raccontare come un padre e una madre, che lavorano ogni giorno in una bottega di cose buone hanno accolto questo bimbo, con gratitudine, Davide ha scritto un libro bellissimo (scritto anche molto bene) dal titolo “Il Sorriso di una farfalla”. Basterebbe leggere il capitolo intitolato 8 agosto, che è il giorno del suo compleanno per commuoversi, come s’è commosso lui, davanti al sorriso del suo bimbo, in ospedale, che gli chiedeva di partecipare alla vita. Ora, se chiediamo come chiederemo in piazza a Piacenza, a questo padre, madre e ancora padre di famiglia se c’è un senso alla giornata qualunque, sicuramente riceveremo un arricchimento. E senza anticiparvi nulla so già che la sorpresa sarà propria quella di aver scoperto che non siamo soli al mondo. Come il Creatore ha fatto Eva per far compagnia ad Adamo, così ci ha messo intorno tante persone. Tanti “io” che possono avere il senso di un giorno qualunque. O che possono rovinarlo, in nome di un’ideologia che, Dio non voglia, rischia di far saltare il mondo. Paolo Massobrio In uscita la settima edizione del libro per la famiglia con tanti consigli utili “Adesso 2014. 365 giorni da vivere con gusto” Le monache trappiste di Azeir le ho conosciute perché Giorgio, un collega di Avvenire che è stato da loro per un servizio sul giornale, ha scoperto con sorpresa che avevano in convento il libro “Adesso”, che ha la scansione di un'agenda. E questa è stata la scintilla per conoscerle e per aiutarle, tre anni, con gli amici del Club di Papillon di tutta Italia, colpiti dalla loro tenacia di far rifiorire la bellezza in un luogo così problematico. Fra poco, uscirà la settima edizione di quello che, fra i miei libri, rimane il più caro. Nasce dal desiderio di portare dentro le case la bellezza, perché appunto le giornate qualunque abbiamo il significato che si meritano. Ma cosa c'è dentro questo libro, il cui titolo è mutuato dal giornale che dirigeva don Primo Mazzolari e che si intitolava appunto “Adesso”. Innanzitutto è come un diario dove ogni pagina è arricchita da consigli e curiosità per vivere il quotidiano nella sua bellezza e in armonia con i cicli naturali della vita. La copertina d’autore già preannuncia questo ritorno al rapporto quotidiano con i tempi della natura: è una delle opere del pittore Lorenzo Perego, i cui quadri aprono ogni mese insieme alle vignette firmate da Guido Clericetti. Questo libro è poi un compendio di tante conoscenze raccontate in “pillole”: dalla cucina ai consigli per un corretto stile di vita, alla salute dei nostri amici animali. Ogni settimana quindi ricette - La copertina del volume. curate da Giovanna Ruo Berchera - della tradizione italiana rivisitate e quelle “base” indispensabili per la cucina della famiglia, oltre le ricette, più elaborate, delle feste e della domenica, abbinate ai vini giusti. La sezione del gusto, che comprende le consuete ricette di pesce redatte da Manuela Di Chiara e di cocktail dell'esperto Luca Bonacini, è arricchita, in questa edizione, dal contributo del maestro Diego Crosara, con dodici segreti dolci e alcune interessanti lezioni di pasticceria. Utili per la gestione della dispensa e del frigorifero, i consigli di Gabriele Crescioli; approfondimenti in fatto di barbecue e hamburger (Gianfranco Lo Cascio), di pesce povero e pescato (Acquario di Genova-Costa Edutainment), formaggi (Carlo Fiori), vini (Marco Gatti), oli (Luigi Caricato) e pizza (Renato Bosco), oltre a curiosità sulla chimica degli alimenti (Davide Tessaro) e sull'Universo in cui siamo immersi (Elena Notari). E ancora: suggerimenti e idee per il tempo libero di tutta la famiglia