sport - Insider Magazine

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sport - Insider Magazine
Anno 5
•
Numero 37
•
Copia omaggio
•
Marzo/Aprile 2013
Editore
Insider Srl
Largo Messico, 15 - 00198 Roma
+39 0698353089
SOMMARIO
MAR
Z
O
/
APRILE
direttore editoriale
Mariela A. Gizzi
[email protected]
direttore responsabile
Francesca d’Aloja
[email protected]
AMMINISTRAZIONE
Raimondo Cappa
[email protected]
Cover
Villa d’Este, Cernobbio
Resort
redazione
[email protected]
Irene Cappa
4
founded in 1985
coordinamento REDAZIONE
[email protected]
Donatella Codonesu
progetto grafico
e impaginazione
[email protected]
[email protected]
hanno collaborato
Alessandra Vittoria Fanelli
Alessandro Pini
Antonella De Santis
Carlotta Miceli Picardi
Emanuela Carratoni
Enrico Tonali
Ester Maria Lorido Fabio Cipriano
Fabio Colivicchi
Francesca Volino
Francesco Mantica
Gianni Perotti
Laura Mocci
Loriana Nei
Luisa Espanet
Maria Laura Perilli
Monia Innocenti
Paolo Briscese
Pasquale Vitale
William Mattei
Violante Di Palma
Vittoria di Venosa
stampa
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economy
reazione dei mercati
8
photography
marcello geppetti
16
Intermediazione immobiliare
MOTORs
il sogno oltre la crisi
Valutazione di immobili residenziali e commerciali finalizzata alla compravendita immobiliare
22
Ottimizzazione e commercializzazione di patrimoni immobiliari privati
Organizzazione e vendita immobili frazionati e cantieri
Convenzioni mutui con primari istituti di credito
Progettazione e ristrutturazione immobili con architetto in sede
fashion
travel
sport
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vedo optical
castel dell’ovo
coppa america
ANNO 5 - NUMERO 37
Periodicità bimestrale
marzo/aprile 2013
Registrazione presso il Tribunale di Roma
al n. 58/2009 del 25/2/2009
Iscrizione del marchio presso
l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti
è vietata la riproduzione anche parziale
di testi, grafica, immagini
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gourmet
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Signore Chef
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Vil la d ’Este
M AGA ZINE
regale leggenda sul Lago di Como
Lo splendido palazzo seicentesco, trasformato nel 1873
in resort di lusso per l’aristocrazia europea, è ancora luogo privilegiato
per soggiorni esclusivi tra business e glamour
di Alessandra Vittoria Fanelli
S
Villa d’Este Style Alfa Romeo
resort
Tempietto di Telemaco
Villa d'Este negli anni Trenta
ituato a Cernobbio, su quel ramo romantico
del lago di Como, già celebre e oggi ancora
più per la presenza di George Clooney che lì
vi soggiornò a lungo prima di acquistare Villa Oleandra nel
vicino comune di Laglio, il Grand Hotel Villa d’Este non è
solo un leggendario hotel che vanta 140 anni d’esperienza
alberghiera, ma è soprattutto un raffinato resort che ha
conservato l’anima e il genius loci. Il fascino della Villa, dalla
superba facciata alla grande terrazza che si rispecchia sul
lago, dallo splendido Ninfeo musivo con i dodici omenoni
ai lunghi viali prospettici sottolineati dalle statue di Ercole e
Mercurio fino ai suoi dieci etteri di parco, magnifico esempio
di giardino rinascimentale, è dovuto all’altissimo livello di
ospitalità che permette di soddisfare le richieste più esigenti.
Membro di Leading Hotels of the Worlds, il Grand Hotel è stato
riaperto, come ogni anno dopo la chiusura invernale ed è già
attivissimo per le sue molteplici attività culturali e mondane.
Il primo incontro denominato ‘Villa d’Este Style’ si tiene
il prossimo 21 aprile ed è destinato ad un raduno di veri
appassionati di auto d’epoca, riservato ai soli proprietari
dell’Alfa Romeo ‘Coupé Villa d’Este’, la mitica auto realizzata
dalla Carrozzeria Touring nel 1949 su telaio Alfa Romeo
6C 2500 SS, entrata nella storia come icona delle auto più
desiderate del ventesimo secolo.
La futura
regina
Maria José
del Belgio
e il futuro
re d’Italia,
Umberto
principe
di Piemonte,
ospiti
a Villa d’Este
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M AGA ZINE
da gustare sia nel luminoso ristorante gastronomico. La
Veranda, aperta sul lago, dove scoprire i sapori delicati dello
chef Michele Zambanini, o nel più discreto Grill con vista
sui giardini, per cenare sotto i platani centenari e terminare,
al suono di note romantiche suonate al pianoforte, al Bar
Canova sorseggiando l’ultimo drink.
L’hotel dispone anche di uno Sporting Club, collegato
all’edificio del Cardinale da un passaggio interno, molto
attrezzato e dotato di tre piscine riscaldate di cui una interna,
una galleggiante che diventa in estate un tutt’uno con il lago
prospiciente e una per i bambini dove si possono praticare
diversi sport acquatici. All’interno del complesso si trova il
Beauty Center (aperto anche ai non residenti e con ingresso
indipendente), un’attrezzata sala fitness e un campo di
squash. E per i patiti di golf a otto chilometri si trova il Golf
Club Villa d’Este.
Fiore all’occhiello è il magnifico parco, classificato
Monumento Nazionale nel 1913 e considerato uno dei
migliori esempi del barocco italiano, la cui bellezza è
caratterizzata dalla presenza di monumenti antichi e dalla
prospettiva che parte dal Ninfeo e termina con la scultura
neoclassica di Ercole e Lica.
Nei dintorni di questo gioiello di ospitalità si possono
effettuare gite in battello per visitare l’isola Comacina, la villa
Balbaniello e per i patiti del Vip watching la già citata Villa
Oleandra di George Clooney, che sembra però voglia lasciare
proprio per l’invasiva presenza di molti comuni mortali che a
tutte le ore stazionano sul lungolago per catturarne una foto.
L’hotel Villa d’Este, con o senza Clooney, rimane il resort
privilegiato per il turismo internazionale di classe ◆
Insalata d’astice by Chef Michele Zambanini
resort
www.villadeste.it
Subito dopo l’hotel sarà impegnato in un altro indiscusso
evento carico di glamour, il ‘Concorso di Eleganza Villa
d’Este’, in cui sfileranno le raffinate automobili d’epoca.
Nel Grand Hotel Villa d’Este tutto è improntato al lusso senza
tempo, al confort assoluto e al glamour hollywoodiano: saloni
sontuosi dalle volte decorate, stucchi, arcate, lampadari
di Murano… con restauri e innovative soluzioni high tech
discrete e rispettose dell’eleganza degli ambienti.
Le 152 camere e suite con vista lago o sul parco sono ripartite
in due corpi: l’edificio del Cardinale e il Queen’s Pavillion.
Entrambe le strutture hanno finestre e terrazze a picco sul lago,
dove lo sguardo si perde nel blu intenso dell’acqua attraversata
da gabbiani e placidi cigni. Tutte le suite sono spaziose, dotate
di stanze da bagno in marmo e arredate con mobili d’epoca,
con pareti rivestite da broccati e velluti, che regalano all’ospite
un’atmosfera di residenza privata d’altri tempi.
La Veranda, ristorante vista lago
Sala Napoleone
Villa d’Este, piscina privata
Per un soggiorno invece più romantico o indipendente (ad
esempio per famiglie con bambini o piccoli gruppi di amici)
nell’interno della proprietà si possono affittare due ville
recentemente ristrutturate. Si tratta di Villa Cima prospiciente
al lago e Villa Malakoff immersa nel parco. Due strutture
accoglienti da casa privata, ma con i servizi di un albergo di
lusso forniti da Villa d’Este.
L’hotel è conosciuto anche per la grande capienza di sale
riunioni che permettono di ospitare congressi di alto livello,
quale il notissimo Forum Ambrosetti che vede, ogni anno
a settembre, ospitare nei Saloni sontuosi le più importanti
personalità politiche, tra cui molti Capi di Stato, che discutono
sullo scenario politico e economico mondiale.
Non solo meeting d’affari o di alta finanza, ma per chi desidera
un soggiorno di pura evasione l’hotel dispone di diversi
ristoranti e bar in grado di soddisfare ogni richiesta gourmand
Cardinal Suite corner
9
M AGA ZINE
Lo strappo
della Politica
e la reazione dei mercati:
ecco cosa ci aspetta
di William Mattei - Responsabile Ufficio Studi Genesi Uln Sim SpA
I
I mercati non si smentiscono mai, cercano
sempre di “giocare” di anticipo interpretando
i rumors per vendere sulla notizia. Così si
presentava il copione alla vigilia delle votazioni politiche
in Italia, con giornate di quasi euforia nei giorni della
tornata elettorale: spread in ribasso, equity in salita trainato
soprattutto dai bancari, nonostante lo scandalo in corso su
Monte dei Paschi di Siena.
Procediamo ora per piccoli passi, cercando di capire cosa
è successo, cosa sta succedendo e cosa potrà condizionare
l’andamento del mercato azionario ed obbligazionario
italiano ed europeo.
Come è ormai prassi da molti mesi la de-correlazione tra bond
ed equity, che storicamente caratterizza i mercati finanziari,
è venuta meno da quando i timori sul debito pubblico di una
serie di paesi del Sud Europa si sono acuiti: ecco perché si
assiste ad un rialzo dell’azionario solo se la temperatura dei
bond, misurata dagli spread, si mantiene sotto controllo.
Dalle sale finanziarie operative di tutto il mondo, il consensus
dominante, alla vigilia dell’esito elettorale, era in ogni caso che
l’Italia avrebbe avuto un nuovo Governo in grado di garantire
il rispetto degli impegni presi a livello europeo, proseguire
verso la strada delle riforme strutturali così da garantire la
governabilità al paese. Entrando più nel dettaglio, il sentiment
più diffuso vedeva una vittoria della coalizione del PD con
una scontata alleanza post-voto con la neo-formazione
politica del premier uscente Monti in grado di garantire la
maggioranza in Parlamento. Alle ore 15.00 di lunedì 25
febbraio, le oscillazioni degli indici azionari e dello spread
erano direttamente proporzionali ai cosiddetti instant pool,
con raffiche di rialzi già nei primi minuti a spoglio aperto;
dopo meno di venti minuti, l’azionario viaggia su un +4%
e lo spread sotto 280 pb. In questo scenario, pienamente in
linea con le aspettative dei mercati, arriva inaspettatamente
la doccia fredda: la coalizione del centro-destra - sulla base
dei voti scrutinati - sembra sorpassare il centro sinistra; i
mercati cominciano ad andare sull’ottovolante, la confusione
prende il sopravvento e l’indice azionario vira velocemente
verso il basso passando in pochi istanti da +4% a – 0,35%.
Lo spread va in escandescenza volando da 280 a 340pb.
L’effetto spiazzamento è forte, si comincia a toccare con
mano il segnale che niente è scontato e l’Italia rischia
l’ingovernabilità. I mercati archiviano la seduta con segno
meno ed a farne da padrone è la fortissima volatilità con
titoli che prima chiudono in eccesso di rialzo e pochi istanti
dopo vengono sospesi per ribasso. In serata viene certificato
lo stato di difficile governabilità per il Paese e il mattino
seguente assistiamo a raffiche di sospensioni al ribasso, la
cavalcata negativa dello spread e voci addirittura di possibile
chiusura dei mercati: un clima da guerra vera.
Dai minimi di novembre 2012 fino alla fine di gennaio 2013,
il mercato italiano ha registrato un rialzo di circa il 20% per
poi ripiegare nel mese di febbraio, annullando praticamente
i guadagni e riportandosi ai valori del 16 novembre scorso.
Se andiamo ad analizzare i dati ad un anno, vediamo che
l’Italia - a confronto dei principali indici mondiali - registra
una performance decisamente inferiore, in negativo di circa
il 5% contro una media del +13% dell’azionario mondiale. A
cinque anni, tale divario si amplia ancor di più: Italia si attesta
all’incirca un -50% contro un +20% medio dell’azionario
mondiale (graf.1).
Per sua struttura, sappiamo benissimo che il peso dei
Bancari e degli Energetici condiziona notevolmente le
performance dell’indice, tanto che questi due settori insieme
rappresentano oltre il 60%, per cui una ripresa del listino
deve essere necessariamente trainata da questi titoli. Inoltre,
i titoli Bancari sono, a loro volta, fortemente condizionati
dallo spread per due aspetti dominanti: il primo in quanto i
titoli italiani pesano notevolmente nei portafogli delle banche
italiane; il secondo è per l’effetto spiazzamento sulla raccolta
delle banche che devono, con rendimenti elevati, pagare più
interessi sulle proprie emissioni obbligazionarie.
Cosa aspettarsi e quale strategia adottare?
Noi riteniamo in ogni caso che il Paese sia in grado di
mantenere gli impegni assunti a livello europeo e trovi i suoi
equilibri politici, anche nel caso si dovesse a breve tornare
alle urne in modo da non compromettere l’importante
fiducia dei mercati. Sul rating, certo, siamo sul gradino basso,
l’ultimo gradino che separa l’investment grade dai junk bond,
per cui un ulteriore declassamento scatenerebbe una violenta
ondata di vendite, soprattutto da parte di quell’ampia sfera
di fondi che per regolamento non possono detenere titoli
governativi non investment grade.
In un ottica da 3 a 5 anni, la nostra strategia è orientata
ad accumulare posizioni sull’azionario italiano guardando
soprattutto i seguenti indicatori fondamentali: l’indice P\
book Value del listino italiano al 28 febbraio vale 0,87
contro 1,87 dell’indice azionario mondiale ed il Price
Earning si posiziona ad 11,12 contro 15,31 dell’equity world,
non male, tuttavia, il dividend yield a 4,00 contro 2,67 del
MSCi World.
Sui fondamentali e sulla capacità dell’Italia di proseguire
nelle importanti riforme strutturali poniamo la nostra fiducia
che è alla base delle nostre scelte di investimento ◆
economy
Castaldi
GIOIELLI DESIGN
V ia Chiana, 55A
- Ital y - Rome -
w w w. c a s t a l d i g i o i e l l i . i t
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
La Fondazione è impegnata dal ‘75 per salvare, restaurare
e aprire al pubblico beni del patrimonio artistico e naturalistico italiano
Per l’ambiente
FAI la cosa giusta
Adottare con noi un luogo dandogli il proprio nome
o quello di una persona cara
è uno dei modi per farlo sopravvivere”
di Ester Maria Lorido
fronte ai lavori di manutenzione ordinaria
che quei luoghi richiedono. Mortifica vedere
quanto sia sottostimato l’articolo 9 della
Costituzione, secondo cui la salvaguardia di
beni dello Stato non è negoziabile.
Altre battaglie di rilievo?
Risale a qualche anno fa la salvaguardia
dell’agro romano, con cui è stato possibile
tutelare zone a forte valenza agricola da
un’ulteriore invasione di cemento. A livello
nazionale, lo scorso Natale ci sono state le primarie della
cultura: un’iniziativa che ha dato la possibilità ai giovani di
individuare i quindici casi di cronaca attinente all’ambiente
verso cui c’era più sensibilità. I cinque più votati sono
diventati temi irrinunciabili. È stato un modo per portare alla
ribalta la cultura, visto che la politica non la include mai tra gli
argomenti della campagna elettorale. L’idea è stata vincente.
Come è cambiato il rapporto con le istituzioni nel corso
degli anni? Che sensibilità c’è nei confronti dei temi sui
quali siete impegnati?
Troviamo sempre più attenzione nelle forze politiche e nelle
cariche istituzionali proprio perché rispondiamo sempre
con fatti e risultati concreti. In 35 anni di lavoro, abbiamo
acquisito un’esperienza sul campo che ci fa percepire come
un referente di qualità.
Tra gli obiettivi del FAI c’è anche quello di educare e
sensibilizzare la collettività alla conoscenza, al rispetto e
alla cura dell’arte e della natura. Non è un percorso che
dovrebbe iniziare dalle scuole?
Inizia dal basso perché è dal basso che si è perso. Ecco
perché il FAI va inteso - in senso letterale - anche come voce
del verbo ‘fare’: non solo ci limitiamo a proporre modelli
di tutela e di riferimento, ma li facciamo. Siamo promotori
di iniziative all’interno delle scuole, abbiamo un settore
dedicato alla formazione dei più piccoli perché entrino in
contatto con musei e proprietà del FAI, e possano così avere
una visione positiva del patrimonio culturale italiano.
F
ai che sia possibile “risvegliare la
partecipazione
degli
italiani
non
delegando solo allo Stato il compito della
conservazione del patrimonio artistico”. Fai che esista una
“struttura moderna, capace di grandi interventi di restauro,
abbinanti a piani di gestione che permettano ai luoghi di
sopravvivere”. Fai che si evitino “investimenti che non hanno
destinazione finale, ma che proprio in base a questa si decida
l’azione di recupero dei beni”. Fai tutto questo e avrai il FAI, il
Fondo Ambiente Italiano. Parola di Sofia Bosco, che ne dirige
un fulcro importante come l’ufficio capitolino.
Nell’atto pratico, cosa fa la Fondazione?
Il FAI è un processo, una macchina, grazie a cui vengono
sanati e restituiti alla collettività uno o due luoghi all’anno.
Abbiamo raccolto 70 milioni di euro in 35 anni, che sono
stati destinati ai 42 beni che il FAI ha sotto la sua tutela, di cui
circa 20 sono già aperti al pubblico.
Tra le sue battaglie più famose c’è quella contro i tagli alla
cultura. Quale peso hanno avuto?
Per dare un’idea, iniziamo col dire che lo Stato italiano
destina lo 0,19 percento del PIL alla cultura, vale a dire cinque
volte in meno rispetto a Inghilterra e Francia. I tagli sono
stati intollerabili: l’azione di valorizzazione si riduce a pura
manutenzione dei beni, neanche ordinaria, ma sporadica
e senza poter contare su un piano generale di interventi. A
Roma, spesso ci siamo dovuti limitare alla messa in sicurezza
di alcune aree archeologiche della città e molte altre, come
l’Ara Pacis, sono state chiuse proprio per l’impossibilità di fare
Cosa sono le Giornate FAI di primavera?
Nell’ultimo fine settimana di marzo, in contemporanea in
tutta Italia, e grazie a migliaia di volontari, la Fondazione
apre gratuitamente al pubblico circa 700 luoghi d’arte e
naturalistici per dare a tutti gli italiani l’opportunità di viverli.
Lo stesso proposito anima il progetto degli ‘apprendisti
ciceroni’, con cui i ragazzi delle scuole medie si trasformano
in giovani guide che illustrano ai grandi i luoghi scelti dal
FAI. È un modo per unire le generazioni attorno all’arte e alla
storia, sviluppando sensibilità e curiosità verso i temi della
nostra cultura. Si crea anche un legame di solidarietà tra le
scuole di tutta Italia e il patrimonio italiano.
Il FAI raccoglie anche gli allarmi segnalati dalla società
civile. Può farci qualche esempio?
Sul nostro sito abbiamo inserito l’appello dell’associazione dei
direttori dei piccoli musei del Lazio che è la dimostrazione
di come i tagli alla cultura abbiano messo in ginocchio molte
realtà ‘minori’. Si tratta di una miopia gravissima da parte dello
Stato, perché i piccoli musei - che sono la memoria collettiva
della società - danno carattere al paese. Di conseguenza,
perderli equivarrebbe ad una perdita di identità.
La Fondazione opera in grande. Eppure, per diventare
‘amico del FAI’, basta un piccolo gesto…
Bastano 39 euro all’anno: una cifra che si trasforma in una
serie infinita di opportunità, che vanno da sconti a trattamenti
di favore in musei, teatri, sale di concerto e
librerie.
In concreto, cosa fanno i volontari del FAI?
E quali requisiti servono per farne parte?
Sono persone che dedicano parte del
loro tempo libero a collaborare con le
organizzazioni del FAI territoriale, si mettono
a disposizione in occasione delle grandi
manifestazioni,
oppure
accompagnano
iniziative culturali nel fine settimana. Per
diventare volontari basta essere una persona sana e allegra,
che veda il futuro con ottimismo.
Tra i modi per sostenere il vostro lavoro, c’è l’adozione di
un Bene del FAI. Che cosa si intende?
È un modo per legare le generazioni in uno sforzo collettivo
che tutela il bene comune. Ad esempio, attraverso l’adozione
di una panchina ad un costo relativamente basso (200-300
euro), come abbiamo fatto per Villa Gregoriana a Tivoli. È
stata una campagna di enorme successo: adesso tutte le
panchine hanno il nome di chi le ha adottate. È uno dei tanti
modi per rimanere legati ad una proprietà con un gesto di
partecipazione al lavoro del FAI. Altro esempio è la torre
medievale nel bosco di Assisi, che una famiglia ha adottato
in ricordo della figlia. Inoltre, si può sostenere la Fondazione
con il proprio testamento: anche questa è un’azione che ci
aiuta tantissimo.
In qualità di direttrice del FAI capitolino, ha un sogno nel
cassetto?
Avere un grande bene storico-artistico a Roma affidato al FAI
per applicarne il modello di gestione e convincere con i fatti
un sempre maggior numero di persone a sostenerci ◆
www.fondoambiente.it
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Che tipo di clientela si avvicina ai gioielli Boccadamo?
Dalla trentenne fino a persone di 70 anni. Non è facile
trovare un marchio che può accontentare due fasce di età
così lontane.
La linea TooBe risalta nelle vostre vetrine?
TooBe è stata una scommessa: della serie, soddisfatti o
rimborsati. Io sono stata decisamente ripagata. Li ho scelti per
questo Natale e li ho venduti tutti in pochissimi giorni. TooBe
rappresenta la creatività messa in mano al cliente, che ha la
possibilità di trasformare il proprio gioiello a suo piacimento,
facendolo diventare un girocollo o un bracciale, cambiando il
colore del laccio o delle pietre. È il prodotto giusto da proporre
ad una fascia di età intermedia che vuole un gioiello alla moda,
in cui il colore non diventa mai pacchiano.
La gioielleria romana e l’azienda di moda: creazioni di classe
e attenzione al cliente come espressione migliore del Made in Italy
Dueccì e la grande famiglia di Boccadamo
“I
l signor Boccadamo rappresenta a
perfezione l’immagine che vuol trasferire
alla sua azienda: è una bella persona,
accorta, attenta, meritevole di aver costruito una realtà
imprenditoriale propositiva e mai opprimente nei confronti
del cliente”. Sono le parole scelte da Chiara Altobelli,
amministratore della gioielleria Dueccì, per descrivere la
collaborazione con l’azienda Boccadamo. Parole in cui
risuona la stima profonda nei confronti di chi ne è a capo, il
signor Tonino per l’appunto.
Quindi lei ha avuto occasione di conoscere personalmente
il signor Boccadamo?
Sì, in diverse occasioni. Il titolare ama molto l’immagine
della famiglia e proprio per questo motivo con i suoi clienti
tenta sempre di instaurare un rapporto “familiare”. Apprezzo
molto questo aspetto e come me anche altre persone, perché
quando partecipiamo ai meeting aziendali tutti hanno modo
di notare questa caratteristica: Tonino Boccadamo non tiene
conto soltanto dell’aspetto economico, riconosce anche una
grande importanza al sociale e ai rapporti interpersonali.
Quando si acquisisce un brand è perché se ne apprezza un
insieme di elementi.
Cosa ha rappresentato per voi l’inizio della collaborazione
con la maison Boccadamo?
È stata un’iniziativa di mio marito in un giorno in cui non
ero a Roma. Quando una mattina sono andata a lavoro ed
ho visto le vetrine piene delle loro collezioni, sono rimasta
perplessa perché rappresentavano un’assoluta novità rispetto
a tutta la gioielleria tradizionale. Dovevo farci l’occhio! Con
il secondo ordine poi ho apprezzato la validità del prodotto,
italiano al 100%, e l’ottima assistenza, che va considerata un
valore aggiunto di primaria importanza anche per il cliente, il
quale non è obbligato ad attendere mesi per qualunque tipo
di esigenza.
Qual è il ‘cavallo di battaglia’ del brand?
L’ottimo rapporto qualità-prezzo, imprescindibile di questi
tempi. Boccadamo offre, ad un costo non elevato, un
prodotto curato nei dettagli, dal packaging al profumo con il
quale colpire l’olfatto della fortunata che riceverà in dono il
gioiello. Questa è una scelta vincente.
La gioielleria Dueccì nasce a Monteverde, uno dei quartieri
più belli e rinomati di Roma. Qual è l’identikit del vostro
cliente?
Sono persone più che mature, che hanno tutto. Però devo dire
l’aver arricchito le vetrine anche con prodotti Boccadamo,
ha attirato clientela più giovane. Prodotti troppo modaioli,
colorati, qui non vanno bene. Boccadamo è un articolo
che piace: spesso e volentieri i clienti scelgono le collezioni
proposte dall’azienda in occasione di un compleanno per i
40 o 50 anni.
Gioielleria dueccì
Piazza Rosolino Pilo, 25 - Roma
tel. 06 5818893
Boccadamo offre un nuovo concetto preziosità: il valore
di un gioiello è soprattutto nella sua capacità di soddisfare
qualunque tipo di persona. La linea Mya sembra ben
rappresentare questo pensiero.
