A di amicizia - Istituto Comprensivo "G. De Petra"

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A di amicizia - Istituto Comprensivo "G. De Petra"
“ISTITUTO COMPRENSIVO “G. DE PETRA”
-CASOLI-
Gli alunni della II B
ANNO SCOLASTICO 2010/2011
A TUTTI I RAGAZZI DELLA NOSTRA ETA’
CON L’AUGURIO CHE POSSANO VIVERE
SANE, PROFONDE E INDIMENTICABILI
ESPERIENZE DI AMICIZIA
A
rrivai davanti a un nuovo piazzale, di una nuova scuola, di una
nuova città … ormai ero stanca di cambiare, cambiare sempre.
Vedevo tutti i miei futuri amici accompagnati dalle loro mamme … questi
momenti mi rendevano ancora più triste, momenti che io non ho mai
vissuto perché la mia mamma non è più con me da quando avevo due anni.
Sapevo già cosa sarebbe successo: la professoressa al mio arrivo avrebbe
detto: “Ragazzi, questa è la vostra nuova compagna di classe. Si chiama
Francesca …”. Infatti, come già immaginavo, i miei pensieri si realizzarono
… la professoressa che mi accolse era la Bianchi, bionda, con gli occhiali,
molto alta e soprattutto gentile, mi fece presentare e sedere all‟unico
banco vuoto, ero sola. Tutti gli insegnanti furono cortesi con me, ma i
compagni un po‟ meno … mi sentivo molto a disagio. Al suono della
campanella tornai di corsa a casa. Arrivata, vidi mio padre assorto nel
lavoro, al punto che non mi vide entrare. Io lo salutai e gli dissi: “ Ciao
papà, che stai facendo?” e lui mi rispose: “Lasciami perdere che ho da
fare e prepara qualcosa da mangiare perché ho fame.” Sconsolata dal
fatto che non mi aveva considerato e neanche chiesto com‟era andato il
primo giorno di scuola, obbedii agli ordini e andai a preparare il pranzo.
Durante il pranzo, silenzio assoluto. Misi in ordine la cucina e me ne andai
in camera.
A volte odiavo mio padre perché non gli importava di me, era troppo
impegnato con il suo lavoro: era il direttore di una grande azienda e aveva
di nuovo accettato il trasferimento in un'altra città; non capiva che di
questo ne soffrivo e tanto meno mi aiutava a superare tutti questi
cambiamenti.
Di solito mi confidavo con il mio diario segreto che per me era il mio
migliore amico perché solo con lui riuscivo a sfogarmi.
“ Caro diario … anche oggi ci risentiamo e anche oggi è una pessima
giornata.
Questa mattina è stato uno dei tanti „primi giorni di scuola‟ … come
sempre pura DESOLAZIONE … forse mi rendo anche un po‟ monotona, ma
tu sei l‟unico con cui posso aprirmi. Mio padre come sempre non mi
considera mai e non chiede la mia opinione su niente. A scuola sono sola e
considerata sempre come “una nuova”. I professori sono gli unici ad
essere contenti di me perché, nonostante i miei numerosi trasferimenti,
ho degli ottimi voti e mi reputano una ragazza seria, educata e brava.
Adesso ti devo lasciare perché devo fare i compiti. Ci sentiamo domani!
Ciao ciao
la tua Francesca … 
Il secondo giorno di scuola entrai ancora in quella classe.Dopo essermi
seduta al mio banco, ci fu un grande silenzio; a un certo punto si sentì solo
la voce della professoressa che mi chiamava: voleva che le raccontassi
della mia vita, quella vita che mi aveva dato molti dispiaceri.
Io non avevo neanche il coraggio di dirle il mio nome, però mi feci un po‟ di
forza e raccontai alcune vicende, ma solo le positive, quelle più gradevoli
di una vita troppo difficile per una ragazza di dodici anni.
Le raccontai del mio dodicesimo compleanno, ma non come era stato , non
che non c‟era mio padre che, come al solito, era troppo impegnato nel suo
lavoro per festeggiare il compleanno della figlia … non che mi lasciò solo
un bigliettino sul frigo con gli auguri. Raccontai il mio compleanno come lo
avrei voluto nei miei sogni, perché io lo sognavo sempre; tutti erano
invidiosi del mio racconto, io no, perché non era la mia vita. Io volevo
essere come loro, non avevano nulla da invidiarmi. Passavo le giornate a
casa da sola con il mio diario su cui piangere e i miei libri di avventura con
cui sognare.