con insoliti percorsi artistici (Opera d'Arte), originali proposte di “itinerari culturali” a dimensione di bambino (Silvia Benzi), e “su due ruote”, tra bellezza e gusto (Andrea Voltolini). Quindi suggerimenti in fatto di cinema (Don Lucio Guizzo) di lettura per grandi (Luca Doninelli) e per piccoli (Annalena Valenti). Il lettore troverà anche consigli per vivere con stile - anche la propria casa - da Monica Deevasis; consigli per mantenere in buona salute i nostri amici animali (Davide Galaverna) e il nostro verde da questa edizione anche nella versione “verticale” (Maurizio Lega e Davide Canepa). E la salute? Rimedi e suggerimenti da erboristi e farmacisti (Mauro Raffa e Andrea Nicola), medici specialisti dell'alimentazione (Silvio Spinelli e Raffaella Monti) e maestri dell'attività fisica (Roberto Maggi e Stefano Rognoni). La sezione dei santi è stata curata da Stefano Storti. Del sottoscritto, invece, sono i commenti che appaiono copiosi nella varie pagine, quasi per accompagnare il lettore quotidiano in una riflessione, sul senso di una giornata qualunque. Paolo Massobrio INSEGNE LUMINOSE 50 ANNI DI ESPERIENZA NELLA COMUNICAZIONE VISIVA www.neonradelme.it • E-mail: [email protected] 29121 Piacenza - Via 1° Maggio, 78/80 - Tel. 0523 711465-751042 - Fax 0523 451441 il nuovo giornale settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio fondato nel 1909 proprietà della diocesi di Piacenza-Bobbio DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE Via Vescovado, 5 - Piacenza - Tel. 0523.325.995 Fax 0523.384.567 - e-mail: [email protected] c/c postale 14263297 Davide Maloberti - direttore responsabile Stampa: Tipolitografia “Grafiche LAMA” Strada ai Dossi di Le Mose 5/7 (PC) - Tel. 0523.592.859 RACCOLTA PUBBLICITARIA presso Il Nuovo Giornale - Tel. 0523.325.995 Costo a modulo (1 modulo = mm 40x29): Euro 10,32. Sconti progressivi in rapporto al numero dei moduli. 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Fino alla presentazione dell’associazione, nel 2001, e al primo week end che dà ufficialmente il via al debutto dell’esperienza in Italia, nell’ottobre 2002, alla casa di spiritualità dei padri del Santo Pia Marta a Cecchina, in provincia di Roma. Da allora, i programmi si sono moltiplicati in tutta la penisola. Con una media di richieste in continuo aumento. E da parte di coppie di tutte le età: c’è chi è sposato da due anni e chi da 25. Arrivare a una profonda conoscenza di sé “Chi si iscrive a «Retrouvaille» - precisano Graziella e Mario - deve sapere che si tratta di una esperienza cristiana”. Ciò non vuol dire che sono accettate solo coppie di coniugi sposate in chiesa o “di provata fede cattolica”. È una proposta aperta a tutti - partecipano anche coppie di conviventi - ma le radici affondano nell’esperienza cristiana e questa premessa viene dichiarata espressamente sin dall’inizio ( “ed è giusto che ci sia questa chiarezza”, evidenziano i Catania). Quale la differenza rispetto ad altri percorsi solo di taglio psicologico? “Alla base di ogni esperienza cristiana c’è la convinzione che il perdono è sempre possibile”, spiega Graziella. Il che non vuol dire che si tratti di un approccio buonista o semplicistico, all’insegna del “volemose bene”. Al contrario. “Le fondamenta del metodo fanno riferimento all’esperienza di Sant’Ignazio di Loyola illustra Graziella -. L’obiettivo è arrivare a una conoscenza profonda di quel che ciascuno di noi vive dentro di sé”. Conoscersi nel profondo Vuoi perché i ritmi quotidiani impongono corse su corse tra casa, lavoro, figli, impegni di vario genere. Vuoi perché i media parlano solo del “negativo” togliendo spazio ad ogni possibile speranza. Vuoi per un disorientamento generale che la crisi ha accentuato. “Oggi si fa sempre più fatica a entrare in contatto con la parte più profonda di noi stessi - riflette Graziella -. Invece, quan- DOMENICA 15 SETTEMBRE Piazza Cavalli “S arà una bella occasione per esibirci, per farci ascoltare e condividere con tante famiglie la nostra passione per la musica”. Davide Rocchi, assistente tecnico all’Istituto Romagnosi, ci anticipa qualcosa dello spettacolo che lo vedrà protagonista, con Massimo Vetrugno, nella serata di domenica 15 settembre. “All’inizio accompagneremo la cena di chiusura della Grande Festa della Famiglia in programma alle 19.30 in Piazza Cavalli con una musica di sottofondo; proporremo canzoni da ascolto per rendere più gradevole il momento conviviale. Dopo, invece, il nuovo giornale La testimonianza di una coppia veronese “Ci urlavamo per notti intere le cose più offensive” Le coppie fondatrici di “Retrouvaille” in Italia al primo week end di Cecchina: Guido e Rinuccia Lamberto di Genola nel Cuneese (la prima coppia da sinistra); seguono Beppe e Pina Rocca di Fossano, Sante e Antonietta Mondardini di Cesena, Mario e Graziella Catania di Milano e Mario ed Annamaria Tenna di Torino. do provo qualcosa, che sia gioia, rabbia, tristezza, devo imparare a «dire» ciò che sto provando, a comunicarlo anzitutto con mio marito o con mia moglie. Invece magari ci si chiude, si resta in silenzio, pensando che la cosa passi...”. Esplicitare i sentimenti e leggersi dentro sono le premesse per imparare anche a conoscersi meglio nella propria personalità, nelle proprie reazioni di fronte a ciò che succede. È guardarsi allo specchio. “Con l’altro è facile: ce l’abbiamo davanti! Ma per noi no evidenzia Graziella Catania -. E difatti succede di solito che attribuiamo al coniuge tutte le colpe, tutti i limiti del rapporto. Mentre c’è sempre una corresponsabilità”. Finita la “romanza” I coniugi Catania sanno per esperienza che quando ci si sposa - loro lo chiamano il periodo della “romanza” - dell’altro si vedono solo le qualità. “Anche io, quando ho sposato mio marito, vedevo sì alcune cose che non mi piacevano in lui, però le ritenevo cose di poca importanza. Mi dicevo che poco per volta l’avrei cambiato”, rammenta Graziella. Ma, una volta sposati, quando la routine prende il posto della favola, ecco che quei piccoli nei si trasformano in grandi difetti. “E si è portati a credere che ci si è sbagliati, che si è sposato una persona diversa da quella che si credeva...”. Lasciando da parte i casi-limite che rasentano la patologia, è la dinamica con cui, bene o male, tutte le coppie si devono confrontare a un certo punto della loro storia. “La crisi è fisiologica, rientra nella vita della coppia”, fanno notare i Catania. Ma la crisi è anche un’opportunità per crescere, per riprendere in mano l’amore che lega i due e ripartire più consapevoli. “Il programma di «Retrouvaille» permette non solo di leggersi per quel che si è, nei propri limiti e nelle proprie responsabilià, ma anche di vedere i propri talenti - ci tiene a sottolineare Graziella Catania . Quando una persona si conosce di più, aumenta anche la propria autostima perché vede le sue qualità. Altrimenti, si rischia che nella coppia uno dei due - magari il più forte caratterialmente - finisca col prevaricare, togliendo «credibilità» all’altro. Ma nella coppia uomo e donna sono alla pari, ciascuno ha i suoi pregi, i suoi talenti, ed è su questi che bisogna lavorare perché, in modo corresponsabile, si impegnino a far andare avanti la «barca» del loro matrimonio”. “Fate