La Repubblica - 05 Ottobre 2016- - 23-10-2016
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La Repubblica - 05 Ottobre 2016- - 23-10-2016
-BTUPSJB*HJPWBOJFMB6F 6ONFTFEJ*OUFSSBJMHSBUVJUP DPNFSFHBMPQFSJEJDJPUUFOOJ 3-BDVMUVSB 7JSBDDPOUPMBDFOBDPO.BOLFMM MJOWFOUPSFEFMNJP8BMMBOEFS '3"/$&4$"%&#&/&%&55*&/"%*"5&33"/07""1"(*/" ,&//&5)#3"/"()&%"3*01"11"-"3%0"1"(*/" 'POEBUPSF&VHFOJP4DBMGBSJ XXXSFQVCCMJDBJU "//0 / */ *5"-*" € .&3$0-&%¹ 0550#3& $0/ '*-.0/* û #BUUBHMJBTVM%FG i4UJNFEBSJWFEFSFw 3FO[JJTPMEJDJTPOP *-1&340/"((*0 -"7*4*5""40313&4"%*'3"/$&4$0 +PIBO$SVZGG JMSBHB[[P NBHJDP DIFDBNCJÛ JMDBMDJP &DDPMBVUPCJPHSBGJB EFMDBNQJPOFPMBOEFTF TDPNQBSTPTFJNFTJGB 1BEPBORVFMMBTVM1JMOPOÒVOBTDPNNFTTB -BNJOPSBO[BQETUPQBMMFTBNFEFMMBNBOPWSB (*"//*.63" -*/5&37*45" -"/"-*4* -BUUPEJGFEF EFMQSFNJFS ."44*.0(*"//*/* ) A ragione il ministro del Tesoro Padoan: il programma economico del governo Renzi «non è una scommessa». Purtroppo, allo stato attuale, è qualcosa di ancora più incerto e ipotetico. È un vero e proprio “atto di fede”. 4&(6&"1"(*/" *MDPOTJHMJFSF EJ0CBNBM6F EFWFDBNCJBSF ROMA. Scontro sui numeri del Def. La minoranza del Pd chiede di fermare l’iter della nota di aggiornamento, ventilando anche un possibile voto contrario. Mentre le opposizioni obbligano il ministro dell’Economia Padoan a tornare in Parlamento a spiegarli ancora una volta, all’inizio della prossima settimana. La replica di Renzi: «I soldi ci sono, tra un anno vedremo chi ha ragione». $ 4FMJQPDSJTJB EJWFOUBTDJFO[B $"3-0#0/*/* - pagine della perizia di ufficio firmata dai professori Introna, Dammanco, Andreula, D’Angelo sono un italianissimo capolavoro di ipocrisia . E 205 pa Francesco nel cratere del terremoto del Tronto. Un viaggio desiderato, nel giorno di San Francesco, e segreto, finché il segreto ha resistito: il pontefice, due vescovi e pochi uomini della sicurezza. "1"(*/" "--&1"(*/&& $0/5&."4530#60/* &36''0-0 "--&1"(*/&& (*6(-*"/0"1"(*/" *MQFSJUP$VDDIJNPSUPQFSDSJTJFQJMFUUJDB -BGBNJHMJBOPMIBVDDJTPJMQFTUBHHJP *-$0..&/50 RUJIFF o Cruijff? Cruyff, è scritto in copertina dell’autobiografia del campione, scritta con Jaap de Groot e pubblicata da Bompiani: -BNJBSJWPMV[JPOF. Esce a circa sei mesi dalla morte, per cancro ai polmoni. E poco importa come si scrive il cognome: tutti sanno chi era. La copertina è color arancia, un colore che prima di lui, e di quelli della sua generazione, non era nel gotha del calcio. Ed è un grande risultato, lo pensava anche lui, che quella Nazionale olandese sia ricordata a tanta distanza dagli anni Settanta, quando arrivò due volte in finale del Mondiale e due volte la perse. Contro Germania e Argentina (ma nel 1978 Cruyff non c’era), le padrone di casa, ma per chiunque allora non fosse tedesco o argentino i veri vincitori, per come giocavano, erano gli arancioni. 1BQB'SBODFTDPJOQSFHIJFSBUSBMFSPWJOFEJ"NBUSJDF 5FSSFNPUPMBDBSF[[BEFM1BQB i$FMBGBSFUFJPTPOPDPOWPJw ROMA. L’ultima perizia sulla fine di Stefano Cucchi, quella redatta dagli esperti del collegio incaricato di stabilire se ci sia un nesso di causa-effetto tra il decesso e le lesioni inflitte dai carabinieri la notte dell’arresto, sostiene che è morto per un attacco epilettico. La sorella Ilaria: «Combatteremo per Stefano fino alla fine per avere giustizia». %"*/0453**/7*"5* 1"0-030%"3*&$033"%0;6/*/0 μ 4$"31"&7*/$&/;* "--&1"(*/&& "1"(*/" -"$$03%0*.1044*#*-& AMATRICE STATO un tour faticoso, di poche parole e gesti sobri, quello di pa- -"11&--0%*6/(&/&3"-& 4JSJBJMOVPWP.VSP i.BJQJáEJTDSJNJOBUJ USBMB3VTTJBFHMJ6TB JHBZDPOMBEJWJTBw -6$*0$"3"$$*0-0 '3"/$07"//* - A RUSSIA non è altro che una potenza regionale». Quando nel marzo 2014 Obama lasciò cadere queste parole, commentando con esibita noncuranza la presa russa della Crimea, forse non immaginava quale effetto avrebbero prodotto nell’irritabile psiche di Putin. La memoria di quell’insolenza ha contribuito a determinare la scelta del Cremlino di intervenire in Siria. Persa Kiev, infragilita dal crollo dei prezzi petroliferi, colpita dalle sanzioni occidentali per l’intervento in Ucraina, la Russia voleva dimostrare di restare una grande potenza. "1"(*/" 6 N MILITARE che si unisce civilmente a una persona dello stesso sesso «non può e non deve avere valutazioni e trattamenti diversi dall’ordinario». A metterlo nero su bianco è il generale Claudio Gabellini. "1"(*/" 4&%& 30." 7*" $3*450'030 $0-0.#0 5&- '"9 41&% "## 1045 "35 -&((& %&- '&##3"*0 30." ■ $0/$&44*0/"3*" %* 16##-*$*5® " ."/;0/* $ .*-"/0 7*" /&37&4" 5&- ■ 13&;;* %* 7&/%*5" "6453*" ■ #&-(*0 ■ '3"/$*" ■ (&3."/*" ■ -644&.#63(0 ■ .0/"$0 1 ■ 0-"/%" ■ 10350("--0 ■ 4-07&/*" ■ 41"(/" € ■ ."-5" € ■ (3&$*" € ■ $30";*" ,/ ■ 3&(/0 6/*50 -45 ■ 3&16##-*$" $&$" $;, ■ 4-07"$$)*" 4,, € ■ 47*;;&3" '3 ■ 6/()&3*" '5 &$0/0.*" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& *DPOUJQVCCMJDJ 3FO[JF1BEPBO EJGFOEPOPJM%FG NBMBNJOPSBO[B1E DIJFEFVOPTUPQ *MQSFNJFSi-BTPMJUBTPMGBw.BJMNJOJTUSPEPWSË UPSOBSFJO1BSMBNFOUP#FSTBOJJNCBSB[[BOUF 7"-&/5*/"$0/5& Padoan difende i suoi numeri sulla crescita. Ma dovrà tornare in Parlamento a spiegarli ancora una volta, all’inizio della prossima settimana. Le parole accorate usate dal ministro dell’Economia ieri («Numeri inventati? Un po’ di rispetto»), in audizione davanti a deputati e senatori delle commissioni Bilancio, non hanno convinto le opposizioni. Non solo esterne, ma anche interne. Visto che quella Pd chiede di fermare l’iter della nota di aggiornamento del Def, ventilando anche un possibile voto contrario. Mentre Forza Italia, Cinquestelle, Lega, Sinistra italiana, Fratelli d’Italia, Conservatori e riformisti raccolgono in fretta e furia il terzo di firme richiesto dalla legge 243 del 2012. E obbligano così il ministro a un secondo passaggio nella Sala del Mappamondo per giustificare come mai il governo insiste nel confermare un Pil in rialzo dell’1%, quando Bankitalia e Corte dei Conti lo ritengono un obiettivo ambizioso e l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’Authority dei conti pubblici, addirittura frutto di un «eccesso di ottimismo» e dunque «fuori linea». Al punto da negare il bollino, dunque non validare la nota di aggiornamento al Def, approvata una settimana fa dal Consiglio dei ministri. Una prima assoluta. «Stiamo parlando di decimali di differenza, tutte le volte in questo periodo arriva puntuale la stessa solfa, vedremo tra un anno chi avrà ragione sulle previsioni», si difende il premier Renzi ai microfoni di Radio CaROMA. -&'3"4* 3*41&550 /VNFSJ JOWFOUBUJ 6OQPEJ SJTQFUUP*M1JM BMMQFS DFOUP OFM OPOÒVOB TDPNNFTTB 3*13&4" /PODÒVOB TPWSBTUJNB EFMMB DSFTDJUB BODIFTF MBSJQSFTB ÒQJáMFOUB EJRVBOUP QSFWJTUP 7*"994&55&.#3& 1JFS$BSMP1BEPBO NJOJTUSPEFM5FTPSP ” pital. Ma dal suo stesso partito partono i distinguo. «Una situazione imbarazzante, spero si chiarisca», incalza Pierluigi Bersani. «In un momento difficile dell’economia bisogna fare le cose per bene». Mentre Enrico Morando, viceministro dell’Economia e un tempo sponsor dell’Upb, ora difende il balzo del Pil: «Ci sono scelte che hanno moltiplicatore elevato e scelte che hanno effetti sul prodotto molto più modesti». Un ragionamento analogo a quello del ministro Padoan quando afferma che un Pil all’1% nel 2017 «non è una scommessa». Anzi, «un obiettivo non solo ambizioso e ottimistico, ma anche realizzabile». Smentendo contrasti, «nessun braccio di ferro, nessuno scontro frontale», né con il Parlamento né con l’Europa, piuttosto «un dialogo continuo». Ma alzando pure un muro alle critiche: «Il governo conferma il suo quadro programmatico all’1%». E lo fa perché «senza manovra il Pil salirebbe allo 0,6%, con la manovra arriva all’1%». Con la differenza - lo 0,4%, 7 miliardi - frutto del superammortamento, Industria 4.0, investimenti pubblici e privati che il governo si appresta ad inserire in finanziaria. «Non c’è una sovrastima del Pil, anche se la ripresa è più lenta di quanto desideriamo», insiste Padoan. Piuttosto asimmetria informativa con l’Upb, privo di numeri di dettaglio sulla manovra. Cifre che ieri però il ministro si è ben guardato dal fornire. Ma che di sicuro saranno pronte per lunedì 17 ottobre (il 15 è sabato), quando la manovra prenderà il volo per Bruxelles. */"6%*;*0/& *MNJOJTUSP 1BEPBOTBSË TFOUJUPEJOVPWP JO1BSMBNFOUP '050ª"/4" La crescita (valori in %) 2015 2016 ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" 2017 *-$"4070$*1*Ä*/4*45&/5*%*6/$".#*0%*453"5&(*".0/&5"3*" 2VBOUJUBUJWFFBTJOH FUBTTJOFHBUJWJ MB#DFQFOTBBMMBTWPMUB 2018 Def 2015 Def 2016 Nota di aggiornamento Def 2016 0,7 1,3 1,2 1,1 0,8 1,2 1,2 1,2 0,7 0,8 0,6 1,2 Def 2015 Def 2016 Nota di aggiornamento Def 2016 2,6 1,8 0,8 0 2,6 2,3 1,8 0,9 2,6 2,4 2,0 1,2 Deficit/Pil (valori in %) 2015 2016 2017 2018 ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" %"--"/0453"$033*410/%&/5& 50/*"."4530#60/* BERLINO. La Banca centrale europea sta cominciando a spegnere qualche motore. Forse la grande nave dei guardiani dell’euro ha deciso che un porto è finalmente in vista. O forse è stanca di affrontare il mare della Grande crisi da sola e fa finta che l’orizzonte si stia schiarendo per indurre i governi, finalmente, a fare la loro parte. Fatto sta che su due delle misure più controverse, il tasso negativo sui depositi che applica alle banche e il “quantitative easing”, l’acquisto dei bond governativi da 80 miliardi di euro al mese, qualcuno comincia a segnalare che la strategia potrebbe cambiare. Per la prima volta dall’inizio della crisi, alcuni banchieri centrali della Bce stanno comunicando la possibilità di una “exit strategy” dalle misure straordinarie come l’acquisto dei bond, ma anche i dubbi su un esperimento unico come il rendimento negativo. Si tratta peraltro delle due misure su cui la Germania si è mostrata in assoluto più contraria, sia attraverso la Bundesbank, sia attraverso una discussione pubblica estremamente aggressiva. Peter Praet, capoeconomista della Bce, ha ammesso per la prima volta che c’è una “correlazione molto forte” tra il valore delle azioni delle banche e la disponibilità a fare credito, nell’era dei tassi negativi. E’ ormai chiaro che soprattutto in Paesi come la Germania i rendimenti al lumicino contribuiscono a mangiarsi la redditività delle banche, schiacciandone il prezzo delle azioni. Quelle europee hanno perso più o meno il 20 per cento del loro valore, quest’anno. Il belga am- mette per la prima volta il nesso tra prezzo dell’azione e disponibilità a fare credito, dopo che la Bce ha segnalato per mesi la disponibilità persino ad andare oltre il -0,4 per cento stabilito da marzo per le banche che parcheggiano i soldi presso l’Eurotower. «Quando i prezzi delle azioni sono bassi», ha spiegato il membro del board della Bce, «un anno dopo si vedono gli effetti sull’offerta del credito delle banche in generale». NME -B#DFBDRVJTUBPHOJ NFTFNJMJBSEJ EJCPOEHPWFSOBUJWJ Un ragionamento simile è stato fatto il giorno prima, lunedì, da un altro membro del Comitato esecutivo, Yves Mersch. Il lussemburghese ha dichiarato che i prezzi bassi dei titoli bancari stanno rendendo più cauti gli istituti di credito sui prestiti. Mentre da due membri su sei del board della Bce sono stati espressi dunque forti dubbi sull’efficacia dei tassi negativi, una notizia pubblicata ieri da Bloomberg potrebbe segnalare un altro ripensamento significativo delle strategie di Francoforte. Secondo l’agenzia di stampa americana, l’Eurotower potrebbe cominciare a comprare meno titoli di Stato pubblici e privati. Non è ancora chiaro quando inizierebbe a farlo, se addirittura prima di marzo del 2017, ossia della scadenza che si è posta ufficialmente per la fine del cosiddetto “quantitative easing”, il termine che indica il programma di acquisti da 80 miliardi di euro di bond al mese. Secondo le indiscrezioni lo farebbe al ritmo di 10 miliardi al mese. Tuttavia, con una stima dell’inflazione ancora all’1 per cento nel 2017 e un quadro finanziario lungi dall’essere sereno - si pensi alle incognite ancora legate alla Brexit persino per i “falchi” come il governatore della Bundesbank Weidmann, desiderosi di mettere fine al QE la primavera potrebbe essere ancora troppo presto per cominciare a chiudere i rubinetti. Un portavoce della Bce ha puntualizzato ieri, in ogni caso, che il consiglio direttivo non ne ha ancora parlato. Per ora è una notizia messa in circolo da alcuni banchieri centrali. E non è difficile immaginare quali. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXNFGHPWJU XXXFDCFVSPQBFV *16/5* -"/"-*4* $SFTDJUBEFCJUP FQJáJOWFTUJNFOUJ MBUUPEJGFEF EFMDBQPEFMHPWFSOP <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA ."44*.0(*"//*/* Ma purtroppo o per fortuna viviamo in terra di infedeli. E dunque bisogna rassegnarsi all’evidenza: i numeri che l’esecutivo ha scritto nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza per i prossimi tre anni sono scritti sull’acqua. È scritta sull’acqua la previsione di una crescita all’1% per il prossimo anno, come confermano da settimane tutti i maggiori istituti di ricerca italiani (l’ufficio studi di Confindustria ci assegna un misero 0,5%) e da ieri anche il Fondo monetario internazionale (che prevede uno scarso 0,9%). E non è questione di sfiducia nelle misure della legge di bilancio, che secondo Padoan sarà talmente potente da stimolare un aumento del Pil di quella portata. È che quella previsione tanto rosea non regge alle prove empiriche del passato. Lo ha denunciato l’Upb, Ufficio parlamentare di bilancio: perché mai una riduzione del deficit dello 0,5% o il disinnesco delle clausole di salvaguardia Iva dovrebbero far lievitare il Prodotto interno lordo? È scritta sull’acqua la previsione di una stabilizzazione del debito pubblico, che invece lo stesso Fmi prevede in crescita al 133,4% nel prossimo anno, e che non siamo riusciti a scalfire neanche grazie al bazooka di Draghi, grazie al quale paghiamo un rendimento sui Btp allo 0,55%, evento mai accaduto nella storia, che in un anno ci ha fatto risparmiare 10 miliardi di interessi. È scritta sull’acqua la stima di 3,5 mi- Cavaliere (forse il massimo esperto della “materia”) ed ex ministro nel governo berlusconiano delle cartolarizzazioni. Ma è un fatto che l’Ufficio parlamentare di bilancio non ha validato il nuovo Def perché non lo ritiene “credibile”, e questo non era mai accaduto. È un altro fatto che per la prima volta dal 2014 la Spagna, senza governo da mesi e con una crescita del 3,2%, ha da ieri uno spread migliore del nostro. È ancora un ancora un altro fatto che la Banca centrale di Finlandia (come Bloomberg o Credit Suisse) ha rivisto al ribasso tutte le stime in Europa “a causa della Brexit e della situazione delle banche italiane”. Ed è infine un ultimo fatto che il Financial Times, Bibbia della finanza internazionale, che giudicava Renzi “l’ultima speranza dell’Italia” nel gennaio 2015, ieri ha scritto che le sue riforme “sono un ponte sospeso nel vuoto”. Tanti indizi, che tuttavia riflettono un dubbio crescente, e convergente, sulla tenuta del Paese. Quasi a prescindere dall’esito del referendum del 4 dicembre. Tocca al premier impedire che diventino una prova. /POFSBNBJBDDBEVUPDIFM6GGJDJP QBSMBNFOUBSFEJCJMBODJPOPOWBMJEBTTF MBOPUBEJWBSJB[JPOFEFM%PDVNFOUP EJQSPHSBNNB[JPOF liardi di spending review, che continuiamo a spacciare per “taglio selettivo della spesa improduttiva”, mentre finisce sempre per essere taglio semi-lineare al Fondo sanitario. E sono scritte sull’acqua anche le previsioni di aumento degli investimenti (quelli pubblici addirittura dall’1,5 al 3,4%). Forse è l’effetto-Ponte sullo Stretto, che fa già miracoli solo a parlarne? La verità è che ci stiamo giocando l’osso del collo, con noi stessi e con la Ue (l’Upb sostiene ad esempio che Bruxelles non ci concederà ulteriore flessibilità). Sappiamo ancora poco o nulla della prossima manovra, che dovrà vedere la luce entro il 15 ottobre. Ma è chiaro a tutti che in un’Europa «sotto scacco elettorale» (sono parole del premier), anche noi stiamo facendo la nostra parte, per illudere i cittadini-elettori che i soldi ci sono, e che se non ci sono ce li prenderemo lo stesso spezzando le reni alla perfida Albione, al momento non più la Gran Bretagna ma la Germania. La legge di stabilità rischia di essere rinunciataria e poco ambiziosa. Servirebbe una vera scossa (concentrata sul cuneo fiscale) e invece rischiamo di ritrovarci la solita pioggerellina di mancette pre-elettorali, mascherate con qualche buona intenzione apparentemente egualitaria (vedi la quattordicesima sulle pensioni più basse). Renzi ha ancora una decina di giorni per rimediare. Il sentiero è sempre più stretto, ma le scorciatoie contabili o diplomatiche possono portarci in un vicolo cieco. C’è da vincere un referendum costituzionale, e questo per il presidente del Consiglio può giustificare qualunque forzatura. Ma c’è da chiedersi qual è il prezzo da pagare. È grottesco che Brunetta gridi al “falso in bilancio”, da braccio armato del ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" 1**MHPWFSOPTUJNBVO SJBM[PEFM1JMEFMM OFMMP OFMMPTDFOBSJP UFOEFO[JBMFB QPMJUJDIFJOWBSJBUF B DVJTPNNBSFMP QBSJ BMMJNQBUUPEFMMB NBOPWSBTVMMB DSFTDJUBTDFOBSJP QSPHSBNNBUJDP 4UJNBOFMNJSJOP */7&45*.&/5* *MNJOJTUSP EFMM&DPOPNJB 1BEPBOIBTQJFHBUP DIFMPPHHFUUP EJDSJUJDIFÒBMMB QPSUBUBEFMM*UBMJB HSB[JFBMMFNJTVSF DIFJMHPWFSOPTJ BQQSFTUBBWBSBSF4V UVUUFMJNQVMTPBHMJ JOWFTUJNFOUJJMDVJ JNQBUUPMJFWJUBEB BMEFM1JM *7" $ÒQPJVOBMUSP QVOUPBTTBJEJTDVTTP RVFMMPEFMSJBM[P*WB QSFWJTUPEBMMF DMBVTPMFEJ TBMWBHVBSEJB1FSJM HPWFSOPJNQFEJSF MBVNFOUP EFMMJNQPTUBTVJ DPOTVNJQPSUBVO CFOFGJDJPBMMB DSFTDJUBFEVORVFBM 1JMEFMMP -"/"-*4* &TFDVUJWPUFOUBUP EBMMBWJBEJVTDJUB EJVOEFGJDJUQJáBMUP QFSBWFSFJM1JMBMM ."3$036''0-0 ROMA. E se Matteo Renzi e Pier Carlo Pa- doan non fossero poi così dispiaciuti dei fulmini e saette piovuti ieri l’altro sui conti del governo? Ipotesi contro-intuitiva ma non del tutto da escludere, perché grazie a quelle critiche l’esecutivo potrebbe trovare più fondate giustificazioni nella trattativa con Bruxelles per aumentare ulteriormente l’obiettivo di indebitamento 2017, cioè per rafforzare la parte della prossima manovra da fare in deficit, senza copertura finanziaria. Vediamo perché. L’Ufficio parlamentare di bilancio, istituto autonomo previsto dai regolamenti europei per valutare preventivamente i conti del governo, annuncia che non “validerà” il quadro programmatico da inviare alla Ue entro il 15 ottobre. A meno che non venga corretto. Non crede che la prossima manovra economica possa far salire il Pil 2017 dell’1%. Saremmo almeno due decimi di punto sotto. Naturalmente, una pagella per la prima volta negativa degli economisti par- lamentari che arrivasse tra qualche giorno sui tavoli di Bruxelles rappresenterebbe uno smacco clamoroso per l’esecutivo. Se a questo si aggiungono i dubbi espressi da Corte dei Conti e Bankitalia (che tuttavia esclude qualsiasi volontà critica), il quadro che ne esce per il nostro Paese non è affatto roseo. Tutto ruota intorno a un semplice interrogativo: in che misura il maggior deficit previsto può accelerare la crescita economica? La tesi del governo è questa: faccio salire il deficit dall’1,6 al 2% del Pil, cioè quattro decimi in più. Questo mi consentirà di fare una manovra in grado di accelerare il prodotto interno lordo di altrettanto: dallo 0,6% all’1%. Più consumi, più investimenti e il gioco è fatto. Ma l’equazione “un euro di deficit contro un euro di Pil”, dice l’Upb, non funziona affatto. Al massimo quell’indebitamento aggiuntivo potrà spingere la crescita fino allo 0,8%. C’è poi un’ulteriore incongruenza. Sul deficit pesa la spada di Damocle dell’aumento dell’Iva da scongiurare, un macigno tale che per rispettare l’obiettivo di indebitamento dovremmo tagliare spese o aumentare tasse per circa 8 miliardi (0,5 punti). Siccome lo stop all’Iva, dice il governo, crea tre decimi di Pil in più, la paradossale conclusione è che il resto della crescita attesa (un solo decimo) dovrebbe essere prodotto non da un aumento ma da una riduzione del deficit. Misteri dell’economia. Il nodo centrale, comunque, resta la 1FTBJMNBDJHOPEFMMBVNFOUP EFMM*WBEBTDPOHJVSBSFTBSË OFDFTTBSJPUBHMJBSFTQFTF PBVNFOUBSFUBTTFQFSNJMJBSEJ misura in cui il nuovo indebitamento spingerà la crescita. E’ su questo che i conti del governo sono contestati. E non solo dall’Ufficio parlamentare di bilancio ma da istituti di ricerca come Prometeia, Cer e Ref, con valutazioni anche più pessimistiche di quelle dell’Upb. Si arriva persino a ipotizzare un Pil drammaticamente compresso entro lo 0,6%. Dov’è allora, se c’è, la via di fuga da quello che sembra a tutti gli effetti un vicolo cieco? Quale potrebbe essere la soluzione? La soluzione sta probabilmente in un auspicio che il Def ha formulato tra le righe e che Matteo Renzi ha spiegato piuttosto frettolosamente nella conferenza notturna seguita alla approvazione dell’aggiornamento. L’obiettivo-deficit per il 2017 resta fissato al 2% ma la speranza è quella di elevarlo al 2,4 dopo una opportuna trattativa con Bruxelles, motivando l’aumento con le emergenze del post-terremoto e dei migranti. C’è chi dice che il premier avrebbe voluto fin dall’inizio indicare nel Def quell’obiettivo, sicuramente più comodo per i margini di manovra dell’Italia. E che alla fine sia prevalsa, per non provocare troppo Bruxelles, la linea di “San Prudenzio”, come l’ha definita lo stesso Renzi. Ora però il quadro è cambiato e forse proprio le critiche degli economisti che prefigurano il rischio di una manovra troppo debole a favore della crescita potrebbero spingere il governo a rompere gli indugi e ad elevare l’obiettivo-deficit al 2,4%. Gli stessi economisti, infatti, spiegano che se quello fosse il nuovo traguardo, una crescita del Pil dell’1% tornerebbe a portata di mano. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" &$0/0.*" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXJNGPSH XXXXIJUFIPVTFHPW -FQSFWJTJPOJ -'NJSBMMFOUBMBDSFTDJUBNPOEJBMF 1FSJM'POEP.POFUBSJPJM1JMHMPCBMFRVFTUBOOPTBMJSËTPMPEFM*MUJNPSFÒRVFMMPEJVOBGBTFEJTUBHOB[JPOF "MSJCBTTPBODIFMFTUJNFEFMM*UBMJBi.BJMSFGFSFOEVNOPOÒVOBRVFTUJPOFFDPOPNJDBFOPOTBSËVOB#SFYJUw %"-/04530*/7*"50 30#&3501&53*/* WASHINGTON. Le parole d’ordine sono crescita «de- bole», «bassa», «deludente», ma nei documenti diffusi, ieri a Washington, a ridosso della presentazione, del World Economic Outlook 2016 fa capolino anche la più definitiva e suggestiva formula di «stagnazione». Il mesto quadro dell’economia planetaria si riflette in una crescita del Pil mondiale bloccata nel prossimo anno al 3,4% (quest’anno si chiuderà al 3,1%): ferma rispetto alla previsione di luglio, appena dopo il Brexit, ma in calo dello 0,1 rispetto alla stima di aprile. Proiezioni «ancorate al ribasso», dice Maurice Obstfeld, capo economista dell’Fmi che avverte: «Senza un’azione di supporto corriamo il rischio di perpetuare la bassa crescita» e dare voce al «populismo» in molti paesi. Sono le economie avanzate le nuove malate del pianeta: solo l’1,6% di crescita quest’anno, l’1,8 nel 2017, ma meno del 2015 quando si scavalcò la soglia del 2% di un decimale. Anche la macchina statunitense, dopo anni di reazione orgogliosa alla crisi, rallenta: quest’anno all’1,6%, totalizza lo 0,6% in meno rispetto a quanto si stimava tre mesi fa. Unica nota positiva il ritorno della crescita delle economie emergenti, i cosiddetti Brics: Russia e Brasile, che pur continuano a contrarsi quest’anno, dal 2017 tornano al segno più; l’India viene rivista al rialzo con Pil al 7,6 e la Cina si attesta al 6,6%. L’Eurozona del quantitative easing di Mario Draghi segna per quest’anno l’1,7%, più di luglio, ma per il 2017 non va oltre l’1,5% (vale la pena di ricordare che nel 2015, nonostante la crisi persistente segnammo il 2%). Contribuisce a «fare media» la Spagna che quest’anno fa il 3,1% e rispetto a luglio incassa un aumento della stima del proprio Pil di mezzo punto. Francia all’1,3 e Germania all’1,4%, anche in situazioni di difficoltà, tengono. L’aria che si respira non è certo quella dell’ottimismo. Basta ascoltare l’elenco delle eredità lasciate all’economia mondiale dalla crisi e riassunte da Obstfeld: «Alto debito, sofferenze bancarie, deflazione, bassi investimenti, erosione del capitale umano». In un */6.&3* *-.0/%0 *M'POEPNPOFUBSJPTUJNBQFSJM VOBDSFTDJUBNPOEJBMFBM DIFEJWFOUBQFSJM 1SFWJTJPOJDIFSJTVMUBOPGFSNF SJTQFUUPBRVFMMFEJMVHMJP -"41"(/" -&VSP[POBTFDPOEPJM'POEP RVFTUBOOPDSFTDFSËEFMM NBBEBM[BSFMBNFEJB ÒTUBUPTPQSBUUVUUPJM NFTTPBTFHOPEBMMB4QBHOB (3"/#3&5"(/" -VTDJUBEBMM&VSPQBQFTBTVMMB DSFTDJUBQFSM'NJJM1JMEFMMB(SBO #SFUBHOBTBSËEFMMDPOUSPJM EFMNBBMVHMJPJM'POEP QSFWFEFWBMPJONFOP atmosfera di questo genere il ministro dell’Economia Padoan, che sarà a Washington a fine settimana, impegnato nella polemica sulla crescita del Pil e in un braccio di ferro con la Ue per l’«estensione» al 2,4 del deficit del prossimo anno, qui ha schivato rampogne targate Fmi. Anzi sul referendum è proprio l’italiano Milesi Ferretti, vicedirettore del dipartimento ricerca dell’Fmi, a gettare acqua sul fuoco: «Non è la Brexit, è una questione politica e non economica». Ma sono i dati della crescita i più attesi da Roma: l’Outlook taglia le stime per l’Italia di un decimo di punto rispetto a tre mesi fa e dà per quest’anno lo 0,8 risultando il linea con la nota di aggiornamento del governo italiano. Sul conteso 1% per il 2017 l’Fmi si attesta allo 0,9%, anche in questo caso un decimale in meno rispetto a luglio. Il dato è oltretutto un «tendenziale»: l’Fmi spiega infatti che non considera gli effetti della manovra 2017. Salomonica la stima del deficit-Pil che l’Outlook pone al 2,2%, tra il 2 posto nella «nota» e il 2,4 richiesto a Bruxelles. Sale invece il debito: il messaggio di Washington è che si porterà nel 2017 a quota 133,4% del Pil, oltre il 132,5 stimato dal governo. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -JOUFSWJTUB+BTPO'VSNBODPOTJHMJFSF FDPOPNJDPEJ0CBNBHMJ6TBWBOOPCFOF NBMFFDPOPNJFBWBO[BUFUSPQQPEFCPMJ i-BNPOFUBOPOCBTUB -&VSPQBEFWFBWFSF QPMJUJDIFGJTDBMJDPNVOJ QFSBJVUBSFMPTWJMVQQPw “ *-1305&;*0/*4.0 4POPQSFPDDVQBUP QFSDIÏBMDVOJ 1BFTJDPNJODJBOP BUPSOBSFJOEJFUSP TVMMJCFSPTDBNCJP -&5&/4*0/* /PODÒVOBHVFSSB USBOPJF#SVYFMMFT NBM6OJPOF SJTDIJBEJBSSPDDBSTJ TVMNFSDBUPEJHJUBMF -&#"/$)& 2VFMMFBNFSJDBOF OPOTPOPQJá VOQSPCMFNB -FWPTUSFJOWFDF TPOPNFOPTPMJEF ” %"-/04530*/7*"50 '&3%*/"/%0(*6(-*"/0 WASHINGTON. Jason Furman è l’e- conomista più vicino a Barack Obama. Da chair del comitato di consulenti economici, il quarantaseienne newyorchese aiuta il presidente Usa a formulare le sue politiche economiche a livello domestico e internazionale. In un ristorante indiano a poche centinaia di metri dalla Casa Bianca, Furman spiega a 3FQVC CMJDB perché l’eurozona debba rafforzare le sue istituzioni e le sue banche per aiutare la crescita mondiale, ma nega che ci sia un conflitto in corso fra le due sponde dell’Atlantico. Il Fondo monetario internazionale ha abbassato le stime di crescita per gli Usa ed è preoccupato per la ripresa globale. Come risponde? «Non dobbiamo perdere di vista quanto è stato fatto fino ad ora. Negli Stati Uniti, ad esempio, abbiamo visto i consumi crescere sulla scia di un forte aumento dei redditi e la fiducia dei consumatori resta molta alta. Non c’è nulla che assomigli a un momento di crisi, insomma. Ma questi progressi rischiano di provocare un certo compiacimento: in molte economie avanzate ci sono segni di domanda aggregata insufficiente, la produttività cresce troppo lentamente e la disoccupazione nell’eurozona è ben più alta di come dovrebbe essere». Il Fondo chiede un maggiore coordinamento delle politiche &$0/0.*45" +BTPO'VSNBO $IBJSNBOEFM $PVODJMPG &DPOPNJD "EWJTPST DPOJMQSFTJEFOUF BNFSJDBOP #BSBDL0CBNB '050ª4)"8/5)&8&1" economiche a livello globale, ma questo sembra impossibile da ottenere. «I leader del G20 si sono detti d’accordo nell’utilizzare tutti gli strumenti necessari per far ripartire la crescita, citando la politica fiscale, monetaria e le politiche strutturali. Per ora, il coordinamento a livello globale è riuscito a evitare fenomeni come le svalutazioni competitive, ma altrove, per esempio sulla politica fiscale, non tutti i paesi la pensano come gli Usa. Le organizzazioni internazionali come il Fondo o l’Ocse stanno sempre di più chiedendo uno stimolo fiscale, ma questa non è la posizione su cui i leader a livello globale sono d’accordo». Cosa dovrebbe fare l’eurozona per spingere la crescita? «Le istituzioni dell’eurozona sono state disegnate in un modo tale per cui l’unica vera politica comune è quella monetaria. La politica fiscale comune è stata pensata soltanto per limitare la spesa. Bisognerebbe ripensare le istituzioni in un modo che aiuti a coordinare la politica fiscale». Il Fondo è preoccupato per i ri- schi di crescente protezionismo. Che ne pensa? «La storia più importante da raccontare è come, dopo la crisi, i Paesi abbiano continuato a liberalizzare il commercio invece di erigere delle barriere. Sono però preoccupato per come un piccolo numero di Paesi stia cominciando a tornare sui suoi passi e, ancora di più, per come non riusciremo a liberalizzare il commercio allo stesso ritmo di prima. Per esempio, noi ci auspicheremmo di procedere con le negoziazioni per il trattato di libero scambio Usa-Ue (Ttip) a un passo più rapido di quanto l’Ue sia in grado fare». Negli scorsi mesi, Ue e Usa si sono trovati su posizioni opposte in molti casi, dalla multa che la Commissione Europea vuole comminare a Apple, a quella del Department of Justice contro Deutsche Bank. E’ in atto una guerra commerciale? «Abbiamo una relazione molto forte con l’Ue e i suoi Stati membri. Ci saranno sempre dei disaccordi, ma non vedo nessun particolare trend: si tratta di processi, decisioni e casi distinti. Posso aggiungere una cosa però: noi vediamo con grande favore il mercato comune digitale che si vuole costruire in Europa. Tuttavia, siamo preoccupati che questo mercato non sia creato con le politiche di apertura con cui negli Usa abbiamo costruito il nostro. Se questo progetto si trasformasse in una forma di protezionismo, sarebbe un problema per gli Usa e per l’Europa». Non crede che le autorità americane abbiano preso di mira le banche europee? Il vice-presidente della CommissioneValdis Dombrovskis ha detto che l’Ue si opporrà a richieste di rafforzamento eccessivo della patrimonializzazione delle banche, posizione invece sostenuta dagli Usa. «Nel caso di Deutsche Bank is tratta di un’azione di un’autorità giudiziaria presa indipendentemente dalla Casa Bianca e su cui noi non abbiamo nulla da dire. Per quanto riguarda la regolamentazione bancaria, le banche europee sono meno solide di quel- lo che dovrebbero essere, e questo è un rischio per l’economia europea e globale. Servirebbe più capitale, ma gli eventi delle settimane recenti hanno dimostrato che ci sono anche carenze di trasparenza nei meccanismi con cui viene gestita una crisi bancaria. Le banche Usa hanno smesso di essere un problema globale perché abbiamo maggiore chiarezza e più capitale. L’Europa, invece, è stata più lenta». Siamo a pochi mesi dalla fine del secondo mandato per l’amministrazione Obama. Non crede che l’incapacità di far ripartire la ripresa globale sia anche un vostro fallimento? «Gli Usa non sono onnipotenti, né dovrebbero esserlo. Durante l’amministrazione Obama, il G20 si è rafforzato: per esempio, ha evitato che la crisi fosse peggiore di quel che è stato. Oggi, sebbene nel G20 cominci a prevalere una posizione che sostiene un rilancio delle politiche fiscali, questo non è un punto di vista unanime. Si tratta di uno dei limiti di questi consessi». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" $30/"$" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& -JODIJFTUB $VDDIJMVMUJNBQFSJ[JB i.PSÖQFSFQJMFTTJB MFMFTJPOJOPODFOUSBOPw -"'0504)0$,*/"6-" *MWPMUPUVNFGBUUPEJ4UFGBOP $VDDIJNPTUSBUPJOBVMB EBMMBWWPDBUPEFMMBGBNJHMJB EVSBOUFVOPEFJQSPDFTTJ DFMFCSBUJTVMDBTP $BSBCJOJFSJJOEBHBUJMBSFMB[JPOFEFHMJFTQFSUJEFMHJQ -BGBNJHMJBTPMPGVNPJMQSPDFTTPTBSËQFSPNJDJEJP (*64&11&4$"31" ROMA. Stefano Cucchi è morto per un attacco epilettico, è (*6(/0 *MHJVHOPMB DPOEBOOBJOQSJNP HSBEPQFSNFEJDJ EFM1FSUJOJBDDVTBUJ EJPNJDJEJPDPMQPTP "TTPMUJJOGFSNJFSJ FBHFOUJQFOJUFO[JBSJ 0550#3& *MPUUPCSF MB$PSUFEBQQFMMP EJ3PNBBTTPMWFUVUUJ HMJJNQVUBUJBODIF JNFEJDJDIFJOQSJNP HSBEPFSBOPTUBUJ DPOEBOOBUJ 4&55&.#3& /FMSFHJTUSP EFHMJJOEBHBUJUSF DBSBCJOJFSJBDDVTBUJ EJBWFSQJDDIJBUP $VDDIJEPQP MBSSFTUP1BSUF MJOEBHJOFCJT %*$&.#3& *MEJDFNCSF MB$BTTB[JPOFDIJFEF VOOVPWPQSPDFTTP EBQQFMMPQFS JNFEJDJ-PTDPSTP MVHMJPJTBOJUBSJTPOP TUBUJEJOVPWPBTTPMUJ questa l’ipotesi «dotata di maggiore forza ed attendibilità». Non si esclude però la possibilità, ritenuta meno plausibile, che il geometra 32enne possa essere deceduto per un’abnorme dilatazione vescicale determinata in parte dalla frattura alla schiena provocata o «da una colluttazione» o «da una caduta» successiva alla data del suo arresto. È questa la conclusione a cui arriva il professor Francesco Introna, capo del collegio di periti incaricato nel gennaio scorso di stabilire se esista o meno un nesso di causa-effetto tra la morte di Cucchi e le lesioni che gli vennero inflitte durante il pestaggio subito la notte del suo arresto da quattro carabinieri, oggi indagati nell’inchiesta bis del sostituto procuratore Giovanni Musarò per reati che vanno, a seconda delle posizioni, dalle lesioni personali, all’abuso d’autorità, alla falsa testimonianza e false informazioni al pm. «Riteniamo — si legge nella relazione medico-legale — prospettabili due ipotesi: la prima, a nostra avviso, dotata di maggiore forza ed attendibilità nei confronti della seconda». La prima è appunto la «morte improvvisa ed inaspettata per epilessia». Cucchi, spiegano i medici, soffriva di questa patologia da quando aveva 19 anni, e la curava con una certa costanza. Tuttavia «la tossicodipendenza di vecchia data» potrebbe aver in parte inficiato l’efficacia dei farmaci anti-epilettici. Sarebbe questa l’opzione maggiormente valida sebbene «priva di riscontri oggetti- ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -*/5&37*45"-"403&--"*-"3*"$0.#"55&3&.01&345&'"/0'*/0"--"'*/& i.BGJOBMNFOUFTJBNNFUUF DIFGVWJUUJNBEJQFTUBHHJPw ."3*"&-&/"7*/$&/;* ROMA. «Io non potrei essere più soddisfatta». Così Ilaria Cucchi commenta la perizia degli esperti nominati dal gip di Roma nell’ambito dell’inchiesta Cucchi-bis. Il fascicolo vede indagati cinque carabinieri, accusati di aver pestato Stefano Cucchi tanto da causarne, anche se in modo indiretto, la morte. Come soddisfatta? La perizia parla dell’epilessia come probabile causa della morte di suo fratello. «La perizia dice molte cose, alcune anche in contraddizione tra loro. Ma per la prima volta, dopo sette anni, riconosce le due fratture alla colonna vertebrale. Quelle che secondo noi, non curate, hanno causato la morte di Stefano. Per me è un riconoscimento importantissimo». 