A di amicizia - Istituto Comprensivo "G. De Petra"
Transcript
A di amicizia - Istituto Comprensivo "G. De Petra"
“ISTITUTO COMPRENSIVO “G. DE PETRA” -CASOLI- Gli alunni della II B ANNO SCOLASTICO 2010/2011 A TUTTI I RAGAZZI DELLA NOSTRA ETA’ CON L’AUGURIO CHE POSSANO VIVERE SANE, PROFONDE E INDIMENTICABILI ESPERIENZE DI AMICIZIA A rrivai davanti a un nuovo piazzale, di una nuova scuola, di una nuova città … ormai ero stanca di cambiare, cambiare sempre. Vedevo tutti i miei futuri amici accompagnati dalle loro mamme … questi momenti mi rendevano ancora più triste, momenti che io non ho mai vissuto perché la mia mamma non è più con me da quando avevo due anni. Sapevo già cosa sarebbe successo: la professoressa al mio arrivo avrebbe detto: “Ragazzi, questa è la vostra nuova compagna di classe. Si chiama Francesca …”. Infatti, come già immaginavo, i miei pensieri si realizzarono … la professoressa che mi accolse era la Bianchi, bionda, con gli occhiali, molto alta e soprattutto gentile, mi fece presentare e sedere all‟unico banco vuoto, ero sola. Tutti gli insegnanti furono cortesi con me, ma i compagni un po‟ meno … mi sentivo molto a disagio. Al suono della campanella tornai di corsa a casa. Arrivata, vidi mio padre assorto nel lavoro, al punto che non mi vide entrare. Io lo salutai e gli dissi: “ Ciao papà, che stai facendo?” e lui mi rispose: “Lasciami perdere che ho da fare e prepara qualcosa da mangiare perché ho fame.” Sconsolata dal fatto che non mi aveva considerato e neanche chiesto com‟era andato il primo giorno di scuola, obbedii agli ordini e andai a preparare il pranzo. Durante il pranzo, silenzio assoluto. Misi in ordine la cucina e me ne andai in camera. A volte odiavo mio padre perché non gli importava di me, era troppo impegnato con il suo lavoro: era il direttore di una grande azienda e aveva di nuovo accettato il trasferimento in un'altra città; non capiva che di questo ne soffrivo e tanto meno mi aiutava a superare tutti questi cambiamenti. Di solito mi confidavo con il mio diario segreto che per me era il mio migliore amico perché solo con lui riuscivo a sfogarmi. “ Caro diario … anche oggi ci risentiamo e anche oggi è una pessima giornata. Questa mattina è stato uno dei tanti „primi giorni di scuola‟ … come sempre pura DESOLAZIONE … forse mi rendo anche un po‟ monotona, ma tu sei l‟unico con cui posso aprirmi. Mio padre come sempre non mi considera mai e non chiede la mia opinione su niente. A scuola sono sola e considerata sempre come “una nuova”. I professori sono gli unici ad essere contenti di me perché, nonostante i miei numerosi trasferimenti, ho degli ottimi voti e mi reputano una ragazza seria, educata e brava. Adesso ti devo lasciare perché devo fare i compiti. Ci sentiamo domani! Ciao ciao la tua Francesca … Il secondo giorno di scuola entrai ancora in quella classe.Dopo essermi seduta al mio banco, ci fu un grande silenzio; a un certo punto si sentì solo la voce della professoressa che mi chiamava: voleva che le raccontassi della mia vita, quella vita che mi aveva dato molti dispiaceri. Io non avevo neanche il coraggio di dirle il mio nome, però mi feci un po‟ di forza e raccontai alcune vicende, ma solo le positive, quelle più gradevoli di una vita troppo difficile per una ragazza di dodici anni. Le raccontai del mio dodicesimo compleanno, ma non come era stato , non che non c‟era mio padre che, come al solito, era troppo impegnato nel suo lavoro per festeggiare il compleanno della figlia … non che mi lasciò solo un bigliettino sul frigo con gli auguri. Raccontai il mio compleanno come lo avrei voluto nei miei sogni, perché io lo sognavo sempre; tutti erano invidiosi del mio racconto, io no, perché