Mya è una linea giovane, pratica, in grado di esser indossata
con disinvoltura da una teenager così come da una ragazza di
trenta anni. Il brand rappresenta molto bene l’idea del gioiello
easy-to-wear: ad esempio, si può scegliere di puntare sulla
collezione che propone orecchini con boules in pavè di strass,
oppure ciondoli a forma di cuore in cristallo Swarovski: un
tocco di luce dalle sfumature gialle, blu o viola. La linea Mya è
la dimostrazione di come una creazione semplice e dal tocco
delicato possa esaudire i desideri anche del cliente più esigente,
molto meglio di quanto un gioiello appariscente possa fare.
La linea “Polvere di Stelle”, che è sinonimo di eleganza
e sensualità allo stato puro, può essere intesa come un
modo alternativo per dare un tocco di classe al proprio
abbigliamento quotidiano?
Assolutamente sì. È una linea molto fine e originale, è un
po’ il simbolo dell’eleganza per Boccadamo. Eleganza che si
traduce in collane in argento rodiato con mashball centrale,
cristalli e perle Swarovski, dalle tonalità più scure come il
nero o più vivaci come il giallo e l’azzurro.
promo
I partner Boccadamo
M AGA ZINE
La prossima collezione che vuole fare arrivare nelle sue vetrine?
La collezione uomo di Boccadamo. Al di là della semplice
questione di gusto (mi piace molto), trovo sia bello poter donare
- in occasione di un anniversario ad esempio - due prodotti
della stessa linea, uno per lei e uno per lui. In questo senso le
linee Boccadamo sono l’ideale: le lavorazioni sono simili e si
riconosce in ogni particolare l’impronta dell’azienda ◆
Boccadamo opera da anni
nel settore orafo-argentiero
e i suoi gioielli sono presenti nelle vetrine
dei grandi dealer. In queste pagine presenta
la gioielleria dueccì
16
M AGA ZINE
L’Occhio del fotografo
Cronache, delitti e star: la storia dell’Italia
dagli anni ‘50 ad oggi nello sguardo di
Marcello Geppetti
Alberto Sordi sul set di “Una vita difficile” settembre 1961
Tony Curtis in visita a Roma
Audrey Hepburn in una frutteria ottobre 1961
Q
uello del fotografo non è solo un semplice
mestiere, è un modo di vedere la vita.
E paradossalmente, la fotografia, pur
sconfinando nell’arte, è l’oggettiva registrazione della realtà.
Marcello Geppetti è uno di quei fotografi che con il
suo osservare e ritrarre la società è andato ancora oltre,
documentando la storia d’Italia della seconda metà del ‘900.
Reatino classe ‘33, la sua carriera è iniziata precocemente
e presto è approdata ad una delle più importanti agenzie
degli anni ‘50-’60. Fra i suoi scatti i primi a fare il giro del
mondo furono le drammatiche immagini delle donne che
si lasciano cadere nel vuoto durante l’incendio dell’Hotel
Ambasciatori nel cuore di Roma, in via Veneto. Passato lì per
caso, Geppetti non esitò ad immortalare il macabro evento
inaugurando in Italia la figura del fotoreporter. Dopo un
primo periodo alle dipendenze di varie agenzie fotografiche
cominciò a lavorare come free-lance, iniziando anche una
collaborazione, che durerà dieci anni, con il ‘Momento Sera’,
uno dei più importanti quotidiani italiani dell’epoca.
La sua vera fama è legata però all’essere parte del gruppo
di più prosaici fotografi che ispirò Federico Fellini a creare
la figura del Paparazzo nel film ‘La Dolce Vita’ del 1960.
Il set a cielo aperto di Roma, dove circolano le maggiori star
internazionali, è ritratto dai fotografi di tutto il mondo, ma
attraverso il suo obiettivo assume una luce intima e diversa.
I divi non vengono solo colti negli scatti ufficiali, ma anche
e soprattutto nei backstage, alle feste di fine riprese, o
addirittura alle cene in osteria o nelle case private.
Il risultato è una galleria di volti noti immortalati in momenti
di intima naturalezza, mentre scherzano, ridono e ballano
fra di loro, proprio come persone “normali”. Jack Lemmon
al bancone di un bar, John Wayne in piedi sul bordo della
fontana di piazza Esedra, James Stewart per i vicoli di
Roma con la famiglia, Audrey Hepburn a passeggio col
cagnolino.... e persino i Beatles. Un aneddoto racconta come
solo analizzando la foto che aveva scattato a John Lennon
durante la conferenza stampa all’Hotel Parco dei Principi,
avesse notato che il cantante portava le lenti a contatto,
dopo che per questioni di immagine il suo manager gli aveva
vietato di indossare occhiali.
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M AGA ZINE
Monica Vitti e Alain Delon
Liz Taylor e Richard Burton in macchina uscendo dal ristorante l’Escargot 10 aprile 1962
Sophia Loren, Carlo Ponti, Vittorio De Sica in macchina 1960
È grazie a questa capacità di cogliere l’attimo al di fuori
dei clichè che Geppetti scatta foto che hanno fatto epoca,
come il primo nudo di Brigitte Bardot e il bacio tra Liz Taylor
e Richard Burton, ancora oggi uno degli scatti più pagati
dell’agenzia. Accanto a queste immagini di vita, continua
l’attività di carattere documentaristico, che testimonia oggi
gran parte della storia d’Italia nella seconda metà del secolo
scorso. I delitti che fecero scalpore, le Olimpiadi di Roma nel
‘60, il boom economico, gli anni di piombo… le immagini
di Geppetti appaiono su Time Magazine, Life, Vogue, Donna
Karan e in occasione di importanti esposizioni nelle gallerie
delle principali città italiane e non solo. I suoi scatti più famosi
sono venduti nelle aste di Sotheby’s e due suoi ritratti, il già
citato bacio e Anita Ekberg che assalta i fotografi con arco e
frecce, sono entrati a far parte dell’elenco delle 30 immagini più
famose della storia della fotografia, dove il nome di Geppetti
figura accanto a quello di Andy Warhol e Cecil Beaton.
Dopo la sua morte, nel 1998, un’immensa galleria di oltre un
milione di fotografie raccolte in quarant’anni è l’eredità lasciata
ai posteri. Per valorizzarla nasce la Marcello Geppetti Media
Company, che si sta occupando di digitalizzare e catalogare
questo inestimabile patrimonio per renderlo accessibile al
pubblico. Ad oggi informazioni sul catalogo in progress sono
disponibili online ed una App può essere acquistata su ITunes ◆
www.marcellogeppetti.com
DC
Le tentazioni del dottor Antonio, episodio diretto da Federico Fellini del film
“Boccaccio 70”
21
M AGA ZINE
Galatea Ranzi
L a grand e bel lez z a d el teatro
di Donatella Codonesu
ph Stefano Cioffi
I
l fascino sofisticato dell’eleganza, la grazia
del sorriso, una delle figure femminili
più interessanti sulla scena. Non stupisce
che Galatea Ranzi dopo il diploma all’Accademia di Arte
Drammatica abbia collezionato una lunga serie di successi
accanto ad un grande maestro del teatro italiano del
Novecento, Luca Ronconi, attuale direttore artistico del
Piccolo Teatro di Milano. Lungo la sua brillante carriera ha
interpretato testi di grande interesse e spessore, da Garcia
Lorca a Eugene O’Neill, passando per i classici di ogni
epoca. Un indiscusso talento, incoronato già all’esordio con
la conquista del Premio Ubu come migliore attrice giovane
(1988). La grande passione per il teatro non le ha comunque
impedito di dedicarsi anche al cinema, dove ha debuttato
con i Fratelli Taviani (in ‘Fiorile’, nel 1993) lavorando poi con
registi come Michele Placido, Paolo Virzì, Giuseppe Piccioni
e Cristina Comencini. Ad aprile è in uscita nelle sale il suo
ultimo lavoro cinematografico, ‘La grande bellezza’, di Paolo
Sorrentino, nel quale appare al fianco di Toni Servillo e Carlo
Verdone. E dal 9 aprile al 14 aprile è impegnata sulla scena
milanese con un monologo tratto da Anna Maria Ortese e
diretto di nuovo da Ronconi, che le è valso il Premio Eleonora
Duse alla carriera ad ottobre scorso.
‘Il mistero doloroso’ è il racconto di un amore impossibile
tra una fanciulla del popolo ed un principe, nella Napoli del
Settecento. Testo che raccoglie le voci di molti personaggi,
tutti incarnati in scena dalla sola Galatea. Un’attrice che
è stata negli anni Cordelia, Antigone, Elettra, Gertrude,
Mirandolina... cosa c’è di lei nei mille diversi ruoli in cui è
sempre tanto convincente? ‘Non lo so… non me lo domando
mai quando affronto un nuovo lavoro e incontro un nuovo
personaggio. Magari a posteriori, anche dopo anni, mi
capita di fare qualcosa e vi riconosco un possibile gesto di
uno di loro. Sicuramente ci sono vasi comunicanti fra attore
e personaggio, ma mai penso in cosa mi somiglia. Anzi,
più è lontano da me, più mi affascina il poterlo rendere. È
come se lo ingerissi e gli lasciassi usare il mio corpo…’ Un
pò come essere posseduta, insomma. ‘In effetti è questo,
ancestralmente, il mestiere dell’attore…’
Un mestiere che la porta tanto sullo schermo, e tantissimo
sul palco. Due declinazioni diverse dello stesso lavoro, ma
il suo cuore da che parte sta? ‘Mi piace molto il cinema e
penso ancora di non aver fatto il MIO film. È straordinario,
permette di fare cose meravigliose, difficili, che arrivano…
però quando per un po’ di tempo non faccio teatro mi viene
la crisi di astinenza.’
Per fortuna riesce a conciliare le due cose, dando al
pubblico l’occasione di ammirarla spesso. La sua è una
carriera sempre molto impegnata, anche logisticamente.
Come si concilia con una vita familiare? ‘È difficilissimo,
richiede un’organizzazione non indifferente, tante presenze
che aiutino, il papà in primis e poi molti altri.’ I tre figli, 16,
13 e 5 anni, sono molto presenti andandola a vedere ‘con il
giusto distacco, con senso critico, ma anche condividendo
la gioia di una cosa che sia venuta bene.’ Da dieci anni
vivono a Siracusa: una scelta d’amore per la città, anzi ‘una
scelta estetica: ci è così piaciuta che abbiamo deciso di
passarci un pezzo di vita’.
In effetti la penisola di Ortigia è meravigliosa - anche se
‘potrebbe essere molto più viva e invece dorme un po’’ - e per
una grande attrice ha indubbiamente il fascino aggiuntivo del
teatro greco, dove ogni due anni vengono rappresentate le
tragedie. Che l’hanno vista in scena ben tre volte, segnandola
con una bellissima esperienza: quella legata alla magia del
luogo, innanzitutto, che ‘è un’emozione in sé’. E poi con il
ruolo che più di tutte le è rimasto nel cuore: un’Antigone con
la regia di Irene Papas (nel 2005), che è stata un po’ l’apice
della sua carriera. Fino ad oggi, almeno ◆
interview
Il Sogno
oltre la crisi
di Gianni Perotti
Aston Martin 100 Year Vanquish 12cilindri
Lo status di icona che ha accompagnato negli anni Aston
Martin e la fama che si è guadagnata a livello mondiale si
basano sulle prestazioni e sull’elegante design delle vetture
rese leggendarie negli ultimi 50 anni, come le auto di 007 in
11 dei film che hanno come protagonista James Bond.
Bugatti Veyron 16,4
Il sogno dei sogni. Il massimo oggi esistente in fatto di
dinamica, potenza, blasone. Esiste solo in bianco o in blu, 16
cilindri, 7,9 cc, 1200 hp, 400 km/h, 0-100 Km in 2,6 secondi!
Interni in fibra di carbonio, alluminio e magnesio. Questa
auto estrema supera il milione di Euro.
P
er contrastare la crisi economica e il
conseguente senso di rinuncia che ha
determinato il clamoroso calo delle vendite
di auto, le Case automobilistiche reagiscono con il fascino
delle supercars. Una provocatoria serie di proposte da sogno
destinate a scuotere dalle fondamenta l’atmosfera di sconforto,
arriva dai Saloni dell’Auto di Detroit, Ginevra, Chicago, Dubai.
Non il lusso, che sarebbe fuori luogo in questo momento di
calo del PIL e di avanzata dei redditometri, ma l’eccellenza
tecnica, la sublime perfezione, la voluttà. Non importa se si
tratta di auto destinate a pochi o anche soltanto ad essere
oggetto di passione, l’importante è dare energia alla bellezza
che è sempre etica. I prezzi? Se chiedete il prezzo di una di
queste auto significa che non potete permettervela ◆
Corvette C7
La GT americana, simbolo di passione e sportività
racchiude la leggendaria storia del modello Stingray
del 1963. La versione 2013 rafforza il mito: 8 cilindri,
6.2 litri di cilindrata, 450 hp, 0-100 Km in 3,9 secondi,
per le finiture unisce la pelle all’alluminio e al carbonio.
Lamborghini Adventador
È l’auto che contende a Ferrari il compito di rappresentare
l’Italia ai massimi livelli: 12 cilindri, 6,5 cc, 700 hp, 350 km/h,
accelerazione 0-100 in 2,9 secondi. Fanatismo e passione
del dettaglio (il volante è tricolore) fanno della Adventador il
massimo oggetto di desiderio.
25
M AGA ZINE
Maserati V8 twin turbo,
berlina di lusso
con l’anima sportiva
Presentata a Milano nella splendida cornice
del Salone dei Tessuti,
la nuova quattroporte del Tridente
è una vettura lussuosa
che strizza l’occhio
a una clientela upperclass
di Paolo Briscese
L
ussuosa, sportiva e confortevole, la nuova V8
twin turbo è l’ammiraglia di casa Maserati,
fiore all’occhiello dell’eccellenza italiana.
Giunta alla sesta generazione, la nuova vettura è più grande
e leggera, più lussuosa e funzionale delle versioni precedenti.
Con i suoi 307 km/h di velocità massima, può competere
con la maggior parte delle supercar a due porte. Insomma,
un vero e proprio balzo in avanti per gli amanti del settore.
Nonostante il suo carattere ipertecnologico, questa “limousine
di lusso”come l’ha definita la stampa internazionale, rimane
fedele alle tradizionali caratteristiche delle berline sportive
di segmento alto del marchio. Linee slanciate ed eleganti
caratterizzano il suo design rigorosamente Made in Italy.
Maggior lunghezza e peso ridotto, dunque, si abbinano
ai ruggenti motori disponibili: il V8 3.8 da 530 cavalli e il
V6 3.0 da 410 cavalli anche in versione trazione integrale.
Scheda tecnica
Motore
3.8 da 530 cavalli V6 3.0 da 410
Cilindrata
3798 cc
Potenza
max 390kW (530 CV) a 6800 giri/min.
Coppia
max 650Nm a 2000-4000 giri/min.
Velocità
max 307 Km/h
Consumo
Urbano
Extraurbano
17.6 litri/100 km
8.6 litri/100 km
0-100 KM/h 4,7 secondi
Il motore potente e l’abitacolo spazioso sono gli elementi
cardine del suo design dominato da un frontale lungo e
imponente e da una calandra concava con il simbolo del
Tridente. La famiglia di motori a iniezione diretta si compone
di un V8 da 3,8 litri e di un V6 da 3,0 litri: due nuovissimi
propulsori dotati di sovralimentazione twin turbo progettati
da Maserati Powertrain e assemblati dalla Ferrari a Maranello.
Il motore V8 da 3,8 litri raggiunge i 100 km/h in appena 4,7
secondi e una velocità massima di 307 km/h. Il lusso sposa
l’high tech nell’abitacolo della vettura, grazie al display
Maserati Touch Control, ai pedali regolabili, alle telecamere
per la retromarcia e all’impianto audio Bowers & Wilkins,
fornito come optional, da quindici altoparlanti, nonché al
WiFi WLAN e alla compatibilità con i più moderni cellulari.
Insomma, una vettura lussuosa ma senza eccessi, dall’animo
raffinato, con tocchi sapienti di sportività ◆
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M AGA ZINE
Guzzi California:
radicalmente Custom
Arriva la versione ‘hard core’
della ormai già conosciutissima California
Una moto più minimal, più diretta, più cattiva
Solo per veri appassionati
’
C
era una volta la Guzzi California Touring.
Sbarcata sul mercato qualche mese fa, era
considerata una delle moto più grosse e potenti
presenti sul mercato, ideale per amanti delle due ruote
all’americana, quelle moto da sogno con cui percorrere a tutto
gas le superstrade da San Francisco a Los Angeles, passando
per lo Yosemite Park, il Deserto Dipinto, Malibù e Hollywood.
Per coloro a cui il mondo non basta, entra ora sul mercato
una nuova versione della già celebre moto: arriva il gemello
cattivo. La Moto Guzzi California 1400 Custom, costruita
con la stessa base meccanica della precedente, si propone ad
un pubblico estremo, con uno stile aggressivo ed una guida
imponente derivati da piccoli, ma radicali accorgimenti.
Quindi: no a gadget e accessori luccicanti, no a frivolezze
da parvenu della sella, no a valigie, parabrezza e qualunque
cosa non sia estremamente indispensabile per condurre a
due ruote. La Custom è una moto dura e pura, di quelle che
piacciono a noi, appunto duri e puri: due ruote, un motore
sella e manubrio. Si aggiungono a queste caratteristiche
basiche altri elementi tipici di questo modello: posizione di
guida estremamente sportiva, bicilindrico a V di 90°, il più
grande mai realizzato in Europa, acceleratore ride by wire
che consente la scelta tra tre diversi tipi di motorizzazione:
turismo, veloce e pioggia.
Insomma, quella che abbiamo di fronte non è certo uno
scooter per svincolarsi dal traffico. Con i suoi 318 chili in
ordine di marcia, la Guzzi California 1400 Custom è
una tra le moto più pesanti presenti sul mercato. Il lavoro
di ricercatezza e rifinitura che si cela dietro lo stile solo
apparentemente minimalista è anch’esso un plus che,
ovviamente, si paga. Per la precisione, 17.300 euro chiavi
in mano, che aumentano leggermente nel caso si vogliano
aggiungere il kit di borse laterali o la sella biposto previsti
come optional ◆
FM
Roma, Piazza Monte Grappa, 1 (Inizio V.le Mazzini)
Tel. 06 3243556 - [email protected]
29
M AGA ZINE
rio yacht
Colorado 54
Hard top fra lusso e sport
M
odello di punta della Rio Yachts,
Colorado 54 è un hard top
luminosissimo e sportivo, chiudibile
ma autentico open, una barca in grado di unire emozione
e razionalità. Presentato a maggio di due anni fa al salone
di Genova, si tratta di un modello particolare, aggressivo
fin dal design ma nel contempo estremamente attento
all’abitabilità. Non a caso, ad essa è destinato l’84% del
volume dell’imbarcazione, mentre solo il 16% è riservato alle
volumetrie tecniche.
yacht
di Francesco Mantica
Se, pertanto, il punto debole delle imbarcazioni di questo
tipo è in genere la mancanza di aria e di spazio, le scelte
stilistiche applicate al Colorado 54 vanno nella direzione
opposta: nelle parti comuni sono state eliminate paratie e
divisori, facendo diventare ambienti chiusi degli spazio ariosi.
Anche gli arredi sono stati studiati per poter essere nascosti e
creare ancora più spazio. In ogni parte della barca lo spazio
esterno e quello interno dialogano in continuazione.
Di particolare interesse, in questo senso, è la porta in cristallo
curvo con finitura a specchio tra pozzetto e timoneria, che
divide in due il ponte principale: quando non serve, la
porta scompare nel soffitto, rendendo l’aspetto dello scafo
come quello di un vero open. La spaziosità si vede anche
nella cucina, esaltata dal soffitto di cristallo e dall’habitat
particolarmente spazioso e luminoso.
Per quanto riguarda la dotazione tecnica, il multifunzione
Raymarine E140 da 14” in 16/9 touchscreen gestisce ogni
funzione: pilota, gps, radar, scandaglio, fino alle telecamere
di sorveglianza in sala macchine. Qualche marinaio resta
ancora affezionato alle manette vecchio stile ma, dopo
aver preso confidenza con il joystick, difficilmente si torna
indietro: fino a pochi anni fa controllare i movimenti laterali,
obliqui e rotatori, con il semplice tocco su una piccola
manopola era pura fantascienza.
Lungo 16,45 metri, per 4,65 di larghezza, il Colorado 54
è la perfetta sintesi tra la barca di lusso e quella sportiva:
piacevole da vedere, è ben impostata nella struttura ed
estremamente soddisfacente nelle prestazioni. Basti pensare
che lo yacht raggiunge la velocità massima da fermo in 39,4
secondi. Prezzo di listino: 980 mila euro ◆
30
M AGA ZINE
Fotocamere...
per chi è sempre in viaggio
Compatte, maneggevoli, resistenti
per documentare esperienze itineranti ad alta definizione
Sony RX100 Compact Digital Camera
In un mercato in declino a causa dell’agguerrita concorrenza di smartphone con
fotocamere ad alta definizione, i produttori di macchine fotografiche compatte si
stanno concentrando sempre di più sulla qualità dell’immagine. In questo senso,
la RX100 non ha quasi bisogno di presentazioni: un sensore di grandi dimensioni
(20 megapixel) consente infatti di produrre immagini di notevole impatto. Facile da
utilizzare come una point and shoot ma potente come una DSLR di fascia bassa,
questa fotocamera compatta è disponibile ad un prezzo di listino di 650 euro.
Canon Powershot N
Originale fin dal design, fatto di simmetrie, comandi a ghiera innovativi e
schermo touch inclinabile, la Canon Powershot N è una fotocamera integrata
che offre un approccio particolare all’utilizzatore: la nuova modalità di
ripresa, Creative Shot, è stata pensata infatti per dare ad ogni foto una serie
di imprevedibili effetti creativi, mentre la connettività Wi-Fi integrata fa di
questa macchina l’ideale per gli amanti della condivisione, che può avvenire
così in tempo reale. Il sensore CMOS da 12,1 megapixel, coadiuvato dal
processore d’immagine DIGIC 5, consente una buona qualità dell’immagine,
ma è soprattutto il pulsante Mobile Device Connect a richiamare l’attenzione:
grazie ad esso le immagini possono prendere immediatamente la via dei
social network. Disponibile dal mese di aprile, prezzo di listino 330 euro.
hi tech
GoPro Hero 3 Black Edition
Tra i modelli action camera, noti per versatilità e facilità di utilizzo e ideali negli
sport estremi, GoPro Hero 3 Black Edition è sicuramente una spanna sopra
tutti. Piccola, leggera ma potente, indossabile e installabile su equipaggiamento,
impermeabile fino a 60 m e capace di scattare foto da 12 MP a una velocità di
30 scatti al secondo, questa fotocamera è un pezzo che non può mancare nel
kit dell’avventuriero: scatta ottime fotografie e non teme gli agenti atmosferici.
Proprio per questa sua caratteristica non dispone di uno schermo LCD, tuttavia è
possibile collegarla a smartphone o tablet per vedere tutte le immagini scattate.
Un fotocamera d’obbligo per tutti gli sportivi, al prezzo di listino di 449 euro.
Fujifilm X100S
Nata per soddisfare le aspettative più alte dei puristi fotografici, la nuova
versione della Fujifilm X100 è in grado di produrre foto di eccellente qualità
in qualsiasi condizione metereologica. Lo spiccato design retrò e vintage
in pelle e argento rende questa compatta del tutto atipica, soprattutto se si
rapporta la cifra stilistica alle esaltanti dotazioni tecniche: il sensore APC-S di
16,3 migliora in generale le prestazioni della macchina che ha tempi davvero
rapidi, accensione in 0,5 secondi, shutter lag di 0,01 secondi e raffica di 6
fotogrammi al secondo alla massima dimensione d’immagine. In più, ad esso
è integrato un sensore AF a rilevamento di fase che porta ad un sistema di
messo a fuoco definito da Fujifilm ‘il più rapido al mondo’. Prezzo di listino:
1.199,99 euro.
FM
Piazza del Parlamento, 8 - 00186 Roma
Tel\fax +39 0668192661 - Cell +39 3927883245
[email protected] - www.sartoria-al-corso.roma.it
Vedo optical
Calvin Klein
nche se l’estate è la stagione in cui
ci si sbizzarrisce con le tinte forti, i
due colori-non colori per eccellenza
continuano a mantenere le loro posizioni. Il bianco, per
l’immagine di freschezza, il nero per la straordinaria duttilità
di abbinamento. E, elemento non trascurabile, per la capacità
di mimetizzare i chili in più e di adattarsi a tutte le capigliature.
Dal grigio al nero corvino, dal platinato al rosso più violento.
I due colori insieme poi sono un evergreen che attraversa
incontrastato i tempi. Questa primavera-estate non è da
meno, con una prevalenza di optical. Molta geometria
negli accostamenti, ma anche stampe. Qualche esempio?
Il due pezzi di Diane Von Furstenberg con larghi pantaloni
e tunica. Miu Miu dipinge flash di bianco alla Hartung sul
minimale completo nero. E stampa in nero sulla candida
pelliccia (sì, pelliccia d’estate), da portare con gonna di lino
bianca e infradito. Viktor & Rolf puntano sugli effetti speciali,
as usual, e mettono grandi rose nere vagamente déco sulla
lunga gonna bianca. Oppure insistono sulla bicromia. Come
nel lungo abito metà bianco e metà nero. Calvin Klein il
bicolore lo sperimenta sovrapponendo all’abito longuette
bianco una rete nera. Decisamente optical il quadrato di
Louis Vuitton per tubini e tailleur. Quadrati particolari anche
sul fresco tubino da educanda di Marni.