1FSMBQSJNB WPMUBTJ SJDPOPTDFDIF MFEVFGSBUUVSF BMMBDPMPOOB WFSUFCSBMF QSJNBOPO DFSBOP '050ª"/(&-0$"3$0/*"/4" -&5"11& vi, ma supportata da rilievi clinico scientifici». C’è poi la seconda, meno accreditata, in cui Introna punta l’indice contro il personale sanitario dell’ospedale Pertini sollevando implicitamente dalle responsabilità i carabinieri. Cucchi, secondo questa tesi, sarebbe morto per «un’aritmia mortale» dovuta ad un’abnorme dilatazione della vescica causata in parte dalla frattura vertebrale associata a lesioni delle radici posteriori del nervo sacrale. Perciò, si legge nelle carte, il decesso non sarebbe stato determinato direttamente dalle lesioni, ma da alcuni effetti collaterali non individuati in ospedale: «Se Cucchi fosse stato adeguatamente sottoposto a monitoraggio infermieristico la dilatazione vescicale non si sarebbe verificata. In conclusione riteniamo che le lesioni contusive, riportate dopo l’arresto, non possono essere considerate correlabili causalmente con la morte». «Il perito Introna — scrive Ilaria Cucchi sul suo profilo Facebook — alza una cortina di fumo dicendo che è impossibile determinare con certezza una causa di morte. Gli unici dati oggettivi che riconosce sono: la duplice frattura della colonna e del globo vescicale che ha fermato il cuore. Con una perizia così abbiamo ottime possibilità di vedere processati gli indagati per omicidio preterintenzionale». Di parere contrario l’avvocato Eugenio Pini, difensore di uno dei carabinieri indagati: «Quanto da noi sostenuto in sede d’incidente probatorio è stato confermato dalla perizia disposta dal gip. Chiederemo l’archiviazione del procedimento». Gli esperti la citano come una delle due possibili cause, certo. Ma parlano anche dell’epilessia. «Tutti sanno che abbiamo criticato aspramente il professor Introna. Ma per noi, oggi, la perizia è buona. Ripeto: finalmente vengono riconosciute quelle ferite». Nel primo processo non erano emerse? «Diciamo che non erano sta- te prese in alcuna considerazione». Le difese dei carabinieri indagati, però, esultano dicendo che chiederanno l’archiviazione. «Non capisco come mai. Ognuno vede le cose a modo suo. Ho imparato, purtroppo, che i processi sono così. Per noi è un successo. Perché è vero che fanno un riferimento all’epilessia, ma dicono che, comunque, la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä QFSTUFGBOPDVDDIJCMPHTQPUDPN XXXSFQVCCMJDBJU *MSFUSPTDFOB%VFDFOUPQBHJOF DIFJOHBSCVHMJBOPJOWFDFEJDIJBSJSF 'JSNBUFEBVOEPDFOUFDIJBDDIJFSBUP &--&,"11" (JSBWPMUFFWFMFOJ TFMBWPDFEFJMVNJOBSJ BMMPOUBOBMBWFSJUË $"3-0#0/*/* non è documentabile come causa della morte. Diverso è per le fratture alla colonna vertebrale, che vengono riconosciute come recenti, e per il danno al globo vescicale non curato». Suo fratello soffriva di epilessia? «Sì, ma erano anni che non aveva crisi. E in ogni caso l’epilessia non può causare la morte». Le lesioni sì? «Non erano lesioni mortali, questo è certo. Ma altrettanto certo è che quelle fratture non curate possono aver causato la morte di mio fratello». Ma questo non sposta, di nuovo, l’attenzione sui sanitari del Pertini che lo ebbero in cura? «In effetti sì. Il problema è che i sanitari sono stati assolti con sentenza passata in giudicato. E quindi non si può tornare indietro». E adesso? «Ora gli indagati sono i carabinieri che quelle fratture le hanno causate a suon di botte. E vedremo come andrà a finire. Certo, per come si erano messe le cose, anche solo avere contemplato le fratture come una delle possibili cause, per noi è un passo avanti. In passato queste cose sono sempre state negate. Per cui ora andremo a processo per omicidio. E combatteremo, come sempre». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" ROMA. Le 205 pagine della perizia di ufficio firmata dal collegio di professori presieduto da Francesco Introna sono un italianissimo capolavoro di ipocrisia che lascia il caso Cucchi in un guado dove è possibile sostenere tutto e il suo contrario. Un guazzabuglio della logica, un monumento al «ma anche», che consente, legittimamente, di far dire ai difensori dei carabinieri indagati per il pestaggio di Stefano che l’inchiesta “bis” della Procura è pronta per essere sepolta da una pietra tombale. E, altrettanto legittimamente, a Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo, legale della famiglia, che «finalmente sarà possibile celebrare un processo per omicidio». Impossibile, si dirà. Eppure, prevedibile. Chiamato dopo sette anni a rispondere una volta per tutte alla Domanda del caso Cucchi — di cosa è morto? — perché dalla risposta dipende il futuro di un nuovo processo agli autori del pestaggio, il collegio peritale nasce infatti nel gennaio scorso sotto i peggiori auspici. Perché a presiederlo viene chiamato un luminare barese, Francesco Introna, massone in sonno e uomo di destra, legato da rapporti di stima e colleganza con almeno due dei professori e medici legali (Paolo Arbarello e Cristina Cattaneo) di cui dovrebbe giudicare il lavoro. Perché, nel tempo, uno quale perito del pm (Arbarello), l’altra quale consulente di ufficio della Corte di Assise nel processo di primo grado (Cattaneo) hanno categoricamente escluso che le lesioni subite alla schiena durante il pestaggio da Cucchi (due fratture vertebrali) abbiano qualcosa a che vedere con le cause del suo decesso. Concludendo in un caso (Arbarello) che Stefano è morto per un «arresto cardiocircolatorio provocato da un grave squilibrio metabolico». Nell’altro (Cattaneo), di «fame e di sete», come un suicida. Di più. Il professor Introna è diviso da profonda inimicizia da Vittorio Fineschi, storico consulente della famiglia Cucchi che da sette anni predica nel deserto sostenendo che nella morte di Stefano hanno avuto un peso decisivo le sue fratture vertebrali e l’effetto che hanno prodotto sui riflessi vagali che governano il battito del cuore. La posta in gioco per Introna e il suo collegio è dunque alta. Concludere che le fratture vertebrali non sono state né causa, né “con-causa” della morte di Cucchi significa condannare l’inchiesta bis sui carabinieri a un’imputazione modesta di lesioni e dunque a sicura prescrizione visto il tempo trascorso. Sostenere il contrario, significa aprire la strada a un’imputazione di omicidio preterintenzionale e umiliare il lavoro di Arbarello e della Cattaneo, dando ragione all’odiato Fineschi e violando il fairplay degli uomini di scienza, in cui la regola vuole che cane non morda cane. Per uscire dalla tenaglia, Introna impiega dieci mesi. E, alla fine, sceglie la via del «ma anche». Tira fuori dal cilindro come «probabile causa di morte» il coniglio dell’epilessia, ma ammette che l’ipotesi, sebbene da lui privilegiata, non ha riscontri «oggettivi». Quindi, sdogana quella avanzata dall’odiato Fineschi. Ancorché da lui scartata — argomenta infatti — esiste una seconda ipotesi plausibile: che le fratture alla schiena di Stefano (per la prima volta in sette anni riconosciute come recenti e dunque frutto del pestaggio) abbiano indotto un riflesso del nervo vagale che ha provocato la spaventosa dilatazione della vescica e, a cascata, una gravissima bra- chicardia che ha prodotto l’arresto del cuore. E tuttavia, aggiunge, quelle fratture (e dunque il pestaggio) non possono essere considerate causa del decesso, perché sarebbe bastato che qualcuno avesse avuto cura di svuotarla quella vescica. Insomma, colpa non dei carabinieri, ma degli in- fermieri del Pertini, dove Stefano fu ricoverato, e per giunta ormai assolti con sentenza passata in giudicato. Nel gergo degli addetti, una “perizia suicida”. Forse, e più semplicemente, solo l’ultima furbizia di una storia che continua a pretendere soltanto la verità. -&4$&-5&%&*1"35*5* la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& *MSFGFSFOEVN 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXHPWFSOPJU XXXGUDPN 3FO[JTGJEPBODIF%"MFNBF(SJMMP *MMFBEFSB3BEJP$BQJUBMTVMMBDBNQBHOBSFGFSFOEBSJBi%JCBUUJUJDPOUVUUJNBMBNJBQSJPSJUËÒHPWFSOBSFw &OFHBSJTDIJEJiEFSJWBGBTDJTUPJEFwTFWJODFSËJM4Ö#SVOFUUBBUUBDDBQFSJM/Pi*MEJDFNCSFTBSËVOBQSJMFw 4*-7*0#6;;"/$" ROMA. Matteo Renzi non ha problemi ad accettare un confronto con Massimo D’Alema o Beppe Grillo. E, perché no, anche con Silvio Berlusconi. Il premier, infatti, intervistato da Vittorio Zucconi su Radio Capital non si tira indietro rispetto alle sfide con i leader del No. E ci scherza un po’: «E come dimenticare allora il prode combattente Silvio Berlusconi? Il punto non è quanti confronti fare di qui alla fine, sui quali peraltro non ho problemi di nessun genere». Ma un problema, secondo il premier, comunque c’è: «Nel frattempo - dice - io dovrei fare il presidente del Consiglio. Per esempio nelle prossime ore licenziamo la legge di Stabilità. Allora, io sono pronto a discutere su tutto, ma la mia priorità è governare», conclude con un filo di ironia. Ironia che spande a pieni mani quando gli si chiede della possibile “Woodstock del No”. «E chi canta, Brunetta? O suona?», chiede. «Certo pensare alla Woodstock di Salvini con Vendola, di Berlusconi con Grillo e Brunetta con D’Alema... Speriamo che la diano in diretta perché guadagneremo un sacco di voti», spiega alludendo alla “foto di famiglia” eterogenea degli oppositori della sua riforma costituzionale. A stretto giro di posta arriva la replica di Renato Brunetta: «Un’eventuale Woodstock del No - dice il capogruppo forzista alla Camera - farebbe impallidire Renzi e la sua compagnia di disperati. Il premier piuttosto pensi alla sua orchestrina per il Sì nella quale suona con i poteri marci, con le banche, con le agenzie di rating, con Marchionne, con Alfano e con Verdini. Il 4 dicembre sarà un nuovo 25 aprile. Una festa di liberazione». Renzi però la sua riforma difende a spada tratta. «Per mesi si era detto che c’era una svolta autoritaria, una deriva fascistoide. Poi si va a leggere il testo e si fa chiarezza. E nessun confronto è inutile: ho chiesto al professor Zagrebelsky se ci fosse un articolo che potesse far venire il dubbio di una svolta autoritaria, ma non c’è. Si scopre che non è in ballo la democrazia ma la burocrazia». Alla domanda sulla modifica della legge elettorale, il premier dice: «Il Pd attende la discussione in Parlamento sulla legge elettorale, accetterà volentieri di porsi in un clima di dialogo e confronto con le altre forze politiche affinché si possa verificare l’ipotesi di una modifica. Piaciuta la risposta in politichese?» chiede ironico il premier. L’attendismo di Renzi però deve fare i conti con l’attivismo di pezzi del Pd. Ieri Vannino Chiti ha messo sul tavolo una nuova proposta: «Mi pare giusto - dice il senatore dem - prevedere che non soltanto due partiti che sono arrivati in testa al primo turno, ma tutti quelli che hanno superato il 15-18 per cento dei consensi possano partecipare al ballottaggio». -6*(*4*%05* -"$0..*44*0/&+0$09 '050!-"13&44& $0/$&5507&$$)*0 ROMA. ranza della Capitale, finisce triturata come gli altri: «Rappresenta il partito che combatte i poteri forti - ricorda Alvise Armellini, della Dpa international - e invece ha fatto una campagna elettorale timidissima, per non disturbare nessuno». Piacciono poco i grillini, non supera l’esame neanche il premier. Per tutti, è il leader del «grande errore»: «Ha puntato tutto su quella che definisce la “madre di tutte le riforme” - ricorda Giada Zampano, del Wall Street Journal - ma è un tema troppo tecnico, difficile da spiegare ai cittadini». Non tutti si schierano, però tutti ricordano agli studenti l’importanza della posta in palio: «Sarà capace l’Italia di riformare se stessa? domanda Gaia Pianigiani, del New York Times - Saranno gli elettori a dare la risposta». I ragazzi restano inchiodati in platea, assieme a Federigo Argentieri del “Guarini institute for public affairs”. A volte però rischiano di perdersi, invischiati nell’epopea del direttorio grillino, tra una scissione di Pizzarotti e uno screzio tra i big cinquestelle. «Sono partiti con lo streaming - tira le somme Frances D’Emilio, dell’Ap - e sono finiti a decidere a porte chiuse...». Pronto, onorevole Luigi Sidoti, la Camera ha revocato il vitalizio a lei, Toni Negri, Previti e altri tre ex deputati condannati. «Non avevano niente da fare». Se lo aspettava? «No, belle notizie mi dà». Lei quanto prendeva? «Duemila euro. Una miseria». Una mise40550 ria? «Rispetto 5*30 ad altre pensioni certo, comunque non voglio fare lo spocchioso». Ha anche una pensione Inps? «Sì, di 600 euro. Ora come farò?» Perché è -VJHJ4JEPUJ stato conBOOJ dannato FYEFQVUBUP"O per malversazione? «Dovevo costruire un albergo, un appalto da quattro milioni per cui mi chiesero anche il pizzo, invece è finita con una condanna costruita. Non hanno voluto vedere le carte». È giusto togliere il vitalizio a chi ha una condanna sopra i due anni? «Provo rabbia. Il pm aveva chiesto due anni, così mi sarei salvato. Ma i giudici poi mi hanno condannato a 2 anni e 6 mesi». Che farà? «Quello che è fatto è fatto, purtroppo. Sentirò l’avvocato. Faccio notare che il regolamento di Montecitorio è stato varato nel 2015, un anno dopo la mia condanna, quindi sconto anche la beffa dell’effetto retroattivo». Anche a Berlusconi avevano tolto il vitalizio «Ma a quello gli fa un baffo, per me è la vita». Lei era missino? «Orgogliosamente. Venticinque anni di consiglio comunale a Catania, sempre all’opposizione, poi entrai in Parlamento con An: due anni tra il ’94 e il ‘96. Non avevo i requisiti per l’assegno mensile, ma ho pagato la differenza». Per quanti anni l’ha preso? «Vent’anni» E ora? «Ho la sospensione della pena, la non menzione nel casellario, però sono senza vitalizio. Che presa in giro». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" i#BTUBJOTVMUJBMMFEPOOFTVMXFCw ROMA. «L’insulto alle donne viene ormai considerato come un fatto con cui rela- zionarsi, specialmente sul web» dice la presidente della Camera, Laura Boldrini, aprendo i lavori della commissione sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio intitolata a Jo Cox, la politica britannica assassinata nei giorni precedenti al referendum sulla Brexit. Con lei, il ministro per le Pari opportunità Maria Elena Boschi: «È inaccettabile, dopo anni di battaglie, tollerare di essere sottoposte a insulti e umiliazioni». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" *MDBTP$POGSPOUPTVSFGFSFOEVNF4UFMMFUSBJDPSSJTQPOEFOUJEFMMFNBHHJPSJUFTUBUF JOUFSOB[JPOBMJi*HJPWBOJWPHMJPOPBOEBSFGVPSJDÒVOBWJTJPOFQPMJUJDBUSPQQPDPSUBw 4UBNQBFTUFSBTDFUUJDBTVMM*UBMJB i.4EFMVEFJMQSFNJFSTCBHMJBw 50.."40$*3*"$0 -&'3"4* .4*/1*$$)*"5" j*M.PWJNFOUP (SVQQJDIF TJDPNCBUUPOPUSBMPSPx 5PCJBT1JMMFS'SBOLGVSUFS "MMHFNFJOF;FJUVOH -&3303&%&-13&.*&3 j3FO[JIBDPNNFTTP MFSSPSFEJQFSTPOBMJ[[BSFJM WPUPx(JBEB;BNQBOP 8BMM4USFFU+PVSOBM 3*'03."3&4&45&44" j-*UBMJBTBSËDBQBDFEJ SJGPSNBSFTFTUFTTB x (BJB1JBOJHJBOJ /FX:PSL5JNFT ROMA. Gli studenti della John Cabot University brindano a Coca cola. Nulla di meglio per tirar su il morale, dopo un paio d’ore spese ad ascoltare le spietate analisi dei cronisti stranieri sul futuro dell’Italia. Ci sono tutti: New York Times, Wall Street Journal, Reuters, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Ap, Dpa international. E nessuno fa sconti. Se i cinquestelle deludono e Matteo Renzi sbaglia una mossa di troppo, chi salverà il Paese? «Il figlio di un mio amico ha ventisei compagni di classe - racconta un corrispondente - e soltanto uno vuole restare in Italia. Gli altri imparano le lingue per poi scappare via...». Già il titolo avvicina la platea al caos di questi mesi: “Ultime notizie dall’Italia: Roma, Movimento cinque stelle e referendum”. Un imbuto in cui finiscono incastrati un po’ tutti. «Renzi? Ha commesso il tremendo errore di personalizzare il voto, e adesso ha paura perché la maggioranza sembra schierata per il No». «Raggi? Non ha ancora combinato nulla». «Il Movimento? Gruppi che si combattono tra loro». Proprio i grillini, la speranza di tanta stampa oltre i.JUPMHPOP JMWJUBMJ[JP 4PMPFVSP VOBNJTFSJBw confine, sembrano in picchiata: «Può essere davvero Facebook la base democratica? domanda Tobias Piller, presidente dei giornalisti stranieri - E poi, come scelgono i candidati?». I ragazzi ascoltano, incalzano. «Davvero occorre superare il bicameralismo perfetto, quando il Jobs act è stato approvato in un lampo? E perché il Pd ha promesso una legge anticorruzione e poi ha pensato soprattutto alla riforma costituzionale?». Corruzione, ne parlano proprio tutti. Come anche del sogno del ponte sullo stretto, l’eterno incompiuto preso in prestito «proprio da Berlusconi!». Se la stampa estera è lo specchio, l’immagine riflessa fa paura. «La visione di tutte le maggioranze è corta. Io sono in Italia dal 1992 - racconta sempre Piller (Faz) - e quando mi domandano da quanto tempo sto qui rispondo: “Da sedici governi”». Disincanto totale. C’è un Paese che lotta per riformarsi, ma torna sempre al punto di partenza. «Roma non sembra una capitale del G7 - riflette Crispian Balmer, della Reuters - e per questo spero che Raggi governi bene. Però l’altro giorno un tassista mi diceva: “I poteri forti remano contro di lei”. E io gli ho risposto che non mi sembra davvero che sia così». Proprio la sindaca, la spe- 46-i'*/"/$*"-5*.&4w i-FSJGPSNFEJ.BUUFP VOQPOUFWFSTPJMOVMMBw Per il 'JOBODJBM 5JNFT l’Italicum e la riforma costituzionale voluti da Matteo Renzi sono un «ponte verso il niente». «Servono meno leggi scritte meglio, non più leggi approvate rapidamente» aggiunge il quotidiano londinese. «La riforma non farà molto per migliorare la qualità del governo e della politica». *-(07&3/0%&--&$*55® la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& *M.PWJNFOUP4UFMMF 4DPOUSPTV.VSBSP 3BHHJMBEJGFOEF FTBMUBMJODPOUSP DPO#FQQF(SJMMP *MMFBEFSJNQPOFMBUSFHVBBMEJSFUUPSJPF FMPHJBJOFUUVSCJOJIBOOPQVMJUP3PNB "//"-*4"$6;;0$3&" (*07"//"7*5"-& ROMA. «Non voglio più vedervi l’uno contro l’altro, mai più». Beppe Grillo lo ha detto ai deputati che ha incontrato ieri, alla Camera, insieme a Davide Casaleggio. Lo ha fatto prima e dopo aver spento le candeline per i sette anni del Movimento. Tra una fetta di torta e un discorso sul sistema operativo Rousseau, con in testa il problema che non riesce a risolvere: il caso Muraro a Roma. L’assessora all’Ambiente indagata per illeciti sui rifiuti imbarazza tutto il Movimento. Perfino uno sponsor dell’autonomia di Virginia Raggi come Luigi Di Maio confida ai collaboratori: «È un problema che dobbiamo risolvere». E c’è chi si spinge a interpretare come un avvertimento il ringraziamento mattutino di Grillo ai netturbini. «La città è più pulita grazie a loro che sono la forza più importante della città», ha detto il fondatore. E non, come dice la sindaca, per merito di quell’ex consulente Ama che lei - nonostante tutto - non vuole mollare. Si è impuntata, Virginia Raggi. «Come sempre», commentano i parlamentari che di lei non si fidano. E che arrivano a dire: «Paola Muraro sostiene che ha il sostegno della sindaca perché è andata a cercare protezione da Pieremilio Sammarco». Una notizia che l’avvocato nega («Non la conosco, su di me solo miti») ma che avrebbe spinto i diarchi del Movimento a bloccare ogni ipotesi di incontro con la prima cittadina romana. La sua assenza si è notata, a una festa cui è arrivato perfino il consigliere comunale bolognese Max Bugani. E le difficoltà, ormai, non le nega neanche Grillo, che lasciando Montecitorio ha fatto una battuta: «Good Movement, bad moments» (Movimento buono, momenti brutti) e che ai parlamentari ha ripetuto: «Sono tornato per le difficoltà del direttorio, è per questo che ho dovuto riprendere in mano la situazione». Le divisioni tra i cinque - Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Carla Ruocco, Carlo Sibilia - hanno quindi causato il ritorno del capo e l’ascesa di Davide Casaleggio. A protezione di quel candidato premier in pectore - il vicepresidente della Camera Di Maio - che aveva ormai troppi nemici all’interno di quelle che avrebbero dovute essere le sue truppe. Così, le parole di conforto del fondatore ai suoi - «Dovete essere uniti, la comunicazione deve far venire fuori più i temi che i personalismi, d’ora in poi tra noi ci saranno meno filtri» - sono vissute da alcuni come una gigantesca messa in scena. Perché a cena, con Grillo, Casaleggio, Pietro Dettori e i due capi della Comunicazione Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi, lunedì sera, c’era sempre e solo Luigi Di Maio. E gli altri, ancora una volta, lo hanno scoperto leggendo i giornali. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" *-3"$$0/500/-*/&-6-5*."130'&;*"%&-'0/%"503& i-JOUFMMJHFO[BBSUJGJDJBMFDJVDDJEFSËw JMWJEFPUFTUBNFOUPEJ$BTBMFHHJP "-&44"/%3"-0/(0 ROMA. Nelle stesse ore in cui Grillo si occupa da Roma della molto terrena questione di come gestire il Campidoglio, e il Movimento festeggia sette anni dalla Fondazione, Davide Casaleggio manda in rete un algido filmato progettato dal padre prima di morire e mai diffuso. Una sorta di videotestamento, par di capire, in cui Gianroberto Casaleggio, facendo sua «l’in- i"SSJWFSË4JOHPMBSJUË VOTVQFSPSHBOJTNPDIF QPUSFCCFDPOTJEFSBSDJ JOTFUUJEBTDIJBDDJBSFw quietante» profezia dello scienziato Stephen Hawking, evoca «la nascita di un superorganismo che trascenderà l’intelligenza umana». Niente di buono in arrivo: «Ci sarà un momento conosciuto come Singolarità in cui questa entità sfuggirà al nostro controllo e non potremo più capirne le decisioni. Potrebbe considerarci noiosi insetti 5SFNPNFOUJEFMWJEFPUFTUBNFOUPJMDPNQVUFSDIFIBCBUUVUP,BTQBSPW$IBSMFT%BSXJOFMBTUSPGJTJDP4UFQIFO)BXLJOH da schiacciare». Musica di sottofondo adeguata, quasi il rombo di un aereo. Che il guru dei Cinquestelle, appassionato sponsor della Rete in politica, ci volesse dire, «Attenti alle macchine?». Di sicuro, in ultimo, come spiega il figlio, «gli piaceva riflettere sul futuro» e il tema della «Singularity» lo intrigava molto. Non più i robot di Asimov, rispettosi dell’essere umano, ma un’intelligenza artificiale autosufficiente che prende il sopravvento e insidia la nostra sopravvivenza. Dibattito non nuovo. Casaleggio senior evoca le sue infarinature in materia: la partita a scacchi di Deep Blue, calcolatore dell’ Ibm che, nel 1996, batte il campione Kasparov; il romanzo «Solaris» di Stanislav Lem; il super computer Al 9000, dotato di sentimenti, che, in «2001 Odissea nello spazio», «uccide per non essere disattivato»; anche il megaprogetto di mappatura dei neuroni del cervello, Brain Initiative, voluto da Obama; l’Intelligenza degli oggetti (Iot) in pericolosa avanzata assieme alla «crescita esponenziale dei Big Data». Roba difficile da seguire per quegli esponenti del Movimento che di recente hanno lanciato l’allarme sulle scie chimiche, negato lo sbarco sulla Luna e ipotizzato che l’America infili microchip nel cervello dei suoi cittadini. Scienza e Cinquestelle, rapporto controverso. Mentre la sua creatura politica cresceva grazie alla Rete, Casaleggio, diffidente di certo progresso, cominciava ad interrogarsi «sull’evoluzione delle macchine». L’assessora Muraro, la monnezza di Roma, i contratti non ortodossi, la cacciata di Pizzarotti. Diciamo la verità: tutto molto terra terra di fronte a questo lungo video infarcito di interrogativi come quello tratto dal libro di Philip K. Dick: «Ma gli androidi sognano peco- re elettriche?». Non pensabile coinvolgere nel dibattito «Diba», Di Battista, o la senatrice Taverna, impegnati nel corpo a corpo quotidiano, eppure questa è la «singularity» del Movimento. Dal Vaffaday alle teorie degli scienziati. Dall’esaltazione della Rete, celebrata nel 2008 nell’altro video «visionario» di Casaleggio, dedicato a «Gaia», il nuovo ordine mondiale, alla cupa profezia “rubata” a Hawking: «La fine dell’umanità potrebbe iniziare dagli Anni Quaranta di questo secolo». In «Gaia», realizzato qualche anno prima, andava meglio: «Nel 2040 l’Occidente vince (nota per il lettore: era in corso, dal 2020, secondo le previsioni di Casaleggio, la terza guerra mondiale) e la democrazia della Rete trionfa». Altro che l’artigianale Direttorio. A sentire la nota profezia, sposata dal guru dei Cinquestelle, a governare il pianeta sarà un Superessere. Sui titoli di coda della Casaleggio Associati 2016, appare tuttavia di grande conforto la conversazione di $JUBUBMBQSFWJTJPOF EJ)BXLJOHi-BGJOF EFMMVNBOJUËQPUSFCCF JOJ[JBSFOFMw due alieni. Uno chiede all’altro «chi sta dietro le macchine». La risposta apre uno spiraglio: «La carne ha fatto le macchine. Carne che nasce carne e muore carne». Quasi un inno: «Carne pensante, carne cosciente: la carne è tutto». In calce al video, il primo commento dalla carne della Rete: «Ora capisco come votare al prossimo referendum». la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXSFQVCCMJDBJU XXXCFQQFHSJMMPJU -BTUPSJB/FMMPTUBGGEFMMB.VSBSPJO$BNQJEPHMJPMBWPSB VOFYNJMJUBOUFOFSB4VBOJQPUFGJHMJBEJ1BTRVBMF#FMTJUP FSBJO"NBDPOMBMMPSBDPOTVMFOUFGJOJUBTPUUPJODIJFTUB -BGJHMJBEJVOFY/BSFTVB[JB RVFJMFHBNJNBJJOUFSSPUUJ USBMBTTFTTPSBFMBEFTUSB 4*5*/"-$".1*%0(-*0 -BQSPUFTUBEFHMJBUUJWJTUJ EFJNPWJNFOUJ QFSMBDBTB TVMMBTDBMJOBUB EFM$BNQJEPHMJP *-'0/%"503& 3&(*45"%&-#-0(%*(3*--0%"- (JBOSPCFSUP$BTBMFHHJPÒNPSUP BBOOJJMBQSJMFEFM /FMIBGPOEBUPMBTPDJFUË i$BTBMFHHJP"TTPDJBUJwEBM IBDVSBUPJMCMPHEJ(SJMMPDPODVJIB GPOEBUPJM.4/FMJMWJEFP i(BJBJMGVUVSPEFMMBQPMJUJDBw '050ª0./*30." $"3-0#0/*/* ROMA. Come Pulcinella in mezzo ai suoni, l’assessora all’ambiente Paola Muraro continua a ripetere a ogni legnata un autistico «vado avanti con il pieno appoggio della sindaca», tenendosi alla larga da un proscenio di cui ormai sono nitidi i contorni e da un’indagine penale in cui risponde di reati ambientali e concorso in abuso di ufficio con l’ex Presidente di Ama Franco Panzironi e l’ex dg Giovanni Fiscon, l’uno e l’altro imputati nel processo Mafia Capitale. Quelli che consentono di dire che la Muraro è la cruna dell’ago attraverso cui un sistema di relazioni e interessi nato, cresciuto e battezzato dalla destra post-fascista romana, ha rimesso le mani su Ama, la municipalizzata dei rifiuti. È una storia che si può documentare con le intercettazioni telefoniche (storia della scorsa settimana) tra la Muraro, Fiscon e Panzironi. Dunque, con il legame ora sentimentale, ora di business (1 milione e 350 mila euro di consulenze) che legava la prima agli altri due. Ma anche con quel reticolo familista proprio della città e di quel clan che in gioventù portava la celtica al collo. Si tratta di una storia minore, forse, eppure esemplare, che lega la Muraro a una famiglia “nera”, i Di Pisa, che ha avuto una parte nelle vicende della destra romana. E che documenta la microfisica e la vischiosità del Potere che si è saldato intorno alla giunta M5S. Accade infatti che nello staff dell’assessora Muraro lavori oggi, quale dipendente comunale distaccata, Maria Paola Di Pisa, educatrice di asili nido, e già precedentemente “in distacco” (era il 2010) nello staff dell’allora sindaco Gianni Alemanno. Maria Paola ha una sorella più giovane, Serena, come lei già attivista di destra, cresciuta nel quartiere “nero” Trieste, già militante di Terza Posizione, e con un ex compagno dal nome e la storia pesanti. Pasquale Belsito, un ex Nar oggi all’ergastolo dopo una lunga latitanza a Londra (nel febbraio scorso, ha tentato l’evasione dal carcere di Secondigliano). Serena Di Pisa e Pasquale Belsito hanno due figli: un maschio, Giulio, e una figlia, Elena, entrambi non riconosciuti dal padre. E anche per questo “adottati” da quella famiglia di ex camerati che, negli anni 2000, dopo aver deposto la celtica e indossato la grisaglia della classe dirigente, comandano a Roma. Mentre Serena Di Pisa lavora nella segreteria di Andrea Augello, senatore Ncd e all’epoca coordinatore delle campagne di Alemanno, la figlia Elena, ingegnere ambientale, viene assunta in Ama dalla coppia Panzironi-Fiscon in quella che sarà battezzata come la più macroscopica delle Parentopoli dell’era Alemanno. E, coincidenza, viene mes- sa a lavorare agli impianti TMB di Rocca Cencia e Salario con Paola Muraro, allora consulente ricchissima e potentissima dell’Azienda, la “favorita” di Fiscon, il ventriloquo di Panzironi. Dura finché dura la destra al potere, perché con l’arrivo di Daniele Fortini e Filippi in Ama, 41 degli assunti della Parentopoli vengono licenziati. E tra loro c’è Elena Di Pisa. La Muraro propone allora all’Azienda di riassumerla con un contratto di collaborazione, ma Fortini si oppone. E ne avrà a pentirsi. Perché sia lui che l’allora direttore generale Alessandro Filippi diventano il bersaglio politico del senatore Andrea Augello e di un altro pezzo da novanta della vecchia destra romana, il deputato Vincenzo Piso (nel frattempo anche lui transfuga dal Popolo della -"'&45" -BUPSUBQFSJBOOJEFM.4DPSJB.POUFDJUPSJP ROMA. Una torta con sette candeline rosa per festeggiare il compleanno del Movimento 5 Stelle, fondato il 4 ottobre 2009 a Milano. I parlamentari che cantano “Tanti auguri” e “Un amore così grande”, in una sala di Montecitorio, a conforto del fondatore venuto a cercare di mettere pace dopo gli scossoni del caso Roma. A spegnere le candeline è Davide Casaleggio. Chi non c’è, twitta: «Sono di ritorno da Assisi e penso a come siamo cresciuti in questi anni. Oggi siamo più forti che mai e non ci fermeremo» scrive la sindaca di Torino Chiara Appendino. In serata si aggiunge Virginia Raggi, sindaca di Roma: «Auguri a noi, ogni anno sempre più grandi». Libertà al gruppo Misto). Raggiunto telefonicamente, il senatore Augello spiega di «non aver avuto alcun ruolo nei rapporti tra Elena Di Pisa e l’assessore Muraro, conosciuta per la prima volta in occasione della sua audizione in Parlamento». È un fatto che nessuno sia in grado di spiegare per quale motivo sia stata tirata a bordo della nuova giunta una donna, la Muraro, che dichiarava pubblicamente di aver votato a sinistra, ma i cui legami e incroci con la destra romana appaiono sempre di più saldi come la gomena di una nave. Come anche la vicenda della famiglia Di Pisa dimostra. Del resto, nel festival delle ricorrenze “nere”, come svelato quando ancora la campagna elettorale non aveva incoronato la Raggi sindaca, balla anche il nome di un’altra donna, Gloria Rojo. Anche lei in Ama con Parentopoli. Anche lei per questo licenziata. Era amministratore delegato della società di recupero crediti che finanziava la fondazione di Alemanno, la “Hgr” fondata da Panzironi, di cui era Presidente, per conto dello studio Sammarco, la giovane “praticante di studio” Virginia Raggi. Come la Muraro oggi, anche la sindaca, allora, liquidò la faccenda come un irrilevante dettaglio, senza spiegare mai, tuttavia, perché avesse eliso dal suo curriculum quell’esperienza in “Hgr” che la legava, insieme, allo studio Sammarco e all’imputato di Mafia Capitale Franco Panzironi. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -*/5&37*45".*$)&-".0/5&7&$$)*4&/"53*$&.4 i1J[[BSPUUJÒCSBWPFSSPSFQFSEFSMPw "/%3&"$"36("5* ROMA. «L’addio di Pizzarotti? Rischiamo un effetto domino, altri abbandoni, soprattutto in Emilia-Romagna che è una regione complicata per il Movimento. Federico è un punto di riferimento per molti nostri attivisti». Michela Montevecchi, senatrice M5S di Bologna, è amareggiata per l’epilogo del rapporto tra i vertici pentastellati e il sindaco di Parma. Non ha voglia di parlare. Come lei anche la collega Elisa Bulgarelli, amica di Pizzarotti, cerca di dribblare le domande. Ma è impossibile, per chi ha militato per anni fianco a fianco, fingere che non sia successo nulla. Come si è arrivati a questo addio al veleno? «Federico da tempo aveva idee diverse da Beppe su come far crescere il movimento, sulle regole da darci». Un abbandono spontaneo o una espulsiona camuffata? «Diciamo un’uscita indotta da un contesto di rapporti umani che si erano lacerati da tem- 4&/"53*$& .JDIFMB .POUFWFDDIJ CPMPHOFTF GBQBSUFEFM HSVQQPEJ.4 FNJMJBOJ BNBSFHHJBUJ QFSMBEEJP EFMTJOEBDPEJ 1BSNB1J[[BSPUUJ po. Era venuta meno la fiducia tra lui e i vertici». Ha pesato la sua rivalità con Massimo Bugani, bolognese e fedelissimo dei capi? «Federico è sempre stato una figura ingombrante per Bugani. Tra il fedelissimo e il principe dei dissidenti il rapporto si era deteriorato. A Pizzarotti non è mai stato perdonato di esprimere le sue critiche quasi sempre a mezzo stampa». Nel pieno del caso Raggi per voi quanto pesa perdere un buon sindaco? «Perdiamo una freccia dal nostro arco, un esempio di come il Movimento può governare una città importante. Non credo che ci farà bene. Però anche di fronte ad altre espulsioni o addii pensavo sarebbe successo un cataclisma. E invece il M5S ha una grande capacità di andare avanti». Il caso Muraro a Roma non vi sta facendo bene... «Una cosa è certa: Raggi ha il pieno sostegno di Grillo. Se su Muraro emergeranno degli illeciti dovrà fare un passo indietro». Che futuro vede per Pizzarotti? «In Emilia-Romagna può riunire la diaspora dei tanti che sono usciti dal M5S. Credo che, dietro al suo addio, ci sia anche un progetto politico». A livello nazionale? Con altri fuoriusciti? «La dimensione nazionale è troppo complicata. E del resto i tanti ex M5S non sono mai riusciti a costruire un progetto alternativo. Alcuni se ne sono andati per fare carriera altrove. Ed è meglio così». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" .0/%0 la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& -JOUFSWJTUB 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXFVSPQBFV XXXUIFHVBSEJBODPN +PSHF%PNFDR*MEJSFUUPSFEFMM"HFO[JBFVSPQFB NJMJUBSFi4UBO[JBUJNJMJPOJQFSMBSJDFSDBFNJMJBSEJQFS QSPHFUUJDPOHJVOUJ4VJOVPWJBSNBNFOUJQFSEJBNPUFSSFOPw #3&9*5 (3"/#3&5"(/" 5IFSFTB.BZIB SPUUPPHOJJOEVHJPF IBEJDIJBSBUPDIFMB (SBO#SFUBHOBTBSË GVPSJEBMM6FFOUSP NBS[P*FSJ -POESBIBHJË DPODSFUJ[[BUPMFCBTJ QFSJMEJWPS[JPJM HPWFSOPCSJUBOOJDP IBEFDJTPDIFMF GPS[FBSNBUFOPO TBSBOOPQJáTPUUPMB HJVSJTEJ[JPOFEFMMB $PSUF&VSPQFBEFJ %JSJUUJ6NBOJ 0WWFSPMB$FEVOPO QPUSËQJáQFSTFHVJSF JTPMEBUJCSJUBOOJDJ QFSDSJNJOJEJHVFSSB HJËEBPSB i-BTWPMUBEFMM&VSPQB QSJNJGJOBO[JBNFOUJ QFSMB%JGFTBDPNVOFw "/%3&"#0/"//* BRUXELLES. «Con la Global Strate- gy presentata da Federica Mogherini l’Europa si sta impegnando a creare una Difesa comune. Ma su un aspetto chiave della futura capacità difensiva, cioè l’attività di ricerca e sviluppo, stiamo perdendo terreno e non investiamo abbastanza». Lo spagnolo Jorge Domecq è il direttore esecutivo dell’Eda, l’Agenzia europea della Difesa, che coordina l’attività militare e industriale in materia di armamenti. E sarà oggi in Italia per una serie di incontri con i massimi responsabili dell’industria e delle Forze armate. Ma il suo cruccio principale è la continua diminuzione degli investimenti nella ricerca e il fatto che, nonostante le belle dichiara- zioni, ogni Paese stia ancora andando per conto proprio, impegnato a cercare soluzioni nazionali ad un problema che dovrebbe invece essere affrontato in modo congiunto. Grandi dichiarazioni sulla Difesa comune, ma a che punto stiamo veramente? «Lo so che parlare di un possibile Quartier Generale europeo fa più notizia, ma ci sono altri aspetti che sono molto più importanti. E oggi la chiave per realizzare una Difesa europea è un’attività di ricerca e sviluppo coordinata, che è essenziale per mantenere competitiva l’industria europea e garantirci di non dover dipendere da altri Paesi per le nostre necessità in materia di armamenti». E invece le cose non funziona- no? «Il settore della ricerca è molto trascurato. Gli Stati Uniti hanno appena varato un progetto che consente al Pentagono di investire diciotto miliardi di dollari all’anno per stimolare le indutrie più innovative, in particolare quelle di Silicon Valley, su programmi di difesa. In Europa, invece, gli investimenti nella ricerca in questo settore sono scesi dai 3 miliardi nel 2006 a due miliardi l’anno scorso. Dopo dieci anni di tagli dovuti alla crisi, nel 2015 le spese per la Difesa hanno ricominciato a crescere in Europa. Ma quelle per la ricerca no. Inoltre c’è una frammentazione eccessiva. Meno del nove per cento degli investimenti in ricerca sono dedicati a progetti congiunti. Non ci sono programmi che sti- %*'&4"&6301&" 4PUUP+PSHF%PNFDREJSFUUPSF EFMMBHFO[JBQFSMBEJGFTB4PQSB TPMEBUJEVSBOUFFTFSDJUB[JPOF “ -&13*03*5® %PCCJBNPJOWFTUJSF TVESPOJUFDOPMPHJF QFSJMSJGPSOJNFOUPJO WPMPFTBUFMMJUJ molino la ricerca comune». Un declino irreversibile? «Non è detto. La Global Strategy lanciata da Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri e la Sicurezza, si abbina ad un progetto di investimenti che vede per la prima volta risorse del bilancio europeo destinate alla Difesa. Già l’anno prossimo saranno stanziati 25 milioni per la ricerca. Se l’Action Plan presentato dalla Commissione sarà approvato, nel bilancio quinquennale 2017-2021 ci potranno essere 3,5 miliardi da investire su progetti congiunti». Quali sono le vostre priorità? «Quelle più immediate sono quattro. La prima è il rifornimento degli aerei in volo. Durante la crisi libica gli europei non sono stati in grado di rifornire in volo i loro aerei e hanno dovuto chiedere aiuto agli americani. La seconda è la creazione di un sistema di droni europei: solo la ricerca per la prossima generazione di aerei senza pilota costerà un miliardo di euro. La terza è la creazione, entro il 2025, della prossima generazione di satelliti per la comunicazioni utilizzate dagli apparati di governo (GovSatCom). La quarta priorità è la Cyber Defence, cioè la difesa di quel territorio immateriale ma determinante che è il cyberspazio. Ma i settori dove cooperare sono infiniti. Dall’acquisizione di una capacità di produzione del nitruro di gallio, essenziale per la prossima generazione di sensori, fino alle fibre tessili intelligenti, che dovranno pesare di meno, proteggere di più, e fornire informazioni sullo stato di salute dei soldati in operazione». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" .0/%0 la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& -BDSJTJ 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXMJNFTPOMJOFDPN XXXOFXTEFFQMZDPN *MEPTTJFS%PQPMBEJTGBUUBJO6DSBJOB.PTDBWPMFWBEJNPTUSBSFEJFTTFSF BODPSBVOBHSBOEFQPUFO[B&IBBQQSPGJUUBUPEFMMFFTJUB[JPOJEJ8BTIJOHUPO Lo scacchiere delle alleanze GLI STATI UNITI Attaccano l'Isis Supportano i curdi siriani Sostengono anche i ribelli sunniti e altre forze anti-Assad LA RUSSIA Attacca l'Isis Supporta Assad Prende di mira anche i ribelli sunniti I raid aerei della coalizione anti Isis a guida Statunitense 5.504 9.601 Siria Iraq Kilis Alessandretta Afrin Aree popolate dai curdi Aree a controllo militare curdo Aree sotto il controllo dell'Isis Aree a controllo governativo Aree controllate dai ribelli Aree controllate da Hezbollah 50 km TURCHIA Kobane Jarablus Azaz TURCHIA Manbij Ain Issa SIRIA Aleppo Hatay DAMASCO Attacca l'Isis e i ribelli E' supportato da Iran e hezbollah libanesi I RIBELLI Nella galassia di forze anti Assad: ribelli sunniti, al Nusra, Isis, milizie curde (al 20 settembre) Sanliurfa Damasco IRAQ Raqqa Idlib 1 Latakia Tabaqa 4 2 Laodicea Deir el Zor SIRIA Hama 6 LE POSIZIONI RUSSE Tartus 3 1 2 3 4 5 Homs Al Qusair Palmira Tripoli BAN O 5 FONTE IHS CONFLICT MONITOR, 6 SETTEMBRE Porto di Latakia Aeroporto Bassel al-Assad Porto di Tartus Slinfah Aeroporto internazionale di Damasco 6 Hama Equestrian Club ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" 3BJEFNJOBDDF OFMMBNBUUBO[BTJSJBOB DÒJMDPOGMJUUPiJCSJEPw USB3VTTJBF4UBUJ6OJUJ 8"4)*/(50/ 1SJNBEFMMBDSJTJVDSBJOB0CBNBBWFWB EFGJOJUPMB3VTTJBiQPUFO[BSFHJPOBMFw -6$*0$"3"$$*0-0 i- A RUSSIA non è altro che una potenza regionale». Quando nel marzo 2014 Barack Obama lasciò cadere queste parole, commentando con esibita noncuranza la presa russa della Crimea, forse non immaginava quale effetto avrebbero prodotto nell’irritabile psiche di Vladimir Putin. La memoria di quell’insolenza ha contribuito poco più di un anno fa a determinare la scelta del Cremlino di intervenire in Siria. Persa Kiev, infragilita dal crollo dei prezzi petroliferi, colpita dalle sanzioni occidentali per l’intervento in Ucraina, la Russia voleva dimostrare a se stessa e al mondo di restare una grande potenza. Capace di far sentire il suo peso anche lontano dalle frontiere di casa. E di tornare a dire la sua in Medio Oriente, profittando del disimpegno di Obama. Finora il limitato impegno militare nella mattanza siriana, affidato soprattutto all’aviazione e a un’esigua forza di terra, composta soprattutto da “volontari”, ha segnato per Putin un notevole successo. Sul fronte domestico, il richiamo all’orgoglio nazionale ha contribuito a far dimenticare (per quanto tempo?) la disfatta in Ucraina. Sul terreno, l’operazione russa ha salvato il regime di Al Assad e con esso le basi russe sulla costa mediterranea. Anzi, la coalizione siro-russo-iraniana più Hezbollah sta guadagnando terreno, fino a rendere concepibile la ripresa di Aleppo, o di ciò che ne sarà restato. A Mosca si studia poi l’offensiva finale su Raqqa, epicentro locale dello Stato Islamico, che dopo la simbolica liberazione di Palmira qualificherebbe la Russia quale campione mondiale della lotta al “califfato”. Sul piano regionale, infine, Putin è riuscito a riportare Erdo- gan a più miti consigli, giocando persino la carta curda, e a imbastire una molto circoscritta cobelligeranza con Teheran. Tutto questo era avvenuto finora sullo sfondo di un interminabile negoziato russo-americano sulla Siria, fatto di labili intese e rumorose rotture. Segnato dalle esitazioni dell’amministrazione Obama, con il Pentagono deciso a boicottare l’aperturismo del Dipartimento di Stato nei confronti dei russi (il bombar- .04$" $POMPGGFOTJWB1VUJOIBTBMWBUPJMSFHJNF EJ"TTBE0SBTJQVOUBBMJCFSBSF"MFQQP -"10-&.*$"*-(*30%*7*5&%&-$3&.-*/0$0/530(-*"55*7*45* -0OHEJ4BLIBSPW i6OBHFOUFTUSBOJFSPw "OESFK4BLIBSPW GPOEBUPSFEFMMB0OH .FNPSJBM MOSCA. “Agente straniero”, un termine che fino al 1991, a Mosca, voleva dire sabotatore e i sabotatori venivano mandati nei gulag. Nel 2016, questa etichetta è stata affibbiata a .FNPSJBM, l’organizzazione non governativa di Andrej Sakharov, premio Nobel per la Pace nel 1975. Il fisico nucleare contribuì agli studi per la bomba all’idrogeno, poi, contestò gli esperimenti nucleari a scopo bellico e, infine avversò l’intervento russo in Afghanistan. Sakharov è sempre vissuto al servizio dei diritti civili e .FNPSJBMattiva dal 1989, era una sua creazione, finita ieri nel mirino del Cremlino e della legge del 2012 contro gli attivisti. Da 27 anni, l’Ong si occupava di diritti umani, ma secondo Mosca, svolgeva attività politica con il beneficio di finanziamenti stranieri. Andrej Sakharov morì poco dopo aver fondato .FNPSJBM, aveva passato anni nelle prigioni sovietiche e aveva voluto regalare alla Russia di Gorbaciov un baluardo per i diritti umani. Oggi, a capo dell’organizzazione c’è Arsenij Roginskij, storico che ha conosciuto l’Urss e per questo si unì alla creazione del progetto .FNPSJBM ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" damento “per errore” di un contingente militare siriano da parte di aerei Usa era forse parte di questa campagna). L’ipotesi di un compromesso fra Mosca e Washington sulla Siria sembra definitivamente svanita dopo che il Dipartimento di Stato ha annunciato la sospensione del dialogo con la diplomazia del Cremlino, motivandola con i brutali bombardamenti russi e siriani sui quartieri di Aleppo in mano ai ribelli. E dopo che, come immediata risposta, Putin ha annunciato la sospensione dell’accordo del 2000 con cui le due superpotenze atomiche stabilivano di eliminare parte dei rispettivi stock di plutonio, impiegabile nelle armi nucleari. Gesto poco più che simbolico, ma che tocca un’area finora sacrosanta nelle relazioni russo-americane, quella degli accordi sugli arsenali atomici. La Siria è solo uno degli scenari dove si sta dilatando la conflittualità fra Stati Uniti e Russia. Rivalità paradossale, considerando lo squilibrio di forze fra i due protagonisti. Ma Mosca e Washington sembrano indisponibili a una vera intesa. Troppo profonda la sfiducia reciproca, sempre attive le scorie mai smaltite della guerra fredda, palese il rifiuto di capirsi fra le due élite, quasi appartenessero a pianeti diversi. Dall’Ucraina al Medio Oriente, russi e americani conducono una guerra ibrida, condotta per interposti clienti, come in Siria e nel Donbass, ma fatta anche di colpi sotto la cintura (guerra cibernetica, campagne di disinformazione, contenziosi estesi financo alle Olimpiadi o ai Mondiali di calcio) e di esibizioni muscolari. Incluso il rafforzamento degli schieramenti di Nato e Federazione Russa lungo la linea di faglia fra Scandinavia e Balcani — cui presto contribuirà anche l’Italia, con un gettone militare sul fronte baltico. Non è “nuova guerra fredda”. Ai tempi, sovietici e americani seguivano il copione della deterrenza, basata sulla mutua distruzione assicurata. Si capivano benissimo. Oggi Putin e Obama recitano a soggetto. Non sono in grado di entrare nella testa dell’avversario perché i loro codici sono differenti. Questo mondo è più pericoloso di quello crollato insieme al Muro di Berlino. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" .0/%0 la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& *MQFSTPOBHHJP 4FZPVN5FTIPNFIBEFOVODJBUPMBSFQSFTTJPOF EFMHPWFSOPTVMHSVQQPFUOJDPi$JSVCBOPMBUFSSBw '050ª5*,4"/&(&3*3&65&34 &UJPQJBJODBSDFSF JMCMPHHFSDIFSJWFMB HMJBCVTJTVHMJ0SPNP 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXDOODPN XXXBGSJDBOFXTDPN (*".1"0-0$"%"-"/6 L REGIME di Addis Abeba non gradisce le critiche: l’ultimo a farne le spese è stato il blogger Seyoum Teshome, 35enne docente di Management all’università Ambo di Woliso, nell’Oromia, e voce non sempre tenera con il governo di Hailemariam Desalegn. Teshome sapeva di rischiare grosso, occupandosi di temi roventi come le proteste anti-governative nelle regioni Oromo e Amhara, dove le tensioni indipendentiste non sono sopite. Il primo ottobre scorso, il blogger è finito in manette, buon ultimo di una lunga fila, dopo il giornalista Getachew Shiferaw e l’attivista internettiano Yonathan Tesfaye, incarcerati nel dicembre scorso. Non è ben chiaro quali siano i reati attribuiti a Teshome, ma una certa preoccupazione è giustificata, visto che i due arrestati prima di lui sono accusati di terrorismo e incitamento alla violenza. La città di Woliso, a 110 chilome- * 70$&"6503&70-& *MCMPHHFS4FZPVN 5FTIPNFEPDFOUF VOJWFSTJUBSJPÒ DPOTJEFSBUPVOB WPDFDSJUJDBDPOUSPJM HPWFSOPEFMM&UJPQJB *MGVOFSBMFEJVOVPNPVDDJTPEBMMBQPMJ[JBEVSBOUFVOBQSPUFTUBEFHMJ0SPNP tri dalla capitale, è al centro delle proteste della comunità Oromo, esplose ancora una volta verso la fine del 2015. A riaccendere le tensioni, una festa tradizionale del gruppo etnico più numeroso (il 34 per cento della popolazione) nella città di Bishoftu, che domenica scorsa si è trasformata in massacro dopo che le autorità centrali avevano cercato di censurare i discorsi dei leader locali. Negli scontri successivi, diverse persone sono rimaste uccise: 678 secondo il Congresso federalista Oromo, 55 a sentire il governo. Il mese scorso anche all’interno del governo c’era stata una sorta di “purga” anti-Oromo, motivata formalmente da manovre anti-corruzione. Secondo gli attivisti della comunità, le tensioni fra Oromo e governo nascono soprattutto da un progetto di “accaparramento” della terra da parte di Addis Abeba, che vuole ampliare i confini della sua regione per poter poi cacciare i piccoli proprietari, allo scopo di vendere poi vasti appezzamenti di terreno a grandi investitori stranieri, seguendo il consueto meccanismo di MBOEHSBCCJOH Seyoum Teshome aveva riferito dei disordini sul suo blog, ma soprattutto aveva espresso giudizi cri- tici verso il governo con il /FX:PSL 5JNFTe il (VBSEJBO. Poco prima dell’arresto, il blogger aveva annunciato di voler proseguire i suoi studi ad Addis Abeba. Ma le violenze, la repressione e le violazioni dei diritti umani passano in secondo piano per l’Occidente, che considera l’Etiopia un bastione intoccabile nell’Africa orientale. Addis è impegnata in una missione sostenuta internazionalmente per la lotta al fondamentalismo qaedista nella vicina Somalia, e ha anche schierato i suoi soldati come peacekeeper in Sudan e Sud Sudan. Il paese ha finito per acquisire un ruolo da “argine” verso il Corno d’Africa, dove la Somalia è ben lontana dalla pacificazione e l’Eritrea, retta con il pugno di ferro da Isaias Afewerki, è comunque considerata inaffidabile dalle cancellerie occidentali. Etiopia e Kenya sono considerati “paesi amici” su cui contare, chiudendo un occhio sugli abusi interni. Tanto più che l’economia etiopica è in forte crescita. Entro il mese sarà inaugurata una nuova linea ferroviaria, di costruzione cinese fra Addis Abeba e Gibuti, che permetterà di far affacciare sul mare la produzione dell’Etiopia. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& .0/%0 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXOZUJNFTDPN XXXXBTIJOHUPOQPTUDPN -PTDPOUSP -&5"11& *8"3-0(4 -FNJOBDDFEJ"TTBOHF TJSFBMJ[[BOP/FM 8JLJ-FBLTEJGGPOEF EPDVNFOUJ DPOGJEFO[JBMJTVMMB HVFSSBJO"GHIBOJTUBOF TVPGGFOTJWF TUBUVOJUFOTFDPOUSPJ DJWJMJJO*SBR 8*,*-&",4 -PSHBOJ[[B[JPOF DPNQBSFTV*OUFSOFUOFM 6OBOOPEPQPBM HSVQQPTJVOJTDF+VMJBO "TTBOHFDIFBGGFSNBEJ BWFSFJOQSFQBSB[JPOFMB QVCCMJDB[JPOFEJPMUSF EPDVNFOUJ SJTFSWBUJ *-$"40."//*/( -BTPMEBUFTTB$IFMTFB .BOOJOHÒJM QFSTPOBHHJPDIJBWF EFM*SBR8BS-PHTJOGBUUJ ÒMFJBQBTTBSFBE "TTBOHFEPDVNFOUJF WJEFPDPOGJEFO[JBMJ .BOOJOHWJFOF DPOEBOOBUBBBOOJ *MDBTP"BOOJEBMMBOBTDJUBEJ8JLJ-FBLTWPDJTVSJWFMB[JPOJDPOUSP $MJOUPO"DDVTFBMDPMPTTPXFCi.JMJPOJEJNFTTBHHJQBTTBUJBHMJ6TBw -PNCSBEJ"TTBOHFTV)JMMBSZ &NBJMBMM'CJCVGFSBTV:BIPP %"-/04530$033*410/%&/5& '&%&3*$03".1*/* %6&--053"7*$& 4JÒUFOVUPOFMMBOPUUF JMEJCBUUJUPUSBJWJDFEJ )JMMBSZ$MJOUPOF %POBME5SVNQ 3JTQFUUJWBNFOUF5JN ,BJOFDPOUSP.JLF 1FODF-VOP TFOBUPSFEFMMB 7JSHJOJBMBMUSP HPWFSOBUPSF EFMM*OEJBOB,BJOF TDFOEFJODBNQPJO VONPNFOUP GBWPSFWPMFQFSMB DBNQBHOBFMFUUPSBMF EFNPDSBUJDBNFOUSF 1FODFBTPTUFHOPEFM UZDPPODIFJORVFTUB TFUUJNBOBÒBQQBSTP QJáJOEJGGJDPMUË $MJOUPOF,BJOFTPOP QPMJUJDBNFOUFNPMUP BGGJOJEJWFSTBMB QPTJ[JPOFEJ1FODF DIFEBMMJOJ[JPEFMMB OPNJOBEJWJDFTJÒ TFNQSFUSPWBUPB EPWFSEJGFOEFSF 5SVNQQJáDIFB QSPNVPWFSFJM QSPHSBNNB SFQVCCMJDBOP naggio di Yahoo ai danni dei suoi utenti: centinaia di milioni di email scannerizzate e fornite alla National Security Agency o all’Fbi. Torna l’incubo del Grande Fratello digitale, la società della sorveglianza permanente. Anche se stavolta lo scoop viene da altre fonti, è un punto a favore della narrazione favorita di Julian Assange: l’America come pseudo-democrazia. Il caso-Yahoo sembra quasi un regalo per il decimo anniversario di WikiLeaks. In un momento in cui l’ombra di WikiLeaks torna ad allungarsi sulla campagna elettorale Usa. Da giorni i social media della destra americana suonano il tam tam sulle «rivelazioni che distruggeranno Hillary Clinton». Il conto alla rovescia era iniziato in vista della «madre di tutte le sorprese, che metterà fine alla campagna presidenziale». Tanto più attesa dai repubblicani, visto che Hillary sta rimontando nei sondaggi. Il deus ex machina doveva essere ancora una volta Assange, ormai considerato dai democratici come un alleato di Vladimir Putin e Donald Trump. La data era ieri, ma per una volta WikiLeaks ha deluso: Assange e i suoi colleghi si sono limitati a celebrare i dieci anni della loro organizzazione. L’assalto mortale a Hillary deve attendere. Forse ci sarà. Parlando alla tv di riferimento della destra, 'PY/FXT, Assange ha ribadito che ci saranno scoop, al ritmo di uno a settimana, «con riferimento alla campagna elettorale, sotto angola- '050ª NEW YORK. Scoppia il caso dello spio- *-%*#"55*50 -6-5*.".*/"$$*" +VMJBO"TTBOHFJOPDDBTJPOFEFMEFDJNPDPNQMFBOOPEJ8JLJ-FBLTIB EFUUPDIFQVCCMJDIFSËOVPWJEPDVNFOUJQSJNBEFMWPUPEFMMOPWFNCSF ture inattese e interessanti». Inattese, salvo la quasi-certezza che attacheranno i democratici e aiuteranno Trump? Perché finora il ruolo di WikiLeaks nella campagna elettorale americana è stato a senso unico. Le rivelazioni, a volte attingendo a materiale rubato dagli hacker russi, hanno messo in imbarazzo Hillary, hanno seminato zizzania tra lei e Bernie Sanders, hanno provocato le dimissioni della capa del partito democratico Debbie Wassermann. Ripercorrendo la storia decennale di WikiLeaks, gli attacchi sono abbastanza unilaterali, salvo rare eccezioni è l’America il bersaglio principale. È quando se la prende con gli Stati Uniti che WikiLeaks fa notizia e la sua fama s’ingigantisce. L’elenco parte dal dicembre 2007, con la pubblicazione del manuale interno d’istruzioni ai militari di Guantanamo. Poi arriva un’incursione nel settembre 2008 nelle email di Sarah Palin, dove peraltro non emerge nulla di politicamente rilevante. Un regalo alla destra americana è la divulgazione nel novembre 2009 degli scambi di email tra autorevoli scienziati ambientalisti, da cui risulterebbe un complotto contro i rari studiosi che negano il cambiamento climatico. Il 25 luglio 2010 Assange rende di dominio pubblico 75.000 rapporti segreti dei militari Usa sulla guerra in Afghanistan. Il 22 ottobre dello stesso anno è la volta di 400.000 documenti riservati sulla guerra in Iraq dai quali trapela fra l’altro un bilancio di centomila vittime irachene di cui il 60% sono civili. Il grande botto arriva poco dopo, 28 novembre 2010: è il cosiddetto “Cablegate”, la rivelazione di 250.000 comunicazioni riservate tra il Dipartimento di Stato e le sue ambasciate nel mondo. I dialoghi interni alla diplomazia Usa diventano di dominio pubblico creando tensioni coi governi (alleati o meno), talvolta scatenando crisi politiche all’interno di paesi stranieri destabilizzati dai giudizi confidenziali degli americani o dalle notizie che Washington e gli ambasciatori si scambiano sulla corruzione di questo o quel regime. Compreso il versante italiano, che coinvolge Silvio Berlusconi, Eni, Putin. In alcuni casi come la Tunisia è stato osservato che le “primavere arabe” hanno avuto una scintilla iniziale anche da quelle rivelazioni. Da ultimo Assange si è concentrato sulla campagna presidenziale Usa. Rivelazioni su Russia o Cina? Zero. Al /FX:PSL5JNFT che gliene chiedeva conto, in un’intervista lui stesso rispose: «Tutti criticano la Russia, che noia». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" $"#-&("5& 8JLJ-FBLTEJGGPOEFJ HJVEJ[JEFMHPWFSOP 6TBTVDBQJEJ4UBUP JOUFSOB[JPOBMJ 1VCCMJDBUJDPNF QFS8BSMPHT JO *UBMJBJOFTDMVTJWB EBM&TQSFTTPF 3FQVCCMJDB -"47&;*" /FM"TTBOHF GBUSFNBSFHMJ4UBUJ 6OJUJ$POUSPEJMVJ BSSJWBOPEBMMB 4WF[JBMFBDDVTFEJ SFBUJTFTTVBMJ 4UPDDPMNBPUUJFOF MFTUSBEJ[JPOFEFM HJPSOBMJTUB -&$6"%03 "TTBOHFDIJFEF BTJMPBMM&DVBEPS EBMWJWF OFMMBNCBTDJBUB EFM1BFTF TVEBNFSJDBOP .PMUFTPOPMF JOEJTDSF[JPOJTVM TVPTUBUPNFOUBMF %"5"("5& /FMWFOHPOP QVCCMJDBUJJMFBL TVMMB/TB"GBSMPÒ &EXBSE4OPXEFO -BGJHVSBEJ "TTBOHFTJPGGVTDB NBEJFUSP MJODIJFTUBDÒ TFNQSF8JLJ-FBLT $30/"$" -BWJTJUB -"$0..&3$*"/5& i1FSMVJMBGFMQBUSPWBUBJOUBUUB USBMFSPWJOFEFMNJPOFHP[JPw " LESSANDRA è una commerciante, aveva un negozio nel centro di Amatrice. Quando il terremoto l’ha distrutto, ha scavato sotto le macerie. È riuscita a salvare una felpa con su scritto “Amatrice”. Era ancora confezionata, intonsa. «Per me — spiega mentre aspetta Francesco — questa felpa è il segno della nostra rinascita». Alessandra vive ancora ad Amatrice, la sua casa non è caduta, e vuole ricominciare qui la sua attività. Mentre aspetta il Papa saluta il parroco, padre Savino, gli mostra la felpa e piange. Dice: «Sono qui oggi per tutti i commercianti del paese, specialmente per quelli che non ci sono più. Dono questa felpa al Papa. È il simbolo di un nuovo inizio. E la dono a nome di tutti i commercianti. Non intendo mollare. Ho intenzione di allestire dei mercatini nella zona dove portare tutti i commercianti a vendere i propri prodotti. Voglio ideare delle giornate solidali, magari un Natale solidale, per tutti noi, perché ci possano aiutare anche da lontano. Voglio rappresentare tutti coloro che non ci sono più, perché so che loro avrebbero fatto la stessa cosa per me». QS la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXWBUJDBOWB XXXDPNVOFBNBUSJDFSJFUJJU "TDVPMBOFMMFUFOEPQPMJQPJEFOUSPMB[POBSPTTB i)PBTQFUUBUPBWFOJSFRVJQFSOPOEBSFGBTUJEJPw -BDBSF[[B EFM1BQB "TPSQSFTBOFJQBFTJEFMUFSSFNPUP i*UFNQJDBNCJFSBOOPTPOPDPOWPJw %"*/0453**/7*"5* 1"0-030%"3*&$033"%0;6/*/0 AMATRICE. È stato un tour faticoso, di poche parole e gesti sobri, quello di papa Francesco nel cratere del terremoto del Tronto. Un viaggio desiderato, nel giorno di San Francesco, e segreto, finché il segreto ha resistito: il pontefice, due vescovi e pochi uomini a controllarne la sicurezza. Francesco, in verità, avrebbe voluto essere solo. Il viaggio è iniziato nella scuola simbolo d’Italia, alle 9.15 di ieri: la Capranica di Amatrice, ricostruita con moduli prefabbricati a un chilometro dall’istituto collassato. Una carezza per i 195 studenti. È proseguito nella zona rossa della città, tra montagne di macerie e le chiese colpite. Francesco, poi, ha visitato una struttura per anziani, a Rieti, che oggi ospita sfollati, quindi Accumoli, il paese epicentro del sisma. Ha pregato sulle rovine di Pescara del Tronto, portato un saluto tra le tende di Arquata e chiuso il viaggio a Norcia, città di San Benedetto. Trecentocinquanta chilometri. «Ho aspettato a venire qui per non dare fastidio», ha detto. «Abbiate coraggio, i tempi cambieranno, io sono con voi». *-7*(*-&%&-'60$0 i(MJIPEFUUPDIFTBMWBSFWJUF ÒJMCFMMPEFMOPTUSPNFTUJFSFw - UCA Cari, 51 anni, romano, è il responsabile delle emergenze dei vigili del fuoco. Ha fatto L’Aquila, dove ha accompagnato papa Ratzinger tra le macerie di Onna. Ieri mattina, quando Francesco è entrato nella zona rossa di Amatrice, si è sentito chiamare: «Non mi accompagna?». Racconta: «Alcuni giornalisti mi avevano avvertito: “Forse martedì il Papa va ad Amatrice”. Nel dubbio, mi sono alzato alle 5 e ho raggiunto il cratere. Era vero. Ha voluto vedere la scuola, il centro. Dopo l’incontro del 2009 ho imparato le buone maniere e, salutandolo, gli ho baciato l’anello. Quando mi ha chiesto di entrare in zona rossa il capo della Gendarmeria mi ha gelato: “Vuole stare solo”. Ho aspettato ma, fatti venti metri di corso Umberto, è stato lui a chiamarmi: “Non mi accompagna?”. Abbiamo proseguito insieme. Gli ho raccontato come il ritrovamento di una persona sia il momento più bello di una carriera. Lui mi ha detto: “Grazie per il lavoro che fate, ma prego ogni giorno affinché non lavoriate. Il vostro è un mestiere doloroso”. Poi ha preteso una foto di gruppo: il Papa e i vigili del fuoco». D[ -"4045" 1BQB#FSHPHMJP EBWBOUJBMMF NBDFSJFEFMDFOUSP TUPSJDPEJ"NBUSJDF '050ª044&37"503&30."/0-"13&44& *-1"330$0 -"13&4*%& iμBSSJWBUPTFO[BQSFBWWJTP i)BCBDJBUPTUVEFOUJ DPNFVOQBESFEBJTVPJGJHMJw MPSPMPIBOOPWJTUPTUBODPw j1 IÙ che quanto ci ha detto, è stato importante il segno che ha voluto dare venendo qui. Francesco non è stato a Roma a farsi ossequiare e acclamare, ma è venuto da noi partendo di mattina presto, come un parroco che va a trovare i fedeli. È arrivato senza preavviso, un po’ come il terremoto, ma il suo arrivo è stato benefico». È ancora commosso padre Savino D’Amelio, parroco di Sant’Agostino ad Amatrice. Ieri mattina era nel suo container con altri terremotati. Racconta: «Alle 9.15 sono andato alla scuola di Amatrice con il parroco di Leonessa, padre Orazio. Il vescovo ci aveva chiesto di partecipare a una cerimonia per il giorno di San Francesco. Non immaginavo che sarebbe arrivato Francesco. Non avevo preparato niente, nessun discorso, quello che posso dire è che ancora provo una grande emozione». Per padre Savino, il Papa ha voluto stare fra i terremotati «come un padre farebbe con i figli». Ai sacerdoti dell’area Bergoglio ha voluto parlare personalmente: «Ci ha voluto incontrare per dirci di andare avanti, avere coraggio». QS - A neopreside della scuola più famosa d’Italia, il prefabbricato Romolo Capranica che in 14 giorni ha sostituito l’istituto in pietra e mattoni che si era inginocchiato nel centro di Amatrice, ha solo vestiti da campo. Giubbotto leggero e scarpe comode, Maria Rita Pitoni, 56 anni, crocerossina di lungo corso, non ha fatto in tempo a preparare l’abito da ricevimento: «Lunedì mi ha chiamato il vescovo Pompili, lui in questa scuola è di casa. Mi ha detto: mi raccomando, domattina alle 9 fatevi trovare che vengo su. Era trafelato, capivo che non diceva tutto, ma quando davanti al giardino dei meli è apparso il Papa, a fianco di monsignore, sono trasecolata. Non sono riuscita a parlargli, troppa gente, ho visto però che ha baciato tutti, proprio tutti i 195 bambini e ragazzi dell’infanzia, delle medie, delle superiori. Si è sistemato in Terza A, il primo box, quello rosso, e ha dispensato carezze e preghiere. I ragazzi, mi hanno detto, l’hanno trovato stanco. Sono un po’ arrabbiati perché in due classi piove, forse i lavori sono stati troppo veloci. Ma questo a lui non l’hanno detto». D[ -"70-0/5"3*" *-7&4$070 i-BDMPXOUFSBQJBTFSWFBUVUUJ i"QSBO[PTPMPSJTPJOCJBODP 'SBODFTDPMIBDBQJUPTVCJUPw USBMBNFSBWJHMJBEFHMJBO[JBOJw j* bambini hanno tanto bisogno di voi, continuate così». Carillon, il nome è quello d’arte, ma solo quello può diventare pubblico, è un clown. Anzi, una clown. Si esibisce insieme a Rugiada e Golfetta (anche questi nomi per le esibizioni): insieme fanno i Clown Orsotti. Arrivano da Brescia. Dopo le prime immagini del sisma, e le prime notizie di scuole toccate, inagibili, hanno scelto di scendere ad Amatrice. E da due settimane intrattengono scolari e bambini tutti, anche fuori dalle aule. «La clownterapia serve anche agli adulti», dice Carillon, «a quelli della Protezione civile, ai vigili del fuoco». Faranno terapia fino a quando, sul prato del Borgo, frazione di Arquata del Tronto, ci saranno le tende e gli sfollati. Carillon, Rugiada e Golfetta hanno visto il Papa nel suo passaggio ad Arquata Terme, l’ultimo che ha toccato il cratere del terremoto. Gli hanno parlato, gli hanno stretto la mano: «La cosa più toccante è stata lo sguardo. Ci ha detto: “I bambini hanno tanto bisogno di voi”. In una frazione di secondo, ha capito chi siamo e cosa facciamo». D[ j) A voluto sapere se vengo qui tutti i giorni, gli ho risposto di sì». Così Domenico Pompili, vescovo di Rieti, svela quanto gli ha chiesto ieri Francesco mentre visitavano insieme la zona rossa di Accumoli. «È stata la visita dei gesti e dell’incontro fisico con la gente. Non è venuto a vedere le macerie, ma le persone», spiega Pompili dopo aver salutato il Papa che, dalle zone terremotate del Lazio, entra nelle Marche accolto da Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli. «Ad Amatrice — dice ancora — ha pranzato con i giovani e gli anziani, ha voluto solo un piatto di riso in bianco. Una signora di 92 anni ha detto: “Tutto mi sarei aspettata, meno che stare vicino al Papa”. I bambini erano contenti, ma ancora turbati dal terremoto e Francesco lo ha percepito. Li ha abbracciati uno a uno e ha dato loro un buffetto d’incoraggiamento». E ancora: «Nel giorno di san Francesco, la sua visita acquista un ulteriore spessore e ribadisce quanto sia importante partire dalle situazioni più piccole, periferiche e in difficoltà». QS la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& $30/"$" 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXEJGFTBJU NJMBOPSFQVCCMJDBJU -BQPMFNJDB i.JMJUBSJHBZCBTUBEJTDSJNJOB[JPOJw -BQQFMMPMBODJBUPEBMHFOFSBMFEFMM"FSPOBVUJDB$MBVEJP(BCFMMJOJEPQPMVOJPOFDJWJMFGSBEVFUPQHVO i$IJGBPVUJOHOPOQVÛBWFSFUSBUUBNFOUJEJWFSTJEBMMPSEJOBSJPw/VNFSPTFMFTFHOBMB[JPOJEJPNPGPCJB '3"/$07"//* *-%0$6.&/50 MILANO. Un militare che si uni- sce civilmente a una persona dello stesso sesso «non può e non deve avere valutazioni e trattamenti diversi dall’ordinario». A metterlo nero su bianco, in una comunicazione interna rivolta al Comando delle forze da combattimento dell’Aeronautica, è il generale Claudio -BDJSDPMBSFi4BSË SJUFOVUPJMMFHJUUJNPPHOJ DPNQPSUBNFOUPUFTPB EFOJHSBSFMBSFQVUB[JPOFw Gabellini, fino allo scorso 15 settembre capo della struttura che riunisce stormi da combattimento e Frecce Tricolori. Il generale ha indirizzato la nota sulle unioni civili ai UPQHVO italiani dopo che due militari si sono uniti civilmente fra loro. Non è dato sapere se nelle forze armate sia la prima unione civile dall’entrata in vigore della legge che le ha istituite. E l’Aeronautica protegge l’identità dei militari che hanno deciso di diventare ufficialmente coppia di fronte alla legge. La circolare del generale Gabellini fissa un principio chiaro: «Ricordo a tutti — si legge — che il militare che dovesse fare “outing” o intendesse unirsi civilmente con altra persona dello stesso sesso, ovvero conviverci, non può e non deve avere valutazioni e trattamenti diversi dall’ordinario». E di conseguenza, «sarà considerato illegitti- *16/5* -"%*3&55*7" -BQPTTJCJMJUËQFSJ NJMJUBSJVPNJOJF EPOOFEJTQPTBSTJ GSBMPSPÒTUBUB DIJBSJUBJOVOB EJSFUUJWBFNBOBUB JMEJDFNCSF EBM$BQPEJ4UBUP .BHHJPSF -BTTPDJB[JPOF1PMJT "QFSUBTUJNBDIFHMJ PNPTFTTVBMJJOEJWJTB JO*UBMJBTJBOPNJMB -6''*$*"-& *MHFOFSBMF $MBVEJP(BCFMMJOJ ÒJMQSJNPBMUP VGGJDJBMFJUBMJBOP EJTFNQSF BFTTFSFTUBUP OPNJOBUP$IJFG PG4UBGGEFM/BUP "JS$PNNBOEDPO TFEFB3BNTUFJO JO(FSNBOJB -"10-&.*$" *MEPDVNFOUP ÒTUBUPBMDFOUSP EJVOBQPMFNJDB BODIFJO 1BSMBNFOUPQFSMB OBUVSBDPOTJEFSBUB EJTDSJNJOBUPSJBOFJ DPOGSPOUJEFJNJMJUBSJ PNPTFTTVBMJ '050ª$&4"3&"##"5&"/4" -&3*$)*&45& 1PMJT"QFSUBDIJFEF BMHPWFSOPEJ HBSBOUJSFBDDFTTP BJSVPMJPQFSBUJWJ QFSJUSBOTFTTVBMJ &EJJOWFTUJSFJO GPSNB[JPOFDPOUSP MPNPGPCJBUSBMF GPS[FBSNBUF riva in un momento di fermento nelle forze armate e nelle forze dell’ordine sul tema dei diritti delle persone omosessuali e transessuali. L’associazione Polis Aperta, che si riunirà in convegno a Milano il prossimo 10 ottobre, stima che i gay in divisa in Italia siano 19mila fra forze armate, carabinieri, polizia, guardia di finanza e polizie locali. Polis Aperta chiede al gover- mo ogni commento o comportamento teso a denigrare e offendere la reputazione di detto personale. Tutti i militari, a nulla rilevando le proprie scelte e orientamenti, dovranno essere valutati disciplinarmente soltanto laddove il contegno e la condotta non fossero in linea con i dettami dello specifico status». Una presa di posizione autorevole, anche per la storia professionale di chi firma la nota. Gabellini è il primo italiano a es- sere stato nominato Chief of Staff del Nato Air Command con sede a Ramstein in Germania. Prima di guidare il Comando delle forze da combattimento, aveva pilotato un Tornadonella guerra in Kosovo ed era poi stato comandante di stormo. La possibilità per i militari, uomini e donne, di sposarsi fra loro è stata chiarita nella direttiva SMA-ORD-007 emanata il 14 dicembre 2001 dal Capo di -&*/%"(*/**/6/$"/"-&%&--*503"-& Stato Maggiore, con oggetto «Relazioni interpersonali tra uomo e donna nell’Aeronautica militare». Un documento di cui è stata più volte denunciata, anche in parlamento, la natura discriminatoria nei confronti dei militari omosessuali. Oggi, alla luce della legge Cirinnà sulle unioni civili, la circolare al Comando delle forze da combattimento rappresenta un passo avanti verso una maggiore parità. L’indicazione di Gabellini ar- no di garantire accesso ai ruoli operativi per le persone transessuali. E di investire in formazione per contrastare l’omofobia in caserme e commissariati, «problema diffuso e spesso considerato tabù», dice Simonetta Moro, presidente dell’associazione. I casi di omofobia segnalati a Polis Aperta sono decine l’anno. Lo scorso luglio un poliziotto milanese ha trovato scritto “i froci non ci piacciono” sull’armadietto. Tre mesi prima, in Veneto, un militare 43enne ha espresso la volontà di suicidarsi perché “stanco degli insulti omofobi”. «Il bollettino del generale Gabellini ha un’importanza enorme va esteso a tutte forze armate — dice Gabriele Guglielmo, vicepresidente di Polis Aperta — decine di militari vorrebbero unirsi civilmente ma temono ritorsioni». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" *-$"40-"7*55*.""7&7""//* 3PNBBOOFHBBBOOJ *MOPOOPiμTUBUPVDDJTPw '-".*/*"4"7&--* ROMA. È una morte ancora avvolta nel mistero quella di Alessandro, il bambino di 11 anni scomparso dal giardino della casa dei nonni e ritrovato poco distante, annegato nelle acque di un canale di irrigazione. A dare l’allarme lunedì intorno alle 13 è stata la nonna quando non lo ha più visto giocare nel giardinetto del comprensorio di viale del Campo Salino a Maccarese, una località del litorale romano. Subito sono scattate le ricerche e tre ore dopo il corpo è stato ripescato a poco più di 200 metri, nelle acque del canale. Una caduta accidentale? O forse è stato allontanato con la forza e poi spinto in acqua? Magistratura e investigatori lavorano per ricostruire quelle ultime drammatiche ore. Una prima ipotesi, compatibile con le ferite riscontrate sulle ginocchia della vittima, è che Alessandro sia caduto nelle acque salmastre e che poi non sarebbe più riuscito a risalire. Ma ieri pomeriggio è stato predisposto un secondo sopralluogo: il sospetto è che il ragazzo possa essere stato attirato *MDBOBMFEJ.BDDBSFTF da qualcuno su quelle rive e poi spinto giù. «Non si sarebbe mai allontanato da solo. Me lo hanno portato via e lo hanno ammazzato» ha ripetuto più volte Gino Righetti, il nonno. Parenti e amici sono stati già ascoltati dal dirigente del commissariato di Fiumicino, Laura Petroni, che sta ricostruendo il quadro familiare: figlio di genitori separati, era stato affidato alle cure della mamma. Nei prossimi giorni verranno ascoltati anche i medici e gli psicologi che avevano in cura il ragazzo a cui era stato diagnosticato un disturbo di iperattività associata all’autismo. Seguito nelle ore scolastiche da un insegnante di sostegno, aveva scatti di ira sempre più frequenti in cui spesso si feriva volontariamente. Nell’ultimo episodio avrebbe gridato: «M’ammazzo». Proprio questa frase avrebbe fatto scattare ulteriori accertamenti. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" SUPERENALOTTO 1FS -VDJP COMBINAZIONE VINCENTE 6OFQJHSBGF 1PFUBMBTDJBBDIJSJNBOFJOUFSSBVUP QJFFTQFSBO[FEFM.POEP %POOBNJBDPNFUBMVDFOUFQPSUBBM 1PFUBUVUUJJTPHOJEFM.POEP /PODJTPOPQPFUJEFM/VMMB /JOP#PSTFMMJOP 3PNBPUUPCSF 47 49 67 80 84 85 1JFSPF$BSNFMB5VMMJPF4UFGBOJBSJDPS EBOPBDIJIBBWVUPMBGPSUVOBEJDPOP TDFSMB .BSJB-VJTB"FCJTDIFS 3PNBPUUPCSF μNBODBUB 4JMWJB$POTJHMJ (MJ[JJFJDVHJOJ.PEJHMJBOJ'SBODPF $IBSMPUUF3VCFO(BEJFM&SJDB"O ESFB-JBMBSJDPSEBOPDPOJOGJOJUPBG GFUUPFTJTUSJOHPOPBUVUUBMBTVBGBNJ HMJB 'JSFO[FPUUPCSF 800.700.800 ACCETTAZIONE TELEFONICA NECROLOGIE IL SERVIZIO È OPERATIVO TUTTI I GIORNI COMPRESI I FESTIVI DALLE 10 ALLE 19.30 Operatori telefonici qualificati saranno a disposizione per la dettatura dei testi da pubblicare Si pregano gli utenti del servizio telefonico di tenere pronto un documento di identificazione per poterne dettare gli estremi all’operatore (ART. 119 T.U.L.P.S.) PAGAMENTO TRAMITE CARTA DI CREDITO: VISA, MASTERCARD, CARTA SÌ A. Manzoni & C. Numero Jolly Superstar 21 26 'JSFO[FNVPSFEJQBSUP JODIJFTUBEFMMB1SPDVSB LE QUOTE Concorso n. 119 del 4-10-2016 Superenalotto Nessun vincitore con punti 6 Nessun vincitore con punti 5+ Ai 2 vincitori con punti 5 Ai 421 vincitori con punti 4 Ai 20.182 vincitori con punti 3 Ai 340.438 vincitori con punti 2 110.733,86 € 531,62 € 33,55 € 6,19 € Superstar Nessun vincitore con punti 6 Nessun vincitore con punti 5+ Nessun vincitore con punti 5 All’unico vincitore con punti 4 53.162,00 € Ai 99 vincitori con punti 3 3.355,00 € Ai 1.649 vincitori con punti 2 100,00 € Ai 12.641 vincitori con punti 1 10,00 € Ai 29.843 vincitori con punti 0 5,00 € IL PROSSIMO JACKPOT CON PUNTI 6 € 151.900.000,00 LOTTO 35 54 61 FIRENZE 47 90 GENOVA 74 62 MILANO 36 74 NAPOLI 58 54 PALERMO 47 31 14 83 ROMA TORINO 61 39 VENEZIA 27 59 NAZIONALE 48 6 BARI CAGLIARI 55 10 e 3 40 86 35 90 60 77 56 60 63 56 41 32 49 8 39 29 43 18 88 68 10 29 65 56 83 64 21 53 86 34 89 29 LOTTO COMBINAZIONE VINCENTE 3 36 55 62 14 39 58 74 27 40 59 83 31 47 60 86 35 54 61 90 NUMERO ORO: 35 .*$)&-�$$* FIRENZE. È morta nell’ospedale di Careggi poco più di 24 ore dopo aver partorito. La procura fiorentina ha aperto un’inchiesta sulla fine di una trentaseienne, Annalisa Casali, uccisa da un’emorragia contro la quale i chirurghi non hanno potuto fare niente. Durante la gravidanza la donna non ha avuto particolari problemi e anche il travaglio e il parto sono andati bene. Arrivata nella sera di sabato in ospedale, la donna ha dato alla luce il figlio, che adesso sta bene, in meno di tre ore, alle 4.51. Poi lo ha anche allattato. I primi problemi si sono presentati nella mattina, quando gli esami hanno rivelato una emorragia. I chirurghi hanno rimosso la milza e inviato la paziente in terapia intensiva. Qui le sue condizioni sono inizialmente migliorate, tanto che lei ha anche parlato con i suoi familiari. Nella notte tra domenica e lunedì, però, c’è stato un nuovo peggioramento, ancora una volta provocato da un sanguinamento, e alle 7 di mattina la donna è morta. L’ospedale ha chiesto subito l’accertamen- "OOBMJTB$BTBMJ to diagnostico, per risalire ai motivi del decesso, sembra provocato dal danneggiamento in vari punti di un’arteria. La procura adesso farà approfondimenti per chiarire se ci sono responsabilità del personale dell’ospedale. Intanto è stato bloccato il funerale nell’attesa che i periti del pm dicano se va eseguita anche un’autopsia. Di recente, ad agosto, Careggi ha riorganizzato la sua maternità alla luce di alcuni casi che hanno riguardato neonati, che sono morti o rimasti con problemi di salute irreversibili. Sono stati almeno quattro gli episodi sospetti, alcuni dei quali hanno portato alla denuncia di genitori e familiari, che hanno spinto la direzione a cambiare il percorso di assistenza per le madri e i bambini. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" $30/"$" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXBTTPDJB[JPOFMVDBDPTDJPOJJU CBSJSFQVCCMJDBJU -JOUFSWJTUB i(MJHJPSOJEJ%BWJEF DPOEBOOBUPBNPSJSF NBUSBUUBUPEBDBWJBw -*/5&37&/50 -&%*503*"-& -BTUPSJBEJ%BWJEF ÒTUBUBSJDPSEBUB RVBMDIFHJPSOP GBEBMQSPGFTTPS 6NCFSUP7FSPOFTJ JOVOFEJUPSJBMFTV 3FQVCCMJDB"DDBOUP JHFOJUPSJEFMQJDDPMP *HFOJUPSJDJUBUJEB7FSPOFTJi0HHJSJWJWJBNPJMESBNNB 4ÖBMMFVUBOBTJBMBTDJBSBOEBSFÒVOBUUPEBNPSFw (*6-*"/0'04$)*/* BARI. Il centro: «Bisogna anche avere il coraggio di lasciare andare le persone che si amano. Anche quelle che si amano più di ogni altra cosa al mondo, più di se stessi. Una madre non può mai volere allontanarsi da suo figlio. Ma quel male può essere necessario». È qui, tra l’amore e il coraggio, che Maria Rita Vigilante traccia il centro della storia di Davide, suo figlio. Davide è morto a luglio del 2008, a meno di tre mesi, dopo aver vagabondato tra l’ospedale di Foggia, dove era nato, e quello di Bari. Era affetto da sindrome di Potter, «malattia costantemente infausta», dice la medicina: ti fa nascere senza reni e apparato urinario e, dunque, non ti dà alcuna chance di sopravvivenza. Di Davide e della storia dei suoi genitori ha parlato nei giorni scorsi, in un intervento su 3F QVCCMJDB, il professor Umberto Veronesi commentando il caso di eutanasia su minore avvenuto in Belgio. Maria Rita e suo marito avevano infatti chiesto che non ci fosse accanimento terapeutico sul loro bambino. Il tribunale, su richiesta di un medico, privò loro della patria potestà. Ordinò le cure sul bimbo allungandogli di qualche giorno la vi- -&5"11& -"."-"55*" %BWJEFNVPSF OFMMVHMJPEPQP HJPSOJEJWJUB&SBBGGFUUPEB TJOESPNF EJ1PUUFSVOBNBMBUUJB DIFGBOBTDFSFTFO[BSFOJ FBQQBSBUPVSJOBSJP& TFO[BBMDVOBQPTTJCJMJUË EJTPQSBWWJWFO[B *-(*/&$0-0(0 *HFOJUPSJWFOOFSP JOGPSNBUJEJVOHFOFSJDP iQSPCMFNBBMGFUPw NBOFTTVOPGFDFDFOOP BVOBTJOESPNF MBTDJBTDBNQP -BNBESFEJ%BWJEBWSFCCF BCPSUJUPNBFCCFVOBMJUF DPOVOHJOFDPMPHP *-13077&%*.&/50 2VBOEPVONFEJDP DIJFTFMBVUPSJ[[B[JPOF BMMBEJBMJTJQFS%BWJEFJ HFOJUPSJTJQSFTFSP RVBMDIFPSBQFSQFOTBSDJ .BTVCJUPHMJGVUPMUBMB QBUSJBQPUFTUËFMFDVSF QSPTFHVJSPOPGJOPBMMB NPSUFEFMCBNCJOP rebbe andato per il verso giusto. Mi fidai, purtroppo. E spero che quel medico non abbia omesso evidenze, unicamente perché era ideologicamente contrario all’aborto. Certo è che io avevo il diritto di sapere quello che, purtroppo, ho scoperto dopo». Cosa? «Che Davide non aveva alcu- na possibilità di sopravvivere. Quando è nato le abbiamo provato tutte, non ho mai perso nemmeno per un secondo la speranza. Abbiamo consultato i migliori specialisti, è arrivato un chirurgo del Gaslini. Ricordo le sue parole: «Non saprei nemmeno da dove cominciare». Lo stesso medico di Foggia ci disse che se fosse stato suo figlio non avrebbe fatto altro che aspettare. Poi una sera, lo stesso medico ci chiese l’autorizzazione per sottoporre il bambino a dialisi. Era tardi. Gli chiesi qualche ora per pensarci. Quel tempo non mi fu concesso. La notte arrivarono i carabinieri, in divisa. Ci trattarono come criminali davanti ai nostri bambini. Ci comunicarono che il tribunale, d’urgenza, su segnalazione del medico, ci aveva tolto la patria potestà perché noi non volevamo curare nostro figlio». Voi non volevate curare vostro figlio? «Non scherziamo. Non volevamo però che ci si accanisse contro di lui. Che diventasse una cavia chissà per cosa. Davide aveva cateteri ovunque, uno se l’è strappato con le sue stesse manine. Che senso aveva?». Ci furono polemiche furibonde. Il deputato dell’Udc, Luca Volontè, scrisse che volevate sacrificare vostro figlio per- i/POWPMFWBNPDVSF JOVUJMJOPODFSBBMDVOB TQFSBO[B.BDJUPMTFSP MBQBUSJBQPUFTUËw i6OEPMPSFFOPSNFB OFTTVOHFOJUPSFEFWF QJáTVDDFEFSFRVFMMP DIFÒBDDBEVUPBOPJw ta. Signora Maria Rita, otto anni dopo cosa è rimasta della vostra storia? «Oltre al dolore, quando il dolore è così grande, può restare poco. È restato però uno spazio per una voce, per quella che secondo noi è una richiesta di civiltà: a nessuna famiglia, a nessun genitore, deve più succedere quello che è accaduto a noi». Cosa vi è accaduto? «Davide era il terzo dei nostri figli. In precedenza non avevo mai avuto problemi, i bambini erano tutti sani. Durante la malattia il mio ginecologo, il dottor Zingariello, fu l’unico ad accorgersi che il bambino non aveva i reni. Ma nessuno fu in grado di spiegarci esattamente di cosa si trattasse. La sindrome di Potter non lascia scampo: nostro figlio è nei libri di medicina perché ha vissuto per 80 giorni. Prima di lui il più longevo era rimasto in vita per 38». Sarebbe cambiato qualcosa se lo aveste saputo? «Avrei abortito. Nella stanza di un luminare romano, a cui avevo chiesto un consulto, accennai all’ipotesi. E fui aggredita: gridò, sbattette i pugni sul tavolo, non voleva nemmeno sentire pronunciare la parola aborto. Era contrario, per motivi religiosi. Ma io ero lì per consultare lo scienziato. Mi disse che tutto sa- ché non era perfetto. «Abbiamo sofferto. Soffriamo. Soffriremo. E quelle parole, insieme con le aggressioni furibonde di quei giorni, con l’umiliazione del tribunale, hanno contribuito a calpestare la nostra dignità, la sensibilità di una famiglia che stava per perdere il suo bambino. Questo tipo di dolore è colla indelebile, non potrà andare via mai. Ma vorremmo che a qualcosa possa essere utile». A cosa? «Ad aprire un dibattito serio sull’eutanasia in questo paese. Un dibattito che si affidi alla scienza, alla libertà e che sia libero da ogni pregiudizio. Un dibattito che contribuisca a creare una legge seria, che ponga regole e diritti, e che non consenta a nessuno di soffrire quanto noi. Dalla storia di Davide, io, mio marito, i miei figli, abbiamo imparato due cose, su tutte. La prima è che i medici hanno il dovere della chiarezza. Non può esserci alcun sottinteso, e devono essere mossi unicamente dalla scienza. Soltanto così i pazienti, e nel caso di bambini, i loro genitori, possono essere messi nelle condizioni di scegliere in piena libertà. La seconda cosa è che davanti a scelte così difficili, l’unica strada possibile è quella dell’amore. Anche quando ti condanna al dolore». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" $30/"$" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXVOJQEJU XXXJTUSV[JPOFJU *MDBTP -"/53010-0("-*7*")0-%&/ i%BM1BLJTUBO QFSNBQQBSF JOPTUSJEJSJUUJw otografava l’aula magna dell’Università di Padova con il suo iPhone con lo stesso entusiasmo di una turista. Livia Holden, 50 anni, napoletana d’origine, insegna antropologia del diritto e ha trascorso gran parte della sua carriera tra Francia, Inghilterra, Germania, Australia e Pakistan. È consulente nei processi penali, perché i suoi studi consentono di fotografare il contesto culturale da cui viene una persona che deve essere giudicata. Ora deve gestire una “borsa” da due milioni di euro che le consentirà di allestire una squadra di cinque persone alle sue dipendenze dirette, più 14 assistenti in altrettanti Paesi. «Vivevo in Pakistan con mio marito e i miei due figli e sono stata contenta di tornare. Lì ho avuto qualche problema perché le donne in posizioni apicali non sono ancora ben accette». Livia decise di lasciare l’Italia subito dopo l’Erasmus a Parigi. Non le volevano riconoscere tutti gli esami svolti all’estero, così scelse di andarsene a cercare lavoro e fortuna oltre i confini nazionali. «La chiamata dell’Università di Padova mi ha convinto a tornare: voglio mappare e catalogare i comportamenti delle persone dal punto di vista antropologico. L’idea è quella di creare un archivio universalmente accessibile». ' ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" *-'*4*$04*.0/&.0/5"/(&30 i#FMMBTGJEB NBTUJQFOEJP EJNF[[BUPw * 7FOUJDBUUFESFQFSSJDFSDBUPSJJUBMJBOJBMMFTUFSP $PTÖM6OJWFSTJUËEJ1BEPWBJOWFSUFMBUFOEFO[B *MSJUPSOP EFJ DFSWFMMJ &/3*$0'&330 PADOVA. Si erano rassegnati a vivere fuori dai confini dell’Italia nel nome della ricerca. Dopo aver conseguito la laurea negli atenei italiani avevano lasciato un Paese senza prospettive di occupazione per portare il loro sapere in Germania, Francia, Belgio, Svizzera, Turchia, Inghilterra, America e persino in Pakistan. L’Università di Padova è andata a riprendersene 20, dopo che il consiglio di amministrazione ne ha approvato la chiamata diretta. E ieri l’operazione è stata presentata nell’aula magna del Bo davanti a cinquecento matricole. Il rettore Rosario Rizzuto ha voluto raccontare questa storia al contrario, che la lingua inglese definisce in modo efficace “brain gain” (recupero dei cervelli), ammettendo di aver impegnato circa due milioni di euro per la causa. Del gruppo che entrerà in servizio all’ateneo veneto fanno parte dieci vincitori di finanziamenti Erc (European Research Council), di cui due già in Italia, e dodici professori a diversi livelli di carriera. Un piccolo passo (rappresentano l’1% dei duemila ricercatori che compongono il personale accademico dell’Università di Padova) ma comunque significativo per provare a invertire la tendenza e contrastare la fuga dei cervelli dall’Italia. «Quando ero un giovane professore» conclude Rizzuto «rifiutai un posto ad Harvard. Ora metto da parte fondi per far rientrare chi è dovuto andare all’estero in mancanza di alternative». L VERO problema è che tra i 30 e i 40 anni un docente i-BVSFBUPRVJ PSBSJFOUSP EBQSPGFTTPSFw ATTEO Millan ha 33 anni, è originario di Campodoro, nel padovano, e si è laureato in Storia all’Università di Padova. Insegnava a Dublino dopo aver trascorso due anni a Oxford. La sua attività di ricerca si è concentrata sui gruppi armati e sui movimenti paramilitari nei 25 anni antecedenti la prima Guerra mondiale. «A ottobre 2015 ho ottenuto una borsa di ricerca Erc da un milione e 400 mila euro» spiega. «Sono fondi da spendere in viaggi all’estero, ma una quota consistente sarà destinata al reclutamento di altri ricercatori: quattro persone, più uno studente di un altro paese europeo. Sono orgoglioso di tornare da professore nell’ateneo dove mi sono laureato». Matteo racconta come sia stata obbligata la scelta di rivolgersi all’estero dopo la laurea. «Il governo irlandese ha finanziato subito una mia ricerca, cosa impensabile in Italia. A quel punto ho deciso di rimanere». La fidanzata, però, è rimasta a Padova. Ed è uno dei motivi per cui ora ha preso la palla al balzo. «Motivi personali ma anche professionali» sottolinea. «In questa università ci sono un paio di colleghi che lavorano molto bene sulla violenza politica e sul paramilitarismo. Per me sarà un ambiente molto stimolante». . ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -014*$0-0(0."3*0-*055* i%PQPBOOJ TJSFBMJ[[B JMNJPTPHOPw ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" 4 tedesco guadagna esattamente il doppio di un collega italiano. Tornare in Italia è bellissimo ma dovrebbe essere la normalità e non una scelta che comporta rinunce così importanti sulla retribuzione». Simone Montangero, 41 anni, pisano, è professore di fisica quantistica computazionale. Vive e lavora a Ulm, nel sud della Germania. Si è laureato in Fisica a Pisa, poi ha svolto un dottorato di ricerca all’Università di Milano. La carriera di scienziato l’ha portato in Germania, dove ha trovato posto prima come assistente e ora come professore. «Vivo lì da otto anni, mia moglie è medico e ho tre figli». A Padova gli sarà assegnata la gestione di una scuola incardinata nel Dipartimento di Fisica. «La proposta è allettante ed è il motivo per cui ho accettato ma ci sono una serie di “ma”. Tanto per cominciare mia moglie perderà il lavoro. In molti Stati esteri sono previsti posti di lavoro anche per le consorti dei ricercatori, visto che ci si sposta sempre per lavoro. In Italia, invece, non è così. Quasi mai le condizioni di lavoro qui sono equivalenti a quelle che ci vengono offerte all’estero. È triste, ma è un dato di fatto. Se uno torna non lo fa certo per motivi economici. E comunque è una sfida». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -04503*$0."55&0.*--"/ E n’è andato dall’Italia a 28 anni dopo la laurea in Medicina conseguita all’Università di Napoli. Torna dopo 32 anni, due mogli, due figli e una carriera trascorsa tra Oregon, Texas e Canada. Mario Liotti, 60 anni, napoletano, è professore ordinario di Neuroscienze cognitive. Ha studiato le demenze, la depressione e ora si è specializzato nei disturbi di apprendimento dei bambini. «Andarsene non è mai una decisione che si prende a cuor leggero e tornare credo che sia il sogno di tutti». Dopo aver finito la specializzazione nel 1989 ha ottenuto una borsa di studio di tre anni in Oregon e successivamente è rimasto per dieci anni in Texas dove ha fatto solo attività di ricerca. «Volevo tornare a insegnare e volevo farlo in Italia, ma purtroppo i meccanismi di rientro non sono così semplici». Quindi un nuovo trasferimento, stavolta a Vancouver. La vita del globetrotter della scienza comporta spesso scelte che investono anche la sfera personale e familiare. «Chi ti vuole ti segue», scherza ripercorrendo la sua carriera. Nel 2003 ha ricevuto a New York il Premio Arnold Pfeffer per il migliore contributo scientifico nella neurobiologia delle emozioni. A Padova insegnerà Psicobiologia. -BDFSJNPOJBEJJFSJOFMM"VMB.BHOBEFMMVOJWFSTJUËEJ1BEPWB ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -"//6/$*0"450$$0-."13&.*"5*%"7*%5)06-&44%6/$"/)"-%"/&&.*$)"&-,045&3-*5;1&3(-*456%*46*461&3$0/%65503* i&DDPMBNBUFSJBFTPUJDBw/PCFMBUSFGJTJDJCSJUBOOJDJ &-&/"%64* ROMA. Giocavano con le forme geometriche e con la matematica spensierati, forse, come bambini. E così, come Alice correndo è inciampata nel Paese delle Meraviglie, i tre vincitori del Nobel per la fisica hanno scoperto un mondo esotico e controintuitivo, in cui la materia, a livello dell’infinitamente piccolo, si comporta in maniera inaspettata. Una maniera che potrebbe avere, in potenza, proprietà molto utili per computer, magneti e apparecchi medici del futuro. David Thouless, 82 anni, Duncan Haldane, 65, e Michael Kosterlitz, 73, sono tre fisici teorici britannici che lavorano negli Stati Uniti. Il Comitato Nobel di Stoccolma li ha scelti perché «hanno aperto le porte di un mondo sconosciuto dove la materia può assumere stati strani. Usando metodi matematici avanzati hanno studiato questi stati insoliti, in cui i materiali possono diventare superconduttori o superfluidi». Se si pensa che i materiali superconduttori lasciano passare l’elettricità non dissipando energia, che i superfluidi sono liquidi che scorrono senza attrito e che fra le altre caratteristiche, modellabili giocando con gli atomi e le molecole come fossero mattoncini di Lego, ci sono quelle magnetiche, è facile immaginare le 4$&-5*%"--"$$"%&.*"47&%&4&%&--&4$*&/;& %BTJOJTUSB%BWJE5IPVMFTTBOOJ%VODBO)BMEBOF BOOJF.JDIBFM,PTUFSMJU[BOOJ4POPJUSFTDJFO[JBUJ JOHMFTJDIFIBOOPWJOUPJM/PCFMQFSMBGJTJDB5IPVMFTT TJÒBHHJVEJDBUPNFUËEFMQSFNJPEJNJMBFVSP )BMEBOFF,PTUFSMJU[TJEJWJEFSBOOPMBMUSBNFUË4POP USFGJTJDJUFPSJDJDIFJOTFHOBOPJOUSFBUFOFJBNFSJDBOJ possibili applicazioni industriali o informatiche. «Sono fisici che studiano una branca della matematica pura, incredibilmente bella e astratta, che si chiama topologia» spiega Carlo Cosmelli, professore di fisica alla Sapienza di Roma. «Si occupano di forme, di geometrie, di buchi nello spazio. Per semplificare, potremmo dire che studiano come sono disposti atomi e molecole all’interno di un materiale. Da questa disposizione dipendono alcune caratteristiche elettriche o magnetiche di quella sostanza». Ancora una volta, il Nobel è andato a una ricerca pura, di base, iniziata oltre 40 anni fa. Che però dal livello teorico recentemente ha raggiunto anche quello pratico. Disponendo atomi e molecole secondo geometrie da noi scelte abbiamo infatti già creato materiali “da meraviglia” come il grafene: atomi di carbonio a forma di esagono perfetto, i cui scopritori si sono già aggiudicati un Nobel nel 2010. «Non ce l’aspettavamo. Nelle nostre scoperte ci siamo inciampati. E forse è quel che avviene per molti grandi progressi» ha commentato Haldane. Il segreto per il Nobel? «L’ignoranza» ha risposto Kosterlitz. «All’epoca ero abbastanza giovane e stupido da non avere preconcetti». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" "556"-*5® la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& -BTUPSJB 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXHB[[FUUBFVSPQFBDPN XXXJOUFSSBJMFV COS'È INTERRAIL Le reti ferroviarie di 30 Paesi europei si sono unite nel consorzio "Eurail" per offrire il prodotto "Interrail" Nasce nel 1972 rivolto ai giovani under 21 di 21 Paesi consente di viaggiare PASS attraverso l'Europa illimitatamente, INTERRAIL per un certo periodo di tempo, su treni di seconda classe Fenomeno in crescita Pass venduti Oggi coinvolge 2005 30 Paesi e più fasce d'età 2015 *OUFSSBJMSJQBSUFJMUSFOPEFJEFTJEFSJ MB6FSFHBMBVONFTFBJEJDJPUUFOOJ 100mila 250mila Nel 2015 (rispetto al 2014) Passeggeri Ricavi +5% ⒊ +7% ⒊ *MWJBHHJPiGPSNBUJWPwOFM7FDDIJPDPOUJOFOUFBMDPNQMFBOOPEBNBHHJPSFOOJ i$PTÖSJOGPS[JBNPMJEFOUJUËFVSPQFBFDPNCBUUJBNPJMEJMBHBSFEFMQPQVMJTNPw L’ITALIA AL TOP '3"/$&4$"%&#&/&%&55* SE VUOI mettere le ali al progetto europeo, allora fallo correre sui binari. «Caro 18enne d’Europa, buon compleanno. Oggi Bruxelles ha un regalo per te: un biglietto Interrail gratuito che ti consentirà di viaggiare per 30 giorni attraverso 30 Paesi del nostro continente». Funzionerà così: con una lettera-regalo della Commissione europea, scritta nella convinzione che uno zaino in spalla, molti incontri e qualche orizzonte in più siano un investimento per combattere euroscetticismi e populi- Il governo Renzi appoggia l’iniziativa, Trenitalia esulta: del resto il nostro Paese è la destinazione prediletta di chi sceglie l’Interrail, preceduto solo dalla Germania. E poco importa che i voli low cost abbiano spazzato via l’Orient Express dai romanzi: sempre più ragazzi scelgono il treno per scrivere il loro romanzo di formazione da giovani europei. Nel 2005 i passeggeri Interrail erano 100mila, dieci anni dopo 250mila, +7% rispetto all’anno prima. I primi a trasformare l’idea del #FreeInterrail in idea pop, e in hashtag, sono due scrittori e attivisti se- Conta l’istruzione, conta l’estrazione, ma anche l’età: se sei Millennial e hai viaggiato, allora sei meno euroscettico, parola di Eurobarometro. Non mancano però i perplessi, come il segretario dei giovani federalisti europei Giulio Saputo: «L’Ue affronta crisi gravi su temi come i rifugiati, noi ragazzi siamo senza lavoro. Davvero pensano, con un viaggio, di poter dare basi solide a un progetto comune?». È importante avere un finestrino del treno dal quale guardare l’Europa, ma serve anche un orizzonte. 7BHPOJTUB[JPOJFTBDDPBQFMP MBNJBHFOFSB[JPOFOPOFSBi&YJUw /"%*"5&33"/07" -"7*"((*"53*$& /BEJB5FSSBOPWBÒ VOBTDSJUUSJDF TJDJMJBOBi(MJBOOJBM DPOUSBSJPwÒJMTVP VMUJNPMJCSP " D APRILE scorso, dovendo spostarmi da Roma a Lugano a Innsbruck a Budapest, ho voluto fare in treno quel viaggio. Avevo voglia di saltare la serialità di sale d’attesa e luci al neon e duty free, giocare a indovinare chi sarebbe sceso o salito, in che città la mia carrozza si sarebbe svuotata o riempita. Così, per alcuni giorni, vent’anni dopo il mio primo Interrail e quindici dopo l’ultimo, io ho di nuovo conosciuto un ritaglio d’Europa, libera dal tempo asfittico di weekend a base di voli a basso costo e orari stretti. Ho lasciato scorrere ricche stazioni svizzere, baie austriache, cittadine ungheresi crepuscolari. Ho mostrato sei biglietti e parlato in tre lingue, attraversato paesini innevati e spiato le abitudini di frontalieri e pendolari di quattro Stati diversi. Ho impiegato per viaggiare circa cinque volte il tempo che ci avrei messo in aereo, e so di averlo guadagnato, non perso. Trenitalia è il 2° partner (la prima è la Germania) per scelta della destinazione di viaggio e quindi come compagnia utilizzata dai possessori di Interrail I pass più venduti 77% Global Pass 23% per viaggiare nei 30 Paesi per spostarsi in un Paese One Country ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -"4$3*553*$& *M1BSUJUPQPQPMBSF SJMBODJBVOBWFDDIJB QSPQPTUBEFJ 4PDJBMEFNPDSBUJDJ smi. Così, dopo la generazione Erasmus, dal 2018 potrebbero arrivare i ragazzi del #FreeInterrail. L’idea è stata rilanciata da Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo all’Europarlamento. Ci avevano già provato un anno fa anche i Socialdemocratici, con Verdi e Liberali. Solo la Commissione però ha il potere di trasformare il viaggio dei desideri in azione. E ci pensa su. Violeta Bulc, che ha la delega ai Trasporti, ieri ha chiarito la necessità di un compromesso tra l’idea (del Parlamento) e la realtà (del budget): «L’idea è eccellente, ma va studiata, per gradi». Regalare il viaggio a tutti potrebbe costare un miliardo e mezzo, ogni pass costa 479 euro. Ma basta l’idea per accendere le speranze dei ragazzi: la casella di posta di Weber è invasa di mail, in Germania i sondaggi dicono che oltre l’80% tra i 18 e i 24 anni apprezza. Anche l’Italia sale sul treno. dotti nel 2014 dal viaggio transeuropeo. «Abbiamo incontrato tanti coetanei, ci siamo interrogati con loro sul nostro futuro», ci raccontano Vincent-Immanuel Herr e Martin Speer. «Ma la svolta è arrivata a cena, a Vienna, con lo scrittore Robert Menasse. Ci siamo detti: e se tutti i ragazzi potessero fare l’Interrail? Non saremmo più uniti?». La proposta è sbarcata sui media e ora fa breccia nel cuore dell’Ue. Tra i corridoi di Bruxelles, la lezione di Brexit ha fatto riflettere: ha dimostrato che la generazione Erasmus è la più affezionata a un destino comune. All’interno del consorzio Eurail Era così che viaggiamo noi della generazione nata quando l’Unione Europea era un mito da raggiungere e nessuno si sarebbe sognato di uscirne, anzi c’era la fila per entrare. Dormivamo in sacco a pelo nei corridoi di treni che ad agosto erano invasi solo da noi, e trovavamo tutte le scuse per fare amicizia con inglesi, spagnoli, finlandesi, coetanei di ovunque, purché non italiani. L’Interrail era la nostra Internet, il modo che avevamo per sapere come vivevano gli altri, di scambiarci libri e giornali e baci e stili di vita, lasciarci a Lisbona e sperare di ritrovarci a Nizza senza telefoni cellulari, fidandoci di un appuntamento, al massimo di un bigliettino, di un nome scritto in fretta su un’agenda. Solo una cosa non c’era, e non c’è neppure adesso: quegli “scompartimenti per lettori e taciturni” che invocava Grazia Cherchi in uno dei suoi scritti più belli, e se a vent’anni puoi non badarci, a trentotto sono il solo dettaglio che può farti rimpiangere la rapidità di un aereo. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" +47% Tra questi l’Interrail Italia Pass è il più venduto sia sui mercati di oltre oceano sia in Europa le vendite nel 2015 il dato dimostra la crescente popolarità dell’Italia come destinazione Interrail L’iniziativa di cui discute l’Ue OFFRIRE UN PASS AI DICIOTTENNI EUROPEI IL PASS COSTA 479 euro ⒊ ⒊ Il costo dell’iniziativa 1,5 miliardi di euro se ad aderire fossero il 50-70% dei diciottenni europei valido per VIAGGIARE UN MESE IN 30 PAESI "556"-*5® 4UJMJEJWJUB -030-0(*0 °JOFEJ[JPOF MJNJUBUB MBDPMMF[JPOF /BVUJMVT EJ1BUFL 1IJMJQQF 4VMRVBESBOUF EFJDSPOPHSBGJ MJODJTJPOF DPOMBEBUB DFMFCSBUJWB i u *%&55"(-* la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä ESFQVCCMJDBJU XXXSFQVCCMJDBJU -"/&--0 -"/&--0 5JGGBOZ$PQVOUB TVGPSNFHFPNFUSJDIF QFSMBDPMMF[JPOF0VU 0G3FUJSFNFOU -BOFMMPHSPVNFUUF CJBODPFEJBNBOUJ -PGJSNB3FDBSMP *-#3"$$*"-& -"#*50 (-*03&$$)*/* -BVOEFSXBUFSDPVUVSF EJ.BOVFM'BDDIJOJ -FHPDDFEJ$IPQBSETPOPJOPSP CJBODPUJUBOJPFEJBNBOUJ 0SPSPEJBUP JOBSHFOUPFDSJTUBMMJ QFS.PSFMMBUP ,BSM-BHFSGFMEHVBSEBBMMFHJPWBOJQFSMPTUPSJDPNBSDIJP &JOQBTTFSFMMBOFMMB7JMMF-VNJÒSFUSJPOGBMBGFNNJOJMJUË -BOVPWBWJUB TFYZ EFMUBJMMFVS -"63""4/"()* PARIGI. Il fascino dello chic digita- le di Karl Lagerfeld per Chanel. Viviamo connessi 24 ore su 24, Instagram e Twitter fanno parte della nostra vita e così Chanel, con un mix di tweed e lingerie, celebra questa nuova realtà con una sfilata ambientata in un gigantesco Data center. Al Grand Palais, alte torri di acciaio, percorse da cavi colorati, pulsano di led luminosi e fanno da sfondo a un defilè in sintonia con lo spirito delle giovani generazioni. In prima fila Lily Rose, la figlia di Vanessa Paradis e Johnny Depp, il nuovo volto del profumo “N°5 l’eau”, una versione più fresca della storica fragranza Chanel. Ad aprire la sfilata una modella con un casco integrale, stile (VFSSFTUFMMBSJ, che dà il via alla nuova versione, più futurista, del tailleur Chanel, sempre indossato con lingerie a vista, con fasce in velcro e dettagli in caucciù al posto dei bottoni. Tutto è più giovane: il berretto da baseball sdrammatizza sia i completi in tweed, percorsi da zip, con bordi a contrasto, ma anche gli abiti sottoveste da sera, piuttosto che le mise con stampe che esplodono in un vortice di colore. Karl Lagerfeld è in perfetta sintonia con i tempi e, anche se travolto dagli impegni, trova il tempo di esprimere la sua solidarietà a Kim Kardashian, aggredita e derubata l’altra notte a Parigi (ma «non puoi mostrare la tua ricchezza e poi essere sorpresa che qualcuno la voglia condividere», ha anche detto). Un episodio che pesa non -"$0--&;*0/& -JOHFSJFJOWJTUBFCFSSFUUP $IBOFMSFJOWFOUB$IBOFM 4&/46"-& "MFYBOEFS.D2VFFO USBTGPSNBMFNBHMJFEFMMF 4IFUMBOEJOQJ[[JEJMBOBSFTJ iSPDLuEBJDPSTFUUJJODVPJP +VMJF%F-JCSBO QFS4POJB3ZLJFMHJPDB TVMDPOUSBTUPUSBMBDVMPUUF NJOJNBMFMFHBMF poco sulla capitale francese. Ieri, la sindaca Anne Hidalgo ha riunito la stampa internazionale e ribadito che «è un caso isolato, anche se grave. Parigi è sicura ed è la grande casa della moda che muove un business da 150 miliardi». In questa occasione Anna Wintour ha chiesto che «il Louvre apra le porte alla moda, come ha fatto il Metropolitan di New York». E Sidney Toledano, presidente di Dior, ha ricordato che «Parigi esporta la bellezza nel mondo. Noi siamo aperti ai giovani creativi che rappresentano la nuova linfa della couture». Sul fronte della creatività Parigi non delude mai. Sarah Burton per Alexander McQueen ha reso modernissime le classiche maglie delle isole Shetland, trasformandole in pizzi di lana da indossare con corsetti in cuoio o patchwork di pullover portati con spirito rock. Da Sonia Rykiel, la stilista Julie De Libran ha reso omaggio alla femminilità ridisegnando le uniformi da lavoro e da marinaio, in versione over, per dare un senso di libertà alle donne. E Bill Gaytten per la griffe John Galliano ha portato in scena una collezione vista con gli occhi di una ragazza che apre vecchi baule e si rifà un guardaroba con giacche da uomo e delicati abiti in tulle e chiffon in seta, anni ‘30. '6563*45" *MDMBTTJDP $IBOFMEJWFOUB GVUVSJTUB GBTDFJOWFMDSP FEFUUBHMJ JODBVDDJÜ BMQPTUP EFJCPUUPOJ /6%&-00, #JMM(BZUUFOQFS+PIO (BMMJBOPEJTFHOBEFMJDBUJ BCJUJJOUVMMFFDIJGGPOJOTFUB EBDVJUSBTQBSFMBMJOHFSJF ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" *-3*$0/04$*.&/50 (JBODBSMP1FUSJHMJB -FHJPOEPOPSF VODJHOPQFSWPMBSF QFS"MCFS&MCB[ Cigni ricamati, nei toni pastello, campeggiano sulle borse di Giancarlo Petriglia, che al posto delle frange hanno tante piccole ali. Le borse del brand, espressione di massima creatività, sono costruite con savoir faire artigianale, decorate anche con cristalli, fiori e materiali che simulano i coralli. Petriglia usa pure pelle “fotosensibile”: il colore cambia con l’intensità della luce. 1*;;*"6%"$* Allo stilista Alber Elbaz è stata conferita la Lègion d’Honneur, uno dei massimi riconoscimenti francesi per il contributo dato in questo caso alla moda. Elbaz, che negli ultimi anni è stato il grande artefice del successo di Lanvin, è stato insignito dal ministro della cultura francese Audrey Azoulai. Per l’occasione ha presento un profumo, Superstitious, prodotto da Louis Malle, con la dedica «per le donne con amore». 45*-&-*#&30 4*.0/&."3$)&55* 1BSJHJOPOWBMQJáCFOFVOBSFTTB . entre la settimana della moda francese giunge al gran finale, in molti iniziano a fare un bilancio della manifestazione. Il primo resoconto riguarda la sicurezza in città e i dati relativi non sono incoraggianti. Perché se il furto dei preziosi a Kim Kardashian è stata la notizia più virale, sono in aumento anche le rapine nelle gioiellerie del centro e persino negli alberghi a cinque stelle. Parigi è una città sotto assedio: l’esercito e la polizia si spostano a gruppi per le vie più importanti, spesso coi fucili spianati. E il clima di paura non solo ha fatto diminuire drasticamente le vendite dei grandi magazzini cittadini come Galeries Lafayette o Le Bon Marché; ha anche tenuto lontani i turisti asiatici e americani che, secondo Reuters, nel primo semestre 2016 sono diminuiti del 6,4 per cento. C’è poi il fattore internet: sempre più compratori guardano gli show sul computer o, meglio, sul proprio smartphone, piazzando poi ordini via mail. Più delle tendenze, bisogna ammetterlo, hanno dettato legge paura e web. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -&7&/50 -"$0--&;*0/& &-POHDIBNQ PSBDBNCJBQFMMF *MEFTFSUPBJQJFEJ EJ$FTBSF1BDJPUUJ La borsa Paris premier è stata la protagonista della festa per la riapertura della storica boutique Longchamp in rue Saint Honoré, con interni totalmente rinnovati e spazi molto più ampi. Per la prossima estate, la collezione di abiti, quasi tutte in pelle, si chiama City blossom: decori di fiori di pesco, omaggio a Tokyo e l’azzurro del cielo londinese nella bella stagione. Cesare Paciotti alterna sandali Black rock con grintose fibbie in cristalli Swarovski a scarpe in morbido camoscio con i delicati colori del deserto, dall’avorio, al beige al verde salvia. Tra le novità della prossima estate, il tacco DIVOLZ, alto sette centimetri, che consente una camminata comoda e veloce. Per le scarpe da sera torna il classico stiletto, con sandali in oro e bronzo, vere e proprie sculture. La Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& $0/5"55* 4&(3&5&3*"@&$0/0.*"!3&16##-*$"*5 8883&16##-*$"*5 '54&.*# ▲%08+0/&4 ▼ &630%0--"30▼ 1&530-*0#3&/5"-#"3*-& ▲ 5"44**5"-*"/*""//* ▲ *-16/50 304"3*""."50 $PNQJMB[JPOJ EFMM*TFFBSJTDIJP *$BGIBOOPGJOJUP JGPOEJTUBO[JBUJ EBMM*OQT 4DBEVUBMBDPOWFO[JPOF DPOMJTUJUVUPPHHJJODPOUSP BMNJOJTUFSPEFM-BWPSP ROMA. Oltre quattro milioni di dichiarazioni presentate nel 2015, un indicatore che il ministero del Lavoro definisce «molto più veritiero», eppure la compilazione dei modelli Isee rischia una battuta d’arresto. A sollevare il problema la Consulta nazionale dei Caf, l’organizzazione che si fa carico della compilazione e della trasmissione della stragrande maggioranza delle dichiarazioni: «Abbiamo già esaurito l’attuale plafond di 76 milioni di euro, che si è ridotto rispetto ai 100 milioni stanziati negli anni passati. - dice Mauro Soldini, Cgil, coordinatore della Consulta insieme a Massimo Bagnoli - e inoltre è scaduta la convenzione con l’Inps, che era stata prorogata al 30 settembre. Dal momento che però non ci sono altri fondi, dovremmo rinnovare a zero euro, e per noi è impossibile considerato che già il costo attuale della redazione di un’Isee è di 23 euro, e il compenso richiesto è invece in media di 13,50 euro». Del resto la convenzione con l’Inps esclude espressamente la *-.