non era la mia vita. Io volevo essere come loro, non avevano nulla da invidiarmi. Passavo le giornate a casa da sola con il mio diario su cui piangere e i miei libri di avventura con cui sognare. Per fortuna suonò la campanella della ricreazione, mi ero liberata da quell‟ interrogatorio. Ad un certo punto tutte le ragazze della classe si avvicinarono a me e mi dicevano: -“Sei proprio una ragazza fortunata con un padre con tutte quelle attenzioni, per non parlare di tutte le amiche che hai conosciuto nel mondo”. -“ Già, sono proprio una ragazza fortunata!” annuii faticosamente, perché non era così. Poi continuai: -“Sapete, io colleziono cerchietti, ne ho di tutti i colori e anche di tutti i materiali: di stoffa, di pelle, di osso,di cuoio, di gomma, di plastica, con le paillettes … Mio padre, per ogni viaggio che fa me ne riporta uno!”. Loro mi guardarono stupite, mi fecero mille domande sui luoghi di provenienza dei diversi cerchietti, e poi: -“Ce ne dai uno???” Io per cercare di entrare nel gruppo risposi di sì, perché pensavo che sarei diventata più simpatica ai loro occhi, anche se tutte queste richieste mi davano un po‟ fastidio; ma almeno avrei avuto delle amiche, pensai. Purtroppo la campanella suonò di nuovo, e quella era la fine della ricreazione. Mentre rientravo in classe, sulla soglia della porta, c‟era una ragazza molto carina, Raffaella, che mi disse: -“Non fidarti di loro, ti usano solo per ottenere qualcosa da te, non diventerai mai loro amica”!. Io pensai per molto tempo a quella frase che mi lasciò un po‟ dubbiosa e angosciata. Mi facevo mille domande: “Perché mi ha detto una cosa simile? Non credo siano così egoiste!”. Insomma mi facevo tutte domande senza una risposta concreta. Volevo fidarmi di quelle ragazze, ma se Raffaella aveva fatto quell‟affermazione c‟era un perché … Io, nonostante tutti quei pensieri che mi passavano per la testa, il giorno dopo, come di parola, portai i cerchietti alle ragazze; loro erano molto contente ed io ero soddisfatta di questo. Dopo alcuni giorni capii che Raffaella aveva ragione riguardo al comportamento delle mie false compagne; infatti le ragazze si erano allontanate e mi avevano tolto il saluto dopo aver ottenuto i cerchietti. Il giorno dopo la professoressa assegnò un lavoro per casa a coppie e io e Raffaella , per puro caso, capitammo insieme . Iniziammo a incontrarci nel pomeriggio e, anche se non ci conoscevamo molto bene, sembravamo amiche da una vita. C‟era intesa tra noi, ci confidavamo, parlavamo di ragazzi, delle nostre simpatie ed io non ero mai stata così contenta. Quando finimmo quel lavoro di gruppo capii un po‟ di più il carattere di Raffaella e lo raccontai al mio diario così: „Caro diario, oggi è stata una giornata particolare perché, forse, ho conosciuto una nuova, vera amica. Si chiama Raffaella,una ragazza della mia età, più o meno di corporatura come me. E‟ una bella ragazza, e da quello che ho potuto capire, è estroversa, non tanto studiosa, fissata con l‟abbinamento dei colori, ribelle, determinata e molto disponibile. Io, invece, sono molto diversa da lei sia fisicamente e sia caratterialmente: io sono alta, bionda, con capelli ondulati e sempre sciolti fermati all‟indietro con un cerchietto. Per il lavoro di mio padre sai che sono costretta a cambiare città molto spesso e, forse per questo, sono introversa, timida e un po‟ impacciata (cioè il contrario di Raffaella). Non amo lo sport avventura . ma mi piace molto leggere Sono molto brava a libri , soprattutto quelli di scuola, nonostante i continui trasferimenti. Sono altruista ma non riesco a dimostrarlo; purtroppo sono figlia unica e, non avendo dei genitori presenti con cui confidarmi, tu sei diventato