Aprile 2012 - Insider Magazine

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Aprile 2012 - Insider Magazine
Abbazia
di Sant’Andrea in Flumine
ricevimenti
congressi
mostre
Esclusiva ed elegante, a pochi km da Roma, l’Abbazia di Sant’Andrea in Flumine da secoli domina la lussureggiante
Valle del Tevere.
Accogliente ed esclusivo, il complesso abbaziale è disponibile per ricevimenti, congressi e mostre. La bellissima chiesa
consacrata costruita nel VI sec d.c. disponibile per la celebrazione, accoglie gli ospiti in un’atmosfera intima e sacra
che nasce da una semplicità architettonica che ben si coniuga alla policromia dei mosaici e degli affreschi.
L’ampio giardino antistante la chiesa, circondato dalle antiche mura, risulta la scelta ideale per l’aperitivo e il taglio
torta. È possibile prevedere intrattenimento musicale, fiaccolata ed allestimenti personalizzati.
I sobri saloni per il ricevimento con splendida vista sulla valle, possono accogliere fino a 220 ospiti.
A vostra disposizione un impeccabile servizio banqueting che saprà deliziare i palati più esigenti offrendo genuinità,
tradizione ed innovazione.
Anno 4
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Numero 30
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Copia omaggio
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Aprile 2012
Loc. Abbadia snc - 00060 Ponzano Romano (RM)
Tel. 0765.338310 - Mob. 3382614973 - www.abbaziadisantandrea.com
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Editore
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Largo Messico, 15 - 00198 Roma
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SOMMARIO
APRILE
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direttore editoriale
Mariela A. Gizzi
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direttore responsabile
Francesca d’Aloja
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AMMINISTRAZIONE
Raimondo Cappa
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Cover
Città Arti e Scienze
ph Stefano Corso
redazione
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Irene Cappa
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coordinamento REDAZIONE
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Donatella Codonesu
progetto grafico
e impaginazione
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stampa
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800 033 772
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ANNO 4 - NUMERO 30
Periodicità mensile
aprile 2012
resort
resort
travel
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design hotel
nella pietra
amsterdam
exchange
israele tra passato
e futuro
fashion
interview
sport
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gourmet
biodesign
design
80
101
104
all white
lina sastri
con jaguar
verso le olimpiadi
Brunello Cucinelli
hanno collaborato
Alessandra Vittoria Fanelli
Antonella De Santis
Carlotta Miceli Picardi
Enrico Tonali
Ester Maria Lorido
Fabrizio Lodi
Francesco Mantica
Fulvia Battiloro
Laura Mocci
Loriana Nei
Luca Protettì
Luisa Espanet
Marco Callai
Monia Innocenti
Renata Biserni
Valentina Falcinelli
Vittoria di Venosa
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al n. 58/2009 del 25/2/2009
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Relazioni esterne
Paolo Carrazza
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over story
valencia FRA ARTE E SCIENZA
ProgettatA da Santiago Calatrava, la Città delle Arti
e delle Scienze è una delle opere architettoniche
più importanti d’Europa, con cinque diversi edifici
destinati al pubblico
di Donatella Codonesu - ph Stefano Corso
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cover story
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L
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a Ciutat de les Artes y les Ciències creata
nel 1996 dall’architetto valenciano è un
esteso complesso architettonico costruito su
quasi due chilometri di lunghezza sul vecchio letto del
fiume Turia, alle porte della città, con una superficie di
350.000 metri quadri e cinque diverse strutture deputate ad
altrettante funzioni.
ph Donatella Codonesu
Il parco riceve una media di quattro milioni di visitatori l’anno,
che arrivano attratti dalle meraviglie dell’Oceanografico,
dove sono ricostruiti vari ambienti naturali acquatici, o del
Museo de las Ciencias Principe Felipe, allungato come
un grande scheletro di dinosauro, dove vengono proposti
molti percorsi interattivi ber bambini e ragazzi. Ci sono poi
l’Hemisfèric (planetario), che emblematicamente ricorda
un gigantesco occhio, e il Palau de las Arts Reina Sofia,
una sorta di balena adagiata sull’acqua della grande vasca
esterna, dove si promuove la cultura ospitando performance
di teatro, musica e danza.
Tre le aree tematiche su cui si articolano gli spazi: arte, scienza
e natura. Nel progetto di Calatrava trovano una fusione
armonica di elementi strutturali e contenuti, in cui l’essenzialità
geometrica della struttura lascia trasparire la tradizione
mediterranea di mare e luce. Mentre il bianco candido della
struttura si staglia sul blu del cielo e si riflette sull’azzurro dei
grandi stagni d’acqua che circondano le costruzioni.
www.cac.es
Santiago Calatrava
cover story
L’Agorà è una piazza coperta deputata a convention ed eventi
sportivi, mentre un enorme parcheggio a due piani completa
il complesso, garantendo la sistemazione di 900 automobili e
20 pullman e permettendo al tempo stesso lo sviluppo di una
passeggiata superiore, il Paseo de las Esculturas (viale delle
sculture), abbellita da un giardino alberato.
Un luogo affascinante in cui la stilizzazione traccia linee
equilibrate e forme mai scontate, disegnando prospettive che
variano ad ogni passo stimolando la curiosità all’infinito ◆
Nato nel ’51 a Valencia, si laurea in architettura nella sua
città e quindi ottiene un dottorato a Zurigo. È in Svizzera che
inizia le proprie progettazioni, ma dalla fine degli anni ‘80
le sue opere cominciano a sorgere in tutto il mondo, mentre
le sue sculture vengono esposte nei musei più prestigiosi.
Fra le principali realizzazioni a sua firma, diverse stazioni
ferroviarie, come quella de l’Oriente a Lisbona, di Zurigo e di
Lucerna, e numerosi ponti, fra cui il Beckett e il James Joyce
di Dublino, il Puente de la Mujer a Buenos Aires e il LRT
di Gerusalemme. Ha anche realizzato l’allestimento scenico
di Ecuba a Roma nel 2003 e quello per uno spettacolo del
New York City Ballet nel 2010. In Italia ha edificato il quarto
ponte sul Canal Grande a Venezia e ha attualmente in corso
la costruzione della città dello Sport a Roma (Università di
Tor Vergata), che si prevede ultimata nel 2020. I suoi studi
si trovano a Zurigo, Parigi, Valencia e New York. È stato
insignito della laurea honoris causa da molte università, fra
cui la Columbia di New York e quelle di Tel Aviv, Oxford e
Liége in Belgio, dove è anche cittadino onorario.
www.calatrava.com
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Marie-Antoinette by Roos Soetekouw - credit MB
THE EXCHANGE
N
Amsterdam: design hotel
da uno a cinque stelle,
interni rivestiti
da fashion designer
di Alessandra Vittoria Fanelli
ph Mirjam Bleeker, Heewon Kim e Dorien Oxenaar
N
ella capitale del design olandese le notti
all’hotel The Exchange possono riservare
vere sorprese. Inaugurato lo scorso
dicembre l’hotel di Otto Nan e Suzanne Oxenaar, già
proprietari del Lloyd Hotel & Cultural Embassy, storico e
lugubre edificio un tempo luogo di transito per gli emigranti
verso l’America, totalmente rinnovato in un hotel dal design
contemporaneo. Ora nel The Exchange, situato nella
centralissima Damrak, dove la notte non si ferma mai, la
coppia ha invitato i migliori diplomati della Amfi (Amsterdam
Fashion Institute) a rivestire le stanze dell’hotel con un
concept in grado di sedurre l’ospite attraverso una storia che
viene ‘raccontata’ dalle pareti.
Lounge Design - Hotel The Exchange
Frontside Hotel - ph Mirjam Bleeker
Non solo! Con lo stesso concetto del Lloyd, le stanze vanno
da una a cinque stelle con tariffe ovviamente differenziate,
anche se ogni stanza è un incontro ‘ravvicinato’ esclusivo.
L’hotel è stato recuperato accorpando tre edifici storici
del XVII secolo, nell’ambito di un più ampio progetto di
riqualificazione urbana denominato ‘Red Carpet’ mirato
a contrassegnare la trafficata Damrak con un taglio più
moderno e alla moda.
esort
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Nei tre edifici, oltre all’hotel The Exchange, è stato ricavato
il coffe-shop Stock, aperto anche al pubblico di passaggio
con l’offerta di prodotti naturali e biologici e Options!, in
pratica un contemporary design store distribuito su 230
metri quadrati arredato con lo stesso mood dell’hotel, dove
si può trovare quel mix di prodotti di design e artigianato
locale e acquistare, oltre a prodotti tutti rigorosamente Dutch
Design, set di lenzuola, cuscini, tendaggi e coperte disegnati
esclusivamente per The Exchange.
Realizzato dallo studio di architettura Onswerk con la
collaborazione di otto fashion designer della Amfi, ogni stanza
dell’hotel è un viaggio nell’arte, nella moda e nel design. Il
risultato? Un hotel dove l’architettura incontra la moda.
L’hotel The Exchange, così chiamato perché si trova proprio
davanti all’Amsterdam Stock Exchange, dispone di 61 camere
una diversa dall’altra dove può capitare di addormentarsi in
una stanza ispirata a Marie Antoniette, o in una totalmente
rivestita di abbagliante bianco o ancora in una camera molto
dark dove i sogni possono diventare incubi.
Diverse stanze sono state interpretate da Ina Matt Studio che
ha curato anche alcune parti comuni dell’hotel, del coffe
shop Stock e dello showroom Options! La cifra creativa di
Ina Matt Studio gioca sul disegno di piccoli animali domestici
(deliziosi quelli che ‘vestono’ la parete di Stock) lavorando
con materiali quali pizzi, bottoni, nodi realizzando diverse
camere come la Black Birds e Golden Birds che, come si
evince dal nome, arredano le stanze con disegni di piccoli e
stralunati animaletti.
Tenera la stanza I still remember di Sofie Sleumer tratta
da una favola dei fratelli Grimm che ha anche ‘vestito’ la
splendida stanza Crinoline dove si dorme sotto una enorme
sottogonna dotata di tiranti che abbassano le tende per
creare una maggior privacy.
S O LV Z I O N I
INTERIORS & FLOWERS
Unaware Reality by Iris Kloppenburg
Ristorante DeKas- orto biologico
Ristorante De Kas- salone interno
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Ristorante bio De culinaire werkplaats
E ancora come non rimanere affascinati dalla stanza dedicata
a Marie Antoniette pensata da Roos Sotekouw e abbigliata
con tessuti che riprendono il periodo d’oro di Louis XVI dove,
abbandonata sul letto, si trova la coperta/mantella di un
delicato rosa antico simile a quella indossata dalla sfortunata
principessa prima di essere portata alla ghigliottina.
Più severe le stanze Iris Kloppenburg che ha ‘rivestito’ la
Unware reality e l’Infusion con tessuti ruvidi contrassegnati da
segni grafici che riprendono la cultura del kimono giapponese.
The Exchange hotel è quanto di più innovativo e stimolante si
trovi ora ad Amsterdam che, a conferma della sua vocazione
di design sostenibile, invita a scoprire ristoranti alternativi
come, ad esempio il De Culinaire Werkplaats gestito da
Marjolein e Eric che accolgono l’ospite con sorrisi accattivanti
proponendo esclusivamente organic food o l’incantevole De
Kas, situato sul canale che costeggia il Frankendael Park,
esclusivo nel suo genere. Circondato dal suo orto biologico
curato direttamente dallo chef Gert Jan Hageman in un
contesto architettonico spettacolare, il De Kas è un’enorme
costruzione di vetro alta una decina di metri che di notte
si riflette nel canale creando effetti altamente suggestivi. Il
menu, anche in questo caso tutto bio, è di cinque portate
senza scelta: prendere o lasciare! È comunque un’esperienza
culinaria unica!
Benvenuti quindi a The Exchange hotel in Amsterdam, capitale
del design dove anche i tulipani sembrano progettati da Gerrit
Rietvelt, fondatore a inizio ‘900 del movimento De Stijl, tuttora
ammirato dalle nuove generazioni di architetti e designer ◆
Roma, Via Cassia 1173 - Tel. 06 31050870 - www.ifsoluzioni.com
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“Per favore,
non chiamatelo albergo”
Benvenuti a Villa Licia, casa dolce casa
di Ester Maria Lorido
C
C
i sono luoghi incantati, che sembrano fuggiti
da un quadro di un’epoca lontana, portando
con sé l’atmosfera, i colori, la pace di quei
tempi e - insieme - l’eleganza e la precisione del pennello
ambizioso che li ha disegnati. Quando ne trovi uno, hai la
sensazione che non sia stato tu a sceglierlo, ma sia stato
lui a scegliere te, facendoti accedere alle sue meraviglie,
permettendoti di esserne parte integrante, anzi, proprietario.
Ed è allora che la magia sarà completa: chiavi in mano - del
luogo, delle barche e delle auto rigorosamente d’epoca,
una Porsche e una Jaguar vintage - quel luogo incantato si
concederà completamente a te e diventerà la tua casa. La
Maison de Charme, Villa Licia.
Così è stato per me, tornata da poche ore alla realtà, dopo
un sogno ad occhi aperti tra le morbide colline toscane.
Come due guardiane situate alle estremità opposte, ci sono
Chiusi e Chianciano Terme, ma è l’insospettabile comune
di Macciano (49 anime più un nuovo acquisto: il manager
Emiliano Pelizzari) a custodire questa pietra preziosa. Che
già doveva avere un discreto fascino quando era ancora
grezza, se il signor Sisto Rondinara la scelse come sua
dimora, e se Gian Mauro - suo figlio e attuale proprietario non solo decise di non venderla, ma anche di non tradirne
la natura, respingendo il progetto di un albergo - guai a
chiamarla così! - e difendendo l’autenticità della sua casa.
Così anche io ho potuto viverla come fosse la mia, facendo
spazio al silenzio, affacciandomi alle finestre della mia
camera per perdermi tra gli ulivi, spiando nella cantina
dove - come accadeva in quelle di una volta - con luce
soffusa si assaporano le uve migliori.
Anche il manager, Emiliano, deve averla sentita sua sin
dall’inizio: c’è lui ad aspettarmi in piedi, affacciato alla
balconata del grande patio che dà sul viale di ingresso,
come un re che sorveglia il suo regno, rafforzato dalle luci
del tramonto alle spalle. E, soprattutto, è sua la bacchetta
magica grazie a cui è stato possibile concentrare in una
casa - seppur enorme - il meglio della Toscana, con cura
del dettaglio e attenzione nella ricerca di ‘chicche’ del
passato (vedi le vasche da bagno retrò, la cucitrice Singer,
il grammofono nella sala da pranzo e le bottigliette in vetro
di cedrata presenti in ogni camera). Senza trascurare il
confort che solo il presente può dare: dall’idromassaggio sia esterno che nelle camere - alla piccola palestra attrezzata
con i macchinari più moderni. A condire il tutto, nel vero
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senso della parola, c’è il cuoco/maggiordomo Massimo, vale
a dire il rispetto dei sapori della tradizione, ma sempre con
un tocco di estro a pasto (si passa con nonchalance dallo
spaghetto al pomodoro e basilico dell’orto al tortino di zucca
su letto di gorgonzola). Da buon tuttofare, Massimo possiede
anche una patente nautica ed è lui ad accompagnare gli
ospiti per un picnic in barca sul lago Trasimeno (per me un
buon motivo per tornare!). Un accenno, delicato e discreto
come lei, merita anche la governante Cecilia, grazie a cui
tutto rimane sempre perfettamente pulito e in ordine.
D’altra parte, Villa Licia si guadagna in pieno le sue cinque
stelle, perché ha tutte le comodità e gli agi che un albergo
potrebbe offrire (ad essere sinceri, molti di più), senza averne
i vincoli, a cominciare dagli orari dei pasti (Massimo è sempre
a disposizione e cucina su richiesta qualunque pietanza),
passando per i servizi (gli ospiti hanno anche accesso a
mosquito d’epoca e a biciclette, e si possono organizzare gite
personalizzate in tutta la zona), fino ad arrivare all’accoglienza,
perché il manager Emiliano è pronto ad offrire prima di tutto
la sua amicizia. E così capita di improvvisare con lui aperitivi
a Chiusi, visite alle terme di Chianciano - che valgono un
soggiorno - o ‘escursioni’ all’Outlet Village di Sinalunga. Non
stupitevi, quindi, per quella strana sensazione di malinconia
che vi accompagna dalla porta di Villa Licia alla vostra auto
quando sarà il momento di andare via. Non siete tornati
bambini. A me sono bastate meno di 24 ore per affezionarmi
al posto e alle persone squisite che animano e amano la casa,
da cui - sono certa - sono ricambiate ogni giorno ◆
Amiamo considerarVi non solamente clienti, ma cari ospiti o, se vorrete nostri Amici
Maison de Charme
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A Favignana il progetto di un hotel di design
realizzato all’interno di una delle vecchie cave
resort
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A
A
pochi minuti di traghetto da Trapani,
l’Isola di Favignana è un paradiso
caratterizzato da un incredibile
paesaggio marino e da una moltitudine di spazi ipogei, vecchie
cave a fossa utilizzate per l’escavazione della calcarenite, un
tempo una fra le più importanti attività dell’isola.
Il progetto di recupero di delle più grandi di queste cave,
dismessa negli anni ’80, ha permesso la realizzazione di
una struttura alberghiera quattro stelle. Un lavoro che ha
implicato problematiche di carattere ambientale, da un lato,
e tecnico – architettonico dall’altro. Punto fondamentale è
stata proprio la conservazione degli spazi e dei grandi muri
di pietra calcarea, veri e propri monoliti alti anche dodici
metri e spessi fino a cinque.
resort
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Lo sviluppo planimetrico ed altimetrico segue dunque una
sequenza di volumi separati l’uno dall’altro attraverso tagli
verticali che lasciano filtrare la luce negli spazi interni, creando
uno spazio puramente geometrico fatto di pieni, vuoti e fasci
luminosi. L’area dell’hotel si estende per una superficie di
tredicimila metri quadrati e si sviluppa per dodici metri al di
sotto del livello del terreno circostante: alcuni volumi restano
al di sopra di esso, ma la maggior parte degli edifici occupa
l’area ipogea della cava, suggestivamente illuminata dall’alto.
La struttura che oggi accoglie le 35 camere è suddivisa in
due parti separate da una feritoia che taglia l’edificio in tutta
la sua altezza. La luce naturale penetra dall’alto all’interno
dei tre piani, riflettendosi morbidamente sulle pareti di pietra
chiara e permettendo l’illuminazione naturale in tutti gli
ambienti. Trovano posto nel complesso anche una grande
hall disposta su due livelli, un ristorante, una piscina, sei
vasche esterne per idromassaggio e un ampio parcheggio
interno. Internet wireless e TV satellitare completano la lista
dei comfort, garantendo un perfetto connubio tra minimo
impatto ambientale e alta tecnologia.
La grandiosa opera di recupero ambientale oggi è
un’ecostruttura perfettamente integrata nell’ambiente, un
luogo magico interamente dedicato al relax. Collocato
nella zona a sud-est dell’isola, l’albergo dista circa un km
dalla suggestiva baia di Cala Azzurra ed è vicino al centro
abitato ed ai più suggestivi accessi a mare, che è possibile
raggiungere anche con escursioni giornaliere in barca. Per un
soggiorno unico e difficile da dimenticare ◆
D.C.
Recupero a cura di
Studio Architetti Rosario Cusenza + Maria Salvo
Valderice (TP)
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ISRAELE, VIAGGIO
ALLA SORGENTE DELLA STORIA
Da Gerusalemme, culla delle tre religioni monoteiste,
a Tel Aviv, capitale sempre più cool,
passando per Masada e il Mar Morto:
qui si respirano le nostre radici cristiane
di Alessandra Vittoria Fanelli
ph F. Capellari, Gianluigi Sosio, Amit Giron
e Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, Milano
Gerusalemme, Muro del Pianto
N
N
onostante ci separino dall’Italia solo poche
ore di volo e pur essendo bagnata dallo
stesso mare Mediterraneo, appena si
scende a Tel Aviv si intuisce che da qui è iniziato tutto.
Sorprendentemente questa città, il cui nome letteralmente
significa ‘la collina della primavera’, è oggi vitale, moderna,
bagnata da una spiaggia finissima e dorata e da un lungomare
con una pavimentazione decorata a mosaico che riprende
le onde del mare. Un lungomare che abbraccia tutta la città
fino al villaggio di Jaffa da una parte e al Frishman Beach
dall’altra in un susseguirsi di grattacieli, imponenti hotel,
ristoranti alla moda e caratteristici kebap.