Viktor & Rolf
Ermanno Scervino
A
Gabriele Colangelo
Diane Von Furstenberg
di Luisa Espanet
Tod’s
Valextra
Marnie
fashion
Fratelli Rossetti
Gianvito Rossi
Louis Vuitton - ph GoRunway
Tratti bianchi a
formare disegni che richiamano i costumi
dei nativi americani sull’abito aderente
di Ermanno Scervino. Ricami profilati di nero, invece,
impreziosiscono la sua blusa di seta bianca da abbinare ai
fuseaux neri.
Simboliche mani, con un paio di forbici bianco metallizzato,
spiccano sulla tunica asimmetrica del completo nero di
Costume National. Un gusto per l’asimmetria che si ritrova
nel completo gonna bianca e top nero. Giochi geometrici sul
bianco e nero da Jil Sander. Sono sui lunghi gilé, sugli abiti,
sui pull da abbinare alle gonne svasate.
Un rettangolo bianco compare a sorpresa sul bain de soleil
nero di Gabriele Colangelo. Rivisita il più assoluto degli
insiemi, camicia bianca e gonna nera, l’abito di Simone
Rochas con corpino in cotone dal colletto alla coreana
e manica lunga e gonna svasata in vernice trasparente. La
punk girl di DSquared interrompe, con una T-shirt di jersey
bianca, il tutto nero e catene. Particolare l’uso dei due colorinon colori da Y 2. Sull’abito nero con grande scollatura sul
dietro, ecco piccole righe bianche lungo lo scollo e l’orlo
della gonna. Sull’immacolato tailleur con gonna pantaloni,
ecco imprevedibili tre righe bianche sulla manica.
Anche gli accessori si adeguano al diktat del bianco e nero.
Camper propone l’animalier ma rigorosamente black &
white: la sneaker con patchwork di maculato e gli stivaletti
con vistosa suola e tacco di sughero in nabuk zebrato. Tod’s
presenta una versione della D bag in pitone nelle due tinte.
Per Valextra la Dada Bag è nera o bianca, così come per Jil
Sander la nuova Key Bag. È bianco e traforato il mocassino
Brera, il must dell’estate dei Fratelli Rossetti. È nero il
provocante sandalo con listelli in seta di Gianvito Rossi ◆
36
M AGA ZINE
Uomini
in bianco e nero
Luxury items
Gli accessori must have
di questa stagione,
declinati in forme e materiali diversi.
Per uno shopping glam, easy
e decisamente stylish
S
2
1. La Petite Robe Noire
Eau de toilette 100 ml Spray, Guerlain
www.guerlain.com
3
2. Dior Chérie Bow Edition 5 couleurs
www.dior.com
3. Pochette in vernice rosa shocking
con dettaglio morsetto, Gucci
www.gucci.com
4. Montblanc 4810 Exclusive Collection
Bagle in oro bianco e diamanti
www.montblanc.com
4
e per la donna il bianco e il nero, specie
in abbinamento, sono un tema ricorrente
dell’estate, per l’uomo non è così. Il bianco è
sempre protagonista, per il vestire formale come per il casual,
mentre il nero è raro. Quest’anno compare forse di più degli
anni scorsi, ma è dosato.
Dirk Bikkembergs lo propone per l’abito con giacca
aderente. Ma, per attenuarne l’austerità, lo completa con
una coloratissima camicia stampata a fiori e sandali. Linea
asciutta per l’abito nero di Giuliano Fujiwara. John Varvatos
reinterpreta il gessato in tessuto leggero. Sul tre pezzi total
white aggiunge un flash di bordeaux.
Pantaloni neri da DSquared, accostati con la camicia a
maniche corte, bianca a pois neri. Tessuto bianco e nero per
i completi dall’impeccabile taglio sartoriale di Corneliani,
che in collezione, comunque, presenta anche abiti bianchi
e abiti neri.
Piuttosto diffuso, come si è detto, il completo bianco. Anche
se con tagli e stili molto diversi. Eccolo nella versione dandy,
per la sera, da Daks: giacca doppiopetto con revers a lancia,
pantaloni a sigaretta con risvolto e camicia con jabot. Da
rockstar l’abito bianco di Just Cavalli con profilo animalier
lungo i pantaloni. Decisamente scanzonato, pur nel taglio
perfetto, l’abito in lino bianco di Giorgio Armani. Ai bermuda
sono accostate giacche monopetto o doppiopetto a quattro
o sei bottoni.
DSquared
1
Giorgio Armani
di Paolo Briscese
John Varvatos
Dirk Bikkembergs
Church’s
Just Cavalli
Santoni
Daks
Corneliani
Bianco dalla testa ai piedi anche da Calvin Klein, da sempre
sostenitore del colore non colore. Parità quasi completa
fra bianco e nero per le scarpe. Quelle bianche in genere
sono movimentate da qualche lavorazione o dettaglio
particolare. Come le stringhe senza nodo di Fratelli Rossetti.
O le microscopiche impunture sulle stringate di Church’s. Più
sportive, in camoscio con suola di gomma, quelle di Santoni.
Pelle nera, effetto ombreggiato, per le scarpe con doppio
cinturino, sempre di Santoni. Suola bianca a contrasto per le
sneaker nere di Hogan ◆
40
41
M AGA ZINE
M AGA ZINE
INVERNO 2013-2014:
COME CI VESTIREMO?
DONNA FUTURA
Gucci
ome ci vestiremo per il prossimo inverno?
A giudicare dalla quantità di pelliccia in
passerella, è evidente che gli stilisti pensano a
un “grande freddo”. Oppure a donne molto freddolose. A
parte l’abbondanza di cappotti, giacche, mantelle, stole di
astrakan, visone, volpe. Con il pelo rasato, trattato, sfilacciato,
colorato, stampato, anche camouflage come da Michael
Kors. Sono moltissime le applicazioni di pelliccia e non solo
sui colletti e sui polsi dei capispalla. Eccola da Rochas sulle
maniche del pull, accostato in sfilata a una vaporosa gonna
di chiffon plissé soleil. Eccola sul dietro del cappotto, o sulle
maniche del paltò di tweed, da Antonio Marras. Da Ermanno
Scervino la pelliccia è stato il filo conduttore dell’intera sfilata.
Sia con abiti sia con capi più pesanti le modelle portavano
in testa un foulard di visone, annodato stile Audrey. Svariati
gli inserti di pelliccia, a segnare la vita, a definire l’orlo, a
vivacizzare una giacca diritta. Gli inserti e i pannelli, tra l’altro,
sono una delle tendenze più sentite del prossimo inverno.
Così come i patchwork di materiali diversi. Il damascato si
accompagna al tweed, lo spigato si abbina alla stampa a fiori.
O ancora, stampati diversi convivono nello stesso abito. Così
da Diane Von Furstenberg, così da Emilio Pucci o da Angelo
Marani. Inutile dire che la scelta dei materiali è sempre più
vasta e sono sempre di più quelli tecnologici. In prima fila
il neoprene, reso in certi casi leggero come seta. Anche il
gioco delle sfumature è una tendenza vincente. Da Byblos
la flanella grigia perbenino diventa un damascato sul rosso
acceso. Da Gabriele Colangelo il cappotto in pesante tweed
si trasforma in organza sul fondo. Da Missoni la maglia del
lungo da sera da bianca sfuma nel marrone. Tra i colori
domina il grigio, ma sempre movimentato. Da applicazioni
di fiori come da Laura Biagiotti, da jais, Swarovski, paillettes,
anche per il giorno. Per quanto riguarda le linee, grande
boom della gonna svasata, riproposta un po’ da tutti. Le
spalle variano da tondeggianti un po’ anni Cinquanta, come
da Gucci, a squadrate quasi anni Ottanta, come da Bottega
Veneta o da Blumarine. Pochi i pantaloni, a parte da Giorgio
Armani che li propone anche per la sera in velluto nero con
bretelle. Per l’Emporio lo stilista osa lunghi dalla forma a
uovo, da accessoriare con pantofoline basse. Per quel che
riguarda gli accessori lo stivale domina la scena, seguito
a ruota dal sandalo d’inverno. Per le borse coccodrillo,
lucertola e pitone sono i materiali preferiti ◆
fashion
Diane Von Furstenberg
Michael Kors
Rochas
Byblos
Ermanno Scervino
C
Missoni
Blumarine
Emporio Armani
di Luisa Espanet
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
E
man
l’uomo come sarà? Continua, e non si può che
esserne contenti, l’uomo probabile. Archiviate
definitivamente le gonne. L’unica presente a
Milano sulla passerella di John Richmond, per l’uscita finale,
indossata dal fidanzato di Belem. A completare una sfilata
di assoluta portabilità. Lo sforzo maggiore si concentra sulla
ricerca di nuovi materiali, leggeri, morbidi, resistenti, non
stropicciabili. Per rispondere alle esigenze di un uomo spesso
in viaggio. Ritorno alla grande del cappotto. Da quello
doppiopetto di taglio un po’militare come da Cerruti, o
anche in pelle come da Daks, a quelli monopetto con revers
segnati, in genere in cashmere, come si sono visti da Trussardi,
disegnati da Umit Benan. Non mancano comunque i car coat
e i trench. L’abito, in molti casi completo di gilé, ha una linea
più asciutta. La giacca ha i revers leggermente più piccoli,
anche arrotondati. I pantaloni sono spesso a sigaretta. Colore
protagonista incontrastato il grigio, in tutte le sue molteplici
sfumature. Per gli accessori la tendenza va verso dettagli del
mondo dello sport e della montagna in particolare. Come
le nuove scarpe di Tod’s, con passanti per stringhe simili a
quelli dei polacchini da alpinista ◆
Daks
Giorgio Armani
Corneliani
Tod’s
Ermanno Scervino
Cerruti
Enrico Coveri
L’UOMO
CHE VERRÀ
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
nascono le app
al sapore di latte
La scommessa di due neogenitori che dicono addio
al vecchio lavoro e si specializzano in applicazioni
rivolte all’infanzia
Per seguire Milbook e le sue prossime app al gusto di latte:
www.milkbook.it,
www.facebook.com/mymilkbook, @mymilkbook
Miss Blumarine Jeans
Non colori
al l ’attacco
S
e il bianco per i bambini è molto usato
nella tradizione, non si può dire altrettanto
del nero. Anche se ormai da diversi anni è
stato sdoganato con grande successo. Ovviamente più in
inverno che in estate, e spesso in abbinamento al bianco.
Per le bambine, per esempio, Miss Blumarine propone una
serie di abitini in stampati nei due colori non colori. Ecco
i girasoli per l’abito con giacchina. Motivi geometrici per il
prendisole da portare sulla canotta bianca. O gli eterni pois,
abbinati addirittura al pizzo nero un po’ rétro. Per il maschio
ci sono bermuda neri o felpe con stampe su fondo nero.
Oppure ancora T-shirt bianche con macroscopiche scritte o
disegni neri come da Ice Iceberg. Le stesse scritte si ritrovano
in negativo e in positivo sui mocassini. Nero per scritte e
schizzi, ma stringhe o dettagli coloratissimi nelle tennis
e nelle infradito di Gioseppo. Rari i casi di total black. Tra
questi lo smoking di Stillini per le occasioni importanti. Da
indossare con impeccabile camicia bianca e papillon nero ◆
kids
Ice Iceberg
moderna, che rispecchiasse i loro reali interessi e parlasse
alle generazioni future. Il risultato della loro scommessa si
chiama Milkbook: realtà che sviluppa fiabe interattive e app
educative per bambini fruibili su tablet. “Il nostro obiettivo è
quello di promuovere e diffondere l’amore per la lettura sin
dalla tenera età, sfruttando le caratteristiche rivoluzionarie
degli strumenti tecnologici”.
Perché il nome Milkbook? “Ci siamo ispirati al latte che così
tanto ha condizionato la nostra vita di genitori… Le nostre
storie interattive sono “nutrienti” e gustose come il latte
materno, aiutano a crescere e regalano sorrisi ai bambini di
tutte le età!”.
La prima app di Milkbook è una versione tenera e giocosa
di un grande classico dei fratelli Grimm, Hänsel e Gretel.
Mentre la voce narrante legge la fiaba, i bimbi toccando lo
schermo del tablet possono dar vita ai personaggi, attivare
originali effetti sonori, far muovere in maniera imprevedibile
oggetti e animali, partecipando così attivamente all’evoluzione
della storia. “La nostra fiaba intrattiene in maniera piacevole e
intelligente sia i bambini che i genitori grazie a simpatiche rime
e giochi di parole, immagini bellissime e interazioni intuitive”.
Hänsel e Gretel di Milkbook è fruibile su App Store, Google
Play e Amazon App Shop in italiano, inglese e spagnolo ◆
Gioseppo
Hansel e Gretel, la prima app per bambini realizzata da Milkbook
Miss Blumarine
S
e il presente è quello che è, allora tanto vale
investire sul futuro. Soprattutto se il futuro che
c’è in ballo è quello di un figlio. Deve essere
stato questo il ragionamento che ha guidato le scelte di
Antonio e Francesca, neogenitori trentenni che hanno deciso
di sfidare la crisi e di inventarsi un nuovo lavoro da portare
avanti in famiglia.
“Il progetto Milkbook è nato poco dopo la nascita di nostra
figlia”, racconta Francesca, giornalista romana e mamma
di una bimba di 8 mesi. “Al sesto mese di gravidanza, il
mio ennesimo contratto giornalistico a tempo determinato
è scaduto e, come spesso accade in Italia, non mi è stato
rinnovato”. Disoccupata e in dolce attesa, ha cominciato a
dedicare tempo ed energie al compito più importante, quello
di madre. “Ho comprato libri di pedagogia, frequentato
corsi per mamme, compreso l’importanza di argomenti
come l’apprendimento precoce delle lingue e della lettura
ad alta voce per i bambini piccoli”. Nel frattempo sua figlia
è nata e l’ha travolta con un’incredibile ondata di emozioni,
desideri, ansie e… latte. “L’allattamento è stata un’esperienza
totalizzante!”, ricorda sorridente.
In autunno, un’altra svolta: “Mio marito, web designer, grafico
e sviluppatore, assunto con contratto a tempo indeterminato,
ha preso una decisione coraggiosa e controcorrente,
rassegnando le dimissioni e mettendosi in proprio”.
Di lì a poco, senza paura, hanno deciso di unire le loro forze
e inventarsi una nuova professione, creativa, stimolante,
Miss Blumarine
di Loriana Nei
Tiziana Cristiani
©Foto Francesco & Roberta Rastrelli
Castel dell’Ovo, fra storia e magia
Qui arrivò la sirena Partenope, quindi vi approdarono greci e cumani.
La fortezza più antica e più scenografica di Napoli è testimone
di secoli di storia cittadina
di Donatella Codonesu
S
orto sull’Isolotto dell’antica Megaris, su cui,
secondo la leggenda, s’impigliò il corpo
inerte della sirena Partenope, un tempo
era completamente circondato dall’acqua. In epoca di
Risanamento, a fine ‘800, fu poi congiunto al lungomare da
un molo e da una colmata di terra destinata ad accogliere
il Borgo Marinaro, per le famiglie di pescatori e marinai di
Santa Lucia.
Se non conserva l’animo della città, che è ormai nel Maschio
Angioino, di sicuro il Castel dell’Ovo ne racconta la storia.
E’ il più antico castello di Napoli e la sua posizione è
decisamente suggestiva. Non a caso vi sorgeva un tempo la
celebrata villa di Lucio Licinio Lucullo, che conteneva una
ricchissima biblioteca e allevamenti ittici e che a metà del
V secolo venne fortificata per ospitare l’ultimo Imperatore
romano, Romolo Augusto.
Il nome è legato ad un’antica leggenda che voleva il suo
destino legato a quello di un uovo custodito al suo interno,
in una gabbia sospesa nei sotterranei. Artefice di questo
incantesimo sarebbe stato Virgilio, che in epoca medioevale
era considerato un mago. E quando, nel XIV secolo, il castello
subì un crollo, l’allora Regina Giovanna dovette giurare di
aver sostituito l’uovo per scongiurare ulteriori pericoli.
I documenti testimoniano invece importanti passaggi della
storia di Napoli: fu convertito in monastero, fu la residenza di
Ruggiero il Normanno, vi fu prigioniero Corradino di Svevia
prima di essere decapitato, vi nacque Carlo Martello, vi morì
Alfonso d’Aragona, fu occupato dai Francesi, poi assediato
dagli Spagnoli e bombardato dai Borboni, occupato dal
popolo insorto e quindi ripreso dal cardinale Ruffo. Nel
‘700, quando era adibito a prigione, vi fu recluso fra gli
altri il filosofo Tommaso Campanella e più tardi numerosi
giacobini, carbonari e liberali.
Finalmente negli anni ‘70 del secolo scorso, dopo la fine del
suo uso militare, fu oggetto di grandi lavori di ristrutturazione.
Oggi conserva la magnificenza della fortezza, e il fascino del
contesto, abbracciato dall’acqua e circondato dal borgo pieno
di ristoranti, che soprattutto in estate sono frequentatissimi.
I più famosi, Zi’ Teresa e La Bersagliera, sono ormai vere e
proprie istituzioni. Si affacciano sul piccolo quartiere anche
i due circoli Rari Nantes e Italia, legati storicamente alle
discipline marinare: nuoto, canottaggio, pallanuoto, vela…
Visitare Napoli senza passare per Castel dell’Ovo è davvero
impossibile. Dalla sua grande terrazza si gode un panorama
splendido sul Golfo e sulla retrostante zona di Mergellina, e le
piccole costruzioni del Borgo Marinaro sono di un’incredibile
suggestione a ridosso del grandioso lungomare Santa Lucia.
Gli interni sono spogli perché vengono regolarmente adibiti
a mostre ed eventi, ma l’architettura è magnificente: la Torre
Maestra, le celle dei monaci scavate nella roccia, i resti della
Chiesa di San Salvatore e, nella Sala delle Colonne, che
ospitò il refettorio dei cenobiti, alcuni elementi architettonici
della villa di Lucullo. Una passeggiata indimenticabile sulle
tracce della storia millenaria della città ◆
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
Grande Vela
nel golfo di Napoli
Dal 13 al 21 aprile nel capoluogo campano
la tappa finale dell’America’s Cup World Series.
Attese, protagonisti e guida per vivere l’evento di primavera
di Fabio Colivicchi - ©Foto Francesco & Roberta Rastrelli
B
atte forte il cuore della vela in questo
2013. E ancor più forte batterà tra poche
settimane. Sarà un anno storico: si
assegnerà l’America’s Cup, il trofeo più antico dello sport,
giunto alla sua edizione numero 34. San Francisco 2013, il
gran circo è pronto: da luglio le challenger series, le regate
di selezione tra gli sfidanti (Emirates Team New Zealand,
Artemis, Svezia, e Luna Rossa, Italia), e quindi a settembre
il match della Coppa America vero e proprio, tra il vincitore
della Louis Vuitton Cup e il defender Oracle USA.
Ma prima dell’atto finale in California, tutti, proprio tutti i
protagonisti, barche e bagagli, spirito e voglia di vincere, si
ritroveranno in Italia, a Napoli per la tappa conclusiva dello
spettacolare prologo: America’s Cup World Series.
La Coppa torna a Napoli e la città si ferma, trattiene il respiro
e si prepara a un nuovo show, come solo l’entusiasmo
partenopeo può regalare. Per capirlo, bastano due dati e una
frase. I dati sono quelli del successo dello scorso anno: mezzo
milione di spettatori in visibilio sul Lungomare Caracciolo, e
milioni di contatti tv e web che hanno fatto rimbalzare in
tutto il mondo il “brand” Napoli. Le parole sono quelle di
Tom Ehman, velista e manager dell’America’s Cup, autentico
guru dello yachting mondiale, una specie di eminenza grigia
presente dietro a molte imprese veliche degli ultimi anni, alle
spalle di skipper celebri. Presentando la tappa di Napoli al
BIT di Milano, Ehman si è proprio lasciato andare. Sentite
qua: “La tappa di Napoli sarà l’unica delle World Series del
2013. Perchè Napoli? Nei 33 anni in cui sono stato coinvolto
nella Coppa America la migliore regata che ho visto è quella
di Napoli dell’anno scorso.
sport
Il golfo di Napoli è l’anfiteatro naturale più bello che esista.
Non è un caso che nel 1960, in occasione delle Olimpiadi di
Roma, le gare di vela si disputarono proprio a Napoli. Sono
rimasto impressionato dal numero di spettatori dell’anno
scorso. Il villaggio di Napoli è stato il più frequentato di
qualsiasi altro delle World Series. E la cerimonia di apertura,
una delle più spettacolari che abbiamo visto nel nostro
sport.”
L’endorsement napoletano di un “cardinale” della vela come
Tom Ehman, è la spinta finale verso Napoli 2013, la sua vela,
la sua Coppa, la sua scommessa. Ripetere i numeri, tornare
a unire la città nel segno dello sport più bello, e arricchirsi di
ulteriori contenuti. Lo ha ripetuto anche il sindaco Luigi De
Magistris: “Dove c’è sport c’è economia, ci sono i giovani
c’è lavoro. E quest’anno proprio i giovani saranno uno dei
temi, insieme al territorio. Vogliamo far vivere l’evento prima,
durante e dopo, con musica, incontri, con il coinvolgimento
internazionale di Napoli.”
Appuntamento a Napoli, dunque per vivere intensamente sul
mare queste giornate in pieno sole ◆
www.americascup.com, www.acnapoli.org
WORLD SERIES, GUIDA ALLE REGATE (E NON SOLO)
Il programma prevede i preliminari AC World Series nel
weekend 13-14 aprile, che dovrebbe vedere in acqua una
festa della vela con centinaia di barche e velisti napoletani,
a fare da cornice al trasferimento dei catamarani concorrenti
da Ischia a Napoli. Le regate delle World Series, di flotta
e match race, con dettagli da definire, si svolgeranno da
martedì 16 a domenica 21 aprile.
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M AGA ZINE
PIERLUIGI DE FELICE,
UN NAPOLETANO SULLA LUNA
LUNA ROSSA, SPERANZA AZZURRA
A Napoli la festa è pronta: il mezzo milione di appassionati
dello scorso anno questa volta ha una ragione in più per
prepararsi a esplodere. Luna Rossa Piranha, uno dei due
scafi della sfida italiana alla prossima America’s Cup, è infatti
secondo in classifica dietro a Oracle Spithill, e punta al
sorpasso. Napoli sarà unica e finale tappa del circuito, perchè
non provarci? Francesco Bruni, timoniere palermitano di
Luna Rossa, ha tanti tifosi sotto al Vesuvio. Forza Luna Rossa!
Profeta in patria, si può: del dream team di Luna Rossa
Piranha fa parte anche il velista napoletano Pierluigi
De Felice, in arte “trimmer” del timoniere inglese Chris
Draper. Classe 1981, Pierluigi porta da sempre Napoli
sui mari di mezzo mondo: da promessa sulle derive
420 e sull’olimpica 470, è divenuto certezza per molti
armatori e finito nel giro della Coppa America prima con
Mascalzone Latino e poi con Luna Rossa. Moglie kiwi
(Vania), ha vissuto l’inverno in Nuova Zelanda, ma ora
non vede l’ora di trovarsi sotto al Castel dell’Ovo, con il
sole, a far sognare i suoi concittadini.
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M AGA ZINE
PER L’ITALIA
UN SEI NAZIONI DA RICORDARE
di Pasquale Vitale - ph Edit Fotosportit
Meta Castro vs Francia
R
oma - Un evento da ricordare: è questo
il pensiero al termine del Torneo ovale
più prestigioso del vecchio continente.
L’Italia di Jacques Brunel ha vinto due partite, e le azzurre
di Di Giandomenico, portano a casa altrettante vittorie nelle
prime giornate del loro Sei Nazioni. Qualche delusione per
l’Under 20, che però salva l’onore con un bellissimo pareggio
contro gli irlandesi nell’ultima uscita.
Il XV di Brunel, alla prima in casa, riesce a far suo il Trofeo
Garibaldi, in palio per la sfida con la Francia: al triplice
fischio, gli Azzurri si impongono per 23-18 nella gioia di
un Olimpico gremito. Con i favori del pronostico, volano
Mischia U20
quindi a Edimburgo contro la Scozia: la voglia di rivalsa degli
avversari è tanta e perdono con un sonoro 34-10.
Di nuovo a Roma contro il Galles: i Dragoni non si lasciano
impressionare dal muro umano sugli spalti e sotto una pioggia
incessante riescono a imporsi per 26-9.
A Twickenham, contro l’Inghilterra, gli Azzurri dimostrano
di essere maturati: arriva una sconfitta, ma tengono in
apprensione il XV della rosa e al fischio finale cederanno
solo per 18-11. E il 16 marzo è il trionfo: nel giorno dell’addio
di Andrea Lo Cicero, l’Italia schianta con una prestazione
superba l’Irlanda portando a casa un prestigioso 22-15 e un
ottimo quarto posto finale in classifica.
Sorrisi anche per le Azzurre: vittoria all’esordio contro la
Francia (13-12) e alla seconda uscita in Scozia (8-0). Dopo
la pausa, tre ko di fila: contro il Galles (16-15), l’Inghilterra
(34-0) e le campionesse dell’Irlanda (6-3). Sconfitte che però
non cancellano i grandi passi avanti fatti dalle nostre ragazze.