il mio unico confessore e migliore amico … „ Dopo qualche giorno la professoressa ci comunicò la valutazione dei lavori a coppie , ero molto tesa perché pensavo di prendere un brutto voto per colpa di Raffaella. Lei era tranquillissima, era abituata a prendere brutti voti ,invece i miei erano sempre più alti. Pensai che fosse arrivata la mia fine, invece prendemmo il voto più alto della classe: un bel 9! Ero contentissima anche se mi dava un po‟ fastidio prendere lo stesso voto di Raffaella visto che lei si era impegnata meno di me. Poi, però cambiai idea vedendo che Raffaella era così felice che avrebbe messo a soqquadro tutta la scuola . Era il voto più alto preso in tutta la sua carriera scolastica. La professoressa, come premio per il bel voto, mi fece sedere vicino a Raffaella. Così fui doppiamente contenta perché così avevamo modo di stringere un buon rapporto. Nel pomeriggio ci incontrammo e mi chiese: “Vuoi venire a vedere la partita di pallavolo?”. All‟ inizio, indecisa, le risposi: “… No”. Lei insistette migliaia di volte, alla fine cedetti e le dissi: “Va bene, vengo! ”. Così mi abbracciò e andammo insieme in palestra. La palestra era grandissima perché in essa giocava la prima squadra della città, c‟erano delle tribune che circondavano il campo con dei sedili sui gradoni. La rete era alta circa due metri e per arrivarci dovevi essere molto, molto alto. Iniziata la partita, la squadra di Raffaella fu subito in vantaggio e io la vedevo che volava in alto come una farfalla per prendere la palla e fare punto. Le gridavo: “Sei forte!...Sei la più forte!”. Dentro di me ero un po‟ invidiosa perché non avevo mai provato l‟esperienza di fare punto in una partita di pallavolo, dato che ero negata per l‟attività fisica; ero solo molto brava a scuola. Quando l‟arbitro fischiò la fine della partita, la squadra di Raffaella esultò e l‟altra squadra, in silenzio e dispiaciuta, se ne tornò negli spogliatoi. Ad un certo punto sentii una voce che mi chiamava: “Francesca … vieni vicino a me!” All‟inizio non capivo chi fosse, poi girandomi vidi Raffaella. La raggiunsi, e lei subito mi chiese: “Vuoi fare qualche palleggio con me?”. Imbarazzata le risposi: “Vorrei aspettare che si svuoti la palestra; sai non ci so fare e quindi vorrei evitare una brutta figura”. “Va bene” mi rispose. Aspettammo un po‟ e quando la palestra fu vuota, convincemmo il custode dicendogli: “Restiamo a fare qualche palleggio, ci può dare la chiave , così dopo chiudiamo noi?”, “ Va bene, però non combinate guai!” rispose, ci fece un sorriso, ci diede le chiavi e dopo qualche minuto se ne andò. Raffaella prese la cesta dei palloni. Ci mettemmo subito all‟opera, sbagliai tanto ma lei mi incoraggiò. Man mano miglioravo, ma ancora molti palloni mi sfuggivano. Trovai il coraggio anche io, perché vedevo che più provavo e più diventavo brava. Ci dimenticammo che si stava facendo tardi e così, appena vedemmo l‟orologio, scappammo senza rimettere i palloni a posto, ma per fortuna ci ricordammo di chiudere la porta. Durante il tragitto ringraziai Raffaella per avermi incoraggiato a provare, e devo dire … non ero tanto male!!! Io e Raffaella decidemmo di incontrarci a casa sua nel pomeriggio del giorno dopo per fare i compiti. Quando arrivai sua mamma mi accolse con molto calore e molto affetto, ci sedemmo e subito dopo venne anche la signora per aiutarci; lei mi fece molte domande su come mi sentivo, quando ero arrivata, cosa mi aspettavo da questa esperienza in una nuova città e in compagnia di nuove amicizie. Poi ci offrì da mangiare; io con molta timidezza le risposi che non avevo fame, ma lei con insistenza mi convinse a mangiare una buonissima fetta di crostata alla