Tel Aviv, la città sempre giovane che ‘non dorme mai’, ha
infatti cambiato volto. Grandi architetti si sono avvicendati
nella capitale israeliana per costruire moderni grattacieli come
il Design Museo Holon, grandiosa opera di Ron Arad alle
porte della città, il nuovo Tel Aviv Museum of Art progettato da
Preston Scott Cohen, le Torri Yoo realizzate da Philippe Starck
Gerusalemme veduta dal Monte degli Ulivi
e l’Azrieli Centre, un impressionante centro commerciale che
di fatto hanno trasformato lo skyline della città.
Altro punto d’orgoglio di Tel Aviv è l’elegante quartiere
residenziale denominato ‘città bianca’ per i suoi edifici degli
anni Venti ispirati allo stile Bauhaus caratterizzati da linee
minimaliste e rigorose e recentemente dichiarate Patrimonio
dell’Umanità. Particolarmente interessante è stata la
trasformazione anche della vecchia e abbandonata stazione
‘HaTachana’, un edificio del primo Novecento che, dopo un
lungo periodo di inattività, è ora completamente ristrutturato
e adibito a centro di Art & Exhibition.
Il cuore pulsante di Tel Aviv rimangono però i suoi vivaci
mercati, soprattutto quello tipico del Carmel, situato
all’incrocio dei viali King George e Allenby dove in un
tripudio di colori, odori di spezie e musiche tradizionali,
diventa un piacere acquistare prodotti locali sorseggiando
succhi di frutta appositamente preparati. Oltre ovviamente a
bijoux realizzati a mano con disegni esclusivi.
travel
Lasciata Tel Aviv, il cuore del Patrimonio Unesco si trova
nella leggendaria Gerusalemme, praticamente l’ombelico del
mondo e culla delle tre religioni monoteistiche.
L’impatto fortemente emotivo inizia con la visita all’immenso
museo Yad Vashem, il memoriale dedicato all’Olocausto che
lascia smarriti nel guardare i segni e le testimonianze dei
sopravissuti.
Proseguendo nella storia delle religioni si incontra il Monte
degli Ulivi da dove si può ammirare la cupola della Moschea
di El-Aqsa e proseguire nella Valle del Cedro per visitare la
Chiesa di Tutte le Nazioni situata nella Città Vecchia. Su tutto
sovrasta il ‘Monte del Tempio’ quello che viene chiamato
anche Cupola della Roccia e, dopo aver lasciato il quartiere
cristiano con l’antica via Dolorosa e la via Crucis, entrare in
quello ebraico e fermarsi in preghiera davanti al Muro del
Pianto o Kotel come viene chiamato dagli ebrei.
Lasciato questo luogo simbolo della religiosità, ci si addentra
nell’affascinante deserto che ci porta verso la depressione del
Mar Morto (siamo a 430 metri sotto di del livello del mare)
per una visita in uno dei siti Patrimonio Unesco (2001) che
lascia sbalorditi. Si tratta di Masada, un altopiano naturale
dove si erge la fortezza costruita da Re Erode, simbolo degli
ebrei per la resistenza ai conquistatori romani. Un luogo di
bellezza selvaggia, custode di una delle tante storie della
travagliata religione ebraica.
Dopo il fascino duro e potente della fortezza si arriva,
scendendo verso la depressione più profonda del pianeta,
al Mar Morto, che ci appare con le sue acque color pastello
affondate tra incredibili ammassi di sale. Tuffarsi e sentire
la pelle respirare è un tutt’uno! Ma è il contesto intorno
che lascia stupefatti: sembra infatti essere sospesi tra cielo
e mare tanto è esteso il Mare di Sale e anche se ora sono
Mar Morto, il mare salato
Masada un interno della fortezza
Nel giardino
del Picchio Rosso
Tel Aviv - Museum of Art
C
Gerusalemme Museo dell'Olocausto Yadvashem
Tel Aviv - lungomare e skyline - ph Vanda Biffani
Info Guide
Viaggiare
Volare con El Al da Roma Fiumicino e Milano Malpensa
per Tel Aviv (www.elal.co.it)
Dormire
Tel Aviv: Park Plaza Orchid www.orchidplaza.com
Mar Morto: Le Meridien Dead Sea www.www.fattal.co.il
Visitare siti Unesco
Tel Aviv: Quartiere Bauhaus www.tel-aviv-gov.il
Gerusalemme: www.jerusalem.muni.il
Masada: www.masada.org.il
In Italia Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, Milano
Tel 02-804905 www.goisrael.it
travel
promo
stati costruiti diversi hotel per ospitare un turismo d’élite
dedicato al benessere (da segnalare Le Meridien Dead Sea,
della catena Fattal.co, dotato di una esclusiva spa) si viene
sommersi dal senso di vastità dalle montagne color tamarindo
che lo circoscrivono.
Cultura, arte, benessere: tutto questo è Israele! Ma è Tel Aviv
che è sempre più cool. Aperta, giovane, vivace è ora inserita
nel circuito mondiale delle capitali di tendenza come New
York, Berlino, Londra. Tanto trendy da essere il punto di
partenza del tour mondiale della pop star Madonna, seguace
di Kabbalah, proprio a Tel Aviv (il prossimo 31 maggio al
Ramat Gan Stadium), a cui faranno seguito i concerti di
Bruce Springsteen e dei Red Hot Chili Peppers!
Che dire! Una Tel Aviv che non ti aspetti e un Paese carico
di storia ancora da scoprire con molte impreviste sorprese.
Shalom! ◆
osa c’è di più bello di cenare in un ristorante intimo e accogliente? Poter godere di un
giardino rigoglioso! Arrivare quando la sera è
ancora illuminata e assaporare i profumi del
giardino. Una promessa di bellezza ed eleganza, di momenti felici da trascorrere al Picchio Rosso.
Raffinato ed esclusivo, ha il calore di una casale di
campagna, in cui legno, pietra antica, dettagli d’epoca
regalano una sensazione intima e avvolgente. Come fermi
in un mondo incantato, dove ogni particolare racconta
una storia di intimità, dove un’accogliente ospitalità si
respira nei molti angoli del locale: il salottino per fermarsi a
conversare, la sala con il camino, la stanza con il pianoforte
che il venerdì e il sabato si anima col pianobar, la loggia,
ideale per matrimoni ed eventi, la veranda affacciata sul
parco e infine la saletta privata scaldata dal caminetto, solo
per due. Tutto intorno, con apparente casualità, lampade,
foto d’epoca, oggetti antichi, ricordi e tocchi personali
circondano l’ospite per accompagnarlo in una cena speciale,
in cui la semplicità sposa la qualità e la tecnica artigianale:
pane, dolci, grissini, carne essiccata, pasta fresca e secca,
tutto viene realizzato personalmente dallo chef. Un omaggio
alla cultura gastronomica italiana che non teme qualche
gourmet
Masada - ph F. Capellari
spunto creativo, opera di Agostino Fonzo, che alleggerisce la
cucina di tradizione con tecniche moderne, come cotture a
bassa temperatura e sottovuoto, per avvicinarsi al gusto e alle
esigenze attuali. Con grande attenzione alla materia prima,
dalla varietà di crudi, ostriche, affumicati, marinati e carpacci,
alla selezione di cereali e legumi inconsueti: “prodotti poco
utilizzati, come l’amaranto e il grano saraceno, proponendo
alimenti meno noti che sono una grandissima ricchezza
della nostra terra, con un occhio di riguardo ai prodotti del
territorio e stagionali”.
Una scelta di piatti raffinati da accompagnare ad una delle
500 etichette della bella cantina, scelte dal sommelier sempre
presente per consigliare e seguire ognuno con professionalità
e discrezione.
Il PICCHIO ROSSO
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Boldi in Matrimonio a Parigi). Nonostante ciò, piuttosto
che oziare su un Olimpo platinato - magari plasmato dalle
sue stesse mani - Tonino Boccadamo continua a dedicarsi
anima e corpo all’impero che ha creato, e si ferma solo per
raccontarsi in un’intervista esclusiva ad Insider Magazine.
Qual è il tratto distintivo del gioiello Boccadamo?
È un classico contemporaneo, spesso abbinato a cristalli
Swarovski: un gioiello che difficilmente passa di moda, anche
se segue le tendenze e ha una buona facilità di acquisto.
Sebbene sia economico, lo trattiamo come se fosse il migliore
prodotto del mondo, utilizzando materiali di alta qualità - a
cominciare dall’argento - e non trascurando i dettagli. Ad
esempio, abbiamo creato la cosiddetta ‘scenografia olfattiva’,
che nasce dall’associazione di una fragranza profumata alla
confezione regalo.
“N
Ha costruito dal NULLA la sua azienda,
ora leader nel settore orafo-argentiero
nazionale e internazionale
asco a Frosinone nel 1960, sono uno
degli ultimi in Italia ad essere colpito
dalla poliomielite, malattia che mi
costringe ad un calvario di interventi chirurgici fino all’età
di 15 anni. Esco dagli ospedali con un grande desiderio di
riscatto e con la voglia di conquistare il mondo”. Inizia così la
storia di un successo non annunciato, costruito giorno dopo
giorno, da pietra dura a pietra preziosa, grazie alla forza e alla
tenacia di Tonino Boccadamo, titolare dell’omonima azienda
di gioielli. Non brucia nessuna tappa (tanto meno la gavetta,
nella piccola ditta da lui stesso avviata nel 1983), raggiunge
traguardi importanti (come l’apertura dello stabilimento di
Frosinone nel ’98), si toglie soddisfazioni personali (nel 2003
è il più giovane Commendatore della Repubblica) e persino
qualche sfizio (quando debutta al cinema a fianco di Massimo
promo
Tonino Boccadamo:
il mattino
ha l’oro in bocca
(e una volontà
di ferro)
“N
L’azienda Boccadamo si è aperta con successo al mercato
estero e lo ha fatto senza tradire le proprie radici. Come si
fa a non ‘snaturarsi’ nel processo di internazionalizzazione?
Giurando fedeltà al Made in Italy: non importiamo nulla. La
chiave del successo è di rimanere sé stessi; tutto quello che è
espressione della creatività del gioiello, così come l’imprinting
commerciale, rispecchia la mia filosofia personale, che
nasce dalla passione per il lavoro e non dal mero calcolo
economico di guadagno. Non ci adattiamo alle esigenze del
paese straniero, ma offriamo la stessa formula che ci ha fatto
conoscere qui in Italia.
E quale sarebbe?
Abbiamo capito che il consumatore italiano è estremamente
sensibile al rapporto qualità/prezzo, ai materiali impiegati
per la produzione dei gioielli e ai servizi correlati al prodotto.
Ponendo la massima attenzione su ognuno di questi
aspetti, abbiamo offerto al nostro cliente un servizio che
molti reputano essere il ‘punto di arrivo’ mentre per noi è
semplicemente il punto di partenza.
A proposito di comunicazione, Boccadamo ha scelto
come testimonial donne bellissime, ma anche diverse fra
loro (vedi Debora Caprioglio, Rossella Brescia ed Edelfa
Chiara Masciotta). Perché riescono tutte nell’intento di
rappresentare il vostro marchio?
Le testimonial devono essere espressione dello stile
variegato dei nostri prodotti e della necessità di esaltare
la natura poliedrica della donna, che cambia nei diversi
momenti della giornata. Negli ultimi anni abbiamo
prediletto modelle emergenti: ad esempio Ivana Mrazova,
da noi scelta quando aveva 18 anni e non era ancora
conosciuta, e che quest’anno è stata la rivelazione del
Festival di Sanremo. Chissà se rivedremo in qualche
kermesse importante anche la testimonial che abbiamo
lanciato ad inizio anno.
Avete anche un rappresentante maschile, Massimiliano
Rosolino, testimonial del brand Boccadamo Man. Non ci
dica che gli uomini amano i gioielli quanto le donne…
La linea maschile incide per un 10-15% sul mercato
nazionale. I nostri risultati sono in linea con questo
andamento, ma non ancora soddisfacenti. Per questo
motivo, ho lanciato una linea Man in acciaio per rivolgerci
ad un pubblico maschile. Una scelta, questa, che sta
fruttando in termini di crescita, sulla scia del successo
del marchio TooBe lanciato l’anno scorso e grazie al
quale abbiamo aumentato il fatturato del 20 per cento.
Con TooBe abbiamo trasformato un tubicino di gomma
in un accessorio moda molto creativo che ognuno può
personalizzare, realizzando così un prodotto trasversale e
con una grande anima solidale.
Cento ne pensa e cento ne fa, oppure si appoggia a qualche
altra azienda?
Siamo totalmente autonomi, supervisiono personalmente
come art director tutti gli ambiti su cui opera l’azienda.
Pubblichiamo la nostra rivista interna, abbiamo il laboratorio
per la creazione e la produzione del packaging, ci occupiamo
della programmazione dei software gestionali e curiamo i
propotipi degli elementi d’arredo destinati ai nostri clienti
concessionari.
La presenza in azienda di macchinari all’avanguardia
consente di mantenere unito l’intero ciclo produttivo,
evitando così il ricorso ad aziende terziarie.
La sua famiglia l’assiste in questa attività?
Sì, a cominciare da mia moglie, che cura la parte della
vendita al pubblico. Anche i miei figli si sono inseriti subito in
azienda: Andrea, 26 anni, cura l’amministrazione dei clienti e
Luca, 23 anni, si occupa della fatturazione. La compagna di
quest’ultimo, Alessia, si dedica all’assistenza post vendita. Il
loro bimbo ha 3 anni e si chiama come me, Tonino (e questo
fa ben sperare!).
E.M. L.
promo
Tra una collezione e l’altra, trova il tempo per coltivare
qualche hobby?
Mi piacciono molto i motori (n.b. ha una Ferrari rossa
fiammante) e ho un gusto particolare per le escursioni con il
Quad, un appuntamento fisso della Pasquetta ◆
Piazza del Parlamento, 8 - 00186 Roma
Tel\fax +39 0668192661 - Cell +39 3927883245
[email protected] - www.sartoria-al-corso.roma.it
TUTTI I COLORI
DEL NON COLORE
Jenny
l bianco, si sa, per l’estate è un classico
che non è mai scomparso dalla scena. Ma
quest’anno è più protagonista che mai e,
se possibile, molto meno “classico” del solito. Non solo
l’hanno proposto in molti, ma anche chi non l’aveva mai
contemplato. Il futuribile Gareth Pugh, per esempio, con un
abito immacolato dai profili neri, che sulle spalle diventano
tridimensionali. O ancora Marni, maestra nell’uso di stampe
geometriche in colori inconsueti, che ripropone una
stilizzazione di fiori bianchi sull’abito bianco effetto pizzo.
Costume National presenta un tubino in lino in cui la parte
superiore è fatta di bande incrociate e organza. Con il tocco
di una cintura azzurro cielo. Hussein Chalayan alterna ieratici
pepli, che scivolano leggeri sul corpo, a completi con gonna
corta e ricami sul top di gusto folk.
Molto bianco, decisamente romantico, da Louis Vuitton.
Ecco l’abito da bambola in organza con grandi margherite
ricamate. O il due pezzi in un sangallo rivisitato. O il piccolo
tailleur con un bianco appena virato al cipria e piume
applicate. O ancora il due pezzi con gonna svasata in una
sfumata nuance verde pastello.
Solo un profilo verde sulle baschine delle tasche, per
l’elegante tuta in lino di Gabriele Colangelo. Tende al beige
la maglia di cotone per l’abito con scollo vertiginoso e per il
cardigan senza bottoni di Les Copains.
Costume National
I
I
Hussein Chalayan
Gareth Pugh
di Luisa Espanet
Marni
Versace
Les Cpains
Louis Vuitton
Gabriele Colangelo
Calvin Klein
Alberta Ferretti
Elsy
kids
e il bianco per il bebè è una consuetudine da
sempre, per il bambino è poco contemplato,
messo da parte e sopraffatto da tinte sgargianti,
pastello e anche dal grande antagonista, il nero. Per quanto la
moda minima si ispiri a quella degli adulti, il bianco non è al
centro del mirino, ma è più presente di altri anni, soprattutto
per le bambine. Lo si è visto con una certa insistenza nei
romantici vestitini di Elsy Girl. Ice Iceberg, in linea con lo
stile del brand “adulto”, interrompe il bianco dell’abitino con
una scritta ipercolorata sull’orlo. Philippe Plein propone un
inedito completo da marinaretto bianco, con l’ancora rossa
stampata sul davanti. Miss Blumarine, pur sbizzarrendosi,
as usual, con i colori, usa il bianco per top di pizzo da
sdrammatizzare con il giubbotto jeans, gonnelline a pieghe,
giacchini leggeri da indossare come una T-shirt. È bianco
ecru, infine, la blusa in voile con ricami ton sur ton per la
ragazzina dai 9 ai 14 di Twin set Girl Simona Barbieri ◆
Twin set Girl Simona Barbieri
SS
Le Petit Coco
Moncler Gamme Rouge
John Richmond
Un inedito pizzo per l’aderentissimo bain de soleil di Alberta
Ferretti. John Richmond dà al bianco la stessa aggressività
del nero. Nel lungo nude-look con sottilissime frange e nel
completo jeans a zampa d’elefante e striminzito chiodo con
borchie. Grandi rose bianche fioriscono sugli abiti e sui top
dal look spaziale di Moncler Gamme Rouge.
Minimale e raffinato il candido abito grembiule con
abbottonatura sul dietro di Ballantyne. Tagli sapienti e
maliziosi per il tubino di Siviglia Atélier. Da Genny sia il
tailleur pantalone che la sofisticata tuta sono di un bianco
assoluto. Per Calvin Klein, invece, il bianco non è novità.
Ma questa estate lo declina davvero in tutte le tonalità:
dall’avorio al panna, al ghiaccio. Ovviamente gli accessori
si adeguano. Dalle décolleté con tacco a stiletto in argento
di Stuart Weitzman alle stringate traforate di Camper. Dalla
borsa in rafia di Dolce & Gabbana alle Plongé e Matelassé
di Miu Miu in nappa nei toni del cipria, cammeo, pomice,
ghiaccio, opale e mughetto ◆
V
Dirk Bikkembergs
Enrico Coveri
CHI HA PAURA
DELL’UOMO
BIANCO?
Gazzarrini
Calvin Klein
Roberto Cavalli
V
estirsi di bianco per un uomo non è così
facile, anche se si è sempre usato. Non
tutti se lo possono permettere. Qualcuno
in bianco può risultare un po’ goffo e caricaturale, ma chi
lo sa portare può diventare davvero un’icona dello chic.
E le proposte degli stilisti per questa estate non mancano.
Moltissimi i completi. Roberto Cavalli mette dei revers
crema sulla giacca dell’abito di lino ghiaccio, da indossare
con nonchalance sulla camicia in denim. Per la sera, invece,
stampa degli stilizzati motivi floreali tono su tono sulla
giacca a un bottone, come sulla camicia. Oppure punta sulla
brillantezza della seta.
Stringate o mocassini che siano, le scarpe sono sempre
rigorosamente bianche. Giacche striminzite, dai piccoli
revers, per gli abiti immacolati di Calvin Klein, portati su
camicia senza cravatta o con T-shirt, ovviamente bianca.
Enrico Coveri, che ha fatto sfilare insieme la collezione
maschile e quella femminile, colora di arancione i revers
dell’abito bianco, in abbinamento al papillon. Solo una
piccola cintura sui fianchi e un plastron azzurro sulla camicia
interrompono il bianco totale del completo di Gazzarrini,
d’ispirazione vagamente nipponica. Brioni il bianco lo limita
alla giacca per la sera da accostare a pantaloni neri e da
accessoriare con papillon e scarpe stringate di vernice nera.
Moncler Gamme Bleu
Moncler Gamme Bleu
Ma il bianco può essere anche sportivo. Lo dice Dirk
Bikkembergs con il giubbotto in pelle dallo scollo quadrato e
la zip laterale da portare con morbidi pantaloni tipo jogging
e sneakers. Lo ribadisce Moncler Gamme Bleu con il trench
molto avvitato, con i pantaloni stretti sul fondo da bottoni,
con i bermuda portati da città con giacca, camicia e cravatta.
Con l’imper ultralight completo di cappuccio.