Niente vittorie invece per l’Under 20: quattro sconfitte contro
Francia (6-13), Scozia (30-17), Galles (10-25) e Inghilterra (52-7)
e un bel pari con l’Irlanda nella giornata conclusiva per 25-25 ◆
sport
www.federugby.it
Alessandro Zanni vs Irlanda
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
Giuseppe Abbagnale:
il canottaggio riparte da qui
Vent’anni fa portava la bandiera italiana durante la cerimonia di apertura
dei Giochi olimpici di Barcellona ‘92, oggi porta quella della FIC
di Ester Maria Lorido - ph Mimmo Perna
Giuseppe Di Capua, Carmine e Giuseppe Abbagnale
Qual è il consiglio che ripete più spesso ai suoi figli,
ormai canottieri affermati nel panorama nazionale ed
internazionale?
Di essere umili, di non sentirsi mai arrivati, di essere onesti
sempre e soprattutto con loro stessi. Spero di essere un buon
esempio per loro.
approvata dal Consiglio, è di primissimo ordine ed ha al suo
interno anche molti collaboratori della passata gestione.
Ora dobbiamo lasciar lavorare i tecnici ed aspettiamo con
fiducia la partecipazione della squadra azzurra ai prossimi
appuntamenti internazionali, continentali e mondiali.
S
ei mesi fa Insider Magazine raccoglieva la
testimonianza della vittoria dolceamara di
Romano Battisti e Alessio Sartori, medaglia
d’argento per l’Italia del canottaggio nella specialità del
due di coppia alle Olimpiadi di Londra. Un secondo
gradino del podio strappato con i denti, in totale rottura
con la Federazione Italiana Canottaggio. Da allora molte
cose sono cambiate, a cominciare dal presidente della
Federazione stessa, che apre un capitolo nuovo della
sua storia sotto la guida del pluricampione Giuseppe
Abbagnale. Da oggi in poi, l’ex canottiere sarà ricordato
- al di là dei due titoli olimpici e dei sette mondiali vinti
insieme al fratello Carmine e con Giuseppe Di Capua
come timoniere - come colui a cui è stato affidato l’arduo
compito di soccorrere un barcone in difficoltà, quello
della FIC appunto.
La sua elezione è stata voluta dal popolo, quello dei canottieri.
Al di là del suo prestigioso palmares, secondo lei a cosa è
dovuta la stima che l’ambiente nutre nei suoi confronti?
Io credo che il consenso che ho ottenuto, e che mi ha
permesso di essere eletto Presidente della Federazione
insieme a tutti gli uomini che mi sostenevano, è frutto del
dialogo che sono riuscito a instaurare con il movimento
remiero nazionale sin dal giorno in cui ho ufficializzato la
mia candidatura. Durante il complesso quadriennio che
ci attende, intendo dialogare con tutti, dirigenti, tecnici
e atleti, per comprendere le esigenze di ogni società e di
ogni tesserato, cercando di trovare con ognuno di loro una
soluzione condivisa.
sport
Per farlo, intende usare una ricetta tanto di moda in
politica, quella della rottamazione del vecchio?
Assolutamente no, non è nel mio stile e non intendo rottamare
nessuno. Le donne e gli uomini, con esperienze e conoscenze,
che hanno lavorato nel passato quadriennio ed hanno palesato
la volontà di continuare a farlo con la Federazione che
presiedo sono nuovamente impegnate, alcune anche in altri
ruoli, nell’organizzazione tecnica e dirigenziale.
Subito dopo le Olimpiadi di Londra, sono stata proprio io a
raccogliere la testimonianza rabbiosa di Battisti e Sartori.
I due atleti azzurri puntavano il dito contro un sistema di
allenamento sbagliato proposto dalla FIC. Lei quale intende
proporre?
Mi spiace molto quello che è accaduto ai due campioni
delle Fiamme Gialle, ma questo oramai è consegnato
alla storia. Io ho riproposto alla guida della conduzione
tecnica il dottor Giuseppe La Mura che ha la mia completa
fiducia e quella del Consiglio che presiedo. La squadra di
tecnici che il Direttore Tecnico ha proposto, e che è stata
Lei è membro dell’Associazione delle Medaglie d’Oro
al Valore Atletico. Come ritiene che l’A.M.O.V.A. possa
contribuire a diffondere i principi sportivi nella società
civile, specialmente tra i giovani?
Io sono fermamente convinto che l’AMOVA debba continuare
a promuovere lo spirito di sacrificio, che nei giovani è sempre
meno percepito, così come la correttezza e la lealtà. Può
inoltre incoraggiare il rispetto delle regole e dell’avversario
attraverso le testimonianze degli aderenti a questa meritoria
Associazione di cui mi onoro di appartenere. Gli atleti che
vi fanno parte rappresentano, di fatto, un modello più che
positivo e di riferimento per il tessuto sociale italiano e non
solo. L’Associazione, quindi, attraverso varie iniziative e
progetti si rende promotrice e portatrice dei più sani valori
di cui la tradizione italiana ne è intrisa. Coloro che ne fanno
parte sono un patrimonio per il Paese, ma vanno sempre
sollecitati a continuare a portare in alto l’italianità ed essere
di esempio per tutti, anche per i meno giovani, che a volte
hanno più bisogno di ricordare i valori che hanno fatto
grande la nostra Nazione.
La squadra azzurra junior sta tenendo alti i vessilli del
nostro Paese in tutto il mondo: un ottimo vivaio che poi si
perde nel passaggio ai senior. Come si può intervenire per
evitarlo?
La possibilità che alcuni atleti smettano di remare con il
passaggio di categoria è fisiologico poiché molto dipende
dagli studi universitari che intraprendono o dal lavoro che
intendono svolgere. La mia Federazione sta attivando
contatti con tutti gli Atenei in maniera da poter creare le basi
per aiutare i migliori atleti nello studio e nello sport come
accade nei college anglosassoni ed americani. Inoltre stiamo
lavorando anche per potenziare i college remieri esistenti,
con i quali la Federazione già collabora attivamente, e con
successo, da diversi anni.
Provi a ripercorrere con la mente la sua lunga e gloriosa
carriera. C’è un successo a cui è legato particolarmente?
Al successo ottenuto alle Olimpiadi di Seul quando io,
Carmine e Agostino siamo saliti tutti sul podio vincendo le
medaglie d’oro: io e Carmine nel due con e Agostino nel
quattro di coppia. Un successo che riguarda tutta la mia
famiglie ed è unico ed irripetibile.
Qual è stata, invece, la sconfitta più bruciante?
Non ricordo sconfitte brucianti. Certo, mi sarebbe piaciuto
vincere la terza Olimpiade, anche perché ai Giochi di
Barcellona ero anche l’alfiere delle delegazione italiana; ma
nello sport, come nella vita, non è sempre possibile vincere.
Cosa le manca di più della vita da atleta?
L’adrenalina che si prova prima del via di una gara. Sono
sensazioni che non si provano nella vita di tutti i giorni,
anche se uno si trova a dover affrontare un impegno gravoso.
Ma questa è la vita e quindi va bene cosi ◆
Preparazione Olimpica
Per l’avvio della preparazione olimpica in funzione dei
Giochi di Rio de Janeiro il gotha del CONI si è riunito
emblematicamente a Piediluco, dove il canottaggio ha
il Centro Nazionale, perché “tutte le Federazioni per
sviluppare i propri obiettivi olimpici debbano averne
uno a disposizione” spiega Rossana Ciuffetti, Direttore
Sport e Preparazione Olimpica CONI. Nell’incontro si
sono stabilite le modalità necessarie all’individuazione
dei talenti e alla loro alienabilità, sono state gettate le
basi per l’organizzazione dei Seminari per Direttori
Tecnici aperti a tutte le Federazioni olimpiche e si è
sancita l’interazione con l’Istituto di Scienza e Medicina
dello Sport e con la Scuola dello Sport. Parallelamente,
la cornice del meeting ha dato visibilità agli atleti di
Canottaggio del Centro, e per il neo Presidente Abbagnale
è stata un’occasione di lusinga da parte della Ciuffetti:
“Vedere insieme ad atleti che si stanno preparando per
i Giochi del 2016 anche atleti under 23 significa che la
vostra Federazione sta già lavorando in funzione delle
Olimpiadi del 2020 e del 2024. Il che dimostra che è
un’organizzazione viva, dinamica e lungimirante”.
www.canottaggio.org
Quattro italiani
sulle sabbie d’Oriente
di Francesco Mantica
Matteo Manassero
S
i dice che a Dubai la presenza del deserto
porti costantemente nugoli di polvere e
sabbia, e che perfino l’Emirates Golf Club,
nella sua perfezione quasi irreale, ne subisca gli effetti. È
forse per questo, per il calore inusuale in questo periodo,
o semplicemente per un più prosaico basso stato di forma,
che i quattro italiani presenti, Matteo Manassero, Edoardo
Molinari, Lorenzo Gagli e Alessandro Tadini, pur ottenendo
buoni piazzamenti, non hanno conseguito un risultato
all’altezza della loro fama.
La vittoria è andata così a uno scozzese, Stephen Gallacher, di
buon talento ma che non vinceva qualcosa da otto anni. Sui
green sabbiati, duri ma anche affidabili di Dubai Gallacher,
ha avuto ragione, in un acceso duello finale, del sudafricano
Richard Sterne, uno che, infortuni permettendo, alle vittorie
ci è abituato eccome.
Tra i nostri Matteo Manassero, 12° con 275 colpi e Lorenzo
Gagli, 15° con 276, sono stati autori di una bella prova
nell’Emirato Arabo, dove è andato a premio anche Alessandro
Tadini, 52° con 283. Manassero e Gagli hanno segnato 68
(-4) colpi, il primo con un eagle, quattro birdie e due bogey,
il fiorentino con quattro birdie. È uscito al taglio per la terza
settimana consecutiva Edoardo Molinari, 120° con 148.
Nel frattempo, il pupillo del golf romano Andrea Pavan era
in India, dove si è classificato al 25° posto con 289 colpi, nel
Gujarat Kensville Challenge, gara inaugurale del Challenge
Tour disputata sul percorso del Kensville G&CC (par 72), ad
Ahmedabad ◆
sport
M AGA ZINE
H
24° Cortina Winter Polo
A Fiames l’Audi Gold Cup 2013
Ha vinto il John Taylor-Montecarlo Team dei romani
Rommy Gianni e Luca D’Orazio, che hanno bissato
il successo del 2012. Battuta in finale la squadra dell’Audi
di Enrico Tonali
In maglia nera e maniche rosse, Gianni (a sx) e D’Orazio (al centro) - ph Bandion
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M AGA ZINE
a piovuto sul bagnato - o meglio nevicato
sul ghiacciato - e il lago di Misurina,
andato in tilt, ora rischia di perdere il must
delle settimane bianche, il Cortina Winter Polo. Il fascinoso
torneo “palla e stecca” sulle nevi delle Dolomiti, invece che
sul tradizionale specchio d’acqua gelato sotto le tre Cime
di Lavaredo, si è infatti disputato, a fine febbraio, nella Val
Boite dominata dall’incombente massiccio del Pomagagnon
e accanto al dismesso aeroporto di Cortina, a soli 4km dalla
città ampezzana rispetto ai quasi 20 di Misurina.
“Bel fondo e che il rettangolo fosse più piccolo non è stato un
problema. Anzi, sulla neve le azioni sono meno veloci ed è
meglio se il campo di gioco è di dimensioni inferiori a quelli
in erba. Quello che conta è poterci giocare senza che i cavalli
sprofondino e Fiames si è dimostrato ottimo”. I capitani delle
cinque squadre che hanno disputato il 24° Cortina Winter
Polo - Audi Gold Cup 2013 hanno risposto positivamente
quasi in coro ad una veloce indagine per capire se il repentino
spostamento dal tradizionale lago di Misurina al Centro Sci
da Fondo a Fiames avesse creato problemi alla regolarità
delle partite. “Solo a fine gennaio siamo stati certi che il
ghiaccio non dava sicurezza” ha spiegato Claudio Giorgiutti,
direttore tecnico del torneo invernale ampezzano. Audi Polo
Team, Hotel de la Poste Polo Team, John Taylor-Montecarlo
Polo Team, U.S. Polo Assn. Team e Ruinart Polo Team
hanno disputato dieci partite di qualificazioni e due finali,
tutte molto tirate, senza che la superficie di gioco facesse
una piega. Nemmeno nella terza giornata di qualificazione
quando tra il John Taylor-Montecarlo Polo Team (capitano
Rommy Gianni, Luca D’Orazio, Davide Musso, Juan Cruz
Greguoli) e l’U.S. Polo Assn. Team (capitano Richard Fagan,
Marcus Hancock, Marcus Araya, Santiago Torreguitar) c’è
stato, sotto la neve, uno scontro al calor bianco che valeva
l’ingresso in finale.
Le partite di qualificazione hanno avuto risultati molto
contenuti, solitamente con una forbice di un paio di goal,
tranne quando nella prima giornata il lanciatissimo John
Taylor-Montecarlo ha sepolto sotto una valanga di marcature
un Hotel de la Poste (capitano Gif Turati, Oscar Carona,
Diego White, Franco Piazza) ancora non in palla. Ed è
stato proprio il colpo di coda di questa squadra - vincente
nell’ultimo incontro di qualificazione contro il Ruinart Polo
Team (capitano Davide Dondena, Luis Neuforge, Horacio
Etcheverry, Teodore Neuforge) - a fargli conquistare l’accesso
alla finale per il 3° e 4° posto ai danni dello stesso Ruinart,
classificatasi infine quinta.
Non poteva mancare una mezza sorpresa e c’è stata. L’Audi
Polo Team (capitano Davide Nanni, Paolo Santambrogio,
David Bernal, Fabrizio Bulgarini) ha violato, l’ultimo giorno
di qualificazioni, l’imbattibilità del John Taylor-Montecarlo
(comunque già certa di essere nella finale per il 1° e 2° posto)
conquistando il diritto a battersi contro lo stesso team per
l’Audi Gold Cup 2013.
Nella partita che valeva il torneo, 24 ore dopo, le cose però
cambiavano. Il John Taylor-Montecarlo, dottor Jekyll il giorno
prima, si trasformava in mister Hyde e aggrediva l’Audi con una
serie di impressionati marcature, alla quale la squadra di capitan
Nanni assisteva impotente. Fin quando un’impennata d’orgoglio
del suo regista Bernal non produceva, nell’ultimo tempo, un
poker di esaltanti quanto ormai inutili goal. Vittoria quindi al
John Taylor-Montecarlo, secondo posto per l’Audi, terzo all’U.S.
Polo Ass. Team che relegava al quarto l’Hotel de la Poste ◆
sport
58
C.O.N.I.
F.I.S.E.
C.I. Casale San Nicola
Società Sportiva Dilettantistica a R.L.
A MONTELIBRETTI
LA FEI NATIONS CUP 2013
A settembre nuova tappa dell’europeo di completo
al centro militare di equitazione
di Enrico Tonali
Il Centro Ippico di Casale San Nicola
Nasce in un’antica tenuta di campagna finemente ristrutturata in zona CassiaOlgiata, tra pioppi e pini secolari, immerso in uno scenario assolutamente
suggestivo, in cui è possibile praticare con passione e spirito sportivo
l’equitazione ad ogni livello, con la costante presenza di Istruttori altamente
qualificati e grazie ai più moderni impianti sportivi capaci di soddisfare
l’appassionato di Salto Ostacoli, Dressage e chi ama le passeggiate a cavallo.
Caratteristiche logistiche e capacità organizzative dello staff hanno reso il
Circolo Ippico un punto di riferimento per gare Nazionali e Internazionali.
Via del Casale di San Nicola, 232 - 00123 Roma • Tel. 06 30892884 - Tel. e Fax 06 30892990
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Borough Pennyz e Vittoria Panizzon in un difficile passaggio del percorso del completo ai Giochi Olimpici di Londra 2012 - ph FISE
T
appa che funziona non si cambia. L’ottima
riuscita, l’anno scorso, presso il Centro
Militare di Equitazione di Montelibretti del
quinto appuntamento della FEI Nations Cup di Completo ha
convinto i responsabili internazionali a confermare l’impianto
al 30 km della Salaria come sede anche per una tappa 2013
della manifestazione europea.
Alto livello tecnico, bellezza del luogo e ottima organizzazione
erano stati i punti salienti di questo Concorso a 3 Stelle
disputato nel 2012 e che sarà ancora presente - sui campi e le
piste splendidamente tenuti dall’Esercito Italiano - dal 21 al 23
settembre prossimi. Un’occasione imperdibile per l’equitazione
azzurra che può ribaltare il risultato della volta scorsa, quando a
vincere fu la Spagna, seconda l’Italia e terza la Svizzera. Peraltro
la Nations Cup capiterà tre settimane dopo i Campionati
Europei di Completo in Svezia, a Malmoe, in programma
dal 29 agosto all’1 settembre. Lo stesso team azzurro
partecipante alla competizione continentale potrebbe
concludere (condizione dei cavalli permettendo) il mese a
Montelibretti.
Nel 2012 la squadra italiana fu guidata da Stefano Brecciaroli
con il suo Apollo reduci dai Giochi Olimpici di Londra,
quest’anno vi si potrebbe aggiungere l’altro coppia olimpica
che gareggiò a Greenwich, Vittoria Panizzon e Borough
Pennyz. Entrambi i binomi conoscono bene Montelibretti
avendovi conquistato proprio la qualificazione olimpica per
i Giochi d’oltre Manica. Attualmente anche il chairman della
FEI per il completo è un italiano, Giuseppe Della Chiesa ◆
sport
Risvegl i d i prim avera
U.I.S.P.
I
l calendario ci ricorda che sta arrivando la
primavera, anche se ci sono giorni il cui il
termometro sembra non essersene accorto.
La natura però inizia a svegliarsi basta dare
un’occhiata alla campagna romana per rendersene
conto. Pochi minuti di macchina ed ecco arrivati all’oasi
del Parco di Veio, indirizzo ideale per trascorrere qualche
giorno lontano dallo smog, ma con la città a un passo. Si può
dimenticare lo stress e guardare la primavera che rinnova
la natura senza impegnativi trasferimenti. Sembra un sogno
irrealizzabile. Ma non lo è: nel parco di Veio, un residence
ospita 46 appartamenti perfetti per chi ha bisogno di
una sistemazione temporanea, durante un trasloco o una
ristrutturazione, o per chi si trova in città solo per qualche
settimana magari per lavoro, ma ideali anche per per una
vacanza appena fuori porta o chi decide che, pur non
volendosi allontanare completamente dalla propria rete
La Società Ippica Talenti è un circolo ippico per le discipline olimpiche con Istruttori e Tecnici F.I.S.E. che accompagnano
adulti e bambini alla scoperta del mondo del cavallo e dell’equitazione, dai primi passi nel Pony Club (15 ponies e 2
Istruttrici) fino alla preparazione di cavalli e cavalieri per Concorsi Nazionali e Internazionali di Dressage, Salto Ostacoli
e Completo (Istruttore di 3° livello FISE).
La struttura innovativa del circolo, dotata di tutti i comfort, dispone di box di varie grandezze, giostra di allenamento,
tondino coperto, campo ostacoli di 2.400 mq, campo scuola di 1.600 mq, maneggio coperto di 1.800 mq, spogliatoi,
bar-club house e pizzeria.
Società Sportiva Dilettantistica arl
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M AGA ZINE
resort
C.O.N.I.
di amicizie, impegni e abitudini, preferisce svegliarsi nella
natura, tra animali, laghetti incontaminati e il fruscio degli
alberi che circondano questi piccoli casali dal sapore
inglese. Pensati per assicurare comfort e tecnologia con
wi-fi, climatizzatore, allarme, fax, parcheggio, lavanderia,
servizio di recapito posta... e un giardinetto privato davanti
all’ingresso, dove godere di una dose extra di relax e
serenità, che nella bella stagione si arricchisce anche di
una piscina in cui si rispecchia una vegetazione rigogliosa.
Sono piccoli cottage carattarizzati da una rustica eleganza,
a pochissimi chilometri dalla città, collegati anche mediante
una navetta che porta alla stazione che dalla Giustiniana
arriva a San Pietro e assicura un trasporto lampo: solo venti
minuti per arrivare in centro. Intorno agli appartamenti solo
quiete e l’offerta della struttura: bisteccheria, ristorantepizzeria, e l’eleganza del ristorante Il Picchio Rosso. Per un
soggiorno indimenticabile.
veio residence resort
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M AGA ZINE
P
elle secca e opaca, colorito spento,
perdita di tono. Questi alcuni dei ricordi
che l’inverno lascia sulla nostra pelle e
nella nostra testa una sola domanda: “ Ora cosa devo fare?”.
Dopo l’inverno passato a nasconderci sotto giacche, sciarpe e
cappotti è tempo di uscire allo scoperto. Torna la stagione del
sole e si inizia ad avvertire la necessità di dare nuova vita alla
pelle, anche perché un bel viso è fatto, prima di tutto da una
pelle tonica e luminosa. Durante il cambio di stagione, la pelle
del viso appare sempre un po’opaca e sciupata, il colorito è
grigiastro, ruvidità e disidratazione completano il quadro.
Per farlo risplendere ci vuole una cura extra, che stimoli il
rinnovamento cellulare favorendo il distacco delle lamelle
cornee, che sono le più cheratinizzate e quindi spengono il
colorito. Anche se non si può parlare propriamente di danni,
la cute accusa i colpi dell’inverno. I disturbi più comuni sono
legati ai fattori ambientali avversi: vento, pioggia, umidità, forti
escursioni termiche, polveri e inquinamento.
Nelle aree più esposte (viso, mani) o in quelle soggette
a sfregamento con le fibre degli indumenti (gambe e
ginocchia), l’epidermide rischia di diventare arida, opaca,
priva di compattezza e di turgore.
Le persone che soffrono di acne, pelle impura, seborrea o
dermatite seborroica sono quelle che più patiscono l’inverno
e si ritrovano con una cute notevolmente peggiorata a causa
della mancanza degli effetti benefici del sole. Il quadro viene
poi peggiorato dalle conseguenze della tipica alimentazione
invernale: povera di vitamine e di sali minerali e ricca di grassi
e carboidrati. Ma, poi, anche per la pelle arriva la primavera,
la stagione della rinascita... Con la fine dell’inverno la pelle si
rigenera da sola perché mette in moto un naturale processo
di ricambio cellulare, processo che va assecondato e favorito.
Il primo passo per stimolare il turnover cellulare e ridare vita
alla pelle è la pulizia, che deve essere eseguita in profondità
e con i giusti mezzi. Per cancellare le impurità dal viso è
opportuno affidarsi a prodotti specifici, conformi alle diverse
tipologie cutanee (comunque in linea di principio un buon
detergente non deve mai essere aggressivo). Per rimuovere
a fondo le cellule morte è però necessario un trattamento
più incisivo. Il peeling domestico, condotto con cosmetici
appropriati o ingredienti naturali va bene se la cute non
presenta particolari problemi. Si massaggia delicatamente il
composto sul volto (insistendo su mento, naso e fronte) e poi
si risciacqua con abbondante acqua tiepida. La pelle risulterà
pulita e soffice. Se invece la cute necessita di una pulizia
più profonda è meglio rivolgersi ad un esperto, che dopo
un’accurata analisi eseguirà il trattamento idoneo (come, ad
esempio, i peeling chimici più o meno profondi secondo
necessità). Una pulizia ben eseguita risolve già gran parte dei
problemi e prepara la pelle a ricevere i successivi trattamenti.
Dopo la pulizia, la pelle ha bisogno di nutrimento. Questo
significa che, sempre in base alle caratteristiche della cute,
bisognerà applicare il prodotto più idoneo per restituire
ai tessuti il giusto livello di idratazione. Tra le sostanze
funzionali ad azione nutriente, idratante e restitutiva ci
sono gli aminoacidi, le ceramidi, il collagene, l’urea, gli alfaidrossiacidi, l’acido jaluronico e le vitamine A, C ed E.
In ogni caso è molto importante scegliere sempre
formulazioni ipoallergeniche, preferibilmente contenenti filtri
solari. Anche in questo caso, in presenza di disturbi più o
meno accentuati, è meglio rivolgersi allo specialista.
Ora non resta che mettersi all’opera, rimboccarsi le maniche
e ricordarsi che, anche se sembra lontana, l’estate richiede
un’ottima preparazione della nostra pelle ed è bene iniziare
sin da subito per trovarci avvantaggiate ◆
promo
RIGENERARE
LA PELLE
PRIMA DELL’ESTATE
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M AGA ZINE
I Colonna, dinastia del gusto: la quinta generazione
ANDREA III
NELLE STANZE DI CRISTALLO
di Carlotta Miceli Picardi
L
a parete trasparente affonda come una
lama di coltello ad arginare la sequenza di
capitelli sulle mura antiche, annullando il
confine tra interno ed esterno. Ma non c’è ferita nell’impatto
visivo tra passato e modernità, dove lo spazio stesso diventa
mediatore tra tempo e tempo. Tra la certezza della storia
e l’azzardo della sperimentazione. Piuttosto, un’ inattesa,
assoluta fusione che imprigiona lo sguardo. L‘Open Colonna
è dal 2007 il luogo delle alchimie rischiose e infine vincenti
che ne determinano lo stile e divengono arte. La stazione
al crocevia fra la strada della tradizione e i percorsi della
ricerca, ora affidata dall’eclettico Antonello al figlio Andrea.