vacanze separate”: così non si risolve nulla Non c’è “noi” senza “io”, insomma. Però anche l’«io» va visto nella prospettiva della relazione. Altrimenti succedono dei guai. “Da noi sono arrivate tante coppie che, prima di «Retrouvaille», hanno tentato la strada del percorso psicologi- co. Ma dallo psicologo bisognerebbe andarci insieme, non da soli! - avverte Graziella -. Altrimenti, lo psicologo lavora sull’individuo, spinge sulla crescita dell’autostima, fatto di per sé positivo, ma dimenticando l’orizzonte di coppia. Quante coppie sono arrivate dopo aver seguito il consiglio: fate le vacanze separate, così potrete recuperare voi stessi... E invece non risolvono nulla”. Le quattro tappe Il programma di “Retrouvaille” non svicola i problemi. Li mette all’angolo. Si comincia con un colloquio telefonico, “con entrambi - puntualizzano i Catania - perché è essenziale che entrambi accettino di iniziare il percorso; è una decisione personale, non la può prendere uno per tutti e due”. Quindi si passa al week end. “Succede spesso - annota Graziella - che siano giorni vissuti così intensamente da far illudere che i problemi siano risolti. Ci sono coppie, anche già separate, che vogliono tornare insieme. Non bisogna prendere decisioni sull’onda dell’emozione del momento. Consigliamo sempre prima di finire tutto il programma”. Al week end seguono dodici incontri, a cadenza settimanale: è la fase del “post week end”. Infine, c’è il “Co.Re”, ossia “Continuare Retrouvaille”, con incontri mensili. Le testimonianze di chi ci è già passato confermano che “funziona”. È dura, ma funziona. “La nostra passione per la musica dai banchi di scuola alla Festa della famiglia” proporremo il nostro repertorio abituale - anticipa - che comprende canzoni italiane e straniere dagli anni Cinquanta fino ai successi di quest’estate. Cerchiamo di offrire a tutti, dai più giovani alle persone più anziane, la possibilità di ascoltare le loro canzoni preferite. Ci sarà poi anche musica per ballare e, per chi vuole, ci sarà anche la possibilità di cantare con noi, di fare karaoke”. La scaletta di massima, dunque, è già pronta, ma Davide e Massimo si prestano volentieri ad accogliere le richieste del pubblico: “ci regoleremo anche in base alla ri- sposta delle persone, alle loro preferenze”. L’esperienza, per cogliere “l’umore” del pubblico certo non manca ai due cantanti: “suoniamo insieme da ormai 6 anni. Ci siamo conosciuti al Romagnosi, eravamo colleghi. Con il tempo siamo diventati amici ed abbiamo scoperto di avere in comune una forte passione per il canto - prosegue Davide - e poiché io cantavo già da una quindicina d’anni, ho voluto coinvolgerlo e quindi da 6 anni ormai collaboriamo con grande piacere”. Davide, dunque, ha sulle spalle oltre 20 anni di serate ed esibizioni, mentre Massimo, che oltre a cantare, suona anche la tastiera, aveva già seguito diversi corsi di canto prima di iniziare l’attività insieme a Davide. L’occasione di chiudere la “Grande Festa della Famiglia” è nata grazie ad un collega dei due cantanti, coinvolto in una delle associazioni organizzatrici della festa. “In occasione di alcune cene fra colleghi ci ha sentito cantare ed ha pensato a noi per questo spettacolo. Per noi sarà un piacere chiudere questa bella manifestazione”. Elisa Bolzoni Nella foto, Massimo Vetrugno e Davide Rocchi. Giordano e Moira, sposati da tre anni, della provincia di Verona, hanno partecipato al programma “Retrouvaille” a Bedizzole in provincia di Brescia nell’ottobre del 2011. “Moira mi ha colpito da subito - racconta Giordano -. Con lei mi sentivo sereno e pieno di energia, libero di