marmellata di more. Io ero molto compiaciuta, mentre Raffaella aveva una faccia disgustata. Mentre io e la mamma facevamo conversazione, Raffaella non faceva altro che sbuffare. Io ero molto felice perché ciò non mi era mai accaduto, avere qualcuno che mi seguisse nei compiti e che volesse sapere da me come mi sentivo. Per un po‟ mi sentii come se fossi veramente la figlia di quella splendida signora. Dopo un po‟ Raffaella mi propose di uscire e così decidemmo di andare in libreria, anche se a me dispiaceva molto: avrei preferito rimanere a godere ancora un po‟ di quell‟ambiente familiare molto caldo ed accogliente. Durante il tragitto le chiesi perché aveva quella faccia disgustata mentre io e sua mamma parlavamo in cucina e lei mi rispose che non aveva voglia di ascoltarla tutti i giorni. Io le dissi, invece, che a me faceva molto piacere e che avrei voluto stare lì a rispondere alle sue domande. Arrivate in libreria io andai subito nella sezione “avventura” e, dato che ci restai molto tempo, Raffaella cercò di spostarmi in tutti i modi, ma non ci riuscì perché ero molto attratta da quel genere. Decidemmo, allora, di andare in un negozio di abbigliamento che a Raffaella piaceva molto, visto che era fissata con i vestiti più trendy. Sulla via del ritorno, passando per una stradina secondaria un po‟ in periferia, vedemmo in lontananza un casale abbandonato e Raffaella mi raccontò la storia che aveva vissuto con il nonno. Mi disse: “Io e mio nonno eravamo molto legati e passavamo la maggior parte del nostro tempo insieme in quel casale abbandonato. Ogni pomeriggio andavamo lì per esplorarlo nell‟intento di trovare qualcosa di straordinario. Ma alla fine non trovammo mai niente che ci piacesse, a parte un vecchio specchio che, tra l‟altro, ho anche perso”. Dopo questo racconto Raffaella ebbe un‟idea e mi propose di passare la serata lì. Io, già spaventata dall‟aspetto esteriore del casale, le dissi che avevo molta paura e che non avevo nessuna voglia di andare lì dentro. Le dissi anche che le avventure preferivo viverle tramite i libri e non nella realtà. Lei, sbuffando, mi rispose: “Dai su, buttati … non fare sempre la paurosa, ti devi mettere un po‟ più in gioco in queste occasioni, fai come me!” Io le risposi : “Scordatelo, lo sai che ho paura, non riuscirò mai ad entrarci”. Lei esclamò: “Mamma mia! Se hai paura di un casale, figurati di altre cose molto più spaventose!” Dopo minuti e minuti di convincimento e di incoraggiamento arrivò il tramonto e io le dissi che, se proprio volevamo andarci, dovevamo farlo la domenica successiva, quando non avevamo scuola e sicuramente sarebbe stata una bellissima giornata per vivere quell‟esperienza, di cui io avevo molta paura, quasi terrore. La domenica seguente partimmo per quest‟avventura. Il tragitto era accidentato e difficoltoso da percorrere, ma noi procedevamo nonostante i vari imprevisti. Io ero la meno abituata a escursioni del genere, quindi meno allenata e molto più lenta di Raffaella. Il sentiero che stavamo percorrendo era ricoperto di aguzze pietre che si infilavano nelle mie scarpe facendomi inciampare continuamente. Raffaella scoppiava spesso in fragorose risate che mi incoraggiavano a procedere. Ai lati del percorso c‟erano folti alberi secolari e l‟erba stava invadendo il sentiero, le radici erano sporgenti e rappresentavano un ostacolo per noi. Eravamo logorate dalla fatica, eravamo partite presto quella mattina, nonostante portassimo un‟andatura spedita, la meta sembrava non arrivare mai. “Ma quando si arriva?” protestai. “Non ti preoccupare, non mi dire che ti sei già stancata, il casale è ancora lontano”. La risposta di Raffaella infuse nuove energie al mio corpo, non