Come si è detto, con il bianco la scarpa è quasi sempre
bianca, che sia la sneaker, la stringata o il mocassino. Unica
concessione l’écrù: ecco i desert boots di Alberto Guardiani
o le morbidissime Sea Carpet in camoscio con profilo arancio
di Arfango ◆
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46
M AGA ZINE
“Tutti in vespa”
breve storia ad oggi
Storia e curiosità della moto che ha segnato intere generazioni
e un pezzo di storia italiana e che oggi, a più di sessanta anni
dalla prima presentazione, conserva ancora lo stesso fascino invariato
di Francesco Mantica
E
E
ra da poco finita la Seconda Guerra
Mondiale. Il signor Piaggio aveva assegnato
al progettista Corradino D’Ascanio il compito
di ideare un mezzo economico che desse la possibilità
a chi non poteva permettersi un’automobile di spostarsi
liberamente. A tempo di record venne così realizzato il
prototipo MP6 che, in sede di valutazione, venne approvato
con lode, con tanto di esclamazione di Enrico Piaggio che
alla sua vista esultò: “Sembra una vespa!”. Era la nascita della
moto più famosa di tutti i tempi. Si chiamava Vespa 98 e
non aveva il cavalletto, per cui bisognava appoggiarla su un
fianco quando era ferma.
Il successo della nuova moto, presentata per la prima volta
in occasione della fiera di Milano nell’aprile del 1946, fu
rapido ed entusiasmante. Negli anni successivi vennero
varati numerosi modelli, alcuni anche particolarmente
fantasiosi: dalla “Vespa modello risciò”, che si ispirava ad uno
dei tipici mezzi di trasporto cinesi e prevedeva che la moto
trasportasse una carrozzina, alla “Vespa siluro”, capace, con
la sua sagoma a forma di missile, di superare i 170 chilometri
orari. Dalla “Vespa sidecar” alla “Vespa T.A.P.” del 1956,
colorata in mimetico, provvista di lanciagranate e destinata
come ovvio all’uso militare.
La Vespa di oggi, una moto moderna in tutto e per tutto,
mantiene ancora molti punti di contatto con la progenitrice:
questa moto rimane infatti uno degli esempi di design
industriale più riuscito al mondo. La sua linea, pur variando
nel particolare, rimane inconfondibile nell’insieme: qualsiasi
sia il modello, qualsiasi sia l’anno di produzione, le sue
caratteristiche fondamentali rimangono impresse a tal punto
che l’oggetto Vespa è identificabile in modo univoco. Parlare
di Vespa é però, soprattutto, un modo per ricordare l’Italia
del dopoguerra: il mitico mezzo della Piaggio è entrato
nella storia soprattutto per essere stato il veicolo utilitario di
molte famiglie italiane prima dell’avvento delle automobili.
La Vespa rappresenta un pezzo di passato, in qualità di
mezzo della prima motorizzazione “di massa” in Italia, e
nello stesso tempo una parte di futuro. Perché ancora oggi, a
più di sessant’anni di distanza, è capace di appassionare e di
stupire, mantenendo invariato il fascino delle nobili origini ◆
Roma, Piazza Monte Grappa, 1 (Inizio V.le Mazzini)
Tel. 06 45200395 - [email protected]
48
M AGA ZINE
Motordays 2012:
record di pubblico e moto da sogno
Nella quarta edizione alla Fiera di Roma
sono state presentate le più importanti novità previste per l’anno in corso
e una moto d’epoca d’eccezione: la G80 CS, modello presente
anche nella collezione di Steve McQueen
di Francesco Mantica
1941 Matchless G3L War Departmen
S
S
1942 Matchless G3L
i è chiusa con un grande successo la quarta
edizione di Motodays alla Fiera di Roma.
Centinaia di migliaia di amanti delle due
ruote hanno vissuto appieno l’evento fieristico di riferimento
sulle moto nel centro-sud, che ha visto quest’anno, ancora
una volta, una crescita notevole del numero di visitatori, da
108.000 a 128.400: un segnale importante per tutto il settore
delle due ruote. Nei cinque padiglioni, i visitatori hanno potuto
non solo ammirare le novità di mercato delle maggiori Case
Costruttrici, ma anche provare le moto direttamente: oltre le
aspettative sono andate le aree esterne, letteralmente prese
d’assalto dagli appassionati, che dopo le registrazioni ai desk
hanno avuto la possibilità di provare tutte le novità scooter e
moto nelle aree demo apposite (Honda, Suzuki e MasterbikeMX Motosprint), sulla pista (Piaggio e Sym) e attraverso gli
Open Door (KTM, Husqvarna, Harley, Honda, Yamaha e
Aprilia) che portavano i visitatori all’esterno del quartiere
fieristico per un’esperienza su due ruote di 30 minuti.
Tra le aree tematiche di maggior successo di questa edizione
1954 Matchless G9
1962 Matchless G50
1953 Matchless G80
la grande novità “Villaggio dell’Alternativa - Dekra” con
un’attrezzata area prova per i veicoli elettrici, “Kromature”
dedicata al custom con il Bike Show, “Days on the Road”
dedicato agli USA per il turismo, per l’epoca, “Market One
to One” per l’usato e “Motodays Vintage”, dedicata alle moto
inglesi fino agli anni Settanta.
Proprio nell’esposizione di Motodays Vintage dedicata alle
moto British del passato è stato dato spazio allo storico
marchio Matchless. Il modello scelto per presenziare alla
Fiera è stato la G80 CS: nacque già prima della guerra, fu
una moto molto popolare e rimase in listino per decenni.
La G80 CS ebbe un grande successo in America, dove
venne richiesto, tra gli altri, un particolare modello, dotato
di impianto elettrico e silenziatore. Di questi ne furono
realizzati pochi esemplari, meno di cento, e uno di essi
era quello che si trovava nella collezione del famoso attore
Steve McQueen. La moto esposta a Motodays fu venduta in
America, poi reimportata in Inghilterra per arrivare, infine,
in Italia ◆
50
M AGA ZINE
hi tech
di Fabrizio Lodi
Tutte le rivoluzioni del New Ipad
Non si chiama iPad 3, né iPad HD, ma semplicemente New
iPad, ovvero l’iPad di terza generazione. Il nuovo tablet, in
vendita da pochi giorni anche in Italia, presenta moltissime
le novità, analizziamole...
Si tratta appunto di un tablet, disponibile sia bianco sia
nero, ad altissima definizione che avrà un supporto 4G
compatibile con le reti At&T e Verizon e una dettatura locale
con il pulsante sul display.
La fotocamera ha una definizione di 5 megapixel, è presente
un tasto home e anche un retina display ad alta risoluzione,
con 2048×1536 pixel. Questo vuol dire il doppio di quello
precedente, sia in larghezza che in altezza, con un numero
totale di pixel quadruplicato.
Ma non è finita qui. Il nuovo iPad vanta un chip A5x, molto
più potente di quello montato sull’iPad2. E infine sono stati
anche migliorati iPhoto, iMovie, Garage Band, iWork, Pages,
Keynote e Numbers, che come prima ho citato si avvarranno
del supporto per il Display Retina. Riguardo le applicazioni
disponibili per il nuovo iPad ce ne sono già oltre 200.000,
disponibili su App Store.
Le versioni invece sono identiche a quelle del vecchio iPad
ovvero andranno da quelle da 16 GB a quelle da 32 GB
a quelle da 64 GB, e costano rispettivamente 499 dollari,
599 dollari e 699 dollari; mentre per la versione 4G i prezzi
saranno di 629, 729 e 829 dollari. Da definire ancora, al
momento in cui siamo andati in stampa, i costi in euro. Ciò
comporta naturalmente, come sempre accade, un prezzo a
ribasso per la vecchia tavoletta.
Insomma come al solito Apple ridefinisce gli standard del
settore, gli altri non potranno fare altro che adeguarsi...
ELUGA
Elegante e facile:
Panasonic lancia il suo guanto di sfida
Elegant design, user friendly e gateway (elegante, facile da
usare e porta di connessione): sono i tre concetti che creano
l’acronimo Eluga, ovvero il nome dello smartphone Panasonic.
Il colosso giapponese gioca le sue carte con un terminale molto
caratterizzato, a suo modo estremo e in controtendenza, che
arriverà in Italia ad aprile a un prezzo che dovrebbe mantenersi
intorno ai 450 euro, senza comunque superare i 500.
L’eleganza c’è, se non altro per il fatto che ha uno spessore di
7,8 millimetri e un peso di soli 103 grammi. Una sensazione
di leggerezza che gli smartphone più popolari non danno.
E poi Android 2.3, lo schermo 4,3 pollici Oled qHD, l’Nfc
(per i pagamenti sicuri), il processore Omap4 dual core, la
fotocamera da 8 megapixel. Il tutto prodotto per ora in due
colori: silver e nero.
L’Eluga è resistente all’acqua e inattaccabile dalla polvere,
ha la microsim e batteria non removibile, come l’iPhone,
con 30 ore di stand-by. Ciò che lascia perplessi è la scelta
di dotare il dispositivo di soli 8 giga di memoria interna e la
mancanza di una camera frontale per le videochiamate su
voIP. Tenendo presente che non ci sono alloggiamenti per
microSD, la capacità di immagazzinare video e foto risulta
assai penalizzata.
Le fotografie e i video si spostano dallo smartphone alla tv,
ovviamente Panasonic, con il dito, facendo un semplice
swipe. Come se il grande schermo digitale fosse un’estensione
del piccolo schermo del cellulare. È un movimento intuitivo e
naturale. Lo stesso succede con le pagine web ◆
53
M AGA ZINE
Per la strada
una creatura, il tenerla al sicuro, appartiene alla nostra stessa
natura. Il maschio, invece, spesso ama e punisce”.
E quando un rapporto si conclude?
“Mi tengo le fotografie migliori del ballo che ho ballato: non
può togliermele nessuno. Talvolta ritirarle fuori dai cassetti
della memoria è terapeutico”.
G
G
iacca di pelle, pantaloni verde scuro e
un’allegra, interminabile sciarpa rossa, che la
folata di vento improvviso fa volare. Lei ne
segue divertita le evoluzioni, abbandonata sulla poltroncina
del caffè all’aperto, poco distante dal Colosseo. Sembra non
voler perdere nemmeno un raggio del sole di primavera
che inonda la piazzetta e che le accende capelli e occhi
dello stesso riflesso dorato, mentre gioca con l’orecchino
di filigrana e coralli. Mani nervose, affusolate; viso di una
bellezza moderna e intatta, con il disegno deciso delle
sopracciglia e della labbra a regalare luce allo sguardo e al
sorriso. Donna affascinante, Lina Sastri. Splendida attrice
di teatro, cinema e televisione. Nonché regista e cantante,
vincitrice di due Nastri d’Argento e tre David di Donatello,
insignita nel giugno del 2011 del titolo di Commendatore al
merito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Interessante nelle dicotomie che raccontano una femminilità
complessa nella sua forma più psicologicamente intrigante:
naturale e sofisticata, intellettuale e gitana.
Dal 17 al 22 aprile sarà in scena al San Ferdinando di Napoli
con ‘La casa di Ninetta’, un dipinto autobiografico dedicato
alla madre Anna, in cui le stanze dell’antica abitazione nei
quartieri spagnoli, ad un passo da via Toledo e dal mare, si
Poi?
“Torna il desiderio di vivere un incontro, ‘l’incontro’. E lì
occorre la mano che sappia farti abbandonare. Certo, non
è facile trovarla. Con gli anni, si diventa guardinghi e non si
scende a patti, specialmente con la propria dignità”.
riempiono di personaggi familiari, mentre suoni e chiacchiere
viaggiano di rimbalzo di balcone in balcone.
Tornerà poi a Roma per presentare all’Eliseo dal 15 al 27
maggio ‘Per la strada’, il recital di canzoni napoletane non
classiche, che si snodano lungo un vicolo immaginario,
animato da un mimo e tre danzatrici. Spettacolo suggestivo,
nel quale filo drammaturgico e danza legano la musica,
scrivendo un unico spartito. Lina è la voce con il graffio
dolente e le aperture inattese di una Napoli che si narra
come dimensione di sentimenti forti e di speranza. Di una
terra sofferente e meravigliosa con i suoi sapori e i suoi odori,
con le sue infinite contraddizioni, intenta ad osservarsi, più
che a compiacersi, per spiegare meglio tutto quanto davvero
le appartiene.
Senza perdersi nei percorsi delle proprie strade, ma
appropriandosene completamente per restituirli con intensità
a chi guarda e ascolta.
Mi piace che anche la mia intervista si svolga mmiez ’a via,
sotto i terrazzini delle vecchie case di una città diversa, con
un’altra storia e con altre storie.
A cosa non si deve mai rinunciare nel tempo, Lina?
“Ai pochi valori sacrosanti e indispensabili. All’infanzia nel
cuore: il saper restare bambini nell’emozione del darsi e
dello scoprire. Nell’essere totalmente disarmati, pur avendo
a disposizione le armi per vincere. Pur conoscendole a
memoria e avendo la capacità di usarle”.
Qual è il peggior nemico?
“Quello che non immagini. Il nemico identificato lo
neutralizzi, ne stai lontano. Non fa paura perché hai modo
di controllarlo”.
Chi non sopporti?
“Chi agisce in malafede. Lo avverto ‘a pelle’, immediatamente.
Attendo conferme, per non sentirmi prevenuta, ma sbaglio
raramente”.
Com’è l’uomo che ti attrae?
“Semplicemente buono. Detesto l’ottusità degli egoisti, che
diventa prevaricazione vissuta con naturalezza. Un uomo
non mi conquista dicendomi: ‘Sei bella’, ma volendomi bene.
Con generosità, complicità… E dopo, magari, mi ritrovo
ad osservare in un certo modo una nuca, un profilo o un
movimento e a trovarli speciali”.
Pensi che un compagno non altrettanto celebre o,
comunque, meno realizzato riuscirebbe a starti accanto?
“I problemi potrebbero arrivare soltanto dall’esterno. Io
non me ne porrei nessuno. Certamente non lo farei sentire
inadeguato.”
Dove hai provato un attimo di inspiegabile imbarazzo?
“Sulla scalinata del Festival di Sanremo, nel 1992. Venivo dalla
rappresentazione della Medea di Porta Medina e partecipavo
con il brano ‘Femmene ’e mare’. Ero stressatissima. Ogni
gradino mi sembrava un muro insormontabile, malgrado
fosse in discesa”.
In che modo reagisci alle difficoltà?
“Non le racconto, nella mia debolezza di essere libera”.
Un ricordo indelebile?
“La leggerezza con cui la mia mamma affrontava la vita. Le
melodie e la poesia gioiosa che entravano insieme a lei in
ogni camera: inconsapevoli lezioni di serenità, da rileggere
quotidianamente con tenerezza e gratitudine. Sono i doni
preziosi che ha lasciato a noi figli. Forza, fantasia… A me
hanno ispirato un libro, successivamente divenuto il testo
della rappresentazione diretta da Emanuela Giordano; a mio
fratello l’idea di un locale accogliente, un ristorante, che
portasse il suo nome”.
interview
Sei protettiva?
“Mi è accaduto di esserlo, dandomi fino in fondo, mettendomi
in gioco. Però siamo diverse, inutile negarlo. Il saper curare
Di cosa non fai a meno, nel corso della tua giornata?
“Della mia fede in Dio” ◆
Long Range 23:
design e tecnologia
sulle onde del mare
Mochi Craft propone una imbarcazione
in cui ricerca per il design e sofisticata tecnologia
si fondono in un mix unico di potenza e bellezza
di Francesco Mantica
L’
L’
idea è semplice, ma allo stesso tempo
difficile da realizzare: riscoprire il passato
e reinterpretarlo attraverso la passione per
il mare, coniugando il fascino straordinario di imbarcazioni
senza tempo alla sapiente ricerca tecnologica. Per Mochi
Craft, leader nella costruzione di motor yacht e lobster di lusso
di recente acquisita dal gruppo Ferretti, più che una sfida è una
filosofia, da cui scaturiscono yacht dalla personalità unica, dal
design sofisticato e dalle tecnologie rivoluzionarie. Emblema
di questo stile è sicuramente il Long Range 23, con cui
Mochi Craft ha reinterpretato in modo unico il concetto di
Expedition Boat e realizzato uno yacht all’avanguardia capace
di garantire prestazioni e affidabilità in ogni condizione di
mare. Grazie alla preziosa consulenza di AYT - Advanced
Yacht Technology del Gruppo Ferretti, uno dei centri di
ricerca e progettazione navale più avanzati al mondo - e
del Centro Stile, un competente team di architetti e designer
alla continua ricerca di soluzioni estetiche, funzionali e
innovative, sono state così realizzate numerose innovazioni
che fanno del Long Range una imbarcazione unica.
Ne sono esempio l’esclusiva carena trans-planante, che
presenta una efficienza idrodinamica superiore alle altre
carene; oppure il particolare design, che grazie a tunnel
longitudinali che proteggono le eliche e ad una base orizzontale
che ingloba il bulbo prodiero, rende l’imbarcazione adatta ad
appoggiare sui fondali sabbiosi consentendo la sosta anche
in zone soggette a maree. Il massimo contatto con il mare
significa anche la massima governabilità, assicurata, tra le
altre cose, dall’esclusivo sistema Ferretti SteerCommand, che
sostituisce la tradizionale timoneria idraulica permettendo
livelli di manovrabilità e governabilità finora sconosciuti.
Ma non basta: il Long Range 23 è anche uno yacht altamente
ecologico, progettato per focalizzarsi sul rispetto dell’ambiente
e tutelare quel delicato equilibrio che costituisce la magia
stessa del mare. Questo grazie al rivoluzionario sistema di
propulsione ibrido “Zero Emission Mode”, il primo sistema
ad emissioni zero applicato ad uno yacht sopra i 20 metri
che permette di navigare in 5 modalità differenti facilmente
controllabili tramite un display touch-screen, che variano dal
funzionamento diesel tradizionale alle modalità ad emissioni
zero. Questo permetterà finalmente di navigare in aree
incontaminate nel totale rispetto della natura ◆
I campionati Match Play
al Golf Club Parco di Roma
Sul difficile percorso romano si sono svolti
a metà marzo i campionati italiani dedicati ai dilettanti.
Vincitori Paolo Ferraris e Stefania Avanzo dopo gare molto combattute
È
È
stato il golf club Parco di Roma ad ospitare
quest’anno i Campionati Nazionali Match
Play, cui hanno preso parte 108 concorrenti,
il massimo consentito dal regolamento, a testimonianza del
grande successo ottenuto dalla manifestazione. Quest’anno
il primo classificato è stato un ragazzo che ha festeggiato
nel migliore dei modi il suo diciannovesimo compleanno:
Paolo Ferraris.
Il torinese portacolori del Royal Park I Roveri è stato la
rivelazione di un torneo combattuto e caratterizzato da green
duri e difficili e da un campo con un alto livello di difficoltà,
condizionato per di più da un vento fortissimo. Ferraris ha
avuto la meglio su due dei maggiori favoriti, Bolognesi e
Paratore, in semifinale, mentre nelle ultime 36 buche ha
sconfitto Francesco La Porta, azzurro di grande esperienza,
molte volte impegnato in gare con professionisti. Sul fronte
golf
femminile, invece, la vittoria è andata a Stefania Avanzo (Villa
Condulmer), che in finale ha battuto Ludovica Farina.
I campionati nazionali Match Play sono dedicati ai dilettanti e,
lo ricordiamo, consistono in una gara in cui vengono contate
il numero di buche vinte da un giocatore. Al termine di ogni
buca, vince la stessa il giocatore che ha effettuato meno colpi,
considerando anche l’handicap. Chi alla fine conclude il giro
con più buche vinte è così il vincitore. Il Golf Club Parco
di Roma, con il suo par 72, è un campo di 18 buche che
si snoda tra colline e declivi della campagna romana ed è
considerato uno dei più difficili d’Italia. Proprio per questo
motivo i vincitori dei campionati Match Play possono essere
soddisfatti del risultato ottenuto, che li lancia verso possibili
traguardi futuri ancora più esaltanti, per loro e - si spera - per
l’intero movimento golfistico italiano, che negli ultimi anni è
cresciuto enormemente portando a casa notevoli successi ◆
F.M.
L
Mario Paonessa, Francesco Fossi, Luca Agamennoni, Andrea Palmisano
Verso le Olimpiadi
Memorial d’Aloja:
26° edizione a Piediluco
L
di Marco Callai
Già con la testa a Londra, sono anche Andrea Palmisano
(Can. Aniene) e Francesco Fossi (Fiamme Gialle): entrambi
nel quattro senza a Bled (Mondiali) e Plovdiv (bronzo agli
Europei), le loro strade sembrano dividersi perché Palmisano,
laurea magistrale in Giurisprudenza, resta un punto di
riferimento nella vogata di punta mentre Fossi, laureando in
Scienze Politiche, passa alla coppia.