essere me stesso, era come vedere un arcobaleno dopo un temporale”. Un sentimento condiviso da Moira. “Con Giordano mi sentivo allegra; fremevo dalla voglia di stare in sua compagnia. Abbiamo vissuto un lungo fidanzamento e con il matrimonio ho assaporato la possibilità di cominciare la nostra vita, nuova, solo io e lui”. E vissero tutti felici e contenti? Niente affatto. “Le nostre difficoltà rammenta Giordano - sono cominciate da subito: io mi sentivo superiore a lei, uno che non sbagliava mai, non volevo ascoltare le richieste, i bisogni di Moira”. “Il sogno di poter avere una famiglia felice era già svanito - gli fa eco la moglie -. Non mi sentivo ascoltata. Non un’attenzione, non una carezza, non un bacio. Ero delusa e reagivo buttandomi nel lavoro, ma non riuscivo a fare finta di niente. In casa mi sentivo soffocare, mi sembrava di vivere il clima respirato nella mia famiglia di origine. Cercavo continuamente di capire ma andavamo a finire con l’urlarci in faccia le cose più cattive, più offensive, per notti intere”. Ma Moira non vuole accettare l’idea di aver sposato un ragazzo che non riconosce più. “Un giorno mi confidai con un prete che mi suggerì l’esperienza di «Retrouvaille». Ne ho parlato con Giordano e abbiamo deciso di provare, anche se dentro di me pensavo che non c’era più niente da fare, ma almeno potevo dire di aver provato anche questo”. “Al weekend e durante il post weekend ho provato forti emozioni e un’atmosfera di positività, che mi hanno aiutato a decidere di abbattere i muri che avevo costruito tra di noi, ed è nata la speranza di poter risanare il nostro rapporto commenta Giordano - . Sto imparando a comprendere e accettare i sentimenti e le diversità di Moira, e questo ci aiuta a sentirci uniti e stare bene assieme”. “È stata dura e a volte lo è tuttora - dice Moira . Mi sembra di tornare al punto di partenza quando ancora litighiamo. In queste occasioni rivivo la frustrazione che provavo ai tempi della nostra crisi più forte. Sapere che al nostro fianco ci sono coppie che ci sostengono, mi dà speranza, che anche noi possiamo farcela. Sono consapevole che abbiamo ancora tanta strada da fare e che il cammino continuo in «Retrouvaille» è l’unica via d’uscita”. il nuovo giornale toria di un’amicizia. O meglio, di persone che si sono incontrate per dare risposta a un appello raccogliere firme per un fisco attento ai carichi familiari, obiettivo raggiunto nelle adesioni ma ahimè ancora disatteso nelle sfere istituzionali - e che sono diventate amiche. Tanto da voler proseguire l’avventura dando vita, anche nella nostra provincia, al Forum delle Associazioni familiari. Era l’8 febbraio 2008. Partito con dodici realtà aderenti, ora ne conta diciannove, che hanno iniziato a conoscersi e a collaborare a partire da iniziative concrete. Tra queste, un ottimo “collante” è stata senza dubbio la “Grande Festa della Famiglia”. A livello nazionale, il Forum nasce invece nel 1992 con l’obiettivo di portare all’attenzione del dibattito culturale e politico italiano la famiglia come soggetto sociale. Nella convinzione che la “questione famiglia” non sia un aspetto secondario della vita degli italiani: è in larga misura nella famiglia che si costruiscono i destini degli abitanti di questo Paese, è in famiglia che si formano i cittadini di domani, è la qualità della vita familiare che determina la qualità della vita dell’intera società. Una famiglia “che funziona” è garanzia anche del buon funzionamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, economiche, educative della società. Il Forum nazionale oggi coinvolge oltre cinquanta associazioni. A