Un giovane manager della ristorazione quasi rivoluzionario,
nell’era dell’arroganza e dell’improvvisazione, in quanto
a cortesia e professionalità. Anche lui abile nel condurre
e nell’aggiungere le proprie regole al gioco di famiglia
tra elementi e alimenti. Determinato a testare nuove e
raffinate preparazioni di una cucina, comunque fondata
sulla memoria e sull’eccellenza delle materie prime, per
proporle a suo modo nella spettacolarità della struttura di
cui dispone. La grandiosa serra a due livelli tra gli edifici
di via Nazionale, incastonata sul Palazzo delle Esposizioni,
dall’architetto Desideri. Straordinario loft destinato alla
manifattura e alla presentazione del ‘boccone perfetto’.
È qui che la sala da pranzo esclusiva dell’haute cuisine
si affaccia sulla piazza festosa del prêt-à-manger, con
ingresso simbolico attraverso la riproduzione della porta
rossa disegnata da Luigi Maria Parisi. Quella che, nel borgo
laziale di Labìco, aveva aperto un altro avvincente capitolo
del racconto dei Colonna.
interview
Non stupisce più di tanto che, in un simile contesto, accada
di riconoscere Woody Allen seduto al pianoforte o di vedere
Michelle Obama, oltre le immense vetrate, perduta tra le erbe
aromatiche di uno sconcertante orto pensile. Magari dopo
aver assaggiato uno squisito cannolo di baccalà, oppure delle
prelibate animelle al tamarindo, platano e vermuth. Chissà…
Andrea, adesso che tuo padre si occupa della conduzione
del resort nel parco di Vallefredda, sei davvero in prima
linea. Un impegno di enorme responsabilità…
“Lo affronto con entusiasmo, pur nella consapevolezza che,
per almeno quattordici ore al giorno, non posso concedermi
pause. Ma va bene così: faccio il lavoro che amo”.
Cosa occorre per portare avanti un’attività così particolare?
“Dinamismo, idee, capacità di comunicazione. La pazienza
di annotare mentalmente richieste e opinioni, dopo indagini
quasi giornalistiche, per seguire la direzione giusta”.
Quando nasce la passione dei Colonna per questo mestiere?
“L’inaugurazione a Labìco della trattoria del capostipite,
il mio trisavolo, del quale porto il nome, risale al 7 aprile
1874. Centotrentanove anni fa, pensa…! Nel 1985 sarebbe
diventata un prestigioso ‘tre forchette’, grazie al talento
e all’intraprendenza di papà. Nonostante le proteste di
nonno, che si chiamava Andrea pure lui, per la drastica
ristrutturazione del locale”.
E tu, in che modo hai cominciato?
“Da ragazzino, portavo i piatti ai sei tavoli della sala. Mamma e
nonna erano ai fornelli. Io assistevo alla selezione dei prodotti,
mi abituavo ad una particolare qualità di odori e imparavo
69
M AGA ZINE
L’UVA NEL BICCHIERE
Kvevri Wine
VINIVERI: stile di vita naturale,
sostenibilità economica, ambientale e sociale
che mangiare può essere un piacere. Finché, all’inizio
dell’avventura dell’Open, mi sono ritrovato a gestire ‘la Porta
Rossa’ da solo, con risultati soddisfacenti: piccolo paese,
atmosfera serena, pochi imprevisti ed una magnifica clientela
che si autoselezionava. Nel senso che chi arrivava da fuori,
aveva ben chiaro ciò che voleva. Di lì a un anno sarei stato
catapultato nella realtà convulsa della metropoli. La capitale:
folla, stranieri, esigenze differenti… Un salto incredibile!”.
Che strategie avete adottato a Roma?
“Abbiamo costruito dei menù completi, internazionali, con
l’inserimento del pesce, apprezzatissimo. Inoltre, ci siamo
dedicati alla rivisitazione del vintage in chiave urbana”.
Cioè?
“A Labìco, ‘coniglio alla cacciatora’. A Roma, ‘raviolo di
coniglio al vapore di brodo di patate arrosto’, per esempio”.
Però…! Ma qual’ è l’ossessione di uno chef?
“Leggere negli occhi del cliente il proprio trionfo”.
Tu in verità sei un imprenditore, non un cuoco.
“No, non sono un cuoco nell’accezione esatta del termine.
So individuare le capacità, l’estro di un cuoco. So spiegargli
come esprimersi secondo la filosofia di mio padre, che
afferma l’importanza di saper sottrarre per poter esaltare.
E quindi, dargli l’impronta del nostro stile. Riconosco
l’equilibrio di un ripieno. O la migliore combinazione degli
ingredienti, utile alla costruzione di un determinato sapore. Il
giudizio finale spetta a me”.
Secondo quali criteri componi lo staff di sala?
“Punto sull’originalità. Sulla vivacità di giovani, non
necessariamente provenienti dalla scuola alberghiera, che
abbiano classe e carattere. Né stereotipati, né ingessati”.
Non tolleri un cameriere che…?
“… Sia invadente o distratto”.
E un sommelier…?
“Che dia al proprio interlocutore la sensazione di essere un
incompetente”.
Intendi apportare delle novità nell’impostazione dell’Open
Colonna?
“Un mio preciso obiettivo è rendere più casual e disinvolta
l’occasione serale del Gourmet, conservandone le
caratteristiche di prestigiosa atelier del cibo. Vorrei che si
potesse entrare in un ristorante ‘stellato’, sentendosi a proprio
agio. Senza la prigionia psicologica di giacca e cravatta. Per
il resto, desidero mantenere lo standard del city-lunch e
del brunch, che rappresenta il piacevole compromesso tra
colazione e pranzo importato dagli Stati Uniti. Pasti rapidi,
che funzionano alla grande, con un buffet molto ricco e
interessante a prezzo competitivo”.
Come non accetteresti mai che ti definissero, nel tuo
campo?
“Un cosiddetto ‘localaro’. Che segue a caso le mode del
momento, dando importanza all’apparenza e non alla
sostanza della ristorazione: un bluff insomma”.
Se ti chiedessi: sei felice della vita che fai?
“Ogni volta che ho un attimo per fermarmi a pensare,
concludo di essere davvero fortunato. La fatica non mi
pesa. Ho appena ventinove anni, tanti progetti e un posto
straordinario nelle mie mani. Sono partito nel rispetto assoluto
delle scelte di papà, aggiungendo a poco a poco dettagli
che mi appartenessero. Mi ritengo gratificato, realizzato…
Sì, sono felice” ◆
G
enerati - non fatti - da piccoli produttori
che operano senza l’uso della chimica di
sintesi in vigna e senza l’uso di addizioni e
stabilizzazioni forzate in cantina, secondo un protocollo
definito “naturale”. Niente solfiti, né lieviti, né enzimi, né
nutrienti. Nessun additivo, nessuna sostanza diversa dall’uva
d’origine ed al terroir in cui è cresciuta. Questi sono i “vini
naturali”, prodotti alla ricerca del miglior equilibrio possibile
tra l’azione dell’uomo e i cicli della natura, partendo da un
“rispetto quasi sacrale per l’uva”.
Questa la filosofia dei produttori di vini “veri”, che ogni
anno dal 1993 si riuniscono per una manifestazione alla
scoperta delle novità del settore. Le aziende partecipanti
sono ormai circa 130 fra italiane e non, ma le istituzioni
ancora non li hanno presi seriamente in considerazione e
utilizzare la denominazione “vini naturali”, non prevista da
alcun quadro legislativo, può essere addirittura considerato ai
limiti della frode. Fra le priorità di queste aziende c’è infatti
l’organizzazione e il coordinamento della propria azione
nei confronti della Comunità Europea, per far riconoscere la
peculiarità del loro lavoro e dei prodotti che ne nascono. In
difesa di una produzione di vino “naturale” contrapposta a
quella “convenzionale”.
wine
Una naturalezza che non sposa solo l’eliminazione di ogni
sostanza chimica, ma anche e soprattutto uno stile di vita.
Testimoniato oggi dal volume “Custodi di identità”,
presentato nell’ambito della prossima manifestazione 2013,
che racconta storie di uomini e donne uniti dalla comune
idea di artigianalità del vino. Si considerano contadini e
vignaioli, non imprenditori o vitivinicoltori. Ambasciatori di
una tradizione passata in secondo piano, in cui il contadino
è custode del territorio per le generazioni future. Secondo un
modus vivendi basato su regole di sostenibilità economica,
ambientale e sociale ◆
DC
VINIVERI è la manifestazione che riunisce vignaioli e
produttori agroalimentari italiani ed europei a Cerea,
Verona, quest’anno da sabato 6 a lunedì 8 aprile, nella
cornice dell’Areaexp “La Fabrica”. Presenti circa 130
produttori, soprattutto croati, sloveni, spagnoli e francesi.
E dalla Georgia i vini vinificati nel Qvevri, le anfore di
terracotta interrate. A latere 20 produttori di eccellenze
artigianali agroalimentari: un parterre di tutto rispetto per
una tre giorni di eventi speciali, degustazioni guidate e
approfondimenti culturali.
www.viniveri.net
Pisa: sa pore d i terra
71
M AGA ZINE
Le Repubbliche Marinare
L
a Repubblica Pisana nacque nell’XI secolo.
In questo periodo storico, Pisa intensificò i
propri commerci nel Mar Mediterraneo, si
scontrò più volte con le navi saracene e il suo accresciuto
potere le valse diversi riconoscimenti papali e imperiali. Nel
1016 Pisa e Genova (stranamente tra loro alleate), sconfissero
i Saraceni, conquistando la Corsica ed espandendo la propria
sfera d’influenza sulla Sardegna, al tempo suddivisa in
quattro “Giudicati”, oltre ad acquisire il controllo del Tirreno.
La crescita del potere economico e politico avvenne con
l’acquisizione di possedimenti e diritti commerciali verso l’est
del Mediterraneo durante il periodo delle Crociate: a meno di
due mesi dalla prima del 1099, una flotta pisana di 120 navi
giunse in Terrasanta a portare rifornimenti ai crociati. L’apice
dello splendore viene raggiunto tra il XII e il XIII secolo,
quando le sue navi controllano il Mediterraneo occidentale.
Ma l’antica rivalità con Genova si acuisce nel XIII secolo,
fino a sfociare nella battaglia navale della Meloria (1284), che
segna l’inizio del declino della potenza pisana. Inoltre, dal
1324 inizia la conquista aragonese della Sardegna, che privò
la città toscana del dominio sui Giudicati di Cagliari e di
Gallura. Territorialmente, Pisa mantenne la sua indipendenza
e il dominio della costa toscana fino al 1406, quando venne
annessa dalla Repubblica di Firenze.
Occorre ricordare che Pisa fu caratterizzata da un
plurisecolare legame con il mare tramite Porto Pisano che
la rese, per naturale vocazione geografica, tanto abile nei
commerci quanto recettiva alle conoscenze per i rapporti
con i centri e i principali porti del Mediterraneo. Negli
Statuti Pisani si ricordano i principali alimenti «a lunga
conservazione»: la “panatica”, cioè la provvista di pane per
le navi, il biscotto (una sorta di galletta), le carni salate, ma
anche il lardo, la tonnina, i formaggi, i legumi e la frutta
secca. Ma la città, attraversata dall’Arno navigabile fino a
Firenze, era anche circondata da numerose vie d’acqua e
canali, che la mettevano in comunicazione con i mercati
delle località circostanti, per lo scambio giornaliero dei generi
alimentari. Quindi, da una parte il legame imprescindibile
con il mare e le sue attività produttive specifiche e dall’altra
le vie fluviali e i canali che la mettevano in comunicazione
con l’entroterra toscano, resero Pisa una città-mercato
particolarmente favorita nella distribuzione dei generi
Pisa
alimentari e nel contempo privilegiata nella conoscenza di
merci provenienti dalle terre mediterranee e oltremontane: un
crogiolo di conoscenze relative agli usi e costumi alimentari
internazionali.
A Pisa si consumavano quotidianamente verdure e legumi,
molta frutta di stagione (mele, pere, cocomeri, poponi) e frutta
secca, proveniente dai mercati orientali con i dolcificanti. In
occasione delle festività principali, erano previsti agnello,
capretto, maiale o vitella, pepe, zafferano, maiale, oltre a
pane, vino bianco e rosso e vino di Corsica. Vengono anche
menzionati i formaggi di bufala (il “bufalino”, che potrebbe
far pensare a una sorta di formaggio a pasta molle).
È sufficiente spostarsi solo pochi chilometri dalla città per
incontrare, nella Livorno cara a tutti gli Ufficiali della Marina
Militare, una ricetta che già con il suo nome evoca il ricordo
del mare e della vita di bordo: il “Bordatino”, storica minestra
livornese, nata a bordo dei velieri importatori di grano
saraceno. Si tratta di una farinata densa, che all’epoca era
preparata con quel tipo di grano e cucinata, per lo più, nel
brodo di pesce, rare volte in quello di carne. Con l’arrivo del
mais e dei fagioli dal Continento Nuovo, dalla farina grigia
del grano saraceno si passò alla farina gialla e si iniziò a
adoperare l’acqua di cottura dei preziosi legumi. A terra, per
arricchimento, si aggiunse un soffritto di odori e qualche foglia
di cavolo nero e, da zuppa prettamente marinara, si trasformò
in zuppa campagnola. Essendo una minestra povera, ognuno
la preparava con quel che aveva disponibile al momento, pur
se abitualmente i livornesi cucinano il bordatino con il brodo
di fagioli rossi, avanzati dal giorno precedente.
Prima di lasciare Pisa per l’ultima, lunga traversata che ci
attende, ricordiamo un aforisma sul cibo di un grande Pisano,
Galileo Galilei: “Il vino è la luce del Sole tenuta insieme
dall’acqua”. E se l’ha detto lui, che di Sole se ne intendeva...
Prossima e ultima tappa: La Serenissima Repubblica di Venezia.
isa
M AGA ZINE
Torre guelfa
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Pisa
M AGA ZINE
Cecìna
La farinata, detta anche torta di ceci o cecìna, è una torta
salata molto bassa, preparata con farina di ceci, acqua, sale
e olio di oliva. Si cuoce in teglia nel forno a legna e assume,
con la cottura, un vivace colore dorato. Ha radici assai
antiche: diverse ricette latine e greche riportano sformati di
purea di legumi, cotti in forno. Una leggenda racconta che
sia nata per casualità nel 1284, quando Genova sconfisse
Pisa nella battaglia della Meloria: le galee genovesi, cariche
di vogatori prigionieri, si trovarono coinvolte in una tempesta
e, nel trambusto, alcuni barilotti d’olio e dei sacchi di ceci
si rovesciarono, inzuppandosi di acqua salata. Poiché le
provviste erano quelle che erano e non c’era molto da
scegliere, si recuperò il possibile e ai marinai vennero date
scodelle di una purea informe di ceci e olio. Nel tentativo di
rendere più appetibile la pietanza, alcune scodelle vennero
lasciate al sole, che asciugò il composto in una specie di
frittella. Rientrati a terra, i genovesi pensarono di migliorare la
scoperta improvvisata, cuocendo la purea in forno. Il risultato
piacque e, per scherno agli sconfitti, venne chiamato “l’oro
di Pisa”. Naturalmente, la stessa leggenda si racconta a Pisa,
con le dovute variazioni (l’episodio dei barilotti sembra fosse
accaduto sulle galee pisane). Essendo i ceci parte fondamentale
della cucina pisana, è presumibile pensare che la cecìna si sia
sviluppata in questo territorio, per poi essere esportata dai
marinai pisani durante l’epoca repubblicana. Chissà…
Aria d i prim avera
Pisa
Salame al vino
Tipico salame toscano, a grana fine, con lardelli grandi, è
prodotto nel suggestivo centro medievale di San Miniato.
La particolarità di questo prodotto risiede nella concia,
nella quale entrano, oltra l’aglio, il pepe e il sale, anche una
generosa dose di buon Chianti toscano. Questa mescolanza
produce forti sensazioni olfattive di vino, che si armonizzano
in maniera unica con le note della carne e delle spezie.
R
elax allegria e tanto gusto. Detto così
sembra semplice, e invece... lo è. Basta
la giusta compagna e il resto viene da sé
approfittando di un ristorante dall’atmosfera
informale e dalla cucina schietta e gustosa,
la natura tutt’intorno e la città con i suoi ritmi e il cemento
diventa un ricordo lontano.
In un tale scenario è impossibile non trovare immediatamente
il buonumore, confortati da sapori veri, con un menu che
è un inno alla grande tradizione della cucina italiana, dove
emergono con forza i sapori di una materia prima scelta
con cura ed elaborata con semplicità. Primi piatti e pesce
freschissimo, verdure e tanta carne cotta alla griglia, senza
Regata Pisa
Quattro per una, una per quattro
Le Antiche Repubbliche Marinare in una storica regata.
In virtù della notoria rivalità le città di Amalfi, Genova,
Pisa, Venezia, si sfidano ogni anno dal 1955. Gli
equipaggi remieri vengono ospitati a rotazione e ogni
regata viene preceduta da un corteo storico composto
da 320 personaggi (80 per ogni Repubblica). I due
chilometri di percorso si svolgono in mare ad Amalfi
e a Genova, controcorrente lungo l’Arno a Pisa e nella
laguna di Venezia. Le quattro imbarcazioni, meno di
760 chilogrammi l’una, sono costruite tutte in modo
analogo e rese riconoscibili dai colori e dalle polene, che
raffigurano l’animale simbolo di ognuna. Un cavallo alato
su fondo azzurro per Amalfi, il drago di San Giorgio sul
bianco per Genova, l’aquila (per il legame con il Sacro
Romano Impero) sul rosso per Pisa e naturalmente il
leone alato di San Marco sul colore verde, per Venezia.
Capitano di Vascello Alessandro Pini
tralasciare una bella scelta di dolci, un goloso carosello
che non poteva certo dimenticare la pizza cotta nel forno
a legna.
Un menu che riesce a soddisfare anche i palati più
capricciosi, mettendo d’accordo grandi e piccini, che
troveranno qui tutto l’occorrente per trascorrere feste di
compleanno in allegria, con animazione e intrattenimento
musicale. Il corvo allegro infatti, unisce alla sala con la
grande veranda da cui godere una strepitosa vista sul parco,
anche uno spazio disco pub, perfetta scenografia per le
feste pomeridiane dei bimbi, e quelle serali dei più grandi:
basta prenotare per trasformare una giornata qualsiasi in un
momento di festa e di vacanza.
Il corvo allegro
Seven Hills Village
Via Cassia, 1216 al km 13 - Tel. +39 0630362751
(dal Raccordo, uscita n. 3) La Giustiniana
Domenica aperto anche a pranzo
promo
Inzimino
Il termine “zimino” (pezzi, in sassarese: “ziminu”), è utilizzato
con riferimento ad uno dei piatti tipici delle città di Sassari
e Porto Torres, mentre in altre regioni d’Italia (Toscana,
Liguria) il termine “zimino” fa parte della cucina locale, ma in
riferimento a un piatto di verdure a foglia unite al pesce. Con
il tempo, la particella “in” è stata unita alla parola “zimino”
e il nome della ricetta è diventato “inzimino”, per indicare
che il pesce sarebbe stato accompagnato dalle verdure. Lo
“zimino” che si usava in Toscana per il pesce è una ricetta
antica, probabilmente inventata, perchè le verdure davano
economicità al piatto, servivano ad “allungare” quel poco
di pesce che si riusciva a portare in tavola, saziavano e
s’insaporivano con il sugo del pesce stesso. La ricetta più
utilizzata ancora oggi per l’ “inzimino” è quella con le seppie
o seppioline, ottima anche nel panino da mangiare in strada,
in alternativa alla trippa o al lampredotto ◆
gourmet
72
[email protected] - www.ilcorvoallegro.it
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M AGA ZINE
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Signore Chef
Viaggio nell’Italia gourmand lungo la via tracciata
dalle professioniste della cucina
Aurora
Mazzucchelli
Ristorante Marconi
di Antonella De Santis e Donatella Codonesu
H
P
gourmet
aradossalmente la visione tradizionalista
della donna ai fornelli sembra trovare
una deplorevole smentita nella cucina
di professione. Quello dello chef è infatti un mestiere,
come molti altri in Italia, ancora per lo più appannaggio
maschile. Sarà forse per questo che le sempre più
numerose donne che emergono nel settore mostrano una
determinazione fortissima e talenti spesso eccezionali.
In virtù di ciò, InsiderMagazine ha deciso di intraprendere
un viaggio in questo universo professionale esplorandone
l’area femminile, alla scoperta di quel tocco che fa la
differenza…
a un tocco contemporaneo, fresco,
leggero, gustoso. La creatività trova
una dimensione intima, legatissima al
prodotto: presìdi Slow Food e piccoli produzioni locali.
Tanto pesce, come tradizione del ristorante che nasce con
la generazione precedente, e un uso sapiente di verdure che
regalano colore, sapore, consistenze e nuovi abbinamenti.
Qui si incontra un guizzo che rinnova i sapori della
tradizione. La sua cucina è personale, avvolgente (cioè
curata, equilibrata, piacevole) e vera, perché la materia prima
è pura, mai nascosta ma al contrario esaltata. La sua crescita
evolutiva attinge dalla maturità interna e dallo stimolo
esterno, sviluppando una personalità sempre nuova. Non
c’è differenza nei piatti dei colleghi uomini, ma piuttosto
nel loro rapportarsi con i piatti. “L’essere una donna crea
un cordone ombelicale, quasi un legame affettivo con le
cose che si preparano. Seguo il piatto fino quasi al tavolo
vedere la faccia delle persone quando la assaggiano”. Gli
ingredienti indispensabili per lei sono “gli alimenti legati
all’ambiente della cucina: profumi (quindi farina e pane),
rumori (che trovo nel del mondo vegetale, così vitale: quello
che c’è fuori l’intimità della cucina e i rumori di quando si
tagliano le verdure), luce (colori, luce, gli alberi) non posso
vivere senza luce”. E il piatto del cuore? “un po’ tutto, la
pasta in generale, dagli spaghetti al pomodoro ai tortellini..,
ho mamma siciliana e papà bolognese”. Sia nella vita che
nella cucina detesta l’eccesso, e due sono gli elementi senza
cui non ce l’avrebbe fatta: “la fame di conoscenza, perché il
mio lavoro ti mette in condizione di avere curiosità, la fame
di conoscenza è appagata dal lavoro, e la famiglia, perchè ho
al mio fianco persone che sopportano le assenze e i ritmi di
un lavoro complicato”.
Nel settore gastronomico, il male dell’Italia è la mancanza
di consapevolezza: “Non si capisce che la ristorazione e
il turismo sono da sfruttare al massimo. Abbiamo cultura
gastronomica e delle bellezze storiche incredibili. Il turismo
arriva quasi per caso e non riusciamo a trasformare questo
in progettualità. Si deve creare una sinergia tra campi diversi,
per esempio arte, artigianato, gastronomia alta e popolare.
Non ci si crede abbastanza, né ci si investe abbastanza”.
Prossimo obiettivo? “Viaggiare, amo viaggiare per avere
nuovi stimoli e nuove energie”.
Il Prato
Lumache Barbaine in sfoglia
all’olio extravergine di oliva
ed erbe di campo
Ingredienti
Per la sfoglia
250 gr farina di grano tenero tipo 00, 140ml acqua minerale
naturale, 40 gr olio extravergine di oliva, 7 gr sale fino
Per le lumache
100 gr lumache Barbaine cotte e sgusciate (circa 40 lumache),
80gr burro, 20 gr Parmigiano Reggiano 24 mesi, 20 gr pane
grattugiato, 1⁄2 spicchio d’aglio, olio extravergine di oliva,
sale, pepe e olio per friggere
Erbe di campo
rosolocci, erba pepe, tarassaco, cicoria selvatica, acetosella,
nasturzio pimpinella, ruta, finocchietto selvatico, aneto,
menta, foglie e fiori di primula, fiori di borragine, vitalba,
erba cipollina, aglio selvatico
Impastare la sfoglia fino a renderla elastica, conservarla
coperta a temperatura ambiente.
Pulire le lumache con poca acqua, sale e aceto, metterle in
un tegame con acqua fredda e a fuoco basso e portarle a
ebollizione. Cuocere per circa 20 minuti, scolarle e privarle
del guscio. Montare il burro con il sale e l’aglio. Condire
le lumache con sale, pepe, olio extravergine, Parmigiano
Reggiano e il pane grattugiato.
Ricavare dei dischi di sfoglia con un coppa pasta, farcirli con
il burro montato e le lumache e chiudere a raviolo. Friggere
i ravioli e servirli adagiandoli sulle erbe di campo mondate
e asciugate.
Ristorante Marconi
Via Porrettana n.291 Sasso Marconi (BO) tel. 051.846216
www.ristorantemarconi.it
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M AGA ZINE
CATERINA
MALERBA
Locanda Toscano
Cristina
Bowerman
Glass Hosteria e Romeo
D
all’Italia agli Stati Uniti e ritorno. Un
percorso che ha lasciato il segno e prodotto
una virata decisa alla vita di Cristina
portandola dritta ai fornelli. Studio, evoluzione, incontri
di sapori e ispirazioni. Questa la base per la sua cucina,
contemporanea senza tagli netti col passato, internazionale
pur se profondamente italiana. Non teme sperimentazioni e
provocatorie contaminazioni, osa ingredienti che raccontano
di paesi lontani sposati a gusti nostrani. Ma nulla è lasciato
al caso, e si sente. La sua mano si riconosce, sia nei piatti di
quell’angolo di New York trasportato a Trastevere che è Glass
Hosteria, sia nel nuovo Romeo - aperto insieme ai fratelli
Roscioli a Prati - dove la sua cucina si fa meno sfrontata
senza rinunciare a picchi di estrema contemporaneità.