*/*4530 (JVMJBOP1PMFUUJ NJOJTUSPEFM-BWPSP PHHJJODPOUSBMB $POTVMUBEFJDFOUSJEJ BTTJTUFO[BGJTDBMF possibilità di chiedere, come avviene invece per il modello 730, una tariffa o un rimborso spese agli utenti. Un problema che verrà affrontato stamattina in una riunione al ministero del Lavoro. L’intenzione, fanno sapere fonti ministeriali, è quella di risolvere rapidamente il problema, cercando di superare eventuali rigidità di bilancio. Fonti Inps confermano che la questione è proprio questa: «Non c’è un problema di mancanza di fondi, anche se ci sono invece vincoli precisi dovuti alla spending review, per cui non possiamo spostare autonomamente risorse da una voce di bilancio all’altra». Anche l’Inps manifesta però la massima disponibilità a valutare quante risorse siano ancora necessarie per coprire i costi di compilazione dei Caf fino alla fine dell’anno, e a stipulare una nuova convenzione, evitando un’ulteriore proroga di quella scaduta. La Consulta dei Caf sottolinea però l’urgenza della questione: «Oltre all’ordinario flusso di dichiarazioni, stanno fioccando le richieste dei Comuni per convenzionarsi con i Caf per lo svolgimento di attività di sportello per il SIA (sostegno per l’inclusione attiva)». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" (PPE#BOLWFOEJUBJOTUBMMP JHSBOEJHSVQQJWPHMJPOPUFNQP 6CJDPOGFSNBMFTVFDPOEJ[JPOJQFSMPGGFSUBNBMB#DFOPONPMMB "UMBOUFFBMDVOJGPOEJTQFDJBMJ[[BUJQPUSFCCFSPSJMFWBSFHMJJODBHMJ -&$"44& "/%3&"(3&$0 MILANO. La strada per vendere le quattro banche salvate a novembre è molto stretta e ripida. Se si arrivasse in cima ci sarebbe comunque un prezzo alto da pagare per il settore, che dovrebbe spartirsi circa 1,5 miliardi di perdite a fine anno: circa 300 milioni per Intesa Sanpaolo, sui 250 per Unicredit, un centinaio per Ubi e così via. Di qui i nervi dei banchieri, e la tentazione di rovesciare il tavolo invocando lo Stato pagatore: o almeno rimandarlo a Bruxelles a trattare scadenze meno vessatorie che spostino al 2017 la cessione forzosa di Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti. Tuttavia, come ha detto lunedì il ministro Pier Carlo Padoan, di nazionalizzazioni bancarie «non se ne vede la necessità». Il governo è in trincea: lo si è visto nella riunione di due giorni fa al Tesoro, sollecitata dalla Banca d’Italia, che nel suo duplice ruolo - vagamente in conflitto - di controllore del credito e di autorità di risoluzione per le quattro good bank teme per lo stallo nella vendita, slittata due volte e che non si perfeziona sull’offerta a prezzi simbolici fatta da Ubi per Marche, Etruria e Chieti. «E’ una partita complessa, può incidere sulla stabilità finanziaria del paese - ha detto ieri il dg Salvatore Rossi -. Bankitalia è attenta a che non vengano ventilate ipotesi di contagio». Ubi ieri ha svolto un consiglio di gestione, che s’è limitato a fornire un’informativa sul dossier, niente di più. L’ad Victor Massiah non recede dalle strenui condizioni chieste per muoversi: conteggiare un avviamento negativo da un miliardo, scontare crediti di imposta da 400 milioni, adottare da subito i suoi modelli avan- I numeri della 4 good bank Banca Marche, Etruria, Cariferrara, Carichieti Clienti Conti correnti Dicembre 2015 Giugno 2016 1.000.000 1.000.000 770.000 770.000 9,85 9,88 Patrimonio primario (Cet1)* Perdita netta Raccolta clienti 153 134 milioni milioni 21,5 21,2 miliardi miliardi Crediti a clienti 18,58 17,7 miliardi miliardi Incagli e sofferenze lorde 4,1 4,3 miliardi miliardi * In % delle attività ponderate per il rischio ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" *-(&4503& "MFTTBOESP1FOBUJQSFTJEFOUF EJ2VBFTUJPTHSDIFHFTUJTDFJM GPOEP"UMBOUFWPMVUPEBMMF CBODIFQFSBJVUBSF.QTMF WFOFUFFGPSTFMFHPPECBOL /FMMFRVBUUSPHPPE %PQPJMGPOEP"UMBOUF CBOLTBMWBUFVOBOOP BMVHMJPÒOBUP"UMBOUF SFTUBOP DIFIBSBDDPMUP NJMJBSEJUSBJODBHMJF NJMJBSEJQFSDPNQSBSF TPGGFSFO[FMPSEF DSFEJUJCBODBSJEJGGJDJMJ zati di riservazione rispetto a quelli delle prede (ancora ispirati alle vecchie banche fallite), infine comprare le tre banche già ripulite dai crediti problematici, che ammontano a 3,4 miliardi netti. Le prime tre condizioni sono al vaglio della vigilanza a Francoforte, che finora non deflette né affaccia sconti di sorta; la quarta potrebbe risolversi con un affare in privato. Lo stesso presidente delle good bank Roberto Nicastro lo aveva scritto ai dipendenti settimana scorsa: «Per facilitare la cessione abbiamo anche avviato un ulteriore progetto di vendita dei crediti problematici». Lì dietro ci sarebbe Atlante, il fondo consortile che ha già comprato Vicenza e Veneto Banca, e s’appresta a rilevare parte dei 9 miliardi di sofferenze di Mps. Il fondo, che da tempo studia questo dossier, potrebbe muoversi insieme a operatori specializzati, magari Apollo e Lone Star che s’erano offerti di comprare a peso le 4 banche nell’asta estiva. C’è un nodo tecnico, perché gli incagli sono più difficili da vendere: possono tornare in bonis, e oltre ai crediti ci sono i relativi contratti di finanziamento, che si possono cartolarizzare solo tramite attori terzi. Qui potrebbe tornare in gioco anche Fonspa, che già lavora con Atlante (valuta le sofferenze Mps) ed è tra i pochi in Italia ad aver comprato contratti di finanziamento. L’alternativa, radicale per le ricadute socio-contabili, sarebbe trasformare in sofferenze gli incagli da vendere. La Commissione Ue è in «contatti stretti e costruttivi con le autorità italiane», e ribadisce le «buone ragioni» dietro il rinvio, non si sa per quanto. Palla a Francoforte. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -"3*'03."46#*50%*410/*#*-*'0/%*1&3.*-*0/*%*&630."7*&5"5*"*65*16##-*$*"(*03/"-*%*1"35*50&40$*&5®2605"5& "QQSPWBUBMBMFHHFEFMMFEJUPSJBQJáSJTPSTFBMTFUUPSF "-%0'0/5"/"304" ROMA. Addio ai contributi pub- blici per i giornali di partito. Un tetto invalicabile di 240 mila euro per i compensi dei dipendenti e dei consulenti Rai. Aiuti fiscali a chi comprerà pubblicità sulla carta stampata, le radio, le televisioni locali. Alla Camera, la maggioranza porta al traguardo la nuova legge sul settore editoriale che garantirà aiuti per almeno 300 milioni l’anno, ma più mirati e trasparenti. Sono 275 i voti a favore delle nuove norme. No da M5S e Forza Italia, si astengono Lega e Fratelli d’Italia. I soldi. Il settore editoriale e dell’informazione potrà contare su un “salvadanaio” di dena- ro pubblico. Al suo interno finiranno le risorse stanziate per l’editoria quotidiana e periodica (157,9 milioni nel 2016); gli aiuti all’emittenza locale (altri 48,1 milioni) e fino a 100 milioni del canone Rai (nel caso il pagamento in bolletta porti un gettito superiore rispetto all’anno scorso); mentre le concessio- narie pubblicitarie assicureranno un contributo di solidarietà pari allo 0,1% del loro reddito annuo. I beneficiari. Stop agli aiuti di Stato per i giornali di partito e gli editori quotati in Borsa. Un decreto del governo preciserà, entro 6 mesi, i beneficiari. Tra cui troveremo - come già oggi emittenti locali; cooperative giornalistiche; enti senza fini di lucro; giornali delle minoranze linguistiche, per non vedenti e ipovedenti e per gli italiani all’estero, oltre alle pubblicazioni di associazioni di consumatori. La trasparenza. L’editore riceverà i soldi pubblici solo se avrà riconosciuto ai suoi dipendenti i diritti dei contratti nazionali o territoriali di lavoro; e se la sua testata ha anche un’edizione web. Premi ai giornali innovativi nella formula e a chi assume personale sotto i 35 anni. Il limite. Amministratori, dipendenti, collaboratori e consulenti Rai avranno compensi di massimo 240 mila euro lordi annui, anche se l’azienda emette obbligazioni. La nuova concessione della tv di Stato, con durata decennale, sarà approvata al più tardi a gennaio 2017. Pensionamenti. Entro 6 mesi, il governo stabilirà infine criteri più stringenti sul prepensionamento dei giornalisti. Nuove regole per il Consiglio dell’Ordine: componenti ridotti a 60, con i professionisti che avranno due terzi dei posti. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" La Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& *1&((*03* *&3* '54&.*# '54&*5"-- '54&*545"3 '54&*5.*% $0.*5 '6563& '54& 7"3 #0&30#"35 10-*(3"'*$*&%*503*"-& *3$& )&3" *-40-&03& 5*50-*%*45"50 3&/%*.&/50 #51"//* 413&"%46-#6/% *.*(-*03* '54& 7"3 */%6453*"&*// $"*30$0.. '6--4*9 4"7& "$4."(". 13*/$*1"-*5*50-*%&-.&3$"50";*0/"3*0 5*50-0 133*' € "" "5-"/5*" ";*.65 #"/$".&%*0-"/6. #"/$01010-"3& #$"101.*-"/0 #6;;*6/*$&. $".1"3* $/)*/%6453*"- &/&- &/* &903 '$"'*"5$)3:4-&3"65 '&33"(".0 '&33"3* '*/&$0#"/, (&/&3"-* */5&4"4"/1"0-0 *5"-$&.&/5* #034&&6301&& 5*50-0 133*' € -&0/"3%0'*/.&$$"/*$" -69055*$" .&%*"4&5 .&%*0#"/$" .0/$-&3 .0/5&1"4$)*4* 101&.*-*"30."(/" 1045&*5"-*"/& 13:4.*"/ 3&$03%"5* 4"*1&. 4/". 45.*$30&-&$53 5&-&$0.*5 5&/"3*4 5&3/" 6#*#"/$" 6/*$3&%*5 6/*10- 6/*10-4"* :009 7"-65& 1"&4&*/%*$& ".45&3%"."&9 #369&--&4#&- '3"/$0'035&9&5%"9 '54&&63053"$, -0/%3"'54& ."%3*%*#&9 04-0501 1"3*(*$"$ 7*&//""59 ;63*(04.* 7"3 #034&*/5&3/";*0/"-* 1"&4&*/%*$& %+45099&630 )0/(,0/()4 +0)"//&4#63( /&8:03,41 /&8:03,%+*/% /"4%"2$0.1 4*/("103&45 4:%/&:"--03%4 50,*0/*,,&* 7"3 $030/"%, $030/"/ $030/"4 %0--"30"64 %0--"30$%/ %0--"3064" '3"/$0$) 45&3-*/"6, :&/+ 030&.0/&5&"63&&& 0550#3& ."55*/0 4&3" 030.*-"/0&630(3 030-0/%3"64%0/$*" "3(&/50.*-"/0&630,( 1-"5*/0.*-"/0&630(3 1"--"%*0.*-"/0&630(3 0550#3& %&/"30 -&55&3" 45&3-*/"7$ 45&3-*/"/$ 45&3-*/"1045 ,36(&33"/% ."3&/(0*5"-*"/0 -FOFSHJB*O(SFDJBJMHFTUPSFJUBMJBOPBVOQBTTP EBMDPORVJTUBSFMBSFUFFMFUUSJDBJODPSEBUBDPO'J4VMNFUBOP MBTPDJFUËHVJEBUBEB"MWFSËUSBUUBVOBRVPUBEJNJOPSBO[B *16/5* -&("3& *MHPWFSOPEJ"UFOF IBNFTTPJOWFOEJUB RVPUFEFMMF TVFQBSUFDJQBUF OFJTFSWJ[JQVCCMJDJ *$*/&4* 5FSOBTGJEB4UBUF(SJE MBQJáHSBOEFVUJMJUZ EFMNPOEP DPOPMUSFNJMJPOJ EJEJQFEFOUJ *-("4%0550 4OBNÒBMMFBUBDPO 4PDBSMBTPDJFUËDIF HVJEBJMQSPHFUUP5BQ QFSQPSUBSFOFMMB6F JMHBTEBMM"[FSCBKJBO 4OBNF5FSOBBDBDDJB EJSFUJMVDFFHBTFTUFSF -6$"1"(/* MILANO. Le utility italiane alla campagna di Grecia. Sia Snam che Terna, le due società controllate dalla Cassa Depositi Prestiti, sono tra le protagoniste nel processo di privatizzazione varato dal governo di Atene e che fa parte degli accordi con la Ue per la riduzione del debito pubblico. A breve, Snam e Terna conosceranno l’esito delle gare che le vedono in corsa per rilevare quote della rete elettrica e del gas del paese ellenico. Con buone possibilità di successo. La più vicina al traguardo è Terna. Per la metà di ottobre sarà completata la due diligence e la società guidata da Matteo Del Fante farà la sua offerta per il 24 per cento di Admie, la società greca che distribuisce l’elettricità in tutto il paese. Secondo alcuni analisti, l’equity value di Admei si aggira sugli 800 milioni, per cui l’offerta potrebbe aggirarsi attorno a qualcosa in più di 200 milioni. Ter- "$$03%07&/5&//"-& &OJWFOEFB#QUVUUPJMHBT EFMM"SFBJO.P[BNCJDP MILANO. Eni vende il gas mozambicano, ed è "-5*.0/& $MBVEJP%FTDBM[J BNNJOJTUSBUPSF EFMFHBUPEFMM&OJ EBMNBHHJP molto vicina a cedere una fetta del suo 70% nel consorzio Eea, dove detiene indirettamente metà dell’Area 4. Con i restanti soci Galp, Kogas, Enh, cui resta un 10% ciascuno del giacimento al largo dell’isola, ieri è stato firmato un accordo vincolante con Bp Poseidon, controllata dalla major britannica, per la vendita anticipata del gas naturale liquefatto (Gnl) che sarà prodotto dall’impianto galleggiante Coral South, al largo del Mozambico. L’accordo di vendita è a oltre 20 anni, riguarda «l’intero ammontare dei volumi di Gnl dell’impianto, che avrà oltre 3,3 milioni di tonnellate di capacità produttiva». Non sono state fornite cifre, ma siamo nell’ordine dei miliardi. L’accordo di ieri, approvato dal governo locale, resta subordinato alla decisione finale di investimento, attesa nel 2016. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -01&3";*0/& 0SBOHFMBODJBMBTVBCBODB DPOHMJTQPSUFMMJ(SPVQBNB "-7&35*$& 4UFQIBO3JDIBSE ÒJMOVNFSPVOPEFM DPMPTTPEFMMB UFMFGPOJB0SBOHF MILANO. L’ex monopolista della telefonia francese Orange diventa l’azionista di controllo di Groupama Banque, dopo avere ricevuto il via libera dalle autorità Ue e francesi a rilevare il 65% della banca che sarà ribattezzata Orange bank. L’offerta commerciale partirà in Francia nel corso del primo semestre 2017, tramite app, online o utilizzando le 140 boutique Orange nel territorio, mentre sarà anche distribuita dalla rete di Groupama da luglio in poi. L’obiettivo di Orange bank è di superare a regime quota 2 milioni di clienti in Francia. «La partecipazione maggioritaria in Groupama banque - ha detto l’ad di Orange Stephane Richard - permette al gruppo di continuare la sua strategia di diversificazione nei servizi finanziari mobili». Il gruppo già dal 2008 aveva lanciato i suoi servizi finanziari in Costa D’Avorio con Orange Money. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" na, però, ne investirà soltanto la metà: l’utility si propone, infatti, come socio industriale e ha deciso di presentare la sua offerta assieme a un partner finanziario. La scelta è ricaduta sul fondo infrastrutturale F2i, partecipato dalla stessa Cdp. La cordata italiana dovrà attendere i primi di novembre per conoscere l’esito dell’aggiudicazione. Gli unici concorrenti che possono ancora impensierire l’accoppiata Terna-F2i sono i cinesi di State Grid, la più grande utility del mondo, con oltre un milione e mezzo di dipendenti, proprietaria di oltre il 90 per cento della rete elettrica ad alta tensione del colosso asiatico. Una sorta di derby quello con i cinesi, visto che State Grid due anni fa ha rilevato il 30% di Cdp Reti, la holding che controlla sia Terna che Snam: soci in Italia, ma concorrenti in Grecia. Per la fine di ottobre, anche Snam dovrebbe sapere se l’operazione di sbarco in Grecia andrà a buon fine. Nel suo caso, non ci sarà "-7&35*$& .BUUFP %FM'BOUF BNNJOJTUSBUPSF EFMFHBUP EJ5FSOB nessuna gara. L’indecisione riguarda la trattativa che il governo di Atene ha in corso con la società azera Socar. Il gruppo petrolifero ha vinto nel 2013 la gara per il 66 per cento della rete del gas gestita da Desfa, società per il 65 per cento dello stato greco. Sull’operazione è intervenuta la Ue, in quanto Socar è anche un operatore nella vendita di gas e ha imposto che almeno il 17 per cento venisse ceduto a un terzo soggetto. Inoltre, il prezzo già fissato a 400 milioni per la quota del 61% viene ora contestato da Socar, che chiede uno sconto: l’anno prossimo scatteranno nuove tariffe (al ribasso) per il servizio di trasporto gas che permetteranno ai consumato- ri greci di pagare meno le bollette. Socar e Atene stanno trattando il nuovo prezzo e si sono date tempo fino alla fine di ottobre per arrivare a una soluzione condivisa. L’ingresso come socio industriale permetterebbe a Snam di allargare le sue partecipazioni in Europa, dopo Francia, Germania, Austria, oltre all’Interconnector che collega Olanda e Gran Bretagna. E rafforzerebbe la sua presenza nel corridoio del sud Europa, visto che possiede il 20 per Tap, il gasdotto partecipato proprio da Socar che porterà il gas dall’Azerbaijain fino alla Puglia, passando per Grecia e Albania. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" &$0/0.*" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXTUBUJTUJDTHSFOIPNF XXXMWNIDPNHSPVQ *MQFSTPOBHHJP 4WFMÛJMDSBDHSFDP SJTDIJBMFSHBTUPMP QFSUSBEJNFOUP -01&3";*0/& -PVJT7VJUUPO DPNQSBMFWBMJHJF IJUFDI3JNPXB MILANO. finito i suoi calcoli, il verdetto è stato drastico: il rapporto deficit/Pil reale del paese nel 2009 era del 15,4%. Più del 13,6% stimato dal governo e usato come base negoziale con la Troika. Quasi il quintuplo dell’improbabile 3,4% fissato dall’Elstat appena prima del suo arrivo. Un’operazione trasparenza, dice lui. Un atto di alto tradimento a favore della Troika – sostengono i detrattori – che in molti (specie nel partito di Alexis Tsipras) non gli hanno mai perdonato. I venticelli della calunnia si sono trasformati nel 2013 nelle prime accuse. Respinte in tribunale salvo una condanna in primo grado per aver definito «truffatori» – numeri alla mano con qualche ragione - i predecessori all’Elstat. Il verdetto della Corte Suprema fa ripartire ora tutto da zero. Dai pesanti bauli di pelle di Louis Vuitton alle valigie superleggere di Rimowa. Il colosso del lusso francese Lvmh, che tra le altre cose possiede la più grande catena di duty free al mondo, ha annunciato l’acquisto dell’80% del gruppo tedesco per 640 milioni di euro. Rimowa è famosa per le sue valigie in alluminio e policarbonato, che ne fanno un’eccellenza con un posizionamento di fascia medio alta. Per il gruppo che fa a capo a Bernard Arnault che dagli Usa al Giappone ha investito in tutto il mondo, questa è la prima operazione in Germania. Il patron di Rimowa, Dieter Morszeck, resterà per gestire l’azienda familiare fondata a Colonia nel 1898 che quest’an#FSOBSE"SOBVMU no dovrebbe superare quota 400 milioni di ricavi. «Trasmettere questa avventura familiare al gruppo Lvmh - ha detto Alexandre Arnault, uno dei figli di Bernard Arnault, che affiancherà Morszeck nella gestione - permette di assicurare a tutti i nostri collaboratori un futuro promettente». Rimowa impiega 3.000 persone e vende i suoi prodotti in 65 paesi con circa 150 negozi, ma ora potrà contare su un colosso da 80 miliardi di capitalizzazione e 125mila dipendenti. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -B$BTTB[JPOFEFWFFTTFSQSPDFTTBUP(FPSHJPV QSFTJEFOUFEFMMJTUJUVUPEJTUBUJTUJDBOFM &5503&-*7*/* MILANO. La crisi greca? Tutta colpa di Andreas Georgiou. L’unico imputato nel processo sui bilanci truccati da Atene che hanno portato il paese al crac nel 2010. L’ex presidente dell’Istituto nazionale di Statistica (Elstat) - ha stabilito la Cassazione – deve essere processato con accuse che possono costargli l’ergastolo: atti contro l’interesse nazionale, abuso d’ufficio e falsificazione di dati. La sua responsabilità? Non quella di aver aperto il buco nei conti (nessuno è stato incriminato per questo) ma l’opposto: averlo scoperto e denunciato sei anni fa. «Un lavoro da boia», l’ha etichettato il quotidiano di Syriza Avgi, che ha costretto il governo di allora a rivedere al rialzo il debito, rendendo molto più dura l’austerity imposta dai cre- ditori. una cintura nera in Jiu jitsu, è Georgiou, che oggi vive in iniziata nel 2009. Quando con Maryland, è sereno: «Non rim- la bufera economica alle porte, piango nulla, ho solo aiutato la il governo di Atene l’ha richiamia patria» ha ripetuto in que- mato da Washington (dove lasti giorni. In suo soccorso sono vorava da 21 anni all’Fmi) per arrivati i colleghi economisti e certificare dei bilanci nazionali. la Ue: «Questo processo – ha Appena atterrato sotto il Partedetto il presidente dell’Euro- none, Georgiou ha intuito il gigruppo Jenepraio in cui roen Dijsselsi era infilato: bloem – è un %JKTTFMCMPFNQSFTJEFOUF debiti non ditragico erro- EFMM&VSPHSVQQP chiarati, vorare» e rischia di gini dei fondi EFDJTJPOFDIFQFTBTVJ pesare sui nepensioni sparigoziati per le OVPWJBJVUJBE"UFOF te nel nulla, nuove tranperdite di che di aiuti. aziende stataDue siti di crowdfunding attiva- li non calcolate correttamente. ti da professori universitari «Ho detto subito a tutti che ero hanno raccolto 30mila euro per lì per rompere con il passato», pagare le spese legali al capro ha raccontato, ingollando persiespiatorio della crisi ellenica. no l’hackeraggio dei colleghi La surreale vicenda del 56en- («si presentavano in riunione ne statistico, costretto a vivere con in mano copie delle mie sotto scorta in Grecia malgrado mail personali»). E quando ha -&1305&45& -FQSPUFTUFEFJ QFOTJPOBUJHSFDJ DPOUSPJUBHMJBHMJ BTTFHOJNFOTJMJTJ TPOPUSBTGPSNBUF JOTDPOUSJDPOMB QPMJ[JB4PUUP "OESFBT (FPSHJPV *.13&4&.&3$"5* 5*50-0 $IJV €*FSJ " "430." "" "$&" "$05&-(3061 "$4."(". "&%&4 "&''& "&3010350%*#0-0(/" "-#" "-&3*0/ ".#*&/5)&4*4 ".1-*'0/ "/*.")0-%*/( "/4"-%0454 "3&/" "4$01*"7& "45"-%* "45. 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Ben comprati i titoli della moda, con Ynap (+2,05%), Moncler (+1,9%) e Ferragamo (+1,6%), e del comparto auto, con Fca (+0,6%), Ferrari (+1,8%) ed Exor MILANO. 5*50-0 $/)*/%6453*"$0'*%& $0*."3&4 $0/"'*13&45*50 $3&%"35*(*"/0 $3&%&.*-*"/0 $3&%7"-5&--*/&4& $41 $5*#*01)"3." % %".*$0 %"%" %".*"/* %"/*&-* %"/*&-*3/$ %"5"-0(*$ %&-0/()* %&"$"1*5"%&-$-*." %*"403*/ %*(*5"-#304 %."*-(3061 & &%*40/3 &&.4 &*508&34 &-&/ &-*$" &.", &/"7 &/&&/&37*5 &/* &3( &3(:$"1*5"&413*/&5 &6,&%04 &6305&$) &903 &913*7*" ' '"-$,3&/&8"#-&4 '$"'*"5$)3:4-&3"65 '&33"(".0 '&33"3* '*%*" '*&3".*-"/0 '*-" '*/$"/5*&3* '*/&$0#"/, '/. '6--4*9 ( ("#&55*13040- ("41-64 (&'3"/ (&/&3"-* (&09 (38"45&*5"-*" (36110&%-&413&440 ) )&3" $IJV €*FSJ *FSJ 7"3 *OJ[JP BOOP NJO€ NBY€ DBQ JONJM EJ€ '0/%*$0.6/*"1&35*4*$"7*5"-*"/*&-644&.#63()&4*%&-0550#3& 5*50-* 5*50-0 7"3 *OJ[JP *FSJ BOOP 7"-€ 7"-€ %JGG PHHJ *FSJ NFTJ 5&- "$0.&"".&3*$"" "$0.&"".&3*$"" "$0.&"".&3*$"2 "$0.&""4*"1"$" "$0.&""4*"1"$2 "$0.&""4*"1"$*'*$0" "$0.&"#3&7&5&3." 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Andamento contrastato tra le banche: male Mps (-1,3%) e Unicredit (-1,08%), sulla parità Intesa e Ubi, bene Bpm (+2,2%) e Banco Popolare (+1,5%). Realizzi invece sulle reti di Snam (-1,1%) e Terna (-1%). 5*50-0 $IJV €*FSJ * *(3"/%*7*"((* *(% *-40-&03& *." *..4* */%6453*"&*// */5&,(3061 */5&,(30613/$ */5&316.1 */5&4"4"/1"0-0 */5&4"4"/1"0-03/$ */7&45&47*-6110 */8*5 *3$& *3&/ *4"(30 *4"(30";*0/*47*-6110 *58": *5"-$&.&/5* *5"-*"0/-*/& *5"-*"0/-*/&3/$ *5"-.0#*-*"3& *74(3061 + +67&/564'$ , ,3&/&3(: -"%03*" -"/%*3&/;0 -";*0 -&0/"3%0'*/.&$$"/*$" -69055*$" -7&/563&(3061 . .$ ."*3&5&$/*.0/5 ."33 ."44*.0;"/&55*#&7&3"(& .&%*"$0/5&$) .&%*"4&5 .&%*0#"/$" .&3*%*& .*%*/%6453:$"1 .*55& .0-&4,*/& .0-.&% .0/$-&3 .0/%"%03* .0/%057 .0/3*' .0/5&1"4$)*4* .07*&."9 .656*0/-*/& / /*$& /07"3& 0 0-*%"5" 01&/+0#.&5*4 *FSJ 7"3 *OJ[JP BOOP NJO€ NBY€ DBQ JONJM EJ€ 074 1 1"/"3*"(3061 1"3."-"5 1*"((*0 1*&33&1*/*/'"3*/" 1*26"%30 10-*(34'"645*/0 10-*(3"'*$*&%*503*"-& 101&.*-*"30."(/" 10140/%3*0 1045&*5"-*"/& 13&-*04 13&.6%" 13*."*/%6453*& 13:4.*"/ 3 3%&.&%*$* 3"*8": 3"55* 3$4.&%*"(3061 3&$03%"5* 3&1-: 3&5&-*5 3*4"/".&/50 30444 4 4"#"'41" 4"&4 4"&43/$ 4"'*-0(3061 4"*1&. 4"*1&.3*41 4"-*/**.13&(*-0 4"-*/**.13&(*-03/$ 4"3"4 4"7& 4&37*;**5"-*" 4&4" 4*"4 4*/5&4* 4/"* 4/". 40(&'* 4041"$& 45&'"/&45&'"/&-3*41 45.*$30&-&$53 5 5".#63* 5"4 5&$)/0(:. 5&$/0*/7&45*.&/5* 5&-&$0.*5 5&-&$0.*53/$ 5&/"3*4 5&3/" 5&3/*&/&3(*" 5&4.&$ 5*4$"-* 50%4 504$"/""&301035* 53&7*'*/*/% 595&40-65*0/ 6 6#*#"/$" 6/*$3&%*5 6/*$3&%*53*41 6/*106/*10-4"* 7 7"-40*" 7*"/*/* 7*5503*""44 : :009 ; ;*(/"(07&530 ;6$$)* ;6$$)*3/$ la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& -FUUFSF $PNNFOUJ *EFF 0-*("3$)*"&%&.0$3";*" 1SPTFHVFJMEJCBUUJUPBQFSUP JMPUUPCSFEBMMFEJUPSJBMF EJ&VHFOJP4DBMGBSJ *ORVFTUPTQB[JPPTQJUFSFNP DPNNFOUJTVMUFNB -FQPDBEFMMJOHJVSJB $ -"%&.0$3";*"*/$&35" $033"%0"6(*"4 DBVHJBT!SFQVCCMJDBJU (6*%0$3"*/; 3 IVELA molte cose l’appassionato dibattito su democrazia e oligarchia suscitato dall’articolo di Eugenio Scalfari e dal confronto stesso fra Gustavo Zagrebelsky e Matteo Renzi, come dimostrano le tante lettere arrivate al giornale. È una passione che segna da tempo i confronti e le assemblee pubbliche sulla riforma costituzionale: non mi riferisco qui (e non mi riferirò) alla “animosità da talk show” di alcuni protagonisti ma alla passione vera di molti cittadini, portati ad ingigantire sinceramente i rischi per la democrazia e a sentire vicina una sua crisi radicale ed irrimediabile. Non a caso stiamo parlando soprattutto del popolo della sinistra (quello della destra appare molto meno angosciato, esattamente come i suoi leader) ed ha qualche ragione il lettore che scrive in modo icastico: “la scomparsa di una identità di sinistra ha spalancato i cancelli dello zoo che ci circonda”. È questo popolo orfano di identità a muoversi, talora in modo esasperato, ed a spingerlo non è — o non è solo, a me sembra — la tradizionale “paura del tiranno”, su cui comunque non è lecito ironizzare. È qualcosa di più profondo e non ci parla di un immaginario “altrove”, ci parla di noi e delle nostre inquietudini. Per questo quella passione, portata talora a trasformarsi anch’essa in animosità, non va lasciata a se stessa e certo non può esser considerata solo il residuo di una sinistra ideologica. Per questo è “obbligatorio” passare dalla pancia (in primo luogo dalla nostra pancia) alla testa (in primo luogo alla nostra testa) come ha invitato a fare Mario Calabresi. In questo passaggio ci aiuta certo la discussione classica su questi temi, e anche quella relativa alla democrazia novecentesca: una democrazia che ha sullo sfondo i processi di industrializzazione e il delinearsi della società di massa, la conquista del diritto di voto e l’affermarsi dei partiti di massa. Ci aiuta ancor di più, forse, una riflessione sulle ansie e sullo spaesamento indotti dal declinare di quella democrazia, dal suo incrinarsi per il drastico modificarsi della realtà sociale e culturale su cui si basava. Indotti, anche, dal contemporaneo e altrettanto radicale modificarsi delle modalità della politica. Viene da qui quello spaesamento, viene da qui quell’angoscia, e con questo dobbiamo misurarci. Diversi anni fa Bernard Manin, ricordato ieri da Nadia Urbinati, ha aperto la riflessione sulla “democrazia del pubblico” — sul trasformarsi cioè della comunità dei cittadini in una platea di telespettatori — e a questo si è aggiunta e sovrapposta poi la realtà della rete. Spettacolarizzazione della politica e delinearsi dei partiti personali hanno preso corpo insieme (e già prima della “discesa in campo” di Silvio Berlusconi, per quel che ci riguarda) logorando l’insediamento dei partiti della società e portando in ultima istanza, per dirla con Ilvo Diamanti ed altri, a partiti senza società e a leader senza partiti. Altri pilastri della democrazia novecentesca sono andati in crisi nei decenni scorsi, nel declinare dell’“età dell’oro” dell’Occidente. Quel declinare ha posto infatti in discussione le modalità tradizionali del welfare, così centrale per le democrazie occidentali (lo ha ricordato spesso con grande lucidità Ezio Mauro): sarebbe stato necessario un ripensamento generale sulle sue modalità e sulle possibilità di un suo allargamento — non di un suo restringimento — nel nuovo scenario che si è delineato, ma quel ripensamento non è venuto. Non è venuta neppure una riflessione sulla formazione e sulla selezione della classe dirigente, assolutamente urgente nel deperire e talora nel crollare delle precedenti forme dell’agire politico. E nel dilagare — non solo nel ceto politico — di forme di corruzione che hanno fatto impallidire quelle del passato. C’è questo insieme di nodi, a me sembra, dietro le riflessioni sempre più insistite su $PNFMBEFNPDSB[JBGBMMJTDF, per citare un libro di Raffaele Simone. C’è questa stessa ansia, questa stessa avvertita urgenza in un comune sentire sempre più diffuso, e non stupisce riconoscerlo nelle molte lettere giunte a MB3FQVCCMJDB o nei molti interventi che rendono talora incandescenti i confronti pubblici sulla riforma costituzionale. E che rischiano troppo spesso di renderli improduttivi, scontri fra opposte sordità, come avviene anche per due dei nodi evocati dal confronto fra Renzi e Zagrebelsky. In questo quadro di incertezze e disorientamenti, ad esempio, l’ipotesi di governi stabili diventa anche in molte assemblee e dibattiti non un segno di salute della democrazia ma quasi un rischio. E la sacrosanta attenzione al mantenimento e al rafforzamento delle figure e degli organi di garanzia porta talora a capovolgere la realtà: così è considerata addirittura un vulnus la norma che in realtà innalza il quorum necessario per l’elezione del Presidente della Repubblica, portandolo dalla maggioranza assoluta ai tre quinti dei votanti, e quindi al di fuori della portata di chi governa (a meno di non ipotizzare una assemblea letteralmente dimezzata nelle presenze, come ha fatto ieri Salvatore Settis). Evitare forzature polemiche o distorsioni è il primo passo per misurarsi con i nodi di fondo: sono nodi ineludibili e forse è un bene, non una iattura, che siano balzati in primo piano con tanta prepotenza. Lo è, per lo meno, se ad essi iniziamo faticosamente a dare alcune prime risposte. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" "ESJBOP7FSMBUPBWFSMBUP!MJCFSPJU giornalista, diciamolo, è Marco Travaglio che è in effetti uno dei più abili e ostinati polemisti, dotato di un formidabile archivio e di una memoria prodigiosa. Non piace nemmeno a me il tono irridente che spesso assume, tanto più che, forte dei suoi argomenti, potrebbe avere risultati più convincenti se moderasse i frequenti sorrisetti che piaceranno forse ai già convinti ma possono avere effetti controproducenti sugli indecisi. Tattica, diciamo. In giro c’è ancora qualcuno che si dispiace nel veder deridere, più che contraddire, l’uomo che in questo momento copre il ruolo di capo del Governo. Non si tratta di avere o no simpatia, ma di quel tanto di rispetto che le famose (e logore) istituzioni meritano — prima del caos. L’aria del tempo è un po’ così dappertutto, basta pensare a che cosa sono ridotti i dibattiti pre-elettorali negli Stati Uniti, democrazia leader dell’Occidente, per rabbrividire. D’altronde in Italia siamo arrivati alle ingiurie urlate in coro nelle piazze che rappresentano un salto vertiginoso verso l’annullamento di ogni parvenza politica. Infatti, quando poi gli urlatori sono chiamati a * -FUUFSF 7JB$SJTUPGPSP $PMPNCP 3PNB 'BY *OUFSOFU SVCSJDBMFUUFSF !SFQVCCMJDBJU L NOTO 1FSDIÏ'FSSBOUF EPWSFCCFTWFMBSTJ .BSHIFSJUB4NFSBMEJ 7FOF[JB Sul caso Elena Ferrante contraddico Michele Serra: ho amato Stevenson dopo aver amato la sua vita. Come faremmo a leggere Proust senza conoscere la sua vita e il suo volto? Come faremmo a leggere Oscar Wilde senza sapere ciò che ha sofferto? svogliati. Facciamo un passo alla volta e cominciamo a dire nelle scuole che cos’è la plusdotazione, che il 5% degli studenti italiani lo è. 5FMFGPOJOPFWFMPDJUË EVFQFSJDPMJJOVOP (JPWBOOJ$BSEFMMJOP "PTUB Alcuni giorni fa è morta una giovane alla guida mentre con il -P4UVEFOU"DU FJSBHB[[JiQMVTEPUBUJw -BNBDB governare, si vedono i risultati. L’estate scorsa, rileggendo “L’uomo senza qualità”, mi sono imbattuto (capitolo 72, “La scienza sorride sotto i baffi”) in una frase che un po’ s’adatta al nostro caso. Quel grande romanzo uscì poco meno di un secolo fa, quando una certa aria si poteva già cogliere. Scrive Musil: «È un fatto che almeno il secondo pensiero di ciascun uomo posto davanti a una manifestazione soverchiante, sia pure una visione di bellezza, è oggi il seguente: non me la dai a bere, ti metterò a posto io! Questa smania di rimpicciolire tutto, che domina un secolo aizzato e aizzante, non è quasi più la naturale divisione della vita in volgarità e nobiltà, piuttosto un autolesionismo dello spirito, un inqualificabile piacere di vedere il bene abbassarsi e lasciarsi distruggere con meravigliosa facilità». Non è, ripeto, calzante al cento per cento, ma per quel tanto che sfiora il nostro argomento aiuta a capire che cosa abbiamo perso riducendo non dico la famosa “dialettica” ma anche la semplice discussione a derisione o ingiuria. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" cellulare immortalava il tachimetro della sua auto che indicava 170 km/h. Tutti si sono schierati, giustamente, contro l’uso del telefonino da parte di chi guida. Nessuno ha commentato il fatto che la giovane viaggiasse alla velocità di 170 km/h. Perché? Perché ormai sono tantissimi coloro che viaggiano, impunemente, a folle velocità. Quando si guida, le distrazioni possono essere moltema una distrazione di pochi secondi, viaggiando a 120 km/h, .*$)&-&4&33" 4JMWBOB$BTUFMMVDDIJP Lo “Student Act” parla di borse di studio e fondi per i talenti. Ma stiamo molto attenti a non prendere in giro chi come me, genitore di 2 bambini certificati “plusdotati”, affronta quotidiane difficoltà con la scuola solo per farsi ascoltare. Sono 3 anni che ricevo porte in faccia dalle istituzioni scolastiche per spiegare come sono fatti questi ragazzi e di cosa hanno bisogno. Talento non è QI elevato; certo anche quello, ma c’è molto di più. I “talenti” non è detto che a scuola vadano bene, se non vengono riconosciuti e valorizzati. Non c’è formazione universitaria per insegnanti, psicologi, pediatri. E gli insegnanti spesso si sentono messi in discussione nel loro modo di lavorare quando gli si dice che i nostri figli sono diversi. Sta a noi genitori trovare le forze emotive, fisiche ed economiche per identificarli e sostenerli. Quindi una ricerca del talento nella secondaria come da Student act, certo!, ma non dimentichiamoci che questi ragazzi hanno fatto la primaria e molti di loro hanno visto spegnere il loro fuoco da insegnanti impreparati o %JSF[JPOF .BSJP$BMBCSFTJ%*3&5503&3&410/4"#*-& '0/%"503&&6(&/*04$"-'"3* ARO Augias, al referendum voterò sì. Non interessa ad alcuno, ma questo stillicidio di dichiarazioni, di accuse, di talk show preparati per attizzare la polemica, mi hanno esasperato. Alcune sere fa, un noto giornalista polemista, si è rivolto al presidente del Consiglio con modi ed epiteti così irrispettosi che mi hanno fatto pensare ad una deriva oramai irreversibile. Ma esistono ancora persone che dicono: “Non sono d’accordo”, “Lei si sbaglia”, “I miei dati sono diversi dai suoi”? Si deve fare sempre spettacolo con atteggiamenti più provocatori che da dibattito, anche da parte di un professionista dell’informazione? Badi che non dico che tutte le affermazioni fossero sbagliate, ma, vivaddio, un po’ di rispetto per l’interlocutore è d’obbligo. Chiudo dicendo che il mio Sì non sarà fideistico, ma pragmatico. Alcune cose potrebbero essere migliorate, è evidente, ma allora, aspettando la perfezione continuiamo a rimandare ai posteri? 7*$&%*3&5503*'BCJP#PHP%BSJP$SFTUP%JOB (JBOMVDB%J'FP "OHFMP3JOBMEJ"35%*3&$503 (JVTFQQF4NPSUP $"103&%"5503&$&/53"-&$MBVEJP5JUP $"103&%"5503&7*$"3*04UFGBOJB"MPJB $ OME un qualunque giornalista compreso nel suo ruolo, il fondatore di Wikileaks Julien Assange, nell’imminenza del voto americano, ha reso noto che renderà pubblico “materiale significativo”. Assange gode di fama mondiale in quanto, diciamo così, de-secretatore universale. Nella sua concezione della galassia informatica tutto deve essere “in chiaro” e tutto pubblico, perché l’opacità è l’arma del potere per tenere in scacco i cittadini. Questa sorta di glasnost totale, strappata alle caste di ogni ordine e grado, ha fatto di Assange una specie di eroe della libertà d’informazione, soprattutto tra chi è convinto che la rete sia la terra promessa dell’autogoverno. L’aura vincente di Assange, in quanto desecretatore a priori di tutto il desecretabile, è quella del liberalizzatore neutrale e “oggettivo”, contro le manipolazioni interessate dei potenti. Ma nel momento stesso in cui pubblica dati sui protagonisti delle elezioni americane alla vigilia delle elezioni americane, Assange si manifesta — come chiunque pubblichi qualcosa — come un attore della scena mediatica; un opinion maker; un direttore responsabile. La finzione (non saprei dire se più ingenua o più ipocrita) che siano “i file” a parlare è, appunto, una finzione. A parlare è Assange, che come ogni giornalista, ogni editore del mondo, sceglie come e quando rendere pubblici materiali in suo possesso. Con una visibilità enorme e — dunque — un potere enorme. Non riesco a fidarmi di un uomo di potere che fa finta di non esserlo. forse ci può stare. La stessa distrazione, a 170/180 km/h, può essere fatale. Multiamo pure chi usa il telefonino mentre guida, ma multiamo anche chi supera i limiti di velocità. $PTÖ3BJDBODFMMB JMSJUPEFMMBEPNFOJDB 3PCFSUP.B[[PMFOJ Da decenni, la domenica mattina, abbiamo il rito di vedere i film trasmessi da Rai Tre. A questa dolce abitudine si è presto affezionata anche la nostra bambina. Innumerevoli i capolavori che abbiamo conosciuto grazie a Rai Tre e Rai Movie. Da questo mese i film sono stati sostituiti da una striscia news, un programma sulla natura (dove si parla ancora un volta di cibo) e uno di approfondimento politico. Su Rai Movie sono state introdotte numerose interruzioni pubblicitarie. È deprimente vedere che in tv anche quel piccolo spazio culturale che rimane debba essere sacrificato in nome della raccolta pubblicitaria e che si fa di tutto per rendere la domenica un giorno di schizofrenia come gli altri. 