dirigerlo è il prof. Francesco Belletti. Sul piano locale, invece, il Consiglio direttivo è composto da Sannita Luppi del Sindacato delle Famiglie-Sidef (presidente), Carlo Dionedi dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose (vicepresidente), Loris Guglielmetti del Serra Club (segretario), Mario Tondini delle Famiglie Nuove (tesoriere) e Gianna Paglia de Il Circolino (consigliere). Le associazioni che aderiscono al Forum delle Famiglie provinciale sono: il Sindacato delle Famiglie (Sidef), Associazione Nazionale Famiglie Numerose, Famiglie Nuove, Azione Cattolica, “Il Circolino”, Acli, Movimento Cristiano Lavoratori, Rinnovamento nello Spirito, Coldiretti, Ordine Francescano Secolare, Centro Italiano Femminile, Confederex, A.Ge. di Carpaneto, Serra Club, Associazione “Il brutto anatroccolo”, Associazione La Ricerca, Centro Sportivo Italiano, Associazione S. Vincenzo e Associazione “Città Bambino”. In questi anni, hanno collaborato con il Forum per l’organizzazione della “Grande Festa della Famiglia” l’associazione di insegnanti Diesse, l’Istituto “La Casa di Piacenza - Consultorio familiare” e, quest’anno, l’Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti). S Il SINDACATO DELLE FAMIGLIA è sorto nel 1982 a Milano con lo scopo di riaffermare che la famiglia non è solo una sfera di affetti privati, ma un soggetto sociale che svolge funzione di pubblica utilità. Pertanto alla famiglia devono essere riconosciuti non solo doveri, ma anche diritti da sostenere con iniziative politiche e riforme sociali. A Piacenza è attivo dal 2003. Ha organizzato a livello cittadino iniziative rivolte alla promozione della famiglia e della figura genitoriale in ambito educativo. La presidente della sezione piacentina è Rosa Cammi. ASSOCIAZIONE NAZIONALE FAMIGLIE NUMEROSE è nata nel 2004 per iniziativa di Mario ed Egle Sberna di Brescia. Riunisce famiglie con 4 o più figli, tra naturali, adotta- Speciale GrandeFesta della Famiglia Mercoledì 11 settembre 2013 19 IL FORUM, UNA FAMIGLIA DI ASSOCIAZIONI A livello nazionale coinvolge oltre cinquanta realtà. La “rete” piacentina è nata nel 2008 A lato, il gruppo dei volontari con i due coordinatori Raffaele Perazzoli e Paolo Signaroldi; nella foto sopra di Mistraletti, la presidente del Forum Sannita Luppi insieme al giornalista Massimo Pandolfi del club “L’inguaribile voglia di vivere”. In questi trent’anni ha ampliato il raggio d’azione, fedele al “Progetto Uomo” di don Mario Picchi, su cui si fonda il suo metodo educativo. Alla prima comunità terapeutica “La Vela” a Justiano, si sono affiancate la comunità per mamme “Luna Stellata” a La Magnana, la comunità per persone con problemi di dipendenza correlati a disturbi psichiatrici “Emmaus” e la casa accoglienza per malati di Aids “Don Venturini”, entrambe alla Pellegrina. “La Ricerca” porta avanti servizi di prevenzione, gruppi di auto-aiuto per genitori, sportelli di ascolto e progetti nelle scuole; il “Gruppo Diogene” si rivolge ai giovanissimi assuntori di droghe e alcol. Nel 2007 in via Lanza ha aperto il servizio Counseling. La sede principale è in Stradone Farnese 96. Presidente è Daniela Scrollavezza; presidente onorario don Giorgio Bosini. L’A.GE. (Associazione Italiana Genitori), fondata nel ‘68, si articola in gruppi locali di genitori che, ispirandosi ai valori della Costituzione e all’etica cristiana, intendono partecipare alla vita scolastica e sociale per fare della famiglia un soggetto politico. Scatti dall’edizione 2012 delle “Grande Festa della Famiglia”: a lato, ristoro per i partecipanti alla Camminata della famiglia e l’incontro a Palazzo