Per fortuna suonò la campanella della ricreazione, mi ero liberata da quell‟
interrogatorio.
Ad un certo punto tutte le ragazze della classe si avvicinarono a me e mi
dicevano:
-“Sei proprio una ragazza fortunata con un padre con tutte quelle
attenzioni, per non parlare di tutte le amiche che hai conosciuto nel
mondo”.
-“ Già, sono proprio una ragazza fortunata!” annuii faticosamente, perché
non era così.
Poi continuai:
-“Sapete, io colleziono cerchietti, ne ho di tutti i colori e anche di tutti i
materiali: di stoffa, di pelle, di osso,di cuoio, di gomma, di plastica, con le
paillettes … Mio padre, per ogni viaggio che fa me ne riporta uno!”.
Loro mi guardarono stupite,
mi fecero mille domande sui luoghi di
provenienza dei diversi cerchietti, e poi:
-“Ce ne dai uno???”
Io per cercare di entrare nel gruppo risposi di sì, perché pensavo che
sarei diventata più simpatica ai loro occhi, anche se tutte queste
richieste mi davano un po‟ fastidio; ma almeno avrei avuto delle amiche,
pensai.
Purtroppo la campanella suonò di nuovo, e quella era la fine della
ricreazione. Mentre rientravo in classe, sulla soglia della porta, c‟era una
ragazza molto carina, Raffaella, che mi disse:
-“Non fidarti di loro, ti usano solo per ottenere qualcosa da te, non
diventerai mai loro amica”!.
Io pensai per molto tempo a quella frase che mi lasciò un po‟ dubbiosa e
angosciata.
Mi facevo mille domande: “Perché mi ha detto una cosa simile? Non credo
siano così egoiste!”.
Insomma mi facevo tutte domande senza una risposta concreta. Volevo
fidarmi di quelle ragazze, ma se Raffaella aveva fatto quell‟affermazione
c‟era un perché …
Io, nonostante tutti quei pensieri che mi passavano per la testa, il giorno
dopo, come di parola, portai i cerchietti alle ragazze; loro erano molto
contente ed io ero soddisfatta di questo.
Dopo alcuni giorni capii che Raffaella aveva ragione riguardo al
comportamento delle mie false compagne; infatti le ragazze si erano
allontanate e mi avevano tolto il saluto dopo aver ottenuto i cerchietti. Il
giorno dopo la professoressa assegnò un lavoro per casa a coppie e io e
Raffaella , per puro caso, capitammo insieme .
Iniziammo a incontrarci nel pomeriggio e, anche se non ci conoscevamo
molto bene, sembravamo amiche da una vita. C‟era intesa tra noi, ci
confidavamo, parlavamo di ragazzi, delle nostre simpatie ed io non ero
mai stata così contenta. Quando finimmo quel lavoro di gruppo capii un po‟
di più il carattere di Raffaella e lo raccontai al mio diario così:
„Caro diario, oggi è stata una giornata particolare perché, forse, ho
conosciuto una nuova, vera amica. Si chiama Raffaella,una ragazza della
mia età, più o meno di corporatura come me.
E‟ una bella ragazza, e da quello che ho potuto capire, è estroversa, non
tanto studiosa, fissata con l‟abbinamento dei colori, ribelle, determinata e
molto disponibile.
Io,
invece,
sono
molto
diversa
da
lei
sia
fisicamente
e
sia
caratterialmente: io sono alta, bionda, con capelli ondulati e sempre sciolti
fermati all‟indietro con un cerchietto. Per il lavoro di mio padre sai che
sono costretta a cambiare città molto spesso e, forse per questo, sono
introversa, timida e un po‟ impacciata (cioè il contrario di Raffaella). Non
amo lo sport
avventura
.
ma mi piace molto leggere
Sono
molto
brava
a
libri , soprattutto quelli di
scuola,
nonostante
i
continui
trasferimenti.