Tra i Pesi Leggeri, proverà a mettersi in mostra Livio La Padula
(Fiamme Oro), laurea in Scienze Politiche, dopo un lungo
inverno trascorso in raduno a Piediluco con il gruppo olimpico.
Nei prossimi mesi, i cinque finalisti interverranno nei circoli
di Torino, Padova, Napoli e Milano dove incontreranno i
soci e racconteranno la loro carriera sportiva ed universitaria
svelando anche i segreti dei propri successi.
Nel mese di settembre una successiva selezione ad opera di
Jaguar designerà i due atleti che avranno diritto ai “premi”
della Jaguar Excellence Academy: una borsa di studio
che consentirà di arricchire la propria formazione con
un Master in management sportivo o un corso di public
speaking o self management oltre ad un corso d’inglese
nella città d’appartenenza e trenta giorni in Inghilterra con il
British Council ◆
Sara Bertolasi
www.canottaggio.org
Laura Schiavone
Livio La Padula
a stagione internazionale del canottaggio è
alle porte. Da venerdì 13 a domenica 15 aprile
scatta la 26° edizione del Memorial d’Aloja: a
Piediluco sarà un test importante per venti squadre nazionali
a poco più di tre mesi dai Giochi Olimpici, un’occasione
per i Commissari Tecnici dell’Italia per verificare lo stato
della preparazione.
Ci saranno anche i cinque finalisti della Jaguar Excellence
Academy, progetto alla ricerca dell’eccellenza nello sport,
realizzato grazie all’impegno della nota casa automobilistica
specializzata nelle auto sportive e di lusso.
Laura Schiavone, laureata in Ingegneria Civile e protagonista
domenica 1 aprile presso il Circolo Canottieri Lazio nel primo
dei cinque eventi griffati JEA, gareggia alla ricerca di un posto
per Londra 2012 in una barca di coppia (doppio o quattro).
In allenamento tra Varese e Piediluco, l’atleta campana della
Canottieri Irno vuole trovare la forma migliore insieme alle
sue compagne di squadra.
Stesso discorso per Sara Bertolasi, varesina tesserata per la
Canottieri Lario e laureata in Scienze della Comunicazione:
dopo la storica qualificazione olimpica, ottenuta assieme
a Claudia Wurzel, avrà la chance al Memorial d’Aloja e
nelle successive tappe del Coppa del Mondo per migliorare
ulteriormente il proprio valore.
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
PREMIO PARIOLI:
galoppo NEL SEGNO DELLA STORIA
Domenica 29 aprile a Capannelle verranno ospitati i Premi Parioli
e Regina Elena. Una coppia di corse nata nel 1907 per festeggiare
la prima pietra del secondo ippodromo romano,
che sorgeva a Ponte Milvio, in riva al Tevere
di Enrico Tonali
Al Rep (n. 7), il purosangue italiano ultimo vincitore del Premio Parioli a Capannelle,
arriva secondo in una corsa a Hong Kong, sua nuova patria - ph HKJC
L’Unione Nazionale Proprietari Cavalli
Purosangue organizza
la XVI edizione Gran Galà
del galoppo - cavalli da Oscar 2011
In occasione dell’incontro, lunedì 16 aprile alle 18,30
sulla Terrazza Derby dell’Ippodromo Capannelle,
verranno consegnati il Premio Speciale alla Carriera,
doveroso omaggio a chi ha speso una vita nel mondo
dell’equitazione, e il Premio Mauro Sbarigia, in memoria
dello storico giornalista ippico.
G
G
“L’ippica non sarà mai un inutile orpello,
bensì un rapporto dialettico con un animale superbo,
un fenomeno culturale, un piacere conviviale,
quasi un rituale di culto”
Mario Masini
Presidente UNPCPS
My Sweet Baby (al centro, con Carlo Fiocchi fantino) va a vincere il Premio Regina Elena 2009 a Capannelle - ph Stefano Grasso
emelli si nasce e loro videro la luce 105 anni
fa, alla fine di marzo 1907 (il 24 o il 25) per
celebrare un altro lieto evento, la prima pietra
di un imponente e sfortunato ippodromo romano, quello dei
Parioli. I Premi Regina Elena e Parioli - che domenica 29 aprile
daranno inizio alla primavera capitolina del grande galoppo
a Capannelle - furono ideati per ricordare nel tempo (e ci
sono riusciti) l’inizio dei lavori del moderno impianto ippico
a due passi da Ponte Milvio, in riva al Tevere (la pista
era così vicina al fiume che qualche fantino
disarcionato dal suo cavallo finì in acqua).
Per la sua breve attività - quindici anni,
dal 1911 al 1926 - l’ippodromo dei
Parioli viene spesso confuso con
una pista vicina, Villa Glori, dedicata
al trotto e più giovane, ed anche
questa finita sotto il più implacabile
dei giustizieri, il piccone demolitore.
Il nuovo Campo Corse Parioli - che
sorgeva nella vasta piana che poi fu
occupata dagli alloggi per gli atleti dei
Giochi Olimpici di Roma 1960, il Villaggio Olimpico - venne
proposto dalla Società Parioli con lo scopo di avvicinare alla
città le gare di cavalli disputate fino ad allora nelle lontane
Capannelle.
L’ideazione della pista ebbe come viatico un fatto tragico,
l’assassinio di re Umberto I di Savoia la notte (le 22.30) del 29
luglio 1900 a Monza. Quel pomeriggio intorno a Milano faceva
un gran caldo così che il sovrano aveva lasciato a Palazzo
Reale la cotta di maglia protettiva che solitamente
indossava dopo i due precedenti attentati. Uno
dei tre colpi di pistola sparatigli a Monza
dall’anarchico Bresci gli trapassò perciò
facilmente il cuore. La scomparsa
del grande appassionato di galoppo
- fu Sua Maestà a volere il Derby determinò poco dopo (anche per lo
scarso interesse dell’erede Vittorio
Emanale III verso i cavalli e l’avvento
delle prime auto, un anno prima del
regicidio era stata fondata la Fiat) la fine
della spettacolare sfilata di carrozze, con
Cima Da Conegliano, in sella Federico Regoli,
vince il Derby 1923 all’Ippodromo dei Parioli.
Sullo sfondo la collina di Villa Glori
Prenotazioni presso la segreteria organizzativa:
Andrea Benetti Cell. 347 2103991
Lorenza Masini Cell. 331 3411890
la folla assiepata lungo l’Appia, che tornavano da Capannelle
verso Roma al termine delle corse. Con il palco reale spesso
vuoto, l’ippodromo nato nel 1883 cominciò a farsi lontano,
obsoleto e poco frequentato.
Contemporaneamente sotto la spinta del Jockey Club Italiano
e dell’ippico conte Felice Scheibler, il sindaco Nathan stabilì
- con il Piano Regolatore 1909 - che, poco prima di arrivare a
Ponte Milvio, la pianura tra Villa Glori, la Flaminia e il Tevere
fosse destinata ad attrezzature di gioco e divertimento, tra
cui un secondo ippodromo. Un Eldorado dello sport romano,
ai confini tra il Flaminio e l’emergente quartiere residenziale
dei Parioli che stava sfrattando osterie e vigne - ci si produsse
il primo Merlot del Centro Sud - dai Monti Parioli. Nacque
così il Campo Corse Parioli che riattizzò l’ippica romana
richiamando scuderie e pubblico, ed al quale furono destinati
i due Premi sul miglio per cavalli di 3 anni - Parioli (open) e
Regina Elena (femmine) - con la cui nascita si festeggiarono
nel 1907 i primi lavori della nuova pista a mano sinistra,
all’inglese. Nell’attesa che l’impianto fosse completato, le due
“poules” si disputarono, dal 1907 al 1909, alle Capannelle.
Il nuovo ippodromo venne inaugurato il 19 gennaio 1911 dal re
Vittorio Emanuele III accompagnato dalla regina Elena, la bella
principessa del Montenegro che Umberto I aveva fatto sposare
a suo figlio (nato dal matrimonio fra consanguinei, i cugini
Umberto e Margherita) per “rinforzare” la dinastia savoiarda.
Le tribune del Parioli erano in cemento armato (uno dei primi
esempi di questa nuova tecnica costruttiva, usata anche per
il vicino Ponte del Risorgimento a Belle Arti) e ressero, come
abitazioni di fortuna, fino al 1959 quando furono fatte saltare
per far posto all’attuale Villaggio Olimpico.
Il mese prossimo, il 20 maggio, tre settimane dopo Parioli e
Regina Elena, si disputerà a Capannelle il 129° Derby, anche
questa una corsa che lo scomparso Ippodromo dei Parioli
riuscì ad acquisire, organizzandola per 8 volte con notevole
successo di pubblico ◆
RomaCavalli, Salone dell’Equitazione
e dell’Ippica alla Nuova Fiera di Roma:
12 - 15 aprile
RomaCavalli ritorna nei padiglioni della Nuova Fiera di
Roma (sull’Autostrada per Fiumicino) con una 3.a edizione
ancor più ricca, intrigante e mediterranea. Quattro
giornate - da giovedì 12 a domenica 15 aprile - dedicate
alla passione equestre, in compagnia di oltre 2.000
cavalli. Tanti gli appuntamenti nazionali, internazionali ed
eventi di qualità che arricchiscono il nutrito calendario di
questo “Salone dell’Equitazione e dell’Ippica di Roma”,
con una particolare attenzione all’area del Mediterraneo
che vanta consolidate tradizioni equestri. A RomaCavalli
ritorna pure - dopo il successo della prima edizione
2010 - Terre & Cavalli, un salone nel salone, nato per
essere palcoscenico unico e specializzato dei territori e
delle diverse realtà che li animano. Terre & Cavalli è uno
spazio interamente dedicato alla promozione dei territori
e degli itinerari turistici collegati al mondo del cavallo,
con percorsi specifici riservati alle ippovie e agli itinerari
dell’equiturismo.
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M AGA ZINE
C.O.N.I.
Audi Polo Gold Cup Circuit
F.I.S.E.
on the Beach a Forte dei Marmi
di Luca Protettì
C.I. Casale San Nicola
Società Sportiva Dilettantistica a R.L.
N
sport
N
atale con chi vuoi, Pasqua con il Polo “on
the beach”. Dal 5 al 9 aprile l’Audi Polo
Gold Cup Circuit torna per il secondo
anno consecutivo sulle spiagge di Forte dei Marmi con la
seconda tappa del confermato circuito polistico che ha
aperto i battenti a febbraio sulle nevi di Cortina ed avrà il
suo epilogo sull’erba di Roma dal 19 al 23 giugno. Cinque
giorni di grande spettacolo e agonismo che avranno come
palcoscenico lo storico Bagno Costanza dove per l’occasione
è stato attrezzato il campo di gara, ricavato a ridosso della
battigia. Quattro le squadre in campo che si sfideranno con
la formula del girone all’italiana per conquistare l’accesso alla
finale: Audi Polo Team, Ruinart Polo Team, Cortina Polo Style
Team e U.S. Polo Assn. Team. Il romano Luca D’Orazio,
capitano del team Audi, rimette in gioco il trofeo conquistato
lo scorso anno nell’edizione del debutto del polo “on the
beach” a Forte dei Marmi. Il giocatore capitolino, inoltre,
ha già firmato la tappa di Cortina con la maglia del team
Ruinart-Montecarlo e nel torneo toscano sarà affiancato dalla
milanese Stefania Annunziata, unica donna del torneo, e
dagli argentini Juan José Storni e Juan Ruiz Guinazu. Pubblico
numeroso e ospiti eccellenti animeranno anche quest’anno
le giornate del Polo Village, la grande terrazza vista mare,
affacciata sul campo da gioco, che sarà il ritrovo glamour
della tappa primaverile del circuito ◆
Luca D’Orazio
27 Aprile - 01 Maggio
Concorso Naz. A 5*
12-13 Maggio
DRESSAGE Campionati Regionali
Concorsi Ippici - Stage di Salto Ostacoli e Dressage con tecnici di eccellenza
Scuola Pony-Cavalli e Pony Games a partire dai 4 anni con Istruttori Federali qualificati
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Club House con piscina
Valentina Trup pa
Nome:
Valentina Truppa
Il suo motto? Tentare sempre,
anche alle prossime Olimpiadi
Disciplina:
dressage
gruppo sportivo Carabinieri
di Ester Maria Lorido
Debutto in gare nazionali:
11 anni
Nata il:
18/03/1986
Luogo di Nascita:
Milano
la margherita del Dressage
P
Debutto in gare internazionali:
14 anni
P
La rosa dei talenti
er il secondo appuntamento con La rosa
dei talenti, la nostra rubrica dedicata
alle amazzoni di spicco dell’equitazione
italiana, abbiamo optato per l’eleganza e per la precisione,
pescando dal cilindro - non a caso simbolo della sua
disciplina - la più grande campionessa del Dressage
nazionale: il carabiniere scelto Valentina Truppa. Basti sapere
che, grazie alla terza posizione nel ranking mondiale, sarà
l’unica rappresentante italiana della gara di addestramento
alle prossime Olimpiadi di Londra.
Domanda di rito: se Valentina fosse un fiore, quale sarebbe?
Una margherita.
In cosa si distingue il cavallo da dressage da quelli utilizzati
in altre discipline?
La differenza è data dal tempo di addestramento. Per far
esprimere un cavallo alle massime capacità, ci vuole molto più
tempo rispetto al salto ostacoli, dove si trovano esemplari che
gareggiano nei Gran Premi anche a 8-9 anni. Nel dressage,
invece, raggiungono questi livelli intorno ai 10-11 anni.
Come si riconosce un futuro campione?
Nei puledri si valutano i movimenti e le andature. Andando
avanti, ci si basa sulla facilità di apprendimento e sul
comportamento del cavallo in gara: tutte qualità che si
scoprono strada facendo.
E una futura campionessa (parlando di amazzoni)? Quali
sono le qualità che ti hanno portato al successo?
Anche nel caso delle amazzoni e dei cavalieri, ci vuole
molto più tempo per diventare professionisti rispetto ad altre
discipline, ma il presupposto è che ci sia un pò di talento alla
base, come in tutti gli sport del resto.
Hai mai avuto voglia di dedicarti ad un’altra disciplina
equestre oppure ad un altro sport?
Sinceramente no, sono nata nel mondo del dressage perché
già mio padre ne faceva parte. A scuola ho approcciato altre
attività, ad esempio la pallavolo, ma l’equitazione ti dona
qualcosa che nessuno sport sarà mai in grado di dare, per il
rapporto unico che si viene a creare con il cavallo.
Valentina con Chablis
Hai 26 anni, facciamo un po’ di gossip. Chiuse le porte
della scuderia, apri quelle del cuore?
Sì, ho un fidanzato da più di 4 anni, non è nel mondo dei
cavalli ma mi segue in questo lavoro/sport/avventura.
Un grazie a chi lo dici?
Ai miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto e a tutte le
persone che hanno creduto in me.
Vogliamo sapere in esclusiva il tuo motto per le prossime
Olimpiadi.
Non ci ho ancora pensato, perché mancano ancora tante
gare. Tentare sempre? Tentar non nuoce? Intanto non ho
nulla da perdere, è la mia prima Olimpiade.
La ‘Rosa’ si chiude così: hai la possibilità di inviare un
messaggio ad un’altra amazzone. Chi sceglieresti e cosa le
diresti?
Isabell Werth: spero un giorno di fare solo la metà dei
risultati che ha ottenuto lei nella sua carriera, sarebbe più
che sufficiente ◆
Percorsi d’arte e di memoria: la galleria TRIPHE’,
salotto esclusivo a CORTONA
ODE ALL’OZIO LUSSUOSO
di Carlotta Miceli Picardi
Maria Laura Perilli
Come opera in tal senso?
“Sostenendo giovani artisti italiani e stranieri preparati.
Investendo su di loro, in un percorso di reale mecenatismo,
che certamente paga a livello di soddisfazioni e prestigio.
Ne è uno splendido esempio Roberta Coni, entrata all’ultima
Biennale di Venezia, curata da Vittorio Sgarbi”.
N
N
el cuore dell’antica Coryto, città etrusca e
romana ai margini della val di Chiana,
passata nel 1412 sotto la dominazione
fiorentina, troviamo un luogo che è momento di vera
gratificazione spirituale ed estetica. Ciò accade in un contesto
esclusivo: la ex chiesa di San Carlo Borromeo, la cui sacralità
viene reinterpretata in una nuova, costante attivazione di
emozione e riflessione. La galleria Triphé diventa stazione
al centro del crocevia tra le varie attività creative nella loro
espressione più libera e completa, a sostegno dell’assoluta
autonomia del linguaggio artistico. Si fa tregua rigeneratrice
dal consueto, utile ad attivare i meccanismi intellettuali di
curiosità ed approfondimento. Lo spazio stesso è modulato
in tal senso, creando occasioni di cammino e di sosta.
Suggestiva, l’atmosfera, di un’opulenza raffinata, percepita
ancor più di quanto sia dichiarata. L’austerità ed il rigore degli
esterni in pietra, contrastano con la ricercatezza degli arredi
interni. I tessuti traducono cromaticamente il mosto di pregiate
uve scure opposto, a tratti, ad una lattea morbidezza degli
intonaci. Improvvise lame di luce, precipitano a tagliare le
pareti da riquadri trasparenti del soffitto. Nella navata, i dipinti
del maestro Michelino Iorizzo, in esposizione permanente, si
snodano come un nastro forte e irrinunciabile sul contenuto
prezioso di una straordinaria scatola.
A Maria Laura Perilli, ventinove anni, laureata in Conservazione
dei beni Culturali e Ambientali, che ne è titolare, chiedo di
illustrarmi l’impostazione del lavoro della galleria.
Maria Laura, quali obiettivi si pone?
“Il mio è un progetto ad ampio respiro, nell intento di creare
le condizioni affinché voci pittoriche ancora inascoltate,
abbiano una cassa di risonanza nazionale ed internazionale.
Punto ad ampliare le occasioni di scambio con i paesi
emergenti. Davvero interessanti, in tal senso, i recenti
contatti con l’accademia cinese di Hubei. Cerco inoltre di
promuovere un discorso meritocratico che premi, oltre alla
genialità dell’artista studio, capacità e voglia di ricerca”.
L’incontro tra maestri e talenti emergenti, inteso come
opportunità di crescita e di confronto, sollecita talvolta
collaborazioni inattese?
“È probabile, se l’artista giovane non si compiace troppo
di sé e del proprio isolamento, spesso vissuto come
fisiologico. Se si accosta senza prevenzione e diffidenza a
chi ha già conquistato una sua fama. La galleria ha invitato
nomi affermati, da Pier Augusto Breccia a Sandro Trotti, da
Tonino Caputo a Mirko Pagliacci e John Ratner: ognuno ha
consentito di decifrare i propri codici, di accostarsi a diverse
simbologie. Ognuno ha messo a disposizione competenze e
attitudini con umiltà e generosità”.
In termini di opportunità, cosa significa la galleria, per un
artista?
“La possibilità di essere rappresentato, in un rapporto di
tutela e valorizzazione, certamente proficuo, se prescinde
dalla conflittualità. Offre, inoltre, la chiave d’accesso al
mercato delle fiere e costituisce una garanzia per il potenziale
acquirente, se mira ad un investimento sicuro”.
Le proposte della Triphé, per quanto riguarda la stagione
2012, infine?
“Alle fotografie di Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto,
seguiranno le sculture ecocompatibili di Alessio Deli,
realizzate con l’assembramento di materiali di riciclo. Quindi
le opere di Davide Puma, anche lui presente alla Biennale
di Venezia. Appuntamenti davvero interessanti, da maggio
a settembre, periodo in cui Cortona esprime al massimo il
proprio splendore” ◆
Cortona, ex chiesa di S. Carlo Borromeo
una m ela
al giorno
Aprile “dolce” stArnutire
Allergie stagionali, consigli per il disuso
eggende metropolitane e credenze popolari
hanno un fascino indiscutibile, ma possiedono
anche una carica potenzialmente nociva
quando toccano la sfera della salute. Per il mese di aprile, la
nostra rubrica di Medicina, Una mela al giorno, si propone
di disincantare un mondo in cui la fantasia ha generato una
lunga serie di falsi miti: quello delle allergie stagionali.
Ad esempio, sbaglia chi crede che si tratti di un problema di
nicchia: ne soffrono in sei milioni - vale a dire il 10 percento
della popolazione - donne e giovani, ma anche bambini (uno
su tre è sensibile ai pollini).