potevo fare la parte della lagnosa, così aumentai il passo. Dopo molto tempo trascorso a camminare arrivammo davanti al casale abbandonato: era in rovina, le pietre che componevano la parete erano per la maggior parte tutte scheggiate e ricoperte di muschio. Trovammo il portone semiaperto, il legname era marcio e pieno di tarli. “Dai, su entriamo!” disse Raffaella. Io ero poco propensa ad accogliere la proposta di Raffaella, ma lei mi incoraggiò; la seguii ed entrammo nel rudere abbandonato. L‟interno era in rovina e molti dei mattoni che componevano la parete erano danneggiati come per l‟esterno. Il mobilio era scarso e completamente distrutto. I resti dell‟intonaco erano sparsi sul pavimento ormai quasi inesistente, sui muri c‟erano dei tralci di edera secca, in fondo alla stanza c‟era un grande caminetto con il frontale tutto scheggiato. L‟ immaginazione di Raffaella volò ai tempi passati quando quel casale era ancora abitato, chissà da chi, quando vicino al camino si riuniva la famiglia e si raccontavano le leggende del posto, quando il fuoco scoppiettava e riscaldava i cuori dei familiari con il suo tepore. Provai una grande emozione a pensare che quel casale un tempo era abitato. Ma subito tornai al presente, ero lì con Raffaella, la mia migliore amica, finalmente il mio sogno si era avverato: noi due da sole a confidarci l‟una con l‟altra … Le nostre parole scorrevano come un fiume e più parlavamo e più ci veniva voglia di parlare…e parlare ancora. Il tempo passava e l‟ora di ritornare a casa arrivò in un baleno, ripercorremmo lo stesso sentiero dell‟ andata ed era notte tarda quando la mamma di Raffaella mi riaccompagnò a casa. Mi misi a letto distrutta e il sonno sopraggiunse in un istante. La mattina seguente la ricordo benissimo, fu la mattina più terribile che abbia mai vissuto. Il biglietto era fissato sul frigo da un pezzo di scotch. Lo presi e lessi: “Prepara le valigie, domani si riparte!” Quella era la scrittura di mio padre … Il biglietto mi cadde dalle mani … Ancora incredula afferrai lo zaino, uscii e, correndo e piangendo contemporaneamente, arrivai al casale. Telefonai a Raffaella e le dissi di raggiungermi lì. Appena arrivò ci sedemmo davanti al camino e, fra singhiozzi, le spiegai la situazione. Lei non si scoraggiò e mi disse: “ E‟ arrivato il momento che tu parli con tuo padre!” “No, no … non ce la faccio” risposi io, ma Raffaella, testarda com‟era, finì col convincermi. Quella sera, tornata a casa, trovai mio padre che leggeva il giornale. Non so come abbia fatto a trovare il coraggio di parlargli, ma lo feci e gli dissi che ero stanca, stanca di cambiare sempre. Mio padre alzò gli occhi dal giornale e mi guardò stupìto come per dirmi: non sei contenta? Io, leggendogli nel pensiero, risposi: “No, non sono affatto contenta!” Lui abbassò lo sguardo scuotendo la testa ma non mi persi d‟animo, sapevo che ce la potevo fare. Gli dissi tutto quello che pensavo di lui rimproverandogli che fino ad allora non si era reso conto di quanto era difficile per me cambiare ogni volta scuola… Insomma, mi sfogai. Mio padre però continuava a leggere il giornale come se non fosse successo niente. Allora presi tutto il coraggio che avevo e gridai: “Basta, ora è troppo!” e sbattendo la porta corsi in camera. In quel momento pensai che ormai non c‟era più niente da fare: mio padre era inflessibile. Sentivo le lacrime scendere sul viso e un vuoto nello stomaco: non ero mai stata così male in vita mia. Mi buttai sul letto e, con l‟animo pesante, cercai di dormire ma riuscivo solo a piangere. La mattina dopo, appena alzata, notai, stupita, che non c‟erano valigie davanti la porta. Andai in cucina e, sul frigo, trovai un biglietto