Sono altruista ma non riesco a dimostrarlo; purtroppo sono figlia unica e,
non avendo dei genitori presenti con cui confidarmi, tu sei diventato il
mio unico confessore e migliore amico … „
Dopo qualche giorno la professoressa ci comunicò la valutazione dei lavori
a coppie , ero molto tesa perché pensavo di prendere un brutto voto per
colpa di Raffaella. Lei era tranquillissima, era abituata a prendere brutti
voti ,invece i miei erano sempre più alti. Pensai che fosse arrivata la mia
fine, invece prendemmo il voto più alto della classe: un bel 9! Ero
contentissima anche se mi dava un po‟ fastidio prendere lo stesso voto di
Raffaella visto che lei si era impegnata meno di me. Poi, però cambiai idea
vedendo che Raffaella era così felice che avrebbe messo a soqquadro
tutta la scuola . Era il voto più alto preso in tutta la sua carriera
scolastica. La professoressa, come premio per il bel voto, mi fece sedere
vicino a Raffaella. Così fui doppiamente contenta perché così avevamo
modo di stringere un buon rapporto. Nel pomeriggio ci incontrammo e mi
chiese: “Vuoi venire a vedere la partita di pallavolo?”. All‟ inizio, indecisa,
le risposi: “… No”. Lei insistette migliaia di volte, alla fine cedetti e le
dissi: “Va bene, vengo! ”. Così mi abbracciò e andammo insieme in palestra.
La palestra era grandissima perché in essa giocava la prima squadra della
città, c‟erano delle tribune che circondavano il campo con dei sedili sui
gradoni. La rete era alta circa due metri e per arrivarci dovevi essere
molto, molto alto. Iniziata la partita, la squadra di Raffaella fu subito in
vantaggio e io la vedevo che volava in alto come una farfalla per prendere
la palla e fare punto. Le gridavo: “Sei forte!...Sei la più forte!”. Dentro di
me ero un po‟ invidiosa perché non avevo mai provato l‟esperienza di fare
punto in una partita di pallavolo, dato che ero negata per l‟attività fisica;
ero solo molto brava a scuola.
Quando l‟arbitro fischiò la fine della
partita, la squadra di Raffaella esultò e l‟altra squadra, in silenzio e
dispiaciuta, se ne tornò negli spogliatoi. Ad un certo punto sentii una voce
che mi chiamava: “Francesca … vieni vicino a me!” All‟inizio non capivo chi
fosse, poi girandomi vidi Raffaella. La raggiunsi, e lei subito mi chiese:
“Vuoi fare qualche palleggio con me?”. Imbarazzata le risposi: “Vorrei
aspettare che si svuoti la palestra; sai non ci so fare e quindi vorrei
evitare una brutta figura”. “Va bene” mi rispose. Aspettammo un po‟ e
quando la palestra fu vuota, convincemmo il custode dicendogli: “Restiamo
a fare qualche palleggio, ci può dare la chiave , così dopo chiudiamo noi?”,
“ Va bene, però non combinate guai!” rispose, ci fece un sorriso, ci diede le
chiavi e dopo qualche minuto se ne andò.
Raffaella prese la cesta dei palloni. Ci mettemmo subito all‟opera, sbagliai
tanto ma lei mi incoraggiò. Man mano miglioravo, ma ancora molti palloni
mi sfuggivano. Trovai il coraggio anche io, perché vedevo che più provavo
e più diventavo brava. Ci dimenticammo che si stava facendo tardi e così,
appena vedemmo l‟orologio, scappammo senza rimettere i palloni a posto,
ma per fortuna ci ricordammo di chiudere la porta. Durante il tragitto
ringraziai Raffaella per avermi incoraggiato a provare, e devo dire … non
ero tanto male!!!