2VFMMBQSPGFTTPSFTTB OPOÒ6SCJOBUJ Il finale del mio articolo di ieri — “Referendum, se il confronto chiude il ring” — ha dato adito a un equivoco tra alcuni lettori. Voglio precisare che quando citavo la “professoressa della Sapienza” non mi riferivo a Nadia Urbinati, che invece insegna alla Columbia University ed è una collaboratrice del nostro giornale. ND ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" (SVQQP&EJUPSJBMF-&TQSFTTP4QB %JSFUUPSJDFOUSBMJ 1JFSBOHFMP$BMFHBSJ130%6;*0/&&4*45&.**/'03."5*$* 4UFGBOP.JHOBOFHP3&-";*0/*&45&3/& 3PCFSUP.PSP3*4034&6."/& $FSUJGJDBUP"%4O EFM $0/4*(-*&3*.BTTJNP#FMDSFEJ"HBS#SVHJBWJOJ "MCFSUP$MÛ3PEPMGP%F#FOFEFUUJ 'SBODFTDP%JOJ4JMWJB.FSMP&MJTBCFUUB0MJWFSJ -VDB1BSBWJDJOJ$SFTQJ.JDIBFM;BPVJ %JWJTJPOF4UBNQB/B[JPOBMF 3&410/4"#*-&%&-53"55".&/50%"5*%-(4/ ."3*0$"-"#3&4*3&(*453";*0/&53*#6/"-&%*30."/ %&- -BUJSBUVSBEFiMB3FQVCCMJDBwEJMVOFEÖ PUUPCSFÒTUBUBEJDPQJF $PEJDF*44/POMJOF $0/4*(-*0%*"..*/*453";*0/& 13&4*%&/5&$BSMP%F#FOFEFUUJ "..*/*453"503&%&-&("50.POJDB.POEBSEJOJ 7*"$3*450'030$0-0.#030." %*3&5503&(&/&3"-&$PSSBEP$PSSBEJ 7*$&%*3&5503&(JPSHJP.BSUFMMJ 3&%";*0/&$&/53"-&30."7*"$3*450'030$0-0.#05&- ■3&%";*0/&.*-"/07*"/&37&4"5&-■3&%";*0/&503*/07*"#36/0#60;;*5&-■3&%";*0/�-0(/"7*"-&4*-7"/*5&-■3&%";*0/&'*3&/;&7*""-'0/40-"."3.03"UFM■3&%";*0/&/"10-*3*7*&3"%*$)*"*" 5&-■3&%";*0/&(&/07"7*"30$$"5"(-*"5"$&$$"3%**/55&-■3&%";*0/&1"-&3.07*"13*/$*1&%*#&-.0/5&$5&-■3&%";*0/&#"3*$03407*5503*0&."/6&-&**5&-■16##-*$*5®"."/;0/*$7*"/&37&4".*-"/045".1"&%*;*0/*5&-&53"4.&44&■#"3*%&%"-0-*5045".1"43-7*" 4"7&3*0.*-&--" ■$"5"/*"&5*441";0/"*/%6453*"-&7***453"%"■-*703/03050$0-0341"7*"%&--"35*(*"/"50■."/507"3050$0-0341"7*"('-6$$)*/*■1"%&3/0%6(/"/0.* 3050$0-0341"7*"/";"3*04"630■1"%07"3050$0-0341"7*"-&%&--"/"7*(";*0/&*/5&3/"■30."3050$0-0341"7*"%&-$"4"-$"7"--"3*■4"44"3*3050$0-03 41";0/"*/%6453*"-&13&%%"/*&%%"/03%453"%"/4/$■(044&-*&4#&-(*0 &63013*/5&34""7&/6&+&"/.&3.0;■."-5".*--&3/&8413*/5-*.*5&%.*--&3)064&"*310358":5"39*&/30"%-62"-2"■(3&$*".*-,30%*(*5"-)&--"4-5%)&1)"&4506453&&5,0301*(3&&$&■"##0/".&/5**5"-*"$$1/30." ■"//0$0/4%&$&/1045" &6304&55&/6.&3* &630■4&*/6.&3* &630$*/26&/6.&3* 5&-%"5&-&'0/*16##-*$*0$&--6-"3* &."*-"##0/".&/5*!3&16##-*$"*5"33&53"5*&4&37*;*0$-*&/5*8884&37*;*0$-*&/5*3&16##-*$"*5&."*-4&37*;*0$-*&/5*!3&16##-*$"*55&-%"5&-&'0/*16##-*$*0$&--6-"3* (-*03"3*40/0%"--6/&%¹"-7&/&3%¹ *-$0450."44*.0%&--"5&-&'0/"5"%"3&5&'*44"μ%*$&/5"-.*/650$&/5%*&630"--"3*41045"*7"*/$-64" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& -FUUFSF $PNNFOUJ *EFF *- %*#"55*50 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXFMF[JPOJJOUFSOPJU XXXFVSPQBFV 3FQVCCMJDBIBEFDJTPEJPTQJUBSFJORVFTUPTQB[JPJOUFSWFOUJQSPFDPOUSPMBSJGPSNB DPTUJUV[JPOBMFJOWJTUBEFMMBTDFMUBEFMEJDFNCSFQFSMBODJBSFVOEJCBUUJUPDIFWBEBPMUSF MFHSJEB6ODPOGSPOUPBQFSUPJFSJEBMMFEJUPSJBMFEFMEJSFUUPSF.BSJP$BMBCSFTJFEBMMFMFUUFSF EFMQSFTJEFOUFFNFSJUP(JPSHJP/BQPMJUBOPFEFMQSPGFTTPSF4BMWBUPSF4FUUJT *-3"550%&6301" -"(3".*(/" /";*0/"-*45" ."44*.03*7" ."*0%*$0/0"--0##-*(0 %*4$)*&3"34*46-3&'&3&/%6. 30#&350&4104*50 dare voce, all’interno del dibattito aperto da 3FQVC CMJDB sul referendum del 4 dicembre, a una parte non esigua di italiani che vivono con crescente disagio, e anche un certo fastidio, questa vicenda. Ciò trapela dalla tendenza, dimostrata da più personalità del mondo della politica, a sottrarsi alla domanda asfissiante, loro continuamente rivolta da mezzi di informazione, talk show e anche colleghi e amici, di rendere pubblico il loro voto. Per alcuni di essi si tratta di riserbo istituzionale di chi ha occupato, o ancora occupa, cariche di particolare rilievo pubblico e che dunque ritiene di dover restare, se non al di sopra delle parti, almeno fuori dallo scontro diretto. Magari cercando di approfondire i contenuti del quesito referendario, senza esibire subito la propria scelta. Ma non si tratta solo di questo, come dimostra il silenzio eloquente di importanti figure della cultura italiana — filosofi, storici, scrittori — sempre più proclivi a trarsi fuori da quello che è destinato a diventare il mantra di queste prossime settimane, sì o no, in un quadro in cui ogni altra risposta, più argomentata, come ogni altra distinzione, è esclusa in linea di principio. E anzi stigmatizzata, come inutile perdita di tempo o incapacità di decidere, da entrambi gli schieramenti. Credo si debba evitare l’interpretazione, assai facile, che si tratti di una sottrazione di responsabilità o addirittura di una manifestazione di qualunquismo. Del timore di schierarsi per 7 ORREI non inimicarsi una parte — il cinquanta per cento — degli elettori potenziali. Non è così. Almeno per alcuni, come chi scrive, non è così. Non c’è, in questo atteggiamento, nessun timore del conflitto. Che — come ha spiegato Machiavelli — è il sale della politica, la sua condizione costitutiva. Senza la differenza, e anche il contrasto aperto, viene meno la ragione, e anche il linguaggio della politica. Semplicemente, non è il nostro conflitto. Non è un conflitto affermativo — tra visioni delle cose, modelli socio-culturali, opzioni sulle condizioni di vita dei cittadini. Ma un conflitto negativo. In cui ciò che conta è contraddire, indebolire, umiliare l’avversario. Non tanto per ciò che dice, ma per ciò che simbolicamente rappresenta, se non per il suo stesso modo di essere. Di volta in volta contestato, offeso, dileggiato dal fronte avverso. Un conflitto che si è colorato, nel tempo, di umori e sfide personali, cui alcuni, o molti, che non amano accodarsi a schieramenti precostituiti, si sentono estranei. Non è stato così per alcuni referendum precedenti che hanno contribuito a fare la storia di questo Paese. Affermando, talvolta, posizioni costitutive della nostra civiltà politica, giuridica, culturale. Essi vertevano sulla difesa o la rivendicazione di diritti fonda- #6$$)* mentali, sul modo di intendere il senso e le finalità della nostra convivenza, sulla parità di genere e di possibilità di vita, su scelte bioetiche e biopolitiche decisive per la società contemporanea. Certo, anche un referendum sulla Costituzione, nessuno più di esso, può svolgere una funzione simile. Ma non se è presentato — inizialmente dal Presidente del Consiglio — e poi interpretato da entrambe le parti in causa in una maniera esacerbata, aggressiva, fatta di valutazioni esagerate o di previsioni apocalittiche da scontro finale tra bene e male, tutto e nulla, progresso o restaurazione, come ha notato ieri anche il Direttore di questo giornale. Questa modalità fa di un istituto utile, e anche necessario, della democrazia rappresentativa — visto che immette in essa un elemento vitale di democrazia diretta — un dispositivo propriamente teologico-politico. Perché basato su una bipolarità escludente tra il sì e il no e dunque su una concezione teologica e metafisica della politica. Non mi pare sia il modo migliore per superare antipolitica e populismo. Tale procedura unisce il corpo politico attraverso una drastica frattura che lo spacca tra campi avversi e inconciliabili. Per secoli, o millenni, la metafisica si è costituita su alternative bipolari tra bene e male, essere e divenire, ordine e conflitto. È proprio quanto dovremmo, a partire dal 5 dicembre, cercare di lasciarci alle spalle. Ma è una speranza fondata? -BVUPSFÒQSPGFTTPSFEJ'JMPTPGJB UFPSFUJDBBMMB/PSNBMFEJ1JTB ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" cosa è la persona che ha una tendenza omosessuale o anche che cambia sesso», ha detto l’altro giorno Papa Francesco per spiegare quanto dichiarato in Georgia a proposito dell’ideologia gender. «Un’altra è fare insegnamenti nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità: io chiamo questo colonizzazione ideologica», ha concluso il Pontefice. Ma a quali insegnamenti si riferisce esattamente Papa Francesco? Che cosa vuol dire “cambiare la mentalità”? Cos’è questo benedetto “gender” di cui tanto si parla e che, di fatto, è solo il termine inglese per il quale esiste ovviamente una traduzione italiana, ossia l’espressione “genere”? Papa Francesco non fa altro che ripetere quanto già detto altre volte: il gender a scuola è un’ideologia pericolosa. Dando così credito a quanti sostengono che ormai, nelle scuole, si insegnerebbe ai più piccoli che possono scegliere se essere ragazzi o ragazze, cambiare sesso a piacimento, e decidere quali tendenze sessuali privilegiare o meno. Ma è questo che si insegna a scuola oggi? Se veramente fosse così, anch’io sarei molto preoccupata. Come potrebbero d’altronde raccapezzarsi un bimbo o una bimba se venisse detto loro che tutto si equivale, che non c’è alcuna certezza identitaria, e che si può essere di giorno ragazzi e di notte ragazze o viceversa? Il punto, però, è proprio qui: a nessuno passa oggi per la testa di colonizzare la men- 6 NA te dei bambini con tali fandonie, tali bugie, tali assurdità. Perché è di questo che si tratta quando si pretende che sesso, genere e orientamento sessuali siano solo il frutto di una scelta e che basterebbe quindi insegnare ai più piccoli il valore delle decisioni individuali affinché diventino omosessuali o trans, «giustificando e normalizzando ogni comportamento sessuale», come scrivono associazioni come ProVita, Giuristi per la vita o la Manif Pour Tous Italia. «Lasciate che le ragazze siano ragazze. Lasciate che i ragazzi siano ragazzi», recita lo slogan di un video prodotto proprio per spiegare «l’ideologia gender in meno di tre minuti», senza rendersi conto che, mischiando realtà, fiction e fantasmi, sono questo tipo di spot a creare confusione e paura. Ma procediamo con ordine. Cosa si sceglie nella vita? Cosa si costruisce o si decostruisce a piacimento? Di scelte, nel corso della propria esistenza, se ne fanno molte. Nessuna, però, riguarda il proprio essere donna o uomo, oppure la propria eterosessualità o la propria omosessualità. Il genere e l’orientamento sessuale non si scelgono, non si cambiano, non si curano. Sono elementi dell’identità di ciascuno di noi, quell’identità con la quale, prima o poi, tutti dobbiamo fare i conti, anche quando ci sono cose che vorremmo che fossero diverse, cose che magari non sopportiamo di noi stessi, cose con le quali, però, non possiamo far altro che convivere. E allora capita — perché la vita è anche questo — che un così, s’intende, perché un po’ di piombo nelle ali del tacchino magiaro non guasta. Ma non c’è poi da fare gran festa se oltre la metà degli ungheresi ha disertato l’appello al plebiscito del “Viktatore” di Budapest. Si può star certi, infatti, che Viktor Orbán continuerà la sua guerra contro la costruzione di un’Europa federata. Già il rigetto di ogni pur minima quota di accoglienza di migranti da parte di Budapest è stato un atto gravemente ostile a quel principio della solidarietà mutualistica fra i soci su cui si fonda il processo d’integrazione continentale. Ora sarebbe vano sdrammatizzare: quel rifiuto, blindato addirittura con il filo spinato, rappresenta tanto nei mezzi quanto nei fini un attentato deliberato contro l’identità culturale e civile del progetto europeo. Non è, però, che si possa attribuire ogni responsabilità di questa regressione soltanto alle sempre più palesi pulsioni parafasciste di Orbán. Con ogni probabilità costui non avrebbe trovato il coraggio di lanciare una simile sfida se tanto da Bruxelles quanto dalle capitali più influenti avesse ricevuto richiami inequivocabili e tempestivi. Così, purtroppo, non è accaduto. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha sì dichiarato “inaccettabili” le posizioni assunte dall’Ungheria (insieme a Polonia, Cechia e Slovacchia) ma senza mai colpo ferire in tema di conseguenti sanzioni. E quando proprio il nostro premier ha cercato di prendere per il bavero l’arroganza di Orbán dicendo che non si possono incassare i miliardi dell’Unione e poi rifiutarsi di pagare pegno, nessuno ha fiatato né a Bruxelles né altrove. Un silenzio di fatto connivente che a Budapest hanno avuto buon gioco a interpretare come una licenza ad alzare il prezzo. Cosicché in questo clima di ignavia generale non si è neppure colto l’aspetto più velenoso della domanda che Orbán ha sottoposto al voto popolare mettendo in esplicita contrapposizione i poteri dell’Unione con quelli del Parlamento nazionale. Non solo una formula furbesca per catturare più facilmente i consensi, ma molto peggio: una chiara provocazione politica in favore di un’integrazione continentale ispirata al modello vetero-gollista della cosiddetta “Europa delle patrie”. Ovvero il più possibile lontana e immune da ogni ambizione e potere federali. Obiettivo che l’astuto Orbán ha l’abilità — al contrario degli impulsivi britannici — di perseguire costituendo all’interno dell’Unione una sorta di quinta colonna antifederalista che, oltre ai tre soci del Quartetto di Visegràd, può trovare sponde nell’estrema destra francese, italiana e tedesca. Il nazionalismo è una gramigna infestante. Attenzione, quindi. Anche se in parte abortito il lancio del missile antieuropeo del governo di Budapest usa un carburante altamente infiammabile qual è il ricorso ai plebisciti convocati in nome della nazione. Nelle sue lezioni sulla civiltà europea, Lucien Febvre diceva: «Nazioni e nazionalità sono dei prodotti esplosivi, dei prodotti pericolosi. Da quando sono stati creati da quella chimica profonda che si elabora al fondo dei popoli, non c’è più stata, in realtà — domando perdono ai sogni e ai sognatori — non c’è mai più stata Europa possibile». Il grande storico delle "OOBMFTsi riferiva a vicende secolari, ma le sue parole suonano di un’attualità sconcertante. . 4&*-(&/%&3"4$60-""*65" "$0.#"55&3&-&%*4$3*.*/";*0/* .*$)&-"."3;"/0 bambino, fin da quando è piccolo, sia profondamente convinto di essere un bimbo nonostante si ritrovi prigioniero di un corpo femminile, e allora sia costretto a passare anni ed anni a cercare di risolvere il divario drammatico e doloroso che vive tra la propria identità di genere e il proprio sesso biologico, senza alcuna volontà di sovvertire “l’ordine naturale delle cose”, al solo scopo di trovare una qualche armonia con se stesso. Esattamente come capita che, fin da quando è piccola, una bambina sia attirata dalle altre bimbe senza per questo essere meno bambina delle amiche o delle compagne attirate dai bambini. L’orientamento sessuale, esattamente come l’identità di genere, non è una “tendenza” che si può o deve contrastare; è un modo di essere e di amare il cui valore non cambia solo perché si è omosessuali invece che eterosessuali, e quindi si amano persone dello stesso sesso invece che persone dell’altro sesso. L’unica cosa che si può “costruire” o “decostruire” è la rappresentazione che ci si fa del proprio genere o del proprio orientamento sessuale, imparando o meno ad accettarsi per quello che si è, senza cedere alle pressioni di chi vorrebbe che fossimo diversi da come siamo. Qualcuno potrebbe a questo punto chiedersi che c’entra la scuola in tutto questo, e perché si dovrebbero affrontare tematiche legate al genere o all’orientamento sessuale con i più piccoli invece che, come ripetono in molti, limitarsi a insegnare loro a leggere, scrivere e contare. Ma lo scopo della scuo- la non è anche, e forse soprattutto, quello di aiutare le bambine e i bambini a trovare le parole giuste per qualificare quello che vivono, mettere un po’ di ordine nel mondo che li circonda e riuscire a non vergognarsi per quello che sono e quello che provano? Uno degli scopi della scuola non è anche quello di costruire i presupposti di un vivere-insieme in cui ci si accetta reciprocamente indipendentemente dalle proprie differenze? Non stiamo assistendo, proprio in questi ultimi mesi, a episodi di bullismo e di violenza verbale o fisica nei confronti dei “diversi”? È strano che proprio coloro che vogliono tanto difendere i propri figli non siano poi sensibili ai tentativi che si stanno cominciando a fare nelle scuole proprio per proteggere tutti i bambini e tutte le bambine, insegnando che essere una ragazza non significa né essere inferiore a un ragazzo né amare necessariamente le bambole o il colore rosa, oppure che un maschietto resta un maschietto anche se non è attirato dalle bambine. È strano che anche il Papa, che pure spiega che “la vita è vita e le cose si devono prendere come vengono”, prenda alla lettera le fandonie di chi ripete che a scuola si insegna a scegliere il proprio genere e il proprio orientamento sessuale, mentre di fatto si cerca solo di lottare contro le discriminazioni e il bullismo di cui sono vittime innocenti le persone omosessuali e trans, che non hanno scelto niente, appunto, esattamente come le persone eterosessuali. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" EGLIO ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" .&3$0-&%¹ 0550#3& .&3$0-&%¹ 0550#3& *-3"$$0/50 4FMBMJCFSUË SFOEFGFMJDJ JOPTUSJGJHMJ ."55&0#6440-" '050(3"'*&%*"-"*/-"#0*-& -BCFMMF[[BEFMMBHJPJBOFHMJTDBUUJEJ"MBJO -BCPJMFFEFMMBTVBUSJCáEJTFJCBNCJOJ/POVOB NFUBEBSBHHJVOHFSFNBVOUFNQPEBEJGFOEFSF gni genitore desidera che i suoi figli siano felici. Ci danniamo per fornire loro gli strumenti per ottenerla, la felicità, intimamente convinti che esistano percorsi ben precisi, senza i quali sarà tutto più difficile. Viviamo schiavi di quest’idea che la felicità sia una meta da raggiungere, non un luogo da abitare, e se devi arrivare in un posto ciò che conta è avere i mezzi per conseguire il risultato prima possibile. In sicurezza. Perciò ecco, dopo la fondamentale educazione scolastica: i mille impegni di cui infarciamo le loro giornate per avvantaggiarli, l’agonismo sportivo caldeggiato, a volte, da genitori che sembrano quasi dover lenire le proprie frustrazioni giovanili, le attività alle quali li iscriviamo ormai di default, perché le fanno tutti, con la preoccupazione che non restino tagliati fuori, lo smartphone a dieci anni per sapere sempre dove sono e poterli seguire di continuo, l’auspicio delle frequentazioni giuste, tutto ciò che ci illude di fornire ai figli un’assicurazione sul futuro, di favorire l’individuazione il più precoce possibile di una via. Di poterla, quella via, indirizzare e controllare. “Per il loro bene”, ci diciamo. Una frenesia imposta che trasforma sempre più l’infanzia in un lavoro, riducendo al minimo un elemento indispensabile per una crescita serena: il diritto all’autodeterminazione. Un bell’insegnamento a tal proposito ci arriva dal fotografo Alain Laboile. Laboile è padre di sei figli, da qualche anno documenta il tempo passato in aperta campagna nel sud della Francia, assieme a loro, raccogliendo i suoi scatti nell’album -B 'BNJMMF. Da quando questo album è stato reso pubblico sul web, migliaia di persone attendono ogni giorno nuove immagini di questa tribù francese che sembra vivere in un universo parallelo rispetto al nostro. In quel mondo, i figli di Laboile vengono ripresi mentre giocano a cielo aperto fra boschi, stagni, rotolandosi in mezzo al fango, a stretto contatto con animali e con una materia accogliente e primigenia: la terra. Che appare qui metafora di ciò che terrorizza ogni genitore: lo sporco, le sbucciature, le incognite, le cadute. I rischi. A guardarle, queste foto, a scrutare gli sguardi di questi bambini si scopre una bellezza potente: quella della pura gioia. Sembrano dirci che la felicità non è tanto un luogo, ma un tempo, e che quel tempo dovremmo difenderlo. Viene da chiedersi se non stiamo sbagliando, almeno in parte, affannandoci a fornire continuamente strumenti invece di investire sulla presenza – non sull’ingombranza – cercando di proteggere i nostri figli dal contatto diretto col mondo, limando libertà e spazi oggi nell’illusione che questo potrà consentir loro di riprenderseli un domani. Queste immagini raccontano che la felicità che cerchiamo per i figli si annida, forse, soprattutto nella possibilità di abitare l’adesso, nel respirare, nello sperimentare autonomie, anche corporee, che passano attraverso la libertà e la fiducia. Questo ci suggerisce che il compito degli adulti dovrebbe essere, talvolta, anche quello di sapersi togliere di mezzo, perché gli stumenti per la loro gioia i bambini sanno sceglierseli da soli. E che forse siamo noi, col nostro terrore che non siano sufficientemente armati e protetti, con le nostre aspettative, che li teniamo a volte troppo lontani dal nucleo incandescente della vita. La loro, che non è la nostra. -BVUPSFÒVOEJTFHOBUPSF4VMMBHJPJBEJFTTFSFQBESF IBTDSJUUPNotti in bianco, baci a colazione &JOBVEJ4UJMF-JCFSP 0 -"'".*(-*" %BM"MBJO-BCPJMFGPUPHSBGP BVUPEJEBUUBFQBESFEJTFJGJHMJIB JOJ[JBUPBEPDVNFOUBSFJMUFNQPQBTTBUP JOBQFSUBDBNQBHOBOFM4VEEFMMB 'SBODJBDPOJQSPQSJCJNCJ%BRVBOEP JTVPJTDBUUJSBDDPMUJOFMMBMCVN -B'BNJMMFTPOPTUBUJSFTJQVCCMJDJ TVMXFCPHOJHJPSOPNJHMJBJBEJQFSTPOF BUUFOEPOPOVPWFJNNBHJOJEJRVFTUB TQFDJBMFUSJCÜ*NNBHJOJTQFOTJFSBUF TQPOUBOFFOPOQPTBUFEFJSBHB[[J NFOUSFHJPDBOPJODBTBPBMMBQFSUP BTUSFUUPDPOUBUUPDPOMBOBUVSB /FMJMTVPUBMFOUPÍTUBUPDFMFCSBUP EBM/FX:PSL5JNFTEBBMMPSBJMTVP QSPHFUUPÍTUBUPFTQPTUPJO(JBQQPOF OFHMJ4UBUJ6OJUJFJO'SBODJBEPWF EBMMFTVFGPUPHSBGJFGBOOPQBSUF EFMMBDPMMF[JPOFEFM.VTÊFGSBOÉBJT EFMBQIPUPHSBQIJF0SBBSSJWBBODIF JO*UBMJBOFMMBNCJUPEFMM6NCSJB8PSME 'FTUB'PMJHOPEBMBMPUUPCSF (MJTDBUUJEJ-BCPJMFTJQPUSBOOPWFEFSF B1BMB[[P5SJODJEBMPUUPCSF BMOPWFNCSFBTTJFNFBNPMUFBMUSF NPTUSFGPUPHSBGJDIFDIFGBOOPQBSUF EFMMBNBOJGFTUB[JPOF ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& $0/5"55* 4&(3&5&3*"@$6-563"!3&16##-*$"*5 8883&16##-*$"*5 ,FOOFUI#SBOBHISBDDPOUB MPTDSJUUPSFTWFEFTFTDPNQBSTP VOBOOPGB&JMQFSTPOBHHJP DIFIBJOUFSQSFUBUPQFSMVJ -JODFOEJP FJMNJTUFSP OFMSPNBO[P UFTUBNFOUP EJ)FOOJOH .BOLFMM -VMUJNBDFOB %"3*01"11"-"3%0 j/ DPOMBVUPSF EFMNJP 8BMMBOEFS ,&//&5)#3"/"() - ultima volta che ho visto Henning Mankell eravamo a Copenaghen, in una fredda serata di dicembre del 2014. Ci siamo incontrati al ristorante di un albergo del porto. Ci conoscevamo da sette anni, insieme avevamo realizzato dodici film per la televisione tratti dai suoi libri di Wallander e ci sentivamo regolarmente. Con lui in genere gli argomenti erano l’Africa, la politica, il mare, il teatro e la famiglia, non necessariamente in quest’ordine. Era un uomo serio. Niente chiacchiere vuote. Attribuiva un grande valore al proprio tempo. La prima volta ci incontrammo a Fårö, nella casa per le vacanze di Ingmar Bergman, suocero di Henning. Lui portava degli abiti estivi. Cenammo con amici e parenti, nella luminosa notte bianca di un’estate svedese. Durante la cena si alzò e fece un discorso. Lo faceva spesso. Gli piaceva sottolineare le occasioni importanti. Eravamo all’inizio della lavorazione in inglese del Wallander per la televisione, e lui ne era felice ed entusiasta. Sette anni dopo, i nostri Wallander in inglese stavano ormai finendo e lui aveva voglia di sottolineare anche quel momento, pure se provavamo entrambi un po’ di tristezza e, cosa ancora più grave, lui aveva un cancro. Mi ha domandato se avevo voglia di dividere con lui la DIBUFBV CSJBOE. Era una porzione per due e ridacchiando ci siamo confessati di non avere mai preso un piatto del genere in un locale così raffinato. Ci incuriosiva provare una cosa cucinata soltanto per due e l’abbiamo ordinata con un certo entusiasmo. A quel punto, naturalmente, ci è sembrato giusto che anche il vino fosse speciale e Henning ha assecondato il mio piacere infantile nel seguire i suggerimenti del sommelier. Dato che si prospettava una spesa imprevista, come al solito ci siamo messi a discutere su chi avrebbe pagato il conto. Nel corso degli anni, e in occasione di parecchie cene, avevamo quasi sempre fatto a metà, ma quella sera ha insistito per pagare lui. «No. Stavolta tocca a me, Kenneth». A parte mio padre era l’unico che mi chiamava Kenneth e non Ken. Non era tipo da evitare certi argomenti, quindi abbiamo parlato della sua malattia e di come l’a- vesse cambiato. Con grande sincerità mi ha raccontato che il male l’aveva colto di sorpresa, che la sua virulenza l’aveva sconvolto e che regolarmente si sentiva travolto dalla paura. Non riteneva di avere acquisito doti particolari, in quel frangente. La sofferenza non l’aveva condotto alla consapevolezza. Viveva giorno per giorno, spesso in preda all’infelicità e a volte della beatitudine, come se ogni giorno fosse l’ultimo. Ecco il perché della DIB UFBVCSJBOEe del vino – perché no? – ed era pieno di sincera meraviglia e profonda gratitudine per coloro che lo curavano. Aveva molto chiaro che non stava vivendo quell’esperienza da solo. Mi ha raccontato che sua moglie Eva, di cui parlava con grandissima ammirazione, era secondo lui l’unico motivo per cui era ancora vivo. E la sua gratitudine era viva e commovente. La carne era squisita e l’abbiamo mangiata lentamente. In silenzio. Abbiamo assaporato il vino in grandi bicchieri e ci siamo goduti lunghe pause piene di amicizia. Abbiamo parlato di futuri progetti comuni. In quell’atmosfera tranquilla sono riuscito a dirgli che la sua scrittura era un dono straordinario. A ringraziarlo per essere riuscito a cambiare tante vite. Per avere continuato, come artista, a vivere una vita intensa e stimolante. Invece di ordinare il dolce abbiamo deciso di fare una passeggiata fuori dall’albergo, di prendere un po’ d’aria dopo quella cena gustosa. Sulla baia cadeva una neve silenziosa, ma Henning voleva vedere le barche. Mi ha preso in giro perché gli ripetevo di coprirsi bene per difendersi dal freddo. Non ci siamo allontanati di molto, ma per la strada c’erano poche persone e faceva un effetto strano, e incantevole, lo spettacolo di quella piccola flotta accoccolata lungo il porto e dell’oceano che si estendeva verso l’orizzonte. Dopo un po’ gli ho suggerito di rientrare. Lui mi ha risposto: «No, resto un poco qui, tu vai pure». L’ho abbracciato; ci on voglio lasciare che l’incendio mi rubi la vita». Quando Fredrik Welin, il protagonista dell’ultimo romanzo di Henning Mankello4UJWBMJEJHPNNBTWFEFTJ, che esce oggi da Marsilio – dice così non si può fare a meno di pensare al suo autore. Mankell ha scritto questo libro nell’ultimo anno di vita, mentre la malattia, che aveva scelto di raccontare sul quotidiano locale (PUF CPSHT1PTU, progrediva e lui non lasciava che la vita gli venisse rubata, appunto. Come il suo personaggio, viveva giorni alterni di luce e buio. Ma tutto, fino alla fine, fino al 5 ottobre dell’anno scorso, era ancora da raccontare. Chiariva: «Ho deciso di scrivere di questa malattia perché non riguarda solo me, ma tanti altri che si trovano nella mia stessa condizione. L’ho fatto con la prospettiva della vita, non della morte. È una riflessione su cosa significa vivere». Nelle oltre 400 pagine dell’ultimo romanzo il lettore non può fare a meno di cercare in controluce dentro la fiction l’esperienza di chi scrive. Il personaggio di Fredrik Welin, già protagonista di 4DBSQFJUBMJBOF, è un medico ritiratosi su un isolotto svedese dopo che la sua carriera di chirurgo si chiude per un’operazione andata male. È un Robinson Crusoe – eroe amatissimo da Mankell – alle prese con la vecchiaia e con un trauma improvviso, senza spiegazioni. Quando la casa di famiglia brucia, si trova solo con un paio di vecchi stivali spaiati e nulla più. Comincia così una nuova vita alla ricerca delle ragioni dell’incendio, di un rapporto con la figlia Louise tutto da costruire, di un ultimo amore senza speranze. Attorno a lui, mentre avanza l’inverno, si muove una comunità di personaggi ambigui, in una Twin Peaks nordica dove ciascuno nasconde un segreto. Nessuno conosce davvero nessuno, si dice Fredrik: i sospetti su chi sia l’autore del rogo cadono innanzitutto su di lui. Mankell, che è ha inventato la fortunata serie del commissario Wallander, interpretato in tv da Kenneth Branagh, costruisce un thriller lento anche in questo caso. La vita stessa di Fredrik Welin diventa una detective story a caccia di un senso. Il colpevole '050ª8)050##$ non si può svelare, ma nell’ultima postfazione all’ultimo libro, lo scrittore spiega: «Una linea costiera è sempre una cosa indefi*--*#30 nita, sfuggente, fluttuante. La 4UJWBMJEJHPNNB finzione di un racconto si lega alTWFEFTJ la realtà allo stesso modo. MagaEJ)FOOJOH.BOLFMM ri di tanto in tanto c’è una somiUSBEV[JPOF glianza, ma è soprattutto la diffeEJ"OESFB renza che determina ciò che è 4USJOHIFUUJ successo e ciò che sarebbe potuF-BVSB$BOHFNJ to succedere. Dev’essere così. .BSTJMJPQBHH Perché la verità è sempre provviFVSP soria e mutevole». FTDFPHHJ ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" 1305"(0/*45* ,FOOFUI #SBOBHI BTJOJTUSB )FOOJOH.BOLFMM siamo ripromessi di sentirci e che alla fine di Wallander avremmo di nuovo fatto qualcosa insieme. E presto. Arrivato all’estremità del porto, mi sono girato. Lui stava ancora guardando il mare e le barche, la neve gli imbiancava leggermente le spalle. Si è voltato, mi ha visto e mi ha salutato con la mano. «Buonanotte Kenneth. È stato bello ordinare quel piatto per due!». Aveva ragione. Grazie. Buonanotte Henning. ª,FOOFUI#SBOBHI 5SBEV[JPOFEJ"EB"SEVJOJ ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" 3 $6-563" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& -FJEFF -BDPORVJTUBEJUFSSJUPSJPJOOPNFEJ%JPÒMBUUPGPOEBUJWPEFMMBOPTUSBDJWJMUË &PHHJSJWJWFJONBOJFSBSPWFTDJBUBOFMUFSSPSJTNPEJNBUSJDFJTMBNJDB $SPDJBUJ *MNJUPNJMMFOBSJP EFMMBHVFSSBTBOUB EBDVJOBDRVF MJEFBEJ0DDJEFOUF ("%-&3/&3 - o spirito di crociata volteggia ancora sul mondo contemporaneo. La ragione suggerirebbe di archiviarlo fra le eredità più nefaste del nostro passato: ci inorridisce il pensiero che si possa uccidere e uccidersi gridando «Dio lo vuole», oppure «Allah è il più grande». Ma succede ancora. Allahu Akbar è un’affermazione che risuona familiare non solo nella preghiera islamica ma anche nei resoconti di tanti efferati delitti giustificati in obbedienza alla volontà divina. Scatta così un riflesso condizionato, una specie di déjà-vu: richiamo istintivo a una contrapposizione atavica, sempiterna. Lo spirito di crociata era nascosto lì, racchiuso in una zona oscura della memoria collettiva. Succede per legittima difesa, e del resto sembra che l’intenzione degli aggressori sia proprio quella: costringerci a indossare metaforicamente di nuovo l’armatura dei guerrieri medievali crucesignati. Anche se non ne abbiamo nessuna voglia, e non riusciamo a immaginarci nei panni di guerrieri di un Dio che conduce il suo esercito allo sterminio degli infedeli. Se però sbarazzarsi dello spirito di crociata resta difficile, non è solo a causa del terrorismo di matrice islamica. Per quanto fallimentare sia stato il loro esito militare, quelle imprese ci hanno consegnato un’eredità storica imprescindibile che va ben al di là della mitologia positiva o negativa che le circonda. Quando parliamo di Crociate chiamiamo in causa nientemeno che la nascita dell’Occidente cristiano: un progetto di civiltà che nei secoli a venire, intorno a quel nucleo originario, sprigionerà la sua potenza economica e culturale fino a realizzare una vera e propria supremazia planetaria. In epoche successive verranno la scoperta dell’America, la nascita dei grandi imperi, la rivoluzione scientifica e l’illuminismo. Ma il nucleo identitario di quel “nostro” progetto di civiltà fu concepito allora, come tutti gli storici riconoscono, sotto la bandiera bianca con le cinque croci rosse, simboleggianti le cinque piaghe di Gesù, che ancora sventola sul Patriarcato latino di Gerusalemme. Fu, quella, davvero una prima volta. La prima volta che sovrani, cavalieri e umili contadini di varie contrade d’Europa confluirono in un’adunata magmatica ed eterogenea, accomunati da una fede trasformata in esercizio di potenza. Per la prima volta accet- tarono di subordinare, sia pure temporaneamente, i loro interessi contrastanti al supremo magistero della Chiesa. Impossibile spiegare la riuscita provvisoria di quella fusione solo con l’avidità materiale e le velleità egemoniche dei condottieri in partenza verso l’ignoto, fossero principi o vescovi o monaci guerrieri. La civiltà cristiana europea, per la prima volta, si affacciava al di là delle sue sponde. Insediando i suoi fragili regni e principati a Edessa, Antiochia, Tripoli di Libano, Gerusalemme e in seguito a San Giovanni d’Acri, realizzava il pri- mo esperimento coloniale della storia. Per quanto fra quei guerrieri e fra quei pellegrini ve ne fossero animati dalle più nobili intenzioni, oggi ci è lecito dubitare che gli autori di tanti misfatti ne abbiano ottenuto in ricompensa la vita eterna. Ma certo, insieme a tante chiese e tanti castelli, edificarono una nuova visione della politica mediterranea. Non a caso fu coniata allora la nozione di Outremer, cioè d’Oltremare. Ma nonostante la sua fragilità, anche l’esperimento di Oltremare si è rivelato gravido di conseguenze storiche fondamenta- li. Quella necessità di presidiare terre lontane diventerà un metodo abituale e una cultura vera e propria. La dominazione europea, benedetta nel segno della croce come fattore di pretesa civilizzazione dell’umanità, si sarebbe estesa nei secoli a venire attraversando gli oceani e colo- *-$"40 i;FSPDBMDBSFÒTUBUPJO4JSJBw (MJ6TBHMJOFHBOPJMWJTUP ROMA. «Famo che è stata tutta una gag, va». Con queste parole il fu- mettista Zerocalcare ha fatto sapere ai suoi lettori che gli Stati Uniti gli hanno negato il visto che aveva chiesto per andare a New York al Comicon, alla Columbia. Ha dato l’annuncio su Facebook e Twitter, piazzando una delle sue vignette. Il motivo, aggiunge il fumettista, «è che sono stato in Siria e in Iraq nel 2015». Poco importa che proprio dopo quei viaggi abbia scritto e disegnato la graphic novel ,PCBOF$BM MJOH, un successo editoriale conosciuto dentro e fuori Italia, anche negli Stati Uniti dove infatti era stato invitato per parlare del suo lavoro. la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXSJ[[PMJFV XXXNBSTJMJPFEJUPSJJU 130&$0/530 -*.."(*/& 6OJMMVTUSB[JPOF EFM9*7TFDPMP TVMMF$SPDJBUF i5)&5*.&4w *MRVPUJEJBOPCSJUBOOJDPEJGFOEF MJODIJFTUBTVMMJEFOUJUËEJ&MFOB 'FSSBOUFQVCCMJDBUBEBM4PMF 0SFiNBOUFOFSFBMVOHP MBOPOJNBUPBJUFNQJEFMXFC ÒVOPQFSB[JPOFJNQPTTJCJMFw i5)&/&8:03,5*.&4w *MRVPUJEJBOPBNFSJDBOPÒ JOUFSWFOVUPDPOVOBSUJDPMP EFMDSJUJDP"EBN,JSTDI iMBSJWFMB[JPOFEFMMJEFOUJUËEJ 'FSSBOUFÒQPTJUJWBNBMBSBCCJB EFJMFUUPSJÒDPNQSFOTJCJMFw i5)&/&8:03,&3w -BTUPSJDBSJWJTUBBUUBDDB MJODIJFTUBTVMQBUSJNPOJP EJ"OJUB3BKBi4FTPMPRVBMDVOP BWFTTFBWVUPMPTUFTTPJOUFSFTTF QFSMFEJDIJBSB[JPOJEFJSFEEJUJ EJ%POBME5SVNQw i'*/"/$*"-5*.