INQUINAMENTO AMBIENTALE E SALUTE: IL “PREZZO CHE

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INQUINAMENTO AMBIENTALE E SALUTE: IL “PREZZO CHE
AMBIENTE, RIFIUTI , SALUTE
Parlare di gestione dei rifiuti e delle ricadute dell’incenerimento sulla salute è, alla luce del riemergere
dell’emergenza rifiuti in Campania e dei dati preliminari dello studio Monitor circa gli esiti riproduttivi nelle
popolazioni residenti in prossimità degli 8 inceneritori della nostra regione, più attuale che mai.
Per quanto attiene il primo punto non c’è da stupirsi perché, come ogni buon medico sa ( o dovrebbe
sapere…), se una malattia non viene affrontata rimuovendone le cause e applicando la cura giusta prima o
poi si ripresenterà: a Napoli nulla è stato fatto per quanto riguarda il trattamento dell’umido o il riciclo dei
materiali recuperati, come stupirsi che l’emergenza si ripresenti?
Circa lo studio Monitor si ricorda che i risultati di recente presentati circa gli esiti riproduttivi non sono affatto
tranquillizzanti come si vorrebbe far credere e come non ha mancato del resto di far notare il Presidente
dell’Ordine dei Medici di Bologna dott. Pizza, partecipante allo studio. Risulta infatti da questi primi dati un
incremento statisticamente significativo di rischio per il parto pre-termine (32-36 settimana) correlato al
livello di esposizione ad inceneritori variabile dal + 18%, al + 30% al + 69% ed un incremento di rischio di
nascite prima della 32°settimana, crescente al crescere dell’esposizione variabile dal + 29% a quasi il
130%; da non trascurare inoltre segnalazione di rischio di nascita di bambini di basso peso rispetto all’età
gestazionale: perché non considerare tutto questo come un ulteriore campanello d’allarme circa la “follia” –
così la definì Tomatis- dell’incenerimento dei rifiuti?
Sappiamo bene che migliaia di sostanze, di cui decine cancerogene escono da questi impianti e che anche i
migliori sistemi di abbattimento non possono trattenere il particolato ultrafine, perché allora insistere quando
di questi veleni possiamo fare assolutamente a meno?
Le parole del Prof David Kriebel del Dipartimento Salute ed Ambiente del Massachussets sono a questo
proposito esemplari. Kriebel ha commentato un ’ultimo recentissimo studio, pubblicato sulla rivista Occup.
Environ. Med. (67:493- 499; 2010) e concernente un’indagine, condotta da ricercatori dell’Università di
Lione, in una area in cui sono attivi 21 inceneritori. In questo studio, che ha riguardato 304 neonati con gravi
difetti all’apparto genitale, si sono evidenziati rischi statisticamente significativi, fino a quasi sei volte l’atteso
in relazione all’esposizione - calcolata su un modello di ricaduta entro 10 km da ogni impianto - alle diossine
emesse dagli inceneritori.[ricordo che nello studio Monitor gli inceneritori sotto esame sono 8 e che sono
state indagate le popolazioni esposte solo nel raggio di 4 km!]
David Kriebel ha letteralmente affermato: “ Lo studio.. suscita serie preoccupazioni in relazione ai rischi
per la salute dovuti alle emissioni di impianti urbani di incenerimento dei rifiuti. Questo dato,
combinato con l’evidenza di altri effetti negativi di questa tecnologia, dovrebbe essere di per sé
determinante nella scelta della gestione dei rifiuti. Infatti, oltre ad essere molto pericolosi per la
salute, tali impianti:
1) provocano la produzione di ceneri pesanti e scorie tossiche comunque da smaltire;
2) contribuiscono al riscaldamento globale;
3) impediscono la riduzione dei rifiuti e il riciclaggio, poiché una volta che questi impianti
costosissimi sono stati costruiti , i gestori vogliono avere garantita una sorgente continua di rifiuti
per alimentarli”.
Dal momento che sempre più si conferma la determinante responsabilità che riveste l’esposizione – specie
nelle prime fasi della vita - ad agenti inquinanti nell’insorgenza di malattie troppo spesso inguaribili (tumori,
malattie endocrino-metaboliche, patologie tiroidee, obesità, diabete, allergie, patologie autoimmuni,
neurodegenerative, SLA, Parkinson, l’Alzheimer, disturbi della fertilità, problemi riproduttivi) che devastano la
vita di tante persone e delle loro famiglie perché non cominciare ad evitare ciò che ci possiamo risparmiare
evitando di immettere sostanze che dall’aria, dall’acqua dal cibo entrano nei nostri stessi corpi?
Se ancora qualcuno avesse dubbi circa le conseguenze gravissime che l’inquinamento comporta per la
nostra salute riporto due recentissimi studi pubblicati rispettivamente sul numero di ottobre di Diabetes care
ed Environmental Health Perspectives, dimostrano che vivere in città inquinate aumenta notevolmente il
rischio di ammalarsi di diabete e di contrarre il cancro alla mammella.
Per quanto attiene il diabete gli studiosi (1) hanno incrociato i dati sui livelli di inquinanti presenti nell’aria e
sulla diffusione del diabete nelle diverse contee degli Stati Uniti forniti da fonti di indubbia affidabilità quali
l’Agenzia per la Protezione Ambientale (Environmental Protection Agency - EPA) e i Centers for Disease
Control and Prevention (Cdc). L’inquinante preso in considerazione sono state le polveri sottili, nello
specifico quelle più piccole (il PM2.5). Dalla ricerca emerge che per ogni incremento di 10 microgrammi
per metro cubo di PM2,5 su una popolazione di 1 milione di persone si può registrare un aumento di
10 mila diagnosi di diabete, pari a un aumento della prevalenza totale del diabete dell’1 per cento. Anche
se non si dispongono di dati individuali uno degli Autori, il Dott John Brownstein afferma: «risulta chiaro in
tutti i nostri modelli che l’inquinamento è un forte predittore della malattia». Da questo studio emerge inoltre
un dato ancor più interessante in termini di salute pubblica, e cioè che non è necessario che gli inquinanti
presenti nell’aria siano in quantità "esagerate", cioè oltre i limiti stabiliti dalla legge, in quanto anche nelle
città "normalmente" inquinate da auto o industrie il rischio di diabete si alza!