È in errore anche chi pensa che questi “simpatici” enti volatili
colpiscano più in campagna: non solo viaggiano con il vento,
ma chi nasce e vive in natura è più immune rispetto ai cittadini.
Come se non bastasse, c’è il problema inquinamento: stando
ad una ricerca dell’Università di Monaco, l’aumento della
produzione di pollini avviene soprattutto nelle città, in
quanto la maggiore permanenza dell’ozono modifica il ciclo
vitale delle piante.
Fortuna, però, che i pollini si vedono solo in primavera,
qualcuno potrebbe pensare. Ebbene no, perché - oltre alle
graminacee, la cui fioritura va da aprile a settembre - a
disseminarli sono anche cipressi, noccioli e betulle, a partire
da febbraio, come confermano i calendari pollinici, che
ne indicano i periodi di maggiore concentrazione in base
all’area geografica.
Attenzione a ciò che si respira, ma anche a ciò che si mangia,
perché in agguato ci sono le cosiddette allergie crociate.
Alcune persone allergiche ai pollini, sviluppano intolleranze
anche a verdure e frutti chimicamente simili: così, chi teme
le graminacee, deve evitare banane, cetrioli, zucchini e
meloni. L’ACAAI (American College of Allergy, Asthma
and Immunology) consiglia anche di evitare apparecchi
ionizzanti, di cambiare i filtri dell’aria condizionata e lavare
spesso tende e sopracoperte tra le cui maglie si depositano
i pollini.
Sillogismo errato è ritenere che il tempo - come fa per le ferite
- possa curare anche le allergie stagionali. Neanche fosse una
tassa, il problema si ripresenterà puntualmente e a risentirne
sarà la qualità della vita. Meglio individuare l’allergene
responsabile dei sintomi tramite semplici esami: il Prick test
(che consiste nel vedere l’effetto che scatena sulla pelle il
contatto con piccole quantità dei più comuni allergeni) e il
Rast (che scova eventuali anticorpi contro i pollini tramite un
prelievo di sangue).
Ma se al primo sternuto prendo il vaccino? Sarà troppo
tardi. Il vaccino è utile se assunto preventivamente: sia esso
sublinguale o la classica iniezione, andrebbe fatto almeno a
distanza di una stagione e protratto come prassi per alcuni
anni. Per chi non è stato previdente, rimane valida la terapia
farmacologica a base di antistaminici, cortisonici per via
topica o colliri ◆
E.M.L.
L
promo
L
L
Il calore del lontano West
e vacanze sono per molti
un solo un desiderio lontano, ma la possibilità di
evadere con la fantasia
è un sogno alla portata
di tutti. Pochi minuti di macchina ed
ecco arrivati nel Far West: una distesa
verde con un bosco naturale e graziosi
laghetti. Wild West: un angolo di quel
lontano mondo dei nativi d’america e
dei pionieri, di frontiera e d’avventura.
Ci si arriva per un aperitivo al tramonto,
si rimane per la cena, ascoltando l’ottima musica di sottofondo, affascinati
dall’atmosfera da film e dalla bellezza
sorprendente di questo parco appena
fuori dal caos della città. Un cancello
segna il confine verso l’ovest, con un
toro a grandezza naturale che accoglie
gli ospiti in questo piccolo viaggio oltre frontiera. All’interno, la sala che ricostruisce perfettamente la scenografia
dei film di cow boy: la banca e la prigione (che ospita un tavolo per piccole
comitive) e ovunque selle, vecchie Colt,
cinturoni, frecce, totem, targhe, tutti pezzi originali che accompagnano in questo
viaggio che parte dalla buona tavola. Il
menu, naturalmente, non può che cedere al richiamo della carne, con una vasta
selezione italiana e straniera da cucinare
sulla griglia a legna: fiorentina danese,
scottona irlandese, entrecote del Nebrasca, bisonte canadese, carne argentina,
bistecca fiorentina DOC, alette e coscette di pollo. Una cucina robusta e saporita
che non dimentica antipasti Tex Mex, insalate, contorni gustosi come le bucce di
patate fritte e le verdure grigliate, e il sabato e la domenica a pranzo anche primi
piatti, da accompagnare con vini e birre.
Si chiude in dolcezza, con crostatine e
dolci caldi dello Chef, scaldati dalla stufa
al centro dalla sala o ospitati dall’ampio
spazio all’aperto, da cui osservare i tanti animali: papere, cigni, daini, maialini,
che faranno la gioia dei più piccoli. Per
chi non resiste al vizio del fumo, una sala
riservata da cui godere della vista incantevole del parco.
wild west - Steak House
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Tel. +39 0630207222
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A
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prire le finestre al mattino e ritrovarsi nel
verde della campagna
romana. Non bisogna
avere per forza una
casa fuori Roma per vivere un risveglio
nella natura: il Veio Resident permette
di scappare dalla città pur rimanendovi
a un passo. Sembra un sogno irrealizzabile. Ma non lo è: nel parco di Veio, un
residence ospita 46 appartamenti perfetti per chi ha bisogno di una sistemazione temporanea, durante un trasloco
o una ristrutturazione, o per chi si trova
in città solo per qualche settimana magari per lavoro, ma ideali anche per per
una vacanza appena fuori porta o chi
decide che, pur non volendosi allontanare completamente dalla propria rete
di amicizie, impegni e abitudini, preferisce svegliarsi nella natura, tra animali,
laghetti incontaminati e il fruscio degli
alberi che circondano questi piccoli casali dal sapore inglese. Pensati per assicurare comfort e tecnologia con wi-fi,
climatizzatore, allarme, fax, parcheggio,
lavanderia, servizio di recapito posta...
e un giardinetto privato davanti all’ingresso, dove godere di una dose extra
di relax e serenità, che nella bella stagione si arricchisce anche di una piscina in cui si rispecchia una vegetazione
rigogliosa. Sono piccoli cottage carattarizzati da una rustica eleganza, a pochissimi chilometri dalla città, collegati
anche mediante una navetta che porta
alla stazione che dalla Giustiniana arriva a San Pietro e assicura un trasporto
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centro. Intorno agli appartamenti solo
quiete e l’offerta della struttura: bisteccheria, ristorante-pizzeria, e l’eleganza
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72
M AGA ZINE
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Le formulazioni fino ad oggi usate hanno visto questo alfaidrossiacido associato ad altri alfa-idrossiacidi come il citrico,
a chelanti transdermici, ad antiossidanti ed hanno riscontrato
effetti positivi nel ringiovanimento dell’epidermide o nel
trattamento del fotoaging e delle discromie.
Attualmente la tendenza, visto anche l’avvicinarsi della
stagione estiva, è quella di preparare la cute ad affrontare
l’esposizione solare mitigandone i danni sfruttando la
possibilità di un “look” abbronzato senza stressare il derma e
danneggiare le strutture che lo compongono.
Quindi la proposta per prepararsi all’estate è quella di
sottoporsi a dei soft peeling all’acido mandelico in sinergia,
potenziati dalla contemporanea veicolazione di un “pool” di
sostanze stimolanti, precursori ed antiossidanti formulate in
idonei gel elettroconduttivi tramite apposite apparecchiature
ionizzanti. Queste nuove formulazioni stanno offrendo
risultati molto soddisfacenti sia per il medico sia per i
Pazienti trattati, che ne hanno apprezzato l’efficacia e la
totale assenza di postumi o effetti collaterali ◆
Dott. Roberto Pelliccia
Medicina Estetica - Roma
promo
L
L
e esigenze dei nostri pazienti per quanto
riguarda la compliance verso i trattamenti
estetici sta evolvendo. In base alla mia
esperienza, la preferenza va verso trattamenti che siano
altamente efficaci e che abbiano un impatto minimo o
“invisibile” sull’ aspetto estetico nell’immediato e durante
tutto il post trattamento. Esigenza che nasce dalla sempre
minore disponibilità di tempo da poter dedicare a sé stessi,
sia per l’impossibilità di decurtare giornate di ferie sia perchè
non sempre è possibile dedicarle ad esigenze personali.
Questo vale anche per le tecnologie, grazie a cui si
producono sempre più apparecchiature che possano
sostituirsi a tecniche invasive, con metodiche di veicolazione
di principi attivi, laser a basso impatto, frazionati, luci pulsate
ed anche associazioni peeling, più progressive ma aggressive
ed invasive il meno possibile.
In questa ottica l’acido mandelico, ormai in uso da anni in
combinazioni sinergiche con un pool di sostanze, ha trovato
una conferma su quanto di valido aveva già mostrato e fatto
apprezzare sia da parte dei medici estetici e dermatologi in
Italia e all’estero, sia da parte dei Pazienti che richiedono
questo tipo di trattamento peeling proprio per l’immediatezza
del risultato estetico, per l’assenza di effetti collaterali e per
what’s on what’s
74
M AGA ZINE
A Santa Lucia
1. Carlo Pasini, Men at Work
2. Federico Comelli Ferrari,
Grattacielo Pirelli,
serie Milano, 2011,
3. Ryan Heshka, Invisible Wave
Courtesy Antonio Colombo
Arte Contemporanea
3.
Teatro Quirino - fino al 22 aprile
Testo inedito dello storico autore napoletano Raffaele Viviani,
che racconta una storia ambientata al Borgo Marinari, sotto
Castel dell’Ovo. Fra cocottes, nobiltà decaduta, ubriaconi e
poeti in bolletta, gli abitanti del Quartiere di Santa Lucia,
arrostiti dal sole, “nzuarati” dal mare, fermi nel tempo come
lo scoglio, vivono vendendo ostriche e spighe di grano
arrostite, ma non la loro dignità.
Musiche, canzoni, versi e le magiche atmosfere di una vecchia
Napoli. Regia di Geppy Glejieses, con Geppy Gleijeses Lello
Arena e Marianella Bargilli.
www.teatroquirino.it
UTO UGHI
1.
2.
ARTE ACCESSIBILE MILANO 2012
dal 12 al 15 aprile presso Spazio Eventiquattro e Pwc Experience a Milano,
si apre la quarta edizione di AAM Arte Accessibile Milano 2012.
manifestazione internazionale d’Arte Contemporanea ideata e diretta
da Tiziana Manca, realizzata grazie ad Arte Ipse Dixit con la collaborazione
di PricewaterhouseCoopers, Eventiquattro e Aston Martin
M
M
utando l’approccio tradizionale
Arte Accessibile Milano 2012 si
concretizza e si colloca come
una fiera d’avanguardia che desidera avere un rapporto
continuativo con i suoi espositori e il suo pubblico, ponendo
l’accento sull’aspetto sociale, sulla gente e il suo rapporto con
l’arte. Obbiettivo è quello di colmare il divario che allontana
l’arte contemporanea dal suo fruitore.
La quarta edizione di AAM significa quattro giorni nonstop all’insegna di una ‘contaminazione’ artistica capillare e
sempre più orientata verso le esigenze del mercato esterno,
distribuita lungo i 3.800 mq degli spazi all’interno del
palazzo disegnato da Renzo Piano e oggi sede del Sole 24
Ore e di PricewaterhouseCoopers, per una manifestazione
di alto livello che racchiude l’essenza di una progettualità
moderna e dinamica.
L’edizione 2012 di AAM si apre con forte ‘segno’ espressivo:
si tratta del’installazione site-specific di 400 metri
quadrati realizzata dal fotografo Federico Comelli Ferrari
e interamente sponsorizzata da Océ e Bananaprint.it dal
titolo ‘Metacittà virtuale’ che copre le facciate esterne di
PricewarterhouseCoopers; una vera e propria ricognizione
fisica e mentale, un lavoro in post-produzione che permette
all’artista di sezionare e ricucire un frastagliato e composito
collage di segni e forme geometriche che restituiscono
l’architettura finale della città.
Accademia di Santa Cecilia - 27 aprile
Due gli appuntamenti previsti in questa stagione con il grande violinista
italiano, al fianco del pianista Giovanni Bellucci. Il primo, ‘In Russia’, lo vede
impegnato su autori come Čajkovskij, Prokoviev, Stravinskij. Il 4 maggio
ritorna invece sulel note del grande patrimonio francese: Leclair, Franck,
Debussy, Saint-Saens, Ravel.
www.santacecilia.it
LA LUCE E L’OMBRA DI CARAVAGGIO
NEL CONTEMPORANEO
Altre importante novità di quest’anno è la forte presenza di
progetti curatoriali mono o bi-artista: 24 stand dedicati alle
personali o collettive di artisti emergenti sostenuti da gallerie e
da curatori esterni all’organizzazione che parteciperanno alla
prima edizione del premio ‘Best Curator Price Award 2012’ e
la seconda edizione del ‘Best Artist Price Awards 2012’, che
assegnerà al vincitore un premio del valore di 1.500 Euro.
Infine da non perdere è il convegno nazionale di due
giorni “Lo Stato dell’Arte Accessibile”, curato da Fortunato
D’Amico e pensato come un osservatorio in cui alcuni fra
i più importanti protagonisti dell’arte contemporanea, tra
direttori dei musei, responsabili di fondazioni culturali,
critici e amministratori pubblici preposti alla promozione
del patrimonio artistico, si confronteranno e relazioneranno
sull’attuale stato dell’arte accessibile in Italia. AAM si candida
così a essere veicolo seducente in grado di attrarre chiunque
desideri sentirsi libero di osservare e ‘vivere’ l’arte senza
alcun limite spaziale e mentale ◆
A.V.F.
Giuseppe Mastromatteo,
Indepensense, Stampa Lambda
su carta fotografica a colori, tiratura
in 8 esemplari per formato, 2011
courtesy Fabbrica Eos, Milano
Palazzo Venezia - fino al 25 aprile
In mostra un ciclo di 15 imponenti lavori e 23 opere in piccolo formato di Moreno Bondi:
tutti dipinti ad olio su lino, al cui interno l’artista inserisce preziose sculture in marmo,
personalmente realizzate. La rappresentazione della luce trae spunto dalla conoscenza
approfondita della pittura di Caravaggio, elaborata in maniera attuale.
www.morenobondi.it
OMAR GALLIANI
Omar, Roma, Amor
Museo Carlo Bilotti - fino al 6 Maggio
Il titolo della mostra gioca sull’anagramma unendo il nome dell’artista alla
città esplicitando il sentimento che lo lega ad essa, l’amor. Si tratta infatti
di una mostra-omaggio centrata su un disegno realizzato interamente
a matita sopra una grande tavola di pioppo. Il soggetto è una “Lei” che
guarda Roma dal Pincio. La figura è di spalle, osserva una notte romana
piena di bagliori, nel cui cielo balenano tra le stelle ‘ossari’ e ‘fiori’: vittorie
e sconfitte, sacrifici innocenti o colpevoli, da Giulio Cesare a Pasolini, da
Fred Buscaglione a Papa Wojtyla. In mostra anche 25 disegni preparatori
dell’opera e una selezione di disegni del ciclo ‘Notturno’.
www.museocarlobilotti.it
roma
what’s on what’s
RUGGERO SAVINIO. PERCORSI DELLA FIGURA
Galleria Nazionale d’arte Moderna - fino al 27 maggio
Forse per legame familiare con Alberto Savinio e Giorgio de Chirico, lo scrittore
Ruggero Savinio (Torino, 1934) è da sempre anche pittore di figura così la Galleria
Nazionale d’Arte moderna ha deciso di presentare un centinaio di opere tra dipinti
e disegni, testimonianze dei suoi “temi” poetici (L’età dell’oro, le Conversazioni,
le Stanze, ecc.) e delle sue ricerche capaci di esprimere, con materia e tecnica,
immagini che emergono dalle profondità di un mondo intellettuale popolato da
presenze dense.
www.gnam.beniculturali.it
ARTE PROGRAMMATA E CINETICA.
DA MUNARI A COLOMBO E ….
Galleria Nazionale d’arte Moderna - fino al 27 maggio
Il modo in cui lo spettatore percepisce la forma in movimento è alla base dell’arte programmata
e cinetica che, come movimento culturale, è frutto del desiderio di vari artisti di condividere e di
confrontarsi su interessi e ricerche comuni nel campo della percezione visiva per una fruizione
orientata in senso educativo. La mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna illustra la storia
dei gruppi e delle personalità che nella seconda metà degli anni Cinquanta nascono in Italia: T,
ENNE e MID, che basano le loro esperienze sull’attività di Munari, Mari, Alviani, sulle ricerche
programmatiche del gruppo Uno di Roma, dello Sperimentale P, dell’Operativo R, del GRAV in
Francia, del Gruppo Zero in Germania, e delle indagini che in altri paesi portano a risultati cinevisuali.
www.gnam.beniculturali.it
roma
ARTURO GHERGO
Palazzo delle Esposizioni - fino all’8 luglio
Il Palazzo delle Esposizioni celebra uno dei migliori fotografi “di studio” italiani
attivi a Roma tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta. Raffinato ritrattista, Ghergo
fu padrone di un linguaggio capace di rendere il glamour che caratterizzava le
fotografie di moda e di cinema statunitensi, riuscendo a proporre canoni estetici
nuovi in campo femminile. Nel suo studio di Via Condotti, Ghergo si dedicava
esclusivamente al ritratto nel formato 18x24 cm. Il controllo maniacale della luce,
le pose studiate, i raffinati ritocchi manuali gli permisero di creare “icone” di una
bellezza algida, irraggiungibile. Richiesto e conteso da personaggi pubblici della
politica e dell’alta borghesia, fotografò Marella Caracciolo, non ancora signora
Agnelli, Consuelo Crespi, Mary Colonna, Josè del Drago, Irene Galitzine e soprattutto
gente del cinema da Alida Valli a Valentina Cortese, nomi come Amedeo Nazzari,
Sophia Loren, Silvana Pampanini, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, fino a
Vittorio Gassman... lasciandoci immagini di una bellezza sublimata e immaginifica
che era “nella mente di Ghergo, prima che nella fisionomia dell’effigiato”.
www.palazzoesposizioni.it
MIRò! POESIA E LUCE
Chiostro del Bramante - Fino al 10 giugno
Torna a Roma, dopo un lungo periodo di assenza, il grande artista catalano Joan Mirò. Dal 16
marzo al 10 giugno 2012, negli spazi del chiostro del Bramante, potremo ammirare ottanta
opere di quello che fu uno degli esponenti più importanti del Surrealismo europeo, nelle cui
tele le figure sospese e i colori decisi divengono l’essenza di un linguaggio personalissimo
capace di rendere visibile quello spazio tra realtà e sogno. Le opere esposte, tra cui dipinti,
terrecotte e bronzi, documentano l’attività di una vita con particolare riguardo agli anni dal
1956 al 1983, trascorsi a Mallorca. In mostra, la ricostruzione dello studio e la presenza
degli strumenti originali offrono inoltre al visitatore la possibilità di immaginare l’artista
al lavoro nei suoi luoghi e di seguirne il processo creativo.
www.mostramiro.it
di Laura Mocci
what’s on what’s
Strafalciopoli
PEAU D’ÂME
milano
V.D.V.