&4w 4FDPOEPJMRVPUJEJBOP FDPOPNJDPHMJBDDFSUBNFOUJ GBUUJTPOPiJMUJQPEJDPOUSPMMP DIFJMFUUPSJTJBTQFUUBOPQFSJ CPTTNBGJPTJHMJPMJHBSDIJ FJQPMJUJDJDPSSPUUJw 3BCCJBPFVGPSJBJMNPOEP TJEJWJEFTV&MFOB'FSSBOUF %BMi/FX:PSLFSwDIFBDDVTBMJODIJFTUBTVMMJEFOUJUËEFMMBVUSJDF BMi5JNFTwDIFSBHJPOBTVMMJNQPTTJCJMJUËEFMMBOPOJNBUP 45&'"/*"1"3.&((*"/* n giornalismo invasivo che rovista nell’immondizia». «Una scoperta positiva che riafferma attraverso l’identità della scrittrice il potere dell’appropriazione culturale». Mentre su Amazon le vendite dei libri sono aumentate, il mondo letterario è stato sconvolto dall’inchiesta del 4P MF0SF che seguendo la vecchia tecnica del GPMMPXUIFNP OFZ ha identificato Elena Ferrante in Anita Raja, traduttrice di 63 anni. Non solo molti lettori, sia in Italia che all’estero, hanno reagito con rabbia sui social, ma anche tanti critici e scrittori si sono schierati in difesa del diritto all’anonimato. Accusano l’autore dell’inchiesta, il giornalista Claudio Gatti, di non avere rispettato la privacy della Ferrante.-JCÏSBUJPO definisce l’inchiesta «un’effrazione rozza e malsana» e il (VBSEJBO attacca la «terribile violazione» del diritto di non sapere, perpetrata prima di tutto nei confronti dei lettori. Il giorno prima lo stesso quotidiano aveva definito il giornalista un «JEJPUJDCJO SVNNBHFS», ovvero uno che rovista nell’immondizia. Marlon James, vincitore del Booker Prize, va giù ancora più pesante, chiedendosi «a che tipo di persona possa interessare questa m...?». Secondo il 'JOBO DJBM5JNFT centra il punto: è stato confuso il diritto di conoscere l’identità di una scrittrice famosa con il bisogno di conoscerla. Senza contare che gli accertamenti sulle proprietà e sulle entrate economiche sono «il tipo di controllo che ci si aspetta che i giornalisti riservino ai boss mafiosi, agli oligarchi e ai politici corrotti». Il /FX:PSLFS definisce Gatti «un pedante gonfiato» e sottolinea l’affermazione «bizzarra e offensiva» di una collaborazione di Raja con il marito Domenico Starnone: «Come se la perduta anonimità l’avesse resa ora vulnerabile all’accusa di non essere in grado di scrivere i suoi libri senza appoggiarsi creativamente a un uomo». Articoli come questi da giorni rimbalzano sui profili social degli scrittori. Non solo quelli italiani ( Wu Ming, Carlotto, De Cataldo, De Giovanni, Murgia, Erri De Luca), ma anche molti stranieri, da Neil Gaiman a Joyce Carol Oates, da Amitav Ghosh a Jojo Mojes che ha notato come «le autrici non j6 nizzando interi continenti. Per naria. Basta sfogliare l’avvintornare a imporsi negli ultimi cente resoconto di Runciman, duecento anni anche sugli ara- per quanto scettico e distaccato bi del Medio Oriente e del Nord egli voglia mantenersi, e ci troAfrica, spesso presentandosi co- veremo immersi in un florilegio me gli eredi vendicatori dei cro- di aneddoti surreali: collezioni di reliquie che vanno dal bastociati. L’autore della più classica sto- ne del biblico Aronne fino alla ria delle Crociate, Steven Runci- scheggia del Vero Legno della man, pone l’accento sulle conve- Santa Croce, passando per le più varie parti del cornienze materiali di po dei santi; e poi anchi lasciava un’Eurocora ordalie, apparipa dove era difficile zioni notturne o sui sopravvivere; e ricorcampi di battaglia, rida che gli stessi predituali magici, divinacatori usavano favozioni chiromantiche. leggiare delle enormi Ce n’è abbastanza per ricchezze di cui i pelriconoscere in quella legrini sarebbero enmarcia verso il Santo trati in possesso conSepolcro ombelico delquistando Gerusala Terra un sommovilemme. Non meno aumento mistico senza torevoli studiosi di pari nella storia d’Euparte cattolica preferopa. riscono sottolineare Potrà dunque suola virtù sacrificale ponare dissacrante, ogsta alla base della nagi, evocare il paragoscente Militia Chri- *--*#30 ne con la scelta altretsti. Notevoli sono le 5FTUPUSBUUP tanto dirompente di pagine dedicate da EBMMFEJ[JPOF migliaia di giovani euPaul Alphandéry e Al- BHHJPSOBUB phonse Dupront al EJ$SPDJBUFEJ(BE ropei, non cristiani ma musulmani immito della crociata -FSOFS3J[[PMJ provvisati di seconda popolare, interpreta- QBHH e terza generazione, ta da questi storici FVSP partiti per il Medio francesi novecenteschi come una sublime espres- Oriente ad arruolarsi nel campo sione di fede. Senza dissimulare avverso: l’esercito criminale la loro ammirazione, Alphan- che pretende di santificarsi nel déry e Dupront decantano te- jihad, il precetto coranico deforstualmente il cammino della Pri- mato in guerra santa e reso spema Crociata come «un andare culare all’idea di crociata. Ma è felici verso lo sterminio». Anda- difficile negare che il culto della re felici verso lo sterminio: ci ri- «bella morte» che spinge gli affiliati nelle bande dello Stato islacorda qualcosa? Quale che sia l’interpretazio- mico a considerare senza valore ne preferita, materialistica o la propria vita così come quella spirituale, resta il fatto che le delle loro vittime, presenta forCrociate pervengono a noi co- ti analogie con lo spirito di crome un’imponente epopea visio- ciata. vengono osservate attraverso le loro idee, ma attraverso le loro esperienze». Sul lato opposto della barricata il 5JNFT, secondo cui ai tempi di Internet è impossibile mantenere a lungo l’anonimato. Condividono gli scrittori Rose Tremain e Lionel Shriver. Il /FX:PSL5JNFT, intervenuto nel dibattito con un editoriale del poeta e critico letterario Adam Kirsch, giudica la rivelazione positiva sebbene ottenuta con un approc- cio «più adatto a un’inchiesta criminale che alla critica letteraria». Kirsch ricorda come nelle ultime settimane il mondo letterario sia andato in conflitto sull’idea dell’appropriazione culturale, «cioè sull’idea che uno scrittore abbia il diritto di raccontare storie su persone che non siano se stesse». Raja «raccontando la storia di povere ragazze napoletane come Linda ed Elena, ha rivendicato il diritto di immaginare le vite di gente diversa da se stessa». Anche se non ha vissuto in un quartiere degradato di Napoli ha potuto scrivere libri nei quali milioni di persone si sono identificate, «libri sul femminismo e il patriarcato, la povertà e la violenza, l’educazione e l’ambizione». Ed è questo «il paradosso della letteratura, che è anche la gloria dell’umanesimo: l’idea che nulla di umano sia alieno ad alcuno di noi, che tutti abbiamo il potere d’immaginarci alla maniera nostra nelle vite di altri». la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& $0/5"55* 4&(3&5&3*"@41&55"$0-*!3&16##-*$"*5 8883&16##-*$"*5 $JUB[JPOJBOOJ0UUBOUBHJPWBOJBWWFOUVSPTJBUNPTGFSFEBJODVCPFHSBOEJNJTUFSJ *ODPOUSPDPOJEFBUPSJFQJDDPMJQSPUBHPOJTUJEFMMBTFSJFUWQJáBNBUBEFHMJVMUJNJBOOJ *41*3";*0/* '*-*110#36/".0/5* j% LOS ANGELES I COSE strane è piena la serie: mostri demoniaci, poteri telecinetici, tornei con il gioco di ruolo %VOHFPOT %SBHPOT. Ma la cosa più strana e bizzarra sono questi ragazzini». I gemelli Matt e Ross Duffer presentano così le piccole grandi mascotte della serie tv 4USBOHFS5IJOHT, lo show Netflix più visto dopo 0SBOHF JTUIFOFXCMBDL e di ritorno, nel 2017, con una seconda stagione top secret, sempre scritta dai Duffer Brothers. Quando le incontriamo, le giovani star toccano appena il metro e cinquanta: sono già habitué sul divanetto di Jimmy Fallon, sui palchi di Broadway e alla cerimonia degli Emmy. I loro nomi sono finiti nell’abbecedario della pop culture anni Ottanta: Millie Bobby Brown, Caleb McLaughlin e Gaten Matarazzo hanno solo sentito parlare di &5,(PPOJFT, "MJFO o 1PMUFSHFJ TU: «Gli anni Ottanta ci sembrano il mito di un’era lontana», sorride Finn Wolfhard, 13 anni, il quarto attore-bambino della gang. Ma ora che Stephen King, super-appassionato, vuole congratularsi con loro di persona, e una tonnellate di fan li usa come salvaschermo, per gli “stranger kids” il sogno è decollato. Merito degli omaggi alla fantascienza per teenager cara a Spielberg: 4USBOHFS5IJOHT sfuma dalla science fiction al fantasy, mettendo in scena lo sbarco di un mostro alieno in una tranquilla cittadina dell’Indiana, nel 1983, e l’avventura di un gruppo di ragazzi alla ricerca dell’amico scomparso. La serie è diventata il caso dell’estate scoperchiando teorie complottiste, meme ironici, tuffi su eBay all’ultima asta (abiti vintage, giocattoli, mazzi di carte) e un culto per la colonna sonora. «E chi si aspettava tutto questo successo? Clamoroso», esclamano i Duffer. «Il nostro film di debutto, )JEEFO, è un thriller con Alexander Skarsgard che ha attirato l’attenzione di M. Night Shyamalan, regista del 4FTUPTFOTP. Da quel momento siamo diventati consulenti e scrittori della sua serie per Fox, 8BZXBSE1JOFT, pensavamo di avere le porte aperte. La genesi di 4USBOHFS5IJOHT invece è stata rocambolesca. D’altronde, come spieghi ai finanziatori che vuoi dei bambini protagonisti di uno show destinato a un pubblico adulto?». Oltre mille ragazzini tra i nove e i quattordici anni sotto provino ogni giorno, poi il colpo di fulmine con Wolfhard (Mike), Matarazzo (Dustin), McLaughlin (Lucas) e Brown (Eleven, “Undici” in italiano). «Con un cast di quasi soli minori, fai centro o sei morto», aggiungono Matt e Ross. «I bambini devono lavorare meno ore degli adulti, non puoi sottoporli a venti ciak per scena e ci sono regole serrate con i sindacati. I veri “immaturi” però sembravamo noi mentre cercavamo di convincere grosse compagnie di streaming e video on demand come Netflix». I fratelli si presentavano a riunione con cartellette e adesivi dello 4RVB MP, i #MVFT#SPUIFST, 3JUPSOPBM'VUV SP e l’artiglio di Freddy Krueger. A proposito di tecnologia, interviene Gaten Matarazzo, 14 anni: «Meglio 45"/%#:.& 2VBUUSPEPEJDFOOJ TPOPJQSPUBHPOJTUJ EFMGJMNEJDVMUPEJ USFOUBOOJGBEJSFUUP EB3PC3FJOFS *(00/*&4 "WWFOUVSFQFS UFFOBHFSOFMGJMN EFMEJ3JDIBSE %POOFSQSPEPUUP EB4UFWFO4QJFMCFSH 'FOPNFOJ 45&1)&/,*/( *%VGGFSTJTPOP JTQJSBUJBMSBDDPOUP i*MDPSQPw-PTDSJUUPSF EJDFEFMMBTFSJF i%JWFSUJNFOUPQVSPw QBSBOPSNBMJ i4USBOHFS5IJOHTwJOEBHJOFTVVODVMU il mondo analogico rispetto a quello virtuale: negli anni Ottanta e Novanta l’amicizia era vera amicizia, avevi più tempo per coltivare i rapporti con gli altri, meno distrazioni…». Il suo film preferito, dice, è una classico: 4UBOE#Z.F. «Lo guardo e lo riguardo. Su videocassetta, ovvio. Ho cominciato la mia carriera con i musical. Devo ringraziare mia sorella, attrice e cantante. Lei è una professionista seria, non come me che mi sono sempre detto che questo mestiere dura un giorno, poi chissà». Anche Caleb McLaughlin ha debuttato nel musical - era il piccolo Simba nel 3F-FPOF a New York - dopo aver studiato danza alla Harlem School of the Arts: «Ero pronto a tutto ma non al boom della serie», ammette. «Ora su Twitter mi seguono brasiliani, italiani... Ciò che mi impressiona è la reazione del pubblico a seconda della nazione. C’è chi ama e chi odia 4USBOHFS 5IJOHT, questo mi innervosisce un po’. A differenza di Gaten, io non saprei vivere senza tecnologia, e a dire il vero nemmeno lui perché, di nascosto, tra un ciak e l’altro, giochiamo insieme a Pokémon Go». Pronta a cestinare il suo telefono e vivere negli anni Ottanta è la dodicenne Millie Bobby Brown, viso da elfo, accento inglese e appassionata di rap e Nicki Minaj: «Interpreto Eleven, il personaggio più misterioso di tutti, una fuggitiva del governo. Non è ancora confermata la mia 1305"(0/*45* *OBMUP.JMMJF #PCCZ#SPXO 6OEJDJ 4PQSB .BUBSB[[P 8PMGIBSEF .D-BVHIMJO "TJOJTUSBJGSBUFMMJ %VGGFSDPO 8JOPOB3ZEFS +PZDF#ZFST presenza nella stagione 2 ma va bene così: che fortuna essere stata scelta! Prima di piccoli ruoli in serie come /$*4, .PEFSO'BNJMZe (SFZT "OBUPNZ non avevo mai calcato il palcoscenico, nemmeno una recita parrocchiale o il presepe vivente. I miei fratelli fanno da manager su Instagram e YouTube». Il suo sogno? «Lavorare con Spielberg e avere Jodie Foster come regista di un episodio di 4USBOHFS5IJOHT. Con loro farei un salto indietro di trent’anni, dove il mondo era lo stesso ma si respirava più libertà, nelle arti e nella cultura. Oggi le persone hanno meno fiducia nel genere umano». I Duffer si sentono responsabili dei loro giovani attori, e per evitare di perderli, come accadde con Macaulay Culkin, «il trucco è trascorrere del tempo tutti assieme», fanno sapere: «Guardiamo 4UBOECZNF e leggiamo Stephen King: così i nostri piccoli eroi conoscono la fine del sogno americano, il comunismo, la Guerra Fredda e apprendono che il male si annida nella natura umana, non nel sovrannaturale». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" *-4*/(0-0 *-3*503/0%&*-*5'*#"$0/i-*.1044*#*-&w *MSJUPSOPEFJ-JUGJCBIBVOBEBUBEBEPQPEPNBOJTBSËUSBTNFTTP -JNQPTTJCJMFQSJNPTJOHPMPFTUSBUUPEBMOVPWPBMCVN&VUÛQJBJOVTDJUB MOPWFNCSFj/FMM&VUÛQJBUVUUPÒQPTTJCJMFFMJNQPTTJCJMFOPO FTJTUFxMPTQJSJUPEFMEJTDPTJOUFUJ[[BUPEB1JFSP1FMáF(IJHP3FO[VMMJ *-%0$6.&/5"3*0 i'60$0".."3&w%*453*#6*50*/1"&4* 4POPJQBFTJEPWFTBSËEJTUSJCVJUP'VPDPBNNBSFGPUP DIFM*UBMJBB DBOEJEBUPQFSSBQQSFTFOUBSMBBHMJ0TDBSTPOPJQBFTJJODVJÒHJËVTDJUP DPOVOJODBTTPEJDJSDBFVSPEBUPDIFOPOJODMVEFMB'SBODJB EPWFÒBQQFOBVTDJUP &JO*UBMJBÒTUBUPTVQFSBUPJMNJMJPOFEJFVSP *MDPSFPHSBGPFSFHJTUBCFMHBBM3PNBFVSPQB 'FTUJWBMDPOVOPTQFUUBDPMPFOFSHJDPFTVSSFBMF -"."-"55*" #FO4UJMMFS FMBTVBMPUUB DPOUSPJMDBODSP La confessione di Ben Stiller. Ospite dello show televisivo di Howard Stern, il popolare attore ha raccontato in diretta televisiva la sua battaglia contro un cancro della prostata «mediamente JOQJMMPMF aggressivo», operato e rimosso chirurgicamente due anni fa. L’attore 50enne ha partecipato alla trasmissione insieme al suo chirurgo incoraggiando gli spettatori a confrontarsi con i medici e a sottoporsi ad esami anche in giovane età. /FXT "//*%*30$, %BMPUUPCSF JOJ[JBMBGFTUB EJ7BTDP3PTTJ Un singolo dopo l’altro fino a Natale e poi via alla festa per i suoi primi 40 anni di rock. Il 14 ottobre Vasco Rossi torna con 6ONPOEPNJHMJPSF, il primo dei quattro singoli annunciati che usciranno entro il 25 dicembre. I nuovi brani faranno parte del cofanetto antologico che conterrà 70 brani, tratti dai 17 album di studio, e farà da apripista al Modena Park, il mega evento in programma il 1° luglio dell’anno prossimo per celebrare i 40 anni dal primo disco. -&0/&55"#&/5*70(-*0 * ROMA L DEBUTTO di *OTQJUFPGXJ TIJOHBOEXBOUJOH (traducibile, alla lettera, come “nonostante il desiderio e la volontà”) rappresentò, nel 1999, una delle conferme più emozionanti dello speciale talento di Wim Vandekeybus, autore di teatrodanza, film-maker, fotografo ed esponente di punta della rovente onda fiamminga della nuova coreografia europea che emerse clamorosamente nel panorama anni Novanta. Pezzo venato di surrealismo e sospinto da una furiosa energia virile, interpretato da dieci uomini e ricco di linguaggi intrecciati — danza, teatro, film e musica composta appositamente da David Byrne — *O4QJUF divenne uno spettacolo di culto. Fu il segno di una nouvelle vague e l’immagine di un’inedita dimensione teatrale, fondata sull’intensità di un movimento aggressivo e “parlante”. Fu soprattutto un’opera di riferimento per quanto riguarda la particolare ricerca sul gesto espressivo condotta da Wim Vandekeybus, autore stravagante e ludico, capace di trasformare il palcoscenico in un campo di battaglia dominato da dinamiche ferine di attrazione e repulsione fra i corpi dei danzatori. Il ritratto di un desiderio inteso come pura pulsione animale declinata al maschile, secondo una coraggiosa rivendicazione di genere, si 8JN7BOEFLFZCVT i-VPNPÒVOBCFTUJB OFMNJPUFBUSPEBO[Bw proponeva come il centro della pièce. Vandekeybus l’ha ripresa in un revival che oggi conta su un cast di dieci giovani danzatori, coi quali la presenta al Teatro Argentina l’11 e il 12 ottobre nel quadro del festival 3PNBFVSP QB. Vandekeybus, perché qui ha voluto soltanto maschi? «Mi premeva parlare di uomini da non considerare necessariamente in rapporto alle donne. Ho pensato a un gruppo omogeneo all’interno del quale evocare un mondo segreto e non condivisibile. Parlo del desiderio maschile come voglia di possedere tutto. Però attenzione, non mi sono focalizzato sulla sessualità. Cerco di evocare quel livello di desiderio profondo che si esprime soprattutto nei sogni, nelle paure primitive, nella condizione dei dormienti, nelle sfere dell’inconscio e dell’istinto. Ho pensato, durante il montaggio, al film 4UBM LFS di Tarkovskij. Non voglio compiere una scelta di campo: in $FSDPEJFWPDBSF RVFMMJWFMMPEJEFTJEFSJP QSPGPOEPDIFTJFTQSJNF TPQSBUUVUUPOFJTPHOJ FOFMMFQBVSFQSJNJUJWF AA 8*.7"/%&,&:#64 $03&0(3"'0 seguito, nel 2001, ho dedicato lo spettacolo 4DSBUDIJOHUIFJOOFS GJFMET a un ensemble di sole donne». Nel pezzo c’è un film da lei realizzato, “The Last Words”, ispirato a un racconto dello scrittore argentino Julio Cortázar, che narra le strane manovre intercorse tra un venditore di parole e un tiranno. «È un film felliniano, dove la realtà si fonde con l’onirismo. C’è un personaggio che vende le ultime parole da dire quando si muore e un re che intende acquistarle. Il venditore monetizza un bene immateriale. Questo è il film più surrealista che io abbia mai fatto. A un certo punto la testa del venditore viene tagliata, eppure continua a parlare». Concretamente, cosa si vede sulla scena? «Uno scatenamento di energia e fantasia che muove il gruppo dei performer. Sono di volta in volta cavalli, persone addormentate, sognatori, combatten- ti e parlatori senza parole. C’è una scena che dura più di venti minuti, la più lunga che io abbia mai fatto, dove la gestualità è velocissima e i ballerini-attori comunicano tra loro senza verbalizzare nulla. L’uomo è un animale che ha dimenticato di essere anche istinto e impulso. In lui coesistono volontà e passione. E la passione è tanto più rischiosa dell’indifferenza naturale che anima le bestie. Perché riguarda l’ansia di possesso, cioè la parte più pericolosa dell’essere umano». È vero che lei non ha avuto una “vera” formazione accademica? «Non ho fatto mai una scuola di danza né di teatro. Sono nato in una famiglia numerosa (eravamo sei figli) e sono cresciuto in una fattoria piena di animali. Mio padre era un veterinario, e io l’ho aiutato spesso nel suo lavoro. Ho studiato arti marziali e ho lavorato diretto da Jan Fabre, che volle affidarmi il ruolo del re nudo nel suo spettacolo 5IFQP XFSPGUIFBUSJDBMNBEOFTT. In seguito ho formato a Bruxelles la mia compagnia, Ultima Vez, per creare lo spettacolo 8IBUUIFCP EZEPFTOPUSFNFNCFS. All’epoca sorprese il pubblico col suo linguaggio fortemente innovativo». Quanti anni ha Wim Vandekeybus? «53. Vuol sapere la verità? Addosso me ne sento non più di 35». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" 3 41&55"$0-*57 la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& 1&34"1&3/&%*1*Ä XXXHSBOEFGSBUFMMPNFEJBTFUJU XXXSPMMJOHTUPOFTDPN *MQSPHSBNNB *MDBTP3VTTP#FUUBSJOJ FMBMPHJDBTQJFUBUB EFMSFBMJUZBMMJUBMJBOB $POUJOVBOPMFQPMFNJDIFTVMi(SBOEF'SBUFMMP7JQw -"SDJHBZi(MJTQFUUBUPSJEPWSFCCFSPDBNCJBSFDBOBMFw la tradisca, essendo la polizia penitenziaria polizia delle garanzie, non ci fa fare un passo avanti». E MILANO Clemente? Lungo messaggio di scuLI apprendisti stregoni, presunti, del (SBOEF se, a tutti. Chi non ci sta è l’Arcigay, 'SBUFMMP7JQ ieri hanno che tramite il segretario nazionale prima stappato cham- Piazzoni prova con qualcosa del tipagne — (l’immenso guaio degli ul- po “ma che diavolo state dicendo?” timi giorni ha fatto recuperare lune- ricordando che al (G7JQ mentre si dì sera i tre punti di share persi prendevano le distanze e si manifedall’inizio. Miserelli? Di questi tem- stava riprovazione al concorrente pi?). Poi si sono messi subito all’opera per capire come tirare in lungo nelle prossime puntate il caso Cle- 4JGBUVUUPQFSMPTIPX mente Russo-Bettarini. A quel pun- &TFMBTJUVB[JPOFTGVHHFEJ to, volendo, ci stava anche un miniNBOPNFHMJPUJSBSFGVPSJ mo di riprovazione e di bla-bla-bla e di voglia di riaffermare fermezza UVUUPJMiTBOHVFwQPTTJCJMF vantandosi dell’espulsione dalla casa del pugile (e Bettarini? Mai ipotizzato). Intanto la vicenda conti- si concedevano nuovi riflettori invinua a viaggiare su altri binari, sui tandolo in studio per il talk-show. Il social ovviamente, ma c’è tornato pubblico, è l’invito dell’associaziosopra anche il ministro della Giusti- ne, cambi canale. Appunto, sarebbe tutto lì, per zia Orlando ribadendo che «un poliziotto penitenziario che dice che la- una vicenda che da un lato richiascerebbe stesa una donna nel caso ma polemiche ammuffite (la be- "/50/*0%*10--*/" ( -"//6/$*06''*$*"-&"55&40%0."/* .JTUFSP3PMMJOH4UPOFT QSPOUPVOBMCVNCMVFT SFHJTUSBUPJOUSFHJPSOJ "/%3&"4*-&/;* ROMA. Sulla loro pagina Facebook continuano a lanciare indizi indicando la data del 6 ottobre ma senza scendere nei dettagli. Ma il “mistero” dei Rolling Stones lo ha svelato il produttore Don Was: la leggendaria band è pronta a pubblicare un nuovo album. Il disco, il cui annuncio ufficiale è atteso proprio domani, uscirà a dicembre. E stando alle anticipazioni concesse da Don Was a -F'JHBSP, segnerà per Jagger e soci un ritorno alla prima passione musicale. «L’album conterrà una serie di cover di pezzi sullo stile del blues di Chicago», ha raccontato il produttore, spiegando poi che la band ha scelto di registrare l’album in modo molto spontaneo e grezzo, senza uso di particolari tecnologie: «È stato inciso in tre giorni, con la band in cerchio intorno ai microfoni. Non hanno utilizzato nessuna correzione digitale. Per me è la cosa migliore che ho fatto con loro». Un ritorno alle origini, a quei primissimi anni Sessanta che vedevano gli Stones tra i protagonisti della scena blues revival inglese. «L’album ha un suono molto crudo, molto vero, che cattura in pieno la loro essenza», ha *3PMMJOH4UPOFT aggiunto Was. E sempre in tema di nostalgie blues, tra gli ospiti del disco ci sarà anche Eric Clapton, presente in almeno due brani. Non a caso, nella pagina Facebook della band sono presenti alcune immagini del celebre logo con la lingua che stavolta però è colorata di blu. Ora si attendono solo l’annuncio del titolo dell’album e di quello del primo singolo, che uscirà appena prima degli show di cui gli Stones saranno protagonisti ad Desert Trip Festival di Indio, in California, a due ore di macchina da Los Angeles. L’evento, che per la prima volta nella storia vedrà esibirsi sullo stesso palco Bob Dylan, Roger Waters, Neil Young, The Who, Paul McCartney e gli stessi Rolling Stones, si svolgerà in due weekend: quello del 7-8-9 di ottobre e quello successivo, il 14-15 e 16. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" stemmia di Ceccherini all’*TPMBEFJ 'BNPTJ festeggia giusto il decennale), dall’altro costringe a rimestare nel dibattito sulla logica dei reality, soprattutto quelli vagamente estremi e in diretta e per il grande pubblico. Al (G7JQ sono contriti? Secondo una robusta corrente di pensiero, al (G7JQ sono entusiasti e non ci pensano proprio a passare per degli incapaci che non hanno vigilato abbastanza. Dopodiché si può credere tutto: che appena quella notte Bettarini e Russo hanno iniziato la loro tirata da ubriachi qualcuno avrebbe dovuto spegnere tutto, microfoni compresi. Oppure che in regia gli addetti, in teoria più che vigili sempre, hanno esultato da subito mettendosi immediatamente a pensare al seguito. Ovvero, alla puntata di lunedì sera, a cosa fare e non fare, dire e non dire, chi tirare in ballo e (soprattutto) chi no — inutile il richiamo dell’avvocato di Simona Ventura a non proseguire nella faccenda, ma del resto nessun nome è stato fatto, se qualcuno avesse visto la puntata senza sapere della storia non ci avrebbe capito nulla, ma quello non è stato un problema. Per Clemente Russo, anello debole e più esposto e autore della frase demen- te, il destino era segnato: ma il personaggio si presta eccome a scene di ravvedimento&evoluzione della storia. Per Bettarini, beh, che avrà detto poi di eccessivo o che qualunque seguace di gossip non sapesse già? Peraltro il reality vive di scene madri annunciate e poi vissute: e una delle conquiste vantate dalla sex-machine ex Sampdoria sta addirittura dentro la Casa, ovvero Antonella Mosetti. C’è da inzupparci il pane — pardon — per mesi, altro che solo per le puntate che restano. In pratica, al (G7JQ tira di tutto tranne l’aria di sentirsi appunto come gli apprendisti stregoni a cui la situazione è sfuggita di mano. Tutt’altro, siamo qui per lo show, se è al limite meglio e l’importante, se c’è una crisi, è governarla cavando fuori tutto il sangue possibile dalle rape, e relative teste. Soltanto, per la caratura complessiva, facendo riuscire tutto ancora più desolante di quello che poteva essere. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" */456%*0 -BDPOEVUUSJDF *MBSZ#MBTJ F$MFNFOUF3VTTP EVSBOUFMB QVOUBUBEFM (SBOEF'SBUFMMP 7JQEJMVOFEÖ" TJOJTUSBJMQVHJMF DPO#FUUBSJOJ la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& $0/5"55* 4&(3&5&3*"@41035!3&16##-*$"*5 8883&16##-*$"*5 $BMDJP *MQFSTPOBHHJP *USVDDIJEFMQBQË*NJMJPOJHFUUBUJWJB-FMJUJJOFNJDJJUSJPOGJDPO"KBYF#BSDFMMPOB "TFJNFTJEBMMBNPSUFMBVUPCJPHSBGJBEFMMPMBOEFTF(JBOOJ.VSBMIBMFUUBJOBOUFQSJNB $SVZGG TFDPOEP $SVZGG '050ª(&55:*."(&441035$-"44*$ .FNPSJFEJVOSJWPMV[JPOBSJPEFMDBMDJP (*"//*.63" RUJIFF o Cruijff? Cruyff, è scritto in copertina dell’autobiografia del campione, scritta con Jaap de Groot e pubblicata da Bompiani: -BNJBSJWPMV[JPOF. Esce a circa sei mesi dalla morte, per cancro ai polmoni. E poco importa come si scrive il cognome: tutti sanno chi era. La copertina è color arancia, un colore che prima di lui, e di quelli della sua generazione, non era nel gotha del calcio. Ed è un grande risultato, lo pensava anche lui, che quella Nazionale olandese sia ricordata a tanta distanza dagli anni Settanta, quando arrivò due volte in finale del Mondiale e due volte la perse. Contro Germania e Argentina (ma nel 1978 Cruyff non c’era), le padrone di casa, ma per chiunque allora non fosse tedesco o argentino i veri vincitori, per come giocavano, erano gli arancioni. Per chi non avesse mai visto Cruyff in azione, valga il sintetico ritratto tracciato da Alfredo Di Stefano: «Non è un attaccante, ma fa tanti gol. Non è un difensore, ma non perde mai un contrasto. Non è un regista, ma gioca ogni pallone nell’interesse del compagno». Il Pelé bianco, lo definì Gianni Brera, che pure non amava molto il calcio totale. «È una squadra-cicala», diceva dell’Olanda. Preferiva le squadre-formica, e in- $ "-#6. *OBMUPEPQPMB GJOBMFEJ$PQQB ADPOMBNBHMJB +VWF4PUUPDPOJM GJHMJP+PSEJFDPOJM DIVQBDIVQT" MBUPUSBJCJNCJ EFMM"KBY¡EB EFTUSBJOCBTTP F OFMMBGJOBMF NPOEJBMFA fatti puntò sui tedeschi per la vittoria in finale. Ma di Cruyff c’era poco da criticare: sapeva essere cicala e formica, centravanti e terzino, una strano esemplare di individualista votato al collettivo: nell’Ajax, poi nel Barcellona, oltre che in maglia arancione. Era il più bravo di tutti ma aveva bisogno degli altri, perché nel calcio non si vince mai da soli. Ma era anche il ragazzo-prodigio, il direttore d’orchestra, quello che dava i tempi al padre del tiki-taka. Perché, ha sempre ammesso Pep Guardiola, quel modo di giocare, dai ragazzini della DBOUFSB fino alla prima squadra, l’ha pensato, voluto e imposto il Cruyff allenatore. Uno molto sicuro di sé, a volte anche troppo. Come quando buscò un pesantissimo 0-4 dall’incompleto Milan di Capello. A questa partita sono dedicate nove righe in 234 pagine. Voglia di dimenticare, di guardare sempre in avanti, la stessa voglia che lo porta a trascurare od occuparsi di sfuggita anche dei successi (i tre Palloni d’oro, ad esempio). Il libro è bello per almeno due terzi, quando Cruyff racconta le sue famiglie, quella dignitosamente povera di Betondorf e quella formata sposando Danny Coster, figlia di Cor, uno dei maggiori commercianti di diamanti in Olanda. Il padre di Cruyff aveva un negozietto di frutta e verdura e un occhio di vetro. Sfidava i clienti a chi resistesse di più guardando il sole, si copriva con una mano l’occhio buono e intascava la scommessa. Era tifosissimo dell’Ajax e amico del custode del campo. Il padre muore quando Johan ha 12 anni, la madre sposa il custode del campo e quello che Johan chiamava zio Henk diventa il suo secondo padre. Inidoneo al servizio militare (piedi piatti) a 21 anni sposa Danny, e Cor gli fa da procuratore, segue i suoi affari. Nel 1968 si presenta ai dirigenti dell’Ajax per la firma del contratto affiancato dal suocero, la cui presenza non è gradita dai dirigenti. Pronta replica di Cruyff: «Voi siete in sei, perché io dovrei essere da solo?». Quando Johan decide di fare a meno dei consigli di Coster non gli va bene: riesce a rimetterci sei milioni di dollari in un allevamento di maiali, ma non spiega come. Per rimpinguare la cassa andrà ai Los Angeles Aztecs. Per lui, dice, il 4)"3"107" 426"-*'*$"3*%055"i/0/7&%0-03"%*(*0$"3&w *M5BTEJ-PTBOOBIBSJEPUUPEBBNFTJMBTRVBMJGJDBEJ.BSJB 4IBSBQPWBGPUP QPTJUJWBBMNFMEPOJVNJOVOUFTUEJHFOOBJPj/POWFEP MPSBEJHJPDBSFNJIBOOPUPMUPMBDPTBDIFQJáBNP)PJNQBSBUPUBOUPEB RVFTUBTUPSJB&TQFSPBODIFMBGFEFSB[JPOFx4BSËiMJCFSBwEBMBQSJMF 0-*.1*"%* ."-"(¾i4&/;"4045&(/010-*5*$0μ*.1044*#*-&w *MQSFTJEFOUFEFM$JP5IPNBT#BDIÒTCBSDBUPB3PNBPHHJÒBUUFTPBVO DPOWFHOPTVTQPSUFGFEFJO7BUJDBOP"EBUUFOEFSMPB'JVNJDJOPJMO¡ EFM$POJ.BMBHÛj4FWJFOFNFOPVOBEFMMFHBNCFEFMUBWPMPDJPÒMB QPMJUJDBOPOIBTFOTPBOEBSFBWBOUJ1FSÛQBSMFSÛDPO#BDIFWFESFNPx -&453"550 5*13&/%0/01&31";;0 '*/$)²%*7&/5*6/(&/*0 -&46&3&(0-& (*0$0%*426"%3" 1FSGBSFMFDPTFEPWFUFGBSMFJOTJFNF 3&410/4"#*-*5® 1SFOEFUFWJDVSBEFMMFDPTFDPNFGPTTFSPWPTUSF 3*41&550 3JTQFUUBUFWJHMJVOJDPOHMJBMUSJ */5&(3";*0/& $PJOWPMHFUFHMJBMUSJOFMMFWPTUSFBUUJWJUË */*;*"5*7" "CCJBUFJMDPSBHHJPEJQSPWBSFRVBMDPTBEJOVPWP denaro è secondario. «Ovviamente i soldi contano, sebbene non abbia mai visto un sacco di soldi segnare un gol. Può sembrare contraddittorio, ma io sono un idealista. Sono cresciuto nell’Ajax e, nonostante abbia lasciato il club tre volte in malo modo, ho sempre provato gioia per ogni sua vittoria. È un sentimento che ti entra nel sangue, difficile da definire ma bellissimo». Il club in malo modo lo lasciò la prima volta perché voleva la fascia da capitano, ma anche Keizer la voleva. Fu chiamato a votare l’intero spogliatoio, vinse Keizer e Cruyff partì per Barcellona. Di sfuggita, in Olanda pagava il 70 per cento di tasse, meno della metà in Spagna. In Catalogna, anzi. Perché tra i meriti di Cruyff non c’è solo la NBOJUB (5-0) al Bernabeu, quand’era arrivato da poco, ma anche la convinta adesione all’indipendentismo catalano. Chiamò suo figlio Jordi, non Jorge. Allenò la nazionale catalana. Ma soprattutto, e questo vale per gli innamorati del pallone al di là delle bandiere, interpretò un calcio basato sulla velocità, sulla tecnica, sull’interscambiabilità. Un calcio quasi sacrilego per gli italiani, abituati alla specializzazione in un ruolo, e solo quello. Un calcio quasi provocatorio per gli italiani abituati al ritiro pre e post partita, a volte entrambe le cose, tranne che con Scopigno («A Cagliari si è in riti- *MTVPSBQQPSUPDPOJMEFOBSP i0WWJBNFOUFJTPMEJDPOUBOP TFCCFOFOPOBCCJBNBJWJTUPVO TBDDPEJTPMEJTFHOBSFVOHPMw "--&/".&/50 "JVUBUFWJBMMJOUFSOPEJVOBTRVBESB 1&340/"-*5® 4JBUFWPJTUFTTJ *.1&(/040$*"-& $SVDJBMFOFMMPTQPSUFOFMMBWJUB 5&$/*$" μMBCBTF 5"55*$)& 4BQQJBUFDPTBGBSF 47*-6110 -PTQPSUTWJMVQQBDPSQPFBOJNB *.1"3"3& $FSDBSFEJJNQBSBSFRVBMDPTBEJOVPWP (*0$"3&*/4*&.& μVOBQBSUFFTTFO[JBMFEFMHJPDP $3&"5*7*5® μMBCFMMF[[BEFMMPTQPSU ro tutta la settimana»). Loro, in ritiro con mogli e fidanzate. Loro, a vederli fuori campo, capelli lunghi, basette come ussari, potevano sembrare un’allegra compagnia di squinternati appena usciti da un DPGGFFTIPQ. Vogliamo metterci anche un portiere con l’8 sulla schiena che giocava in posizione quasi da libero? Erano gli anni dei figli dei fiori, e quel calcio sembrava nato in una comune. Al potere non andava l’immaginazione ma un altro modo di giocare a calcio. Su tecnica e interscambiabilità Cruyff è d’accordo. Sulla velocità meno. «Non era un calcio dispendioso. Certo c’era da correre, ma era più importante correre bene che correre tanto». Da qui, spiegazione di un gioco basato su una serie di triangoli. Da qui il tiki taka. In quella squadra, ricorda Cruyff, c’era la fascia destra, tutta gente seria: Suurbier, Neeskens, Swart. Da loro ti potevi aspettare un lavoro ben fatto. Sulla sinistra c’erano Krol, Muhren e Keizer, chiamati dai compagni «Tuttifrutti». Da loro ti potevi aspettare qualunque cosa. L’abilità innata di Cruyff stava nell’inserirsi di qua o di là, adattandosi alle caratteristiche, o anche al centro. Molti gol li ha realizzati in posizione da centravanti, pur non essendolo, pure avendo al Barça il 9 sulla schiena, ma solo perché il regolamento non permetteva il 14. Pur di non rinunciare a quel numero, Cruyff infilava una 9 sopra una 14. Nel libro, enormi meriti sono riconosciuti a Michels, assai meno a Kovacs. Il primo, parere di Cruyff, aveva fatto crescere l’Ajax dicendo: «Adesso voi fate come dico io». Con il secondo («Esprimetevi liberamente») il vino prese ad andare in aceto, cominciarono le piccole gelosie, i mugugni di spogliatoio, insomma lo spegnersi del gruppo, l’inizio della fine. Meno interessante, ma era giusto trattarne, la parte che riguarda l’incompatibilità e le rotture del dirigente Cruyff con altri dirigenti. Con un GJMSPVHF nel racconto: la ragione era sempre di Cruyff. Parola di Crujiff e di Cruijff. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" “ -"'0356/" .JTPOPMJNJUBUPBE BMMFOBSNJVOQPDP FBEJWFSUJSNJ NPMUJTTJNP "OEBSFBMBWPSBSF QFSNFWPMFWBEJSF HJPDBSFDPMQBMMPOF MBDPOTJEFSPVOB GPSUVOB */-*#3&3*"%"7&/&3%¹ -BNJBSJWPMV[JPOFEJ +PIBO$SVZGG#PNQJBOJ DPMMBOB0WFSMPPL QBHJOFFVSP FTDFJO *UBMJBEPQPEPNBOJ +0)"/$36:'' 6 NA volta mi è stato chiesto come vorrei essere ricordato tra cent’anni. Per fortuna non devo preoccuparmene troppo, visto che non ci sarò. Ma se proprio devo rispondere, allora vorrei essere visto come uno sportivo responsabile. Non vorrei che mi giudicassero solo come calciatore, perché verrebbero presi in considerazione solo quindici o vent’anni della mia vita, e sinceramente lo troverei riduttivo. Il talento calcistico mi è stato donato da Dio, non ho dovuto compiere alcunché per ottenerlo. Mi sono limitato ad allenarmi un poco e a divertirmi moltissimo. Andare a lavorare per me voleva dire giocare con il pallone: la considero una fortuna. Per questo le altre cose che ho realizzato nella mia vita hanno un peso più importante per me. Nel corso degli anni non tutti mi hanno capito. Da calciatore, da allenatore e anche in seguito. Ma non fa niente, nemmeno Rembrandt e Van Gogh furono compresi. La lezione è questa: ti prendono per pazzo finché non diventi un genio. +PIBO$SVZGG.Z5VSO5IF"VUPCJPHSBQIZ 'JSTUQVCMJTIFECZ.BDNJMMBOBOJNQSJOUPG1BO.DNJM MBOBEJWJTJPOPG.BDNJMMBO1VCMJTIFST*OUFSOBUJPOBM-JNJUFE $PQZSJHIUª+PIBO$SVZGG ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" 3 41035 la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& $BMDJP %010*43"&-&*5"-*" 4"-65*30."