Sintetica e lucida, come le sue risposte. La sua cucina in tre
parole: moderna leggera divertente. Nessun particolare tocco
femminile: “c’é solo Cristina”. I tre ingredienti indispensabili:
sale, farina e riso. Il piatto del cuore, la pasta e piselli della
nonna. Non tollera la “cianfrugoneria” e la mancanza di
correttezza, non ce l’avrebbe fatta senza l’incoscienza.
Un male tutto italiano nel suo settore? è la scarsa capacità
critica, compensata dalla grande risorsa umana.
Prossimo obiettivo? “Continuare a divertirmi”.
Linguine Pastificio dei Campi
cotte in acqua di peperone arrostito,
colatura di produzione nostra,
alici di Cetara e coriandolo fresco
Ingredienti
340 gr linguine
8 peperoni rossi
5 cucchiai di olio
2 cucchiai olio all’aglio
1 cucchiaio pane di lariano esiccato, fritto e sbriciolato
un mazzetto coriandolo fresco
20 alici di Cetara sott’olio
Colatura di alici produzione Glass
Cospargere di olio 7 peperoni rossi e cuocerli in forno a 170
gradi circa. Metterli a scolare e raccogliete il loro succo.
Usare 6 peperoni per qualcos’altro, uno frullarlo (dopo averlo
spelato ed eliminato i semi... tutti!) con un po’ di olio e sale
e passarlo al setaccio. Prendere l’ultimo peperone e dopo
averlo arrostito su fuoco vivo, metterlo a essiccare in forno
fino a quando non sia completamente disidratato (circa 60
gradi per 7/8 ore).
Frullarlo riducendolo in polvere.
Cuocere le linguine per 4 minuti in acqua salata. In una padella
rosolare uno spicchio d’aglio in 4 cucchiai di olio, aggiungere
l’acqua dei peperoni e farla ridurre di un terzo. Aggiungere
un cucchiaio e mezzo di colatura, la pasta e finire di cuocerla
in padella (4 minuti circa) aggiungendo altro liquido se
necessario. Unire le alici e il coriandolo. In un piatto disporre
il coulis di peperoni, la polvere di peperoni e la pasta.
Glass Hosteria
Vicolo dèl Cinque, 58 Roma tel. 06 58335903
www.glass-restaurant.it
Romeo Chef&Baker
Via Silla 26/a Roma tel. 06 32110120 www.romeo.roma.it
C’
è un sud Italia di una bellezza ruvida e tutto
sommato ancora poco conosciuta: la Calabria.
Una terra forte, aspra e ricchissima. Soprattutto
dal punto di vista alimentare. E in questa regione c’è un vero
gioiello che risponde al nome di Pizzo Calabro. È qui che
Caterina Malerba nasce, si forma e realizza il suo sogno: una
tavola - la Locanda Toscano, dove il marito Tonino gestisce la
sala - su cui presentare la tradizione culinaria calabrese pura,
senza deroghe. A partire ovviamente dai prodotti. Spesa a
km 0: mercato del pesce di Vibo Marina, cipolle rosse di
Tropea, ed elaborati tradizionali come la nduja, carni allevate
in zona come podolica e maialino nero, pecorini locali sono
gli ingredienti dei suoi piatti. I sapori della nonna, arricchiti
da una creatività moderna che aggiunge fiori, zenzero e soia,
ad esempio. E un menù che segue la stagionalità.
Sorriso dolcissimo e determinazione ferrea, Caterina è anche
impegnata da anni come Coordinatrice regionale Lady Chef
Calabria e ora sta per aprire il suo secondo ristorante a
Milano, per esportare il meglio della sua cucina anche nel
nord, secondo la medesima filosofia della semplicità a prezzi
contenuti. Il piccolo locale sui Navigli, che si chiamerà ‘28
posti’ e offrirà esclusivamente materie prime calabresi (con
l’eccezione delle verdure) e la sua cucina.
Locanda Toscano
P.za Benedetto Musolino, Pizzo Calabro (PZ)
www.locandatoscano.it
Ventotto posti
Via Corsico 1, Milano
Profumo di Mare
Tortelli al nero di seppia farciti di seppia
e zenzero, soute di vongole veraci
e alga kombu, aria al limone
e filanje di seppia cruda
Ingredienti
per i tortelli
200gr farina di grano duro, 2 albumi, 1 bustina di nero di seppia
per la farcia
150gr di seppia, zenzero fresco, sale, pepe guainad q.b.
per il soutè
2 alghe kombu, 300gr di vongole veraci, 4 pomodorini concassé
per l’aria di limone
1 cucchiaino di lecitina di soia, succo di ½ limone, ½ litro
acqua fredda
Preparare i tortelli impastando farina, albumi e nero di
seppia, stendere la pasta e ritagliare dei cerchi o dei quadrati,
quindi farcirli e chiuderli.
La farcia sarà stata preparata frullando insieme la seppia
(metterne prima da parte un sottile strato del dorso per il
filanje), lo zenzero fresco grattugiato, sale e pepe.
Per il soute occorre preparare un fumetto soffriggendo
olio extravergine di oliva e aglio fresco privato della parte
centrale. Appena l’olio è ben caldo, aggiungere le vongole
veraci e poi chiudere con un coperchio e cuocere a fuoco
vivo per circa 3 minuti. Quando i gusci sono aperti togliere
dal fuoco la pentola, pulire le vongole dai gusci e filtrare il
brodo lasciandolo in un pentolino.
Parallelamente, dopo aver dissalato le alghe in acqua,
tagliuzzarle finemente e lasciarle a bagno nel brodo.
In un’altra padella soffriggere olio extravergine con i
pomodorini concassé (varietà ciliegino pachino, abbastanza
acido e gustoso, precedentemente sbollentati, raffreddati con
shock termico e puliti dai semi) e quindi aggiungere il brodo
con le alghe e le vongole.
Far cuocere i tortelli in acqua bollente salata per un minuto
circa, appena salgono a galla scolarli, metterli nei piatti e
ricoprirli con il soute.
Per guarnire, preparare a parte l’aria di limone frullando
insieme la lecitina di soia, il succo di limone e l’acqua molto
fredda.Volendo, si può aggiungere della scorza di limone.
Decorare infine il tutto con la striscia di dorso di seppia
tagliata a fili sottili.
Rosso com e la passione
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gourmet
Viviana Varese
alice
U
Il prato fiorito
Crema di zucchine,
molluschi scottati, erbe e fiori
Ingredienti
400 gr molluschi, seppioline, calamaretti, totanetti
10 zucchine (solo la parte verde)
1 patata tagliata a cubetti
erbe fini e fiori eduli
brodo vegetale
1 aglio
olio extravergine di oliva
sale
pepe
L
a primavera è alle porte, ma ancora la stagione
è incerta. Le giornate alternano gli ultimi
freddi a mattine soleggiate dove è un piacere
stare all’aperto. Anche a tavola si sente questa
duplice tendenza: da una parte c’è voglia di
piatti leggeri, da pescare nella carta dei crudi di pesce,
fatta soprattutto di crostacei e conchiglie, dall’altra invece
piatti robusti e corroboranti fanno ancora piacere. Ecco
così che insieme alla composta di astice con polpelmo rosa
e mandorle tostate, c’è la pitina di cinghialetto con dolce
forte di cipolle rosse, i girasoli farciti di formaggio di fossa
e polpo in infuso di menta sono un’alternativa agli gnocchi
di patate viola con briciole di cinta senese, mentre tra i
secondi si trovano il ganascino di vitello al cannellino e
finocchietto,ma anche le noci di capesante con carciofi e
moscato di Terracina.
Tra i dolci il fazzoletto tiepido al limone amalfitano e gelo
nocciolato e la torta soffice al papavero blu con crema al
Vov. Sono solo alcuni dei piatti firmati dallo chef Agostino
Sbollentate per 2 minuti la parte verde delle zucchine,
raffreddatele con acqua e ghiaccio. Fate un soffritto con
aglio e olio, saltate le zucchine precedentemente asciugate,
frullatele aggiungendo il brodo vegetale fino a raggiungere
una consistenza cremosa, aggiustate di sale e pepe.
Emulsionate con 10 g olio extravergine di oliva.
In una padella antiaderente cuocere le patate croccanti con
un filo d’olio. Nel frattempo scottate i molluschi.
Mettete la salsa calda nei piatti, aggiungete patate e
molluschi, decorate con erbe e fiori, finire con olio a crudo
e sale di Maldon
Alice
Via Adige, 9 - Milano
tel. 02 5462930
www.aliceristorante.it
Fonzo, che alleggerisce la cucina di tradizione con tecniche
moderne, come cotture a bassa temperatura e sottovuoto,
per avvicinarsi al gusto e alle esigenze attuali. Una scelta di
piatti raffinati da accompagnare ad una delle 500 etichette
della bella cantina, scelte dal sommelier sempre presente per
consigliare e seguire ognuno con professionalità e discrezione.
Il Picchio Rosso ha il calore di una casale di campagna, in cui
legno, pietra antica, dettagli d’epoca regalano una sensazione
intima e avvolgente, raffinatissima. Come ritrovarsi in un
mondo incantato, dove ogni particolare racconta una storia
di intimità e un’accogliente ospitalità si respira nei molti
angoli del locale: il salottino per fermarsi a conversare, la
stanza con il pianoforte che il venerdì e il sabato si anima
col pianobar, la loggia, ideale per matrimoni ed eventi, la
veranda affacciata sul parco e infine la saletta privata col
caminetto, solo per due.
Tutto intorno, con apparente casualità, lampade, foto d’epoca,
oggetti antichi, ricordi e tocchi personali circondano l’ospite
per accompagnarlo in una cena speciale.
Il PICCHIO ROSSO
Via Cassia Km 13, Via Italo Piccagli, 101
Tel. +39 0630366468
Ambiente Climatizzato, aperto solo la sera,
chiuso la domenica. Piano bar venerdì e sabato
Parcheggio custodito
promo
n ristorante femminile a partire dal nome:
Alice. Alla guida Viviana Varese, classe
1974, di Salerno. Un esordio nel ristorante
di famiglia cui sono seguiti stage ed esperienze accanto
ai grandi nomi della cucina italiana: Marchesi, Cedroni,
Santin. Nel 2007 nasce Alice, un indirizzo a prova di quote
rosa: accanto a lei, Sandra Ciciriello, sommelier e addetta
alla selezione delle materie prime. Il pesce qui ha un ruolo
primario, grazie all’esperienza di Sandra Ciciriello, alle spalle
tanti anni al mercato ittico come ricercatrice di una materia
prima straordinaria. Insieme al pesce erbe aromatiche, carni
e sapori vividi, riflesso di una cucina mediterranea saporosa,
armoniosa e ricca di profumi. Pensando alla sua cucina
“fresco” è uno dei primi aggettivi che vengono in mente.
Non solo per la qualità dei prodotti, ma anche per la pulizia
dei piatti, per quel tocco lieve che fa quasi dimenticare
la tecnica che pure c’è dietro. “Esistono un approccio al
piatto e un’esecuzione più emotive e rassicuranti” dice
riflettendo sulla ristorazione al femminile. Del resto la cucina
è storicamente roba da uomini, forse per i ritmi difficili da
gestire e per le tensioni che si creano “ci vuole passione,
tenacia, forza” per guidare una brigata, e ci vuole coraggio
per portare avanti un progetto come il suo. Ma poi c’è la
creazione, che mescola ricordi, radici, intuizioni e fantasia e
farlo in una cucina è, come dice Viviana, “un atto d’amore,
una magia che ti fa sentire bambina”. I suoi obiettivi?
“Continuare a crescere, evolversi, viaggiare, fare esperienze,
provare nuovi ingredienti per metterli dentro e poi portarli
in un piatto”.
[email protected] - www.ilpicchiorosso.it
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I cereali
In fiocchi, chicchi o grani, da sempre occupano uno dei primi posti
nella nostra piramide alimentare grazie ai nutrimenti che ci forniscono
come amido, proteine ma anche fibre e acidi grassi
di Violante Di Palma
Quinoa - ph Donatella Codonesu
La comida del diablo
In lingua quechua, il suo nome significa “madre di tutti i semi”.
La pianta era considerata sacra dagli Inca e di conseguenza il
suo utilizzo venne osteggiato dai conquistadores spagnoli che
lo considerarono cibo del diavolo, anche perché è talmente
nutriente da costituire una valida alternativa alla carne per le
popolazioni povere. Ancora oggi le colture di quinoa sono un
importante sostegno alimentare ed economico tra le popolazioni
andine e la Bolivia ne è il principale produttore insieme a Perù,
Ecuador e Cile.
A
nche se spesso ce ne ricordiamo
quando la bilancia segna qualche chilo
di troppo, in realtà i cereali in cucina
si adattano a moltissime preparazioni, sia piatti unici come
insalate e zuppe, ma anche come accompagnamento di carni
o pesci. La natura è stata generosa offrendocene tantissimi,
qui vogliamo parlavi di quelli più insoliti per stimolare la
vostra fantasia in cucina. Allora partiamo con il cibo degli
Incas, la quinoa, che non è propriamente un cereale perché è
il seme di una pianta, ma è accolta in questa categoria poiché
viene usata allo stesso modo ed ha le stesse caratteristiche
dei cereali, appunto. Prima di essere cucinata va lavata sotto
l’acqua corrente, poi si lascia in ammollo per un paio di ore,
va risciacquata e infine cotta in acqua bollente per circa
venti minuti. Priva di glutine, quindi utilizzabile anche dai
Avena
Quinoa
celiaci, si può servire come contorno da accompagnare a
carni o pesci, ma unita a delle verdure può tranquillamente
rappresentare un gustoso piatto unico.
Molto diffusa in occidente è invece l’avena, per nulla
sconosciuta ai sudditi della Regina Elisabetta grazie al
porridge, in cui è utilizzata in fiocchi. Anche se il modo
migliore per apprezzare questo cereale è consumarlo in
chicchi, perché seppur sgusciati non vengono privati della
crusca e del germe, mantenendo la concentrazione di fibre
e sostanze nutritive. I chicchi di avena si cuociono come
il riso, quindi in acqua salata per 30/35 minuti. Poi si può
saltare in padella con giusto un filo d’olio, sale e pepe per
accompagnare i secondi, ma è assolutamente indicata nella
realizzazione di insalate fredde magari insieme a farro, grano
saraceno e riso venere.
E poi c’è il miglio, da molti conosciuto come “il cibo dei
canarini” pur avendo tutte le carte in regola per deliziare
anche noi! Questo cereale si presenta sotto forma di
piccolissimi semi sferici, assicura un buon apporto calorico
ed è un naturale dispensatore di silicio, minerale utile nel
rinnovamento di tessuti come unghie, capelli ed ossa e
anche qui non c’è glutine. In cucina non è certo da meno
agli altri cereali più comuni ed in commercio si trova nella
varietà “dorata” cioè già decorticata che quindi cuoce più
velocemente, in acqua bollente è pronto in venti minuti.
Una volta cotto, sarà ancora più croccante se saltato in
padella con poco olio ed è un valido sostituto del cous cous
condito insieme a carne, pesce o verdure ma anche per
realizzare sformati o polpette ◆
Miglio
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Fabio Campoli
L e gustose ricette
Dolce Melciok
Ingredienti per 6 persone
6 dl di latte fresco
500 g di melanzane nere ovali
500 g di pan di Spagna
150 g di cioccolato fondente
4 tuorli d’uovo
100 g di zucchero
35 g di maizena
1/2 bicchierino di rum
Preriscaldo il forno a 220 °C, lavo le melanzane, le asciugo
e pratico delle piccole incisioni in senso verticale di due
centimetri circa. Le sistemo su una teglia e le inforno. Poi
lascio cuocere fin quando non risulteranno morbide. Le tolgo
dal forno e le ripongo in una bacinella, che copro con della
pellicola trasparente, in questo modo il vapore che fuoriesce
faciliterà il distacco della pelle. Una volta fredde, le spello,
le passo al robot e raccolgo il purè ottenuto in una ciotola.
Verso mezzo litro di latte in una pentola e lo porto a bollore,
taglio a pezzi il cioccolato e lo aggiungo quando è bollente,
poi unisco anche il purè di melanzane. Tengo ancora a fuoco
bassissimo. Nel frattempo batto i tuorli con lo zucchero;
quando risulteranno leggermente montati, aggiungo la
maizena. Tolgo dal fuoco il latte e lo verso delicatamente
sulle uova stemperandole, mescolo bene con una frusta
per evitare il formarsi di grumi, rimetto sul fuoco e faccio
sobbollire a fuoco bassissimo per cinque minuti (meglio
ancora sarebbe far cuocere dieci minuti a bagnomaria).
Tolgo la crema dal fuoco e faccio raffreddare rapidamente.
La passo al setaccio fine e la frusto per renderla liscia. La
tengo da parte. Intanto, miscelo il rum con il latte rimanente
e lo metto da parte. Poi taglio il pan di Spagna in strati sottili,
privandolo della crosta e inizio l’assemblaggio, mettendo sul
fondo uno strato di pan Spagna, bagnato con il latte al rum,
farcisco con la crema di melanzane e cioccolato, realizzando
uno strato uniforme di circa un centimetro. Ripeto, quindi,
l’operazione altre due volte. La servo fredda.
Pasticcio di crespelle a più strati di sapori
Ingredienti per 6 persone
1/2 l di besciamella
400 g salsa di pomodoro
300 g di champignon
6 sfoglie da crespelle
200 g di pasta sfoglia
150 g di prosciutto cotto
150 g di mozzarella di mucca
2 uova sode
70 g di gherigli di noci
70 g di olive di Gaeta
60 g di Parmigiano Reggiano Dop
40 g di cipolla bianca
10 g di prezzemolo
8 foglie di menta romana
uno spicchio d’aglio in camicia
2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva dal fruttato
delicato
sale qb
lavo e asciugo i funghi champignon, li trifolo con un po’
d’olio, una presa di sale, l’aglio (che poi levo) e la metà del
prezzemolo tritato al momento. Appena pronti, li unisco al
fondo ben caldo e aggiungo anche le uova sode ridotte a
dadini. Quindi, preparo una spartana salsa di pomodoro,
facendo appena un piccolo fondo con olio extravergine, la
cipolla tritata rimasta e la menta romana. Stendo la pasta
sfoglia a uno spessore di circa cinque millimetri, con cui
fodero uno stampo alto tre, quattro centimetri. Inizio a
comporre il pasticcio all’interno dello stampo, procedendo
in questo modo: sul fondo metto il composto di prosciutto
cotto e funghi, spolvero con del parmigiano grattugiato al
momento, impreziosisco con il prezzemolo rimasto tritato
e copro con una sfoglia di crespella. Passo poi al secondo
strato, che dovrà essere composto soltanto da besciamella
e mozzarella scolata dell’acqua in eccesso e spezzettata;
copro con una crespella e farcisco di nuovo con il composto
di funghi, poi metto un’altra porzione di pasta sfoglia,
ancora della besciamella e della mozzarella, proseguendo
fino ad arrivare quasi al bordo dello stampo. Conservo
in frigorifero. Un’ora prima di servirlo, cuocio in forno
preriscaldato a 180 °C per almeno mezz’ora e, terminata la
cottura, lascio riposare per altri venti minuti circa. Poi taglio
a fette e servo accompagnando con qualche cucchiaiata di
salsa di pomodoro alla menta romana. Si può, volendo,
servire il pasticcio con una julienne di verdure di stagione
cotte in padella.
gourmet
In una casseruola preparo un fondo con l’olio e la metà
cipolla tritata e lascio cuocere lentamente fin quando non
risulterà dorato. Aggiungo, poi, le olive denocciolate e tagliate
a pezzi, il prosciutto cotto tagliato al coltello e i gherigli di
noce, lascio insaporire per cinque minuti e aggiusto di sale.
Tolgo dal fuoco e lascio da parte in caldo. Intanto, mondo,
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L e cola z ioni
TIEPIDO
Crema di noci, mele e cannella
con fette biscottate
Ingredienti per 2 persone
gherigli di noci 40 g
mela 1
zucchero 20 g
cannella un pizzico
scorza di limone 3 g
fette biscottate 4
Procedete in questo modo
Sbucciate e tagliate la mela a cubetti e conditela con lo
zucchero e poca cannella. Fate cuocere le mele in una
padella con il coperchio.
Appena pronte mettetele in un robot con le noci, poca
scorza di limone e fate frullare fin quando non diventerà una
crema. Al momento della colazione spalmate la crema sulle
fette biscottate.
Accompagnamento: Tisana balsamica al tiglio
Tutti a tavola
al “Circolo dei BloGustai”
Tegoline al fondente e orzo soffiato
con yogurt magro e more
Ingredienti per 2 persone
cioccolato fondente, 100 g
orzo soffiato, 30 g
yogurt magro, 2 vasetti
more fresche, 60 g
Procedete in questo modo
Fate sciogliere il cioccolato in microonde o a bagnomaria.
Stendetelo su un foglio di carta da forno e copritelo in modo
uniforme con l’orzo. Coprite ancora con un altro foglio di
carta da forno, pressate il tutto leggermente e riponete in
congelatore. Ne risulterà una lastra croccante.
Tagliatelo a piccoli rettangoli, in modo da formare dei biscotti.
Disponete lo yogurt magro in una bicchiere di vetro, copritelo
di more fresche e decoratelo con i biscottini al fondente e orzo.
Accompagnamento: Succo di frutta fresco
La prima blog-guida online
con le ricette dei food blogger
selezionate da Fabio Campoli
A
pre il “Circolo dei BloGustai”, il primo
innovativo progetto di blog-guida sui
migliori piatti proposti in rete. Nato da
una brillante intuizione dello chef Fabio Campoli, presidente
del Circolo dei Buongustai e chef mediatico, il blog vuole
proporre on line un vero e proprio menu stagionale costruito
con le ricette dei tantissimi food blogger, ma seguendo il
gusto personale del nostro chef.
Gli appassionati di cucina sono tanti e sul web sempre
più numerosi, foodies e food blogger si incontrano in rete
per confrontarsi, per scambiarsi idee, ricette, indirizzi di
ristoranti e info su prodotti particolari. Nell’epoca della
comunicazione web e 2.0 la cucina e la cultura gastronomica
in generale hanno avuto un grande successo di utenza e di
affiliati. Si è assistito negli ultimi anni ad una vera e propria
invasione della cucina su tutti i media, dalla tv alla radio, per
non parlare di riviste e del web. Ogni giorno, infatti, vengono
pubblicate in rete novità, informazioni, ricette, lezioni, foto
e filmati, tutto questo attraverso magazine specializzati e il
mondo dei food blog, nuova frontiera della comunicazione
del food e rete di seguaci della buona cucina.
In questo panorama in cui Fabio Campoli, chef mediatico
all’avanguardia, trova linfa per la sua idea: “La mia è un
po’ una provocazione e un gioco. Questo progetto vuole
innanzitutto creare un punto di incontro tra i vari food blogger,
che popolano la rete con le loro proposte gastronomiche
e che reputo attenti alla cultura del cibo, alla qualità,
persone appassionate che dedicano il loro tempo libero a
sperimentare, a creare come qualsiasi cuoco nella propria
cucina. Mi piace l’idea di condivisione e di interattività che è
alla base del “fare cucina sul web”.
Il progetto è stato presentato con il primo menu dedicato alle
feste natalizie, il 16 dicembre nell’ambito della manifestazione
Arti e Mestieri, svoltasi in Fiera di Roma. Ha già coinvolto
numerosi blogger che contribuiscono “inconsapevolmente”
alla creazione di questo menu alla carta, dall’antipasto al dolce:
incantesimo del lievito per la selezione dei pani, stuzzicanti,
tanto per cominciare, primi e pasta, secondi di pesce e di carne,
dulcis in fundo. Trovano spazio anche la carta dei vini, la carta
dei formaggi, consigli di stili e di design per l’arredamento e la
creazione delle giuste atmosfere. Un posto speciale - fortemente
voluto da Campoli - per i piatti dedicati alle patologie come
diabete, celiachia e intolleranze varie.
Ogni ricetta sarà accompagnata dal commento dello chef,
che racconterà perché l’ha scelta, darà qualche consiglio su
come realizzarla e come presentarla in tavola. A chiusura la
sua personale e gustosa interpretazione.
Insomma, un ristorante che potrebbe nella realtà funzionare
alla perfezione, considerata la realizzabilità e la qualità di
molte ricette.
Come partecipare al Circolo dei BloGustai: per vedere le
proprie ricette inserite nel menu del Circolo dei BloGustai,
i food blogger interessati potranno segnalare il loro blog
all’indirizzo [email protected] e sul profilo
facebook dello chef. Sarà Fabio Campoli a navigare tra le
vostre ricette e scegliere quelle di suo “gusto”.
www.circolodeiblogustai.it
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M AGA ZINE
CANTINA DI TRAMIN:
LA VITE DIVENTA SCULTURA
Sulla Weinstrasse, la sede della Cantina di Tramin di Werner Tscholl
è il simbolo architettonico e non solo di una realtà vinicola d’eccellenza
di Monia Innocenti
L
a Cantina di Tramin, seconda cantina
cooperativa dell’Alto Adige, negli ultimi 15
anni è riuscita a conquistare una posizione
di eccellenza tra i produttori altoatesini grazie ad un lavoro
assiduo, appassionato, innovativo e grazie soprattutto alle
scelte di Willi Stuerz, eletto miglior enologo d’Italia nel 2004,
principale artefice del cambiamento.