SERGIO CAVALLERIN
WOW Spazio Fumetto - fino al 29 aprile
WOW Spazio Fumetto, il Museo del Fumetto di Milano apre i
suoi spazi all’arte contemporanea con una personale di Sergio
Cavallerin dal titolo ‘God Save Anime’ Sergio Cavallerin “God
Save Anime”, curata da Igor Zanti, che presenta un nucleo di
opere ispirato al mondo dei fumetti italiani, dei comics americani e
dei manga giapponesi. I lavori di Sergio Cavallerin accompagnano
il pubblico in un percorso di riflessione, ironico e impertinente, sul
tema delle icone e dei modelli di riferimento proposti dalla cultura
contemporanea alle nuove generazioni. Lo stesso titolo è un gioco
di parole tra “gli anime”, termine giapponese che indica i film
d’animazione ed i cartoni animati, e “le anime” cioè appunto lo
spirito di quei giovani che dai fumetti traggono sogni e ispirazioni.
www.museowow.it
ALESSANDRO ROMA
Brand New Gallery - fino al 24 maggio
‘Il Sole mi costringe ad abbandonare il giardino’ è il sottotitolo della personale di Alessandro
Roma, primo artista italiano ospitato ad esporre nell’intero spazio della galleria. Il giardino
è un luogo magico, di concezione antichissima, che porta con sé una metamorfosi perenne
nella costruzione e nel significato, in cui l’uomo crea un punto d’incontro e di perfetta
armonia con la natura. Questo genere di approccio è la chiave per comprendere le opere
dell’artista che suggeriscono allo spettatore una catarsi e una predisposizione mentale
attraverso cui calarsi nelle forme, un collage di ricordi e di suggestioni che prendono vita
sulla superficie scultorea e pittorica dei lavori dell’artista, in un continuo equilibrio tra
figurazione e astrazione.
www.brandnew-gallery.com
LA CASA DI NINETTA
Napoli - Teatro San Ferdinando, 17-22 aprile
Dopo un alunga tournée di successo nei teatri italiani, Lina Sastri porta per la prima
volta a Napoli il toccante monologo “La casa di Ninetta” ripreso dall’omonimo Libro
edito Marsilio. Un racconto di ispirazione autobiografica che prende spunto dagli
ultimi anni di vita della madre dell’artista. Lo spettacolo è in concorso al Premio Le
Maschere del Teatro.
napoli
Books
Wannabee Gallery - fino al 13 aprile
La personale della giovanissima artista Anna Madia, nata a Torino ma residente
a Troyes (Francia) a cura di Vera Agosti, in mostra nella luminosa Wannabee
Gallery, situata nell’alternativa zona di Ventura/Lambiate: sono ritratti di
modelle dal vero, spesso amiche francesi o conoscenti, che l’artista ha ripreso
cogliendo l’anima dell’universo muliebre. Infatti il Peu d’âme del titolo, ovvero
pelle d’anima tratta dalla fiaba popolare francese Pelle d’Asino (Peau d’âne) resa
celebre dalla versioni che ne fu fatta da Charles Perrault, sottolinea il legame
letterario e folkloristico della favola con il preciso intento di cogliere gli aspetti
introspettivi dell’animo femminile. Il risultato? Una serie di ritratti intensi a tratti
evanescenti e fortemente espressivi.
www.wannebee.it
Dalle improbabili cronache di piccole
testate, un esilarante affresco satirico
sull’inesplorato mondo del giornalismo
di periferia: un mondo abitato da pochi
cronisti stressati, affaticati, frustrati e
che si odiano cordialmente.
In questo inferno sbocciano spettacolari
idiozie e nonsense affascinanti:
«Finalmente una tragedia che è finita
nel migliore dei modi», «Il maniaco
va in giro nudo, ma con il coltello in
tasca» e altre amenità. Un libro che si
muove con allegro disincanto, comica
rassegnazione e totale irriverenza.
Lasciate ogni speranza o voi che
entrate nella redazione sbagliata.
Autore: Gianluigi Gasparri,
Editore: La Lepre Edizioni
www.lalepreedizioni.com
Prevenire i tumori mangiando
con gusto.
A tavola con Diana
Coordinato dal dottor Franco Berrino
dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano,
Diana è il progetto che dal 1995 studia le
relazioni tra alimentazione e tumore al seno.
Il testo è basato sui risultati dello studio e
spiega come, modificando la propria dieta,
sia possibile ridurre i fattori di rischio del
tumore, ma anche alleviare gli effetti
collaterali delle terapie aumentandone
l’efficacia. Perché la prima cura è uno stile
alimentare sano, che aiuta anche a prevenire
osteoporosi, diabete, ipertensione, anemia,
alti tassi di colesterolo e trigliceridi. Nel
libro tante ricette facili e appetitose contro
gli errori dell’alimentazione moderna.
Autore: Anna Villarini e Giovanni Allegro
Editore: Wellness Paperback
La Regina di Pomerania
e altre storie di Vigàta
In uscita su App Store la prima App di
Camilleri, storia da sfogliare virtualmete ed
ascoltare, narrata dalla voce dell’autore.
Oltre ai testi dei racconti di questa raccolta,
contiene numerosi contenuti inediti e un
video introduttivo di Camilleri stesso. Le
pagine su schermo riproducono le peculiarità
della carta vergata dei libri Sellerio è possibile
ingrandire i caratteri, sfogliare le pagine
e inserire un segnalibro. Ogni racconto è
completato da un glossario ipertestuale
vigatese-italiano e accompagnato da una
clip in cui Camilleri commenta il testo,
svelandone la genesi e suggerendo chiavi
di lettura. L’App consente un accesso diretto
ai Social Network per condividere con gli
«amici» l’esperienza di lettura.
Autore: Andrea Camilleri
Editore: e-book ed. Sellerio
Celestina ai Parioli ogni settimana offre
grandi serate di degustazioni per i propri
ospiti.
Sono sempre a tema, serate particolari
per proporre ai clienti percorsi enogastronomici che valorizzano le
eccellenze regionali, accompagnati
da una selezione di vini o birre
artigianali.
Questi eventi offrono anche
un momento d’incontro tra i
proprietari della nuova gestione e
gli ospiti che hanno così modo di
conoscerli meglio.
L’accoglienza è molto curata
poiché nella filosofia del
Ristorante è parte integrante
dell’ospitalità.
Ogni giorno, oltre ai piatti tipici
della tradizione romana, lo
chef propone piatti che tengono
conto dei prodotti di stagione,
espressione del territorio,
avendo i nuovi proprietari
una particolare sensibilità per
un’alimentazione sana e il più
possibile a Km0.
L’ospite, avrà la piacevole
sorpresa di essere coccolato
anche nel conto.
Ma la sorpresa più grande
è quella di non doversi più
preoccupare del parcheggio, in
quanto il Ristorante Celestina ai
Parioli offre ai suoi ospiti il posto
auto gratuito.
Celestina ai Parioli vi aspetta per
condividere insieme tutte le sue
iniziative.
Celestina vi aspetta!
Viale Parioli, 184
tel. 068078242 - 068079505
www.ristorantecelestinaaiparioli.com
parcheggio privato gratuito
80
81
M AGA ZINE
M AGA ZINE
Novità in centro storico: Giò
Sapore e semplicità, qualità a portata di mano.
Incontriamo Giovanni Russo, entusiasta patron
di questo nuovo indirizzo nel cuore di Roma
di Antonella De Santis
Da 14 anni a oggi cosa è cambiato?
È cambiato il modo di mangiare, c’è più consapevolezza,
sempre più persone ricercano la qualità nel cibo e nel vino,
si informano, vogliono conoscere i prodotti e come vengono
lavorati. La gente ha voglia di sapori veri e porzioni normali.
Si inizia a capire che la materia prima di qualità ha un costo,
così come la lavorazione di qualità. Faccio un esempio:
abbiamo fatto una cena di crudi, abbattere il pesce per giorni
a meno 40 gradi è stato un gran lavoro. Ha richiesto tempo e
perizia. Ora i crudi di pesce si trovano praticamente ovunque
e a prezzi bassissimi: siamo sicuri che vengano sempre trattati
con attenzione?
Ci parli di Giò
Intanto il nome: facile, familiare, un po’ il mio, scelto
insieme a mio fratello Fulvio, sempre presente al mio fianco.
Volevamo un ristorante accogliente o, se preferisce, una
trattoria moderna, fresca e curata, con un servizio attento.
La proposta è italiana, stagionale, con una materia prima
importante, rispettata nella lavorazione e presentata nel
modo migliore. Vogliamo far mangiare un grandissimo
prodotto a un prezzo equo.
Come sono stati i primi mesi?
Abbiamo oliato gli ingranaggi, dato un’identità al locale
come allo staff, che ora è solido e ci rappresenta in pieno.
Anche il sito e la comunicazione sono partiti. Siamo aperti
dal mattino fino al dopocena, passando per pranzo, aperitivo
e cena: abbiamo lavorato passo passo concentrandoci sulle
varie fasi e facendole crescere. Ora siamo a regime su tutto.
Da bere?
C’è una carta di vini e distillati importante e molto
personale, con etichette selezionate assecondando le mie
passioni. Ci sono bollicine, vini per lo più italiani, ma non
solo. Sono un bevitore atipico, bianchista, mi piacciono i
vini con personalità, i triple A, naturali e non standardizzati.
Vini che non sono ancora del tutto capiti. Per esempio
abbiamo un moscato biologico pazzesco, di Bera, che offro
spesso a fine pasto, in questo momento, poi, mi piace un
Franciacorta, il Mosnel. Vivo di grandi innamoramenti, ora
è il momento di chardonnay e sauvignon, la carta dei vini
segue la mia passione.
Cosa propone Giò?
Non ambisco stelle o premi, voglio che Giò sia un buon
ristorante, in cui le persone sono contente del cibo, del
servizio, del prezzo. Ci stiamo assestando e c’è grande
sintonia con lo chef, Luciano Zaza, lui è l’autorità in cucina.
Facciamo cucina italiana di qualità: dalla colazione del
mattino al dopocena, realizziamo in casa lieviti, dolci,
ciambelle, crostate, muffin, plum cake, vari tipi di pane, da
quelli per i toast a quelli del ristorante. A pranzo la proposta
è più snella, con insalate e un estratto del menu della cena.
Quale è la linea di cucina?
La proposta è legata alla tradizione italiana, con qualche
ispirazione pugliese, viste le mie origini. La cucina pugliese
si è molto evoluta negli ultimi anni, ma è ancora poco
conosciuta, così come la materia prima che non è facile da
far capire, come la cozza nera tarantina che proponiamo
gratinata. Ovviamente ci sono dei rimandi alla cucina
romana, come l’amatriciana, magari col pacchero di Afeltra
e il guanciale di patanegra, o la cacio e pepe arricchita con
zucchine croccanti.
promo
Chi è Giovanni Russo?
Vengo da una famiglia di appassionati gourmet: con mio
padre ho frequentato i grandi ristoranti di tutto il mondo,
Ducasse, Beck e via dicendo. Così, 14 anni fa, la passione è
diventata lavoro, passando in diverse avventure nel mondo
della ristorazione, sempre puntando alla qualità: dalla
pizzeria a taglio alla caffetteria, dalla ristorazione in grandi
alberghi fino a questo progetto più raccolto e che sento
molto mio.
Quale è il piatto che ha avuto più riscontro?
L’antipasto ‘La delizia di Giò’, di mare o di terra. Un trittico
di tre assaggi che variano spesso: panzanella con alici del
Cantabrico o con astice, cozza gratinata o carpaccio spigola.
Oppure sformatino melanzane, cariofo alla giudia, polpette
di carne o melanzane: sapori vivaci per il gusto terra, più
delicati per quello di mare. Tutto il menu varia secondo
stagione e mercato: a marzo c’è stato tanto carciofo, triglia,
anche insieme, nel millefoglie di triglia e carciofo romanesco,
oppure nella pasta fresca carciofi e calamari. Perfetti per i
primi caldi i tagliolini di seppia o la tartare di manzo irlandese
con pane croccante, per chi ama piatti più robusti abbiamo
vitello cotto al latte con purea di patate o un succulento
stinco di maiale.
E i clienti come rispondono?
Bene. Mi seguono molto anche se non ci sono io ai tavoli.
Sono sempre presente nel locale, mi interesso, c’è un
grande confronto che ci permette sempre di migliorare. La
cosa che più mi fa piacere è vedere un cliente soddisfatto:
della qualità, del conto, di come è stato servito. Ci sono
poi clienti fidelizzati che hanno mangiato delle cose fuori
menu e me le chiedono espressamente: tartufo, ostriche,
un grandissimo salmone affumicato, caviale. Prodotti
importanti, che si gustano in un ambiente tranquillo e
non impostato. Mi piace rispondere a questi desideri
organizzando cene speciali per loro.
Tra sei mesi cosa succederà?
Bisogna crescere ancora di più sotto l’aspetto della qualità del
servizio, della struttura, che vorrei ancora più calda. Faremo
piccoli cambiamenti, le sedie, una libreria, disegneremo
nuove luci.
Quanto conta essere un bravo imprenditore?
Il ristoratore deve essere imprenditore, PR, non so se deve
saper cucinare, per quello c’è lo chef, io sono fortunato,
perché mio padre mi ha regalato un gran palato.
Giò fuori Giò
Stiamo lavorando molto con catering esterni, ma solo quando
riusciamo ad assicurare una qualità e un servizio al livello di
quello del ristorante, quindi facendo attenzione a mantenere
un numero di persone adatto al nostro staff ◆
Giò ristorante caffè
Via dei Filippini 4/7
Info: 06 68301747
[email protected] - www.gioristorante.it
B
B
elle quelle mattine di inizio primavera,
in cui ci si riunisce intorno a un tavolo
per festeggiare insieme la Pasqua, con
la tradizionale colazione che ricorda un po’ il breakfast
anglosassone. Non so voi, ma a casa mia a Pasqua si fa così:
innanzitutto la tavola, una tovaglia bianca appena stirata, un
bel vaso di fiori, ancor meglio con dei rametti di mandorlo
fiorito, con quei teneri petali che sembrano farfalle sospese.
Poi un cesto di uova sode colorate, che un tempo coloravamo
noi bambini la sera del sabato santo, durante lunghe sessioni
con pennarelli alla mano, ignari di ogni ragionevole rischio
di tossicità. Poi sono arrivati consapevolezza e coloranti
naturali, bolliture separate a suon di rape rosse, spinaci e foglie
di carciofi. Il cesto di uova sode c’è sempre, oggi arricchito
di ovetti di zucchero e cioccolato, pulcini e fiorellini, piccole
sorprese e ogni sciocchezza che rallegri la tavola. Poi ci
cioccolato aveva fatto la sua comparsa in Europa e pare sia
nell’uovo. Almeno fino a che qualcuno non ha capito che
stato il Re Sole ad avere l’idea di rivestire le uova, appunto,
le sorprese nell’uovo si possono personalizzare, basta un
di cioccolato.
pasticcere un po’ scaltro...
Giunti a noi, cerchiamo di capirci un po’ di più. Intanto... è
Sapete quando è nata la tradizione delle uova con la
possibile farlo a casa? Teoricamente si, non è un processo
sorpresa? Intanto loro, le uova: simbolo di vita, sacralità,
complicato, bisogna solo saper temperare il cioccolato.
mistero, fertilità, incarnazione dell’universo e della rinascita
Ovvero lavorarlo a una precisa temperatura fino a ottenere
ben prima del Cristianesimo, si usava regalarle in primavera,
un prodotto fluido, brillante, che una volta rassodato abbia
spesso decorate, sin dai tempi dei persiani. Uova di gallina,
un aspetto uniforme, lucido, croccante. La temperatura
ma anche uova artificiali preziosamente elaborate. Dalla
di temperaggio varia secondo cioccolato: fondente 31°,
rinascita della natura in primavera a quella di Cristo a Pasqua
latte 29°, bianco 28°, superate queste l’aspetto finale sarà
il passo è breve. Eccoci dunque al dono delle uova nella
biancastro e poco allettante.
nostra tradizione. Ma perché
Tra i vari metodi quello
nelle uova di Pasqua si cela
CURIOSITà
tradizionale dice di lavorare
una sorpresa? Iniziò un orafo,
Sapete cosa sono in informatica gli Easter egg? Sono
su un piano di marmo i due
Peter Carl Fabergé, che nel
contenuti nascosti all’interno dei programmi, in genere
terzi di un cioccolato fuso
1883 creò il primo di una
giocosi e innocui, di natura diversa rispetto alle normali
a bagnomaria a 45°; a 27°
lunga serie di uova che porta il
funzioni del software, frammenti di videogiochi
unire il resto di cioccolato
suo nome, un uovo di platino
all’interno di prodotti Office, per esempio. Uno specie di
per arrivare a 31°. Inutile dire
smaltato bianco che conteneva
firma ludica del progettista, che di certo vuole strappare
della necessità di un buon
un altro uovo, dentro il quale
un sorriso durante il lavoro.
termometro da pasticcere!
una riproduzione della corona
A questo punto si riveste lo
imperiale ed un pulcino d’oro,
stampo e una volta ottenute
dono dello zar Alessandro per
due mezze uova le si unisce saldando i bordi, non prima di
la zarina Maria. Da lì in poi le uova di Pasqua non furono
aver messo dentro una sorpresa. Semplice no? ◆
più le stesse: bisognava avere la sorpresa! Nel frattempo il
sono, in ordine sparso: pizza cresciuta (personalmente non
so scegliere se la preferisco con il cioccolato o con il salame,
quindi alterno l’uno all’altro in quella festosa confusione di
sapori del giorno di Pasqua), pizza di formaggio, salame (in
genere corallina), cioccolato a tocchettoni, colomba in varie
versioni, caffè, succhi di frutta, vin santo. Recentemente,
hanno trovato posto anche casatiello, pastiera, fiadoni.
Non dimentico nulla?
Ah si, le uova di cioccolato! Beh, per me sono l’incarnazione
della festa: con quegli incarti luccicanti e rumorosi, il vano
tentativo di sciogliere il nodo del laccetto e l’intervento
provvidenziale di una lama. Una volta nudo l’uovo è come
una rivelazione, la superficie liscia e brillante, il profumo
suadente, la sua perfetta armonia. Poi c’è qualcosa in più...
la sorpresa. Alzi la mano chi non è rimasto almeno una volta
deluso dal portachiavi, ciondolo o anello che ha trovato
Uovo d’autore
Pittori, musicisti cantanti, chef e designer interpretano
60 uova di struzzo che diventano oggetti d’arte per la
collezione di Marella Ferrara, tra gli altri Carmen Consoli
con il Mandolovo, rimando al mandolino e ai ricordi legati
al padre, il N’Uovo Spartito diNicola Piovani, il Giovane
Struzzo di Franco Battiato o il Cavaliere Inesistente di
calviniana memoria del puparo Fiorenzo Napoli.
“Uova d’autore” fino al 29 maggio
MF Museum & Fashion, Museo Biscari
Via Museo Biscari, 16 Catania
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M AGA ZINE
pasqua è nell’aria
Se credete che sia più facile andare da un buon
artigiano, vogliamo segnalare alcuni indirizzi preziosi.
Gay-Odin
Famosissimo per Foresta, meraviglioso tronchetto di
cioccolata a sfoglie, Gay-Odin propone per pasqua
uova e animali di cioccolato: gallina, gallo, pecora, oltre
a diversi tipi di uova.
www.gayodin.it
Napoli Via Vetriera 12, tel. 081.417843
Milano Via S. Giovanni sul Muro 19, tel. 02.39663509
Roma Via Antonio Stoppani 9, tel. 06.80693023
Guido Gobino
Una collezione straordinaria di uova di Pasqua con
decorazioni artistiche, in più lo Smart Egg con doppia
sorpresa: quella tecnologica nell’uovo e quella da
scoprire fotografando il QR code stampato su una
cartolina da collezione; e l’Uovo Truly Design, ispirato
al murales realizzato da Truly Design, con confezione
in serie limitata e numerata, stampata artigianalmente in
serigrafia, e autografata sia dallo studio Truly Design, sia
da Guido Gobino.
www.guidogobino.it
Torino Via Cagliari 15/b, tel. 011.2476245 - Fabbrica
Torino Via Lagrange 1, tel. 011.5660707
Milano Corso Giuseppe Garibaldi 39, tel. 02.89096601
Moriondo e Gariglio
Cioccolateria artigiana di tradizione torinese che dalla
fine dell’ottocento si è spostata a Roma. Una bottega dal
sapore antico, con scaffali in legno scuro e pareti rosse
per un prodotto di grandissima qualità.
Roma Via del Pie’ di Marmo 21, tel. 06.6990856
S.A.I.D. - La fabbrica del Cioccolato
il Regno del Tiramisù
Laboratorio, negozio, caffè, ristorante. Uno dei migliori
esempi di recupero architettonico: la vecchia fabbrica
di cioccolato, datata 1923, è ancora riconoscibile negli
ambienti vintage di grande stile, nei mobili e negli oggetti
restituiti a nuova vita. Oggi si viene qui per comprare il
cioccolato artigianale, ma anche per una pausa pranzo,
il tè, l’aperitivo, la cena. Da vedere.
www.said.it
Roma Via Tiburtina 135, tel. 06.4469204
Via della Croce, 82 - Tel. 06 69941752 Piazza di Spagna
Via Albalonga, 7B-9-11 - Tel. 06 7000418 San Giovanni
Via Cassia, 8B-8C - Tel. 06 3333488 Ponte Milvio
www.barpompi.it
Ph James Taylor
Merenda
a Casa BartheL
C’
C’
Accanto al salone
del gusto fiorentino
un evento collaterale
racconta il food lifestyle
“fuoridiTaste”
di Fulvia Battiloro - ph Mediasail
è un luogo a Firenze dove, in occasione
della kermesse che Pitti Immagine dedica
nel mese di marzo alle eccellenze del gusto
e dei foodies, non si può prescindere dal fare un salto. Si
trova nel centro storico, in via dei Serragli 234/r, e si chiama
Riccardo Barthel.