Io e Raffaella decidemmo di incontrarci a casa sua nel pomeriggio
del giorno dopo per fare i compiti. Quando arrivai sua mamma mi accolse
con molto calore e molto affetto, ci sedemmo e subito dopo venne anche
la signora per aiutarci; lei mi fece molte domande su come mi sentivo,
quando ero arrivata, cosa mi aspettavo da questa esperienza in una nuova
città e in compagnia di nuove amicizie. Poi ci offrì da mangiare; io con
molta timidezza le risposi che non avevo fame, ma lei con insistenza mi
convinse a mangiare una buonissima fetta di crostata alla marmellata di
more. Io ero molto compiaciuta, mentre Raffaella aveva una faccia
disgustata. Mentre io e la mamma facevamo conversazione, Raffaella non
faceva altro che sbuffare. Io ero molto felice perché ciò non mi era mai
accaduto, avere qualcuno che mi seguisse nei compiti e che volesse sapere
da me come mi sentivo. Per un po‟ mi sentii come se fossi veramente la
figlia di quella splendida signora. Dopo un po‟ Raffaella mi propose di
uscire e così decidemmo di andare in libreria, anche se a me dispiaceva
molto: avrei preferito rimanere a godere ancora un po‟ di quell‟ambiente
familiare molto caldo ed accogliente. Durante il tragitto le chiesi perché
aveva quella faccia disgustata mentre io e sua mamma parlavamo in cucina
e lei mi rispose che non aveva voglia di ascoltarla tutti i giorni. Io le dissi,
invece, che a me faceva molto piacere e che avrei voluto stare lì a
rispondere alle sue domande.
Arrivate in libreria io andai subito nella sezione “avventura” e, dato
che ci restai molto tempo, Raffaella cercò di spostarmi in tutti i modi, ma
non ci riuscì perché ero molto attratta da quel genere. Decidemmo, allora,
di andare in un negozio di abbigliamento che a Raffaella piaceva molto,
visto che era fissata con i
vestiti più trendy. Sulla via del ritorno,
passando per una stradina secondaria un po‟ in periferia,
vedemmo in
lontananza un casale abbandonato e Raffaella mi raccontò la storia che
aveva vissuto con il nonno. Mi disse: “Io e mio nonno eravamo molto legati
e passavamo la maggior parte del nostro tempo insieme in quel casale
abbandonato. Ogni pomeriggio andavamo lì per esplorarlo nell‟intento di
trovare qualcosa di straordinario. Ma alla fine non trovammo mai niente
che ci piacesse, a parte un vecchio specchio che, tra l‟altro, ho anche
perso”.
Dopo questo racconto Raffaella ebbe un‟idea e mi propose di passare la
serata lì. Io, già spaventata dall‟aspetto esteriore del casale, le dissi che
avevo molta paura e che non avevo nessuna voglia di andare lì dentro. Le
dissi anche che le avventure preferivo viverle tramite i libri e non nella
realtà. Lei, sbuffando, mi rispose: “Dai su, buttati … non fare sempre la
paurosa, ti devi mettere un po‟ più in gioco in queste occasioni, fai come
me!” Io le risposi : “Scordatelo, lo sai che ho paura, non riuscirò mai ad
entrarci”. Lei esclamò: “Mamma mia! Se hai paura di un casale, figurati di
altre cose molto più spaventose!”
Dopo minuti e minuti di convincimento e di incoraggiamento arrivò il
tramonto e io le dissi che, se proprio volevamo andarci, dovevamo farlo
la domenica successiva, quando
non avevamo scuola e
sicuramente
sarebbe stata una bellissima giornata per vivere quell‟esperienza, di cui io
avevo molta paura, quasi terrore.
La domenica seguente partimmo per quest‟avventura.
Il tragitto era accidentato e difficoltoso da percorrere, ma noi
procedevamo nonostante i vari imprevisti.
Io ero la meno abituata a escursioni del genere, quindi meno allenata e
molto più lenta di Raffaella.
Il sentiero che stavamo percorrendo era ricoperto di aguzze pietre che si
infilavano nelle mie scarpe facendomi inciampare continuamente. Raffaella
scoppiava spesso in fragorose risate che mi incoraggiavano a procedere.
Ai lati del percorso c‟erano folti alberi secolari e l‟erba stava invadendo il
sentiero, le radici erano sporgenti e rappresentavano un ostacolo per noi.
Eravamo logorate dalla fatica, eravamo partite presto quella mattina,
nonostante portassimo un‟andatura spedita, la meta sembrava non
arrivare mai.
“Ma quando si arriva?” protestai.
“Non ti preoccupare, non mi dire che ti sei già stancata, il casale è ancora
lontano”. La risposta di Raffaella infuse nuove energie al mio corpo, non
potevo fare la parte della lagnosa, così aumentai il passo.
Dopo molto tempo trascorso a camminare arrivammo davanti al casale
abbandonato: era in rovina, le pietre che componevano la parete erano per
la maggior parte tutte scheggiate e ricoperte di muschio.