Gotico con Silvio Cattarina e Paolo Cevoli; sopra, i giochi di una volta in piazza Cavalli. ti o in affido. Si propone di salvaguardare i diritti delle famiglie numerose; sostenere la partecipazione attiva e responsabile delle famiglie alla vita culturale, sociale, politica; promuovere adeguate politiche familiari che sostengano le funzioni della famiglia e dei suoi diritti. Responsabile per Piacenza è Carlo Dionedi. Nasce nel 1967 FAMIGLIE NUOVE, figlia del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich. Comprende più di 300mila aderenti e 4 milioni di simpatizzanti nei cinque continenti. Lavora per mettere a punto una cultura familiare costruita su quattro linee guida: spiritualità, educazione, socialità, solidarietà. Tutto parte dall’impegno dei suoi membri a vivere la spiritualità dei Focolari, quella dell’unità. Il rapporto di profonda unione che i due genitori costruiscono giorno per giorno diventa un riferimento educativo per i figli. Responsabile piacentino è Mario Tondini. L’AZIONE CATTOLICA, associazione di laici radicata nella Chiesa locale, da sempre è animata dall’attenzione educativa rivolta a ragazzi, giovani e adulti. È presente in 219 diocesi con 360mila aderenti. A Piacenza è attiva dal 1920 quando 17 circoli si sono associati alla Società della Gioventù Cattolica Italiana (nata a livello nazionale nel 1868). La presidente diocesana è la prof.ssa Elena Camminati. Le ACLI (Associazioni cristiane lavoratori italiani) sono un sistema diffuso e organizzato sul territorio che promuove il la- voro e i lavoratori, educa alla cittadinanza attiva, aiuta e sostiene i cittadini, in particolare quanti si trovano in condizione di emarginazione o a rischio di esclusione sociale. Contano in Italia oltre 980mila iscritti e 8mila strutture territoriali, tra cui 4mila circoli, 105 sedi provinciali e 21 regionali. A Piacenza hanno sede in via Beverora 18; il presidente è Roberto Agosti. Il MOVIMENTO CRISTIANO LAVORATORI è una realtà di solidarietà e volontariato che raggruppa coloro che, nell’applicazione della Dottrina Sociale della Chiesa, ravvisano il fondamento per un rinnovato ordinamento sociale, in cui siano assicurati, secondo giustizia, il riconoscimento dei diritti e la soddisfazione delle esigenze spirituali e materiali dei lavoratori. A Piacenza ha sede in piazzale delle Crociate 8; presidente provinciale è Umberto Morelli. RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO è una realtà ecclesiale sorta nella Chiesa cattolica nel 1967 negli Usa. Punta a far riscoprire il dono dello Spirito Santo come forza nella vita del cristiano. A Piacenza è presente dal 1978 col gruppo “Maria Immacolata”. In diocesi sono presenti quattro gruppi (S. Dalmazio, San Savino, N.S. di Lourdes a Piacenza e Castelsangiovanni) per un centinaio di aderenti. Il responsabile diocesano è Imelde Fornari. Educare attraverso lo sport è la missione del CENTRO SPORTIVO ITALIANO (CSI), la più antica associazione polisportiva attiva in Italia, nata nel 1944 su iniziativa della Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Fondata sul volontariato, promuove lo sport come momento di aggregazione sociale, ispirandosi alla visione cristiana dell'uomo e della storia nel servizio alle persone e al territorio. A Piacenza ha sede a Palazzo Fogliani (via San Giovanni 7); presidente è Piergiorgio Visentin. COLDIRETTI è fondata il 30 ottobre ‘44 da Aldo Bonomi, uno dei futuri Padri costituenti, che aveva ricevuto dall’Azione Cattolica l’incarico di occuparsi, a livello nazionale, della gioventù rurale. Oggi Coldiretti comprende 18 Federazioni regionali, 98 Federazioni