Il richiamo è forte sin da quando si entra nella Stazione
Leopolda, il gotha del cibo di qualità, dove Barthel firma tutta
l’area dei Taste Tools, cioè degli accessori di food & kitchen
design. Ogni arredo è studiato per esaltare le caratteristiche
di ciascun prodotto, dai tessuti italiani in cotone e misto/lino
di Tablecloths, all’estetica dei cristalli Zalto, allo stile tra il
fusion e il pop delle collezioni di Mario Luca Giusti. Vecchi
mobili, banconi, credenze, scaffali e seggiole, realizzati in
legno o ferro, molti recuperati nei più caratteristici mercati
d’Europa, rappresentano la cifra artistica e artigianale della
Riccardo Barthel e della sua originale vocazione al restauro,
sviluppatasi nel tempo nella più ampia progettazione e
realizzazione di arredi per interi ambienti.
Usciti dalla Leopolda per recarsi all’evento fuori salone
organizzato dai Barthel e arrivati al negozio, dalle vetrine
viene subito incontro la più piacevole delle emozioni, quella
di trovarsi di colpo a casa. Entrando, l’odore di lavanda e di
legno avvolge in una sensazione di benessere. Visitando poi
la bottega durante questa sensoriale settimana del gusto, lo
stupore si amplifica a dismisura.
Quest’anno, a Taste 7, Riccardo Barthel ha preparato una
sorpresa per i visitatori allestendo un nuovo spazio espositivo
interamente dedicato alla cucina. Durante “Merenda a Casa
Barthel”, con torte al cioccolato appena sfornate, sono
stati svelati tutti i dettagli di un ambiente apparentemente
classico ma assolutamente contemporaneo nel gusto e
nella funzionalità, ricco di dettagli molto curati dovuti alla
realizzazione artigianale, con una particolare attenzione
all’ambiente grazie ad elettrodomestici di alta qualità,
dall’abbattitore di temperatura Irinox al bio tritarifiuti e
compattatore Texa all’erogatore di acqua a 100° Quooker.
Tra le più sofisticate tecnologie proposte per l’uso domestico.
Sì perché l’attenzione all’ambiente è principio indiscusso di
famiglia, la cui filosofia “no waste” porta in primo piano il
recupero di oggetti e materiali, per rivitalizzarne il ciclo di
vita e adattarli a nuovi scopi. Nell’ottica ‘zero sprechi’ nasce
l’idea di realizzare in cortile il mercato alimentare a km zero
Ortobello® sempre in occasione di “fuoridiTaste”. Un’altra
chicca Barthel assolutamente imperdibile ◆
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M AGA ZINE
Vigneto_favignana
Prima vendemmia a Favignana
wine
M AGA ZINE
L
Grazie al Progetto Insulae di Firriato, la viticultura eroica del mare
diventa la nuova sfida dell’importante azienda siciliana
di Monia Innocenti - ph © Firriato - Foto di Giulio Mariottini
L
a Sicilia è una terra di sorprese: è un continuo
scoprire, evolversi, cambiare, cercare. È una
terra fertile da ogni punto di vista, nonostante
quell’immagine arida che a volte viene in mente quando si
pensa alle sue terre. Il mare, le spiagge, le persone, la cucina,
le montagne, le città, l’Etna, la neve, il caldo soffocante, la
cioccolata, i paesini, le granite, le arance. Il vino. Questa
regione ha una tradizione vinicola imponente ma non si
accontenta: i produttori non si arrendono, non si fermano
neanche di fronte a condizioni proibitive e creano sempre
nuovi progetti che danno vita a prodotti straordinari.
È il caso di Firriato, nota azienda agricola che, puntando su
un territorio unico ed irripetibile, ha sviluppato il Progetto
Insulae nell’isola di Favignana. Ad un secolo dalla sua
scomparsa, Firriato ha riportato la vite sulla maggiore delle
Egadi e a settembre scorso ha concluso la prima vendemmia,
raccogliendo i frutti di quattro anni di lavoro nei cinque ettari
di vigneti, nel versante centro-sud dell’isola.
Il Progetto Insulae è iniziato con l’acquisizione della Tenuta
di Calamoni e tutte le fasi della programmazione sono state
concepite per raccogliere una materia prima di assoluto
valore enologico per la produzione di vini di nicchia, di alta
qualità e di immagine. I vigneti sono localizzati a pochi metri
dalla scogliera di Calamoni dove i suoli sabbiosi di natura
calcarea sono molto fertili e caratterizzati da una pietra di
origine marina ricca di carbonato di calcio e fossili. Le viti,
collocate tra rocce affioranti di tufo e sabbia rossa, sono
state installate in due aree attigue ed allevate ad alberello, un
sistema tradizionale della viticultura delle isole minori della
Sicilia e adatto a sopportare le condizioni ambientali marine
e la forza del vento. Nel vigneto, inoltre, sono stati realizzati
impianti di irrigazione per i giorni più caldi.
Nella tenute sono state impiantate varietà autoctone a bacca
rossa e bacca bianca: Nero d’Avola Perricone, Grillo,
Catarratto e Zibibbo. I vigneti, che distano pochi metri dalla
scogliera, godono di una ventilazione marina costante che,
facilitando il gioco delle escursioni termiche tra giorno e notte,
garantisce il raggiungimento ottimale della maturazione dei
grappoli e l’accumulo di sostanze aromatiche nelle bucce.
Inoltre il “Favonio”, il vento di ponente che caratterizza il
clima mite e asciutto dell’isola, difende naturalmente le
piante e le uve dagli attacchi di muffa e dai parassiti.
“Il mare - spiega Vinzia Di Gaetano, amministratore delegato
Firriato - ha un’importanza fondamentale nel forgiare le
proprietà organolettiche delle uve donando un bagaglio di
componenti saline e minerali di sicuro pregio. Da Favignana -
conclude - ci aspettiamo vini di grande qualità e personalità.
Siamo sicuri di ottenere prodotti autentici fortemente legati al
territorio, con sentori fruttati, freschi, sapidi, con quest’ultima
caratteristica che sarà più esaltata dando ai vini di Favignana
una unicità irripetibile”. E noi le crediamo ◆
Vinzia Firriato Etna Tenuta di Cavanera
DOPO 100 ANNI,
TORNA LA VENDEMMIA A FAVIGNANA
Giardininterrazza
Parco Pensile dell’Auditorium
Parco della Musica,
18 - 20 maggio 2012
L’
’
L
Auditorium Parco della Musica ospita
per il secondo anno consecutivo
Giardininterrazza,
manifestazione
dedicata a terrazzi, balconi e giardini. Dopo i 15.000
visitatori del 2011, da quest’anno la manifestazione è parte
integrante del Festival del Verde e del Paesaggio insieme ad
altre iniziative ed eventi speciali.
Mostra-mercato che vede il coinvolgimento di selezionati
vivai (anche piante rare), artigiani, designer e aziende di
arredamento da esterni, Giardininterrazza include il percorso
delle Follie d’Autore, sette opere realizzate da altrettanti
affermati paesaggisti, e gli allestimenti dei Balconi, lavori
realizzati da neo-laureati in architettura. Nella sezione Nuovi
Paesaggi, saranno inoltre presenti progettisti che offriranno
consulenze e soluzioni creative per giardini e terrazze, ma
anche semplicemente un balcone o solo un davanzale.
L’Auditorium Parco della Musica integra il suo ampio
programma artistico e culturale con questo appuntamento,
dal 18 al 20 maggio, ospitandolo nella cornice superiore del
Parco Pensile, l’area poco esplorata al di sopra della cavea,
che regala uno sguardo inedito sulla capitale.
Lungo il chilometro di passeggiata i musicisti dell’Accademia
Filarmonica Romana e le loro jam session intratterranno il
pubblico, che potrà inoltre godere dei video documentari sul
tema del paesaggio, e di installazioni d’arte rese possibili grazie
alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma. Per
i più appassionati corsi organizzati da scuole di giardinaggio ◆
www.giardininterrazza.com
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M AGA ZINE
Legno ed ecologia,
riscoperta dei valori,
comunicazione
Quattro passi all’aperto
Intervista all’artigiano/designer Francesco Amoroso
di Valentina Falcinelli
Qual è stato il tuo percorso formativo?
Ho lavorato e lavoro tutt’ora nella falegnameria di famiglia.
Ho approfondito studi nel mondo dell’arredo di interni.
Crescendo ho cominciato a sperimentare, ad azzardare
lavori con dettagli e forme nuove commissionati dai clienti
più fiduciosi. I risultati positivi accrescevano in me la
passione per il mio lavoro e l’amore per il legno e le sue
forme naturali. Le collaborazioni con architetti in gamba, le
numerose fiere del settore che ho visitato e soprattutto la mia
curiosità hanno contribuito a farmi arrivare a oggi con un
bagaglio interessante di opere private realizzate. Inoltre, mi
hanno dato la possibilità di inventare sempre cose nuove con
attenzione ai cambiamenti. Quali materiali prediligi e perché?
Sicuramente il legno. Quando realizzo un bel mobile
immagino di allungare la vita all’albero a cui è stata tolta
quella naturale. Il legno fa parte di noi, ci accompagna in
ogni cosa per tutta la vita, addirittura fino alla fine. Il vetro
subito dopo, materia “leggera” e trasparente.
Qual è il progetto a cui sei legato di più e perché?
Qubb è il mio progetto più ambizioso. Legno ed ecologia,
riscoperta dei valori, comunicazione, tutto in un piccolo
dono. A volte mi chiedono a cosa serve e ho quasi voglia
di non rispondere più a questa domanda. L’insensibilità e
la mancanza di comunicazione sta distruggendo il nostro
pianeta. Qubb nasce dall’esigenza di riutilizzare il legno, con
Impatto Zero è diventato più importante, il resto è possibilità
di lasciare un messaggio a una persona cara, senza passare
per mezzi impersonali come mail o sms. Chi regala Qubb,
regala un’emozione.
Vorresti vedere una tua creazione in casa di...?
Posso dirne due? Obama e mia mamma, che oltre a
dimostrarmi interesse è una signora qualunque. Sarebbe
magnifico.
C
Un oggetto entra nella storia del design quando...?
Non penso ci sia un solo motivo. Per me il design deve
essere alla portata di tutti. Chiunque deve avere la possibilità
di godere di una cosa bella e funzionale. Ci sono troppe
differenze sociali al mondo che quando ci penso mi viene
da piangere nel pensare che c’è chi ha in abbondanza e chi
non ha niente, chi muore per obesità e chi muore senza
cibo. Non volevo uscire dal seminato, è solo per dire che
l’innovazione deve essere per tutti e non per pochi eletti.
L’oggetto di design più bello? Quello più utile? Quello più
inutile? Quello che vorresti portasse la tua firma?
Più bello Ferrari Testarossa del 1985 ma potrei dire Vespa o
Citroen DS special del 1970; più utile la penna Bic e il Water;
più inutile sono la maggior parte di lampade che esistono al
mondo. La mia firma? Vorrei fosse legata al tavolo Ripples di
Horm di Toyo Ito del 2004.
Hai un blog o un sito personale?
www.mondoqubo.it ◆
promo
Da cosa nasce la tua passione per il design?
Penso di averla avuta dalla nascita. Fin da piccolo ero
affascinato dalle forme particolari della natura e degli oggetti.
Sono stato fortunato ad averla scoperta.
on la Pasqua si entra
ufficialmente nella bella stagione, e la voglia
di uscire dalla città per
trascorrere qualche ora
all’aria aperta si fa sempre più forte.
Bastano pochi minuti di macchina
dopo l’ufficio per giungere a
destinazione, e godere, magari, delle
ultime ore di luce immersi nella natura.
Basta dare uno sguardo al parco:
otto ettari rigogliosi in ogni stagione
dove lo sguardo trova finalmente un
panorama libero dai palazzi della città.
In un tale scenario è impossibile non
trovare immediatamente il buonumore,
confortati da sapori veri, con un menu
che è un inno alla grande tradizione
della cucina italiana, dove emergono
con forza i sapori di una materia
prima scelta con cura ed elaborata
con semplicità. Primi piatti e pesce
freschissimo, verdure e tanta carne
cotta alla griglia, senza tralasciare una
bella scelta di dolci, un goloso carosello
che non poteva certo dimenticare la
pizza cotta nel forno a legna. Un menu
che riesce a soddisfare anche i palati
più capricciosi, mettendo d’accordo
grandi e piccini, che troveranno qui
tutto l’occorrente per trascorrere
feste di compleanno in allegria,
con animazione e intrattenimento
musicale. Il corvo allegro infatti, unisce
alla sala con la grande veranda da cui
godere una strepitosa vista sul parco,
anche uno spazio disco pub, perfetta
scenografia per le feste pomeridiane
dei bimbi, e quelle serali dei più grandi:
basta prenotare per trasformare una
giornata qualsiasi in un momento di
festa e di vacanza.
Il corvo allegro
Seven Hills Village
Via Cassia, 1216 al km 13 - Tel. +39 0630362751
(dal Raccordo, uscita n. 3) La Giustiniana
Domenica aperto anche a pranzo
[email protected] - www.
ilcorvoallegro.it
Floral design
L’arte di comporre sculture con fiori e piante:
una lunghissima tradizione che oggi approda allo stile contemporaneo
L
L
a storia della composizione floreale comincia
nel rinascimento, quando si sviluppa
l’interesse per la natura e la sua estetica (fino
ad allora fiori e piante erano considerati essenzialmente per
le proprietà officinali). Le prime tracce di estetica floreale si
ritrovano nelle pitture fiamminghe e nelle nature morte di
Caravaggio, ma sarà con Rococò e Liberty che il fiore diventa
protagonista della casa e dell’architettura, anche grazie alle
influenze orientali.
È infatti l’arte giapponese dell’Ikebana
a costruire programmaticamente una filosofia e un’estetica
compositiva, che ancora oggi incontra il gusto moderno per
la sua raffinata stilizzazione.
Avvolta dal fascino della leggenda, l’ origine dell’ ikebana è
legata alla favola di due monaci Buddhisti che camminando
in una foresta videro degli steli di fiori abbandonati sul
selciato. Mossi da compassione verso la sofferenza di una
tanto delicata bellezza, li raccolsero e li deposero in una
ciotola d’acqua. Era così nata la prima composizione floreale.
Come per qualsiasi opera d’arte tridimensionale, quella
floreale ha a che fare con l’occupazione dello spazio,
l’armonia delle forme e l’equilibrio dei colori. Accanto ai
principi estetici, esistono poi ovviamente regole tecniche
che permettono di utilizzare la delicata materia prima in
questione e di conservarla più a lungo.
Oggi sul mercato sono reperibili infinite tipologie di fiori
in innumerevoli varianti di colore; la creatività può quindi
svilupparsi all’infinito. La regola base del floral design
contemporaneo parte dalla selezione di uno specifico
elemento naturale per poi assecondarne la personalità
enfatizzandone le caratteristiche. Spesso la semplicità è la
chiave più efficace, a patto di mantenere equilibrio di forme
e volumi. Importante in questo senso la ‘valenza’, cioè
l’importanza visiva del fiore, data da peso, robustezza e
foma di foglie e bocciolo. Fattori che determinano il risalto
di un elemento rispetto ad un altro, insieme ovviamente ai
cromatismi.
Un’arte dell’effimero, ma di grande importanza, dal
momento che atmosfere e suggestioni evocate dagli arredi
floreali segnano il carattere di eventi e cerimonie, rendono
più accoliente la casa e caratterizzano anche la più semplice
delle tavole apparecchiate.
D.C.
N
N
Anziché rivolgervi a fioristi esperti, potete cimentarvi
nell’arte della composizione floreale seguendo appositi
corsi. Diversi anche quelli online, con tanto di tutorial in
video, come ad esempio quello di Guido Cerini, fiorista
esperto di floral design da oltre 30 anni:
www.composizionefloreali.it
piante del sogno
IL NARCISO
elle Metamorfosi, Ovidio narra di un
bellissimo giovane che innamoratosi
della propria immagine riflessa,
si strugge per essa fino a morirne. Tal fu il destin del
vaneggiante e vago vaneggiator dela sua vana imago,
scrive Giambattista Marino. Ma poiché in quel crudele
destino, come in tutti i racconti mitologici, c’è lo zampino
degli dei, il corpo senza vita del fanciullo si trasforma
in un fiore, giallo al centro e tutt’intorno bianchi petali
profumati: il narciso. In virtù della leggenda, questo bel
fiore di primavera che germoglia nei luoghi umidi e nelle
prode ombrose, diventa simbolo di egoismo, di amore
per se medesimi e di stupidità. Povero Narciso, vittima
di se stesso per l’eternità! La sua cattiva fama tanto lo
precede che, verso la fine dell’Ottocento, la scienza ha
denominato narcisismo una patologia dell’anima che si
manifesta come ripiegamento sull’Io della libido sottratta
ai suoi investimenti oggettuali. Il Narciso del mito era
maschio ma il disturbo narcisistico non risparmia
neppure le femmine. Dunque, donna o uomo che siate,
se nel vostro sogno dovesse comparire questo fiore, state
in guardia, potreste fare brutti incontri e innamorarsi
di un Narciso non è una bella esperienza! Oppure
guardatevi allo specchio: il narciso del sogno potreste
essere proprio voi ◆
Renata Biserni Psicoterapeuta-Psicodrammatista
[email protected]
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M AGA ZINE
BOUGIE D’AUTORE
Il fuoco è la fonte di illuminazione ‘artificiale’ più antica e suggestiva,
la candela ne conserva il magico e intramontabile fascino portando
nelle case di oggi luce ed atmosfere d’altri tempi
di Donatella Codonesu
Decalogo di istruzioni per l’uso
L
L
a nascita della candela sembra risalga
alla Grecia del IV-V secolo a.C., è facile
immaginare come questa fonte luminosa
cambiò la storia dell’umanità e quindi divenne presto anche
simbolo di fede e di salvezza per il Cristianesimo.
Oggi la cereria più antica del mondo si trova a Parigi,
dove fu fondata nel 1643 dal commerciante Cire Trudon.
La manifattura, che nel diciassettesimo secolo, sotto Luigi
XIV, divenne una vera e propria industria con il nome di
“Manufacture Royale de Cire”, utilizza da allora gli stessi
tipi di materiali naturali a garanzia di una luce calda e
pulita. I contenitori in vetro provengono da sempre dalle
manifatture artigianali di Vinci, in Italia.
La cera naturale è l’ingrediente fondamentale, debitamente
lavata, filtrata e purificata dalle impurità e unita allo
stoppino di puro cotone. La limpidezza della materia prima
correttamente lavorata garantisce infatti la luminosità della
candela ed il suo sciogliersi regolare.
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2
La storia di quest’azienda segue quella della Francia,
sopravvivendo alla Rivoluzione (il motto reale che sigillava
i prodotti venne nascosto) ed arrivando all’Esposizione
Universale del 1889, quando vinse una medaglia d’oro.
Oggi i suoi prodotti sono diffusi anche all’estero, sono tutte
candele naturali profumate, che racchiudono un segreto:
la cera contiene esclusivamente elementi naturali ed è
miscelabile con qualunque profumazione.
“Le api lavorano per Dio e per il re” è lo storico motto della
Maison Trudon, ma la cera si può ottenere anche da altri
materiali portati al punto di fusione e oggi normalmente
le candele in commercio sono fatte di paraffina, sostanza
stabile e quindi a basso impatto ambientale, che deriva
dalla raffinazione del petrolio. Lo stoppino è invece
sempre di cotone, ma grazie a tecniche complesse viene
trattato e tessuto in mille modi differenti, adatti alle
specifiche forme e colori, perché ciascuna candela bruci
senza né fumo né colature.
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far bruciare la candela finchè la superficie è
interamente sciolta
per conservare l’aroma non tenerla accesa per
oltre 3 ore e, dopo averne consumato un terzo,
solo per 1 o 2 ore
farla solidificare prima di riaccenderla
non cosumarla interamente
se appare fumo nero pulire lo stoppino e lasciarlo
fuori per massimo 6mm
non lasciarla incustodita o vicino a materiali
infiammabili
proteggere la superficie di appoggio
evitare di esporre la fiamma a correnti d’aria
non lasciare residui di fiammifero o altro all’interno
della candela
non soffiare nè usare acqua per spegnerla
Anche in Italia esistono cererie storiche, relativamente più
recenti, come la trentina Giovannelli di Fontanedo, nata
nel 1744, o come la Graziani di Lorenzana (Pisa), del 1805:
ad entrambe è stato conferito uno speciale riconoscimento
in occasione delle manifestazioni per i 150 anni dell’Unitá
d’Italia. Nel cuore di Roma, a Trastevere, si trova invece la
Cereria di Giorgio, che ‘solo’ dal 1908 produce candele
liturgiche per le numerose chiese romane e che oggi propone
oltre 5000 articoli diversi, realizzati nel rispetto ambientale
con paraffine selezionale e colori senza piombo.