di mio padre che diceva: „Scusa per non essere stato presente fino ad ora, ma solo adesso ho capito quanto è difficile per te cambiare sempre. Hai ragione, ho sempre pensato solo a me stesso e quindi ho deciso di non accettare la promozione e rimanere qui …‟ Ero fuori di me dalla gioia e non vedevo l‟ora di raccontare tutto a Raffaella. Sono passati ormai alcuni anni da quel giorno ed io e Raffy siamo diventate amiche per la pelle … ogni tanto andiamo nel casale e ripensiamo al giorno in cui ci siamo incontrate, scherzando e ridendo. Inoltre mi sono iscritta al corso di pallavolo e mi sono resa conto che è molto divertente. Questa mattina ho sfogliato il mio vecchio diario segreto … non mi riconosco più! Ora sono determinata, solare e più sicura di me. Anche Raffaella mi dice spesso che lei è molto migliorata con il mio aiuto, è diventata più riflessiva, meno aggressiva con sua madre, più studiosa a scuola. L‟amicizia con Raffaella mi ha aiutata a crescere e grazie a lei ora ho un rapporto migliore con mio padre con cui mi confronto spesso. Questa è la mia storia, una storia di amicizia costruita giorno dopo giorno, un‟amicizia che ha tirato fuori il meglio che era in noi, un‟amicizia che mi ha reso più sicura e mi ha aiutato a capire che quando si hanno delle difficoltà esse vanno affrontate con forza e determinazione…. Con il sostegno di un vero amico tutto diventa più semplice! Per me l‟amicizia è un sentimento fondamentale che aiuta a crescere. L‟amicizia è come trovare un tesoro prezioso in mezzo al mare. L‟amicizia è come una rosa: sboccia ma poi bisogna annaffiarla per farla crescere. L‟amicizia è come l‟anima, se si perde non si può andare avanti. L‟amicizia è come una linea: ha un punto d‟inizio, ma non ha una fine. L‟ amicizia è come una passione incontrollabile. Un amico è talmente prezioso da non poterne fare a meno. L‟ amico è la persona a cui diamo la nostra fiducia, con cui possiamo comunicare e confrontarci. L‟ amicizia è un sentimento indescrivibile, perché si può sentire solo con il cuore. Un amico è una persona di cui ci si può fidare ciecamente. L‟amicizia è un bene indistruttibile, ma solo se ci si crede veramente. L‟amicizia è un dono che non finisce mai. Un vero amico se è vero, c‟è sempre, in ogni momento della tua vita, bello o brutto che sia. Un amico è una persona a cui si può confidare tutto: le tue emozioni, i tuoi segreti, le tue paure come ad un secondo fratello. In un amico cerco la sincerità, la fedeltà, la comprensione, la complicità… L‟amicizia è la cosa più bella che ci sia! Un amico sincero non ti loda solamente, ma ti dice anche quando sbagli. L‟ amicizia è una cosa stupenda: se ne può godere senza pagarla. Anche se son fatti con la tristezza nei cuori, i sorrisi degli amici sono il più bel dono. L‟amicizia va e viene… quella vera rimane nel cuore. Un amico non è chi ti regala una rosa, ma chi ti leva le spine. Tre sono i volti del bene: l'amore, l'affetto e l'amicizia. Il falso amico è come l'ombra che ci segue finché dura il sole. L'amore non vede i difetti, l'amicizia li ama. L‟amico è colui che ti aspetta, anche se tutto il mondo se n‟è andato. L‟amicizia è come il sole…le nuvole possono coprirlo, ma mai spegnerlo. L‟amicizia lascia un sorriso dove l‟amore lascia una lacrima. Un amico è la cosa più preziosa che tu possa avere e una delle cose più belle che tu possa essere. Il vero amico è sempre con te anche se spesso non vedi le sue impronte vicino alle tue. I veri amici amano condividere i momenti preziosi che la vita riserva loro,come le piccole cose dell‟ esistenza per cui vale la pena di vivere ogni giorno. Sergio Barbarén Gli amici hanno bisogno uno dell‟altro proprio come un fiore