Trovammo il portone semiaperto, il legname era marcio e pieno di tarli.
“Dai, su entriamo!” disse Raffaella.
Io ero poco propensa ad accogliere la proposta di Raffaella, ma lei mi
incoraggiò; la seguii ed entrammo nel rudere abbandonato.
L‟interno era in rovina e molti dei mattoni che componevano la parete
erano danneggiati come per l‟esterno.
Il mobilio era scarso e completamente distrutto.
I resti dell‟intonaco erano sparsi sul pavimento ormai quasi inesistente,
sui muri c‟erano dei tralci di edera secca, in fondo alla stanza c‟era un
grande caminetto con il frontale tutto scheggiato. L‟ immaginazione di
Raffaella volò ai tempi passati quando quel casale
era ancora abitato,
chissà da chi, quando vicino al camino si riuniva la famiglia e si
raccontavano le leggende del posto, quando
il fuoco scoppiettava e
riscaldava i cuori dei familiari con il suo tepore.
Provai una grande emozione a pensare che quel casale un tempo era
abitato.
Ma subito tornai al presente, ero lì con Raffaella, la mia migliore amica,
finalmente il mio sogno si era avverato: noi due da sole a confidarci l‟una
con l‟altra …
Le nostre parole scorrevano come un fiume e più parlavamo e più ci veniva
voglia di parlare…e parlare ancora.
Il tempo passava e l‟ora di ritornare a casa arrivò in un baleno,
ripercorremmo lo stesso sentiero dell‟ andata ed era notte tarda quando
la mamma di Raffaella mi riaccompagnò a casa.
Mi misi a letto distrutta e il sonno sopraggiunse in un istante.
La mattina seguente la ricordo benissimo, fu la mattina più terribile che
abbia mai vissuto.
Il biglietto era fissato sul frigo da un pezzo di scotch. Lo presi e lessi:
“Prepara le valigie, domani si riparte!”
Quella era la scrittura di mio padre …
Il biglietto mi cadde dalle mani …
Ancora incredula afferrai lo zaino,
uscii e, correndo e piangendo contemporaneamente, arrivai al casale.
Telefonai a Raffaella e le dissi di raggiungermi lì.
Appena arrivò ci sedemmo davanti al camino e, fra singhiozzi, le spiegai la
situazione.
Lei non si scoraggiò e mi disse: “ E‟ arrivato il momento che tu parli con
tuo padre!”
“No, no … non ce la faccio” risposi io, ma Raffaella, testarda com‟era, finì
col convincermi.
Quella sera, tornata a casa, trovai mio padre che leggeva il giornale.
Non so come abbia fatto a trovare il coraggio di parlargli, ma lo feci e gli
dissi che ero stanca, stanca di cambiare sempre.
Mio padre alzò gli occhi dal giornale e mi guardò stupìto come per dirmi:
non sei contenta?
Io, leggendogli nel pensiero, risposi: “No, non sono affatto contenta!”
Lui abbassò lo sguardo scuotendo la testa ma non mi persi d‟animo, sapevo
che ce la potevo fare.
Gli dissi tutto quello che pensavo di lui rimproverandogli che fino ad allora
non si era reso conto di quanto era difficile per me cambiare ogni volta
scuola… Insomma, mi sfogai.
Mio padre però continuava a leggere il giornale come se non fosse
successo niente.
Allora presi tutto il coraggio che avevo e gridai: “Basta, ora è troppo!” e
sbattendo la porta corsi in camera.
In quel momento pensai che ormai non c‟era più niente da fare: mio padre
era inflessibile.
Sentivo le lacrime scendere sul viso e un vuoto nello stomaco: non ero mai
stata così male in vita mia.
Mi buttai sul letto e, con l‟animo pesante, cercai di dormire ma riuscivo
solo a piangere.
La mattina dopo, appena alzata, notai, stupita, che non c‟erano valigie
davanti la porta.
Andai in cucina e, sul frigo, trovai un biglietto di mio padre che diceva:
„Scusa per non essere stato presente fino ad ora, ma solo adesso ho
capito quanto è difficile per te cambiare sempre. Hai ragione, ho sempre
pensato solo a me stesso e quindi ho deciso di non accettare la
promozione e rimanere qui …‟
Ero fuori di me dalla gioia e non vedevo l‟ora di raccontare tutto a
Raffaella.