Un modo diverso per arredare con ‘oggetti di luce’ che
aggiungono fascino ad ogni angolo della casa ◆
www.ciretrudon.com
www.graziani.net
www.cereriagiovanelli.it
www.cereriadigiorgio.it
LUCE DI STAGIONE
Ecco un modo per personalizzare
con un tocco marino la lanterna
St. John Bays: aggiungendo sabbia
e conchiglie all’interno! Ma il
portacandela è adatto a tutte le
stagioni, basta arricchirlo con
fantasia o lasciarlo al naturale.
www.rivieramaison.com
ELEGANZA HOME MADE
Alcuni suggerimenti per ravvivare
il proprio giardino o terrazza
con lanterne e portacandele dalla natura
e l’ispirazione differente,
ma sempre all’insegna del bon ton
Sono realizzate e dipinte a mano
le lanterne Sahara del marchio SIA
home fashion, disponibili con due
diametri diversi (21 e 12 cm).
www.sia-homefashion.com
ROMANTICISMO NOTTURNO
Disposte una accanto all’altra, le lanterne Niki
di Abhika, in vetro e metallo cromato, regalano
a quest’elegante ambientazione un tocco di
romanticismo in più. Lo specchio d’acqua rimanda
sapientemente i riflessi delle candele accese.
www.abhika.it
SCELTA NATURALE
Un candido intreccio di bambù laccato dà vita alle
lanterne della collezione Bamboo del brand Atipico. Si
possono scegliere in sei varianti di colore e in quattro
differenti tipi di intreccio e dimensione. Nella foto, il
modello Mekong.
www.atipiconline.it
GUSTO ORIENTALE
Leziose e orientaleggianti le lanterne in
metallo del marchio Novità, qui presentate
in due misure diverse e nelle versioni rosaturchese e azzurro-turchese.
www.novita-import.it
LAVORAZIONE IN FERRO
Spicca accanto ai due vasi la ricercata
lanterna Carla di SIA home fashion,
fatta a mano in ferro nel colore
marrone. Il portacandela è in vetro.
www.sia-homefashion.com
BRIO E COLORE
Vivaci nello stile e nella colorazione le lanterne in
ceramica dell’azienda Villa D’Este Home. Sono
l’ideale per ravvivare il look delle tavole estive
all’aperto e per illuminare angoli di terrazze e giardini.
www.villadestehome.it
SEMPLICITÀ SENZA TEMPO
Com’è tipico del suo DNA, il marchio Ikea propone
un portacandela dalla linea essenziale e sobria.
La lanterna Mörkt, con base in metallo e di color
argento, è adatta sia per gli interni che per gli esterni.
www.ikea.it
L.N.
PUNTI LUCE CHIC
Alte e slanciate le due
creazioni di Maisons du
Monde. Oltre a portare la luce
in giardino, rappresentano
anche due raffinati elementi
decorativi.
www.maisonsdumonde.com
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M AGA ZINE
www.biodesignpools.com
una piscina naturale
e biosostenibile
I
promo
I
l biolago è un bacino ornamentale d’acqua
dolce in cui è possibile bagnarsi ed allo stesso
tempo essere parte di un ecosistema naturale
integrato perfettamente con il paesaggio circostante.
Questo tipo di piscina naturale è caratterizzato dall’assenza
di prodotti chimici per il trattamento dell’acqua e
dall’utilizzazione, invece, di un sistema naturale di filtrazione
(fitodepurazione).
Per questo, nella creazione di un biolago, non è applicabile
la normativa che di solito vige per le piscine e che
prevede una quantità minima di cloro, che in questo caso
comprometterebbe le piante e l’ecosistema naturale che si
viene a creare. Le uniche normative da rispettare riguardano
la conformità degli impianti e la redazione di una DIA, prima
di iniziare i lavori, come per una normale piscina.
Per rendere più attraente l’ambiente naturale che si viene a
creare, è possibile inserire intorno al perimetro del biolago
o sott’acqua degli apparecchi illuminanti, chiaramente
resistenti all’acqua ed all’umidità, che valorizzino la
vegetazione. Andando a creare un ecosistema bilanciato,
dopo poco tempo il fondo e le pareti del biolago risulteranno
ricoperte da microscopici organismi, che le renderanno
un poco scivolose oppure potranno crearsi alcuni tipo di
alga a filamento lungo; è possibile eliminarle togliendole
manualmente oppure tramite l’utilizzo di prodotti atossici.
Oltre che per il proprio personale piacere di bagnarsi in esso,
la realizzazione di un biolago può essere legata a differenti
motivazioni. Può essere ad esempio utilizzato per itticoltura,
per bonificare una determinata area o per ritenzione idrica.
Specialmente quest’ultima motivazione trova riscontro nel
fatto che negli ultimi anni sul nostro territorio le precipitazioni
piovane sono diminuite fortemente, ed è da riconoscere a
questa particolare piscina naturale la capacità di creare
nell’area circostante un microclima capace di mitigare inverni
rigidi ed estati torride ◆
www.cafelab.it
rivenditore autorizzato
strutture in legno, strutture in alluminio, tende da sole, tende tecniche
e arredamento da giardino
Via di Santa Cornelia, 5/a - Zona Industriale Formello (RM) - Tel. 06 90400430 - Fax 06 90405016
[email protected] - www.sun-solutions.net
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M AGA ZINE
Biopiscine: ecosistemi balneabili
Acqua dolce e pulita naturalmente, senza l’uso di prodotti chimici,
in cui immergersi assaporando il piacere di trovarsi
in un’oasi per la flora, la fauna e l’uomo
di Loriana Nei
BACINI D’ACQUA VIVENTI
Sopra, ammiriamo un “mare” di splendide ninfee; sotto, due
giardini acquatici ricchi di piante e sfumature. Due luoghi di
benessere interiore e sviluppo floristico, in cui l’acqua è resa
pulita mediante la fitodepurazione. I progetti di biopiscine
fotografati sono stati realizzati da Blu Due Piscine.
www.bludue.it
INTEGRATA ALL’AMBIENTE CIRCOSTANTE
Il mare all’orizzonte è il degno coronamento di questo
splendido scorcio mediterraneo. Ma è l’incantevole piscina
Biodesign in primo piano la vera protagonista di questo quadro
naturale. Dal punto di vista tecnico, il rivoluzionario brevetto
Biodesign si spiega così: il processo costruttivo prevede
un rivestimento in granulato di pietra naturale plasmato a
mano su un sistema di reti strutturali, il tutto posato sopra
uno strato impermeabilizzante molto elastico. Risultato:
una grande solidità strutturale e un’impermeabilizzazione
incredibilmente elastica. Rocce, sabbia, alberi e acqua: ogni
elemento si fonde in maniera spontanea.
www.biodesignpools.com
LA NATURA IN SCENA
In un biolago le piante acquatiche sostituiscono l’uso del cloro
e convivono con i microrganismi. Affinché l’oasi naturale
funzioni nella maniera ottimale, una parte dello specchio
d’acqua deve essere riservata all’uomo per la balneazione e
un’altra zona alle piante e ai microrganismi che garantiscono
la purificazione dell’acqua. Nella foto sopra, un progetto
a opera di Vera Luciani a Pavia; nell’immagine a lato, una
realizzazione di Vera Luciani nella frazione di Ponte a Poppi,
in provincia di Arezzo.
www.lucianigiardini.it
ACQUA LIMPIDA E PURA
Nella sede di Piscine&Natura, a
Bergamo, è stata realizzata una
biopiscina con funzione sperimentale
e dimostrativa, con lo scopo di
permettere agli interessati di provare
la sensazione di benessere che deriva
dal nuotare in un’acqua naturale, non
trattata chimicamente, completamente
circondati da piante acquatiche. Nella
foto, osserviamo il dettaglio di un
bellissimo fiore di loto presente nella
piscina.
www.piscinenatura.it
106
M AGA ZINE
Le carezze del legno
Camminare scalzi intorno alla piscina
o nel proprio spazio outdoor,
avvertendo una sensazione di piacevolezza
e calore ineguagliabili.
Perché il legno è una garanzia,
anche nei pressi dell’acqua
di Loriana Nei
LEGNO DA VIVERE
Nell’ambito di un intervento
di
ristrutturazione
all’insegna
dell’equilibrio e del rispetto della
natura, l’architetto Raffaella Zizzari
ha scelto per la pavimentazione
intorno alla vasca il decking teak
di Alberani Parketti, accogliente e
affidabile, caratterizzato da listoni
lunghi e stretti.
www.alberani.it
IL FASCINO DEL DECKING
FACILE DA MONTARE
È pratico e inalterabile nel tempo il Quadrotto in carpino
termotrattato di Legnoluce, che si può assemblare e rimuovere
con un semplice click. Il materiale è proposto in una tinta
calda ottenuta senza l’ausilio di chimica o di vernici.
www.legnoluce.it
Ideale per la pavimentazione di bordi piscine, terrazze,
camminamenti, balconi, patii, logge e rivestimenti esterni,
il decking presentato da Parchettificio Garbelotto risulta
elegante e resistente. Nella foto vediamo la versione realizzata
con tavole di Ipè Lapacho.
SOLUZIONI PER OGNI NECESSITÀ
Un’altra proposta di decking firmata da Parchettificio
Garbelotto, questa volta costituita da tavole in Termo Teak. Il
prodotto è disponibile in due versioni: a listone tradizionale
oppure in tavole precomposte a quadro o accoppiate con
supporto in resina ad incastro, per una posa a scacchiera o
a correre.
www.garbelotto.it
www.binacci.it
BINACCI.
ARIA DI PRIMAVERA.
LEGNO FUORI DALL’ORDINARIO
Ravaioli Legnami punta sul legno Kebony, reso più resistente
e stabile rispetto a molti legni tropicali attraverso una
lavorazione brevettata, naturale, e a zero impatto ambientale.
Il legno Kebony proviene solo da foreste certificate e a
rapidissima riproduzione.
INNOVAZIONE GARANTITA
A riprova della qualità del legno Kebony, qui impiegato per
il rivestimento di un solarium intorno a una sinuosa piscina,
l’azienda Ravaioli Legnami offre una garanzia del produttore
di 20 anni contro la marcescenza.
www.ravaiolilegnami.com
DESIGN MINIMALE
Listotech® rappresenta una novità nel
panorama dei rivestimenti per esterni.
Si tratta di un sistema di moduli lineari
precompressi, uno stone decking di
nuova generazione, nato per arredare
e decorare con armonia le aree en
plein air, e che assicura una durata
illimitata nel tempo, anche in assenza
di manutenzione.
www.listotech.it
Binacci è bello tutto l’anno, ma a Primavera
diventa davvero irresistibile. Tutti i migliori
marchi dell’arredamento Made in Italy a
condizioni d’acquisto super vantaggiose,
uniche in Europa, e una qualità del servizio
pre e post vendita che non ha eguali. Fate
un salto da Binacci e scoprite quanto è bella
Roma in questa stagione.
Via Tiburtina 440
Via C. Colombo 440/F
CENTROCUCINE
Via Anagnina147
111
M AGA ZINE
LE GRANDI STAR DEL DESIGN
DANNO LUCE AI SALONI
Come ogni anno Milano, con il ‘suo’ Salone Internazionale del Mobile
che si svolge dal 17 al 22 aprile, diventerà la capitale del design e del glamour
M
di Vittoria di Venosa
M
entre iSaloni, l’evento fieristico
che con la sua più ampia offerta
merceologica ha già registrato il
tutto esaurito di espositori occupando i padiglioni di Fiera
Milano a Rho, in città si impazzirà per il FuoriSalone che di
fatto si è impossessato delle diverse zone ‘calde’ della Milano
Design Week che, dalla più conosciuta Tortona District alla
centralissima Brera Design District, cuore pulsante della città
fino all’alternativo circuito Lambrate/Ventura situato nella
zona Nord Est, vibrerà con proposte di creatività, qualità,
sperimentazione e contenuti.
Al via dell’edizione 2012 tutto il comparto del settore design si
è sbizzarrito a creare nuove espressioni di forma per vivere in
armonia la nuova convivialità dell’abitare tra culto e benessere.
Infatti quest’anno si svolge anche EuroCucina, con proposte
di cucine funzionali e oggetti per la cultura della tavola, e
il Salone Internazionale del Bagno con una vasta offerta di
accessori e mobili per il bagno, sanitari, vasche da bagno
e idromassaggio. Parola d’ordine: rispetto per l’ambiente e
impiego di materiali naturali quali marmi, onici, ardesie e
pietre naturali. Unica trasgressione l’utilizzo dell’affascinante
Corian, materiale composito tralucente inventato da
DuPont, che fa ‘attraversare’ la luce e impiegato dalle
più importanti aziende di design per il bagno e la cucina
come, ad esempio, la nuova collezione di vasche Medea
realizzata da Antoniolupi (design Nevio Tellatin) dalle linee
minimali e leggere e geometria pulita, ritenuta la vasca più
sottile al mondo.
Sempre nel settore bagno ecco la nuovissima collezione di
ceramica e mobili da bagno Citterio per Pozzi-Ginori, nata
da un progetto di Antonio Citterio con Sergio Brioschi, ideato
da Sanitec, gruppo leader europeo di soluzioni bagno di cui
Rossana HD23
Pozzi-Ginori fa parte. Un progetto trasversale che si fonda
sull’idea di realizzare un bagno raffinato e funzionale.
Con Babele di Glass, una collezione di vasche e hammam
domestici con getti nebulizzanti disegnata Lucidi Pevere, due
giovani emergenti designer, il cui risultato è la contaminazione
tra creatività e innovazione.
Nell’ambito di Eurocucina le maggiori novità sono presentate
da Dada, divisione Molteni&C, che ha rinnovato la Hi-Line 6
di Ferruccio Laviani dalla rigorosa geometria con tanti ripiani
per contenere o esporre tutto in perfetto ordine così come la
cucina HD 23 di Rossana, disegnata da Massimo Castagna,
si evolve con volumetrie di grande capienza. Novità assoluta
è rappresentata da LaCucinaAlessi byValcucine firmata
dall’architetto olandese Wiel Arets che abbina alla qualità
artigianale espressa da Valcucine la creatività di Alessi, due
realtà italiane che hanno fanno dell’eccellenza il loro costante
impegno. Concepita espressamente per il mondo del contract
il designer ha ideato un monoblocco in Corian Glacier White
caratterizzato dalla totale assenza di giunzioni a vista.
Dopo bagno e cucina entriamo nel cuore della casa con
arredi sempre più glamour proposti da aziende che hanno
‘inventato’ il made in Italy quali Driade, Moroso, Flexform,
Zanotta, B&B, Cassina, tanto per citarne alcune.
Antoniolupi Medea Vasca in Corian
design
Pozzi Ginori Collezione Citterio
HARRY&CAMILA:
CREATORI DI SEGNI
E DI SOGNI
Kristalia BCN Garden
Moroso - Fjord by Patricia Urquiola
Da Moroso, che nel frattempo ha festeggiato i suoi primi
sessanta anni di attività, ecco le accoglienti poltroncine Fjord
di Patricia Urquiola dal taglio allungato e modellato secondo
organiche linee curve. Driade poi gioca con i suoi designer
che interpretano sedute surreali ispirate al mondo delle favole
come l’ultima creazione 36 h di Fabio Novembre ispirata ai
suoi fantastici animali sognati nell’infanzia.
Più essenziale, invece, il divano componibile Fenix di
Ludovica+Roberto Palomba, sempre di Driade dall’esile
struttura metallica e purezza di linee.
Calia - divano Hip Hop
Da Calia lo spazio è percorso dal nuovo divano Hip Hop
dove la parola d’ordine è modularità. Non più monolite
immutabile ma elemento d’arredo che si trasforma e cambia
configurazione a seconda delle esigenze di ognuno.
Da Flexform la novità 2012 è rappresentata da una nuova
collezione di letti coordinata da Antonio Citterio chiamata
Magnum 95 che corrisponde al concept del divano-icona
che porta lo stesso nome.
La Milano Design Week, la settimana più creativa dell’anno,
vi attende per essere protagonisti dei nuovi trend del design ◆
C
ph Rainer Hosch
C
amila, nata in Cile, cresciuta e laureatasi
in Messico in Fashion Design e Harry,
nato in Olanda e laureatosi in Industrial
Design presso la Design Academy di Eindhoven, nel 1994 si
incontrano a Milano quando entrambi frequentano un Master
presso quella fucina di creatività che è la Domus Academy:
un colpo di fulmine per la città che li ha accolti che si
trasforma in un doppio legame affettivo e professionale.
Prima di fondare la propria società, Harry collabora con
Stefano Giovannoni, architetto e designer acclamato
(suoi lavori sono esposti al Centre Pompidou di Parigi e al
MoMa di New York) e Camila si dedica prevalentemente
alla ricerca sulla moda e sul tessile ma è solo nel 1998 che
danno vita a Harry&Camila, un progetto nato dalla necessità
di interscambio tra la loro vita professionale con la vita
personale e viceversa.
INSIDER magazine ha incontrato Harry all’ultimo Macef
(Salone Internazionale della Casa svoltosi a gennaio) per
una breve intervista durante la quale ci ha illustrato le basi
della loro progettualità, che sono il risultato di due mondi e
due culture diverse: lo spirito libero olandese di Harry e la
sensualità latina di Camila.
Chi è la mente creativa e chi poi la sviluppa?
Principalmente è Camila che, essendo dotata di molta
fantasia, è un vulcano continuo di idee che poi io cerco di
tradurle in progetto.
Driade - 36 h by Fabio Novembre
design
Flexform letto Magnum by Antonio Citterio
Dr.Bubbles on the rocks LOUIS XIV
Quando vi siete presentati al Salone del Mobile di Milano
come Studio Harry&Camila?
Abbiamo fondato il nostro studio nel 1998 e debuttato come
Harry&Camila nel 2009 ad un evento del FuoriSalone con
una mostra personale in via Solferino, sempre a Milano.
Nel frattempo iniziavamo a collaborare con alcune più
importanti aziende del design italiano come Alessi,
FontanaArte, Casamania, Living Divani, Kristalia, assumendo
parallelamente la direzione artistica di TVS, uno dei principali
Dedon, divano outdoor indoor Zofa
players a livello internazionale nella produzione di articoli da
cottura in alluminio rivestiti con materiale antiaderente.
Nel 2002 vi trasferite a Barcellona pur lavorando molto
con le aziende italiane. Qual è stato il principale motivo?
Nel frattempo avevamo avuto una bimba che desideravamo
crescesse in ambito mediterraneo. Ma ci spostammo anche
per poter sviluppare la nostra attività sui mercati di lingua
spagnola, quindi non solo la Spagna ma tutta l’America Latina.
Ci parli di quello che considerate il vostro best product.
Noi riteniamo lo sgabello BNC progettato nel 2007 per
Kristalia il nostro miglior progetto. Si tratta di uno sgabello
basculante che ha richiesto un significativo investimento da
parte dell’azienda che all’inizio sembrava titubante ma che
alla luce del successo di vendita e dei diversi premi ottenuti,
è ancora oggi in produzione.
Sappiamo che avete partecipato a molti saloni di design e
concorsi ricevendo diversi premi. Quali?
Tra i diversi premi ricevuti ci piace ricordare, oltre al Good
Design Awards di Chicago Athenaeum ricevuto per BNC, anche
quello assegnatoci per la Pi Air, una chaise longue sinuosa
progettata per Living Divani e per Zofa, una collezione di sedute
indoor/outdoor per l’azienda di mobili per esterni Dedon.
Quali sono i vostri sogni nel cassetto?
Veramente uno ci sarebbe e dovrebbe svilupparsi da un
prodotto di successo realizzato per Rosenthal-Studio Line. Si
tratta della collezione di vasi Flux, realizzati sia in porcellana
sia in rame e in argento. È proprio la forma del vaso che ci ha
sempre affascinato e ci piace pensare che con la stessa forma,
moltiplicata all’infinito si potrebbe progettare un edificio. I
nostri progetti infatti si sviluppano in modo del tutto naturale
e sono il risultato di una ricerca costante di sensazioni così
come il nostro obiettivo principale è lo scambio culturale e
creativo di idee applicate al design: un modo di caricare i
nostri oggetti che siano più vicini alla sensibilità umana ◆
A.V.F.

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