/*"%)"*'".6-5""--"'*($ 5SFOUBNJMBGSBODIJEJNVMUBDJSDBNJMBFVSPBMMB'FEFSDBMDJPQFSjBUUJ EJTDSJNJOBUPSJFDPOEPUUBJNQSPQSJBEJVOHSVQQPEJUJGPTJxÒMBTBO[JPOF EFMMB'JGBEPQPJGBUUJEJ*TSBFMF*UBMJBEFMTFUUFNCSFBE)BJGBRVBOEPUSF VMUSËB[[VSSJGFDFSPJMTBMVUPSPNBOPEVSBOUFMJOOPOB[JPOBMFJTSBFMJBOP "$$03%0'*/0"- -&4$0..&44&%**/53"-05410/403%&(-*";;633* 1SFTFOUBUPJFSJMBDDPSEPDPOMB'FEFSDBMDJPF*OUSBMPUCSBOEEJ TDPNNFTTFFTPDJFUËEFM(SVQQP(BNFOFUDIFTBSË1SFNJVN4QPOTPS EFMMB/B[JPOBMFGJOPBMMBGJOFEFMj6OBQBSUFEFMMBDDPSEPQSFWFEF MJNQFHOPDPNVOFJOBUUJWJUËTPDJBMJxIBEFUUPJMQSFTJEFOUF5BWFDDIJP *DPOUBUUJUSBMBOVPWBTPDJFUËFMFYDBQJUBOPBOOJJO SPTTPOFSPTJTPOPJOUFOTJGJDBUJ.BBMMBWJHJMJBEFMWJBHHJP JO0SJFOUFQFSJODPOUSBSFJWFSUJDJEJ4JOP&VSPQF'BTTPOF OPOIBTUSBQQBUPJMTÖ5VUUFMFJODPHOJUFEFMMBUSBUUBUJWB *MWBM[FSTVMOPNFEJ.BMEJOJ OFM.JMBOEFJNJTUFSJDJOFTJ i$IJBSF[[BTVMNJPSVPMPw &/3*$0$633¾ -6$"1"(/* -"46"7*5" -"$"33*&3" $MBTTF1BPMP .BMEJOJIBFTPSEJUP JO"OFMTFNQSF SPTTPOFSPTJÒSJUJSBUP OFMEPQPBWFS WJOUPUSPGFJ USBDVJ$PQQF EFJ$BNQJPOJ MFHBSFJOB[[VSSP *3&$03% )BUPUBMJ[[BUP QSFTFO[FOFM.JMBOμ TUBUPBBOOJF HJPSOJJMQJáHJPWBOF FTPSEJFOUFJO SPTTPOFSP%FUJFOF JMSFDPSEEJNJOVUJ HJPDBUJBJ.POEJBMJ -"'".*(-*" μTQPTBUPEBM DPOMFYNPEFMMB WFOF[VFMBOB"ESJBOB 'PTTB)BEVFGJHMJ $ISJTUJBOJOGPS[BBJ NBMUFTJEFMM)BNSVO F%BOJFMDIFNJMJUB OFMTFUUPSFHJPWBOJMF SPTTPOFSP %010*-3*5*30 /FMJOTJFNF B3JDDBSEP4JMWBIB GPOEBUPJM.JBNJ'D TRVBESBEFMMB TFDPOEBEJWJTJPOF EFMDBNQJPOBUP6TB %FMUFBNBMMFOBUP EB"MFTTBOESP/FTUB ÒEJSFUUPSFUFDOJDP j$ ONFERMO che ci siamo visti quattro volte. Mi sono stati esposti i progetti della proprietà e il mio ruolo. Ma proprio la definizione del ruolo è il punto chiave per andare avanti. Io vorrei condividere con i nuovi proprietari il progetto, per identificarmi con loro, con i loro obiettivi, con i loro piani. È la mia storia col Milan che me lo impone. Io al Milan voglio dare qualcosa di reale e di concreto». Nella voce di Paolo Maldini non c’è alcun tono polemico. Ma la trattativa per il suo ingresso nel futuro Milan cinese è appena iniziata e si preannuncia complessa: non certo per ragioni economiche, puntualizza lui, semmai per la necessità di lavorare alla costruzione di una -"%%*0 -BEEJPEJ.BMEJOJ B4BO4JSPJM NBHHJPGV DPOUFTUBUPEBVOB QBSUFEFMMB4VE Eca, la gestione dei nuovi giocatori e la scelta di altre “bandiere”. Solo che il matrimonio per il momento non si può fare. Le incognite sono ancora troppe: l’identità dei futuri proprietari cinesi, i compiti effettivi di Maldini, l’organigramma societario, la distribuzione delle responsabilità. È tutto molto prematuro. E comunque, prima, dovrebbe cadere il velo sull’identità dei nuovi padroni: in teoria intorno al 20 ottobre, quando i vertici del fondo d’investimento Sino Europe saranno a Milano, per presentare a Fininvest gli investitori della cordata. *MEJMFNNBEFMMBCBOEJFSB QBSBGVMNJOFPNBOBHFS WFSPi7PHMJPEBSF RVBMDPTBEJDPODSFUPw squadra davvero in grado di risalire sul tetto del mondo: «Mi fa sorridere che si parli di questioni economiche, non siamo nemmeno arrivati a parlarne. Il punto è un altro. Se mi si chiede di riportare a competere per la Champions, con un progetto triennale o quinquennale, una squadra che da tre anni è fuori dalle coppe, io devo condividere le responsabilità con i proprietari». Il matrimonio s’avrebbe proprio da fare. Se il nuovo Milan deve scegliere una garanzia dalla quale ripartire, è difficile immaginarne una migliore di Paolo Maldini, 48 anni, 31 dei quali spesi in maglia rossonera, figura di riconosciuto prestigio nel calcio mondiale, ponte perfetto tra l’era pre Berlusconi in cui si affacciò alla prima squadra e l’era del post, ancora piena d’incognite. L’amministratore delegato in pectore Marco Fassone lo ha perfettamente capito e per questo ha incontrato per quattro volte l’ex fuoriclasse e capitano, una in compagnia del rappresentante cinese in Italia della cordata, David Han. Filtrano indiscrezioni sulla proposta. Nessuna carica onorifica, ma operativa, nel trio con Fassone e col nuovo direttore sportivo Mirabelli, per le decisioni sportive su acquisti e cessioni. La rappresentanza presso Uefa ed Nella triade disegnata - Fassone amministratore delegato-direttore generale, l’ex capo degli osservatori dell’Inter Massimiliano Mirabelli direttore sportivo, Maldini direttore dell’area tecnica - il rischio per la “bandiera” di diventare soprattutto un parafulmine con responsabilità dirette anche per decisioni prese da altri è una prospettiva che potrebbe fugare soltanto i nuovi padroni. Ma rimangono ancora nell’ombra. L’attesa potrebbe dilatarsi, se si protraesse la permanenza di Silvio Berlusconi a New York per accertamenti medici: è all’attuale padrone che Sino Eu- %0."/*"503*/0*-%*'&/403&%&-.*-"/7&340*-%ᦖ*/";;6330"-10450%*$)*&--*/*426"-*'*$"50 &7FOUVSBMBODJBMFSFEFEJ1BPMP 3PNBHOPMJQFSCMPDDBSFMB4QBHOB FIRENZE. Anche il veterano spagnolo Bu- squets ha infine ammesso che il tempo dell’improvvisazione al potere – con Del Bosque il dribbling era un po’ la liberazione dall’imprimatur del tikitaka – è finito: «Con Lopetegui si lavora tanto sulla tattica». La breve partita a scacchi tra i due ct di Italia e Spagna, che al di là delle rituali minimizzazioni domani allo Juventus Stadium si giocano almeno metà qualificazione al Mondiale 2018, ha %FDJNBTGJEBJOPUUP vissuto ieri la fase preparatoria. A CoBOOJ#POVDDJi4PMP Ventura MBWPSBOEPUBOUJTTJNP verciano ha studiato le mosQPTTJBNPCBUUFSMJw se per sorprendere Lopetegui: Romagnoli in difesa, De Rossi schermo protettivo e un’inedita coppia di esterni, Florenzi a destra e Criscito o De Sciglio a sinistra. Oggi deciderà se affidarsi a queste quattro innovazioni, rispetto al felice 3-1 in Israele: le alternative sono Astori, Verratti e Candreva, gli ultimi due pronti altrimenti domenica per la Macedonia. Di sicuro il ct proverà e riproverà ogni soluzione, secondo il concetto esposto da Bonucci, di fronte alla constatazione che non ci sono più i Vieri, Paolo Rossi, Baggio, Totti e Bruno Conti di una volta: «Siccome siamo tecnicamente inferiori alla Spagna e a volte scherzando, ci diciamo che siamo nati negli anni sbagliati, l’unica possibilità è lavorare tantissimo, come all’Europeo. Sapete perché siamo usciti con la Germania ai rigori? Perché evidentemente non li avevamo preparati abbastanza». In verità lo studio degli avversari da parte di Ventura resta maniacale («Conte è più meticoloso e motivatore, ma l’importante sono le idee messe in pratica in campo», copyright Bonucci), però sarà impossibile che l’Italia stupisca la Spagna o viceversa: dal 2008, esclusa la partita di domani, si sono già incontrate nove volte e Buffon c’era sempre, Iniesta otto volte, De Rossi sette, tanto per citare tre protagonisti di un duello che ormai si ripete più di una volta l’anno. C’è sempre stato equilibrio, se si escludono la finale di Euro 2012 (4-0 per gli spagnoli) e gli ottavi di Euro 2016 (2-0 per gli azzurri). È proprio la sfida più recente il paragone più ingannevole, secondo Ventura. A differenza della Spagna di Del Bosque spossata dall’interminabile stagione dei giocatori di Real e Barcellona, l’Italia di Conte arrivò infatti a quell’appuntamento in stato di grazia atletico, per l’eccellente preparazione a Coverciano e per la settimana di riposo attivo dei titolari, risparmiati nella terza partita con l’Irlanda. Sono condizioni irripetibili, così come il pressing avanzatissimo di Pellè e Eder, che mise in crisi gli avversari. È in compenso replicabile il 3-5-2, indigesto in questi anni alla Spagna: stavolta lo si prevede più coperto, con due esterni prevalentemente difensivi (da qui le prove con Florenzi e Criscito o De Sciglio), e con l’idea del duttile Romagnoli al posto dello squalificato Chiellini, per plasmare in qualche circostanza l’eventuale linea a 4 con Barzagli a destra, che la Juve talvolta sperimenta. Lopetegui risponde consegnando lo scettro a Iniesta: l’unico libero di inventare dove e quando crede. FDV ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& %0.&/*$"."$&%0/*"*5"-*" %PQPMBHBSBDPOMB4QBHOBM*UBMJB UPSOFSËJODBNQPB4LPQKFEPNFOJDB +67&/564 1+"$",0$0/-"$30";*"*/'3";*0/&"-1&30/& .BSLP1KBDBTJJOGPSUVOBOFMSJUJSPDPOMB$SPB[JBMBQSJNBEJBHOPTJQBSMB EJJOGSB[JPOFBMQFSPOFNBTJFTDMVEFMBGSBUUVSB4BMUFSËMFHBSFEJ RVBMJGJDB[JPOFDPOUSP,PTPWPF'JOMBOEJBTJQBSMBEJBMNFOPHJPSOJEJ TUPQQFSJMHJPDBUPSFEFMMB+VWFOUVT '*'" */'"/5*/03*-"/$*"i.0/%*"-&"426"%3&w (JBOOJ*OGBOUJOPGPUP O'JGBJOWJTJUBB#PHPUËSJMBODJB.POEJBMFB TRVBESFTVCJUPBJHJSPOJBJQMBZPGGBFMJNJOB[JPOFEJSFUUBOFMMB QSJNBTFUUJNBOBQBSUJUFUPUBMJDPOUSPj$JTBSFCCFSPQJáQBFTJGFMJDJx /FEJTDVUFSËJMDPOTJHMJPB;VSJHPJMFPUUPCSFEFDJTJPOFOFM *-$"404$0/'*55&*/$".10&#*-"/$**/1"44*70 *MUFTPSPJOGVNP EFMMB3VHCZTQB 6OBNJTDIJBEVSBOUF(BMMFT*UBMJB4FJ/B[JPOJ ."44*.0$"-"/%3* 3 rope deve presentare i componenti della cordata. La data per la firma del contratto definitivo e il versamento degli ultimi 300 milioni (valutazione complessiva di 740) è sempre prevista per la metà di novembre, in tempo per il derby del 20. Nei prossimi giorni, invece, sarà Fassone a volare a Hong Kong, sede di Sino Europe: per fare il punto con i futuri proprietari, per raccogliere indicazioni su piano commerciale e sponsor e per preparare l’incontro della cordata con Berlusconi. Sperava di atterrare in Cina con in tasca l’adesione di Maldini al nuovo progetto. Non potrà, almeno per ora. COMUNE DI UDINE AVVISO DI PROCEDURA APERTA 1) ENTE APPALTANTE: COMUNE DI UDINE – Via Lionello 1 – 33100 Udine – tel. 0432/1271111 – fax 0432/1270365. 2) OGGETTO APPALTO: Servizi di architettura e ingegneria relativi ai lavori di recupero architettonico e funzionale del complesso edilizio “EX Macello” in Udine, via Sabbadini, - 2° lotto funzionale (OPERA 5243/A) vedasi disciplinare d’incarico; Importo complessivo a base d’appalto soggetto a ribasso d’asta: € 342.768,42 (oneri previdenziali e iscali esclusi). 3) DURATA; 60 giorni per la fase progettuale (cfr. art. 7 disciplinare d’incarico). 4) TERMINE RICEZIONE OFFERTE: dovranno pervenire unitamente alla documentazione e con le modalità richieste nel disciplinare di gara – pena esclusione – entro le ore 12.15 del giorno 25 ottobre 2016 al: COMUNE DI UDINE - VIA LIONELLO 1 – 33100 UDINE. Apertura offerte 27 ottobre 2016, ore 09.00 in seduta pubblica nella sede comunale. 5) CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE: offerta economicamente più vantaggiosa, salvo veriica anomalia offerte. Documenti di gara disponibili presso il Servizio Amministrativo Appalti - U.O. Amministrativa 3 (tel. 0432 1272401 -454) e su INTERNET www.comune.udine.gov.it. DATA INVIO BANDO C.E.:19/09/2016. Il Dirigente ad interim del Servizio Opere Strategiche (ing. Marco Disnan) BANDO D’ASTA PER LA VENDITA di terreni demaniali agricoli o a vocazione agricola AVVISO PROT. N. 2016/11750/DR-VE del 26 luglio 2016 L’AGENZIA DEL DEMANIO istituita con D.Lgs n. 300/1999 con la finalità di amministrare e gestire in nome e per conto dello Stato i beni immobili di proprietà statale, e trasformata in Ente Pubblico Economico con D.Lgs, n. 173/300; RENDE NOTO che il giorno 26 ottobre 2016 ore 11:00, presso la sede della Direzione Regionale Veneto dell’Agenzia del Demanio, la Commissione di gara, all’uopo nominata, aprirà la gara mediante offerte segrete per l’aggiudicazione di n. 4 immobili individuati, ai sensi dell'art. 66, c.1, del D.L 24/01/2012, n. 1, convertito, con modificazioni, con L.27/2012, dal Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 20 maggio 2014 (GU n.176 del 31-7-2014), nell’ambito dell’iniziativa denominata “TERREVIVE”. Per prendere visione e scaricare il bando di gara, i relativi allegati e gli eventuali ulteriori documenti informativi relativi a tutti i lotti in gara si invitano gli interessati ad accedere al sito internet dell’Agenzia del Demanio: www.agenziademanio.it sezione “TERRE VIVE”. Si ricorda che la scadenza per la presentazione delle offerte è il giorno 25 ottobre 2016, ore 12:00 %6&(&/&3";*0/* *OBMUP"MFTTJP3PNBHOPMJ BOOJDIJBNBUPEB7FOUVSB BTFUUFNCSFFQPJMBTDJBUP BMM64PUUP-FPOBSEP #POVDDJBOOJQSFTFO[F JOB[[VSSP ISPETTO delle regole e dell’avversario, spirito di squadra. Sono i comandamenti del rugby, li osservano da due secoli in tutto il mondo. Tranne in Italia. Qualche giorno fa Alfredo Gavazzi è stato rieletto presidente della Fir, ha preso il 54% delle preferenze perché il movimento è spaccato in (almeno) due parti. Dopo lo spoglio, nessun appello alla coesione. Anzi. «Quella gente fa male al nostro sport», ha detto degli altri. Mauro Innocenti, lo sconfitto, ha risposto che quello «non conosce i limiti della decenza». Ne ha denunciato «metodologie vessatorie, ricattatorie». C’era anche un terzo candidato, si è ritirato il giorno prima di andare alle urne. Suggerendo di non votare. Sì, il rugby è bello giocarlo nel fango. Ma queste sembrano sabbie mobili. Fosse solo una questione di forma, invece è la sostanza */6.&3* che ti tira giù: anche all’inizio di questa stagione i risultati dei club in Europa sono disastrosi perché le franchigie (Treviso, Zebre) straperdono, le Nazionali dei paesi “dilettanti” incalzano o superano gli azzurri nel ranking, i giovani di talento latitano, il campio- .*-*0/* nato italiano non se lo fila nessuno, la Federa- 4POPJTPMEJDIF zione ha appena ritirato la candidatura ad FOUSBOPOFMMFDBTTF ospitare i Mondiali del 2023, Gavazzi e i EFMSVHCZHSB[JFBMMB membri del vecchio consiglio sono stati rag- TPMBQBSUFDJQB[JPOF giunti da un avviso di fine indagini della Pro- BM4FJ/B[JPOJ(MJ cura del Coni per abuso d’ufficio, falso, dan- B[[VSSJGVSPOP no patrimoniale. E il “tesoretto” ovale, BNNFTTJOFM quell’improvviso benessere – oltre 500 milioni tra sponsor, contributi internazionali e diritti televisivi, negli ultimi 16 anni – arrivato .*-*0/* con l’ingresso nel Sei Nazioni? Affondato an- μMJNQPSUPQBHBUP che quello nelle sabbie mobili. L’ultimo bilan- PHOJBOOPEBHMJ cio, che con 47 milioni e passa è secondo solo TQPOTPSB[[VSSJ1FS al calcio, ha chiuso in passivo per 2 milioni e VOSBGGSPOUPMB 151.867,78 euro. /B[JPOBMFEJDBMDJP Contraddizioni, sprechi. Quattro milioni a JODBTTBDJSDB stagione se ne vanno con le Accademie, la NJMJPOJ scommessa di Gavazzi che per ora non ha prodotto risultati. A parte il debito nei confronti degli allenatori, salito a più di un milio- .*-" ne (gli arbitri vantano crediti per 207.000 eu- 4POPJCJHMJFUUJHJË ro). L’unico centro giovanile di cui si è parla- WFOEVUJQFSMBQBSUJUB to negli ultimi tempi è quello di Mogliano, DPOUSPHMJ"MM#MBDLT ma perché tra una settimana 4 dei suoi ra- BMM0MJNQJDPJM gazzi saranno processati per “atti persecuto- OPWFNCSF/FM ri, stalking, percosse, estorsione, lesioni ag- SBOLJOHNPOEJBMF gravate, rapina, violenza anche sessuale e M*UBMJBÒBM¡QPTUP minacce” nei confronti di un loro compagno sedicenne, finito in cura da uno psicoterapeuta e fuggito dalla struttura federale. I debiti con le banche ammontano a 1.604.242,31, la liquidità in cassa è dimezzata negli ultimi 3 anni, scendendo a poco più di 3 milioni. La Nazionale costa 18 milioni, quest’estate per fortuna è riuscita a superare – ma che fatica! - Usa e Canada, altrimenti scivolava ancora più in basso nella classifica mondiale. E poi c’è la lega celtica, che la conoscono solo gli appassionati Doc: la Fir ogni anno versa una dozzina di milioni tra i vari contributi alle squadre e agli organizzatori del torneo, ma le due franchigie finiscono regolarmente ultime nell’indifferenza o quasi degli sportivi italiani. Alfredo Gavazzi giocava pilone, è abituato a prendere colpi. «Quei due milioni in meno non devono preoccupare: una metà sono soldi che all’ultimo momento abbiamo messo sul bilancio delle Zebre (e non gli verseremo più quest’anno); l’altra è il denaro accantonato negli anni per gli atleti vittime di gravi infortuni». Dice che bisogna avere pazienza. «Il mio è un progetto a medio-lungo termine: riparliamone in primavera. Non ho mai detto che avrei fatto miracoli». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" 3 130(3"..* la Repubblica .&3$0-&%¹ 0550#3& "/50/*0%*10--*/" $"/"-(3"/%& i8FTUXPSMEwJMGBTDJOPEFMOPODBQJSDJOVMMB %"/0/ 1&3%&3& 4 *5"-*" (SBOEFBUUFTBQFSJMSJFOUSP JO3BJEJ.JDIFMF4BOUPSP DPOVOOVPWPQSPHSBNNB EJBQQSPGPOEJNFOUP7BJO POEBMBQSJNBEJTFJ QVOUBUFOFMMFRVBMJTJ SBDDPOUBJMDBNCJBNFOUP EFMOPTUSP1BFTF 3BJ%VF 16.10 16.15 16.25 17.15 18.45 20.00 20.30 21.15 23.00 0.35 1.05 1.10 1.40 2.05 DIGITALE TERRESTRE 4.15 5.15 10.00 10.10 10.30 10.35 10.45 10.55 11.00 13.00 13.30 13.50 14.00 15.00 16.05 16.30 17.15 18.00 18.10 18.15 18.30 18.50 19.40 20.30 21.10 23.30 2.25 2.55 4.15 4.45 ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" CANALE 5 Tg 2 Insieme Tg 2 Mizar Tg 2 Achab Libri Tg 2 Eat parade Tg 2 Medicina 33 Tg 2 Flash I Fatti Vostri - conducono Giancarlo Magalli, Adriana Volpe, Marcello Cirillo Tg 2 Giorno Tg 2 Costume e Società Tg 2 Medicina 33 Detto Fatto In diretta dalla Camera dei Deputati “Question Time”. Interrogazioni a risposta immediata Due uomini e mezzo . Jones, Charlie Sheen The Good Wife - Tf Madame Secretary - Tf Rai Parlamento Telegiornale Tg 2 Flash L.I.S. Tg 2 Rai Tg Sport. All’interno: Meteo 2 Blue Bloods - Tf N.C.I.S. - Tf Tg 2 20.30 Italia Film: The Wolf of Wall Street - di Martin Scorsese Sulla via di Damasco . Giovanni D’Ercole Film: La variabile umana - di Bruno Oliviero Videocomic - Passerella di comici in tv Detto Fatto - conduce Caterina Balivo 7.00 7.30 8.00 10.00 11.00 11.10 11.55 12.00 12.25 12.45 13.15 13.40 14.00 14.20 14.50 15.05 15.10 15.15 16.00 16.40 18.55 19.00 19.30 20.00 20.05 20.30 20.40 21.15 24.00 1.00 1.05 1.15 2.15 TGR Buongiorno Italia TGR Buongiorno Regione Agorà Mi manda Raitre. In difesa degli indifesi Elisir Tutta Salute - conducono Debora Rasio, Pier Luigi Spada, Silvia Bencivelli Meteo 3 Tg 3 Chi l’ha visto? 12,25 Quante storie Il tempo e la storia Tg 3 Fuori Tg Tg Regione Tg 3 TGR Leonardo Tg 3 L.I.S. 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All’interno: Meteo.it 20.40 Striscia la notizia - La voce dell’impudenza 21.10 Rimbocchiamoci le maniche - con Sergio Assisi, Sabrina Ferilli, Benedetta Gargari, David Coco 23.30 Matrix - conduce Nicola Porro 1.35 Tg 5 Notte. All’interno: Meteo.it 2.20 Striscia la notizia - La voce dell’impudenza 2.50 Uomini e donne (r) 4.30 Tg 5. All’interno: Meteo.it 5.00 Mediashopping 5.15 Tg 5. All’interno: Meteo.it 5.45 Mediashopping 6.00 6.20 6.40 7.10 7.35 8.00 8.30 10.30 12.25 13.00 13.20 13.55 14.45 15.20 15.45 16.15 16.45 17.35 18.00 18.30 19.25 21.10 24.00 2.20 2.35 3.00 3.15 4.55 5.40 5.55 RETE 4 True Jackson, VP Mediashopping I Puffi Spank tenero rubacuori Una spada per Lady Oscar Sailor moon Supercar - Tf Person of Interest - Tf. Henson, Kevin Chapman Studio Aperto. All’interno: Meteo.it Grande Fratello Vip - day time Sport Mediaset I Simpson Big Bang Theory 2 Broke Girls Due uomini e 1/2 . Jones, Marin Hinkle Baby Daddy - Tf How I Met Your Mother - Tf Friends Grande Fratello Vip - day time Studio Aperto. All’interno: Meteo.it C.S.I. - New York - Tf Bring The Noise - conduce Alvin Film: Io vi dichiaro marito e... marito - di Dennis Dugan, con Adam Sandler, Kevin James, Jessica Biel, Dan Aykroyd. All’interno: 0.55 Tgcom; Meteo.it Studio Aperto - La giornata Premium Sport Mediashopping Cyber Formula Pretty little Liars - Tf Mediashopping True Jackson, VP LA SETTE 6.05 Mediashopping 6.35 Practice - Professione Avvocati - Serie Tv 8.30 Cuore ribelle 9.30 I Cesaroni - Tf 10.40 Ricette all’italiana 11.30 Tg 4 - Telegiornale. All’interno: Meteo.it 12.00 Detective in corsia - Tf 13.00 La signora in giallo - Tf 14.00 Lo sportello di Forum 15.30 Flikken coppia in giallo - Tf 16.50 Film: Contro quattro bandiere - di Umberto Lenzi. All’interno: 17.30 Tgcom; Meteo.it 18.55 Tg 4 - Telegiornale 19.35 Dentro la notizia. All’interno: Meteo.it 19.55 Tempesta d’amore 20.30 Dalla vostra parte 21.15 Film: Gangster Squad - di Ruben Fleischer, con Sean Penn, Ryan Gosling, Emma Stone. All’interno: 22.00 Tgcom; Meteo.it 23.45 I bellissimi di Rete 4 23.50 Film: Oldboy - di Spike Lee, con Josh Brolin, Elizabeth Olsen, Samuel L. Jackson. All’interno: 0.45 Tgcom; Meteo.it 1.55 Tg 4 Night News 2.15 Mediashopping 2.35 Un sorriso anche per loro 4.20 Help 4.25 Film: Il cadavere dagli artigli d’acciaio - di Leonard Keigel, con Romy Schneider, Gabriele Tinti, Maurice Ronet, Simone Bach 5.45 Tg 4 Night News 7.30 7.50 7.55 9.40 11.00 13.30 14.00 14.20 16.15 18.00 20.00 20.35 21.10 24.00 0.10 0.45 Tg La7 Meteo Omnibus dibattito Coffee Break L’aria che tira Tg La7 Tg La7 Cronache Tagadà L’ispettore Tibbs - Tf Joséphine, Ange Gardien Tf Tg La7 Otto e mezzo La Gabbia Open Tg La7 Otto e mezzo (r) L’aria che tira (r) TV8 7.00 8.00 9.00 10.00 10.45 11.00 12.00 13.00 13.15 14.15 16.00 17.45 18.45 19.30 20.30 21.15 24.00 TG24 Mattina Finché morte non ci separi Cold Blood: nuove verità Nato per uccidere Tg News SkyTG24 Lady Killer Coppie che uccidono Tg News SkyTG24 Vicini assassini Film: Pericolo in casa di Maureen Bharoocha Film: Il tesoro dei Templari - di Kasper Barfoed Scandali a Hollywood Crazy Animals House of Gag Singing in the Car Film: Angeli e demoni di Ron Howard X Factor 2016 NOVE 14.45 15.45 16.45 17.15 18.15 19.15 21.15 22.35 23.30 0.50 1.45 2.40 Delitti di famiglia Airport Security Airport Security Come è fatto il cibo Undercover Boss Boom! Top Chef Italia Undressed UK Top Chef Italia Vite al limite ER: storie incredibili L’isola di Adamo ed Eva 3 XXX 3.30 L’isola di Adamo ed Eva 2 XXX 4.15 Undressed UK 5.05 Terrore a bordo LA EFFE 16.45 RED - Racconti sul corpo 17.45 RED - Il cuoco vagabondo 19.45 RED - Bourdain: senza prenotazione 20.40 Sconosciuti 21.10 Wu Ming 2 e 3 raccontano: Nel pallone 22.05 Italian tabloid 23.05 Film: Persepolis - di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud 0.50 Guerra e pace - Serie Tv 2.40 RED - Viaggi nudi e crudi 3.40 RED - Viaggi nudi e crudi 4.10 RED - David Rocco Dolce Vita 5.10 RED - David Rocco Dolce Vita 5.40 Effetto notte RAI QRAI 4 8.00 8.50 9.35 10.20 11.05 11.50 12.40 13.20 14.00 14.35 15.00 15.30 15.55 16.45 17.25 17.30 17.35 18.25 19.00 19.45 21.10 21.55 23.45 0.15 0.20 1.45 2.25 3.05 3.45 4.30 QPREMIUM Star Trek - The Next Generation Numbers Numbers Numbers Medium Medium Devious Maids Devious Maids Smartlove Vanessa&Francesco Pechino Addicted Generation Gap Non fidatevi di Andrew Mayne Doctor Who Doctor Who Rai News - Giorno Doctor Who Beauty and the Beast II Beauty and the Beast II Devious Maids Devious Maids Un Weekend con il nonno Film: 21 Jump Street - di Phil Lord, Chris Miller Pechino Addicted Rai News - Notte Film: Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe - di Tommy Wirkola Dal Tramonto all’Alba - La Serie Supernatural Supernatural Doctor Who Sabrina Vita da Strega 14.25 14.30 16.20 17.55 18.00 18.55 19.45 21.10 23.00 0.50 0.55 1.50 2.45 3.15 5.00 5.50 Anica Appuntamento Al Cinema La Squadra La Prova Del Cuoco Rai News - Giorno Un Ciclone In Convento Un Ciclone In Convento Velvet L’Allieva Provaci Ancora Prof! Rai News - Notte Il Commissario Nardone Il Commissario Nardone 7 Vite La Squadra Swing! Orgoglio QMOVIE 13.45 Film: Coriolanus - di Ralph Fiennes, con Ralph Fiennes, Gerard Butler, Brian Cox 15.55 Film: Goodnight for Justice - di Jason Priestley, con Luke Perry, Lara Gilchrist, Ron Lea 17.35 Rai news - Giorno 17.40 Film: L’inchiesta - di Damiano Damiani, con Keith Carradine, Harvey Keitel, Phyllis Logan 19.35 Film: Frà diavolo - di Hal Roach, Charley Rogers, con Stan Laurel, Oliver Hardy, Dennis King MEDIASET PREMIUM 16.50 Wild Menu 17.45 I misteri dell’oceano con Jeff Corwin 18.30 Mutant Planet 19.25 Origins: invenzioni nella storia 20.25 Marchio di fabbrica 21.15 Le pagine oscure della Bibbia 22.10 Codici e segreti 23.05 Marchio di fabbrica 23.55 Come funziona l’Universo 0.50 UFO: segreti svelati 1.45 Io e i miei parassiti 2.35 I segreti della Bibbia 16.40 17.30 18.25 18.30 19.05 20.00 20.30 22.00 23.15 23.20 0.20 1.05 1.35 2.35 3.20 Wild Japan I Segreti Del Sottosuolo Rai News - Giorno Passepartout Tre Città Un Secolo Nessun Dorma Osn Rai Concerto Piovani Doors Live At The Bowl ‘68 Rai News - Notte Depeche Mode The Rolling Stones Concerto Dal Vivo Tangerin Dream Chez Vous Francoise Hardy The Motels Best Of Gb GIALLO 8.15 Stay Alive - di William Brent Bell Premium Cinema Energy 9.39 Necropolis - La città dei morti - di John Erick Dowdle Premium Cinema Energy 10.56 The Life of David Gale - di Alan Parker Premium Cinema 11.18 The Transporter Legacy - di Camille Delamarre Premium Cinema Energy 11.55 Summer Lovers - di Randal Kleiser Studio Universal 11.57 Il cuore grande delle ragazze - di Pupi Avati Premium Cinema Emotion 12.59 Dragon Ball Z - La battaglia degli dei - di M. Hosoda Premium Cinema Energy 13.09 Un sogno per domani - di Mimi Leder Premium Cinema 14.10 Alta società - di Charles Walters Studio Universal 14.31 Pacific Rim - di Guillermo Del Toro Premium Cinema Energy 15.16 Appuntamento con l’amore - di Garry Marshall Premium Cinema QRAI 5 QCINEMA FOCUS 21.10 Film: La principessa Sissi - di Ernst Marischka, con Romy Schneider, Karlheinz Böhm, Magda Schneider, Uta Franz 23.00 Movie mag 23.30 Film: Il giardino dei Finzi Contini - di Vittorio De Sica, con Lino Capolicchio, Dominique Sanda, Fabio Testi, Romolo Valli 1.10 Rai news - Notte 1.15 Film: Il siciliano - di Michael Cimino, con Christopher Lambert, John Turturro, Barbara Sukowa, Giulia Boschi 3.35 Film: Carmela, salvata dai filibustieri di Giovanni Maderna, Mauro Santini 16.00 Che botte se incontri gli Orsi - di Michael Ritchie Studio Universal 17.21 Studio Illegale - di Umberto Carteni Premium Cinema 18.20 Capricorn One - di Peter Hyams Studio Universal 19.00 Jurassic World - di Colin Trevorrow Premium Cinema 19.39 Assassin’s Bullet - Il target dell’assassino - di Isaac Florentine Premium Cinema Energy 21.15 Le leggi del desiderio - di Silvio Muccino Premium Cinema Emotion 23.08 Il caso dell’infedele Klara - di Roberto Faenza Premium Cinema Emotion 23.12 Alexander - di Oliver Stone Premium Cinema Energy 23.30 Risvegli - di Penny Marshall Studio Universal 23.44 Steve Jobs: The Man In The Machine - di Alex Gibney Premium Cinema 0.43 Biutiful - di Alejandro González Iñárritu Premium Cinema Emotion CIELO 15.15 16.15 17.15 18.15 19.15 20.15 21.15 23.00 24.00 2.00 3.00 4.00 My Kitchen Rules Buying & Selling Case in rendita Fratelli in affari Top Gear USA Affari di famiglia 10,000 Days Sex Diaries La casa dei 1000 corpi 3AM Metropolsex: Hong Kong Most Dangerous - Pericolo reale PARAMOUNT CHANNEL 8.30 10.00 11.40 12.40 13.10 14.40 16.10 18.10 19.40 21.10 22.30 0.30 9.45 10.35 11.30 12.20 13.10 14.05 14.45 15.35 16.40 17.35 18.25 19.20 20.10 21.05 22.00 22.50 23.40 0.40 1.30 2.20 3.10 4.10 5.05 Matlock Crossing Jordan Crossing Jordan Law & Order - I due volti della giustizia Law & Order - I due volti della giustizia Law & Order - I due volti della giustizia Law & Order - I due volti della giustizia Crossing Jordan Crossing Jordan Law & Order - I due volti della giustizia Law & Order - I due volti della giustizia Law & Order - I due volti della giustizia Law & Order - I due volti della giustizia Law & Order - I due volti della giustizia Law & Order - I due volti della giustizia Web of Lies Web of Lies Nightmare Next Door Nightmare Next Door Crossing Jordan Crossing Jordan Giudice Amy Giudice Amy Relic Hunter Sherlock Will And Grace Will And Grace Relic Hunter Quantum Leap - In viaggio nel tempo Sherlock Relic Hunter Quantico Quantico Sherlock - L’Abominevole Sposa Spartacus - La guerra dei dannati REAL TIME 10.00 11.50 13.50 14.45 16.40 18.10 20.10 21.10 22.10 0.05 1.05 2.50 4.40 5.35 ER: storie incredibili Malati di pulito Take Me Out: esci con me Ma come ti vesti?! Top Chef Italia Quattro matrimoni - Canada Take Me Out: esci con me Abito da sposa cercasi Incidenti di bellezza Escort Malattie imbarazzanti Life Shock Life Shock Alta infedeltà SATELLITE 15.00 Tg 1 Storie Vere Tempo & denaro La prova del cuoco Telegiornale La vita in diretta - conducono Marco Liorni, Cristina Parodi Torto o ragione? Il verdetto finale Tg 1 Tg 1 Economia. All’interno: Che tempo fa Vaticano: Aula Nervi. Convegno Sport e Fede alla presenza di Sua Santità Papa Francesco La vita in diretta - conducono Marco Liorni, Cristina Parodi L’Eredità Telegiornale Affari tuoi raddoppia Film: Un fidanzato per mia moglie - di D. Marengo. Cucciari, L. Bizzarri, P. Kessisoglu Porta a Porta . All’interno: Tg 1 60 secondi TG1 Notte Che tempo fa Sottovoce Movie Mag - conducono Federico Pontiggia, Alberto Crespi Questa sera si recita a soggetto Da Da Da RAInews24 vanno tipi molto solventi a cercare avventure: nel parco i cowboy e gli altri sono robot, continuamente riprogrammati per le esigenze. Succede di tutto, non si capisce nulla — o quasi. Ma è di fascino assurdo, con nomi come JJ Abrams e Jonathan Nolan in costruzione e, va da sé, Michael Crichton autore in origine. O è una cosa di assoluto futuro e niente sarà più come prima, oppure andrà in un altro modo, ma sarà stato eccitante lo stesso. RAI 3 RAI 2 RAI 1 9.55 10.00 11.05 11.50 13.30 14.00 TANCHIdel ('7JQ? La soluzione è 8F TUXPSME, la cosa più ardita in tv, la nuova serie Hbo che Sky Atlantic manda in contemporanea con gli Usa (il lunedì sera gli episodi con sottotitoli, una settimana dopo quelli doppiati). Siamo all’incrocio tra #MBEF3VOOFS, 5SVNBO4IPX e +VSBTTJD1BSL — sono tempi di nuove serie che citano a mani basse il passato. Gruppo di autori efferati e tecnici di prim’ordine (il capo è Anthony Hopkins) allestiscono un parco a tema ambientato nel West. Ci SKY [servizio a pagamento] QCINEMA MATTINA 8.00 Calvario - di John Michael McDonagh Sky Cinema 1 HD 9.25 Ruby Red II - Il segreto di Zaffiro - di Felix Fuchssteiner, Katharina Schöde Sky Cinema Family 10.20 Cronaca di un amore - di Michelangelo Antonioni Sky Cinema Classics 11.35 Predestination - di Michael Spierig, Peter Spierig Sky Cinema 1 HD 12.05 Poker di sangue - di Henry Hathaway Sky Cinema Classics 13.00 Wiplala, un maghetto per amico - di Tim Oliehoek Sky Cinema Family 13.15 Armageddon - Giudizio finale - di Michael Bay Sky Cinema 1 HD 14.05 Daddy’s Little Girls - di Tyler Perry Sky Cinema Passion HD QCINEMA POMERIGGIO QCINEMA SERA QCINEMA NOTTE 14.45 Zip & Zap e il club delle biglie - di Oskar Santos Sky Cinema Family 15.45 The Way of War - Sentieri di guerra - di John Carter Sky Cinema Max HD 16.20 Asterix e il regno degli dei - di Louis Clichy, Alexandre Astier Sky Cinema Family 17.35 Snoopy & Friends - Il film dei Peanuts di Steve Martino Sky Cinema 1 HD 19.05 Kill Bill - Volume 1 - di Quentin Tarantino Sky Cinema Max HD 19.10 Left Behind - La profezia - di Vic Armstrong Sky Cinema 1 HD 19.10 I perfetti innamorati - di Joe Roth Sky Cinema Passion HD 19.20 Invito ad una sparatoria - di Richard Wilson Sky Cinema Classics 21.00 Caccia al ladro - di Alfred Hitchcock Sky Cinema Classics 21.00 Eragon - di Stefen Fangmeier Sky Cinema Family 21.00 Rischio a due - di D.J. Caruso Sky Cinema Max HD 21.15 Taken 3 - L’ora della verità - di Olivier Megaton Sky Cinema Hits HD 22.45 Le leggi del desiderio - di Silvio Muccino Sky Cinema Passion HD 22.55 Appuntamento per una vendetta - di Burt Kennedy Sky Cinema Classics 23.10 Tutto può cambiare - di John Carney Sky Cinema Hits HD 23.15 Solo per vendetta - di Roger Donaldson Sky Cinema 1 HD 0.15 Ruby Red II - Il segreto di Zaffiro - di Felix Fuchssteiner, Katharina Schöde Sky Cinema Family 0.30 Toro scatenato - di Martin Scorsese Sky Cinema Classics 0.35 Jesse Stone: Delitti irrisolti - di Robert Harmon Sky Cinema Max HD 0.40 Dichiarazioni d’amore - di Pupi Avati Sky Cinema Passion HD 1.00 Ma tu di che segno 6? - di Neri Parenti Sky Cinema Hits HD 1.05 Calvario - di John Michael McDonagh Sky Cinema 1 HD 2.05 The Gunman - di Pierre Morel Sky Cinema Max HD 2.15 Le ragazze dei quartieri alti - di Boaz Yakin Sky Cinema Family 14.05 Calcio: Empoli - Juventus Serie A Sky Supercalcio HD 15.30 Ciclismo: Memorial Franck Vandenbrouck Eurosport 2 16.00 Basket: Cremona - Pistoia Serie A Sky Sport 3 HD 16.30 Calcio: Nigeria - Inghilterra Coppa del Mondo U17 Eurosport 2 17.00 Calcio:Roma-InterSerieASkySport1HD 18.00 Calcio: Empoli - Juventus Serie A Sky Sport 1 HD 18.30 Motonautica: Evian Mondiale F1 Inshore Sky Sport 2 HD 19.00 Wrestling: WWE Domestic Smackdown! Sky Sport 2 HD 20.00 Calcio: Udinese - Lazio Serie A Sky Supercalcio HD 20.30 Calcio: Brasile - Corea del Nord Coppa del Mondo U17 Eurosport 2 20.45 Rugby: Argentina - All Blacks The Rugby Championship Sky Sport 2 HD 21.30 Ciclismo: Memorial Franck Vandenbrouck Eurosport 2 21.30 Calcio: Genk - Sassuolo UEFA Europa League Sky Sport 1 HD 22.30 Calcio: Highlights Major League Soccer Eurosport 2 22.30 Calcio: Roma - Astra Giurgiu UEFA Europa League Sky Sport 1 HD 22.35 Golf: Giornata finale Ryder Cup Sky Sport 2 HD 23.00 Motociclismo: GP Francia Mondiale Superbike Eurosport 23.00 Biliardo: 3a giornata European Masters Eurosport 2 23.10 Calcio: Atalanta - Napoli Serie A Sky Supercalcio HD 23.30 Motociclismo: GP Francia Mondiale Superbike Eurosport 24.00 Calcio: FIFA Football Eurosport 0.30 Calcio: Brasile - Corea del Nord Coppa del Mondo U17 Eurosport 0.30 Salto con gli sci: HS 140 Summer Grand Prix Eurosport 2 14.00 14.10 15.15 16.30 17.20 20.00 Prigionieri di guerra National Geographic 20.05 Senza traccia Fox Crime HD 20.05 2 Broke Girls Fox HD 20.05 Ghost Whisperer Fox Life 20.30 The Big Bang Theory Fox HD 20.55 Cosmos. Odissea nello spazio National Geographic 21.00 Rosewood Fox Crime HD 21.00 Second Chance Fox HD 21.50 Wayward Pines Fox HD 21.50 Il futuro secondo Hawking National Geographic 22.45 Criminal Minds Fox Crime HD 22.45 I segreti dello spazio con Bignami National Geographic 23.35 The Big Bang Theory Fox HD 23.40 Criminal Minds Fox Crime HD 23.45 Stupidi al quadrato National Geographic 23.55 2 Broke Girls Fox HD 0.15 Stupidi al quadrato National Geographic 0.25 American Dad Fox HD 0.30 Bones Fox Crime HD 0.45 L’Eldorado della droga National Geographic 0.50 American Dad Fox HD 1.00 Ghost Whisperer Fox Life 1.15 I Simpson Fox HD 1.20 Bones Fox Crime HD 1.40 I Simpson Fox HD QSPORT 8.30 Automobilismo: Test Drive Eurosport 9.00 Calcio: Empoli - Juventus Serie A Sky Sport 1 HD 10.00 Calcio: Brasile - Corea del Nord Coppa del Mondo U17 Eurosport 10.45 Calcio: Bologna - Genoa Serie A Sky Sport 1 HD 11.00 Calcio: Roma - Inter Serie A Sky Sport 1 HD 12.00 Biliardo: 3a giornata European Masters Eurosport 13.00 Calcio: Roma - Inter Serie A Sky Supercalcio HD 13.30 Calcio: Brasile - Corea del Nord Coppa del Mondo U17 Eurosport 2 FOX 8.00 CSI New York Fox Crime HD 9.05 I Griffin Fox HD 9.05 Stupidi al quadrato National Geographic 10.00 American Dad Fox HD 10.35 Drop Dead Diva Fox Life 10.50 I Simpson Fox HD 11.45 Stupidi al quadrato National Geographic 12.05 La vita secondo Jim Fox HD 12.10 Stupidi al quadrato National Geographic 12.55 The Big Bang Theory Fox HD 13.00 Stupidi al quadrato National Geographic 13.10 Senza traccia Fox Crime HD 17.30 17.30 17.55 18.15 18.20 18.20 18.45 19.05 Bones Fox Crime HD I Simpson Fox HD Drop Dead Diva Fox Life Gli anni 2000 National Geographic L’Eldorado della droga National Geographic Bones Fox Crime HD American Dad Fox HD American Dad Fox HD L’Eldorado della droga National Geographic Bones Fox Crime HD I Griffin Fox HD I Griffin Fox HD Prigionieri di guerra National Geographic