Sono passati ormai alcuni
anni da quel giorno ed io e Raffy siamo
diventate amiche per la pelle … ogni tanto andiamo nel casale e ripensiamo
al giorno in cui ci siamo incontrate, scherzando e ridendo.
Inoltre mi sono iscritta al corso di pallavolo e mi sono resa conto che è
molto divertente.
Questa mattina ho sfogliato il mio vecchio diario segreto … non mi
riconosco più! Ora sono determinata, solare e più sicura di me.
Anche Raffaella mi dice spesso che lei è molto migliorata con il mio aiuto,
è diventata più riflessiva, meno aggressiva con sua madre, più studiosa a
scuola.
L‟amicizia con Raffaella mi ha aiutata a crescere e grazie a lei ora ho un
rapporto migliore con mio padre con cui mi confronto spesso.
Questa è la mia storia, una storia di amicizia costruita giorno dopo giorno,
un‟amicizia che ha tirato fuori il meglio che era in noi, un‟amicizia che mi
ha reso più sicura e mi ha aiutato a capire che quando si hanno delle
difficoltà esse vanno affrontate con forza e determinazione….
Con il sostegno di un vero amico tutto diventa più semplice!
Per me l‟amicizia è un sentimento fondamentale che aiuta a crescere.
L‟amicizia è come trovare un tesoro prezioso in mezzo al mare.
L‟amicizia è come una rosa: sboccia ma poi bisogna annaffiarla per farla
crescere.
L‟amicizia è come l‟anima, se si perde non si può andare avanti.
L‟amicizia è come una linea: ha un punto d‟inizio, ma non ha una fine.
L‟ amicizia è come una passione incontrollabile.
Un amico è talmente prezioso da non poterne fare a meno.
L‟ amico è la persona a cui diamo la nostra fiducia, con cui possiamo
comunicare e confrontarci.
L‟ amicizia è un sentimento indescrivibile, perché si può sentire solo con il
cuore.
Un amico è una persona di cui ci si può fidare ciecamente.
L‟amicizia è un bene indistruttibile, ma solo se ci si crede veramente.
L‟amicizia è un dono che non finisce mai.
Un vero amico se è vero, c‟è sempre, in ogni momento della tua vita, bello
o brutto che sia.
Un amico è una persona a cui si può confidare tutto: le tue emozioni, i tuoi
segreti, le tue paure come ad un secondo fratello.
In un amico cerco la sincerità, la fedeltà, la comprensione, la complicità…
L‟amicizia è la cosa più bella che ci sia!
Un amico sincero non ti loda solamente, ma ti dice anche quando sbagli.
L‟ amicizia è una cosa stupenda: se ne può godere senza pagarla.
Anche se son fatti con la tristezza nei cuori, i sorrisi degli amici sono il
più bel dono.
L‟amicizia va e viene… quella vera rimane nel cuore.
Un amico non è chi ti regala una rosa, ma chi ti leva le spine.
Tre sono i volti del bene: l'amore, l'affetto e l'amicizia.
Il falso amico è come l'ombra che ci segue finché dura il sole.
L'amore non vede i difetti, l'amicizia li ama.
L‟amico è colui che ti aspetta, anche se tutto il mondo se n‟è andato.
L‟amicizia è come il sole…le nuvole possono coprirlo, ma mai spegnerlo.
L‟amicizia lascia un sorriso dove l‟amore lascia una lacrima.
Un amico è la cosa più preziosa che tu possa avere e una delle cose più
belle che tu possa essere.
Il vero amico è sempre con te anche se spesso non vedi le sue impronte
vicino alle tue.
I veri amici amano condividere i momenti preziosi che la vita riserva
loro,come le piccole cose dell‟ esistenza per cui vale la pena di vivere ogni
giorno.
Sergio Barbarén
Gli amici hanno bisogno uno dell‟altro proprio come un fiore ha bisogno
della pioggia per aprirsi e mostrare la sua bellezza. L‟amicizia dovrebbe
essere una preziosa carezza di cui non si può fare a meno.
Sergio Barbarén
I veri amici sono quelli che si scambiano reciprocamente fiducia, sogni e
pensieri, virtù, gioie e dolori; sempre liberi di separarsi, senza separarsi
mai.