Per quanto riguarda il cancro alla mammella l’inquinante misurato dai ricercatori della McGill University è
stato il biossido di azoto (NO2), agente strettamente associato al traffico di autoveicoli e in generale ai
processi di combustione. Tale studio (2) ha evidenziato un aumento del rischio di sviluppare cancro al
seno per le donne che vivono in luoghi in cui questo inquinante è particolarmente presente. Lo studio è stato
condotto in quartieri della città di Montreal per un totale di circa 800 donne. I risultati dello studio hanno
evidenziato che « il rischio di cancro al seno aumenta di circa il 25 per cento per ogni aumento di 5
parti per miliardo di NO2. In pratica, ha concluso uno degli Autore, M S Goldberg, «per le donne che
vivono nelle aree con i più alti livelli di inquinamento il rischio di sviluppare il cancro al seno è quasi doppio
rispetto a quelle che vivono nelle aree meno inquinate».
La foto dal satellite ( Fig. 1) ci indica che la Pianura Padana, dove noi viviamo, è purtroppo una delle 5
aree più inquinate del pianeta per quanto attiene questo inquinante e ciò è - sappiamo bene - dovuto sia alla
concentrazioni di attività umane che alle particolari condizioni orogeografiche che fanno della pianura
Padana un enorme catino senza ricambio di aria. Il semplice, comune buon senso vorrebbe che, anche per
questa sola ragione, si riducessero quanto più possibile le combustioni ed i processi di incenerimento in
generale, a cominciare da quelli totalmente evitabili quali l’incenerimento dei rifiuti.
CONCLUSIONI
Come Medici per l’Ambiente non possiamo che ribadire la nostra assoluta contrarietà a qualunque forma di
combustione, in particolare dei rifiuti, pratica troppo spesso contrabbandata come fonte di “recupero di
energia”
Ricordiamo che la combustione dei rifiuti è comunque un processo che contrasta sempre e in modo radicale
con i processi naturali e con i criteri di efficienza energetica: pensare di recuperare come calore l’energia che
i rifiuti racchiudono è un controsenso termodinamico, perché il calore è la forma più degradata di energia, e
la combustione distrugge l’informazione (quindi anche l’energia di alta qualità) che è stata immagazzinata sia
nei prodotti naturali che nei manufatti umani: la natura non brucia, ma rimette in ciclo la materia, l’energia e
l’informazione.
La combustione di per sé comporta la produzione di agenti tossici e nocivi anche partendo da materiali di per
sé inerti: il fatto poi che le temperature raggiunte siano particolarmente elevate non offre alcuna garanzia,
anzi, si avrà la formazione di particolato ancora più fine e quindi ancor più pericoloso dal punto di vista
sanitario.
L’incontro del 23 p.v. con una amministratrice –Manuela Ruggeri- che è riuscita a fare decollare la raccolta
porta a porta nel suo Comune e con l’imprenditrice – Carla Poli- premiata a livello europeo per l’innovazione
tecnologica nell’ambito del recupero della materia, rappresenta pertanto una opportunità importante per
capire come trasformare la gestione dei rifiuti da problema a RISORSA.
Porto l'esempio del Comune vincitore del premio di Legambiente 2010 per la miglior gestione dei rifiuti, il
Comune di Ponte nelle Alpi, che ha ridotto in soli due anni i propri rifiuti di ben l' 88,4% e che gestisce i
propri rifiuti collaborando con il Centro Riciclo di Vedelago.
Nel 2006 ( prima che partisse la raccolta domiciliare) sono state portate in discarica 2938,24 tonnellate di
rifiuto secco indifferenziato, nel 2009 solo 341 tonnellate, con una riduzione pari all’88,4%.
E ancora: nel 2007 la spesa per smaltire i rifiuti è stata di 475.000 Euro, nel 2009 solo 56.136 Euro.
L’avvio della raccolta domiciliare a Forlì e speriamo anche l’apertura di un centro di riciclo è il primo,
indispensabile passo per vedere calare i rifiuti conferiti all’inceneritore e salvaguardare almeno per il futruro
la salute dei nostri bambini.
Possibile che la salute – e soprattutto quella dei bambini – sia, per troppi ancora dei nostri concittadini
l’ultima cosa cui pensare?
Patrizia Gentilini
Presidente ISDE Forlì
18 nov. 2010
Bibliografia
1) Association between fine particulate matter and diabetes prevalence in the U.S. Pearson JF,
Bachireddy C, Shymprasad S, Goldfine AB, Brownstein JS diabetes Care 2010 ; 33 (10):
2196-201
2) Postmenopausal breast cancer is associated with exposure to traffic-related air pollution in
Montreal, Canada: a case control study. Crouse DL, Goldberg MS, ross NA. Chen H,
Labreche F Environ Health Perspec 2010 Oct 6
FIG. 1
CONCENTRAZIONE DEGLI OSSIDI DI AZOTO (NO2)
(LE AREE ROSSO SCURE SONO QUELLE DI MAGGIOR CONCENTRAZIONE)
STUDIO MONITER