Proprietari della cantina sono 290 contadini viticoltori
nell’area di Termeno, Ora, Egna e Montagna su una
superficie di circa 245 ettari, dove il Gewürztraminer è il
protagonista assoluto. La cantina produce mediamente 1,5
milioni di bottiglie ogni anno, destinate per il 75% al mercato
nazionale e per il restante 25% a quello estero. Il fatturato
complessivo sfiora i 10 milioni di Euro. Pluripremiata e
costantemente citata nelle classifiche di qualità e nelle
guide internazionali, dal 2010 la Cantina di Tramin ha una
nuova sede firmata da Werner Tscholl. L’architetto è riuscito
ad intervenire sulla costruzione originaria senza sottrarre
neanche un metro di terreno alle vigne. La struttura si fonde
quindi con l’ambiente circostante con grande armonia,
grazie anche ai materiali scelti che riescono ad unire
passato e futuro (legno e ferro, vetro e cemento, trasparenza
e oscurità). L’idea è quella di una vite che uscendo dal
terreno avvolge il nuovo edifico disegnandone l’involucro
esterno. La costruzione è una vera e propria scultura,
simbolo della cantina, riconoscibile da parte dei viaggiatori
della strada del vino e punto di riferimento per il l’intero
paese. All’interno lo spazio è stato accuratamente studiato
in funzione della sua destinazione d’utilizzo, in modo da
riservare aree funzionali dedicate ad operatori e visitatori.
Dal corpo preesistente si estendono due lunghe braccia
verdi per l’enoteca e la sala di degustazione, luogo di
osservazione privilegiato dei vigneti. Qui è possibile
assaggiare l’intera collezione dei vini, ammirare la nuova
sede, prendere parte a visite guidate in cantina, da prenotare
direttamente alla reception o acquistare direttamente i vini.
Tramin è fra le prime cantine sociali dell’Alto Adige ad
aver intrapreso la sfida dell’agricoltura ecosostenibile. Oggi
si coltivano circa 15 ettari di vigne secondo i disciplinari
biologici e biodinamici. Dal 2007 le etichette top di gamma
nascono senza l’uso di diserbanti, senza forzare gli equilibri
della terra e rispettando i ritmi dettati dalla natura. L’obiettivo
è quello di estendere l’abolizione dell’uso di erbicidi a tutti
i 230 ettari di coltivazione, coinvolgendo in prima persona
ogni singolo proprietario ◆
Strada del Vino 144, 39040 Termeno(BZ) Italy
Telefono +39 0471 096633
[email protected]
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M AGA ZINE
ACCESSIBILE è COOL
Marilena Vita
Da segnalare in ultimo l’incontro con il pubblico di
Ferdinando Scianna e Mimmo Paladino, mentre fra le opere
più attese la Fiat 500 dell’artista Gianni De Paoli, che ha
coperto la mitica auto del marchio torinese con 650 kg di
salmone norvegese. Un vero e proprio progetto di Organic
Trash Art che valorizza lo scarto del pesce sensibilizzando
l’opinione pubblica sui temi dell’ecosotenibilità e
biodiversità ◆
VDV
Ferdinando Scianna
È
possibile acquistare un’opera d’arte contemporanea
senza avere la sensazione di stare buttando i
propri soldi dalla finestra? A questa domanda
sta rispondendo da cinque anni una delle fiere d’arte più
cool in Italia, Arte Accessibile Milano, ideata da Tiziana
Manca e che si svolgerà come da tradizione presso Spazio
Eventiquattro e PwC Experience sede del Gruppo 24 Ore e
di PricewaterhouseCoopers in via Monte Rosa 91 dal 12 al 14
Aprile 2013.
Tantissime le novità in programma: da un’intera sezione
dedicata all’Art-design (visto la concomitanza della fiera con
il Salone del Mobile), con diciotto macroaree per un percorso
nell’arte della metamorfosi quotidiana, ai tanti progetti
curatoriali pensati e realizzati direttamente dalle gallerie in
Pastorello
Silvia Viganò, Lady In Plastik
AAM - ARTE ACCESSIBILE MILANO 2013
12-14 Aprile 2013
sinergia con gli artisti, così da creare un rapporto ancor più
diretto con i visitatori.
Quindi laboratori didattici, percorsi enogastronomici, la
terza edizione del Concorso di fotografia culturale “Back
Stage”, la mostra delle opere finaliste e la premiazione del I°
Premio AOP Academy, ideato dai marchi di belle arti Winsor
& Newton, Liquitex e Conté à Paris con il fine di promuovere
il talento giovane, e infine un’asta benefica in favore di due
onlus milanesi, Abn e Fata: curata dal critico Ivan Quaroni,
è stata resa possibile grazie alla solidarietà di venti affermati
artisti contemporanei, fra i quali Pastorello, Paolo De Biasi,
Vanni Cuoghi, Michael Rotondi, Silvia Argiolas, Giuliano
Sale, Alice Colombo, Ilaria Del Monte, Irene Balia, Isabella
Nazzari, Carlo Alberto Rastelli, Silvia Mei.
Spazio Eventiquattro
Gruppo 24 Ore e PwC Experience
via Monte Rosa 91, Milano
Orari apertura al pubblico con ingresso libero
previa iscrizione al sito
Venerdì 12 aprile 19-24
Sabato 13 aprile 12-22
Domenica 14 aprile 11-20
Informazioni e iscrizioni:
[email protected], www.arteaccessibile.com
media partner
sarà presente in uno stand collettivo che ospita le riviste
più prestigiose dell’arte, del design e dell’architettura.
Barbara Uccelli, Bar Rouge, 2009, stampa lambda su alluminio e plexiglass, 250x125cm
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
L’arte come processo di mentalizzazione
“In un articolo pubblicato sulla rivista art forum,
l’artista americano Sol Le Witt spiega che il processo intellettuale
della concezione di un’opera d’arte ha più valore dell’opera in sé
e che l’aspetto fisico dell’arte potrebbe nuocere alla sua comprensione”
di Maria Laura Perilli
art
Gi Morandini
che costantemente l’umanità smarrisce nel suo percorso. Alla
forza del Gerlando, Gi Morandini oppone, improvvisamente,
la delicatezza “del vaso di fiori”. È un concetto di speranza,
un sogno ad occhi aperti per una realtà migliore, tradotto con
un disegno dal filo sottile, che sembra srotolarsi rapidamente
da una matassa generatrice per mezzo di una modulazione
gestuale orientale. Con una asimmetria rapida Gi Morandini
esprime il senso del vuoto, dell’indeterminatezza della
quotidianità del vivere, delle incertezze e della costante
ricerca umana di un “centro di gravità permanente” ◆
Gerlando
Piccolo nido
I
n tale quadro l’arte concettuale di Gi
Morandini presenta caratteri insoliti. Se,
infatti, normalmente l’artista concettuale
è incline a sottolineare con forza il suo processo di
mentalizzazione
artistica,
tralasciando
volutamente
l’interesse per gli effetti emotivi che possono derivare
dall’artigianalità dell’opera, in Morandini si delinea una
sinergia tra la profondità dell’idea e l’azione manuale, tale da
generare anche elementi di sottile emotività nell’osservatore.
L’attenzione per i versi di Walt Whitman è metafora della
libertà mentale del nostro artista. I versi del poeta americano
scorrono su un fondo di colori intensi dati con forte carica
gestuale; così Gi Morandini esprime la sua dissonanza con
l’usualità del vivere, come Walt Whitmann: “Tumultuoso,
veemente poeta che per primo negli stati Uniti ruppe i
legami con la versificazione tradizionale, creando ritmi a
cadenze di vasto respiro, tali da esprimere quel senso di
libertà assoluta di comunione con la natura e con l’umanità,
di esaltazione sulle forze fisiche e spirituali dell’uomo che lo
fecero definire il Dio Pan in persona”. Le sue radici camune si
traducono invece in una scultura che affonda nel linguaggio
degli antichi popoli italici. Il Gerlando è il contemporaneo
guerriero di Capestrano, trattato nella forma con un raffinato
non finito ‘‘capace di dissolvere ogni intento descrittivo per
privilegiare, innanzitutto, la mentalizzazione e l’idea, come
basi dell’atteggiamento concettuale.
Gerlando è l’idea della scala storica dove ogni singolo
gradino è metafora del corso e ricorso storico, fatto di guerre,
conflitti che da sempre affliggono l’essere umano. Una figura
forte, piantata, gridata e sofferente è il mezzo qui scelto da
Gi Morandini per esaltare l’idea, il concetto di una stabilità
Gi Blu
what’s on what’s
Sognando praterie
AAM Spazio Eventiquattro - dal 12 al 14 aprile
Prosegue con Rebus il viaggio nell’incoscio di Monica Marioni (a cura di Ivan Quaroni).
Dopo essere stata presentata prima alle Galleria del Chiostro del Bramante a Roma e
poi nell’Ex Chiesa San Pietro in Atrio a Como la mostra sbarca ora a Arte Accessibile
Milano per proseguire poi a Lugano, Vicenza e Marsiglia. Quello di Monica Marioni è
un universo di segni, icone, frammenti, giunti dall’immaginario collettivo ma anche dalla
propria storia personale; una catena di segni visivi - rivisitati, sovrapposti, manipolati da collezionare e poi da offrire allo sguardo altrui, per essere decifrati.
www.arteaccessibile.com
COSTRUTTORI DI ARMONIE
Auditorium - fino al 7 aprile
L’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, che ospita l’Orchestra Sinfonica di
Milano Giuseppe Verdi (laVerdi) una delle più rilevanti realtà sinfoniche nazionali,
presenta un’inedita esposizione dedicata all’eccellenza della liuteria italiana e
cremonese. Il progetto espositivo nasce dalla collaborazione tra la Fondazione
Cologni dei Mestieri d’Arte, istituzione milanese privata non profit che sostiene l’alto
artigianato, la Fondazione Antonio Stradivari di Cremona e la Fondazione Orchestra
Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi con l’intento di estendere a un
pubblico vasto e qualificato la conoscenza della liuteria e dei suoi maestri.
www.laverdi.org
gourmet
milano
REBUS
ph Sebastiano Pessina
DINOSAURI IN CARNE E OSSA
Monza, Parco della Reggia, Villa Mirabello - fino al 28 luglio
Un branco di oltre 40 rettili, mammiferi e anfibi preistorici che a distanza di milioni di anni si
mostrano in tutta la loro imponenza, si sono dati appuntamento dal 28 febbraio al Parco della
Reggia di Monza. Sono i protagonisti della mostra ‘Dinosauri in Carne e Ossa - Scienza e Arte
riportano alla vita i dominatori di un Mondo perduto’, un evento di cultura/intrattenimento
interamente Made in Italy a cura di Stefania Nosotti e Simone Maganuco. La mostra gode anche
del supporto del Comitato Scientifico in cui spicca il nome di John ‘Jack’ Horner, già ispiratore
e consulente scientifico del film cult’Jurassic Park’.
www.reggiadimonza.it
P
ronti per l’avventura? Si va bene... non c’è sempre
tempo di volare dall’altra parte del mondo, a volte
basta saper volare con la fantasia.
Basta un po’ di inventiva e la capacità di
dimenticare per qualche minuto lo stress,
tornando un po’ bambini.
Qualche minuto di macchina ed eccoci nel lontano west,
anzi: Wild West, un angolo di quel lontano mondo dei nativi
d’America e dei pionieri, di frontiera e d’avventura.
All’interno, la sala che ricostruisce perfettamente la
scenografia dei film di cow boy: la banca e la prigione (che
ospita un tavolo per piccole comitive) e ovunque selle,
vecchie Colt, cinturoni, frecce, totem, targhe, tutti pezzi
originali che accompagnano in questo viaggio che parte dalla
buona tavola.
Mistero doloroso
Piccolo Teatro Studio, dal 9 al 14 aprile
Dall’omonimo romanzo di Anna Maria Ortese, lo spettacolo di Luca Ronconi
interpretato da Galatea Ranzi. Ambientato nella Napoli del Settecento, è il racconto
dell’amore impossibile fra una giovane donna del popolo e un principe Borbone.
Un’attrazione magnetica che li sorprende, li spinge storditi e stupefatti l’uno verso
l’altra, in aperta violazione del principio di casta. Una vicenda sospesa fra la realtà
possibile dell’incontro e la fantasia altrettanto reale della bambina, per la quale
l’amore non è altro che un doloroso mistero.
www.piccoloteatro.org
Il menu, naturalmente, non può che cedere al richiamo
della carne, con una vasta selezione italiana e straniera da
cucinare sulla griglia a legna: fiorentina danese, scottona
irlandese, entrecote del Nebrasca, bisonte canadese, carne
argentina, bistecca fiorentina DOC, alette e coscette di pollo.
Una cucina robusta e saporita che non dimentica antipasti
Tex Mex, insalate, contorni gustosi come le bucce di patate
fritte e le verdure grigliate, e il sabato e la domenica a pranzo
anche primi piatti, da accompagnare con vini e birre.
Si chiude in dolcezza, con crostatine e dolci caldi dello Chef,
scaldati dalla stufa al centro dalla sala o ospitati dall’ampio
spazio all’aperto, da cui osservare i tanti animali: papere,
cigni, daini, maialini, che faranno la gioia dei più piccoli. Per
chi non resiste al vizio del fumo, una sala riservata da cui
godere della vista incantevole del parco.
MEMORIE DI UNA SCHIAVA
teatro
ph ©Pino Miraglia
wild west - Steak House
Via della Giustiniana, 906 - Tel. +39 0630207222
Aperto tutti i giorni dalle 19,
sabato e domenica anche a pranzo - Chiuso il lunedì
promo
PICCOLO TEATRO STUDIO, dal 16 al 24 APRILE
Una delle più grandi attrici del teatro italiano Pamela Villoresi interpreta il romanzo
scritto in afrikaans dalla sudafricana bianca Wilma Stockenstrom che, per raccontare
la sofferenza della protagonista, sceglie la lingua stessa di chi l’ha causata, la lingua
gutturale e straniera dell’offesa. La messa in scena si muove su più piani narrativi,
parole, immagini e musiche eseguite dal vivo da Baba Sissoko, “Griot” africano,
chiamato a raccontare nuove e più amare storie, a intonare un solo grande canto corale
di libertà. Adattamento drammaturgico e regia sono di Gigi Di Luca, che con questo
poema corre sui binari del rapporto tra musica etnica e parola: linguaggi essenziali per
un recupero di un’identità collettiva, per una narrazione fatta di codici della tradizione
popolare in framment/azioni contemporanee.
www.labazzarra.com - www.piccoloteatro.org
www.wildweststeakhouse.it
what’s on what’s
IL MESE DEL PAPA
Sabato 16/23/30 marzo e Sabato 6 aprile ore 10
In occasione dell’elezione del nuovo Pontefice il complesso monumentale di Santa Sabina
all’Aventino apre per la prima volta al pubblico la suggestiva Cappella di San Pio V Papa con
il suo bellissimo corredo di stucchi e dipinti barocchi.
Un tesoro nascosto nella clausura del convento che i frati domenicani dell’Aventino hanno
deciso di aprire esclusivamente per festeggiare l’elezione del Papa e per raccontare la storia dei
Pontefici legati all’Ordine e a Santa Sabina. Dal 16 marzo al 6 aprile (solo il sabato mattina) si
potranno visitare dunque questi spazi, accompagnati da uno storico dell’arte.
Contatti: 327 9758869 - [email protected]
ARTE IN GIAPPONE 1868-1945
Galleria Nazionale d’Arte Moderna, fino al 5 maggio
Opere raffinatissime e materiali delicati per la prima volta in Italia, per celebrare il cinquantesimo
anniversario della nascita dell’Istituto Giapponese di Cultura di Roma. Un’ampia retrospettiva
dedicata all’arte nipponica del ‘900, dalla restaurazione dell’imperatore Meije nel 1868 alla
fine del secondo conflitto mondiale, che offre l’occasione per approfondire un periodo poco
noto ma denso di trasformazioni. Le centosettanta opere, provenienti dai più importanti musei
e collezioni private giapponesi, saranno esposte in due fasi distinte: la prima, dal 26 febbraio
al 1° aprile 2013, la seconda dal 4 aprile al 5 maggio 2013.
www.gnam.beniculturali.it
PAOLO POLI E LELE LUZZATI
IL NOVECENTO è IL SECOLO NOSTRO
Con la prefazione firmata dalla brillante e autorevole giornalista di costume Natalia
Aspesi, il libro racconta uno dei più amati protagonisti delle scene teatrali italiane
ed europee degli ultimi 50 anni: Paolo Poli. Marina Romiti, storica dell’arte, alterna
il racconto del lavoro e della vita con brani di conversazioni, collocando il libro
a metà strada tra la monografia artistica e l’intervista. Filo conduttore è la storia
dell’arte, grande passione dell’attore (allievo di Roberto Longhi), e soprattutto il
lungo rapporto artistico con lo scenografo e illustratore Lele Luzzati, scomparso
nel 2007. Il libro, rilegato, in ampio formato e interamente a colori, è corredato da
un apparato di fotografie (per lo più inedite) con le scenografie di Luzzati che si
rifanno a grandi opere del Novecento.
Autore: Marina Romiti
Editore: Maschietto
www.maschiettoeditore.com
PENSIERI INTESSUTI - FORTUNY INTERIORS
Con Fortuny Interiors, si è voluto raccogliere in un unico libro alcune delle meravigliose
creazioni Fortuny. Immagini che raccontano una tradizione iniziata nel 1921 dal fondatore
Mariano Fortuny y Madrazo e oggi portata avanti con passione e dedizione da Mickey e
Maury Riad. Grazie a un amore comune, è stato possibile cogliere, all’interno delle diverse
ambientazioni immortalate, le molteplici sfumature di una classicità senza tempo, raccontata
proprio tra le pagine di Fortuny Interiors.
Autore: testi di Brian Coleman, premessa di Guillermo de Osma e prefazione di Mickey Riad
Photos: Erik Kvalsvik
Editore: Gibbs - Smith
www.gibbs.smith.com
KARTELL - THE CULTURE OF PLASTICS
IL FASCINO DISCRETO DELL’OGGETTO
LA NATURA MORTA DELLE COLLEZIONI
DELLA GALLERIA NAZIONALE D’ARTE
MODERNA 1910-1950
fino al 2 giugno
Centocinquanta opere tra disegni, dipinti, stampe, databili tra il 1910
e il 1950 concentrate sul tema della natura morta compongono il
materiale della mostra curata da Massimo Minnini. Soggetto discreto,
che permette agli artisti di confrontarsi con le sperimentazioni delle
avanguardie partendo da una base reale, per andare alla ricerca di
nuove relazioni di spazio e di tempo. Mancano i dipinti più famosi,
apprezzabili durante il percorso museale, mentre viene dato spazio a
opere meno note di artisti che al tema si sono lungamente dedicati
come Moranti, De Pisis e Pirandello.
ALIGHIERO BOETTI
Maxxi, fino al 6 ottobre
Trenta opere del periodo romano di uno dei più interessanti
esponenti dell’arte povera, artista viaggiatore attratto
dall’Oriente. “Alì Ghiero, beduino in transito, accampato
accanto al Pantheon”, Boetti, insofferenti alle definizioni,
fu capace di aprire la comunità romana verso una nuova
sensibilità, documentata, in questa mostra, dal confronto con
alcune opere di Luigi Ontani e di Francesco Clemente.
www.fondazionemaxxi.it
roma
Taschen dedica una monografia alla storia ultra-sessantennale di Kartell, il brand di
design italiano leader mondiale nella produzione industriale di arredi in materiale
plastico, sinonimo di innovazione, creatività, colore e tecnologia. La “rivoluzione
della plastica” nella vita quotidiana dal dopoguerra ad oggi viene presentata
attraverso le voci e le immagini dei protagonisti, dei designer, dei prodotti stessi.
Un libro di 400 pagine che racconta l’avvincente storia dell’azienda “che visse due
volte”: la prima diretta da Giulio Castelli, che la fonda nel 1949, e la seconda da
Claudio Luti, che dal 1988 le imprime un nuovo corso. Il volume, curato da Hans
Werner Holzwarth, professore di Visual Communication alla Bauhaus University
di Weimar, ed Elisa Storace, curatrice del Museo Kartell, è pubblicato in sei lingue,
raccolte in due edizioni: la prima in italiano, spagnolo e portoghese, la seconda in
inglese, francese e tedesco.
Autori: Hans Werner Holzwarth ed Elisa Storace
Editore: Taschen
www.taschen.com
Almanacco dell’Architetto
Da un’idea di Renzo Piano, uno sguardo via web sull’architettura, a metà fra web e libro fotografico.
Un ‘tour’ in rete, fra arte e tecnica del costruire, con ‘news’ in costante aggiornamento. È possibile
ammirare le immagini in alta risoluzione di alcuni degli edifici progettati da Renzo Piano, tra cui
il grattacielo “The Shard” di Londra e la chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, e le schede
degli architetti suoi collaboratori. Dalla casa editrice Proctor, è direttamente acquistabile l’opera:
un cofanetto con due volumi di grande formato (24x34 cm) ma di agile consultazione. L’Almanacco
dell’Architetto è infatti un caso editoriale unico, tra saggistica e manualistica, che si rivolge ad un
pubblico non solo di addetti ai lavori, ma anche di appassionati e ‘curiosi’ della materia.
Editore: Proctor Edizioni Spa
www. almanaccodellarchitetto.it
Books
what’s on what’s
Tiziano
Scuderie del Quirinale
fino al 16 giugno
“Tiziano veramente è stato il più eccellente di quanti hanno dipinto: poiché i suoi pennelli
sempre partorivano espressioni di vita” (Marco Boschini, 1674). In mostra i tratti salienti
dell’inarrestabile ascesa del pittore italiano attraverso 40 opere: dagli esordi veneziani nelle
botteghe di Giovanni Bellini e Giorgione, dalle grandi tele per i dogi alle committenze imperiali
di Carlo V e del figlio Filippo II. L’intera carriera sarà rappresentata sottolineando il magistrale
senso del colore e l’evoluzione di una finissima pennellata. Ad oltre vent’anni dall’ultima
monografica sul grande artista veneziano, questa chiude il ciclo di mostre che hanno visto
come protagonisti Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto e Tintoretto.
Lighting Designer: Arch. Serena Tellini e Arch. Francesco Iannone, Studio Consuline, Milano
www.scuderiequirinale.it
roma
HELMUT NEWTON - White Women,
Sleepless Nights, Big Nudes
Palazzo delle Esposizioni
fino al 21 luglio
Unica tappa italiana della mostra che sta girando il mondo: duecento immagini di uno dei
fotografi più interessanti del XX secolo. Un grande spaccato sulla figura femminile attraverso
lo sguardo non convenzionale di Newton. In mostra gli scatti dei tre volumi che segnano la
sua carriera, dalla trasgressione che lo portò ad introdurre il nudo nel mondo della moda alla
metà degli anni ‘70 (“White Women”) ai reportage di “Sleepless Nights”, fino alle gigantografie
degli anni ‘80 (“Big Nudes”). Nelle immagini volti noti e meno noti, personaggi di storie che il
fotografo stesso decide come raccontare scandagliando la realtà alla ricerca di un’ambiguità di
fondo di cui erotismo e morte non sono che due aspetti della stessa ricerca di verità.
RESTITUZIONI 2013. TESORI D’ARTE RESTAURATI
Museo di Capodimonte e Gallerie d’Italia
Palazzo Zevallos Stigliano, dal 22 marzo al 9 luglio
Oltre 250 singoli manufatti restaurati nello scorso biennio da Intesa Sanpaolo
vengono presentati al pubblico. Provenienti da musei e chiese di tutta Italia - inclusi
i Musei Vaticani - le opere coprono un arco cronologico che va dall’VIII secolo a.C.
Tra le molte restaurate in ambito meridionale, il grande mosaico romano con scena
di palestra da Reggio Calabria, la cosiddetta Tomba della Principessa di Canosa di
Puglia, la celebre Stele Borgia che, insieme a due affreschi provenienti dalla Caserma
dei Gladiatori di Pompei, al prezioso vaso dell’Amazzonomachia e alla Loutrophoros
con Niobe e divinità, giunge dal Museo Archeologico Nazionale partenopeo.
www.restituzioni.com
21 Tableaux Vivants per Caravaggio
Museo Diocesano, una domenica al mese, fino al 2 giugno
Sette attori portano in scena i capolavori di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Un lavoro di estrema
semplicità e insieme di grande impatto emotivo: sotto gli occhi degli spettatori si compongono 21
tele realizzate con i corpi degli attori. La luce di scena riproduce i tagli inconfondibli dell’artista,
mentre la performance è accompagnata da musiche di Mozart, Vivaldi, Bach e Sibelius.
www.museodiocesanonapoli.com
napoli
...da 90 anni la tradizione della cucina romana
nel cuore dei Parioli...
Celestina ai Parioli, il più antico ristorante nel cuore
dei Parioli, propone ogni settimana grandi serate di
degustazione per i propri ospiti. Sono momenti particolari
a tema, per proporre ai clienti percorsi eno-gastronomici
che valorizzano le eccellenze regionali, accompagnati
da una selezione di vini delle migliori cantine e birre
artigianali.
Queste serate offrono anche momenti di incontro tra i
nuovi proprietari e gli ospiti, che hanno così l’opportunità
di conoscerli meglio.