A. Bougeard
Non ha amici l‟ uomo che non si è fatto mai nemici.
Alfred Tennyson
L'unico modo per farti un amico è essere un amico.
Ralph Waldo Emerso
Uno dei benefici dell'amicizia è di sapere a chi confidare un segreto.
Alessandro Manzoni
L‟amicizia verso sé stessi è di fondamentale importanza, perché senza di
essa non si può essere amici di nessun altro.
Eleonor Roosevelt
Non farti più amici di quanti non possa tenerne il cuore.
Julien De Vackenaere
Grande cosa è l‟amicizia e quanto sia veramente grande non lo si può
esprimere a parole, ma soltanto provare.
Riprendi l'amico tuo in segreto e laudalo in paleso.
Leonardo Da Vinci
Non c‟è deserto peggiore che una vita senza amici: l‟amicizia moltiplica i
beni e ripartisce i mali.
Baltasar Gracian
Si decide in fretta di essere amici, ma l‟amicizia è un frutto che matura
lentamente.
Aristotele
Non dee l‟uomo, per maggiore amico, dimenticare li servigi ricevuti dal
minore.
Dante Alighieri
Chiunque può simpatizzare col dolore di un amico, ma solo un animo nobile
riesce a simpatizzare col successo di un amico.
Oscar Wilde
Di tutte le cose che la saggezza procura per ottenere un‟ esistenza felice,
la più grande è l‟amicizia.
Epicuro
Alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei
nostri amici.
Martin Luther King
La vita senza amicizia è nulla.
Cicerone
Ama l‟amico col vezzo tuo e il vizio suo.
Chi è gran nemico, è anche grande amico.
Grande amicizia genera gran‟odio.
Il vero amico si riconosce nel bisogno.
L‟amico non è conosciuto finché non è perduto.
Afferrare
Mano protesa, verso te aperta,
In irripetibili attimi di condivisione
Costruire
Insieme
Zone di solidale amore,
In compagnia, uniti
Affrontiamo la vita
Amicizia è
Migliorare
Insegnare a
Collaborare con
Opinioni diverse
Amica
Mia
Incredibilmente
Cara
Ascoltami
Affetto
Maestoso
Inevitabilmente
Coinvolgente
Irrepetibilmente
Zuccherato
Infinitamente
Amorevole
Amica
Migliore
In gamba
Cara e
Allegra
Ogni amico
costituisce un mondo
dentro di noi,
un mondo mai nato
fino al suo arrivo,
ed è solo tramite
questo incontro,
che nasce un nuovo mondo.
*
Amicizia è un sentimento profondo,
ci si vuole bene l‟uno con l‟altro,
si aiutano gli amici che hanno problemi,
si condividono:
rancori,
dolori e
opinioni.
*
Lo splendore dell‟amicizia
non è la mano tesa
né il sorriso gentile
né la gioia della compagnia:
è l‟ispirazione spirituale
quando scopriamo
che qualcuno crede in noi
ed è disposto a fidarsi di noi.
*
Non camminare davanti a me,
potrei non seguirti;
non camminare dietro di me,
non saprei dove condurti;
cammina al mio fianco
e saremo sempre amici.
Se mi sarai fedele
anche quando tutti mi tradiranno;
Se ti piacerò
anche solo per piccole cose;
Se il destino ci condurrà lontani
ma tu resterai vicino col cuore;
Se riuscirai ad augurarmi la fortuna
anche quando sarai perseguitato dalla sfortuna;
Se riuscirai a sognare e farmi sognare
anche se sai che i nostri sogni non si avvereranno mai;
Se sentirai la gioia nel cuore
quando farai del bene;
Se mi starai vicino e mi aiuterai
quando davanti a me sarà tutto buio;
Se riuscirai a confidarti con me
anche se hai un dolore nel cuore;
Se mi farai notare
ogni errore da me commesso;
Se riuscirai a perdonarmi
anche quando ti farò soffrire;
Se riuscirai ad appoggiarmi
anche quando sarò solo contro tutti…
AMICO MIO,
TUA E‟ LA CHIAVE DELL‟AMICIZIA
E CON ESSA RIUSCIRAI AD APRIRE TUTTE LE PORTE DEL CUORE!!