ha bisogno della pioggia per aprirsi e mostrare la sua bellezza. L‟amicizia dovrebbe essere una preziosa carezza di cui non si può fare a meno. Sergio Barbarén I veri amici sono quelli che si scambiano reciprocamente fiducia, sogni e pensieri, virtù, gioie e dolori; sempre liberi di separarsi, senza separarsi mai. A. Bougeard Non ha amici l‟ uomo che non si è fatto mai nemici. Alfred Tennyson L'unico modo per farti un amico è essere un amico. Ralph Waldo Emerso Uno dei benefici dell'amicizia è di sapere a chi confidare un segreto. Alessandro Manzoni L‟amicizia verso sé stessi è di fondamentale importanza, perché senza di essa non si può essere amici di nessun altro. Eleonor Roosevelt Non farti più amici di quanti non possa tenerne il cuore. Julien De Vackenaere Grande cosa è l‟amicizia e quanto sia veramente grande non lo si può esprimere a parole, ma soltanto provare. Riprendi l'amico tuo in segreto e laudalo in paleso. Leonardo Da Vinci Non c‟è deserto peggiore che una vita senza amici: l‟amicizia moltiplica i beni e ripartisce i mali. Baltasar Gracian Si decide in fretta di essere amici, ma l‟amicizia è un frutto che matura lentamente. Aristotele Non dee l‟uomo, per maggiore amico, dimenticare li servigi ricevuti dal minore. Dante Alighieri Chiunque può simpatizzare col dolore di un amico, ma solo un animo nobile riesce a simpatizzare col successo di un amico. Oscar Wilde Di tutte le cose che la saggezza procura per ottenere un‟ esistenza felice, la più grande è l‟amicizia. Epicuro Alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici. Martin Luther King La vita senza amicizia è nulla. Cicerone Ama l‟amico col vezzo tuo e il vizio suo. Chi è gran nemico, è anche grande amico. Grande amicizia genera gran‟odio. Il vero amico si riconosce nel bisogno. L‟amico non è conosciuto finché non è perduto. Afferrare Mano protesa, verso te aperta, In irripetibili attimi di condivisione Costruire Insieme Zone di solidale amore, In compagnia, uniti Affrontiamo la vita Amicizia è Migliorare Insegnare a Collaborare con Opinioni diverse Amica Mia Incredibilmente Cara Ascoltami Affetto Maestoso Inevitabilmente Coinvolgente Irrepetibilmente Zuccherato Infinitamente Amorevole Amica Migliore In gamba Cara e Allegra Ogni amico costituisce un mondo dentro di noi, un mondo mai nato fino al suo arrivo, ed è solo tramite questo incontro, che nasce un nuovo mondo. * Amicizia è un sentimento profondo, ci si vuole bene l‟uno con l‟altro, si aiutano gli amici che hanno problemi, si condividono: rancori, dolori e opinioni. * Lo splendore dell‟amicizia non è la mano tesa né il sorriso gentile né la gioia della compagnia: è l‟ispirazione spirituale quando scopriamo che qualcuno crede in noi ed è disposto a fidarsi di noi. * Non camminare davanti a me, potrei non seguirti; non camminare dietro di me, non saprei dove condurti; cammina al mio fianco e saremo sempre amici. Se mi sarai fedele anche quando tutti mi tradiranno; Se ti piacerò anche solo per piccole cose; Se il destino ci condurrà lontani ma tu resterai vicino col cuore; Se riuscirai ad augurarmi la fortuna anche quando sarai perseguitato dalla sfortuna; Se riuscirai a sognare e farmi sognare anche se sai che i nostri sogni non si avvereranno mai; Se sentirai la gioia nel cuore quando farai del bene; Se mi starai vicino e mi aiuterai quando davanti a me sarà tutto buio; Se riuscirai a confidarti con me anche se hai un dolore nel cuore; Se mi farai notare ogni errore da me commesso; Se riuscirai a perdonarmi anche quando ti farò soffrire; Se riuscirai ad appoggiarmi anche quando sarò solo contro tutti… AMICO MIO, TUA E‟ LA CHIAVE DELL‟AMICIZIA E CON ESSA RIUSCIRAI AD APRIRE TUTTE LE PORTE DEL CUORE!!