Viale Parioli, 184 • tel. 068078242 - 068079505
www.ristorantecelestina.com
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Fiera Milano - Padiglioni Rho-Pero
I SALONI 2013:
a Milano il mondo che abiteremo
In scena dal 9 al 14 aprile 2013 nei padiglioni di Fiera Rho-Pero
le tendenze del settore casa-arredo, dell’illuminazione e dell’ufficio
legate al mondo del progetto, dell’arte e della cultura,
animeranno come ogni anno la metropoli milanese
C
Sofisticata semplicità è invece la collezione di tavolini
Placas (design LucidiPevere) progettati per ambienti indoor
& outdoor per DeCastelli. Un accostamento di tre spicchi
di cerchio di uguale dimensione che completano la figura
circolare, lasciando a vista, negli spazi vuoti creatisi, la
struttura di sostegno e le gambe.
Lo studio LucidiPevere firma anche la nuova seduta Raphia
per Casamania, un connubio tra contemporaneità e
tradizione con l’intento di dare continuità alla lavorazione
del midollino. Risultato? Una seduta leggera, pratica e
colorata per terrazze e giardini.
Blueside Emotional Design propone il tavolo-scultura Myra
realizzato in Corian white glacier da Riccardo Bartolucci studio,
dalle linee sinuose e innovative: un oggetto di design realizzato
in un pezzo unico dalla forma assolutamente singolare.
Sempre raffinata è la nuova versione del sistema modulare
di Alessandra Vittoria Fanelli
onsiderata la vetrina dell’eccellenza del design,
Milano si prepara a ospitare la 52a edizione del
Salone Internazionale del Mobile con il Salone
Internazionale del Complemento d’Arredo, le biennali
Euroluce e SaloneUfficio e il SaloneSatellite, lo showcase
dedicato ai giovani e alla loro creatività. In pratica una
finestra sul mondo del progetto e del design per emozionare
il pubblico che tutti gli anni sempre più numeroso si ritrova
come un appuntamento inscindibile nella capitale del design
e della moda.
Al Salone, esclusiva vetrina del design internazionale, saranno
più di 2.500 gli espositori che riempiranno i padiglioni del
quartiere fieristico. Tra questi assistiamo, novità assoluta, al
rientro nella sede istituzionale di Rho-Pero di Poltrona Frau
Group (Poltrona Frau, Cassina, Cappellini) che darà vita presso
Poltrona Frau Contrat, Array Auditorium by Zaha Hadid
il padiglione 20 ad un campus costituito da tre spazi, per
raccontare l’identità di ciascun brand del Gruppo.
Il ruolo-guida della manifestazione milanese in termini
di originalità, cambiamento e visibilità è confermata
dalle molteplici novità che le imprese del settore stanno
presentando ai previsti 300mila visitatori provenienti da
160 Paesi. Ecco una preview di prodotti che alcune delle
principali imprese del settore hanno già realizzato: i primi
prototipi che diventeranno il must have del prossimo anno.
Ecco ad esempio la nuova collezione di divani, poltrone e
sedute Light Milano creata da Luca Scacchetti per Contempo,
che proprio per questa linea di elegante semplicità delle
forme si è ispirato al mood della capitale mondiale del design.
Una linea classica ‘senza tempo’ dedicata ad un pubblico dal
glamour ricercato.
design
DeCastelli
Tavolo Placas by LucidiPevere
di divani Evergreen, disegnata da Antonio Citterio per
Flexform con struttura di metallo rivestita in pelle.
Più ironico e dai colori accesi il divano circolare Circuit
realizzato dal marchio Tonino Lamborghini per Formitalia
Luxury Group, caratterizzato dal rivestimento in pelle Toro
rossa e ovviamente ispirato al vibrante mondo dei motori.
È invece di un’eleganza scanzonata il divano Blues
scultoreo e plasmabile proposto da Calia Italia per la
collezione Urbana. In pratica Blues è un’accogliente alcova
in morbida piuma d’oca, da vivere in completa libertà,
arricchito nella versione sound da due diffusori acustici e
un trasmettitore bluetooth che consente di ascoltare la tua
musica preferita in assoluto relax. Più tradizionale è il sistema
Candy, sempre di Calia Italia per la collezione Emporio, di
elegante sobrietà che in versione chaise longue si trasforma
in un vero attimo di piacere.
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Moroso - linea Mafalda by Patricia Urquiola
Calia Italia, poltrone e pouff Blues
design
Poltrona Frau, seduta Montera by Roberto Lazzeroni
Moroso - collezione Bikini by Werner Aisslinger
Fuorisalone - Modulnova - cucina Blade
Cesar
Adatto agli ambienti metropolitani è il geometrico letto
MagicDream firmato da Giuseppe Viganò per Morelato,
azienda che si potrebbe definire ‘un’ebanisteria moderna’
che ha saputo fondere la sapienza artigianale e le conoscenze
tramandate dal capostipite Aldo Morelato, con l’innovazione
e le nuove tecnologie.
Spostandoci ai padiglioni dedicati alla biennale Euroluce
troviamo i raffinati lampadari chandelier di Barovier & Toso,
in un percorso suggestivo dove le vecchie cianografiche
‘blueprint, dal caratteristico blu di Prussia fanno da sfondo e
leit motif a tutto l’allestimento pensato da Fabio Calvi e Paolo
Brambilla Architetti.
Formitalia Luxury Group, divano Circuit by Tonino Lamborghini
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Stile, benessere, eleganza
FUORISALONE - GLI IMPERDIBILI
MUSEI CIVICI MILANESI - varie sedi 7-14 aprile
Durante la settimana del Salone Internazionale del Mobile l’ingresso
ai musei civici milanesi sarà gratuito per tutta la settimana grazie a
Cosmit il popolo del Salone, ma anche i cittadini milanesi e i turisti,
potranno entrare gratuitamente in tutti i musei civici: Museo del
Novecento, Museo Archeologico, Museo di Storia Naturale, Musei
del Castello Sforzesco, Palazzo Morando, Acquario civico, Galleria
d’Arte Moderna e Museo del Risorgimento. www.cosmit.it
Anche Windfall Contemporary Crystal Lighting propone
lampadari che sembrano dei gioielli di luce ‘da indossare’
resi unici dall’utilizzo dei cristalli Swarovski come l’esclusivo
chandelier Jewels 5 realizzato a forma di catene con anelli di
diverso spessore, perfetto per illuminare ambienti di lusso.
Infine il binomio luce-ufficio con Euroluce e Salone Ufficio,
si consolida ulteriormente grazie alla crescente attenzione
alla qualità dell’ambiente di lavoro, frutto di una scelta mirata
dell’arredamento, della sua disposizione nello spazio e, in
ugual misura, di una corretta illuminazione. È da questo
concetto che la grande archi-star francese Jean Nouvel
(Pritzker Price 2008) ha tratto ispirazione per il suo ‘Progetto
Ufficio per Abitare’ all’interno dei padiglioni 22-24, dove
illustrerà i diversi scenari di sviluppo dei principali temi dello
spazio di lavoro di oggi e di domani alla luce delle nuove
multimedialità. Enjoy Salone 2013! ◆
Molteni & C collezione Grado45 Vetrina by Ron Gilad
Da oltre 25 anni Carlo Zanni si prende cura del nostro riposo con Pianeta Letto
Un mondo in cui ricerca estetica, competenza tecnica, attenzione per il cliente
si mescolano in un progetto “a tutto benessere”
RCS per MILANO DESIGN WEEK 8 aprile - 1° maggio
Tre gli eventi che RCS organizza durante il prossimo Salone del
Mobile, progetti rivolti a pubblici diversi che vogliono arricchire il
palinsesto della design week milanese con contenuti d’eccezione, a
testimoniare il costante impegno del Gruppo nel settore arredamento.
1° DESIGN SUMMIT Lunedì 8 Aprile - Ore 9.30/12.30
MEET DESIGN - AROUND THE WORLD - Martedì 9 Aprile
sede: Triennale - viale Alemagna, 6 - dal 9 aprile al 1° maggio
FOOD&DESIGN - Mercoledì 10 - Giovedì 11 - Venerdì 12
Ore 19.30/23.00 Ristorante diffuso in città, show-cooking e
degustazioni nelle diverse sedi showroom di cucine.
www.rcsmediafroup.it
DARSENA DEI NAVIGLI 10 aprile - 20 maggio
Con una Pienadirane - questo il titolo dell’installazione - torna il gruppo
Cracking Art a Milano. In occasione di Fan (Festival dell’Acqua sui
Navigli), spettacolare performance-installazione che prevede il lancio
di migliaia di rane in plastica colorate nelle acque della Darsena dei
Navigli. La prima gettata del 10 aprile prevede un lancio di oltre
5.000 rane ad opera del pubblico. www.cracracracking.com
D
GALLERIA CARLA SOZZANI 9-14 APRILE
Tutti i giorni cocktail dalle 19.00 alle 21.00
‘ANGELO MANGIAROTTI’ 6-28 aprile
Retrospettiva: Forme e espressioni oltre i confini. 60 anni di attività
dell’Arch. Angelo Mangiarotti. Inaugurazione 6 aprile 15.00 /20.00
Gallery Shop
“CITROEN DS Drive to design” 9-14 aprile
‘Pierre Paulin - Declive e Tapis-siège’ 9-14 aprile
Bookshop 10 aprile: Book signing di Matteo Thun
www.10corsocomo.com
ormire è uno degli atti fondamentali delle
persone, una delle funzioni vitali che ci
occupa per quasi un terzo della nostra
vita, per questo è importante creare le condizioni per farlo
nel modo migliore possibile. È questo l’obiettivo di Carlo
Zanni e del suo Pianeta Letto dal 1987. Un impegno che in
oltre 25 anni ha portato a ricercare strenuamente materiali
e prodotti che unissero massima qualità al un giusto prezzo.
Esperienza, passione, attenzione verso il cliente sono
elementi basilari di ogni attività e permettono non solo di
fare un buon lavoro al momento dell’incontro col cliente,
ma anche di seguire gli sviluppi di questi lavoro. Così non è
la vendita l’atto più importante, ma la cura del cliente in ogni
fase, prima, durante e dopo l’acquisto. Si tratta di trasferire
agli altri le proprie conoscenze, di dare la possibilità di
fare una scelta consapevole, di accompagnare le persone
anche dopo questa scelta, per intervenire su ogni eventuale
GOOD EMOTION by HS DESIGN 9-14 Aprile
Padiglione Visconti - Via Tortona 58 - Tutti i giorni dalle 10.30-22.30
È il nuovo concept di Home Spa Design 2013, che si propone di
dialogare in esclusiva con i visitatori sul tema del design emozionale
attraverso il progetto, la creatività e la cultura contemporanea
interpretati da 4 prestigiosi studi di architettura e design Italiani.
Installazioni di Fabrizio Batoni, Marco Piva, Massimo Roj e Toni
Semeraro. www.spa-design.it
GLOBO MEETING GALLERY 10-14 aprile
Corso Monforte, 15 Opening mercoledì 10 aprile ore 18.00
La galleria Globo ospita il progetto di case prefabbricate di
Claesson Koivisto Rune con la supervisione di Giulio Iacchetti.
Primo di una serie di appuntamenti che vedrà protagonisti il
mondo del progetto: dal design all’architettura, dall’arte alla
grafica con una serie di eventi e mostre. www.ceramicaglobo.it
promo
Morelato - letto Magic Dream
Quando il riposo è un altro Pianeta
problema e dare una risposta precisa a ogni esigenza. Per
questo Pianeta Letto non si occupa solo della vendita di
guanciali e materassi, ma ha, negli anni, cercato soluzioni di
arredo legati alla zona notte, sedute per la casa e l’ufficio,
perché bisogna prendersi cura della propria salute in ogni
momento della giornata. Con un occhio al design e l’altro
al benessere: arredamento naturale, prodotti anatomici ed
ergonomici (tra cui le famose Stokke), elementi studiati su
misura per i più piccoli o per le diverse esigenze di spazio.
Una scelta accurata di ogni singolo prodotto che si trova nei
due punti vendita, in via Carlo Citerni, 39 (tel. 0657133637)
e - da pochissimi mesi - in via dei Cessati Spiriti 6/e-8/a
(tel. 0645668203), un centro dedicato al sistema letto
Dorelanbed, con supporti, materassi, reti e guanciali creati
per garantire un riposo corretto. Nello spazio, un’area
è dedicata a poltrone per il massaggio e il relax e sedute
ergonomiche ◆
Pianeta Letto via Carlo Citerni, 39 tel. 0657133637 - Dorelanbed via dei Cessati Spiriti 6/e-8/a tel. 0645668203
www.pianetaletto.it
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Incostante
tulipano
L
a leggenda vuole che il tulipano abbia
origine dalle gocce di sangue versate per
amore da un giovane innamorato deluso.
Questo fiore, che nel mondo orientale è simbolo dell’amore
perfetto, altrove viene associato invece all’incostanza. Il suo
nome - dal greco turban, cioè turbante - conserva il fascino
esotico delle origini: la Turchia, dove cresce spontaneamente
e dove, coltivato da oltre 1000 anni, è il simbolo nazionale.
Non a caso è presente da sempre in tutti i giardini d’Oriente
e a Costantinopoli è oggetto di un grande evento annuale.
In Occidente, i bulbi del tulipano giunsero intorno alla metà
del 1500, grazie all’ambasciatore austriaco in Turchia che li
introdusse a Vienna, dove però non seppero coltivarli. È un
altro paese del nord, l’Olanda, ad averne fatto un pilastro
della propria economia fin dal 1600, quando divennero
ricercatissimi anche per il valore gastronomico e il loro
prezzo andò alle stelle. Nel 1637 la ‘bolla dei tulipani’, causata
dall’uso dei bulbi come moneta di scambio, sarà la prima
bolla speculativa documentata della storia del capitalismo.
Ad Amsterdam il Museo del Tulipano, sponsorizzato da
una ditta di coltivatori locali, ripercorre la storia del fiore in
Olanda nel XVII secolo, a partire appunto da questo evento
economico. Piccolo ma ricchissimo di storia e documenti, il
museo raccoglie informazioni relative all’uso dei bulbi come
cibo durante le guerre, note sulle tecniche di coltivazione e
una collezione di dipinti di tulipani della pittrice seicentesca
Judith Leyster.
Oggi esistono più di 100 specie, oltre a varietà e ibridi
naturali: a fiore piccolo, grande, semplice, doppio, liscio o
arricciato. E infinite sfumature di colori. L’Olanda, ‘fioriera
del mondo’, è famosa soprattutto per i tulipani, ma ormai
i festival dedicati a questo fiore sono in tutto il mondo: a
New York, ovviamente (la Nuova Amsterdam), così come in
insospettabili cittadine italiane ◆
DC
Festa del tulipano
A Castiglione del Lago (PG), in primavera, fin dal 1956 si
svolgono una sfilata di carri addobbati esclusivamente con
tulipani e un palio in costume. Quest’anno la manifestazione
si tiene domenica 14 aprile.
www.festadeltulipano.it
Messer Tulipano XIV Edizione, 30 marzo - 1 maggio
Il Castello medioevale di Pralormo, in Piemonte, è abitato
dai Conti Beraudo fin dal 1680. La tenuta, regolarmente
aperta al pubblico per manifestazioni e iniziative varie, dalla
primavera 2000 ospita Messer Tulipano: un gentiluomo
olandese d’altri tempi, appassionato botanico e raffinato
melomane, abile fotografo e tenero custode delle creature
del bosco. Indossando un grembiule da giardiniere, costui
appare per la fioritura di tulipani e narcisi, dando vita ogni
anno ad un nuovo paesaggio costruito impiantando varietà
e colori diversi.
www.castellodipralormo.com
media partner
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LA PRIMAVERA A TAVOLA
Sprazzi di colore e vitalità arricchiscono la tavola primaverile. Tovaglie, piatti, tazze e bicchieri
si lasciano attraversare da delicati guizzi floreali, decorazioni pittoriche
e inusuali motivi country. Il momento del pasto diventa l’occasione ideale per circondarsi
di oggetti belli, armoniosi, radiosi, che stabiliscono un contatto profondo
con il paesaggio circostante e mettono in risalto la ricchezza della natura
di Francesca Volino
BELLEZZA ETEREA
Una tovaglia classica e raffinata, realizzata artigianalmente
in Italia dall’azienda Borgo delle Tovaglie. In tessuto a
fantasia toile de jouie antimacchia, presenta il bordo con
doppia ruche in garza di lino.
www.borgodelletovaglie.com/it
EASY AND CHIC
Semplici e briose le proposte di La Gallina Matta.
Nella foto, tovagliette all’americana Margherita in
lino gommato, verriere e bicchieri in vetro soffiato,
copribottiglie in cotone.
www.lagallinamatta.it
MATERIA E STILE
Sweet di IVV è una collezione di classe, dal tono gioioso,
composta da piatti, coppe, boli, portadolci e bicchieri in
vetro trasparente e decorato.
www.ivvnet.it
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1. TONO RUSTICO
Le galline sono le simpatiche protagoniste di questa
collezione di porcellane firmate Villeroy & Boch, costituita
da tanti elementi per la tavola, dai piatti alle tazze, dalla
zuccheriera alla teiera.
www.villeroy-boch.com
2. L’ARTE NEL PIATTO
Tenui motivi floreali ingentiliscono le insalatiere e le coppe
in porcellana della linea Mariefleur Gris di Villeroy & Boch.
www.villeroy-boch.com
3. ACCENTI CAMPESTRI
Altri due pezzi di qualità del marchio Villeroy & Boch che
raffigurano la natura, i fiori, gli animaletti del bosco (in questo
caso due coniglietti umanizzati).
www.villeroy-boch.com.
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4. BELLEZZA COUNTRY
La collezione Pop Art di Fade
comprende piatti, tazze e insalatiere
di diversa misura. I pezzi hanno un
delicato sapore country e portano una
ventata di allegria in tavola.
www.fadespa.com
5. COLORE E FANTASIA
Grandi fiori dai petali variopinti sono i
soggetti dei piatti e dell’insalatiera della
collezione Papaveri di Fade. Una linea
fantasiosa e fresca che fa pensare alla
campagna e alla natura.
www.fadespa.com
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PENTOLE DAL FASCINO RETRÒ
Conduce il calore 25 volte meglio rispetto all’acciaio e conquista tutti
per la sua bellezza calda e sensuale. Ecco come un materiale antico - il rame scala le vette di gradimento di chef e appassionati di cucina
I
l rame, oltre a essere un metallo vergine di
grande pregio, è uno dei migliori conduttori
di calore. Ecco perché tutte le pietanze
che hanno bisogno di basso fuoco e lunghe e accurate
cotture risultano perfette se preparate con pentole, tegami,
teglie e casseruole realizzate in questo materiale. Il calore
accumulato dalla pentola a contatto con la fonte di calore
si distribuisce molto uniformemente sulla superficie della
stessa garantendo una cottura più omogenea del cibo; questa
qualità permette di mantenere i sapori e la fragranza delle
materie prime rispettandone i principi nutrizionali. I grandi
chef e gli appassionati di cucina apprezzano la resa elevata
del rame e la sua bellezza calda e dal sapore antico, che
amano esibire nelle cucine a vista, nelle imbarcazioni di lusso
design
di Francesca Volino
❶
e nei migliori ristoranti per il servizio al tavolo. Gli utensili in
rame hanno una lunga storia, fatta di sapienza artigianale,
tradizione e tecniche di lavorazione trasmesse da padre in
figlio. La classica martellatura conferisce al materiale stabilità
e notevole resistenza all’uso, mentre la lavorazione liscia è
quella più attuale e in voga oggi. Per far sì che una pentola
in rame duri a lungo e conservi un adeguato standard di
igiene è indispensabile che venga sottoposta a un processo
di stagnatura, che consiste nello stendere un velo di stagno
sopra la lastra di rame scaldata a temperatura opportuna,
determinando uno strato omogeneo e compatto di protezione
sull’oggetto. La pentola in rame di qualità è destinata a durare
per generazioni, è una compagna infaticabile nel lavoro di
cucina e testimone di un antico sapere.
❷
1. PER NUMEROSI IMPIEGHI
Il calore viene distribuito in maniera rapida e uniforme
su tutta la superficie delle pentole in rame Serie
15200 di Paderno, caratterizzate da un materiale
multistrato (rame massiccio finitura lucida con sottile
strato intermedio in alluminio e anima interna in inox
18/10). Gli utilizzi possibili di ciascuna pentola sono
vari, a seconda della propria creatività in cucina.
www.paderno.it
2. CULTURA GASTRONOMICA
Tre metalli per una linea di pentole innovativa e
dal design d’autore. Butterfly, firmata Barazzoni,
composta da rame, alluminio e acciaio, garantisce
prestazioni elevate e una presa facile e sicura.
www.barazzoni.it
❸
3. TRE IN UN UNO
Le pentole Baldassare Agnelli della Linea Copper3 sono
costituite da tre metalli che formano tre strati solidali fra loro:
il rame, l’alluminio e l’inox. Lo strato di rame, in esterno,
dona alla linea bellezza e appeal tradizionale; l’alluminio,
all’interno, consente alla pentola di rimanere leggera e
maneggevole; l’acciaio inox, nello strato interno, assicura
praticità e facilità di pulizia. www.pentoleagnelli.it
4. CLASSE E QUALITÀ
Dall’aspetto seducente e caldo, le pentole in rame del
marchio Restart Firenze assicurano una cottura omogenea
del cibo; qualità che permette di mantenere i sapori e
la fragranza delle materie prime rispettandone i principi
nutrizionali. www.restart.it ◆
❹
Come assicurare una lunga vita al rame
SìCuocere a temperature moderate
◆◆
◆◆
◆◆
Pulire la pentola con spugne morbide e detergenti
specifici
Per la pulizia esterna risulta efficace anche un po’ di
limone
No
La pentola vuota non va lasciata sul fuoco
◆◆
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◆◆
◆◆
❹
Meglio non utilizzare la pentola su piani a induzione
Per la pulizia mai ricorrere a prodotti abrasivi
Mai usare una pentola con la stagnatura o il rame
rovinato
Illuminare
il giardino
S
ia che ci si trovi ad intervenire su aree verdi
di nuova realizzazione, sia che si intervenga
nel restauro di giardini storici, il risultato deve
essere quello di creare uno scenario luminoso gradevole
e discreto, in modo che il visitatore si possa immergere in
un ambiente naturale che mantiene la sua aura di mistero
e fascino. L’illuminazione può sottolineare la geometria
delle composizione, come nel caso dei giardini all’italiana,
esaltare al natura paesaggistica del giardino all’inglese o
quella romantica del giardino ottocentesco.
Senza addentrarsi in nozioni tecniche sulla visione fotopica
e scotopica della retina, è interessante osservare come - al
calare del sole - i manti erbosi assumano quasi una luminosità
propria: quest’effetto è dovuto al naturale aggiustamento
delle capacità visive dell’occhio, che a luminanze basse
sposta la curva di sensibilità visiva verso le tonalità fredde.
Se non ci sono illuminazioni inquinanti circostanti, si
possono realizzare effetti scenografici utilizzando potenze
molto modeste e le giuste fonti illuminanti. Se l’erba è ben
tenuta e brillante bastano 20 lux, per prati secchi si può salire
fino 40-50lux. Gli apparecchi devono essere posizionati
accuratamente per evitare che siano visibili, per esempio
incassandoli a terra, nascondendoli fra il fogliame o dietro
siepi e muretti.
design
Brezza - Bysteel
a cura di Cafelab - Emanuela Carratoni e Fabio Cipriano
Icaro e Icaro Ball Outdoor - ModoLuce
Luce artificiale e vegetazione
Le lampade al sodio ad alta pressione, quelle ad alogeni
e alcuni tipi di lampade fluorescenti si devono usare
con cautela: possono accelerare la crescita delle piante,
sconvolgere i tempi di fioritura e il fotoperiodo, rendere la
pianta sensibile alle malattie e far crescere la pianta orientata
verso la luce artificiale.
Il colore
Per consentire una buona lettura del verde bisogna scegliere
lampade con una consistente emissione nella banda del verde,
quindi alogenuri metallici o alcune fluorescenti compatte. Le
lampade alogene o a filamento danno una tinta giallastrarosata innaturale, oltre ai problemi di manutenzione. I LED
possono essere una buona scelta quando sono necessari
livelli bassi di illuminazione.
Dove installare
Accessi e percorsi
Incassi a terra a luce radente, su palo per i percorsi più
importanti, incassi alla base dei tronchi per illuminare il
fogliame che fungerà da sorgente luminosa secondaria.
Aree funzionali
L’illuminazione sarà scelta in base alla funzione presente.
Aree di sosta
Apparecchi su palo di altezza non superiore a 4mt
Alberi, siepi e tappeti erbosi
Se non ci sono vincoli di inquinamento luminoso gli alberi
possono essere illuminati dal basso con effetto drammatico,
si può giocare anche con le ombre interne o proiettate o
scegliere illuminazioni più tradizionali.
Lun-up - iGuzzini
Lucciola - Viabizzuno
Floor - Emu
Trottola - De Lucchi
Uovo - De Lucchi
Quale illuminazione
Illuminazione dal basso
Molto scenografica, esalta forme e silhouettes, la luce va in
senso opposto al consueto.
Illuminazione dall’alto
Più naturale, proietta l’ombra dell’albero a terra creando un
effetto di grande contrasto.
Illuminazione nascosta
Il fascio luminoso, posizionato fra i rami degli alberi, illumina
tutto il fogliame.
design
Bonheur - Serralunga
Illuminazione radente
Soprattutto i prati o i percorsi e le zone pavimentate danno
ottimi risultati se illuminati con luci radenti, creando chiaroscuri
e giochi di ombre ed esaltando le textures dei materiali ◆
Anno 5
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Numero 37
•
Copia omaggio
•
Marzo/Aprile 2013