provinciali, 765 Uffici di zona e 9.812 sezioni periferiche. A Piacenza ha sede al Consorzio Agrario (via Colombo 35). Presidente provinciale è Luigi Bisi. IL CIRCOLINO nasce a Piacenza nel 2004 come associazione di solidarietà sociale, senza scopo di lucro, per accompagnare i ragazzi nella crescita educativa e culturale secondo la tradizione della dottrina sociale della Chiesa. Ha sede presso l’oratorio di Santa Maria in Torricella. Fa parte della federazione di realtà educative cattoliche “Le Stelle”. L’ORDINE FRANCESCANO SECOLARE è costituito da cristiani che, mediante una professione solenne, si impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di S. Francesco, nel proprio stato secolare, osservando una Regola specifica approvata dalla Chiesa. I francescani secolari in Italia sono circa 68mila, organizzati in 2.200 fraternità locali. A Piacenza sono presenti due fraternità: presso i Cappuccini in S. Rita e presso la basilica di S. Maria di Campagna. CONFEDEREX (Confederazione Italiana ex alunni ed alunne della Scuola Cattolica) nasce a Roma nel ‘53 per sostenere la scuola cattolica e sensibilizzare gli ex alunni ai problemi del mondo ecclesiale e della società. Presidente è Maurizio Dossena. Il SERRA CLUB, nato nel 1935 negli Usa, approda in Italia a Genova nel 1957, grazie al sostegno del card. Giuseppe Siri. La principale finalità del Serra Club - che porta il nome del missionario francescano padre Junipero Serra - è sostenere le vocazioni e i sacerdoti nel loro ministero. A Piacenza è attivo dal 1991, si ritrova al convento dei Frati Minori Francescani di S. Maria di Campagna. IL CENTRO ITALIANO FEMMINILE nasce nel ‘44 come collegamento di donne e di associazioni d’ispirazione cristiana, per contribuire alla ricostruzione del Paese attraverso la partecipazione democratica, l’impegno di promozione umana e di solidarietà. A Piacenza è attivo dal 1945; presidente è Giuseppina Schiavi. “LA RICERCA” è fondata a Piacenza nel 1980 da don Giorgio Bosini per rispondere al disagio dei giovani tossicodipendenti. L’ASS. SAN VINCENZO è stata fondata a Parigi nel 1833 dal beato Federico Ozanam. Sotto il patrocinio di S. Vincenzo De Paoli, si fa vicina ad anziani, adolescenti, carcerati, famiglie in difficoltà, ammalati, immigrati. Presidente è Jolanda Poisetti Maggi. ASS. “IL BRUTTO ANATROCCOLO” nasce nel 2007 a Piacenza su iniziativa di un gruppo di genitori adottivi e non, per aiutare le famiglie nei problemi del post-adozione: grande attenzione è posta ai bambini con problemi fisici o di salute e a quelli che all’apparenza non hanno nessun tipo di problematica ma che comunque portano con sé il lutto dell’abbandono, con il quale prima o poi dovranno fare i conti. La sede è in vicolo del Guazzo 2 a Piacenza. L’ASSOCIAZIONE CITTÀ BAMBINO è un'associazione di famiglie non a scopo di lucro che opera nel settore dell'assistenza all'infanzia. Svolge attività di tipo socio-educativo, formativo e ricreativo. Nel periodo estivo organizza centri diurni; nel periodo scolastico propone attività di doposcuola, gioco, laboratori artistici e musicali. Organizza attività extrascolatiche rivolte a studenti universitari interessati a trovare un'occupazione temporanea nel settore educativo. Per le famiglie organizza incontri a sostegno della genitorialità; nel 2004 ha aperto un micronido a San Giorgio. Fa parte della federazione di realtà educative cattoliche “Le Stelle”. 20 il nuovo giornale Mercoledì 11 settembre 2013 Si ringrazia per il contributo offerto alla realizzazione della Grande Festa della Famiglia: COMUNE DI PIACENZA PROVINCIA DI PIACENZA FIOCCH I MARKET Podenzano